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Lo stalliere

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view post Posted on 27/10/2012, 09:42     +1   -1
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T.P.E.
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Un altro racconto di Frusta Gentile, dal suo blog (racconto tratto dal Web - Autore Frusta Gentile)
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padrone schiava
L’istruttore ha sollevato la frusta facendola sibilare sul mio culo…
Era da molto tempo che desideravo praticare l’equitazione. Ho atteso la primavera perché con il bel tempo le passeggiate nei campi sono più piacevoli.
E lo stalliere che faceva da insegnante era virile e seducente, nonostante fosse una carogna di prima qualità. Passava tutto il tempo a sgridarmi e a dirmi che non sapevo fare nulla.
E io, ragazzina borghese di 23 anni, ci rimanevo malissimo. Pensavo mi avesse presa di mira. A volte correggeva un cavallo recalcitrante a colpi di frusta e avevo l’impressione, quando nel mentre mi guardava, che avrebbe desiderato fare altrettanto con me. Può darsi che credesse che io praticavo l’equitazione per snobismo, ma si sbagliava
perché io adoro realmente i cavalli. Il loro odore, i corpi possenti, le schiene larghe e i loro musi dolci e lunghi. Per non parlare degli uccelloni degli stalloni, così lunghi e venati che sono per me oggetto di ammirazione, di curiosità, quasi un’ossessione.
Durante la lezione a terra, ogni allievo doveva imparare a nutrire e a curare il cavallo destinatogli. Quando è venuto il mio turno di accudire uno stallone,
ne ho approfittato per ammirare a lungo la sua protuberanza e, essendo sicura di essere sola e non vista, sono arrivata a masturbarmi pensando alla potenza dell’animale e a quel sadico dello stalliere.
Ero talmente assorta guardando quello stupendo esemplare e con la mente a fantasticare, che l’istruttore mi ha sorpresa con le mutandine calate fino alle ginocchia. E’ entrato nel box, la frusta in mano, furioso anche perché non avevo ancora dato la biada al cavallo. Di colpo mi ha segnato le natiche esposte e nude con la frusta. E che male. Ho gridato, ma i miei lamenti sono serviti solo ad eccitarlo maggiormente. Ha continuato con più foga. Poi mi ha afferrata per i capelli premendomi la faccia contro la schiena dello stallone.
“E’ solo il loro grosso cazzo che ti interessa nei cavali, razza di troia! Io l’avevo capito!”, ha urlato. “Se è solo questo che ti serve, ti accontento subito”.
Ero morta di umiliazione e completamente paralizzata dalla paura, al punto da restare prigioniera nelle sue mani senza reagire. Mi squadrava con una smorfia di disgusto, il suo fiato sul collo, il suo corpo aderente il mio. Poi ha ammirato il mio culo arrossato, mi ha obbligata a chinarmi sempre tenendomi per i capelli, proprio all’altezza della verga a riposo dell’animale.
“Allargati il culo con le mani”, mi ha ordinato, e io ho eseguito come in trance.
Allora ho sentito il pomello del manico della sua frusta premermi contro l’ ano. Era di metallo, arrotondato come un proiettile. Il suo contatto era freddo contro la mia rosetta stretta e asciutta. L’uomo l’ha fatto scivolare improvvisamente nella mia vagina già umida, rigirandolo dentro. Siccome continuavo a tacere e non reagire, lo ha tirato fuori e senza tanti riguardi me lo ha infilato nel culo. Mi sono sentita umiliata, sull’orlo del pianto, ma con una sensazione di turbamento. Non sapevo se attribuirla alla mia masturbazione precedente o alla mia posizione attuale. Lo stallone cominciava ad innervosirsi dentro il suo box. Era girato verso di me e all’improvviso sbandierava un’ erezione formidabile. Il muso vicinissimo al mio viso mi soffiava il suo alito caldo negli occhi. Per un attimo ho temuto che mi volesse mordere. Lo stalliere si è calato i pantaloni mostrandomi il suo cazzo, che per essere quello di un uomo, era enorme.
“Prendilo in bocca, troia! Questo sarà il tuo morso!”.
Mi ha preso la testa con le mani spingendomela fino a sprofondare il suo randello quasi in gola e tirandolo indietro ogni volta fino al glande. Dentro al culo sentivo pendere la frusta e il sentimento di umiliazione, di essere tratta così e magari vista dagli altri, lasciava pian piano il posto a una sensazione struggente che si allargava in tutto il ventre. Quel porco si masturbava con la mia bocca, e mi piaceva. Si serviva totalmente di me per il suo piacere e nonostante tutto io cominciavo a prenderci gusto. Quando pensavo
fosse sul punto di godere, si è ritirato dalla mia bocca, mi ha girata prendendo il posto della frusta nel mio culo, infilandomi brutalmente.
Fortunatamente mi aveva già ben dilatata. Mi ha inculata a lungo, mentre chinata avevo a pochi passi, davanti agli occhi e ballonzolante, il membro dello stallone che mi esibiva tutta la sua erezione di una cinquantina di centimetri. Quando lo stalliere mi ha sborrato nel retto, ho quasi temuto, o forse sperato, che lo stallone facesse altrettanto inondandomi la faccia. Ma ho sentito solo il liquido caldo inondarmi le interiora, per poi debordare scivolando lungo le cosce. Senza aspettare mi ha rimesso il cazzo in bocca
perché succhiassi le ultime gocce di succo e lo ripulissi per bene con la lingua. Dopodiché mi ha chiesto di tenere la bocca spalancata. Non ho afferrato subito le sue intenzioni che erano quelle di pisciarmi in bocca e sul viso. Ha svuotato la sua vescica sui miei capelli e nel collo della camicetta. Ho visto il liquido giallastro cadere sulla paglia e mescolarsi all’urina del cavallo.
Dopo tutto questo mi ha ordinato di occuparmi del cavallo e di ripulire. E se ne è andato.
Da allora, ogni giorno di lezione, due volte a settimana, prima di andarmene ha preteso da me che facessi una passeggiata a cavallo con lui nel bosco. Ogni volta ci fermiamo in un angolo che piace a lui. Dopo aver legato i cavalli mi scopa come la prima volta, con la frusta, gode nel mio culo e mi orina addosso.
Però mi ha autorizzata a masturbarmi se lo voglio. Non mi ha mai degnata di una carezza né mi ha mai mostrato un po’ di affetto. Ma la nostra relazione mi ha
fatto scoprire il piacere della sottomissione, coi cavalli e gli alberi come soli testimoni. Mi tratta come una bestia e io lo considero il mio Padrone

Edited by BDSMLover - 4/5/2019, 13:29
 
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