Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

Le guardiane del tempo

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view post Posted on 16/4/2024, 14:41     +1   -1

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Sedicesimo episodio

Nel frattempo, la moltitudine di gente che circolava fino a poco prima si era diradata quasi completamente. I pochi passanti erano diventati frettolosi e quasi impauriti e, pur incuriositi, gettavano soltanto un’occhiata distratta verso quei due che sembravano pesci fuor d’acqua in quell’ambiente, soffermandosi ovviamente sulla donna e sul suo incedere marziale
“ Credo che sia il momento di tornare a Parigi” disse la donna dopo un centinaio di metri. L’uomo sospiro’ chiudendo gli occhi. Quella era una splendida notizia per lui
“ Sono contento. Significa che ora mi credete” Thula sorrise ma stavolta non si trattava di un sorriso dettato dal cuore ma era invece un sorriso amarognolo, di chi e’ convinta di aver fatto il proprio lavoro a meta’
“ Sono ancora certa che tu mi stia nascondendo qualcosa ma non posso provarlo. Vorrei aver messo tutti i tasselli di questo puzzle al punto giusto ma non ci sono riuscita. O forse, e’ tutta una mia impressione e mi sto facendo influenzare da alcune sensazioni che forse non hanno modo di esistere. Mah! Piuttosto, indicami un posto nascosto dove posso usare il mio teletrasporto. Non posso certo usarlo qui in mezzo ai passanti. Alla gente prenderebbe un colpo vedere mentre ci dissolviamo” John ci penso’ alcuni secondi
“ Venite. Ci sono alcuni vicoli dove passano pochissime persone e dove voi potete mettere in funzione quell’aggeggio portentoso senza che nessuno ci scopra” L’uomo fece strada incuneandosi in alcune stradine ma, benche’ la gente si fosse diradata, c’era ancora qualche passante che impediva loro di teletrasportarsi. Finalmente, dopo qualche minuto, trovarono una viuzza sgombra da occhi indiscreti. Thula prese il mano il suo teletrasporto e sorrise all’uomo
“ E’ finita John. La mia piccola indagine non ha portato a nulla. Mi dispiace soltanto che tu dovrai abbandonare la tua epoca per sempre. E’ escluso che tu ci possa far ritorno. Lo capisci, vero?”
“ Si signora. Anche se sarei stato contento di poter rivedere mio fratello. Quando saremo nel futuro, io vi rivedro’?”
“ Si, senz’altro mi rivedrai” Stavolta fu John a sorridere
“ Ne sono felice” disse. La donna gli afferro’ il mento. I suoi movimenti, i suoi gesti, erano inusuali per una donna di quell’epoca e appartenevano ad una femmina sicura dei propri mezzi, dominante, eppure l’inglese, pur essendo di un periodo completamente differente, ne era affascinato, talmente affascinato da sentire una poderosa erezione che lo stupi’ completamente, mentre la bocca della donna si avvicinava alla sua per poi baciarlo, prima con dolcezza e poi con passione, quasi con prepotenza. Thula senti’ sulla sua gamba l’erezione dell’uomo e ne fu compiaciuta, continuando a baciarlo con trasporto. Si lo avrebbe rivisto anche nel suo presente, ne era certissima ormai.

Anne Finger aveva avuto una dura giornata di lavoro e non vedeva l’ora di tornare a casa. Quel quartiere era diventato estremamente pericoloso negli ultimi tempi e camminava speditamente seppur stanchissima. Dodici ore di lavoro al giorno per una misera paga che le consentiva a malapena di non far morire di fame i suoi figli, in attesa che suo marito trovasse uno straccio di lavoro. Non era una gran bellezza Anne. Piccolina e rotondetta, aveva appena superato la soglia dei quarant’anni ed era ormai considerata vecchia per i canoni vigenti alla fine dell’ottocento. Portava i capelli castani raccolti e un fazzoletto colorato per coprirli mentre il suo volto portava i segni della sua dura esistenza con delle rughe profonde sotto gli occhi e agli angoli della bocca. Eppure, c’era stato un periodo in cui era considerata una ragazza carina. Bah, altri tempi. Praticamente una vita fa. Anche il suo vestiario, alquanto dimesso, contribuiva a dare l’immagine della donna lavoratrice sottopagata di quel periodo storico. Esattamente cio’ che era. Continuo’ a camminare di buon passo quando il suo sguardo fu attirato da una coppia perlomeno strana. Doveva trattarsi di due benestanti, stando a come erano vestiti. La sua attenzione fu attirata soprattutto dalla donna. Era molto alta, forse la donna piu’ alta che avesse mai visto a parte una volta che era stata al circo e aveva conosciuto una donna grassissima alta sui due metri. Gia’ ma quella non era grassa. Non ne scorgeva i lineamenti ma sembrava essere perfettamente proporzionata. Ma cio’ che attiro’ maggiormente la sua attenzione fu soprattutto per cio’ che stavano facendo. Si stavano tranquillamente baciando in mezzo alla strada. Una cosa inaudita. Cosa diavolo ci faceva una coppia della borghesia benestante nel suo quartiere di povera gente intenti a fare i propri porci comodi in mezzo alla strada? Sarebbe dovuta andare via e non vedere cio’ che quei due stavano facendo ma non pote’ esimersi. Doveva dirgliene quattro. Si avvicino’ di qualche metro e poi urlo’ con quanto fiato aveva in gola
