Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

I CLASSICI: L'isola

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view post Posted on 4/3/2024, 11:06     +1   -1
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T.P.E.
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31

Entrando nella cella le due Guardiane non riuscirono a trattenere il disgusto.
F giaceva a terra, letteralmente incrostato di merda e piscio, tremante per il freddo e ancora scosso da fremiti.
Le Signore, schifate dalla vista e ancor più dall’odore, furono molto sbrigative nel liberarlo dalle catene.
Furono necessarie varie nerbate per costringere F a rialzarsi e farlo uscire dalla cella.
Nel corridoio del sotterraneo riuscirono a farlo stare in piedi e lo esaminarono rapidamente.
F, ormai assomigliava ad una larva, cosparsa di indicibile sporcizia, ed emanava un odore terribile.
Le Guardiane, superato lo schifo, risero di lui, commentando che era uno degli schiavi peggio conciati che avessero mai tirato fuori da una cella.
Per risvegliarlo completamente, ritennero efficace somministrargli qualche altra nerbata. Quindi, senza rimettergli altre catene, lo sospinsero avanti lungo il corridoio sotterraneo.
Camminarono a quel livello per qualche minuto, finché sbucarono in una stanza meglio illuminata con pavimento e pareti piastrellate. Qui lo appesero per i polsi ad una catena, proprio in mezzo della stanza.
Davanti a lui, uno specchio lo inquadrava per intero, permettendogli di constatare le condizioni in cui era ridotto.
Incrostato di sporcizia, con capelli e barba lunghi, deperito e segnato da lividi, aveva un aspetto ancora peggiore di come si era visto, quando Lady Dana e le sue amiche lo avevano torturato.
Le due Guardiane, senza tanti riguardi, usarono una pompa con un getto d’acqua fredda per ripulirlo grossolanamente.
Poi chiamarono nella stanza uno schiavo, affinché proseguisse nella pulizia. Il nuovo arrivato, era un ragazzo dall’aspetto mingherlino. Era nudo e depilato, con i capelli rasati ed un attrezzo costrittivo al pene, una specie di gabbietta metallica, tenuta ferma da un cinturino di catena ai fianchi e da un fermaglio che stringeva la base dello scroto. Il giovane portava un secchio con una spugna insaponata che usò sul corpo di F per ripulirlo accuratamente di tutta la sporcizia. Era una spugna ruvida, che irritava la pelle, ma il fastidio provocato, era risibile per uno schiavo che aveva già subito tante frustate e percosse
Quando l’insaponatura fu completata, le Guardiane usarono nuovamente il getto freddo per sciacquarlo. Fu solo in quel momento che F, riconobbe fra le due, Lady Cotton che usava la pompa ghignando.
- Completiamo la pulizia con una depilazione totale - disse costei rivolta al giovane schiavo che subito si affrettò a recuperare una scatola di legno che conteneva attrezzi da barbiere.
Il ragazzo per prima cosa mise una tela cerata sotto i piedi di F, quindi usò una macchinetta per tagliargli i capelli e i peli, sia delle ascelle che del pube.
Armato di rasoio, curò nei minimi dettagli la depilazione senza nessun lenitivo, fino ad avere rimosso ogni residuo pelo dal corpo di F.
Capelli e peli erano caduti tutti nella tela cerata che il giovane sfilò da sotto i piedi dello schiavo incatenato, avvicinandola alle Dominatrici.
- Sai come devi procedere - disse laconicamente Lady Cotton.
Senza esitazioni, il giovane si inginocchiò e si chinò sulla tela, cominciando ad ingoiare tutti i peli.
Procedette speditamente, ingoiando senza sosta, e leccando infine la tela.
Il suo comportamento sembrò soddisfare le Guardiane che, controllato non vi fossero residui, gli comandarono di tornare da dove era venuto. Dopodiché staccarono F dalla catena, e lo misero più vicino allo specchio, in modo che potesse vedersi meglio.
Così depilato, aveva assunto un altro aspetto. Il suo deperimento era ancor più visibile di prima e i lividi lasciati dalle frustate apparivano più marcati.
Il gelo dell’acqua gli aveva fatto indurire i testicoli e rimpicciolire il pene.
Ma perlomeno, era pulito e ciò lo rendeva decoroso.

Lady Cotton e l’altra Guardiana lo controllarono attentamente, palpandolo con brutalità, quindi gli unirono i polsi dietro alla schiena e gli misero una catena alle cavigliere.
Fatto ciò, lo spinsero fuori della stanza, conducendolo lungo altri corridoi e su per varie rampe di scale, fino ad una nuova sala dove altri schiavi erano in attesa.
Erano in tutto una decina, incatenati e depilati allo stesso modo, alla presenza di Lady Prinz, che stava controllando alcuni fascicoli seduta ad una scrivania.
F fu l’ultimo che doveva arrivare lì, poiché le tre Guardiane, dopo una rapida consultazione fra di loro, si allontanarono, lasciandoli seduti sul pavimento ed appoggiati con la schiena alle pareti. Gli schiavi, dunque, ebbero la possibilità di riposarsi un po’, beneficiando del tepore della stanza. F si appisolò nuovamente, finalmente alleviato dai dolori gastrici e intestinali, che lo avevano devastato nell’ultima giornata.

Passarono almeno un paio di ore fino al rientro delle Dominatrici che, fatti alzare gli schiavi, si degnarono di informare il gruppo circa la prosecuzione dell’addestramento.
- Da oggi - disse Lady Prinz, sarete adibiti alla pulizia dei locali dove si svolgono le attività del Castello. Si tratta di mansioni semplici, che però devono essere svolte con la massima efficienza, a pena di gravi punizioni. Il lavoro da svolgere, vi verrà di volta in volta spiegato dalle Guardiane addette alla vostra sorveglianza, e non mi dilungo oltre in proposito. Ma devo comunque avvertirvi che in queste occasioni avrete modo di incontrare frequentemente molte Signore, pertanto è richiesta una particolare attenzione al corretto comportamento formale al loro cospetto. Non sarà ammesso il minimo sgarro al regolamento.
Dette quelle poche parole, la Guardiana confabulò brevemente con le colleghe, quindi uscì dalla sala.
Fu Lady Cotton a prendersi cura di F e di altri due schiavi. Li prese da parte e liberò i loro polsi, consegnando poi a ciascuno un secchio ed uno straccio.
Con lo scudiscio indicò loro il percorso da seguire, attraverso stanze e corridoi, fino al grande salone che costituiva l’ingresso del Castello, dove F era stato a lungo appeso al suo arrivo in attesa della visita medica.
Lady Cotton, mostrò agli schiavi che in un angolo del salone, nascosto dietro una colonna, c’era un rubinetto ed uno scolo.
- Attingerete l’acqua da qui per riempire i secchi - spiegò. E con gli stracci bagnati dovrete pulire tutto il pavimento del salone, ininterrottamente. Si tratta di una sala attraversata spesso e chi viene dall’esterno ha le suole sporche, per cui dovrete immediatamente ripulire. Quando passerò per i miei controlli, non intendo vedere la minima macchia. Per questa volta non vi verranno applicati attrezzi costrittivi particolari e mi auguro che saprete essere degni di questa attenzione, poiché potete immaginare quanto sia fastidioso, lavorare chini sul pavimento con un grosso penetratore metallico ficcato nel culo e con catene che stringono atrocemente le carni. Dato che avete a disposizione dell’acqua, e non vi è concesso bere, vi metterò un bavaglio metallico chiuso a lucchetto. Per evitare mosse azzardate, poi, vi chiuderò i bracciali con un altro lucchetto, lasciandovi le mani unite sul davanti. Lavorerete in ginocchio, e vi potrete alzare solo per andare a riempire e svuotare il secchio.

Non perse tempo in altre spiegazioni, e fece quanto aveva annunciato, prendendo gli attrezzi da una borsa che aveva con sé.
F, in breve, si trovò con le mani congiunte ed uno stretto bavaglio, costituito da una sfera di ferro infilata in bocca e tenuta dentro da una fibbia metallica, stretta e chiusa a chiave dietro la nuca. Rispetto ai più fastidiosi attrezzi che gli era capitato di dover portare, quella bardatura non rappresentava una pena per lui.
Si rese, invece, ben presto conto di quanto fosse difficile e pesante il lavoro.

Lady Cotton assegnò a ciascuno dei tre schiavi un pezzo del salone e ad F toccò quello intermedio.
Presa l’acqua e bagnato lo straccio, si inginocchiò per iniziare subito a lustrare il pavimento, in mattonelle rustiche, che evidentemente non era stato pulito da qualche giorno. Polvere e terra sporcavano subito lo straccio, per cui doveva sempre bagnarlo e strizzarlo, fregando poi con forza con entrambe le mani.
Lady Cotton, passeggiava ora davanti ad uno ora all’altro, e le suole dei suoi stivali, bagnate, lasciavano tracce proprio dove avevano appena pulito.
Quindi dovevano di continuo tornare indietro, per poi ricominciare, senza sosta.
F, a testa bassa, non azzardò nemmeno di alzare lo sguardo sulle altre Dominatrici, che di tanto in tanto passavano.
Chi veniva da fuori sporcava inevitabilmente e lo schiavo addetto al primo tratto di pavimento doveva di continuo fregare le mattonelle vicino alla porta. In sostanza era impossibile tenere perfettamente pulito e, per quanto si affannassero, era chiaro che ad un controllo sarebbero stati tutti e tre a rischio di punizione. La sola fortuna fu che Lady Cotton venne raggiunta da una collega con la quale si mise a chiacchierare, senza troppo badare ai suoi lavoranti. Anzi, ad un certo punto se ne andò con l’amica, lasciando detto ai tre disgraziati che continuassero a sgobbare, fino a quando sarebbe tornata a riprenderli.
Così F, concentrato sul pavimento e sullo straccio, continuò a pulire ininterrottamente per ore e ore. Sudava per la fatica, malgrado la temperatura bassa del salone, bramava l’acqua, che non poteva bere, si faceva piccolo piccolo quando passavano le Signore, dietro alle quali si affrettava a pulire.
Il lavoro continuò senza sosta, fino a quando Lady Cotton tornò.
Fu solo quando la Dominatrice fece alzare da terra i tre schiavi, che F si rese conto che aveva passato gran parte della giornata chino sul pavimento. Le ginocchia gli dolevano, aveva sete e fame, oltre ad una gran stanchezza.
La Guardiana non si degnò neppure di controllare la qualità della pulizia, e li condusse via, fino alla sala dove era preparata la cena degli schiavi.

F e gli altri due della sua squadra, raggiunti poco dopo da un’altra mezza dozzina di schiavi nudi, poterono cibarsi, liberati da catene e bavagli.
Ognuno di loro ricevette una ciotola, da cui mangiare stando in ginocchio. La sbobba liquida non aveva un sapore particolare, e poteva essere pane misto ad abbondante acqua. Dopo tante privazioni e poltiglie dal sapore immondo, quel po' di cibo mangiabile fu come una leccornìa. Durante il pasto, gli schiavi furono tenuti d’occhio da un paio di Guardiane, che sembravano poco interessate a loro, tanto che non somministrarono alcuna frustata in giro.
Scaduto il tempo per mangiare, le due Dominatrici portarono gli schiavi alla solita stanza adibita a cesso comune, lasciando il tempo per espletare le necessità fisiologiche e consentendo loro anche una rapido lavaggio con l’acqua fredda.
F, che si era completamente svuotato durante la reclusione in cella, non ebbe bisogno di defecare e si liberò solo di un po’ di urina.
Nel giro di pochi altri minuti, F si ritrovò al suo “posto letto”, cioè al giaciglio sul pavimento a cui fu incatenato per polsi e caviglie, a pancia in su, con gambe e braccia aperte. Fu spenta la luce, e solo in quell’istante si rese conto che quel giorno era passato senza punizioni.
Si sentì colmo di gratitudine, per la grazia accordatagli dalle Signore, e subito dopo, esausto, cadde in un sonno profondo.

(continua)
 
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view post Posted on 6/3/2024, 12:08     +1   -1
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32

La giornata iniziò presto e fu ancora Lady Cotton a prendere in consegna F e gli altri due schiavi della squadra del giorno prima.
Sbrigativamente, la Guardiana li portò nella solita stanza per i loro bisogni e per farli pulire.
Poi, senza tante spiegazioni, li condusse nuovamente nel salone dove già avevano lavorato e li sistemò ancora con bavaglio e lucchetto alle mani, quindi consegnò loro secchi e stracci e assegnò a ciascuno un pezzo di pavimento, andandosene subito dopo.
L’ordine, semplice e sbrigativo, era di continuare a pulire fino a quando sarebbe tornata a prenderli.

Stavolta ad F era capitato il pezzo di pavimento più lontano dalla porta e ciò gli rese un po’ più facile il lavoro.
Durante le prime ore non ci fu passaggio di Dominatrici, per cui riuscì a pulire adeguatamente ciascuna mattonella.
Più tardi transitarono alcune Signore con i loro cani, che portavano fuori schiavi nudi. Al loro rientro, inevitabilmente sporcarono il pavimento, ma F, a testa bassa, si affrettò a pulire ogni centimetro quadrato con grande attenzione.
Qualche altra ora senza transiti, gli permise di allentare un po’ il ritmo, che poi dovette ancora accelerare quando improvvisamente ci fu un certo andirivieni di Signore, schiavi e cani.
F non aveva certamente tempo di distrarsi, ma tutto sommato quel lavoro era molto meno penoso dell’impiego al mulino e aveva il pregio che anche le più crudeli Aguzzine sembravano ignorarlo. Ad esempio, le stesse Lady Susan e Lady Dana, gli passarono accanto senza nemmeno badargli, e ciò lo rincuorò, facendogli pensare che se avesse lavorato sodo e fosse stato al suo posto, avrebbe potuto evitare di peggiorare il suo stato di servizio.
L’intera giornata passò senza eventi particolari.
Alla sera F potè cenare come il giorno precedente, e, dopo un passaggio alla latrina comune, si ritrovò incatenato al suo posto sul pavimento.
Nuovamente, ringraziò le Signore per la loro clemenza e dormì senza affanni.


33

Al risveglio, F trovò che la sua squadra era stata presa in consegna da Lady Susan. Considerati i trascorsi con quella Dominatrice, F si preoccupò parecchio della cosa.
Malgrado ciò, la giornata cominciò come le precedenti e la Guardiana non sembrava particolarmente interessata al lavoro degli schiavi che aveva in custodia.
Dopo averli fatti lavare, li condusse ai loro posti letto, affinchè prendessero sai, calzettoni e zoccoli, poiché, come disse sbrigativamente, erano stati destinati a svolgere pulizie all’esterno.
Fu così che F si ritrovò a varcare il portone che conduceva nel piazzale del Castello e qui Lady Susan lo fermò, assegnandogli il compito di tenere pulito il tratto di pavimento antistante l’entrata. Ebbe a sua disposizione una scopa con un manico corto, per usare la quale era obbligato a stare con la schiena curva, una paletta, uno straccio con un secchio d’acqua ed un sacco per le immondizie.
Senza farsi ripetere l’ordine si mise subito al lavoro, sperando di scansare le preoccupanti attenzioni della crudele Guardiana.
La temperatura esterna era un po’ risalita rispetto al giorno dell’arrivo e il saio offriva adeguata protezione, anche tenendo conto del riscaldamento dovuto alla fatica.
F, con impegno, spazzò il tratto di pavimento che gli era stato assegnato, tirò su le foglie ed il terriccio, che mise nel sacco, poi, inginocchiatosi, passò lo straccio bagnato, pulendo con cura.
Non aveva ancora finito quando di lì passarono alcune Dominatrici, con al seguito schiavi incatenati e cani.
Inevitabilmente il pavimento fu di nuovo sporco, per cui subito si dovette rimettere all’opera dall’inizio. Non se ne rammaricò, poiché già sapeva che quel genere di cose sarebbero successe per tutto il giorno, di continuo.
Un po’ più strana era l’assenza di Lady Susan che dopo averlo messo al lavoro ed avere portato via gli altri della sua squadra, era passata solo una volta a sbirciarlo da lontano. Non capiva se ciò significava che stava svolgendo bene l’incarico, oppure se la Guardiana aveva trovato qualcun altro con cui prendersela. In ogni caso sembrava una buona notizia e F se ne rallegrò in cuor suo.

