Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

Lo Sguardo dell'Altro

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Bobby Mur
view post Posted on 1/4/2018, 17:21     +1   -1




CITAZIONE (Miss_Me @ 1/4/2018, 10:51) 
O forse è solo l'ennesima illusione per allontanare il dolore della Solitudine?
Temo più la seconda... ma per ora non voglio pensarci.

Complimenti per il post Miss, davvero molto intenso!
Non si è mai soli se si ha il coraggio di aprirsi completamente agli altri. Donare qualcosa si se stessi non è facile, anzi, spesso è difficilissimo, ma è l'unico modo per affermare la propria esistenza nella vita...
 
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Amelié.
view post Posted on 3/4/2018, 15:00     +3   +1   -1




Lo sguardo dell’altro è sicuramente importante nel modo in cui io definisco me stessa.
L’altro è come uno specchio in cui io mi rifletto, e tramite le sue reazioni a me, posso comprendere cose molto importanti di me stessa.

Tuttavia protagonista indiscussa del processo di conoscenza di me stessa nel finale, sono io soltanto.
Perché tale conoscenza, è comunque un un elaborazione solitaria, di ciò che mi arriva all’esterno.

Come reagirò a ciò che quello specchio mi rimanderà nel bene o nel male?
Se mi rimanderà un immagine negativa che avrei preferito non vedere, saprò osservarla con la giusta obiettività, e lavorare su me stessa per cambiare laddove mi renda conto che è necessario?
Perché se è vero che la relazione con l’altro dovrebbe fondarsi sull’accettazione reciproca, è altrettanto vero che una relazione si fonda nostro malgrado su un gioco reciproco di compromessi.

E ancora, se l’altro non mi rimandasse una corretta immagine di me?
(E qui entriamo nell’infinita gamma di possibilità sul perché questo accade: le proiezioni che l’altro fa di se, su me stessa, il desiderio più o meno consapevole di manipolarmi in qualche modo, la paura di dirmi esattamente ciò che pensa, ecc, ecc).

Ecco allora che la mia capacità di autoanalisi, ma anche di analisi dell’altro, e delle sue motivazioni e reazioni, sono fondamentali per la conoscenza di me stessa, oltre che dell’altro.
Ed è cosa ben diversa da una visione solipsistica, che prevede un individualismo esasperato in cui il mio pensiero è l’unico che conta.
Io la visione dell’altro la considero eccome, tanto che ne faccio uno spunto di riflessione a 360 gradi.

Come questo si riflette nel Bdsm?
Come in ogni altra relazione secondo me.
Perché se è vero che ci sono dei ruoli prestabiliti a priori, é altrettanto vero che soprattutto in un legame di lunga durata, l’uomo e la donna non potranno non emergere aldilà di rispettivi ruoli, e quindi il gioco dei riflessi dell’uno attraverso l’altro, non farà eccezione.
E forse sarà ancora più complesso e delicato perché richiederà anche l’accettazione dell’uno e dell’altra oltre ai suddetti ruoli, e il superamento quindi di un idealizzazione iniziale che in questo tipo di relazione per sua natura intrinseca, è anche forse maggiore che in altre.
E qui è la vera sfida di ogni relazione…ma questa è un altra storia… :D
 
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view post Posted on 3/4/2018, 18:13     +1   -1
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Sì, Amy, concordo. Siamo noi con la consapevolezza ad elaborare il riflesso degli specchi altrui e distinguerne i moventi retrostanti, a volte ambigui.

E tuttavia il punto su cui ruota molta parte della filosofia e della scienza (si pensi alla teoria quantistica) del novecento è ancora più audace e radicale, ovvero ci dice l'osservazione modifica irrimediabilmente l'oggetto osservato. Quindi, anche se non ce ne rendiamo conto nel qui e ora, subiamo il cambiamento che deriva dal fatto di essere oggetti dello sguardo altrui...e il solo fatto di accorgerci di un riflesso che viene dall'esterno e di elaborarlo, è già di per sé un cambiamento di stato (da passivo ad attivo), quindi un cambiamento è già avvenuto nostro malgrado e il movimento si è innescato...
 
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Amelié.
view post Posted on 3/4/2018, 20:01     +1   -1




CITAZIONE (Stanis @ 3/4/2018, 19:13) 
Sì, Amy, concordo. Siamo noi con la consapevolezza ad elaborare il riflesso degli specchi altrui e distinguerne i moventi retrostanti, a volte ambigui.