“ Siete due svergognati” I due si staccarono. Thula osservo’ la persona che li aveva appena apostrofati ma non si preoccupo’ piu’ di tanto. Tra alcuni secondi sarebbero stati a migliaia di chilometri di lontananza e al massimo quella donna avrebbe raccontato alle sue amiche o al marito che aveva visto una coppia baciarsi in mezzo alla strada. Fatto inusuale secondo il costume dell’epoca ma niente di particolarmente strano. John invece rabbrividi’, quasi nascondendosi alla vista della nuova arrivata. La donna pero’ non aveva nessuna intenzione di finirla con un semplice insulto e prosegui’ avvicinandosi “Che vergogna! Fare i vostri sporchi comodi in mezzo alla strada dove vive gente timorata di Dio. Dovreste andare in galera per questo” Thula sorrise. Era un piccolo inconveniente che non inficiava la sua missione anche se quella donna continuava ad insistere. La Finger non era ancora completamente soddisfatta, infatti. Continuò ad avanzare guardando finalmente la donna in faccia. Dio, quanto era bella! Aveva dei lineamenti perfetti e rimase quasi a bocca aperta ad ammirarla. Poi cerco’ di osservare l’uomo che cercava quasi di nascondersi al suo sguardo. Si era messo di profilo rivolto verso la sua donna, con un braccio messo in modo da impedire la visuale completa del viso. Lei pero’ aggrotto’ le sopracciglia. Le sembrava di conoscere quel tipo. Strano perche’ era quasi impossibile per lei conoscere qualcuno che non fosse del suo quartiere e quei due, cosi’ vestiti, non dovevano esserlo. Eppure, quei baffi folti e quello sguardo……
Si avvicino’ ancora, stavolta in silenzio e poi sgrano’ gli occhi dallo stupore
“ Ma tu sei…” bofonchio’. Thula afferro’ la mano di John ed intervenne
“ Vi conoscete, per caso?”
“ Ma certo. Lui e’ John Terrence. Non lo riconoscevo a causa dei suoi abiti da gran signore ma e’ lui, non posso sbagliarmi”
“ E posso chiedervi come mai vi conoscete?”
“ Non usate quel tono con me soltanto perche’ siete ricca, almeno a giudicare dai vostri abiti”
“ Non era mia intenzione usare un tono del genere signora e me ne scuso se vi ho dato quest’impressione”
“ E allora perche’ vi interessa sapere in che modo io conosco quest’uomo? Non sarete mica gelosa di me? Io sono una donna per bene”
“ Non e’ questione di gelosia e non mi permetterei mai di fare un’allusione del genere. Vi prego, ditemi, come mai vi conoscete?” La donna scoppio’ in una risata
“ Come potrei non conoscere l’uomo che mi abita di fronte?”
 
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view post Posted on 19/4/2024, 16:58     +1   -1

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Diciassettesimo episodio

John Terrence aveva quasi sentito il terreno sprofondare sotto i suoi piedi. Era fatta. Quel tenero bacio che aveva ritardato la loro partenza da Londra poteva rovinargli la vita. Ancora una manciata di secondi e si sarebbe trovato a Parigi grazie a quello strano marchingegno capace si spostare le persone da un posto all’altro e invece aveva incrociato quella pettegola di Anne Finger. Ed ora lo sguardo di Thula non sembrava piu’ molto comprensivo. Gia’ sentiva la mano della donna stringere la sua ed il dolore pervadergli il braccio intero. Ora lei sapeva che aveva mentito e John ebbe quasi un brivido di paura al pensiero di cosa gli sarebbe potuto accadere. La soldatessa intanto, fece un sorriso di circostanza verso l’altra donna
“ Ci scusiamo di quest’inconveniente. Stavamo andando a casa di John ma ci siamo fermati per un bacio. E’ vero, siamo stati per lo meno sconvenienti ma cercate di capire. Noi ci amiamo ed era solo un bacio” La donna sembro’ comprendere ma insisteva sulla sua posizione
“ Si’ e’ stato molto sconveniente e dovrei chiamare un bobby”
“ Vi prego” fece Thula che poi estrasse una moneta da una sterlina “Voi siete una donna e potete senz’altro capire il mio stato d’animo. Tenete questa sterlina e proseguiamo insieme verso casa”
“ Una sterlina? Voi mi state comprando, signorina”
“ Oh no. E’ solo un piccolo risarcimento per essere stati cosi’ poco attenti alle regole del buon comportamento”
“ Addirittura una sterlina! Dovete essere molto ricca allora. Non mi ero sbagliata nel giudicarvi”
“ Si, sono ricca e spero che non sia una colpa”
“ Dovrebbe esserlo considerando come voi ricchi vi comportate con la povera gente come me”
“ Non fatemene una colpa signora…”
“ Anne Finger. E voi?”