La svolta nella giornata, avvenne invece nel tardo pomeriggio, quando già cominciava a far scuro.
F stava passando per l’ennesima volta la scopa, raccogliendo foglie e grumi di fango, con le spalle al piazzale.
Non si accorse che Lady Susan e Lady Dana, si erano piazzate silenziosamente dietro di lui, fin quando le sentì sghignazzare. Voltandosi di scatto lasciò cadere la scopa. Si chinò per raccoglierla, quindi rimase lì con l’attrezzo in mano, non sapendo che fare.
- Eccolo qui, il solito incapace! - esclamò Lady Susan con tono irato.
In un istante F comprese che stava per subire una fregatura, studiata deliberatamente dalle due Dominatrici, a cui non avrebbe avuto alcuna possibilità di sottrarsi.
Con questa certezza in mente, rimase paralizzato davanti alle Aguzzine, che cominciarono a far sibilare nell’aria i loro scudisci.
- Lo vedi? - ghignò ancora Lady Susan all’amica. Sta lì, fermo come un cretino, e non ci rende gli onori che ci sono dovuti!
Udito ciò F si rese conto che avrebbe dovuto inginocchiarsi davanti alle Signore, e cercò di rimediare, ma fu fermato da una violenta nerbata di Lady Susan, che lo prese in faccia, sbraitando una manciata di parole in una lingua slava.
Fulminato dalla sferzata, e senza aver capito ciò che gli era stato detto, F rimase immobile, mezzo chinato e a testa bassa.
- Non hai capito, merda!?! - Urlò allora Lady Dana - Obbedisci immediatamente!
Non sapendo che fare, F abbozzò nuovamente ad inginocchiarsi, ottenendo solo di ricevere una nuova nerbata.
Lady Dana sbraitò nuovamente il comando nella lingua sconosciuta; poi, dopo avergli assestato un terzo colpo di scudiscio, si decise a ripeterlo in modo comprensibile.
- In ginocchio, nudo! - comandò. Vediamo se così capisci!
La traduzione consentì ad F di obbedire. Sfilandosi il saio, le calze e gli zoccoli di legno, già sapeva che aveva totalizzato altri punti negativi, poiché le Signore non lo avrebbero mai scusato, anche se era chiaro che non aveva possibilità di eseguire il comando senza la traduzione.
Facendosi coraggio si mise in ginocchio, cercando di mantenere la posizione corretta, malgrado il dolore delle nerbate ed il freddo che si faceva pungente.
Le due Aguzzine restarono un po’ a guardarlo, confabulando fra loro.
- Vedo che qui c’è ancora sporco - sentenziò Lady Susan osservando all'intorno - E la tua inettitudine è aggravata dalle continue disobbedienze.
Si rivolse dunque a Lady Dana, parlandole nuovamente nella lingua che F non capiva.
L’altra replicò nello stesso idioma, poi entrambe tornarono a fissare F.
- Ti lasciamo per pochi minuti - concluse Lady Susan - e nel frattempo vedi di obbedire a quanto ha detto Lady Dana.
Con quelle parole le due girarono sui tacchi, e varcarono la porta del Castello.
F, rimasto lì, non aveva la più pallida idea di cosa doveva fare.
Forse gli avevano comandato di pulire, forse di restare ad aspettare, forse qualcos’altro. Non sapeva se rivestirsi o restare nudo.
Mentre era in quell’incertezza, passarono davanti a lui alcune altre Signore, che si soffermarono a guardarlo. Fra loro c’era Lady Cotton, che dopo un breve silenzio lo apostrofò usando ancora la lingua sconosciuta. Ciò suscitò l’ilarità delle altre Dominatrici, mentre ad F era ormai chiaro che gli era stato teso un tranello, da cui non aveva possibilità di salvarsi.
In quel mentre tornarono Lady Susan e Lady Dana, che si mostrarono furiose vedendolo lì, fermo in ginocchio.
- Questo schiavo è sotto la tua sorveglianza? - chiese Lady Cotton a Lady Susan. Sappi che mi ha appena disobbedito! Gli ho comandato di venirmi a leccare gli stivali, ed invece è rimasto lì, fermo come un coglione!
- E’ da quando è arrivato che fa lo spavaldo e anche poco fa ha contravvenuto ai miei ordini - replicò la Guardiana. Cosa devo fare a questo punto? - concluse, rivolgendo la domanda a Lady Dana.
- Le sue mancanze sono gravi - sentenziò la Signora interpellata. Ha svolto male il suo lavoro, non si è inginocchiato subito quando gli ci siamo avvicinate, ha disobbedito all’ordine di spogliarsi immediatamente, è rimasto qui a perdere tempo anziché affrettarsi a pulire quando ce ne siamo andate e in più ha disobbedito alla nostra amica. Oltre all’inefficienza, dimostra una totale assenza di rispetto verso di te e verso tutte le Dominatrici.
- Già… - aggiunse Lady Cotton - e in questo modo ti fa fare una brutta figura davanti a Signore importanti, del rango di Lady Dana!
Fu quest’ultima osservazione a far perdere definitivamente le staffe a Lady Susan, che d’altra parte, sicuramente non aspettava altro.
- Basta! - urlò la Guardiana - è ora di finirla con questo schiavo, che fra l’altro, ha già accumulato una serie interminabile di osservazioni negative sul suo stato di servizio! Deve essere subito sottoposto ad un adeguato procedimento disciplinare, che sanzioni tutte queste sue mancanze!
- E’ la scelta giusta - giudicò Lady Dana, con l’approvazione di Lady Cotton e delle altre Signore presenti - Va subito portato in carcere, poi regoleremo la procedura.

Fu con quelle poche parole che venne decisa la sorte di F.
In un baleno lo schiavo si trovò in bocca un grosso bavaglio metallico, i polsi ammanettati dietro la schiena ed una catena al collare, che Lady Susan usò per condurlo, strattonandolo, nei sotterranei del Castello.
Pochi minuti furono sufficienti per metterlo nuovamente in una cella senza finestre, umida, fredda, e stretta al punto, che vi si poteva stare solo in piedi.
La catena del collare fu attaccata ad un gancio nella parete e la porta venne chiusa, lasciandolo completamente al buio.
Imprigionato lì, potè sentire Lady Susan dire alle amiche che intendeva andare subito a presentare la denuncia diretta, per ottenere il giudizio disciplinare.
Le Signore si allontanarono, ed il carcere restò silenzioso.
Incatenato lì, al buio, F non aveva altro da fare che aspettare il peggio e piangere sommessamente per la nuova disavventura capitatagli.

(continua)
 
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view post Posted on 8/3/2024, 13:29     +1   -1
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34

Le ore passarono lentamente e F, che doveva restare fermo in piedi, al freddo e al buio, attese tristemente che qualcuno andasse ad occuparsi di lui.
Senza cibo nè acqua e impossibilitato a dormire, trascorse la notte con la consapevolezza che avrebbe dovuto affrontare un terribile procedimento disciplinare.
Gli bastavano i confusi ricordi della lezione avuta da Miss Manuela per sapere che sarebbe stata un’esperienza atroce e ciò era sufficiente per renderlo preda dell’ansia e del terrore.
Solo a mattino già inoltrato venne tirato fuori dalla cella e fu Lady Susan ad occuparsi di lui, sganciandolo dalle catene e trasportandolo nella sala centrale delle carceri, dove lo fece inginocchiare, ammanettato con i polsi dietro la schiena, ai piedi di Lady Prinz e Lady Dana.
Le due Aguzzine, vestite come Lady Susan con impermeabili di pelle nera, lo attendevano brandendo i loro scudisci.
Fu Lady Prinz che, sbrigativamente, prese la parola.

- A richiesta di Lady Susan - disse - è aperto il procedimento disciplinare nei confronti dello schiavo numero 45, appartenente a Lady Elena, che lo ha inviato al Castello per un corso di istruzione base. Si prende atto che Lady Elena non è presente e pertanto sarà informata del procedimento in corso. Lady Susan, in qualità di Guardiana che lo aveva in custodia per lo svolgimento di attività di servizio, ha denunciato gravi mancanze dello schiavo, il cui stato di servizio già recava numerose annotazioni negative, da parte della stessa Lady Susan e di altre nobili Signore. In qualità di Guardiana, Lady Susan ha provveduto a recludere lo schiavo, presentando regolare richiesta di procedimento diretto nei suoi confronti. L’Ufficio della Persecuzione, da me rappresentato, ha esaminato la pratica, ed ha riscontrato la necessità di proseguire nell’azione disciplinare. Per tali motivi, viene disposta la comparizione dello schiavo in stato di arresto, con l’immediata imposizione del regime di carcere duro e la sospensione di altre attività. L’esecuzione della misura ,cautelare è affidata al Corpo delle Guardiane, qui rappresentato da Lady Dana, che si occuperà delle incombenze.
In conformità alle indicazioni generali dell’Ufficio della Persecuzione, lo schiavo subirà la privazione del cibo, dell'acqua e del sonno, sarà ripetutamente frustato e seviziato con scariche elettriche, verrà sodomizzato, appeso e applicato a macchine di tortura. Considerato che si ritiene vicina l’udienza avanti alla Corte, il trattamento dovrà essere particolarmente grave, in modo da assicurare che lo schiavo giunga adeguatamente provato all’inizio dell’istruttoria formale. L’Ufficio della Persecuzione, provvederà a notificare immediatamente la richiesta di udienza alla Corte e ad interpellare tutte le Signore che hanno svolto annotazioni sulla vittima, affinché possano chiedere l’azione disciplinare per le mancanze da loro rilevate, ovvero rinunciare o sospendere le loro richieste.
All’Udienza saranno formalizzate le accuse per cui si procederà e verranno stabilite le modalità di svolgimento dell’inquisizione. Lo schiavo, resterà dunque a disposizione dell’Accusa, e la Corte provvederà a nominare la Signora che giudicherà il caso, l’esperta sanitaria che seguirà l’inquisizione e la Signora a tutela della difesa dell’imputato.

F, confuso, seguì le parole di Lady Prinz per quanto ne era in grado. In sostanza, esse ribadivano la spiegazione che giorni prima aveva dato Miss Manuela, ma ciò che colpiva maggiormente lo schiavo, era la prospettiva di trovarsi alle prese con una procedura che, al di là delle parole, prevedeva da subito l’immediata imposizione di pesanti torture, senza lasciargli la possibilità di una concreta difesa. Del resto, riflettè, aveva poco da difendersi, poiché il principio che regolava la schiavitù al Castello, era l’assoluto dominio delle Signore. Se avevano ritenuto in qualche modo offensivo il suo comportamento, non aveva altro da fare che pentirsi della sua colpa ed era irrilevante ogni scusante che Loro stesse non avessero riscontrato.
- Sarà un piacere ed un onore per me - intervenne a quel punto Lady Dana, occuparmi personalmente del trattamento preliminare di questa vittima. So che Lady Susan sarebbe compiaciuta di assistermi…
- Immaginavo ciò - la interruppe Lady Prinz, ed è pacifico che durante l’arresto, prima dell’udienza, la competenza ad occuparsi dello schiavo è del Corpo delle Guardiane, per cui non esistono impedimenti al piacere di Lady Susan. Tuttavia, devo fare presente che all’avvio dell’Inquisizione vera e propria, si dovrà nominare la Signora che guiderà l’indagine, ed in quella fase non è opportuno che figuri Lady Susan, essendo la Dominatrice offesa che ha chiesto l’avvio della procedura disciplinare. Inoltre, già fin d’ora Lady Susan dovrà essere riascoltata dal mio Ufficio per la formalizzazione delle accuse, quindi potrebbe essere impegnata, e ciò ostacolerebbe la preparazione della vittima. Suggerisco quindi, che sia Lei stessa, Lady Dana, a tenere le fila dell’arresto, avvalendosi della collaborazione di Lady Susan quando non è impegnata. Con l’occasione, le suggerisco di coinvolgere Lady Lycia, che ha già dimostrato particolare abilità nell’inflizione delle sevizie.
- Accolgo i suoi suggerimenti - rispose Lady Dana, e possiamo cominciare da subito il trattamento.
- Bene allora - concluse la Signora dell’Ufficio della Persecuzione - io torno nel mio appartamento. Cominciate a martoriare la vittima, e procuratevi l’assistenza di Lady Lycia, aspetto Lady Susan da me non appena sarete a buon punto.
Con quelle parole, Lady Prinz si congedò, lasciando F nelle mani delle due terribili Aguzzine.

Rassegnato al peggio, lo schiavo sbirciò Lady Dana e Lady Susan che, dopo avere brevemente confabulato fra di loro, si armavano degli attrezzi, scelti con cura da uno scaffale. Mentre quelle si preparavano ebbe il tempo per riflettere rapidamente sulla sua condizione e su ciò che lo attendeva. Evidentemente, le Guardiane, dopo averlo coperto di censure, gli avevano teso un tranello a cui non aveva avuto la possibilità di sottrarsi. L’intesa che correva fra Lady Dana, Lady Susan e Lady Prinz, era lampante, ed andava chiaramente ben oltre il trattamento che avevano programmato ai suoi danni. Sembrava che il gruppo delle Guardiane, a cui poteva aggiungere Lady Cotton e Lady Lycia e forse Miss Sammy, stesse coltivando una propria strategia di potere, nei rapporti con le altre Signore, orientandosi alla soddisfazione del piacere sadico in modo estremo. Aveva, insomma, l’impressione di essere stato coinvolto, come oggetto, in un gioco ben più grande della sua educazione da schiavo. Rabbrividì, per il fresco della stanza e per la paura, mentre le due Aguzzine gli si avvicinavano armate di corde, catene e fruste.
Passandogli alle spalle, Lady Susan gli piantò un piede in mezzo alla schiena, per spingerlo bruscamente a terra.
Gli si appoggiò con un ginocchio addosso e usò una corda ruvida per unirgli i gomiti, stringendoli forte. Fece fare più giri alla fune, in modo che le braccia fossero saldamente unite, poi usò una catenella per stringerlo ai fianchi, e farla poi passare più volte fra le cosce, fino a unirla alle manette. A quel punto lo fece alzare, e attaccò la corda che stringeva i gomiti, ad un gancio collegato ad un argano in mezzo alla stanza. Lady Dana azionò il verricello elettrico, che tirava su il gancio, finché F si ritrovò sollevato, appeso per i gomiti. In quel modo, aveva le braccia, in parte sollevate, dolorosamente sollecitate, e in parte piegate in giù, per evitare che i polsi tendessero troppo la catena che lo imbracava. Inevitabilmente però, la catena veniva tirata, ed i suoi scatti non consentivano un allentamento, quando F si sforzava di accostare i polsi alle terga. Per finire, Lady Susan gli fece aprire le gambe, agganciandogli le cavigliere ad altre catene che le tenevano tese verso il pavimento.
Lady Dana proseguì nel trattamento da lei ideato, usando una pompa d’acqua fredda, con al quale annaffiò la vittima.
Nel freddo della stanza, il getto congelò lo schiavo, che già tremava d’ansia e gemeva di dolore. Non ebbe molto da attendere prima che le due Aguzzine, armate con i loro scudisci metallici, che già aveva tristemente conosciuto, cominciassero a frustarlo su tutto il corpo.
Lady Dana e Lady Susan, si divertirono a sue spese con la consueta energia e determinazione.
Il metodo usato, era sempre quello di somministrare nerbate adeguatamente distanziate fra loro, colpendo ora una parte del corpo ora l’altra, alternando botte di piatto con altre di spigolo.
F non aveva scampo. Non poteva né evitare né cercare di attutire i colpi di cui era inevitabilmente vittima. Oltre alle percosse, subiva il patimento causato dalle corde e dalle catene, che gli mordevano la carne, raschiandolo inesorabilmente. I gemiti gli si strozzavano in gola, ed il fiato gli mancava, anche solo per piangere.
Dopo molte scudisciate, fu sul punto di perdere conoscenza, ma le Aguzzine usarono ancora il getto d’acqua gelida per risvegliarlo.
Continuarono così a lungo, rendendogli ben chiaro che non aveva possibilità di sfuggire alla loro crudeltà. Innumerevoli nerbate lo ridussero allo stremo, fin quando Lady Dana guardò l’ora, e decise che era giunto il momento di cambiare supplizio.
Nuovamente fu Lady Susan ad occuparsi della preparazione dello schiavo. Prese una manciata di cavi elettrici, e cominciò a collegare elettrodi al corpo della vittima. Applicò le pinzette ai capezzoli, al prepuzio e allo scroto, infine unì un cavo alla catenella che stringeva i fianchi. Passò, quindi, i cavi a Lady Dana, che li collegò all’apparecchio per la somministrazione delle scosse elettriche, e si accomodò su una sedia messagli proprio davanti, in modo da poterlo vedere bene durante la tortura.
Le due Aguzzine attesero un buon quarto d’ora, chiacchierando a voce bassa, poi decisero di dare inizio al supplizio.
Il fatto che avessero usato morsetti non troppo stretti, e con le superfici lisce, fece immaginare ad F che avessero l’intenzione di far durare molto a lungo quella tortura, come del resto era stato in parte annunciato da Lady Prinz, quando aveva spiegato la necessità di infierire gravemente su di lui per indebolirlo prima dell’inquisizione vera e propria.
Lady Dana, flemmatica, regolò il marchingegno e gli somministrò una prima scossa.
Il contatto avvenne fra gli elettrodi collegati ai capezzoli della vittima, e fu di bassa potenza ma di lunga durata. F, avvertì dapprima un formicolio che in una decina di secondi divenne un fastidio, e poi un vero tormento, come se avesse la carne sollecitata dal fuoco.
Il dolore, in breve, lo fece passare dai gemiti alle grida, e quindi alle lacrime, mozzandogli il respiro, già reso difficile dall’incatenamento. Quando, finalmente, Lady Dana staccò il contatto, F, boccheggiante, vide il ghigno di compiacimento delle sue Aguzzine.
Gli lasciarono una breve pausa, e passarono poi alla seconda scossa, stavolta somministrata dagli elettrodi collegati allo scroto e al glande. La potenza era ancora modesta, ma anche in quel caso, fu la durata prolungata a costituire la causa della sofferenza. Sentì il pene tormentato dal bruciore e da convulsioni, finendo nuovamente con l’urlare, cosa che divertiva molto le due Torturatrici.
La terza scossa fu somministrata usando il contatto che elettrificava la catenella e quello dello scroto. In questo caso, la resistenza delle parti colpite gli permise di sopportare più a lungo la sofferenza, tanto che, dopo quasi un paio di minuti, Lady Dana decise di aumentare progressivamente l’energia della scossa, fino a quando lo riportò alle sue inutili contorsioni e grida di dolore.
Non ebbe alcuno scampo, poiché le due crudeli Dominatrici continuarono ad infierire inesorabili su di lui. Lasciandogli ogni tanto un po’ di tregua, quanto bastava perché potesse riprendere fiato, combinarono variamente gli elettrodi, la potenza e la durata delle scosse, facendogli sperimentare una vasta gamma di sofferenze. Non c’erano le atroci fitte fulminanti, tipiche dei penetratori elettrificati che aveva dovuto sperimentare al mulino, ed in altre occasioni di tortura, poiché Lady Dana, sembrava preferire, quella volta, scosse più lunghe, approfittando meglio del molto tempo a disposizione.
Durante una tregua più duratura, lo bagnarono ancora con il getto d'acqua gelido e, per un attimo, lui ebbe l’ardire di sbirciare le due Signore. Lady Dana stava seduta sulla sua poltrona, mentre Lady Susan gli si era avvicinata per, guardarlo meglio. Incontrando per un solo istante lo sguardo di quest’ultima, F intuì appieno la sua gelida crudeltà, e la sua soddisfazione nel vederlo patire.
Lady Susan gli restò vicina, mentre Lady Dana somministrava altre scosse, ghignando di compiacimento per i suoi prolungati lamenti. Poi, quasi d’improvviso, decise che aveva altro da fare e, dette poche parole all’amica, se ne andò.
Rimasto alle prese con la sola Lady Dana, seduta nella poltroncina, F subì molte altre scosse, sempre prevalentemente a bassa potenza e lunga durata. Ebbe poi una nuova pausa, quando l’Aguzzina si allontanò per i fatti suoi.
Piegato dal patimento e dall’insopportabile sforzo, causato dal modo in cui era immobilizzato ed appeso, non ebbe molto giovamento dalla tregua.
Malgrado la confusione che lo dominava, potè notare che, al suo ritorno, Lady Dana si portava dietro un altro schiavo.
Si trattava, per quanto ebbe modo vedere, di uno molto giovane, che portava in testa una specie di elmetto metallico che gli copriva il volto fino al naso, chiudendogli così gli occhi. Aveva i polsi ammanettati dietro la schiena, corte catene alle caviglie ed una specie di gabbietta con lucchetto, al pene, evidentemente per impedire ogni velleità di erezione.
Lady Dana si sbottonò il soprabito e si slacciò camicia e pantaloni, mostrando reggiseno e mutandine. Sedutasi a gambe aperte, fece mettere in ginocchio lo schiavetto davanti a sé, afferrandolo per l’elmetto, e facendogli premere la bocca contro il suo sesso.
Poi, mentre con una mano si massaggiava il seno, con l’altra azionò un comando del marchingegno per la tortura elettrica, infliggendo ad F una nuova serie di scariche, più brevi ma più potenti delle precedenti, che lo colpivano a ripetizione in tutte le parti del corpo attaccate agli elettrodi.
Davanti a lui, che urlava, piangeva e si contorceva, la Dominatrice si fece leccare il sesso dal giovane schiavo, che non poteva vedere nulla e poteva solo usare la lingua.