E tuttavia il punto su cui ruota molta parte della filosofia e della scienza (si pensi alla teoria quantistica) del novecento è ancora più audace e radicale, ovvero ci dice l'osservazione modifica irrimediabilmente l'oggetto osservato. Quindi, anche se non ce ne rendiamo conto nel qui e ora, subiamo il cambiamento che deriva dal fatto di essere oggetti dello sguardo altrui...e il solo fatto di accorgerci di un riflesso che viene dall'esterno e di elaborarlo, è già di per sé un cambiamento di stato (da passivo ad attivo), quindi un cambiamento è già avvenuto nostro malgrado e il movimento si è innescato...

Interessante teoria.
Tuttavia mi domando, se l'altro influisce su di noi ma noi non siamo in grado di cogliere questo cambiamento o impatto, questo ha comunque un valore? Non rimane qualcosa di fine a se stesso?
 
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view post Posted on 4/4/2018, 09:09     +2   +1   -1
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Ci si riflette sempre nello sguardo di chi abbiamo di fronte, e nel mondo in cui ci guarda possiamo intuire in che modo ci sta osservando: curiosità, affetto, dolore, rancore, attenzione, distrazione.

E, riflettendoci in quello sguardo possiamo capire di più su noi stessi, su come siamo o come potremmo essere, o come vorremmo essere.

Bisogna osservare per essere osservati, cercando di vedere ogni piccola sfumatura in quello sguardo, guardando oltre, cercando di capire quello che c’e dietro.

Edited by Edhara - 4/4/2018, 10:19
 
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view post Posted on 4/4/2018, 09:19     +1   -1
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CITAZIONE (Amelié. @ 3/4/2018, 21:01) 
Interessante teoria.
Tuttavia mi domando, se l'altro influisce su di noi ma noi non siamo in grado di cogliere questo cambiamento o impatto, questo ha comunque un valore? Non rimane qualcosa di fine a se stesso?

Assolutamente no. Il cambiamento è un valore a prescindere, che io lo percepisca o meno, che lo desideri o meno, che lo accetti o meno. Si cambia in ogni istante, anche adesso che sto rispondendo a questo messaggio sta avvenendo un cambiamento infinitesimale in ognuno di noi, in me che scrivo, in chi legge. E' comunque una realtà in continuo divenire e sono le interazioni a far brillare le micce.
L'essere umano è spesso allergico al cambiamento by definition. Non ci piace, tanto meno subirlo. Ci 'affezioniamo' allo status quo, ci accoccoliamo in qualcosa di conosciuto e rassicurante, a iniziare dall'immagine di noi stessi che vorremmo controllare in ogni dettaglio. Cerchiamo l'omeostasi di fronte ad ogni agente esterno. Ma non è così. Cambiamo e un bel giorno ci guardiamo allo specchio e finalmente vediamo quello che siamo diventati senza accorgercene. E ci stupiamo.

CITAZIONE (Edhara @ 4/4/2018, 10:09) 
Bisogna osservare per essere osservati, cercando di vedere ogni piccola sfumatura in quello sguardo, guardando oltre, cercando quello che dietro.

Non solo, la teoria che sta alla base di questo thread, è che bisogna essere osservati per poter osservare se stessi. Se non si viene osservati diventa impossibile il benchmark con qualcosa che ci aiuti a prendere coscienza di noi.
Molti esperimenti scientifici provano che la nostra identità è profondamente influenzata dall'interazione. Il neonato che viene abbandonato nella foresta e viene allevato in un branco di scimmie, vive convinto di essere una scimmia, pensa come una scimmia e non impara a parlare il linguaggio degli esseri umani che non riconosce e da cui scapperà sempre.
 
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view post Posted on 4/4/2018, 10:49     +1   -1
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CITAZIONE (Amelié. @ 3/4/2018, 16:00) 
E ancora, se l’altro non mi rimandasse una corretta immagine di me?
Ecco allora che la mia capacità di autoanalisi, ma anche di analisi dell’altro, e delle sue motivazioni e reazioni, sono fondamentali per la conoscenza di me stessa, oltre che dell’altro.

Lo sguardo del'altro: ma quale altro? tutti gli altri? chiunque altro? Un altro selezionato? Credo che minore sia la capacità di autoanalisi e di introspezione circa il proprio valore, maggiore sia il range di "sguardi di altri" in cui ci si riflette.
Inoltre: quanto il fatto che mi piaccia l'immagine di me che mi rimanda l'altro va a selezionare chi sarà l'altro in cui specchiarmi? Credo molto: in ogni rapporto umano si cerca solitamente la compagnia di chi ci fa stare bene, non di chi solleva continuamente critiche.
Spero di essermi spiegata.... :huh:
 
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Miss_Me
view post Posted on 4/4/2018, 10:51     +5   +1   -1




Interdipendenza.