“ Io sono Mary” menti’ la comandante
“ Beh, una sterlina puo’ farmi dimenticare di avvertire un poliziotto”
“ Ne sono felice, Anne. State andando a casa vostra?”
“ Certo. A quest’ora dove volete che vada una donna per bene dopo il lavoro?”
“ Certo, e’ ovvio. Quindi faremo la stessa strada. Anche noi stavamo andando a casa di John”
“ Non mi direte che una donna di classe come voi viene ad abitare in questo sudicio quartiere”
“ No Anne. Prenderemo soltanto alcune cose e ce ne andremo” La Finger guardo’ la bellissima donna dinanzi a lei. Le arrivava a malapena sotto il seno ed era in tremenda difficolta’ a stare a contatto con quella creatura cosi’ diversa rispetto a tutte quelle che abitavano il quartiere. Poi guardo’ John. Lo conosceva bene ma sembrava completamente diverso, forse per quegli abiti. Era stato veramente fortunato a trovare una donna cosi’ bella e ricca. Si sarebbe sistemato e i suoi problemi, ammesso che ne avesse, sarebbero scomparsi. Ma invece di sprizzare gioia per la sua nuova condizione, sembrava piu’ preoccupato del solito. E stranamente silenzioso. Ma non erano problemi suoi. Lei sapeva soltanto che quella sterlina piovuta dal cielo le faceva immensamente comodo. S’incammino’ lungo la St Mark street seguita come un’ombra da Thula che continuava a serrare la sua mano su quella di John. Incrociarono e poi superarono la Alie street e finalmente si immisero in Braham street, un altro agglomerato di palazzi vecchi e fatiscenti. Poche decine di metri e la Finger entro’ al numero 12. John Terrence aveva il suo cuore in subbuglio e la mano gli faceva sempre piu’ male chiusa com’era nella ferrea stretta di Thula. S’inoltrarono al primo piano e la Finger prese una chiave per aprire la porta di casa e sorrise ai due
“ Beh, siete arrivati. Non entrate?” disse la donna mentre Tuhla guardo’ a sua volta John
“ Allora caro, qual e’ la porta di casa tua? Domando’ sorridendo ma stringendogli ancora di piu’ la mano. L’inglese cominciava a sentire un dolore immenso ma taceva ed Anne Finger guardo’ la coppia senza avere la minima idea di cosa stesse accadendo
“ Ma cos’ha? Come mai non risponde? Beh, comunque la casa di John e’ quella” disse Anne indicando una porta situata di fronte, sulla destra della sua abitazione. Thula le sorrise a sua volta
“ Vi ringrazio Anne e scusate ancora per il modo indecente con il quale ci avete conosciuto” La Finger annui’ e richiuse la porta accarezzando la sterlina che si era guadagnata con il suo silenzio. Quella era stata una giornata veramente positiva.
Intanto, il sorriso era scomparso dal viso di Thula che guardo’ l’uomo. Oltre al sorriso, dal suo viso era scomparso qualunque accenno di comprensione nei confronti dell’uomo
“Apri la porta John e poi dentro faremo i conti” gli intimo’. L’inglese indietreggio’ impaurito
“ Non ho la chiave, signora” Thula lo afferro’ per il collo
“ Se pensi che questa scusa mi possa fermare, sei in grave errore” gli disse trascinandolo di nuovo di fronte alla porta quindi, con un calcio, ruppe facilmente la serratura dell’abitazione, trascinando poi l’uomo al suo interno. Diede una prima occhiata all’appartamento. Si trattava di una casa piccola, impolverata per l’assenza prolungata del suo proprietario, ma non eccessivamente malandata, segno che John, come aveva ampiamente capito, era si povero ma attento almeno alle elementari norme igieniche. Thula ordino’ all’uomo di accendere qualcosa per illuminare l’oscurita’ che avvolgeva la casa e l’inglese torno’ con una lampada a gas che la donna deposito’ sopra un tavolino di legno insieme al giornale che aveva comperato all’uscita del ristorante. Diede un’ulteriore occhiata. Si trovava in una specie di cucina priva di ogni cosa, a parte il tavolino e qualche sedia e la casa sembrava essere composta solamente da altre due stanze
“ Allora John, cosa mi nascondevi? Perche’ non volevi che io vedessi la casa?” Terrence respiro’ affannosamente. La fortuna gli stava di nuovo volgendo le spalle ma ancora aveva una speranza. Almeno fino a che lei non si fosse accorta di cio’ che possedeva. Maledetto il momento che aveva deciso di tenersi quei ricordini invece di disfarsene. E quindi doveva proseguire nel tenere quella linea. A tutti i costi
“ Non c’e’ un motivo, signora. Mi vergognavo di questa casa cosi’ povera” disse infine. Thula, per tutta risposta, fece partire uno schiaffo tremendo che riapri’ all’uomo la ferita sul labbro opera di Elana
“ Sto perdendo la pazienza, John. Finora sono stata accondiscendente ma non durera’ a lungo. Allora?”