(continua)
 
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view post Posted on 12/3/2024, 12:49     +1   -1
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35

La tortura delle scosse elettriche proseguì fino a quando Lady Dana non fu completamente appagata: divertita dalla sofferenza di F e soddisfatta sessualmente dal lavoro di lingua dell’altro schiavo.
Era sicuramente già notte inoltrata, quando l’Aguzzina si curò di calare F con i piedi a terra, senza però sganciarlo dalle catene che lo tenevano appeso e con le gambe aperte.
Lady Dana non disse una parola, spense la luce ed uscì, portandosi via il giovane schiavo con l’elmetto, tenuto al guinzaglio come un cane.
Così F si ritrovò al buio, in piedi, e costretto dalle catene che gli segavano la carne.
F aveva ormai perso ogni possibilità di controllarsi e lacrimava, gemendo per il dolore ancora vivo, dopo le tante scosse ricevute.

Passò qualche ora, durante le quali non potè certamente riposarsi, fino a quando nella sala arrivarono altre Dominatrici.
Si trattava di Lady Lycia e di Lady Susan, che gli si pararono davanti scrutandolo con attenzione.
- Sembrerebbe già abbastanza malconcio - lo giudicò Lady Susan - ma non ci si può fidare troppo. Questi animali acquisiscono in fretta una certa resistenza alle torture e bisogna infierire su di loro molto scrupolosamente per arrivare ad un buon risultato.
- Sono certa che Lady Dana non è stata tenera - replicò Lady Lycia - e quanto a te ...
Lady Susan rise forte e di gusto.
- Dunque mi sono fatta una buona fama! - esclamò. Riprese:
- Però, come vedi non è ancora sufficiente, se mi capita di essere disubbidita e addirittura offesa da una bestia come questa ... puoi stare certa che non dimenticherà facilmente la lezione. Il procedimento disciplinare è molto efficace per piegare qualunque schiavo alla piena osservanza del nostro Dominio.
- Già, soprattutto perché ce ne occupiamo prevalentemente noi Guardiane, e non certe altre colleghe ... ti prego, non farmi pensare ai discorsi che talvolta sento fare. Per qualche Signora, sembra che qualunque tortura sia un’eccessiva crudeltà. Vere Dominatrici non dovrebbero pensarla così. Non fraintendermi, si tratta pur sempre di amiche e colleghe che hanno molto lavorato per l’affermazione del Dominio e dei principi che lo regolano. Solo che, a volte, sembrano guardare agli schiavi con distacco, o addirittura con una certa compassione, tanto che non si rendono conto di come rischiano di perdere potere nei loro confronti. Se uno schiavo non prova terrore davanti ad una di noi, è già pronto per disubbidire o ribellarsi. Per questo dobbiamo curare la repressione di ogni minima mancanza, anche solo accennata, ed educare gli schiavi applicando tecniche crudeli ed implacabili.
- Ma veramente qualche Signora tollera sgarri da parte delle vittime?
- Capita, capita - sospirò Lady Susan - Capita che qualcuna, con troppi impegni, non noti le mancanze o, diciamo così, non abbia tempo o voglia di sanzionarle immediatamente. Così si limitano a segnarle sullo stato di servizio dello schiavo, per future punizioni, e poi finiscono col dimenticarle. Fortunatamente ci siamo noi Guardiane ad attivare i procedimenti di disciplina, così in quelle occasioni si tira fuori tutto quello che è successo in precedenza e finalmente arrivano le punizioni, anche se in ritardo.
- E a quel punto anche le mancanze verso le Signore dal cuore tenero sono rimediate ! - concluse Lady Lycia.
- Ah, ah, ah… - rise nuovamente Lady Susan. Capita spesso, che quelle Signore abbiano altro da fare anche in quelle occasioni, così finisce che le loro censure restano segnate anche dopo la punizione e quindi sono buone per la volta successiva!
Lady Lycia si unì alla risata malefica della collega in un modo che fece rabbrividire F al pensiero delle atrocità che le due Guardiane potevano mettere in atto ai suoi danni.
Se il loro desiderio era quello di tenere gli schiavi assoggettati col terrore, potevano ben dire di avere perfettamente raggiunto lo scopo con F, che, udita la loro conversazione, tremava e sudava freddo.
- Tornando al motivo per cui siamo qui - riprese lady Susan - sai che non posso curarmi personalmente della preparazione della vittima al processo che lo aspetta. Lady Prinz ha molta fiducia in te e confida che le tue capacità, unite a quelle di Lady Dana, ci consentiranno di avere lo schiavo adeguatamente predisposto agli interrogatori, e al giudizio.
- Confido di essere all’altezza. Fra l’altro, ho già avuto a che fare con questo animale, durante il lavoro al mulino, ed è stato gustoso torturarlo.
- Bene, ma stai attenta a non farti prendere la mano. Lo schiavo deve essere provato nel fisico e soprattutto nella mente, ma lo vogliamo vedere ben reattivo durante i supplizi dell’istruttoria e durante l’udienza. Mi seccherebbe trovarmi davanti ad una larva incapace di soffrire, e di comprendere la situazione.
- Sarò scrupolosa. Quanto tempo ci vorrà per l’inizio formale della procedura?
- Non molto. Attualmente lo schiavo è in stato d’arresto precauzionale e Lady Prinz ha già consultato le Signore che hanno svolto censure nei suoi confronti. Penso che già domani, al massimo nel pomeriggio, saremo pronte per l’udienza, e per la formalizzazione delle accuse.
- Bene, ho comunque abbastanza tempo per lavorarmi l’animale ...
- Fai quello che credi, mi fido pienamente. Ora io devo andare, ma fra poco Lady Dana potrà tornare qui. Ovviamente tu puoi anche cominciare subito.
- Non aspetto altro! – concluse Lady Lycia.
Risero ancora di gusto, e si salutarono sulla porta, dopo essersi scambiate qualche ultima battuta a voce bassa.

Uscita Lady Susan, l’Aguzzina rimasta tornò ad avvicinarsi ad F, ispezionandolo nuovamente.
Gli girò intorno, controllando i lividi delle frustate che aveva subito, segnandone alcuni con un tocco leggero delle dita. Poi, standogli davanti, si avvicinò ancora di più.
- Immagino tu abbia capito … - disse a voce bassa - ... ti aspettano lunghe ore di torture che ti somministrerò con estrema crudeltà. Sarà delizioso vederti soffrire e ascoltare il tuoi lamenti. Ti avevo annunciato che avresti avuto l’occasione di trovarti nuovamente alle prese con me e puoi stare sicuro che farò in modo da rendere indimenticabile ogni nostro incontro !
Fece un passo indietro e si sbottonò la camicetta, infilando dentro una mano per toccarsi un seno.
- L’ultima volta che ti ho incontrato - riprese, avvicinandosi ancora - avevi un aspetto molto più provato e lercio. Vedo che ti hanno ripulito, e così depilato sembri proprio un vermiciattolo, nudo e vulnerabile. Le tue carni aspettano di ricevere segni più forti e profondi, che ti lascerò certamente. Mi spiace che, malgrado tutto, ci sono ancora dei limiti che devo rispettare. Non posso ancora ridurti allo stremo totale, perché devo lasciarti in condizioni tali che tu possa apprezzare le torture successive. Comunque, non hai motivo di preoccuparti, verrà anche il momento in cui sarai alla mia mercè senza alcun limite. Questo di oggi è ancora solo un antipasto, una preparazione a ciò che ti capiterà quando sarai assolutamente mio e potrò godere completamente, e a modo mio, del tuo patimento.

Così dicendo, Lady Lycia continuava ad accarezzarsi, scendendo dal seno al ventre.
Si avvicinò ancora di più, mentre si infilava la mano nei pantaloni per toccarsi il sesso.

- Chissà quanto ti piacerebbe poter avere il cazzo duro - bisbigliò ancora più piano.
- E poterlo avvicinare alla mia fica. Da quel porco che sei, potresti fare qualunque cosa per un solo momento di contatto … Sarai punito anche per questo desiderio, ti frusterò fino a farti perdere i sensi, ti strapperò di dosso la pelle, ti conficcherò aghi e chiodi sotto le unghie e mi delizierò alle tua urla. Riderò dei tuoi pianti, ti ridurrò ad un livello di sottomissione tale, che nemmeno osi immaginare …

Parlava sempre più piano, e alternava sospiri alle parole, come se le stesse montando dentro, un’irrefrenabile eccitazione.
F, che non aveva l’ardire di alzare lo sguardo verso il suo volto, fissava come ipnotizzato la mano che la Signora si era infilata nei pantaloni, muovendola sempre più intensamente. Era sinceramente terrorizzato.
Da quello che aveva sentito quando le due Guardiane parlavano fra loro, da quello che stava dicendo e facendo Lady Lycia lì davanti, dal solo pensiero, che per un inaspettato motivo, il suo cazzo inflaccidito dalle torture potesse in qualche modo rialzarsi, ed irritare maggiormente la perfida Aguzzina.
Cercò di svuotare la mente, come se potesse estraniarsi dal suo corpo. Si disse che non c’era niente che potesse fare, perché tanto, ormai, era solo questione di poco tempo, e nuovamente la Dominatrice avrebbe cominciato ad infierire su di lui con altre penose torture. Non ascoltò più le parole della Signora, che ormai, si stava palesemente masturbando, biascicando frasi smozzicate.

Improvvisamente, Lady Lycia si ricompose e si allontanò da lui. Sembrò quasi ignorarlo, mentre controllava lo stato degli attrezzi da tortura, predisposti nel sala da Lady Dana.
Un sorriso malefico le si dipinse sul volto quando si accostò all’apparecchio per la somministrazione delle scariche elettriche. Lo studiò accuratamente, studiandone i comandi che regolavano il flusso delle scosse, attraverso i vari elettrodi e contatti ancora applicati al corpo dello schiavo. Li regolò uno ad uno, poi, messasi a distanza, per poter assistere bene alle convulsioni della vittima, chiuse il contatto, in modo che il corpo di F fosse attraversato da molteplici scariche contemporanee, tutte violente e persistenti.
F lanciò un urlo lancinante, che Lady Lycia accolse con una sonora risata.

- Benissimo! - gli gridò infine, dopo avere interrotto le scosse - Adesso si comincia!


(continua)
 
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view post Posted on 13/3/2024, 12:07     +1   -1
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36

