Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

Racconti d'autore: TRANSFERT, femdom, depressione, psicologia, obbedienza, sottomissione, bondage, trampling, feet fetish, indumenti, umiliazionii, hot wax, ricatto psicologico

« Older   Newer »
  Share  
-triskell-
view post Posted on 18/4/2024, 11:02 by: -triskell-     +1   -1
Avatar

T.P.E.
Italy_Flag3Italy_Flag3Italy_Flag3Italy_Flag3Italy_Flag3Italy_Flag3

Group:
Administrator
Posts:
6,718
Like:
+2,086

Status:


4

Fra tanti pensieri, non avrebbe indovinato quello che stava succedendo: o meglio, non si sarebbe mai aspettato di vederla in quel modo. La solita aria un po' casta ed un po' nerd erano completamente sparite. Niente maglione con il girocollo, niente occhiali circolari, niente gonne infinite o jeans scuri. Indossava un tubino elegante ma anche provocante, rosso, a gonna corta, con due fasce sottili ed intrecciate sulle spalle, che le lasciavano praticamente nude. Era un modello smanicato con ampio scollo a V e, probabilmente, lasciava molto scoperta la schiena. Anna lo guardava seduta sulla sedia girevole, e, diversamente dal solito, non era nascosta dalla scrivania, ma davanti ad essa, in piena vista. I capelli erano liberi da lacci, e cadevano morbidamente sulle e dietro le spalle.

Il trucco evidenziava con cura e senza eccessi gli occhi brillanti, ed il rossetto rosa delineava cromaticamente la morbidezza ed il taglio sinuoso delle labbra. L'abito era stretto sulle forme ben disegnate e piene della donna: e tutto quello che Silvio era solito immaginare o indovinare sotto quei larghi maglioni ora era palese e delizioso alla vista. La psicologa teneva le gambe elegantemente accavallate mostrando le lunghe cosce nude e le scarpe, non certo da ufficio, lucide e nere, aperte e dal tacco alto completavano la sua figura.

Silvio si ritrovò a deglutire osservandola, e rinunciò al saluto. Per qualche lungo attimo la dottoressa non disse niente. Dal nulla, poi, cambiò gamba d'appoggio, osservando il paziente, ed infine si alzò lentamente dalla sedia, con un gesto fluido che mise poi in mostra la sua altezza: con quel tacco, era di poco più alta di lui.

Anna sorrise, poi indicò la poltrona – leggermente reclinata – e Silvio non fece domande, ma ci si accomodò subito. Inspiro un poco, come in attesa.

«Non ti agitare, oggi non deciderai niente» spiegò Anna, mettendosi dietro di lui. Poteva vedere la sua figura dietro alla poltrona, grazie allo specchio alto ch'era posizionato dietro la scrivania dell'ufficio. «Ormai sono convinta di sapere cosa fare, per aiutarti. Devi solo fidarti di me...»

Silvio fece per parlare: «Mi spiace se ho...»

Ma si zittì subito, quando vide dallo specchio che la donna si indicava le labbra, dandogli l'ordine di restare in silenzio. «Oggi le cose vanno diversamente. Sarò io a parlare. E ad agire.»

Silvio cercò di rilassare le spalle e chiuse per un secondo gli occhi. Ascoltò le sue parole.

«Puoi smetterla di giudicarti. I tuoi desideri non ti spaventano e non mi offendono: oggi lascia stare ogni decisione. Molte delle tue ansie, delle tue paure, derivano da quanto peso ti metti sulle spalle» Silvio la vide avvicinarsi e poi sentì il morbido tocco delle sue mani sulla giacca. Aveva le mani molto curate, e smaltate di un lievissimo rosso. Si abbinava bene con il rosa delle labbra, che ora riprendevano a muoversi.

«Hai bisogno di tempo per non prendere nessuna decisione. Per non fare nessuna scelta. Ogni tanto è essenziale ricordarci che il mondo non si aspetta così tanto da noi. Che non siamo così importanti» gli massaggiò piano le spalle; l'imprenditore non disse nulla, anche se tutto quello che stava succedendo gli sembrava strano.

«Oggi voglio toglierti ogni peso, ogni scelta, ogni responsabilità... tu limitati ad ascoltare... » l'uomo serrò le labbra: era tanta la voglia di replicare, ma forse, forse era anche più forte il desiderio di lasciarsi andare davvero, per una volta. E non poteva non ammettere a se stesso che così vestita e curata, la dottoressa era anche meglio di come se l'era immaginata nelle sue fantasie.

«E ad obbedire. Non hai scelta oggi, no» lui ebbe un fremito e sentì una grande confusione a quel suo dire.