“ Ve l’ho detto. Vi prego, non mi picchiate” piagnucolo’. La soldatessa lo afferro’ per la redingote alzandolo di peso senza nessuno sforzo e poi fece partire altri due ceffoni che fecero girare la testa dell’uomo a destra e a sinistra
“ Se c’e’ una cosa che odio e’ essere presa in giro. E trovo ancora piu’ insopportabile che a farlo sia un maschio. Quindi? Cos’hai da dirmi?”
“ Non ho nulla da dirvi. Guardate voi stessa” ripete’ John pulendosi il sangue che usciva ormai copiosamente dal labbro con il dorso della sua mano. Thula esito’ qualche istante. Non le piaceva picchiare un uomo, cosa che lei riteneva fosse da vigliacche, considerando l’enorme disparita’ di forza fisica, ma stavolta doveva farlo. Quell’uomo l’aveva presa in giro e meritava cio’ che aveva avuto fino ad ora e cio’ che sarebbe venuto. Lo lascio’ per un attimo e poi altri due schiaffi, stavolta ancora piu’ forti di quelli precedenti che mandarono l’uomo a sbattere contro il muro e poi a cadere rovinosamente a terra. L’inglese striscio’ cercando una salvezza impossibile in quanto la comandante fu subito di fronte a lui
“ Hai deciso di farmi perdere tempo, vero?”
“ Vi prego signora, abbiate pieta’” piagnucolo’ tremando l’uomo. Thula lo guardo’ con rabbia. Ora sapeva che le sensazioni che aveva avuto riguardo la sincerita’ di John erano concrete ma sembrava che nemmeno le percosse riuscivano a renderlo sincero e si chiedeva cosa mai nascondesse di tanto importante. Era impaurito e ormai singhiozzava senza ritegno, tuttavia non parlava. Se avesse continuato a percuoterlo, c’era il rischio di ucciderlo o comunque menomarlo gravemente e decise di smettere, almeno per il momento. Afferro’ la lampada a gas per avere un minimo di illuminazione e comincio’ a cercare. Ma cercare cosa? Nella stanza da letto trovo’ alcuni indumenti intimi gettati su una sedia e un mucchio di giornali vecchi, segno che a John piaceva tenersi informato. Guardo’ negli armadi ma trovo’ il vuoto. Con una mano alzo’ il letto e curioso’ sotto ma, a parte una montagna di polvere che la fece tossire, non vide nulla. Il corridoio, lungo e stretto, era desolatamente vuoto. Nessun quadro e nessun oggetto a parte un piccolo mobiletto ovviamente vuoto. C’era un’altra stanza e Thula cerco’ anche in quella trovandola pero’ ancora piu’ spoglia di quella precedente a parte una cassapanca dentro la quale la comandante rovisto’ e che, a parte alcuni indumenti estivi, non porto’ a nessuna scoperta sensazionale. Qualunque cosa ci fosse, era nascosta bene. Ora la rabbia si stava impossessando della donna. Afferro’ di nuovo John per un braccio facendolo roteare su se stesso e mandandolo a sbattere contro il muro
“ Ho perso la pazienza. Ti ridurro’ in un mucchio di ossa rotte se non mi dirai che cosa nascondi in questa casa” L’uomo fece silenzio e Thula lo colpi’ violentemente allo stomaco. L’inglese si piego’ in due rigettando buona parte del cibo mangiato a pranzo e poi si adagio’ a terra con le spalle addosso al muro. Doveva resistere ancora un po’ e poi tutto sarebbe terminato. Quella donna non era crudele e lo stava picchiando perche’, per la sua mentalita’, non poteva ammettere che un uomo le mentisse. Ma il dolore che provava per le percosse era tanto. Le donne del futuro erano incredibilmente forti e potenti ma non poteva mollare. Era stranamente convinto che, prima o poi, lei si sarebbe fermata. Thula volse lo sguardo intorno. Quella casa nascondeva un segreto talmente grande da impedirgli di parlare malgrado le percosse. Ma li’ non sembravano esserci segreti. Tutto era spoglio ma abbastanza in ordine, a parte un po’ di confusione nella camera da letto. Torno’ proprio in quella camera trascinandoci di peso anche John. Ricomincio’ l’ispezione aiutandosi con la lanterna ma non notava nulla. Inizio’’ a battere sui muri ma nessun rumore sordo che potesse segnalare qualche pertugio. Poi si chino’ e ricomincio’ a fare la stessa operazione con il pavimento, osservando nel contempo John e le sue reazioni e stavolta la noto’. Un’impercettibile movimento con gli occhi che si erano chiusi quasi sconsolati. Sorrise