Fu interminabile la serie di supplizi a cui F venne sottoposto da Lady Lycia, a cui più tardi si aggiunse Lady Dana, fino al momento in cui ebbe inizio l’Udienza di imputazione.
Si trattò un trattamento lungo e meticoloso, durante il quale le instancabili Aguzzine tormentarono la vittima con innumerevoli sevizie fisiche e tecniche di annullamento mentale.
La caratteristica principale di Lady Lycia sembrava essere l’implacabile metodicità con cui procedeva, calma e risoluta, nell’applicare nuove forme di tortura. Passato il primo momento, in cui si era lasciata andare, toccandosi davanti alla vittima, non sembrò poi mostrare più interessi di natura sessuale. Il suo, era un lavoro interamente finalizzato a provocare una sofferenza continua e sempre crescente, senza mai lasciare tregua allo schiavo.
Cominciò con una lunga sessione di frustate. Per fare questo, liberò F dalle catene che lo tenevano appeso e lo applicò ad un semplice attrezzo, costituito da una predella di legno, in cui lo schiavo si trovava bloccato con i piedi e con le mani, finendo costretto a stare piegato in due, con la testa bassa ed il culo in alto.
In quella posizione la vittima offriva completamente le terga alla crudeltà dell’Aguzzina che gli fece sperimentare gli effetti di una varia serie di attrezzi da fustigazione.
Usò a lungo scudisci, sia rigidi che flessibili, verghe in legno di varia consistenza, fruste lunghe e corte, alcune con più code e con pallini di piombo alle estremità, e palette borchiate per sculacciare.
Dosava con sapienza i colpi, alternandone alcuni più forti a pochi più lievi. Talvolta, lasciava passare pochi secondi fra le frustate, altre volte le somministrava con un ritmo più lento, lasciando ad F il tempo di gemere, e girandogli intorno per vederlo contorcersi disperato.
L’infinita serie di nerbate lasciò profondi lividi, escoriazioni e profonde ferite sulle natiche della vittima, sulle cosce, e giù fino ai polpacci. Qualche colpo appositamente mirato, lo prese sullo scroto, esposto fra le gambe divaricate, giusto per infliggergli ulteriore patimento. Man mano che la fustigazione proseguiva, F urlava sempre più forte, fino a non avere più fiato.
Lady Lycia, vedendolo sul punto di svenire, più volte lo prese a secchiate d’acqua gelida in faccia, costringendolo a mantenersi vigile e reattivo.
Alla fine, F, assolutamente incapace di tenere un conto sulla durata della tortura, e sulla quantità delle frustate subite, fu liberato dalla scomoda posizione, ed a quel punto Lady Lycia si vide costretta ad appenderlo subito per i polsi, per evitare che crollasse per terra, come un corpo morto.
L’Aguzzina, dunque, gli fece aprire le gambe e lo incatenò alle caviglie per tenerlo in piedi, teso verso l’alto.
In quella posizione lo schiavo si trovò a subire l’inserimento di un grosso penetratore anale, collegato ad una macchina che lo stantuffava avanti e indietro, fottendolo a fondo e senza pietà.
I movimenti dell'attrezzo, largo e dalla superficie bitorzoluta, erano lenti ma implacabili. Il meccanismo faceva fare, ogni tanto, scarti laterali al fallo artificiale, provocando spasmi dilatatori ancora più dolorosi.
Difficile dire se era più efficace il dolore fisico, o l’effetto psicologico, di quella tortura. Certo è, che F offriva un dilettevole spettacolo a Lady Lycia, che comodamente seduta davanti a lui, lo osservava, fumando e sorseggiando un calice di vino fresco e frizzante, servitole da uno schiavo cameriere.
Quando ne ebbe voglia, l’Aguzzina spense la macchina, lasciando però il penetratore conficcato nel culo della vittima, e tornò ad impegnarsi con le fruste, e i tanti altri attrezzi di cui era dotata.
Quella seconda lunga fustigazione, fu dedicata prevalentemente alla parte anteriore del corpo dello schiavo, dalle spalle alle gambe, senza tralasciare il petto e il ventre, che erano stati solo occasionalmente colpiti nella prima parte. Adattandosi alla conformazione delle parti poste a bersaglio, Lady Lycia utilizzò in prevalenza fruste di cuoio, e altri strumenti flessibili. Sotto le sue sferzate, F si dibatteva inutilmente, piangeva e gridava fino allo stremo delle forze.
Fu alla fine di quella fase, che Lady Lycia venne raggiunta da Lady Dana.
Quest’ultima, constatò con piacere l’efficacia delle tecniche usate dalla collega, insieme alla quale escogitò i nuovi supplizi.
Appena arrivata, Lady Dana rimpianse di non aver potuto assistere alla lunga fustigazione della vittima.
Sulle prime propose di riprenderla nuovamente, ma dovette subito riconoscere che ormai F era talmente provato da non poter più resistere a nuovi colpi.
Le due Guardiane, a quel punto, decisero che era meglio liberare lo schiavo dalle catene, e dal penetratore, per dargli un po’ di respiro restando ai loro piedi.
F impiegò qualche minuto, per riprendersi al punto di stare correttamente in ginocchio davanti alle Signore, meritandosi così una paio ceffoni da ciascuna di loro, poi finalmente riuscì a tenere la posizione regolare ed allora Lady Lycia sentenziò che, come piccolo premio, gli concedeva di leccare i loro stivali.
Certamente non si trattava di una grande ricompensa, ma perlomeno, ciò gli consentiva di passare un po’ di tempo senza nuove torture. F, dunque, si mise d’impegno, passando la lingua, secca per l’arsura, sulla pelle dei lunghi stivali neri di entrambe le Aguzzine. La sua opera sembrò divertire molto Lady Dana, che non mancò di farsi leccare anche entrambe le suole.
Quella pausa, per quanto umiliante, fu provvidenziale per F, che successivamente, dovette affrontare un nuovo supplizio.
Lady Lycia lo fece stare in piedi, a gambe aperte. Usò una molletta metallica per afferrargli la lingua, e collegarla ad un polo dell’apparecchio per le scosse elettriche. Poi gli infilò nel culo un piccolo penetratore metallico, a cui era collegato un cavo con un peso alla fine. Mise il peso proprio nel mezzo di una spirale metallica, che fu collegata all’altro polo del trasformatore. Quindi diede corrente.
A quel punto, F si trovava forzato ad una assoluta immobilità, poiché ogni minimo movimento, provocava il contatto fra il peso e la spirale, scatenando una tremenda scossa elettrica fra culo e lingua. Non era una esperienza nuova per F, ma lo schiavo trovò egualmente insopportabile la cosa, date le sue penose condizioni fisiche.
Le due Aguzzine restarono tranquillamente sedute a guardarlo, parlando piano tra di loro. Ridacchiando quando subiva la scossa, aspettando poi pazientemente la successiva.
Quando Lady Dana e Lady Lycia si stancarono di quello spettacolo, decisero di dedicarsi alla sodomizzazione dello schiavo, usando grossi strap-on. Lady Dana si mosse impetuosamente, mentre Lady Lycia fu più calma, ma si lavorò più a lungo il culo della vittima.
Straziato e sempre più umiliato, F, a quel punto, fu giudicato meritevole di una nuova pausa.
Dato, però, che le Aguzzine non intendevano lasciarlo dormire, venne incatenato ancora appeso, stavolta con le braccia dietro la schiena, sollevate verso l’alto, teso ed in punta di piedi.
Venne in fine lasciato da solo nella stanza buia, con l’ordine di meditare sulle sue colpe.

(continua)
 
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view post Posted on 15/3/2024, 09:46     +1   -1
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37

F era esausto, dolorante, affamato, assetato ed infreddolito. Respirava a fatica.
Il modo in cui era imprigionato gli consentiva solo minimi movimenti, che non gli permettevano di trovare requie. In quella condizione, la sua mente era sempre più confusa, ed incapace di formulare qualche pensiero di senso compiuto.
Ciò che provava, erano soprattutto sensazioni, dalla rassegnazione al panico, che gli imprigionavano il cervello, così come le catene gli immobilizzavano gli arti.
Gli rimbalzavano in testa le dure parole di Lady Lycia, il suo modo gelido di infierire sul suo corpo, usando attrezzi e manovrandolo come un osceno pupazzo.
Non osava immaginare a quali altre torture volesse sottoporlo prima dell’udienza e gli si gelava il sangue, se pensava a cosa avrebbe fatto di lui quando, come aveva annunciato, lo avrebbe avuto disponibile, senza le limitazioni dettate dalle procedure.
Poi tornava a ricordare le espressioni di Lady Prinz, ed il tono burocratico con cui aveva annunciato l’avvio del procedimento disciplinare nei suoi confronti. Le regole, che Miss Manuela aveva illustrato in un’asettica lezione, si erano calate nella sua realtà. La Lady aveva descritto le procedure e i ruoli delle Dominatrici, ma stavolta non parlava di norme astratte, bensì del suo corpo, di come e quanto sarebbe stato seviziato, punito, umiliato.
E tutto ciò derivava da un capriccio di Lady Susan. Se la rivedeva davanti, arrabbiata ed altera, a comandargli ordini incomprensibili. Poi, ripercorreva mentalmente le parole dette a Lady Lycia davanti a lui.
- Dobbiamo curare la repressione di ogni minima mancanza, anche solo accennata, ed educare gli schiavi applicando tecniche crudeli ed implacabili- così aveva detto.
Quella era la sua missione. Tortura e crudeltà erano i suoi strumenti, che sapeva usare benissimo. Nel suo modo di pensare, lo schiavo era condannato al terrore, ed F ormai ne era completamente vittima.
Non c’era scampo, poiché se qualcosa gli veniva risparmiato, era solo per infliggergli dopo, una maggiore sofferenza.
E quindi, si rivedeva davanti ancora Lady Lycia, Lady Susan e Lady Dana, che ridevano delle sue grida di dolore, lo ingiuriavano e lo minacciavano.
Aveva paura, proprio come le Guardiane volevano. E allo stesso tempo non aveva più né forza né desiderio di reagire al terrore.
Era uno schiavo, soggetto al dominio, e questo era tutto. Non poteva nemmeno pensare ad un’alternativa. Immaginare di sottrarsi al destino che le Aguzzine avevano voluto per lui, era una cosa impossibile. Poteva solo piangere, implorare pietà, umiliarsi sempre di più, sapendo che tutto sarebbe stato inutile.
Le Signore l’avrebbero tormentato, perché così volevano e potevano fare.
In quello stato di passività ed angoscia, trascorse le ore, fino a quando nella sala tornarono Lady Lycia e Lady Dana, pronte per rimettersi al lavoro su di lui.
Come di prassi lo ispezionarono, controllando i molti lividi, e non gli risparmiarono qualche stretta alle palle e torsioni dei capezzoli.
Poi, su iniziativa di Lady Lycia, lo staccarono dalle catene e lo fecero stendere, a pancia in su, sopra un tavolo che collocarono giusto sotto l’argano che scendeva dal soffitto. Gli legarono mani e piedi alle gambe del tavolo, regolando i lacci in modo che fosse ben teso. Quindi, scelsero due morsetti da applicargli ai capezzoli ed un altro da attaccargli sul prepuzio. Usarono una catenella per legare insieme i tre morsetti, e la passarono quindi sulla carrucola. Fattala passare attraverso quella, la regolarono in modo che passasse all’altezza della sua bocca, e quindi ancora in alto, fino ad una seconda carrucola. Fatto quell’ultimo giro, gli ordinarono di prendere la catenella fra i denti, e quindi l’estremità libera venne attaccata ad un peso, per farla stare tesa. In quel modo, la catena tirava i morsetti, strattonando capezzoli e pene della vittima.
F, comunque, riusciva a frenare la tensione stringendo la catena fra i denti, in modo che non tirasse eccessivamente. Era uno sforzo affrontabile, ma alla lunga, diventava pesante. Le due Aguzzine, d’altra parte, sembravano non avere alcuna fretta. Si trattava di una di quelle torture la cui efficacia si svolgeva nel tempo, ed evidentemente, c’era ancora da aspettare prima dell’udienza.
F, lentamente, cominciò a sentire dolore ai denti sotto sforzo. Riuscì ad evitare di non perdere la presa, ma, a causa di piccoli cedimenti, si vide costretto ad alzare la testa, mettendo sotto sforzo anche la muscolatura del collo.
Le cose peggiorarono, quando Lady Dana decise che era arrivato il momento di aumentare il peso, e quindi dare più forza alla trazione.
La tortura si manifestò in tutta la sua durezza.
F era in preda al terrore, che se avesse lasciato la catena, il peso avrebbe potuto tirare i morsetti, tanto forte da strappargli la carne di capezzoli e pene. Stringeva, quindi, sempre più forte e cercava di trovare una posizione con la testa, per attenuare la tensione della catena. Sudava.
Avrebbe voluto gridare, chiedere misericordia, ma non poteva aprire la bocca.
Tanto, lo sapeva, sarebbe stato inutile, perché le Aguzzine non avrebbero mai avuto pietà del suo stato.
A riprova di ciò, dopo un altro po’ di tempo aumentarono i pesi. E più tardi li raddoppiarono.
F. vedeva sopra la sua testa, il grumo di pesi, di varia forma, che lo tenevano in tensione. Stringeva i denti attorno alla catena, così forte che sentiva le gengive sanguinargli. Aveva la gola secca, ma perdeva bava dagli spigoli della bocca.
Impossibile dire quanto a lungo durò il supplizio.
Ad un certo punto, le Aguzzine cominciarono a togliere pesi, anziché metterli.
La tensione si alleggerì, fino a quando restò il solo primo originario peso.
A quel punto, Lady Lycia gli si avvicinò con un bastoncino, col quale cominciò a giocare intorno alla narice.
Sembrava un capriccio, un giochetto innocente, ma si rileverò ben presto uno scherzo atroce.
Solleticato, F starnutì, e contro la sua volontà mollò la catena. Fu uno scatto rapido ed inevitabile. Il peso scese velocemente, strattonò la catena e tirò violentemente i morsetti.
F avvertì il dolore lancinante del pene e dei capezzoli, che venivano bruscamente tirati. Un morsetto si staccò da un capezzolo, provocandogli una lieve ferita. Gli altri tennero, e rimasero in tensione finché Lady Lycia decise che si potevano staccare.
Nel frattempo Lady Dana rideva divertita, e commentava, dicendo che se lo schiavo avesse ceduto con tutti i pesi attaccati, l’effetto sarebbe stato molto più atroce.
Fu a quel punto che Lady Susan si affacciò sulla porta, della sala.
- Presto! – disse sbrigativamente. Rimettetelo in piedi, fra non molto inizierà l’udienza.

(continua)
 
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view post Posted on 21/3/2024, 11:58     +1   -1
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38

Lady Dana e Lady Lycia, impiegarono un po’ per rimettere in piedi F e, soprattutto, riportarlo in sesto quanto serviva per poterlo condurre all’Udienza.
Liberato da catene, pesi e morsetti, lo incitarono a suon di frustate per farlo alzare dal lettino a cui era stato immobilizzato.
F si rimise in piedi, ma non resistette a lungo. Senza sostegno, lo schiavo cadde in ginocchio, come sotto uno sforzo immane.
Allora le due Aguzzine gli lanciarono addosso una secchiata d’acqua gelida e lo pungolarono con colpi di scudiscio, fin quando, ansimando, F recuperò quel po’ di forze per reggersi appena sulle gambe.
A quel punto, gli misero sulle spalle una grossa trave metallica, a cui agganciarono collare e bracciali, in modo che potesse stare solo a capo chino, gravato dal peso dell’attrezzo, e con le braccia aperte. Le cavigliere furono unite con una catena che gli consentiva solo passi brevissimi, a sua volta attaccata ad un’altra catena fino al collare. Una postura molto umiliante.
In quelle condizioni, con la testa confusa ed il corpo dolorante, F venne sospinto dalle due Guardiane, armate oltre che dei soliti frustini e scudisci, anche da appositi pungoli simili a quelli usati per il bestiame.
Gli fecero attraversare lunghi corridoi, fino all’anticamera di un salone.
F non aveva idea se fosse già stato in quell’ala del Castello. Non era, in effetti, particolarmente interessato all’aspetto architettonico dell’edificio, di cui capiva sempre meno, anche perché tutti i suoi pensieri erano orientati sulla sofferenza di cui era vittima. L’unica considerazione che gli venne in mente, riguardava il fatto, che gli spazi frequentati dalle Signore avevano una luminosità ed un lusso inimmaginabili al confronto degli antri sotterranei dove gli schiavi trascorrevano gran parte delle loro giornate.
L’attesa nell’anticamera del salone, durò per almeno due ore, durante le quali dovette rimanere in piedi, controllato da Lady Dana e Lady Lycia, che si alternarono in questa incombenza.
Improvvisamente, le Aguzzine aprirono la porta e lo spinsero ad entrare in quella che era definita "Sala delle Udienze".
Si trattava di un ambiente piuttosto grande, di forma rettangolare.
Uno dei lati corti, era occupato da una piattaforma rialzata, sulla quale troneggiava un lungo bancone con vari posti a sedere, ancora vuoti.
Proprio davanti al bancone, più in basso, c’era il posto riservato all’imputato, con la consueta serie di attrezzi di imprigionamento e tortura pronti all’uso.
Si notavano una grossa gogna, una serie di pali, un inquietante tavolaccio con argani, una ruota, oltre ad altri banchi su cui erano depositati vari tipi di fruste, bastoni, catene, corde e simili.
Quella parte della sala aveva un pavimento piastrellato diversamente, evidentemente adatto ad essere lavato rapidamente.
Al di sopra, c’erano travi di legno da cui pendevano vari argani e carrucole, con ganci e catene.
Lungo uno dei due lati più lunghi erano dislocate altre gogne, probabilmente destinate ad ospitare altri schiavi.
Dalla parte opposta, c’erano alcune file di poltroncine, collocate su una pedana a gradini, sicuramente riservate alle Dominatrici.
Ad attendere F, spinto da Lady Lycia e Lady Dana, c’erano un paio di Dominatrici che si avvicinarono alle colleghe salutandole espansivamente.
Le Signore conversarono un po’ fra di loro, quindi, controllarono il corpo della vittima e le pesanti catene che lo imprigionavano.
Nel frattempo, cominciarono ad affluire nella sala altre Dominatrici, alcune delle quali sospingevano altro schiavi, nudi ed incatenati, da soli o a gruppi.
Prima che l’Aula si riempisse, Lady Lycia e Lady Dana portarono F verso il posto dell’imputato, e qui lo fecero attendere, in piedi, standogli ai lati.
Schiacciato dal peso della trave, F era forzato a tenere il capo chino. Riusciva, comunque, a sbirciare qualcosa di quanto gli accadeva intorno, ed avvertiva che la Sala delle Udienze andava riempiendosi di Signore e di schiavi. Le prime chiacchieravano ed andavano ad accomodarsi fra le poltroncine loro riservate. Gli altri, venivano condotti da alcune Guardiane verso le gogne, a cui venivano applicati, con il collo e le braccia bloccate e le gambe divaricate, incatenate ad appositi ganci infissi nel pavimento.
Nella Sala scese il silenzio quando fecero il loro ingresso alcune Signore che andarono a prendere i loro posti nella parte riservata alla Corte.
Lady Lycia e Lady Dana, si curarono di costringere F ad inginocchiarsi, mentre una delle Dominatrici appena arrivate, annunciava che si apriva l’Udienza Penale, presieduta da Lady Prinz.
Ad F, che pure non aveva particolari illusioni circa la qualità del trattamento a cui stava andando incontro, si gelò il sangue apprendendo di trovarsi nelle mani proprio di quella crudele Signora che, aveva intuito, era animata da un sadismo praticamente senza limiti.
Senza esitazioni Lady Prinz prese la parola.