La sintesi migliore di tutto questo, credo.
 
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view post Posted on 4/4/2018, 10:58     +3   +1   -1
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Penso che non tutti gli sguardi siano adatti per osservare meglio noi stessi.
Bisogna “guardarsi” nello sguardo giusto, nello sguardo di chi è importante per noi e per cui siamo persino disposti a cambiare una parte di noi.
 
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view post Posted on 4/4/2018, 11:40     +3   +1   -1
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Vero MissLa,bisogna imparare a guardare e a guardarsi con chi è capace ad osservare.Agli altri lasciamo il "compito"di giudicare e giudicarci ,ma non quello di conoscerci.
 
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view post Posted on 4/4/2018, 12:50     +1   +1   -1
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CITAZIONE (Edhara @ 4/4/2018, 10:09) 
Bisogna osservare per essere osservati, cercando di vedere ogni piccola sfumatura in quello sguardo, guardando oltre, cercando quello che dietro.

CITAZIONE (Stanis @ 4/4/2018, 10:19) 
Non solo, la teoria che sta alla base di questo thread, è che bisogna essere osservati per poter osservare se stessi. Se non si viene osservati diventa impossibile il benchmark con qualcosa che ci aiuti a prendere coscienza di noi.
Molti esperimenti scientifici provano che la nostra identità è profondamente influenzata dall'interazione. Il neonato che viene abbandonato nella foresta e viene allevato in un branco di scimmie, vive convinto di essere una scimmia, pensa come una scimmia e non impara a parlare il linguaggio degli esseri umani che non riconosce e da cui scapperà sempre.

Certo, bisogna essere osservati ma, allo stesso tempo, bisogna anche osservare.
Penso che, se non osservo la persona che mi sta di fronte come posso, io, intuire cosa vede in me?
Quali possano essere gli aspetti positivi o negativi che vede nella mia persona?
 
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Amelié.
view post Posted on 4/4/2018, 14:39     +2   +1   -1




@Stanis concordo assolutamente con te che tutto può influire su di noi.
L'immagine di noi che l'altro ci rimanda attraverso le sue reazioni a noi, l'ambiente in cui cresciamo, le esperienze che facciamo.
Tutto può essere fonte di evoluzione.

Personalmente però per quanto trovi affascinanti le teorie che hai esposto, rimango dell'idea che l'altro e l'immagine che mi rimanda di me stessa, possono essere fonte di insegnamento solo se come dicevo ho la capacità di mettermi in discussione.
Se detto in soldoni non so vedere oltre il mio naso, potrò trovarmi davanti anche Aristotele ma questo non servirà assolutamente a nulla.
Stesso discorso vale per le esperienze.
Ci sono persone che passano una vita a reiterare gli stessi errori senza mai trarne alcun insegnamento.

Se poi invece parliamo di cambiamenti che di fatto sono avvenuti in noi, allora questo è un altro discorso.
E su questo concordo con te che una volta avvenuto, anche se io non lo percepisco nell'immediato, comunque di fatto il cambiamento c'è stato e rimane.
A me personalmente è successo di prendere coscienza a volte a distanza di tempo di essere cambiata in alcuni aspetti del mio modo di essere.

@Mina Murray "l'altro" per me sono tutti.
Anche una persona che conosco poco o una persona di cui non condivido il pensiero in generale, perfino una con cui non vado d'accordo, per me possono essere motivo di riflessione.
Tutti per me possono insegnarci qualcosa.
Che poi ripeto stia a me avere l'intelligenza di capire perché una persona mi dice una certa cosa, o reagisce in un certo modo, questo è un altro paio di maniche come si suol dire.
Ma io sono aperta al confronto e al mettermi in discussione sempre e comunque.

Riguardo poi al fatto che nessuno di noi vuole persone sempre critiche.
Certo...va bene il masochismo ma non esageriamo... :D
Io credo che come spesso accade ci vuole la giusta misura in tutto.
Non si può essere ipercritici ma nemmeno fingere di non vedere.
Sono le persone che hanno l'onestà di dirci ciò che pensano di noi, quelle che ci fanno crescere.
A nessuno piace sentirsi fare delle critiche, ma è necessario che chi ci vuole bene faccia appunto il nostro bene, scusami il giro di parole, e quindi trovi anche il coraggio di dirci le cose come stanno, anche se non è semplice.
Poi certo entrano in gioco l'importanza del sapere trovare il modo, e il momento giusto per comunicare le cose.
Il modo di comunicare conta tanto quanto il contenuto.
 