“ Ci siamo, vero John?” L’uomo rimase silenzioso e Thula prosegui’ a battere sul pavimento. Sposto’ la sedia, alcuni oggetti e infine un piccolo comodino posto accanto al letto. Stavolta, il cambiamento di rumore ci fu ed anche piuttosto evidente. Il mistero che riguardava John Terrence stava per venire a galla. Aveva individuato la parte del pavimento con un evidente vuoto. Sarebbe bastata una lima per sollevare la piastrella ma Thula non voleva perdere altro tempo. Sferro’ un pugno e ruppe quella piastrella come se fosse burro, dimostrando all’uomo, semmai ce ne fosse ancora bisogno, la sua straordinaria potenza. Mise la mano dentro e trovo’ un recipiente di ceramica a forma rettangolare. Era un recipiente piu’ largo del foro che la soldatessa aveva appena creato con il suo pugno e dovette colpire ancora una volta il pavimento per allargare quel buco. Afferro’ quindi il recipiente con ambedue le mani portandolo in superficie. Aspetto’ alcuni secondi prima di aprirlo, godendosi quasi la sua vittoria
“ E’ questo il tuo segreto, John?”
“ Si, e’ quello” ammise sconfitto l’uomo
“ E valeva la pena sopportare le percosse?”
“ Si, ne valeva la pena”
“ Bene, vediamo cosa c’e’ di tanto sconvolgente” concluse Thula scoperchiando il recipiente. La prima cosa che noto’ fu l’odore. Un forte odore di alcool etilico che impregno’ le sue narici e poi chino’ la testa per guardare. I suoi occhi si dilatarono dalla sorpresa e poi volto’ lo sguardo verso John Terrence, ancora incredula per cio’ che aveva appena visto.
Tutto avrebbe potuto immaginare tranne quello.
 
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view post Posted on 23/4/2024, 15:58     +1   +1   -1

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Diciottesimo ed ultimo episodio

Thula osservo’ quelle cose contenute nel recipiente. Non ci volle molto per capire di cosa si trattasse. Per alcuni secondi barcollo’ incredula, poi ando’ in cucina dove aveva lasciato il giornale acquistato all’uscita del ristorante e capi’. Non poteva non capire. Torno’ indietro nella stanza da letto dove John era ancora seduto a terra nella stessa posizione in cui l’aveva lasciato, pesto e sanguinante e lo afferro’ per la spalla costringendolo a rialzarsi
“ Tu… Tu sei…” John Terrence sorrise sfrontatamente. Aveva uno sguardo diverso in quel momento e Thula rabbrividi’. Quello sguardo che quasi la stava per fare innamorare era scomparso
“ Si, sono io” disse infine sogghignando” Thula torno’ indietro per richiudere quel macabro contenitore. Dentro, aveva potuto notare almeno un cuore, un paio di fegati, parti di organi genitali femminili, un rene, parti di un orecchio e di un naso, parti di intestini, tutti contenuti in quel parallelepipedo di ceramica e mantenuti in un decente stato conservativo grazie all’alcool etilico. Thula torno’ dall’uomo e lo sollevo’ con tutta la rabbia che aveva in corpo colpendolo con un pugno tremendo al volto. L’uomo si riaccascio’ a terra dolorante e quasi impossibilitato a muoversi
“ Perche’? Perche’ ti sei macchiato di questi orribili delitti?” John sputo’ sangue dalla bocca
“ Perche’? Ormai la conoscete la mia vita. Datela voi una spiegazione, visto che siete tanto intelligente” La donna si mise a sedere sul letto con le mani in faccia per alcuni secondi. Poi guardo’ di nuovo l’uomo
“ Dunque, sei tu il famoso Jack lo squartatore?”
“ Sono cosi’ famoso anche dopo tutti questi secoli?”
“ Gia’” ammise Thula “Tu sei stato il primo serial killer che la storia ricordi. Una specie di mito”
“ Davvero? Non pensavo che sarei potuto diventare cosi’ famoso. E lo sono con il soprannome che mi sono affibbiato?”