- Inizia - disse, il procedimento inquisitorio nei confronti dello schiavo numero 45, appartenente a Lady Elena. Informo, che la Corte mi ha incaricato di presiedere questa Giuria, e seguire il caso fino alla sentenza. La Corte ha designato Lady Alexya a svolgere il controllo sanitario e Miss Manuela a seguire la difesa della vittima.
- Prima di procedere all’inquisizione - aggiunse subito dopo - voglio avvalermi delle mie facoltà di direzione del giudizio per raccomandare a Lady Alexya di non essere minimamente indulgente nei confronti dello schiavo. Frequentemente infatti riscontriamo che le vittime di torture, apparentemente giunte allo stremo, hanno invece ancora adeguate energie per sopportare patimenti maggiori e in questo caso, non c’è spazio per alcuna pietà, essendo alle prese con uno schiavo che in pochi giorni si è già reso colpevole di gravissime mancanze.
- Inoltre – proseguì - devo segnalare che la stessa Miss Manuela è l’autrice di due segnalazioni di gravissime colpe dello schiavo numero 45, che infatti, si è reso colpevole di aver rallentato l’attività istruttiva, nonché di avere disobbedito alla stessa Istruttrice. Peraltro, nella fase di accertamento preliminare, Miss Manuela ha dichiarato di non essere per ora interessata ad ottenere la punizione dello schiavo nel corso del presente procedimento, riservandosi di fare richiesta di azione disciplinare in altro momento. Rilevato quindi, che non sussistono incompatibilità all’interno della procedura attuale, la Corte ha designato Miss Manuela quale supervisore della difesa della vittima. Anche a lei, avvalendomi dei poteri di direzione del giudizio che mi sono stati affidati, raccomando estrema severità nei confronti dello schiavo, per evitare che qualche suo atteggiamento possa essere interpretato come indulgenza nei confronti di chi è responsabile di così gravi mancanze.
Lady Prinz, sottolineò queste sue parole dando una lunga e gelida occhiata alla più giovane Dominatrice, che, senza dimostrare preoccupazioni, si alzò dal suo scranno e chiese la parola.
- Assicuro - disse Miss Manuela non appena fu autorizzata a parlare - che non avrò alcuna indulgenza, e tantomeno alcuna forma di pietà nei confronti dello schiavo. Voglio precisare che mi sono avvalsa della facoltà di non chiedere la persecuzione delle sue colpe, da me rilevate, solo perché l’attuale giudizio è già ampiamente motivato dalle gravissime mancanze annotate da illustri Colleghe. Sarà sicuramente mia cura, agire in un successivo momento, durante il quale, potrò assistere, in qualità di parte offesa, alle punizioni che gli saranno impartite. Sono certa che Lady Prinz non avrà motivi per lamentarsi di come svolgerò il mio ruolo.
- Molto bene, allora - concluse Lady Prinz, mentre Miss Manuela tornava a sedersi, dopo questa breve introduzione, possiamo passare alla fase preliminare dell’inquisizione.

Fece una breve pausa, mentre apriva una cartellina, in cui, presumibilmente, erano contenuti gli atti della pratica.
Nell’Aula ci fu un sommesso brusio da parte delle Padrone spettatrici che sottolineavano la loro approvazione per quanto avevano udito fino ad allora.
F, da parte sua, era tanto frastornato e confuso, che nemmeno aveva capito ciò che gli succedeva intorno. Le parole delle Signore, gli sembravano solo un oscuro rituale preparatorio di nuove atroci torture, e si sentiva pervaso da un crescente stato di panico.
- Per l’apertura del procedimento - riprese Lady Prinz, viene data lettura delle annotazioni disciplinari a carico dello schiavo numero 45, di proprietà di Lady Elena. La prima è stata iscritta da Lady Cotton, che ha riscontrato una grave mancanza dello schiavo, avendo questi rifiutato il cibo durante il turno di alimentazione. Per tale colpa non era stato possibile procedere a punizione immediata, in quanto lo schiavo aveva altre incombenze e ciò comporta un ulteriore aggravamento della mancanza e della conseguente punizione. Chiedo a Lady Cotton, che è presente in Aula, se conferma il Suo desiderio di procedere all’inquisizione anche per tale colpa.
Lady Cotton, che si trovava fra il pubblico, si alzò e confermò la sua volontà.
- Ringrazio la Corte - disse, e chiedo si proceda con la massima crudeltà nei confronti del colpevole.
- Molto bene - riprese Lady Prinz. Si verbalizza la richiesta di Lady Cotton. La seconda annotazione è stata apposta da Miss Manuela, che ha riscontrato la colpa dello schiavo per avere causato rallentamento dell’attività educativa. Chiedo a Miss Manuela di confermare le proprie richieste sul punto. La Dominatrice chiamata in causa, tornò ad alzarsi dalla sua poltrona.
- Confermo la richiesta di tenere sospesa l’inquisizione pur confermando l’annotazione-
- A verbale - replicò Lady Prinz con tono burocratico.
- La terza annotazione è sempre a cura di Miss Manuela, e concerne la colpa dello schiavo per avere disobbedito ad una Istruttrice. La mancanza è aggravata, perché avvenuta durante l’attività educativa. Miss Manuela …??
Per la terza volta, Miss Manuela si alzò, ripetendo le esatte parole pronunciate in precedenza.
- Verbalizziamo anche questa volontà - riprese la Presidente della Corte.
- Altra annotazione, è stata formulata da Lady Mara, che ha riscontrato una scarsa resa dello schiavo durante una gara, svolta per il divertimento delle Signore.
Lady Mara ha apposto l’indicazione dell’estrema gravità in quanto il piacere delle Dominatrici è stato compromesso dall’atteggiamento del colpevole. Lady Mara conferma … ?
- Confermo - rispose l’interpellata alzandosi in piedi, e chiedo che si proceda all’inquisizione con estrema crudeltà, considerato che la colpa della vittima ha limitato il diletto di nobili Signore.
- Sia verbalizzata la richiesta di Lady Mara.
- La successiva annotazione è stata posta da Miss Phoria, che ha riscontrato uno scarso rendimento dello schiavo durante le esercitazioni in palestra. Anche questa colpa viene considerata grave, per la presenza di altri schiavi e per il fatto che la preparazione fisica è un obbligo preminente degli schiavi. Chiedo a Miss Phoria di pronunciarsi in merito.
- Confermo l’annotazione - replicò Miss Phoria. Anch’io chiedo che abbia luogo l’inquisizione per la colpa segnalata e auspico una pena particolarmente gravosa.
- Molto bene - commentò Lady Prinz.
- Fra le annotazioni negative riscontro anche quella di Lady Alexya, che in occasione dei controlli sanitari d’ingresso ha rilevato una certa lentezza dello schiavo nell’eseguire i comandi impartiti. L’annotazione non segnala circostanze di particolare gravità. Invito Lady Alexya ad esprimersi in proposito, segnalando che non sussistono incompatibilità, fra i ruolo di sussidio tecnico, svolto durante l’inquisizione, e la richiesta di procedimento.
- Ringrazio Lady Prinz per quest’ultima precisazione - rispose la Dominatrice incaricata della Sanità - Infatti, mi ero fatta uno scrupolo in proposito, che mi aveva indotto a sospendere la richiesta durante la fase precedente all’inquisizione. A questo punto, sono lieta di poter confermare la richiesta di procedere, anche se la colpa non va considerata grave, in quanto non ha creato disturbi alle Dominatrici e all’organizzazione.
- Verbalizziamo la richiesta di Lady Alexya - prese atto Lady Prinz. A questo punto, devo riscontare che lo schiavo numero 45, non era stato preliminarmente preparato, in relazione alla colpa annotata da Lady Alexya, per come ci ha illustrato, aveva sospeso la richiesta di procedimento. Avendo avuto ora la richiesta, è necessario che il colpevole venga sottoposto all’integrazione della preparazione. Invito dunque le Guardiane, Lady Lycia e Lady Dana, a infliggere seduta stante alla vittima, quaranta robuste frustate, che ritengo essere un numero adeguato, non essendo stata segnalata particolare gravità della colpa. Per praticità, lo schiavo sarà appeso con la traversa al collo. Le Signore, abbiano l’accortezza di tenergli le gambe aperte, in modo da poter assestare anche qualche frustata sul sesso.

F capiva poco, ma non ebbe difficoltà a comprendere l’ordine della Presidente della Corte, subito eseguito dalle due Guardiane, che sembravano smaniose di poter tornare a tormentarlo, come se non lo avessero fatto abbastanza.
Dopo aver subito le quaranta frustate, inflittegli a titolo di integrazione, F venne condotto nella solita cella, buia e senza finestre, dove venne nuovamente rinchiuso, con l'aggravante che, oltre all'incatenamento consueto, questa volta le perfide Guardiane ebbero cura, tramite una catenella fatta passare nell'incavo del ginocchio e agganciata al collare, di sollevargli la coscia destra, tirandola al massimo, fin quasi a toccare il petto. In quella tremenda posizione, bloccato alla parete e su di una sola gamba, F dovette trascorrere la notte.
Il pensiero al giorno dopo, e di quella che sarebbe stata la sentenza nei suoi confronti, lo tenne sveglio per tutto il tempo. D'altronde, le possibilità di poter dormire in quello stato, erano davvero nulle.

(continua)
 
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view post Posted on 22/3/2024, 12:53     +1   -1
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39

Le Guardiane prelevarono F dalla fetida cella, che era già mattina inoltrata.
A suon di nerbate e calci nelle terga, venne condotto in aula, dove Lady Prinz, dopo le premesse di rito, comunicò a lui e a tutto il pubblico presente quale sarebbe stata la tanto temuta sentenza.
Nemmeno nei suoi incubi peggiori, F avrebbe potuto immaginare una punizione più terribile.

- Tenuto conto delle numerose annotazioni negative - esordì la Lady - e del comportamento ancora ribelle e insolente dello schiavo 45, la condanna prevista è la seguente: detenzione nel "black hole" fino al termine del soggiorno al Castello. Inoltre, questa Corte dispone come pena accessoria la deportazione sull'Isola, per una durata da definire, previo consenso della Proprietaria dello schiavo 45, Lady Elena, la quale sarà immediatamente avvertita e si provvederà, di concerto con lei, a stabilire la durata del "soggiorno".
Rimane inteso che la Guardiane, a loro insindacabile giudizio, potranno prelevare il detenuto dal "black hole" per sottoporlo a dure sessioni di tortura, nei modi e nei tempi che loro stabiliranno. Così è deciso, la Corte si ritira.

A questo punto, nell'aula, dopo circa un minuto di silenzio totale, si levò un brusìo di intensità sempre crescente.
Non tutti nell'aula erano a conoscenza delle caratteristiche precise del "black hole", ma soprattutto, nessuno degli schiavi presenti, e anche alcune delle Dominatrici ultime arrivate, sapevano dell'esistenza dell'Isola.
Intanto Lady Dana e Lady Lycia, iniziarono immediatamente il trasferimento di F in quella che sarebbe stata la sua "residenza" per i prossimi dodici giorni, da dove sarebbe stato fatto uscire solamente per infliggergli tremende sessioni di tortura. Anche se il solo fatto di essere rinchiuso nel "black hole" era già di per sè una pena tremenda, come F avrebbe avuto modo di constatare.
Uscite dall'aula, con il fischietto che portavano appeso alla cintura, Lady Dana e Lady Lycia emisero due lunghi e acutissimi fischi. Nel giro di pochi istanti, le raggiunse uno schiavo pony, che trainava una specie di risciò. Le due guardiane si accomodarono nell'ampio e comodo divanetto, agganciando il guinzaglio di F, alla parte posteriore del "veicolo" e facendo schioccare la lunga frusta che vi era in dotazione, diedero il segnale di partenza allo schiavo pony. Sferzando in continuazione il povero "cavallo" gli fecero percorrere tutto il lunghissimo viale esterno, poi, fattolo deviare per un sentiero laterale, arrivarono in una zona un po’ defilata del grande parco del Castello.
F, con una corta catenella che gli univa le caviglie ed essendo naturalmente privo di calzature, vi arrivò con le piante dei piedi martoriate e sanguinanti, essendo tutto il percorso ricoperto di sassolini appuntiti e pietruzze taglienti. Con un deciso strattone delle briglie, bloccarono il risciò, sganciarono F, e con un violento calcio nelle terga, Lady Dana lo fece stramazzare a terra.
- Quella sarà la "suite" dove alloggerai nei prossimi giorni - disse con evidente compiacimento la Guardiana, indicandogli un coperchio metallico, posto a livello del terreno.
Fatto rialzare il poveretto, Le due Lady gli imposero di sollevare la copertura.
F, con evidente fatica obbedì, guadagnandosi ancora un paio di nerbate, per la lentezza con la quale stava completando l'operazione, a causa della prostrazione fisica in cui versava, e dell'eccessiva pesantezza del coperchio, costruito in ferro dello spessore di parecchi centimetri.
Sotto al coperchio vi era una grata, anch'essa in ferro, con le maglie larghe circa dieci centimetri. Sollevata anche questa, F vide con raccapriccio che il famigerato "black hole" non era altro che un buco nel terreno di forma rotonda, profondo circa due metri e con un diametro di poco più di uno, con le pareti rivestite anch'esse in ferro, e dal quale proveniva un odore nauseabondo di lordure di ogni tipo.
Ai lati del buco, due pali infissi nel terreno di circa tre metri di altezza, erano uniti da una barra trasversale, da dove pendeva un verricello, al quale, tramite un robusto gancio era attaccata una sagoma in ferro, a forma di corpo umano, di circa 50 cm. di spessore. La sagoma era chiusa nella parte posteriore da diverse barrette metalliche, mentre quella anteriore era completamente aperta. Azionando una leva, Lady Lycia la fece scendere, e con metodi brutali vi introdusse F, bloccandolo con i bracciali ai due lati della sagoma.

- Adesso ti seppelliremo qui per un po' - disse Lady Lycia - ma non temere: prima di sera, avrai motivo di distrarti, di sicuro qualche Signora avrà voglia di sollazzarsi un po' con le tue grida e verrà ad estrarti dal buco per darti una bella ripassata.
Ciò detto, L'aguzzina azionò nuovamente la leva, fintanto che la sagoma contenente il povero F, non ebbe toccato il fondo del buco.
Poi, staccato lo schiavo pony dalle aste del carretto, gli ordinò di richiudere la grata. Ma, prima che questi richiudesse anche il coperchio, lo bloccò.
- Non hai anche tu un urgente bisogno di liberarti la vescica? - chiese, con sguardo ammiccante, alla sua Collega. E senza porre tempo in mezzo, si accovacciò sulla griglia, scostandosi le mutandine.
Il getto, inondò completamente la testa dello schiavo, essendo che la sagoma aveva un'apertura nella parte superiore, evidentemente fatta apposta, perchè alla povera vittima segregata, piovesse sulla testa tutto ciò che veniva fatto cadere dall'alto. La stessa operazione venne ripetuta anche da Lady Dana, la quale, oltre al getto liquido, lasciò cadere nel buco anche qualcosa di più consistente.
Fattesi ripulire a colpi di lingua dallo schiavo pony, le Dominatrici a quel punto gli ordinarono di richiudere anche il pesante coperchio.
Infine, riattaccato lo schiavo al calesse, se ne andarono, sferzando selvaggiamente il poveretto per indurlo ad un passo il più veloce possibile.

F si ritrovò nell'oscurità quasi totale, l'unica sottile lama di luce, filtrava dal piccolo foro al centro del coperchio, dove passava la catena che reggeva la sagoma, alla quale il poveretto era bloccato. Immerso in quel fetido buco, che a giudicare dal terribile odore che vi ristagnava, non era sicuramente la prima volta che veniva usato come toilette dalle Dominatrici, venne colto da un senso di impotenza e di oppressione che mai aveva provato prima. Tra i mille pensieri che gli giravano per la testa, quello che le Aguzzine si sarebbero dimenticate di lui, e lo avessero lasciato lì a morire, era quello assurdamente predominante.
F era nella confusione e nel panico più completo, al punto tale che si augurò che lo avessero estratto da quel buco il prima possibile, anche se era consapevole che sarebbe stato solo per sottoporlo a lunghe e crudeli sessioni di torture e di patimenti.
Invece la giornata trascorse senza che nessuno si occupasse di lui.
F , intuì che fosse oramai sera, perchè dal foro sul coperchio non filtrava più alcuna luce e nuovamente tornò a coglierlo il terribile pensiero che sarebbe rimasto sepolto per sempre. Poi, convincendosi che questo non era possibile, la sua mente andava alla misteriosa Isola, dove sarebbe stato deportato alla fine della sua segregazione nel buco.
In cuor suo, si augurava che la sua Proprietaria, Lady Elena, non desse il consenso al prolungamento della pena o che comunque stabilisse una durata la più breve possibile.
In preda a questi molteplici pensieri, benchè tormentato dai morsi della fame e dall'arsura della sete, solo minimamente placata dall'aver lappato poche gocce dell'urina delle due Guardiane, F giunse ad uno stato di prostrazione tale che il tempo gli sembrò cristallizzarsi in quel buio totale e e cadde in un dormiveglia popolato da mille fantasmi.

(continua)
 
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view post Posted on 23/3/2024, 12:42     +1   -1
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40

Era mattina avanzata quando F fu riportato alla triste realtà dal cigolìo del coperchio che qualcuno stava rialzando.