«Cosa vuol...» questa volta Anna per zittirlo gli mise una mano sulla bocca. Delicatamente, ma con fermezza. Lui guardò quella scena allo specchio e sentì la morbida pressione del suo palmo sulla bocca.

«Parla solo se te lo chiedo, Silvio: intesi?» lo domandò con gentilezza, ma non c'era possibilità di diniego, in quel quesito. Lui annuì e la donna allontanò la mano. Silvio chiuse gli occhi per un momento e quando li riaprì vede Anna che da un alto tavolino presso la poltrona leggeva qualcosa dal suo diario. Non sentiva ansia ora, ma un'altra forma di preoccupazione, del tutto diversa e più calda, stava volteggiando dentro di lui.

«Poi lei si mise dietro di me e mi tolse la cravatta con gesti fluidi» le sue mani scivolarono sul nodo, slacciandolo accuratamente, poi posero la stoffa in orizzontale, davanti ai suoi occhi. «E mi bendò lentamente, privandomi della vista.» Il buio lo immerse, ma riuscì a sentire la pressione della cravatta sulla nuca, poi i passi dei suoi tacchi, quindi le mani che gli slacciarono la camicia fino a quasi l'addome. Ebbe un fremito, ma non si mosse, neanche quando sentì il lieve graffio delle sue unghie sul petto nudo.

«Dal cassetto recuperò dei nastri di stoffa e con quelli mi legò le mani ai braccioli della poltrona» sentì altri passi, lenti, poi del rumore indistinguibile, quindi i movimenti delle sue dita lungo i propri polsi. Provò ad alzare di poco le braccia, ma capì che effettivamente era legato alla poltrona. «Questo non l'hai scritto, ma mi permetto di aggiungerlo» Anna camminò intorno all'uomo, legandogli il busto intorno alla sedia, così da bloccarlo ad essa.

«Io..»

«Shhhh » sentì di nuovo il suo dito sulle labbra. «Non fingere Silvio, non serve più: so cosa vuoi. So cosa ti serve. E niente di quello che succede qui dentro viene svelato. Io so cosa sei: non c'è niente di meglio che accettarsi» l'uomo tirò un grande respiro, e pur colmo di confusione, perplessità ed un filo di umiliazione, si sentì progressivamente liberato.

Quindi riprese a leggere, o almeno, la sentì citare più o meno letteralmente le sue fantasie: quindi sapeva cosa sarebbe successo, ma non credeva sarebbe stato possibile, per quanto era sceso nei dettagli.

«I fruscii della stoffa mi avvertono che lei si sta spogliando». Silvio non poteva aver certezza di quello che stava accadendo. E non poteva nemmeno togliersi la benda dagli occhi, avendo le mani legate. Ma sentì dei passi prima con i tacchi, poi senza, e nel mezzo rumore di stoffa, e qualcosa di leggero che cade a terra. Sentì il proprio cuore danzare più forte, ma non sapeva se lo stava solo prendendo in giro.

«Poi tirò indietro la poltrona, costringendomi a sdraiarmi» e su quello non ebbe dubbi: sentì il movimento della levetta meccanica, poi il piccolo senso di nausea di scivolare verso il basso, subito bloccato dalla nuova posizione. Ora era praticamente sdraiato supino sulla poltrona reclinabile.

Per qualche attimo Silvio non sentì più nulla. Rimase sdraiato nel buio, legato alla poltrona senza sapere neppure, con certezza, se la donna fosse ancora con lui. Provò a contare per dissuadersi, ma poi non resistette: «Anna?!» chiamò.

Arrivò veloce e sorpreso lo schiaffo sulla guancia destra, poi, di nuovo, il dito sulle labbra. «Non ti ho dato il permesso». Silvio si sentì sorpreso ed un poco umiliato, ma anche sollevato, lei era ancora lì.

Un attimo dopo, sentì la poltrona traballare leggermente, e credette di intuire che la dottoressa ci era salita sopra. Ma non c'era spazio per due: doveva essere salita in piedi sul bordo.

La conferma arrivò poco dopo, quando sentì la durezza e l'acutezza del tacco della sua scarpa sulla coscia. Sobbalzò a quel contatto, e strinse le mani sui braccioli. Quindi si morse le labbra per non parlare. Allora la sentì ridere: ed era un rumore cristallino e sensuale.

«Ci vado piano, per oggi, devo abituarti» la sentì dire, e quasi non riusciva a credere di aver davvero sentito quelle parole. Sentì dei movimenti, poi due tonfi a terra. Capì subito cosa era successo quando sentì la sensazione e la pressione meno dolorosa del suo piede nudo prima sulla coscia, poi sul petto, quindi tra le gambe. Giusto qualche secondo, prima che quella sensazione sparì. Forse teneva il piede alzato su di lui.