“ Ovviamente. Anche perche’ abbiamo appurato che John Terrence e’ il tuo vero nome e pertanto, se lo avessi usato ti avrei riconosciuto”
“ Sono felice, sapete. Gli ultimi mesi sono stati molto difficili per me e sapere che il mio operato e’ diventato tale da essere ricordato anche dopo quattro secoli e mezzo, mi dà veramente una sensazione di gioia” Thula lo afferro per l’ennesima volta con rabbia, dopo le ultime parole dette dall’inglese. Lo scosse violentemente e poi lo getto’ di nuovo in terra. Respiro’ a lungo e solamente quando si rese conto di essersi calmata si rimise seduta per proseguire il suo interrogatorio
“ Perche’ hai scelto come nome Jack?” John scrollo’ le spalle
“ Sapete come mi chiamavano? Il mostro di Whitechapel. Non mi piaceva essere considerato un mostro e cosi’ mi sono firmato come Jack the ripper. Lo trovo molto piu’ congeniale”
“ Gia’, Whitechapel, il quartiere di Jack lo squartatore. Come ho fatto a non collegare le due cose?”
“ Non mi direte che ho fatto diventare famoso anche questo schifo di quartiere?” chiese l’uomo sempre sogghignando
“ Te ne vanti, a quanto posso vedere”
“ Beh, chi non se ne vanterebbe? Mi state appena dicendo che il mio nome rimarra’ famoso per tutti questi anni. E pensare che volevo solo attirare l’attenzione della gente di Londra”
“ E per attirare quest’attenzione hai mandato una lettera a Scotland Yard?”
“ Di lettere ne ho mandate tre. La prima, che inviai alla Central New Agency non fu nemmeno presa in considerazione. Credevano che mi stessi inventando tutto”
“ La classica lettera del mitomane” intervenne la donna”
“ E cosi’, alla seconda lettera, promisi che l’evento sarebbe stato doppio e cosi’ uccisi due donne nella stessa notte. Soltanto allora hanno cominciato a credermi, quegli idioti”
“ Ma perche’? Perche’ uccidere delle prostitute?” John Terrence scoppio’ in una risata nervosa
“ Davvero volete saperlo? Non ci credereste dopo quello che c’e’ stato tra di noi”
“ Ormai crederei a qualsiasi cosa. Avanti, dimmi il motivo”
“ Perche’ mi prendevano in giro. Tutte le donne che ho conosciuto mi hanno deriso. Deridevano il fatto che io non fossi un vero uomo” Thula lo guardo’ meravigliata
“ Mi stai di nuovo mentendo? Ho fatto sesso con te e ho visto con i miei occhi mentre lo facevi con Elana. Come puoi dirmi che le donne ti deridevano perche’ non ti consideravano un vero uomo?
“ E’ proprio questo che nemmeno io capisco. Possibile che non ve ne siete resa conto? Per me con Elana e’ stata la prima volta. Non mi era mai accaduto prima. Fino ad allora non mi era successo che il mio… Insomma, capite, vero?”
“ Non ti eri mai eccitato?”
“ No, mai. Ecco perche’ non volevo farlo con Elana. Era ovvio che se vi avessi detto che non ci riuscivo, non avreste creduto nemmeno al fatto che volevo farlo con Genevieve” Thula scosse la testa
“ E quindi, non volevi violentarla ma ucciderla”
“ Certo che la volevo uccidere. Dopo quello che mi avete detto sulle atrocita’ che commettete a chi si macchia di un omicidio verso una donna, dire che volevo soltanto farci l’amore mi sembrava la cosa meno rischiosa per me”
“ Perche’ hai scelto una ragazza normale dopo esserti dedicato esclusivamente alle prostitute?”