- Buongiorno animale! Hai dormito bene? -
F non poteva vedere chi fosse, in quanto non gli era possibile il movimento della testa verso l'alto, ma gli parve di riconoscere la voce della giovane Miss Manuela. E nonostante lo stato di totale disorientamento in cui versava non si sbagliò: la Dominatrice era giunta lì, comodamente adagiata su di una lettiga sorretta da quattro robusti schiavi, ai quali, a giudicare dalle loro schiene, non aveva risparmiato una robusta dose di sferzate. Ad un suo cenno, i quattro portatori abbassarono la pesante lettiga e ad uno di loro venne ordinato di estrarre F dalla buca.
Una volta che il poveretto fu tirato fuori completamente, Miss Manuela risalì sulla lettiga, ordinò agli schiavi di rialzarla e, comodamente sdraiata sulle spalle dei poveretti, estrasse una specie di pistola ad aria compressa.

- Adesso mi divertirò a fare un po' di tiro a segno con la tua lurida carcassa - disse l'Aguzzina - ti comunico che i capezzoli e il tuo ridicolo membro valgono tre punti, il resto del corpo uno. Se non mi annoierò prima, intendo arrivare a cento. Inizia a contare ad alta voce!

Senza attendere altro tempo, Miss Manuela iniziò a bersagliare il povero F che ad ogni colpo doveva aggiornarle il punteggio.
I proiettili erano di una gomma non dura al punto da bucare la carne, ma abbastanza da essere molto dolorosi e da lasciare lividi bluastri ogni volta che arrivavano a segno.
Quelli da tre punti, che colpivano membro e capezzoli, fecero emettere a F delle urla disumane.
La povera vittima, era arrivata a contare 76 punti, frutto di una sessantina di colpi sparati, quando la Dominatrice, come previsto, si stancò di quel "gioco".

Fece ridiscendere la lettiga, comandò di riabbassare la sagoma che conteneva F e fece richiudere la grata.
Anche lei, prima della chiusura del coperchio, innaffiò abbondantemente F con il suo liquido organico.
Risalì infine sulla lettiga e continuò il suo giro del parco sulle spalle dei portatori.

F, ripiombato in quel buio angoscioso, con la pipì della Dominatrice che gli colava dalla testa lungo tutto il corpo, venne nuovamente assalito da quel senso di impotenza e di paura che aveva provato fin dal primo momento in cui era stato sepolto nel "buco".
le zone del corpo colpite dai pallini di gomma di Miss Manuela gli dolevano e pulsavano terribilmente, come se avesse ricevuto una scarica di legnate.
La fame e la sete erano oramai al limite della sopportazione e sempre più spesso era colto da stati di semi-incoscienza.

Fu verso il pomeriggio inoltrato che un gruppo di quattro dominatrici venne a fargli visita: le due Guardiane, più Lady Mara e Miss Phoria.
Erano arrivate ognuna a bordo del proprio calesse, trainato dai soliti schiavi pony. Dietro ad ognuna di Loro, agganciato tramite un lungo guinzaglio al retro del calesse, quattro schiavi che reggevano sulle spalle, ognuno, una cassa molto voluminosa e all'apparenza alquanto pesante.
A completare lo stravagante corteo, due cani di grossa taglia seguivano in coda.
Arrivate davanti al coperchio che celava il povero F le Signore, con un deciso strattone alle briglie, diedero il segnale agli schiavi pony di arrestarsi. Quindi scesero dai bizzarri carretti e, slegati i portatori, con ordini secchi e arroganti accompagnati da numerose nerbate, intimarono loro di aprire le casse e di disporne il contenuto a terra.
Una volta aperte le quattro casse rivelarono il loro contenuto: tovaglie, posate, bicchieri, numerosi piatti da portata, alcune bottiglie di vino e quattro tavolinetti di plastica pieghevoli. Una volta rimosso questo materiale, sul fondo delle casse comparvero alcuni dischi di ferro dall'apparente peso di diverse decine di kg.
Risultava chiaro, che questa "zavorra" non aveva alcuna utilità pratica, vi era stata messa come unico scopo, di far accrescere a dismisura la fatica dei poveri portatori.
Quando tutto fu disposto come avevano ordinato le Dominatrici, i pony furono liberati dalle catene che li bloccavano al calesse, furono messi a quattro zampe e lasciati a "pascolare" nel prato. Con evidente soddisfazione e perfidia, le Padrone consigliarono loro di "brucare" quanta più erba potevano, perchè solo al primo che fosse rientrato nella stalla sarebbe stata data una razione supplementare di fieno, mentre per gli altri tre quello sarebbe stato l'unico pasto della giornata.
Tutto era pronto per far risalire F dal suo terribile luogo di detenzione.
Senza attendere altro tempo, Lady Lycia intimò agli schiavi di sollevare il coperchio e di togliere la grata. Quindi azionò la leva di risalita.
Agli occhi delle Aguzzine e dei quattro schiavi, che nel frattempo erano stati messi nella posizione "in ginocchio", si presentò quella che a ragione si poteva definire una larva umana, dal respiro affannato, gli occhi semichiusi e con in testa ancora un po' di "prodotto" che Lady Dana gli aveva elargito in mattinata.
Il povero F faticò non poco per rendersi conto della situazione, anche se comunque capì di essere stato estratto dalla buca.
In cuor suo ne fu contento, benchè poco dopo realizzò che sicuramente sarebbe stato sottoposto a una nuova serie di torture, di patimenti e di umiliazioni. Ma il fatto di rivedere la luce del sole contribuì ad alleviargli quel senso di oppressione che provava quando era sepolto.
Infine, le Dominatrici, dopo aver ordinato ai quattro schiavi portatori la posizione "a quattro zampe", si sedettero pesantemente sulle loro schiene e diedero inizio a quello che, più che un pic-nic, aveva l'aria di una vero e proprio banchetto.
Dai piatti di portata, spuntarono delizie di ogni tipo, dalla carne alle verdure, dai formaggi ai dessert.
Il povero F, che dalla fine del processo nulla aveva ricevuto da mangiare nè da bere, osservava questo ben di Dio con le viscere che gli si contorcevano e ruggivano come una belva impazzita.
- Non temere schiavo, se i cani lasceranno qualche avanzo, forse alla fine rimarrà qualche morso anche per te - lo derise Lady Mara.
Anche i quattro pony che stavano "brucando" l'erba del prato lanciavano rapide occhiate furtive ai tavolini imbanditi, facendo estrema attenzione a non farsi sorprendere dalla Aguzzine, che certamente li avrebbero massacrati a sferzate se lo avessero notato.
I quattro schiavi sui quali le Padrone stavano comodamente sedute, invece, del cibo potevano solamente percepirne il profumo, avendo il divieto assoluto di muovere anche minimamente la testa, come ogni altra parte del corpo del resto.

Calavano le prime ombre della sera, quando le Dominatrici, rialzatesi, diedero ordine ai quattro schiavi di riunire in una capiente ciotola gli avanzi di quel sontuoso pranzo: bucce di frutta, croste di formaggio, bocconi di carne risputata e qualche cucchiaiata di dessert vennero riunite tutte insieme, con l'aggiunta di un paio di ossa rosicchiate dai due cani che avevano al seguito. Qualche ciuffo d'erba e numerosi sputi andarono a completare quello che sarebbe stato il pasto di F.
Liberato dai bracciali che lo tenevano bloccato alla sagoma e vincendo l'iniziale disgusto, F lo consumò con avidità animalesca sotto lo sguardo divertito delle Signore, dato che era il primo "pasto" dalla fine del processo.
Una seconda ciotola, ricolma di acqua anch'essa addizionata con la saliva delle Padrone, andò a placare l'arsura del poveretto.
Radunati i quattro pony, e fatto "riposizionare" F nella buca, il corteo prese la strada del ritorno, lasciando F alle sue angoscie e alle sue paure.

(continua)
 
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view post Posted on 24/3/2024, 12:34     +1   -1
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41

La condanna di F, proseguì in questo modo fino alla fine della pena.
La sua detenzione nella buca era interrotta solamente per essere sottoposto a lunghe sedute di tortura, a infinite serie di nerbate, a umiliazioni di ogni tipo.
Anche i suoi pasti non differirono molto dal primo, pur se la perfida fantasia delle Aguzzine riusciva ad aggiungere disgustose lordure ogni volta diverse.
Il fetore all'interno della buca era diventato oramai insostenibile, tanto che negli ultimi giorni le Guardiane lo facevano staccare dalla sagoma per poi tormentarlo in uno spiazzo adeguatamente distante.

Fu nel tardo pomeriggio del trentesimo giorno, che il poveretto, che nel frattempo aveva perso totalmente la cognizione del tempo, venne informato che la detenzione alla quale era stato condannato era finita e che, in attesa delle decisioni successive, sarebbe stato trasferito in una cella dei sotterranei del castello.
Qui F, libero da ogni incatenamento, trascorse la notte e benchè il locale fosse tutt'altro che comodo e spazioso, dopo i giorni trascorsi nel black hole, gli parve una specie di suite imperiale.

Al mattino venne prelevato da due Guardiane, le quali gli comunicarono bruscamente che la sua Proprietaria, Lady Elena, aveva dato il suo assenso incondizionato al prolungamento della sua pena e di conseguenza al suo trasferimento alla detenzione sull'Isola, ma che prima sarebbe stato messo a servizio per qualche settimana nella residenza privata di Lady Susan, in quanto la Dominatrice aveva bisogno di uno schiavo in più, da aggregare ai due che già possedeva, perchè aveva in programma dei lunghi festeggiamenti in occasione dell'anniversario dell'apertura del Castello.
Venne così rinviato il suo trasferimento sull'isola.

Ma F, non avrebbe avuto alcun motivo di rallegrarsene.

(continua)
 
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view post Posted on 26/3/2024, 11:09     +1   -1
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42

Lady Susan era a cena fuori.
Si immaginava la scena, e sogghignava fra sé, mentre inginocchiato a terra, puliva i pavimenti. Lo schiavo era, come quasi sempre, nudo. Aveva una catena che gli cingeva strettamente i fianchi, e gli passava fra le natiche ed intorno al pene. A quella imbracatura, era attaccata un’altra catena, che arrivava fino alle caviglie. In quel modo, ogni movimento con le gambe gli faceva tirare la catena che lo imbrigliava, provocandogli dolore. Per lavorare aveva le mani libere, così la Signora aveva pensato di stringergli il pene e lo scroto con una morsa, chiusa a chiave, che gli impediva eventuali capricci masturbatori.
F aveva le palle gonfie dal desiderio, a lungo frustrato, ma non avrebbe mai osato toccarsi, anche al di là dell’impedimento materiale, tanta era la preoccupazione di non finire il lavoro assegnatogli e tanto era il terrore dell’ira della sua Padrona.
Lady Susan era infatti notoriamente una delle Aguzzine più crudeli, non solo al Castello o all’Isola. La sua atroce capacità di infliggere patimenti, era esercitata ovunque, ed in quel modo soggiogava schiavi in abbondanza.
F sapeva che quella sera Lady Susan era uscita con la sua nuova conquista. Lui l’aveva invitata a cena, pensando di coronare così una bella avventura, ignaro che in poche ore lei lo avrebbe sedotto e reso sua vittima.
F ci era passato ed aveva ben presente il percorso che lo aveva trasformato in un servo senza dignità.
Con lui, a casa di Lady Susan, altri due schiavi conciati allo stesso modo di F, si affrettavano a fare le pulizie. Evitavano di guardarsi l’un l’altro, e non osavano parlarsi o farsi cenni, ben sapendo che la casa era piena di microfoni e videocamere che avrebbero scoperto la loro colpa. Del resto, non avevano nulla da dirsi. La loro unica preoccupazione era soddisfare i desideri di Lady Susan ed evitare, se possibile, una punizione grave. Nemmeno si illudevano di scampare del tutto le pene, perché la loro Signora trovava sempre qualche buona ragione per non essere contenta del loro lavoro.
Quando suonò il segnale, F non aveva completato la pulizia che gli era stata assegnata. Mancava poco, qualche mensola da spolverare e mezza stanza da spazzare, ma non c’era tempo. Raccolse l’immondizia che aveva fino ad allora accantonato, e la portò di corsa nel bidone, dove anche gli altri schiavi portarono la loro. Polveri, peli, e quant’altro raccolto, sarebbero state più avanti utilizzate come cibo per gli stessi schiavi.
F, abituato a lunghi e penosi digiuni, scacciò il pensiero con disgusto e con gli altri due, corse alle cantine, dove erano aperte le piccole celle con le porte automatizzate.
Avevano ancora pochi istanti per entrare, ognuno nel suo loculo scavato nel pavimento, stendersi a pancia in giù sul gelido pavimento, e allungare i polsi ai ferri, che ci sarebbero chiusi di scatto al comando del timer.
Si udì l’ultimo allarme. La morsa metallica bloccò i polsi di F. La porta di ferro corse nella guida e si bloccò, lasciandolo chiuso nel buio più assoluto.
Non restava che attendere. In poco meno di mezz’ora, Lady Susan sarebbe rincasata, con la sua nuova conquista.
Avrebbe ceduto subito, se già non lo aveva fatto, ai capricci sadici della Signora. Dopo qualche successivo incontro, gli sarebbe toccato di confrontarsi con gli altri schiavi posseduti da Lady Susan, o dalle sue amiche. Poi, passo dopo passo, sarebbe diventato succube senza speranza. Sarebbe stato educato all’Isola o al Castello, avrebbe conosciuto torture ed umiliazioni continue. F lo sapeva, perché ci era passato. E lo sapevano anche gli altri schiavi, che attendevano di poter vedere il nuovo acquisto, curiosi e speranzosi, di avere la presa della Signora un po’ meno pesante su di loro.
F non voleva pensare troppo avanti. A quel punto, nel buio e freddo di quella angusta cella, la sua principale preoccupazione era immaginare quanto pesante sarebbe stata la punizione che la Signora gli avrebbe somministrato il giorno seguente. Sperava che la nuova preda fosse divertente per Lady Susan, in modo che non facesse troppo caso alle sue mancanze nelle pulizie.
Non osava sperare di più, rassegnato a subire il peggio.

Lady Susan e due sue amiche, festeggiavano l’anniversario a modo loro.
Era già pomeriggio inoltrato, quando F fu tirato fuori dal suo cubicolo, in cui giaceva incatenato dalla notte precedente.
Non gli fu lasciato il tempo di sgranchirsi. Con gli altri due schiavi, che la Dominatrice teneva in casa al suo servizio, fu portato nel salone, dove quello che ormai era già il nuovo schiavo di Lady Susan attendeva di essere seviziato.
F e gli altri due, nudi, furono fatti inginocchiare ed i loro membri vennero infilati in una specie di apposita gogna metallica.
Nei loro culi, le amiche di Lady Susan infilarono senza tanti complimenti, grossi penetratori metallici.
Poi vennero loro ammanettati i polsi dietro la schiena.
Erano lì per fare da spettatori, ma anche loro avrebbero subito una tortura.
Gogna e falli, furono attaccati ad un impianto elettrico, che immediatamente cominciò a infliggere scosse, di durata e potenza variabili.
Sistemati così i tre schiavi di servizio, le Aguzzine si dedicarono al nuovo acquisto.
Evidentemente costui era già stato torturato, perchè portava vistosi lividi di frustate e bastonate. Implacabili le tre Signore lo appesero per i polsi, incatenati dietro la schiena, e lo strattonarono fino a fargli tendere le braccia più che potevano, facendolo stare in punta di piedi. Dopo averlo bendato, gli dissero che lo avrebbero frustato e turno, e che lui avrebbe dovuto indovinare chi gli stava infliggendo i colpi. Se fosse arrivato a 100 risultati indovinati avrebbe vinto lui, se invece avesse raggiunto 100 risposte sbagliate avrebbero vinto loro. Nel primo caso avrebbe ottenuto un po’ di tregua. Nel secondo, avrebbe dovuto subire una nuova dose di frustate.
Era un gioco senza speranza.
Le tre Aguzzine cominciarono ad alternarsi nell’infliggere scudisciate con vari strumenti.
Lo schiavo sbagliava a ripetizione, e la partita rischiava di essere troppo breve, così le Signore gli lasciarono guadagnare qualche punto.
F e gli altri due, erano tanto spossati dalla tortura che stavano subendo, la quale proseguiva nel totale disinteresse delle Dominatrici, che non prestavano nessuna attenzione all’andamento del sadico gioco. In definitiva, il nuovo schiavo perse la sua inutile partita e le Aguzzine si dilettarono a frustarlo ancora, implacabili, malgrado avesse ormai tutto il corpo coperto di lividi.
Quando, infine, si stancarono della loro vittima, lo lasciarono a penzolare mezzo svenuto.
Lady Susan, fece ai tre schiavi la grazia di regolare lo strumento elettrico in modo che le scariche fossero più rade e meno potenti, poi se ne andò con le sue amiche.
I quattro schiavi, nudi, furono lasciati nel salone, ognuno alle prese con la propria sofferenza.
Fu solo dopo alcune ore che le Aguzzine tornarono, per riportare F e gli altri due nelle celle.
Non fu dato loro di sapere cosa toccava nel frattempo al nuovo schiavo.
Mentre F, il mattino dopo sarebbe stato trasferito sull'Isola.