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view post Posted on 4/4/2018, 15:20     +1   +1   -1
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Accipicchia, un 3D morto e sepolto che resuscita in questo modo...si vede proprio che è Pasqua. :D

Vi giro, food for thoughts, un interessante articolo divulgativo che prende le mosse dalle teorie di un celebre fisico (Heisenberg) per muoversi sul terreno delle interazioni sociali e del cognitivismo, mostrando con alcuni esempi quanto profondamente il semplice fatto di osservare sconfini nel trasformare i comportamenti e gli atteggiamenti di chi viene osservato.

Alcuni esempi sono banali (quello dei vigili sulla strada), altri decisamente più interessanti e mostrano direi abbastanza bene la dialettica che si manifesta costantemente tra un Sé Io, apparentemente oggettivo e 'fermo', e un Sé Altro, che invece ribalta la dinamica soggetto/oggetto e introduce una indeterminatezza di fondo che scuote la visione oggettivo/deterministica/statica a cui siamo abituati a pensare, sia in chiave scientifica che filosofica.

http://www.psicologomontecatini.com/2014/0...determinazione/
 
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Amelié.
view post Posted on 4/4/2018, 16:19     +1   -1




CITAZIONE (Stanis @ 4/4/2018, 16:20) 
Accipicchia, un 3D morto e sepolto che resuscita in questo modo...si vede proprio che è Pasqua. :D

Vi giro, food for thoughts, un interessante articolo divulgativo che prende le mosse dalle teorie di un celebre fisico (Heisenberg) per muoversi sul terreno delle interazioni sociali e del cognitivismo, mostrando con alcuni esempi quanto profondamente il semplice fatto di osservare sconfini nel trasformare i comportamenti e gli atteggiamenti di chi viene osservato.

Alcuni esempi sono banali (quello dei vigili sulla strada), altri decisamente più interessanti e mostrano direi abbastanza bene la dialettica che si manifesta costantemente tra un Sé Io, apparentemente oggettivo e 'fermo', e un Sé Altro, che invece ribalta la dinamica soggetto/oggetto e introduce una indeterminatezza di fondo che scuote la visione oggettivo/deterministica/statica a cui siamo abituati a pensare, sia in chiave scientifica che filosofica.

www.psicologomontecatini.com/2014/0...determinazione/

Ahhh va beh Stanis...
:D

1hjh95_0

Scherzo Stanis. :D

Tornando seri...

È indubbio che quando ci relazioniamo con qualcuno il fatto di "sentirci osservati" ci può indurre a modificare il nostro comportamento per paura del giudizio altrui, o delle conseguenze.

Qui però allora non siamo più nella sfera della conoscenza di me stesso, attraverso lo sguardo dell' altro.
Qui forse siamo più vicini al concetto delle maschere di Pirandello e dell' adeguamento del nostro comportamento (talvolta anche nostro malgrado, come nel caso del ragazzo timido), ai contesti in cui veniamo a trovarci.
 
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view post Posted on 4/4/2018, 16:45     +3   +1   -1
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Sì, Amy, concordo che ci sono piani che si sovrappongono. Anche fra essi ci sono interazioni.
Kant diceva due secoli fa (e io qui la dico male per non aver riletto Kant da molti anni e andando a memoria) una cosa che ha fondato la filosofia cognitivista moderna: l’essenza (il noumeno) è inconoscibile. L’unica cosa che possiamo conoscere è il fenomeno, quello “strato” di comportamenti e percezioni con cui si manifesta il noumeno ma che non è il noumeno.
Per questo non disconosciamo i comportamenti nel nostro conoscerci. Se io devo pensare a me, non penso ad un’astrazione, penso ad una serie di comportamenti e di percezioni scaturite nelle interazioni.
E se qualcosa o qualcuno ha il potere di modificare, per qualsivoglia motivo, i miei comportamenti, modifica la serie che sto analizzando e attraverso la quale mi sto percependo.

Perché si va dallo psicologo? Non perché lei/lui ti dica chi sei e cosa devi fare (mai nessuno psicologo lo farà) ma perché ti faccia delle domande e inneschi una modificazione. Il percorso cognitivo si attiverà nell’interazione con queste domande e con le reazioni che esse genereranno a livello emotivo. Attraverso questi fenomenidi noi possiamo arrivare a conoscerci.

Bon, ragazzi ci facciamo un birrino? A parlare di queste cose mi sta venendo sete. :D
 
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