“ Sempre donne erano. Uccidere delle puttane era soltanto piu’ semplice che uccidere una donna normale ma a Parigi per poco un protettore non mi ammazzava. E cosi’ avevo deciso di cambiare il tipo di donna. Quando ho visto Genevieve ho deciso impulsivamente. Poi e’ arrivata Elana e il resto lo sapete” Thula si alzo’ andando incontro all’uomo e aiutandolo a rialzarsi
“ Tu sai che sarai punito gravemente per questo? Che quasi sicuramente la tua sara’ una condanna a morte?” John alzo’ le spalle
“ Lo so ma che posso farci? Ero quasi riuscito a farvi credere di essere una vittima. Altri dieci secondi e ci saremmo trovati a Parigi e invece proprio quella pettegola di Anne Finger, la mia vicina di casa, andiamo ad incontrare”
“ Sei stato sciocco tu. Se tu mi avessi detto che avevi una casa, io avrei fatto dei controlli ma forse non avrei trovato nulla di trascendentale. In questo modo, era ovvio che nascondessi qualcosa e non me ne sarei andata fino a che non avessi capito quale fosse il tuo segreto. Anche a costo di demolirti l’intera casa”
“ Avevo queste due scelte infatti. O farvi vedere la mia casa nella speranza che non trovaste niente di anormale oppure cercare fino all’ultimo di non farvela vedere. E ho scelto la seconda ipotesi. D’altronde, nessuno sapeva dove abitassi. Ho sempre fatto una vita molto riservata. Non ho amici ma solo conoscenze occasionali. E ce l’avevo quasi fatta. Era ovvio che poi, a questo punto, voi li avreste trovati i miei ricordini ma quando mi avete detto che volevate vedere la mia abitazione sono andato nel panico e ho dovuto rispondere d’istinto. E l’istinto mi aveva consigliato di dirvi che non avevo casa. Se potessi tornare indietro…”
“ I tuoi ricordini? Quei macabri trofei? Dio santo. Le violenze di tuo padre ti hanno fatto diventare uno degli assassini psicopatici piu’ pericolosi della storia. Quante donne hai ucciso?” John provo’ a ridere sputando altro sangue
“ Dieci. Finora me ne hanno attribuite solo sei. Che massa di idioti che ci sono nella polizia”
“ Pero’ ti stavano col fiato sul collo tanto da costringerti a venire a Parigi”
“ Gia’. Li ho sfidati con la storia delle lettere e si sono dati da fare ma erano ancora lontani. Pero’ ormai avevano capito che era uno del quartiere e bastava fare delle indagini piu’ a fondo e forse avrebbero scoperto tutto”
“ Adesso e’ quasi tutto chiaro. Jack lo squartatore non verra’ mai preso perche’ io ti portero’ nel futuro ed e’ la’ che sconterai la tua pena mentre invece, fino ad adesso, si e’ pensato che fossi stato talmente abile da evitare la cattura. E invece, se non avessi scoperto tutto io, probabilmente lo avrebbe fatto la polizia. Era solo questione di tempo”
“ A quanto pare, nessuno puo’ dirlo, nemmeno voi che provenite dal futuro”
“ Con certezza no, ma e’ abbastanza probabile. Quello che non capisco e’ perche’ a un certo punto hai cominciato ad uccidere. Hai vissuto per quasi trent’anni in modo abbastanza normale e poi questo irrefrenabile raptus omicida” Terrence si massaggio’ il mento dolorante dopo il tremendo pugno ricevuto e guardo’ la donna
“ L’anno scorso… No, un anno e mezzo fa. Era agosto e faceva un gran caldo. La sera avevo bevuto un paio di birre e poi mi ero messo a passeggiare per le vie di Whitechapel fino ad arrivare al punto dove si ritrovavano le prostitute. Ne incontrai una. Seppi dopo dai giornali che si chiamava Mary Ann. Volevo fare l’amore con lei ma non ci riuscivo. Tutto come al solito, a causa della mia maledetta impossibilita’”
“ E ti derise?”
“ Mi guardava con compassione. Uno sguardo che mi fece sentire una nullita’. Tirai fuori il mio coltello e le tagliai la gola. Cosi’ all’improvviso. Ero talmente arrabbiato che le tagliai tutto il corpo, dall’intestino agli organi genitali e mentre lo facevo sentivo di eccitarmi”
“ Vuoi dire che mentre ammazzavi quella poveretta avevi un’erezione?”
“ No. Prima di Elana non avevo mai avuto nessuna erezione. Mi ero eccitato nel senso che mi era piaciuto farlo e scoprii che desideravo farlo ancora e ancora e ancora”
“ Quindi, un’eccitazione mentale”
“ Chiamatela come volete ma so soltanto che non riuscivo a stare troppo tempo senza il bisogno di uccidere”
“ Tutto questo perche’ eri impotente?”
“ Non vi sembra un motivo valido per un uomo?”
“ Niente puo’ giustificare l’uccisione di una persona, soprattutto se effettuata in modo cosi’ crudele”
“ No? Questo lo dite voi”
“ Sei solo un assassino pazzo e psicopatico” disse Thula con rabbia
“ E famoso, a quanto mi avete detto”
“ Gia’. Piuttosto, continuo a non capire perche’ con me e con Elana tu sia riuscito ad eccitarti e fare poi sesso in modo abbastanza normale”
“ Me lo chiedo da due giorni. Forse perche’ siete ambedue molto piu’ belle delle donne con le quali non c’ero riuscito” Thula scosse la testa. No, non era quello il motivo, ne era sicura. Poi scoppio’ in una risata nervosa e quasi liberatoria. John la guardo’ incredulo “ Cosa ci trovate da ridere in questo modo?”
“ Davvero non capisci? Tu, il mito, il famoso Jack lo squartatore, il terrore delle donne di Londra non sei altro che un omuncolo incapace di eccitarsi con una donna in modo normale” John alzo’ di nuovo le spalle
“ E quindi?”