(continua)
 
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view post Posted on 28/3/2024, 12:04     +1   -1
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43

L’Isola aveva una forma grosso modo ad U.
La parte lunga orientale, rivolta verso la terraferma, era molto scogliosa ed attraccare da quella parte era pressoché impossibile.
Nella parte meridionale, la costa si abbassava e gli scogli non rappresentavano un pericolo. Lì era stato costruito un pontile, ma c’era un secondo attracco, all’interno di una specie di antro scavato dal mare, dove, fra l’altro, erano state ricavate alcune celle per l’imprigionamento degli schiavi in transito. Le Dominatrici, infatti, avevano previsto che le loro vittime passassero lì altro tempo, in condizioni molto gravose, prima di essere ammesse in superficie.
Nuovamente la costa si rialzava nel tratto occidentale, verso il mare, mentre all’interno della c’era una specie di laguna, con le rive degradanti nell’acqua.
L’Isola non aveva grandi dimensioni, ma non era nemmeno minuscola.
Soprattutto, aveva il pregio di essere completamente disabitata, cosicché le Signore avevano potuto acquistarla per intero e popolarla a modo loro, e di avere un territorio che consentiva di escludere ospiti e sguardi indiscreti.
Dal mare si vedevano solo gli scogli e le coste, senza appigli. Le rupi esterne, coperte di vegetazione dalla sommità, impedivano di intuire cosa ci fosse nell’altro versante.
La baia interna aveva un accesso molto stretto, e non transitabile da natanti. Solo dall’alto, si potevano vedere gli edifici e le opere che erano in corso di costruzione, ma si trattava di strutture molto semplici, del tutto normali per un piccolo villaggio turistico privato.
In sostanza, era solo sbarcando sull’Isola, che si aveva modo di capire quale genere di mondo avessero organizzato lì le Dominatrici.
Lady Susan si godeva il sole e l’aria frizzante seduta sul veloce motoscafo che solcava il breve tratto di mare dalla costa all’Isola.
Alla guida del natante c’era Lady Prinz, con i capelli mori al vento ed i seni pieni e sodi sotto la maglietta.
Le altre passeggere erano Lady Lycia, alta e magra, che portava un corpetto attillato e pantaloncini di pelle neri, e Lady Dana, che, come al solito, preferiva indossare uno spolverino grigio scuro col quale copriva le sue forme, tutt’altro che longilinee. La bionda Lady Susan, da parte sua, aveva messo un pullover per ripararsi dall’aria, dato che, forse anticipando la stagione, era salita sulla barca in bikini.
Sembravano un gruppo di amiche in gita e difficilmente si sarebbe potuto immaginare che, sotto coperta, trasportavano cinque schiavi, tra cui F, nudi ed incatenati, destinati a rinfoltire le schiere delle vittime che già erano state incarcerate all’Isola, la terra privata dove regnavano le Dominatrici.
I cinque erano stati stipati nello spazio ristretto sotto la tolda, stesi quasi l’uno sull’altro. Lady Susan li aveva visti scendere dal furgone ed essere spinti dentro il motoscafo, stupendosi di come potessero stare in quell’angusto ed improprio bagagliaio. Erano visibilmente stremati, sporchi e sudati, dopo aver atteso nel camioncino per oltre mezza giornata, sotto il sole. Certamente erano affamati ed assetati, dato che il loro viaggio era iniziato molto prima, e lo avevano dovuto affrontare in piedi, immobilizzati dalle catene, appesi per i polsi e imbavagliati, schiacciati l’uno contro l’altro, proprio come si addiceva a degli schiavi di infimo livello.
Lady Prinz, gli aveva subito spiegato che all’Isola avrebbero trovato un trattamento estremamente duro, a base di pesante lavoro forzato, torture ed umiliazioni.
Non aveva detto molto di più, ma quello che aveva illustrato, era più che sufficiente per eccitare le tre ospiti, da poco entrate nel giro delle Signore ed ansiose di sperimentare il regime di dominio assoluto che vigeva nell’Isola.

Pregustando il piacere di quella lunga vacanza, Lady Susan vide la costa avvicinarsi. Lady Prinz, descrivendo la geografia del luogo, disse che sarebbero entrate dalla parte interna; infatti, ignorò il pontile in cemento, la cui parte verso la riva era bloccata da un grande cancello con inferriate ed alte punte acuminate, per puntare alla caverna naturale lì a fianco.
Si tratta - spiegò brevemente - di un attracco realizzato centinaia di anni fa dai pirati locali. Abbiamo cominciato i lavori sull’Isola con questo restauro. Col primo gruppo di schiavi, abbiamo ripristinato l’accesso e la scala interna, che porta in superficie. Inoltre, abbiamo ricavato qui sotto quelle celle di cui vi parlavo: vedrete che sono molto funzionali.

La grotta non era particolarmente grande, giusto quanto bastava per tenere al suo interno il motoscafo in arrivo, ed un fuoribordo più piccolo attraccato lì. Il molo era un marciapiede di cemento, evidentemente appena costruito, che seguiva il perimetro dell’antro per quasi due terzi. Alla fine, dalla parte opposta a quella in cui era arrivato il motoscafo, degradava con alcuni gradini fin sotto il livello dell’acqua. E proprio lì, scavate nella roccia, c’erano due specie di piccole grotte, chiuse da grosse inferriate.
Ad attendere l’arrivo di Lady Prinz e delle sue tre ospiti, c’erano due Signore, che indossavano bustini di pelle, mutandine e sabot. Entrambe portavano i cinturoni, con appesi manganelli e fruste di varia foggia.
Costoro accolsero con grande entusiasmo le nuove arrivate e, ancor di più, sembravano smaniose di prendere in consegna la “merce” trasportata.
Sollevato il portellone della tolda, fecero uscire i cinque schiavi incatenati che immediatamente rabbrividirono, sia per lo sbalzo di temperatura, dato che nella caverna c’era molto più fresco che sul mare, sia sicuramente per il panico. Infatti, per quanto potessero essere arrivati fin lì consenzienti e consapevoli, era inevitabile per chiunque, provare paura davanti alla prospettiva di trovarsi alla completa mercè di Aguzzine tanto crudeli.
Ogni schiavo portava un bavaglio, formato da una sfera metallica infilata in bocca, tenuta ben stretta da un anello di ferro, stretto dietro alla nuca. Avevano i polsi ammanettati sul davanti, attaccati ad una bardatura di ferro, che stringeva i fianchi e, come una bizzarra cintura di castità, imprigionava pene e scroto come una morsa, per poi passare fra i glutei, spingendo negli ani delle vittime ingombranti penetratori. Alle caviglie, avevano altri anelli metallici, uniti da una corta catena, che obbligava a camminare a piccoli passi.
Le due Aguzzine li fecero schierare con le spalle alla parete rocciosa, per esaminarli rapidamente.
Tre di loro erano discretamente alti ed apparentemente atletici, uno era abbastanza sovrappeso, mentre F aveva un aspetto più malconcio.
Tutti erano stati rasati e depilati, in modo quasi totale, e anche i capelli erano rasati a zero, segno sicuro dell’essere stati per tempo preparati alla loro sorte.
Le loro parti sessuali, infine, erano striminzite e costipate, a causa dei morsi metallici che avevano dovuto portare fin dall’inizio del viaggio.

- Come vi ho già spiegato - disse Lady Prinz rivolta alle sue ospiti, questi animali adesso passeranno alcune ore in quelle celle che vedete laggiù. Ne metteremo tre in una, e due nell’altra, bene stretti fra di loro, come dei frocetti. Vedete che le celle sono per una buona metà sott’acqua, in modo che il freddo li geli per bene. Si frolleranno quanto basta, per iniziare degnamente il loro soggiorno sull’Isola.
Sogghignando per la spiegazione, le due Aguzzine, agitando i manganelli, fecero camminare i cinque schiavi fino alla fine del marciapiede.
Per metterli nelle celle, anche loro dovettero scendere i gradini, e mettere i piedi a bagno nell’acqua fredda. Le celle, però, avevano il pavimento molto più profondo, tanto che gli schiavi si trovarono con l’acqua a metà pancia. I primi tre furono stipati nella loro nicchia, che li conteneva a stento, con i polsi attaccati ad un gancio nella parete. F e l'altro, trovarono identica collocazione nella seconda cella.
- Più tardi - aggiunse Lady Prinz, salirà la marea, cosicché saranno in ammollo fino alle spalle. Abbiamo calcolato la profondità del pavimento, proprio perché il livello di immersione fosse sempre adeguato. Ovviamente, se ci fosse una mareggiata, l’imprigionamento qui sarebbe molto pericoloso, ed in tali casi ci tocca escogitare qualche altro sistema, per preparare gli schiavi alla loro sorte. Per quanto riguarda la sicurezza, comunque, non c’è nessun problema, perché anche dopo che saremo uscite da qui, resterà una telecamera a controllare la situazione e registrare ogni cosa.

Chiuse le celle, le due Aguzzine si asciugarono i piedi, e tornarono dalle amiche.
Tutte insieme, le cinque Signore imboccarono un pertugio, chiuso da una porta sprangata, che dava su una scalinata scavata nella roccia, tetra e buia.
Percorsero in silenzio il passaggio, finché uscirono all’aperto, da una specie di pozzo in mezzo ad un boschetto. Da lì erano già protette alla vista dal mare, e dinnanzi a loro, come disse Lady Prinz, si aprivano le meraviglie dell’Isola.
Lady Prinz guidò le tre ospiti verso una carrozza trainata da sei robusti schiavi, nudi tranne che per le bardature e le catene che li tenevano attaccati al veicolo. Le quattro Dominatrici si accomodarono a bordo e Lady Prinz con una lunga frusta fece partire la bizzarra pariglia.
Gli schiavi portavano minuscoli sandali allacciati con fibbie, che permettevano loro di percorrere a passo veloce il vialetto sassoso ed irregolare, in leggera salita. Il peso della carrozza e delle passeggere non consentiva una corsa veloce ma Lady Prinz, a suon di nerbate, indusse gli schiavi ad accelerare più che potevano.
Terminata la salita la strada si trovava in mezzo alla striscia di terra che costituiva la parte sud dell’Isola: si vedeva il mare sia da una parte che dall’altra ed era decisamente uno spettacolo naturale gradevole.
Le Signore, comunque, non si interessarono molto al panorama poiché dopo poco incontrarono lungo la via un gruppo di schiavi, nudi ed in catene, che attirò la loro attenzione. Con attrezzi rudimentali, diretti a frustate da una Signora, stavano sistemando il viale mettendo giù pietre e terra.

Lady Prinz fece rallentare la carrozza e, rivolta alle ospiti, spiegò.
- Queste bestie – disse – ci servono per svolgere i molti lavori necessari all’Isola, per renderla funzionale ed accogliente. Vi farò vedere come trattiamo gli schiavi qui: devono sopportare un regime di vita molto severo, segnato da lavoro pesante, torture, patimenti e privazioni. Cibo ed acqua sono razionati, il riposo è scarsissimo, e dopo ore di fatica, le nostre vittime devono servirci come trastullo per i nostri capricci.
Lady Susan, a vedere quegli uomini nudi, costretti al lavoro forzato, si sentì furiosamente eccitata. Lady Prinz se ne accorse e sogghignò.
- Mi piace la tua reazione - commentò. Già da stasera avrete la possibilità di usare qualche vittima e confido che saprai dimostrare adeguata crudeltà nell’infliggere patimenti.
Corroborata da quell’incitazione, Lady Susan, assicurò la Signora che sarebbe stata all’altezza della situazione. Lady Dana e Lady Lycia, per non essere da meno, si unirono a lei nel garantire che sapevano cosa fare degli schiavi loro affidati.
Con un nuovo sonoro colpo di frusta, Lady Prinz fece riprendere velocità agli schiavi e la carrozza riprese la corsa verso quello che era il piccolo centro dell’Isola.
Arrivarono, infine, a destinazione. Lady Prinz fece fermare il veicolo in uno spiazzo su cui si affacciavano un paio di edifici in pietra, qualche baracca ed altri fabbricati in costruzione. Il tutto era nei pressi di una piccola spiaggia che dava sul golfo interno dell’Isola. In giro c’erano un paio di squadre di schiavi che stavano costruendo le nuove strutture.
Lady Prinz lasciò che le ospiti si facessero un’idea del lavoro delle vittime, poi le invitò ad entrare nell’edificio principale, che aveva l’aspetto di una villa padronale.
All’interno c’era una gradevole aria fresca, frutto delle spesse mura in pietra con cui la villa era stata costruita.

- Questa - spiegò Lady Prinz, era una struttura che già esisteva ma abbiamo dovuto lavorarci molto per ampliarla e renderla funzionale… fortunatamente non abbiamo problemi di manodopera, perché abbiamo addestrato gli schiavi a diventare bravi muratori, naturalmente a suon di frustate e pesanti punizioni!
Le condusse in un’ampia sala, e qui le quattro Signore poterono accomodarsi su poltrone e divani. Subito comparvero due schiavi nudi, entrambi con il membro intrappolato in un cilicio, che portarono bevande e bicchieri.
- La struttura è ancora un po’ rustica - commentò Lady Prinz mentre sorseggiava il suo calice di prosecco, ma cerchiamo di non farci mancare qualche comfort. In effetti anche noi Signore siamo qui per lavorare, perché bisogna dirigere e sovrintendere le opere per la realizzazione dell’Isola secondo i progetti, ma c’è anche modo di svagarsi. Con l’abbondanza di vittime a disposizione abbiamo materiale adeguato per trastullarci e sono sicura che anche voi vi troverete a vostro agio.
Proseguì, poi, descrivendo l’andamento dei lavori e l’entità dei progetti. Spiegò come erano organizzati i massacranti turni di fatica e tortura degli schiavi e l’impegno delle Dominatrici nel sorvegliarli.
Le tre ospiti erano sempre più eccitate dalla spiegazione di Lady Prinz. Pendevano dalle sue labbra e insieme smaniavano per potersi divertire ai danni delle vittime che sarebbero state loro affidate

(continua)
 
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view post Posted on 30/3/2024, 13:34     +1   -1
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44

Lady Susan, che nel periodo in cui F era stato confinato nella Sua residenza personale ave-va familiarizzato con la sua proprietaria, Lady Elena, e si era impegnata di tenerla al cor-rente della vita sull'isola, approfittò di un momento di pausa per inviarLe un primo resoconto.