«Ora ti salgo sopra: debbo avvertirti, non voglio romperti» lui deglutì, poi sentì il suo peso sull'addome e per un attimo gli si bloccò il respiro, poi sentì entrambi i piedi sul suo petto. C'era un che di opprimente e leggermente doloroso, ma lei era leggera e sapeva come muoversi. Dietro quel fastidio, c'era una strana sensazione, a cui non sapeva dare nome. Un languore oscuro ed indefinito. E la voglia di guardarla, in piedi, sopra di lui. Ma non poteva.

«Apri la bocca» Silvio non aspettò molto: senza sapere perché seguì il suo ordine, e poco dopo sentì la pressione del suo corpo concentrarsi in un unico punto, su un solo piede, quindi sentì le sue dita sul mento, poi sulle labbra: con l'alluce seguiva delicatamente il contorno della sua bocca, poi, lentamente, mise le dita oltre le labbra. «Lecca ora» e di nuovo lui si ritrovò ad obbedire: baciò dapprima i suoi piedi, così morbidi e freschi, poi leccò la sua pianta, quindi le sue dita, mentre sentiva ancora il peso di lei sul petto. La sensazione di pressione ed umiliazione erano però ormai schiacciate da una strana e paradossale sensazione di libertà: quella della sincerità con se stessi. Quella dell'assenza di ogni responsabilità che forse mai aveva provato a tal punto.

«Basta per ora, avrai tempo... » allontanò il piede. Poi sentì il peso scivolare via. Solo per poco. Gli stinchi di lei si posarono, larghi, sulle sue spalle. Sentiva il suo profumo più forte, e la percezione delle sue cosce nude vicino al proprio volto. «E ora?» chiese divertita, pur senza svelare nulla. Ma Silvio sentì il suo corpo avvicinarsi, le cosce stringergli le guance e per un attimo entrò in contatto con una sensazione intima, sensuale ed umida con il proprio volto. Ora aveva la certezza che la donna era completamente nuda, per davvero. Sentì poi le dita fra i suoi capelli, che lo tenevano forte, ed ora lo guidavano verso di lei. Di istinto allungò la lingua, ma arrivò solo a sfiorare l'interno della sua coscia e forse, più tardi, la superficie della sua intimità.

Ma Anna lo fermò subito. «Non ti ho detto di baciarmi...» ma lo disse ridendo «Non oggi no» ed in quella implicita promessa di futuro Silvio vide una porta ancora indefinibile, fatta di desideri, di molte pagine scritte, di piacevoli paure. Sentì il peso del corpo di Anna spostarsi più in basso: il suo corpo strusciò contro di lui, e per un momento si ritrovò ad affondare il viso nella morbidezza del suo seno florido ed accogliente. Ma non ci si poté fermare, perché presto ogni peso era sparito dal suo corpo.

Si ritrovò di nuovo al buio, nel silenzio, e nel dubbio. Sentì poi un altro breve tonfo, poi di nuovo rumori di stoffa e qualche passo, prima nudo, poi di tacco. Che stava succedendo?

Passò almeno un minuto, e l'uomo stava per chiamarla, se non proprio per urlare, ma si morse la lingua per non farlo. Allora sentì una carezza sul volto, poi un bacio umido sulla fronte, poi un altro, lievissimo e rapido, sulle labbra. «Bravo Silvio... incominci a capire. Non è tutto più facile, così?» aveva quasi paura a rispondersi a quella domanda, ma si ritrovò ad annuire. Poi sentì sciogliersi il nodo sulla mano sinistra, quell'arto era libero, ma per ora non lo mosse: non avrebbe voluto interrompere questo momento, e tutto quel percorso che sembrava iniziare. Si sentì già meno libero, con una mano slegata.

«Puoi liberarti ed uscire da solo ora... la strada la sai» Anna lo congedò. Lui rimase per qualche momento immobile, poi tirò un sospiro incerto.

Sentì i suoi passi, poi la sua voce, che conteneva uno splendido sorriso: «Non ti preoccupare, ci vediamo settimana prossima, abbiamo un intero diario da realizzare... e non ci pensare... non hai nessuna scelta».

Silvio si ritrovò a godere di quella strana minaccia, e fu senza pesi sul cuore, che si liberò degli altri lacci, per prepararsi a tornare verso casa.

(continua)
 
Top
8 replies since 14/4/2024, 11:17   2778 views
  Share