“ Continui a non capire, vero? Non riesci a comprendere perche’ con me e con Elana la tua sessualita’ e’ diventata improvvisamente normale? Semplicemente perche’ io ed Elana siamo donne superiori. La mia soldatessa ti ha picchiato e stuprato e tu ti sei eccitato. Con me hai avuto timore, hai avvertito quell’ovvio senso di inferiorita’ che un maschio deve avere nei confronti di una donna e queste sensazioni ti hanno portato ad avere di nuovo un’erezione in modo normale. Persino pochi minuti fa, quando ci siamo baciati, hai avuto un’altra erezione. Capisci adesso? Jack lo squartatore ha bisogno di una donna che lo faccia rigare dritto per eccitarsi. Una donna superiore come quelle che ci sono nella mia epoca. Per eccitarti, ti basta avvertire questa superiorita’ e poi lasciarti dominare. Non sei altro che un uomo che ama sottomettersi alle donne. Ovviamente, se queste donne hanno tutte le carte in regola per dominarti come le abbiamo io, Elana e tutte le donne della mia epoca” John Terrence chino’ lo sguardo. Ecco cos’era quella strana sensazione che avvertiva con Thula. Oh si, ora lo capiva e non poteva non ammettere che la teoria di Thula fosse la sacrosanta verita’. Tutto gli sembrava piu’ chiaro dentro di lui. Appena aveva compreso con chi aveva a che fare, aveva stranamente accettato la situazione ma soprattutto era rimasto affascinato da quel modo particolare di proporsi che avevano quelle donne. La violenza di Elana, ma anche la dolcezza mista a severita’ di Thula, i loro comandi, lo avevano intrigato a tal punto di avergli fatto desiderare di vivere un giorno con una donna del genere pur avendo capito che quel tipo di donna pretendeva la massima obbedienza e il massimo rispetto. E quelle parole della soldatessa venuta dal futuro gli avevano fatto capire che lui sarebbe stato disposto a qualunque cosa pur di stare accanto a una donna del genere. Una donna dominante. Quelle altre, quelle maledette puttane come quelle che aveva ucciso, che lo prendevano in giro senza poterselo permettere, dovevano morire. Erano donnette che avevano avuto quello che si meritavano, anche quelle che non lo avevano deriso. Tanto, lo avrebbero fatto senz’altro se avessero scoperto quale fosse stato il suo problema. Donnacce. Le sentiva ridere e quelle risate le sentiva anche in quel momento e dovette turarsi le orecchie per non ascoltarle. Maledetto e beffardo destino. Era stato ad un passo dal gettarsi alle spalle il suo passato fatto di violenza nei confronti delle donne per vivere un futuro completamente all’opposto. E il bisogno che sentiva in quel momento non era piu’ di sentire il loro collo per poterle sgozzare, non era piu’ di toccare il loro ventre per poi aprirle e spargere i loro organi come aveva fatto fino ad allora ma semplicemente di rimettersi ai loro ordini. Soprattutto se accanto a lui ci fosse stata una come Thula.
La soldatessa intanto, prese in mano il teletrasporto e inseri’ le coordinate dell’abitazione di Parigi. Il giorno seguente avrebbe portato John nel suo presente dove avrebbe pagato le sue colpe. Il mito di Jack lo squartatore era resistito per oltre 450 anni ma da allora in poi sarebbe stato soltanto un miserabile assassino con grossi problemi sessuali. Thula prese il giornale e rilesse con un sorriso ironico la prima pagina che intitolava, a caratteri cubitali:
ANCORA NESSUNA NOTIZIA SU JACK LO SQUARTATORE. LA POLIZIA BRANCOLA NEL BUIO.
Che idiota che era stata! Ma come accostare quel giovane al piu’ temuto serial killer della storia? Si mise il giornale sotto il braccio e prese poi il contenitore dove c’erano i macabri ricordi degli omicidi e che sarebbe servito da prova per il processo mentre con l’altra mano afferro’ il braccio dell’assassino. Era vissuto in un periodo sbagliato. Se fosse nato nell’epoca post Paula Gibb, sarebbe stato un normale uomo dedito alla sua donna, obbediente e scrupoloso. E anche un buon amante. La comandante sospiro’. La sua indagine aveva portato a un esito sorprendente ma si era finalmente conclusa e John Terrence avrebbe pagato i suoi omicidi quasi sicuramente con la morte. Le dieci vittime del famoso Jack lo squartatore potevano ora riposare in pace. Prima di spingere il tasto del teletrasporto, Thula sorrise. Il suo mondo, la sua epoca non erano ancora perfetti ma il potere nelle mani delle donne li aveva resi migliori. Si, nel suo presente, uomini come John Terrence non avevano motivo di esistere e questo la rese improvvisamente appagata. Ora poteva tornare al suo lavoro di routine e salvaguardare la vita di Genevieve. Ma sapeva che lo avrebbe fatto con uno spirito diverso. Il passato non doveva tornare. Mai piu’.



FINE
 
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