Carissima,
è un piacere scriverti per raccontarti delle meraviglie di questo posto.
Sono qui da meno di un giorno e già mi sento a casa, perfettamente a mio agio in un mondo che rispecchia i miei desideri.
Lady Prinz è splendida, sia come ospite che come Signora. Non sono da meno le Sue collaboratrici, le altre Signore dell’Isola e le mie compagne di esperienza in questa avventura che ci aiuterà a diventare perfette Dominatrici. Non nego che avevo qualche riserva su di loro ma la meraviglia di questo posto ha appianato ogni diversità di vedute e, anzi, ci ha fatto intendere benissimo tanto che già dopo poche ore ci siamo sentite come amiche da sempre.
Ti dicevo di Lady Prinz e di come ci ha accolte, mostrandoci le particolarità dell’Isola. Abbiamo viaggiato su una carrozza trainata da schiavi nudi, ed è stata la prima bella esperienza qui. Poi abbiamo fatto sosta nella villa principale del villaggio, servite da altri schiavi in catene. Quindi Lady Prinz ci ha portato a vedere i lavori di costruzione dei nuovi edifici. E’ un vero spettacolo vedere gli schiavi sudati, che faticano sotto i colpi della frusta delle Signore, che li dirigono e li sorvegliano. Le Dominatrici sono implacabili nel somministrare scudisciate ad ogni minimo rallentamento del lavoro, e spesso, da quanto ho visto, non perdono occasione per complicare la vita delle loro vittime, imponendo strumenti di costrizione e pratiche umilianti. Ti racconterò di queste cose con gli adeguati particolari un’altra volta, preferisco invece descriverti quello che è successo verso sera, quando tutti gli schiavi sono stati condotti, alla fine dei turni di lavoro, nel piazzale centrale.
Lady Prinz ci ha fatto passare in rassegna quella schiera di animali, ed è stato molto eccitante vederne tanti, tutti così succubi e piegati al dominio.
Tutti erano nudi, ma alcuni portavano pesanti catene ai piedi, altri erano costretti da barda-ture di corde o catene che visibilmente segavano le loro carni. Alcuni dovevano portare morsi che intrappolavano cazzo e palle, oppure avevano pinze che mordevano i capezzoli. Lady Prinz ci ha spiegato che cibo ed acqua sono strettamente razionati per gli schiavi, così anche le più elementari necessità divengono strumenti di patimento. Persino per pisciare e cagare, gli schiavi devono attendere l’autorizzazione delle Signore, e molto spesso questa è una buona scusa per infliggere punizioni.
L’occasione dell’adunata serale è stata usata per presentarci alle altre Dominatrici, che so-no parecchie, e ci hanno accolto con entusiasmo. Molto meno contenti, immagino, sono sta-ti gli schiavi quando Lady Prinz ha annunciato che, in nostro onore, tutti avrebbero ricevuto dieci frustate.
Inoltre, i pasti di coloro che ne potevano fruire, sarebbero stati dimezzati di quantità, e le punizioni previste per i colpevoli di qualche mancanza sarebbero state aumentate anche fi-no al doppio. Detto così il messaggio poteva non essere chiaro, ma ti assicuro che quanto è accaduto dopo è stato lo spettacolo più eccitante che fino a quel momento mi era capitato di vedere.
Uno alla volta, gli schiavi che non avevano motivi per essere puniti sono stati portati ad un palo nel mezzo del piazzale e qui, sotto gli occhi degli altri, hanno subito una breve ma effi-cacissima serie di dieci colpi somministrati con la frusta lunga e nodosa. Di questa tortura si sono occupate, dandosi il turno, alcune Dominatrici e la stessa Lady Prinz. Noi nuove arrivate smaniavamo tutte per potere intervenire, ma Lady Prinz in questo è stata inflessibile: la frusta lunga, ci ha detto, va manovrata con esperienza e non si può rischiare di sbagliare un solo colpo in un’occasione tanto solenne, alla presenza di tutti gli schiavi. Ci ha rassicu-rato che ci spiegherà come usarla e ci darà vittime su cui fare pratica, già nei prossimi giorni.
Dopo quel giro di supplizi, gli schiavi frustati hanno potuto ricevere quel poco di alimento che serve al loro sostentamento. Alcune Signore hanno dato loro delle ciotole, con dentro una scarsa quantità di una strana poltiglia dall’aspetto tutt’altro che invitante. Lady Prinz ci ha spiegato che era una specie di zuppa, in cui alcuni prodotti chimici sostitutivi di sali e proteine, sono mescolati ad erba, fango, sabbia ed altre schifezze. Il cibo è talmente poco che gli schiavi lo ingurgitano, mangiando nelle ciotole come animali, senza fiatare. Ad ogni buon conto, se dovessero lasciarne, sarebbero considerati colpevoli di disobbedienza, e per questo motivo condannati ad una pesante punizione.
Dopo quella specie di cena, gli schiavi di quel gruppo sono stati portati via, per essere rin-chiusi nelle celle che costituiscono i loro alloggi.
Lady Prinz ci ha spiegato che sono gabbie o botole, in cui vengono rinchiusi schiavi anche in gruppi, costringendoli ad un’oscena e degradante promiscuità.
Il momento migliore, comunque, iniziava allora perché era il turno delle punizioni degli schiavi colpevoli di qualche mancanza. Le infrazioni meno gravi accumulate durante la gior-nata ad insindacabile giudizio delle Sorveglianti, oltre alle nerbate immediatamente som-ministrate, comportano l’applicazione di torture dopo l’adunata e, in genere, la privazione anche di quel poco di alimentazione concessa agli altri. Per ognuno di questi schiavi, dunque, la Signora che aveva rilevato la mancanza faceva la sommaria descrizione del fatto e proponeva la pena, in decine di frustate o scudisciate. In genere le colpe riguardavano scarsa efficienza nel lavoro o l’avere commesso qualche errore e le punizioni proposte an-davano dalle venti alle quaranta nerbate. Le altre Signore commentavano con urla e schiamazzi finchè Lady Prinz concludeva stabilendo la pena definitiva, che poi veniva rad-doppiata per festeggiare l’occasione, come era già stato detto prima.
Gli schiavi condotti a questo supplizio sono stati otto ed anche a noi novizie è stato concesso di somministrare alcune scudisciate. Lady Prinz, in particolare, mi ha lasciato torturare un giovane schiavo condannato a quaranta colpi di verga metallica. E’ uno strumento di cui ho già una certa pratica e so bene quanto può essere efficace, soprattutto se i colpi vengono inferti di taglio e dove la carne è più tenera.
Sono stata tanto dura che quell’insulsa vittima ha perso conoscenza intorno al trentesimo colpo, così è stato necessario aspettare che si riprendesse per concludere la tortura. Lady Prinz ne è rimasta compiaciuta e mi ha fatto i complimenti per la mia crudeltà, pur raccomandandosi di non rovinarle troppo gli schiavi.
Dopo di me alla tortura è passata Miss Dana. Mi pare di avertene già parlato spiegandoti i motivi per cui mi sembrava una smorfiosa per nulla simpatica. Devo dire che quando ci siamo trovate insieme per il viaggio non sono stata per niente contenta. Non c’è un motivo particolare, ma se fosse dipeso da me avrei messo anche lei sotto tortura, solo per divertirmi a vederla soffrire. Per di più la tipa ha subito cominciato a mettersi in vista con Lady Prinz come se fosse già avvezza al ruolo di grande Dominatrice.
Vedendola alle prese con la sua vittima devo ammettere che ha un certo stile ed è certa-mente molto crudele come Aguzzina. Lady Prinz sembrava soddisfatta della sua prestazione e per ora io sospendo ogni altro giudizio.
Finite quelle torture, gli schiavi, senza cena, sono stati portati alle loro celle.
La serata però non era ancora finita perché restavano un paio di casi di schiavi resisi colpe-voli di mancanze che le Sorveglianti ritenevano di più grave entità.
Il primo schiavo ad essere giudicato fu trascinato di peso in mezzo al piazzale. Aveva brac-cia e gambe incatenate insieme dietro alla schiena ed era stato appeso così ad un palo per trasportarlo a spalla. Era di carnagione olivastra e sembrava giovane. Di certo era più ma-gro e malconcio della media di quelli visti prima, e si faceva notare solo perché aveva un cazzo decisamente sovradimensionato. Tu sai quanto io ami divertirmi alle spalle dei negri e dei meticci, così puoi immaginare il piacere con cui pregustavo il supplizio di quella vittima.
La Signora che lo aveva denunciato doveva pensarla più o meno come me, perché la colpa di quello schiavo non era molto diversa da quelle sentite prima. Si trattava, infatti, di una questione di poca efficienza sul lavoro, aggravata dall’aver rotto un qualche strumento da muratore.
Soprattutto, però, si considerava aggravante il fatto che lo schiavo fosse reduce da alcune punizioni nei giorni precedenti e che, malgrado ciò, il suo rendimento era peggiorato invece che migliorare. A volere essere ragionevoli era perfettamente comprensibile che lo schiavo dopo essere stato tanto frustato, privato di cibo e di sonno, fosse tutt’altro che efficiente al lavoro. Però, e tu lo sai bene, qui non si tratta di essere ragionevoli: il Dominio anzi si manifesta al meglio nella capricciosità, ed era proprio questo il modo migliore per piegare ad esso lo schiavo. Non c’era bisogno che Lady Prinz ce lo spiegasse e lo schiavo subì una con-danna esemplare: cento frustate sul posto e una settimana di reclusione dura, con torture e umiliazioni quotidiane fino al pentimento totale.
Questa pena era una novità, e Lady Prinz assicurò che ce l’avrebbe spiegata al più presto.
Così ho potuto assistere a quella lunghissima e pesantissima punizione che alcune Signore impartirono, alternando l’uso di vari attrezzi. La vittima è svenuta un paio di volte e le Aguzzine hanno atteso che tornasse in sé per riprendere la tortura.
Finito il supplizio lo hanno portato via di peso. Mi sarebbe piaciuto vedere dove lo portava-no, ma era già il momento di assistere al giudizio successivo e Lady Prinz ci ha fatte restare lì. Il nuovo schiavo era assolutamente diverso dal precedente: si trattava di un uomo di mezza età, pallido, grassoccio e non particolarmente dotato sessualmente. La Dominatrice che lo presentava, spiegò di volerlo fare giudicare perché durante il lavoro si era comple-tamente fermato. Per di più, mentre lei lo frustava per farlo tornare al lavoro, il tipo si era messo a leccarle gli stivali, chiedendo pietà ed accennando a masturbarsi. Per quel motivo la Signora gli aveva imposto un blocco al sesso, cioè una specie di grosso morsetto, che gli stringeva la base del cazzo per impedirgli l’erezione.
Lady Prinz rimase molto impressionata dalla descrizione di quella serie di infrazioni, che giudicò tutte estremamente gravi, infatti agli schiavi è proibita ogni sorta di eccitazione sessuale se non espressamente voluta dalle Signore. Decise, dunque, di punirlo non solo con una pesante serie di frustate, ma anche con una lunga sodomizzazione e poi con torture e reclusione per la durata di due settimane.
Così quel porco insulso è stato prima lungamente frustato e poi, incatenato ad un cavalletto a gambe spalancate, è stato inculato da varie Signore, armate di grossi strap-on. Anche noi nuove arrivate abbiamo fatto la nostra parte: dopo alcune Dominatrici anche noi abbiamo potuto armarci di falli finti e sodomizzare la vittima fino a stremarlo. Sai che quella è una pratica che ho sempre trovato divertente, e mi sono volentieri sfogata, anche se a pensarci, avrei trovato più gustoso torturare il ragazzo moro invece di quell’altro animale.
Quando abbiamo finito era già molto tardi e Lady Prinz ha deciso che era giunto il momento di sciogliere l’adunanza. Le restava da fare il controllo dell’andamento delle punizioni per le vittime condannate in precedenza a pene di lunga durata. Ci ha spiegato che, per quella volta, avevamo visto abbastanza e che in una successiva occasione ci avrebbe portato con sé. Così ci siamo tutte ritirate, ed è finita la mia prima giornata all’Isola.
Un bacio, Lady Susan.

(continua)
 
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view post Posted on 1/4/2024, 12:21     +1   -1
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45

Il mattino seguente Lady Susan si alzò di buon’ora, molto eccitata al pensiero del divertimento che l’attendeva.
La colazione fu servita nel salone, da schiavi bardati con catene e bavagli. Era intuibile che a loro toccava di preparare e portare cibi gustosi, mentre erano costretti ad un ferreo digiuno.
Compiaciuta da quel pensiero Lady Susan consumò l’abbondante libagione, prima che Lady Prinz annunciasse il programma della giornata.
- Andremo a vedere gli schiavi operai che sono già al lavoro - disse - così controlleremo se il rigoroso trattamento di ieri sera è stato utile a farli rigare diritti, o se servirà ripeterlo altre volte. Poi vi mostrerò gli schiavi in reclusione, e mi aiuterete nell’infliggere loro qualche tortura.
Non erano necessarie ulteriori spiegazioni per intuire che la giornata iniziava con i migliori auspici.

Uscirono che il sole stava già scaldando l’aria e per prima cosa videro le Sorveglianti che trascinavano per le catene F e gli altri quattro schiavi che il giorno prima erano stati lasciati in ammollo all’attracco del motoscafo. Avevano trascorso a bagno le ore più fredde della notte, ed erano visibilmente molto provati, col sesso rattrappito, costretto da morsi metallici. Lady Prinz spiegò che li avrebbero lasciati scaldare un po’, appesi in catene ai pali usati per le torture e poi, senza cibo né riposo, avrebbero iniziato un turno di lavoro fino all’adunata serale.
Camminando per i sentieri dell’Isola le Signore passarono accanto ai cantieri degli edifici in costruzione. La loro ospite illustrava ciò che si stava realizzando, ma Lady Susan era soprattutto ammirata dalla scena dei gruppi di schiavi che faticavano al lavoro, sotto la direzione inflessibile delle Dominatrici, armate di scudisci e fruste di varia foggia.
In gran parte gli schiavi erano semplicemente nudi, talvolta con strette bardature di catene che stringevano i fianchi e passavano fra le gambe.
Qualcuno aveva catene alle caviglie, oppure pesi attaccati ai piedi per rendere più penoso il movimento.
Qualche altro schiavo portava bavagli metallici o morsi al sesso.
In varie circostanze poterono assistere alle Sorveglianti che somministravano nerbate, per incitare le loro vittime nel lavoro.
Quelli maggiormente in difficoltà sembravano gli schiavi addetti alla realizzazione dei sentieri ed alla posa delle cordonate a fianco di aiuole, che dovevano lavorare restando curvi, spesso in ginocchio, e trasportare pesanti massi o sacchi di pietre.
Comune a tutti i lavori era il fatto che gli operai forzati non avevano strumenti; se avevano qualcosa, al più avevano attrezzi rudimentali, per cui ogni cosa diventava difficile e faticosa. Se a ciò si aggiunge l’effetto delle costrizioni portate da qualcuno, la continua minaccia delle frustate, la fame, la sete ed il caldo, era ben facile intuire quale tipo di supplizio fosse il loro lavoro.
Malgrado tutte queste difficoltà sembrava che la costruzione delle strutture procedesse bene ed in modo armonico, a dimostrazione, come diceva Lady Prinz, che “con una buona dose di frustate e con l’esercizio di un Dominio assoluto, si può realizzare qualunque cosa, oltre a divertirsi”.

(continua)
 
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view post Posted on 3/4/2024, 11:36     +1   -1
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46

Nuovamente, Lady Susan ne approfittò per mettere al corrente la sua nuova amica di come proseguiva la vita sull'Isola.

Cara amica,
finalmente ho potuto vedere come sono collocati gli schiavi sottoposti alla reclusione.
Ci ho pensato per tutta la notte, ma anche stamane non osavo insistere con Lady Prinz mentre ci accompagnava a vedere l’Isola e i cantieri a cui lavorano gli schiavi. Ma dopo pranzo la nostra ospite ci ha guidato fino al luogo dove sono collocate le gabbie, le celle, ed i pali usati per imprigionare quelle vittime che sono state condannate a trascorrere giorni e settimane sotto tortura.
Il posto è un piazzale vicino alla spiaggia, particolarmente caldo ed afoso, senza ombra.
Qui si notano subito due celle metalliche, praticamente dei piccoli cubi, sotto il sole.
In ciascuno di essi è rinchiuso uno schiavo, costretto ad un'immobilità pressoché totale.
Le celle hanno uno sportellino sul davanti. Nel primo caso lo sportello era chiuso e Lady Prinz lo ha aperto per consentirci di vedere che lo schiavo all’interno è incatenato con le mani dietro alla schiena, costretto a stare in ginocchio, con un grosso bavaglio metallico in bocca e delle specie di paraocchi addosso.
Basta uno sguardo all’interno per immaginare il supplizio della vittima, immobilizzata in un posizione assai scomoda, tormentata dal caldo e dalla sete.
Nel secondo caso lo sportellino era aperto e lo schiavo, analogamente incatenato e immobilizzato, aveva la bocca aperta e la lingua fuori.
Questo aveva un piercing sulla lingua, fatto con una specie di grosso chiodo, ed era costretto a stare in quel modo perché due sbarre metalliche dall’esterno dello sportello lo obbligavano a non muoversi. Non aveva bende sugli occhi ed era forzato a stare rivolto con il viso verso il sole.
Dagli sportellini usciva l’odore acido di escrementi ed urina.
Lady Prinz, al riguardo, ha spiegato che oltre alla sporcizia lasciata dagli schiavi reclusi, nelle celle venivano immessi liquami derivanti dalle latrine.
Mi sono soffermata soprattutto ad ammirare la tecnica usata per la seconda vittima, che ho trovato perfino più atroce di certe mie fantasie.
Un altro recluso stava legato ad un palo, con mani e caviglie unite insieme dietro alla schiena, in modo che potesse appoggiare solo con le ginocchia ad una base di pietra grezza. Questo era rivolto al sole ed era chiaramente disidratato, oltre che affamato e piegato dal dolore della scomoda posizione.
Lady Prinz ci ha detto che era lì già da qualche giorno e che riceveva solo un sorso d’acqua alla sera, dopo essere stato frustato.
Costui aveva il sesso rattrappito e vergognosamente esposto, segnato da lividi e stretto da corde.
Altri due schiavi erano incarcerati in una unica gabbia, sospesa da terra per qualche metro. Erano ammanettati, bendati ed imbavagliati, oscenamente abbracciati l’uno all’altro. Uno dei due era il moro con il grosso pene che avevo visto la sera prima.
Lady Prinz ci ha spiegato che quella gabbia, indubbiamente più comoda delle celle e del palo, rappresentava una prima fase di reclusione a cui avrebbe fatto seguito un trattamento di torture assai più pesante.
L’ultimo carcerato era l’altro schiavo condannato la sera precedente.
Questo era stato appeso per i polsi, in modo che avesse i piedi sollevati da terra, e appoggiava con le palle su una sbarra metallica. Tutto il suo peso, quindi, gravava sui polsi o sull’inguine e non aveva modo di scampare a quella pena. Per di più aveva grosse mollette ai capezzoli, che sicuramente gli infliggevano sofferenza, ed era completamente esposto al sole. Non portava né benda né bavaglio così si potevano udire i suoi gemiti che facevano da colonna sonora al supplizio degli altri.
Lady Prinz ci h consentito di prendere quest’ultimo a scudisciate. Così, a turno, ci siamo potute divertire a sue spese, fino quando non aveva più fiato per gridare di dolore.
Quelle ore sono state tanto piacevoli che ho perfino scordato l’antipatia di quella Dana.
Un Bacio, Lady Susan.

(continua)
 
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45 replies since 12/1/2024, 13:09   16858 views
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