Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

Posts written by -triskell-

view post Posted: 11/5/2024, 13:05     Il fuoco della vicina - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Un breve racconto, come sempre trovato sul web, dal sito Erzulia, autore anonimo
===================================================

Tornai dall’ufficio alla solita ora, troppo presto per cenare, troppo tardi per fare qualsiasi cosa.
Vivevo da solo da due mesi ormai e la vita da single mi piaceva molto, anche se a volte la noia di una casa vuota può essere fastidiosa.
Mi buttai sotto la doccia per lavare via la stanchezza e per pensare cosa avrei potuto cucinare quando mi venne in mente di avere in frigorifero una pizza surgelata; comoda, semplice e veloce: ideale vista la mia attitudine culinaria.

Rimasi come al solito in calzoncini e maglietta, annoiato, sintonizzai la tv su una serie tv e mi accesi una sigaretta guardando i miei venticinque anni passare.
Una seria storia d’amore sola e soltanto con una ragazza, troppo brava per me; purtroppo per me anche lei se ne accorse.
Un buon lavoro che mi permetteva l’indispensabile e anche qualche vizio, una famiglia abbastanza lontana per essere amata, niente di più di un normale per un ragazzo più vicino ai trenta che ai venti.

Mi ricordai allora, del biglietto trovato sulla porta il giorno precedente:
“Sono arrivate le bollette, domani gliele porto”, firmato Giulia.

Era la mia padrona di casa, una bella donna di quarant’anni, sposata, con due adorabili figlie, che mi ricordava le incombenze economiche del mio status di inquilino.
Pensai a come mi era apparsa il giorno del colloquio per prendere in affitto il suo bilocale. Ricordai i pensieri che avevo fatto sul suo corpo immediatamente dopo averla vista, pensieri, che poi scemarono lentamente, dato che dopo due mesi di convivenza da dirimpettaio ero riuscito a vederla solo due volte. Beh, meglio così, non mi piacciono le persone che non riescono a farsi gli affari propri, anche se per una donna del genere mi sarebbe piaciuto occuparmi dei suoi “affari”.

Realizzai di essere ancora seminudo, cercai un paio di jeans ed una maglietta, tanto da rendermi presentabile. A quel punto non rimaneva che aspettare il campanello.
Dopo circa quattro sigarette il campanello suonò, corsi verso la porta e la aprii.
Sul pianerottolo c’era la signora Giulia, evidentemente appena tornata dall’ufficio, pensai guardando il suo abbigliamento: gonna corta ed aderente, camiciola bianca fin troppo slacciata, trucco leggero ma intrigante e infine, delizia per me, scarpe aperte col tacco alto almeno dieci centimetri.
Quanto mi sarebbe piaciuto lavorare con lei se tutte le mattine me la fossi trovata davanti vestita così!

– Buona sera Andrea, sono venuta a portarle le bollette. –
– Salve signora, si ho letto il biglietto, entri pure. –
Con un fare abbastanza intimidito entrò a casa mia ed io per rispettare i soliti convenevoli le chiesi le solite cose idiote: il marito, le figlie, eccetera.
Con mia somma sorpresa lei mi rispose di essere sola da una settimana in quanto il marito e le figlie si trovavano a casa della nonna in Piemonte che stava molto male.
Solita frase del tipo: mi dispiace, succede a tutti prima o poi, e altre idiozie del genere.
Lei si sedette sul divano, mentre io le preparavo l’aperitivo, mi girai per dirle che ero rimasto senza ghiaccio ... quando il ghiaccio arrivò dritto nelle mie vene!
La signora Giulia si era accomodata in modo che la sua gonna corta divenisse ancora più corta, lasciando scoperte quasi tutte le coscie.
Mi fermai senza parole guardando dove lei evidentemente voleva che guardassi. Sorridendo mi disse:
– Sei senza parole, ti vedo strano, se non ti senti bene torno a casa.
– No, signora Giulia, mi scusi ma mi sono accorto di non aver più ghiaccio.
Lei mi guardò profondamente negli occhi e mi fece capire con un gesto che non aveva importanza, mi chiese se volevo sedermi vicino a lei, visto che negli ultimi giorni si era sentita un po’ sola a casa. Io ovviamente, col sentore che sarebbe successo qualche cosa, le risposi sedendomi:
– E' un problema che ci accomuna, proprio cinque fa stavo pensando che sarebbe stato bello cenare con una persona e parlare del più e del meno una volta ogni tanto.
– Se è un invito a cena accetto, tra coinquilini ci si deve sorreggere.
Io non la consideravo certo una vicina di casa, ma una splendida donna che aveva scelto il mio divano per riposarsi. Con un pizzico di orgoglio maschile sorrisi a me stesso.
Seduti vicini, guardammo i soliti programmi mediocri, mentre cercavo il modo di essere sicuro che da quell'atteggiamento sbarazzino la signora Giulia stesse tramando qualcosa. Pensai di allungare una mano verso le sue gambe distese, ma la cosa mi sembrò troppo da adolescente. Così valutai l’opportunità di accendere una discussione calda da farle scoprire i suoi disegni ma non sarei riuscito a dire niente di sensato. Tuttavi la mia buona stella mi evitò qualsiasi azione.
Inaspettatamente Giulia si spostò girandosi con la schiena verso il bracciolo e allungando le sue splendide gambe velate di calze color carne sulle mie.
Sorridendo con un’espressione non certo innocente mi fece:
– Sapessi quanto ho camminanto oggi in ufficio, mi fanno male i piedi, ti dispiace se li appoggio sulle tue gambe?
Rimasi esterrefatto, le sue coscie ed i suoi splendidi piedini vicini al mio sesso !
Lo stupore lasciò, però presto il posto al nervosismo, infatti, la mia eccitazione dovuta alla vista delle sue estremità e all’odore dei suoi piedi che effettivamente dovevano aver camminato parecchio si rivelò in un baleno, gonfiando inequivocabilmente i calzoni.
Dopo pochi secondi in cui lei fece finta di nulla, cominciò a muovere impercettibilmente i piedi calzati stupendamente, proprio sul mio sesso, la reazione fu immediata, sudore freddo, faccia paonazza e desiderio irrefrenabile di iniziare a leccare qualsiasi cosa lei mi avrebbe dato.

– Cos’è non hai mai visto le gambe di una donna?
Presi il coraggio a due mani per non lasciarmi sfuggire quell’occasione d’oro:
– Di gambe così belle ne ho viste poche, ma di piedi come i suoi non ce ne sono proprio.
– Perché, ti piacciono i miei piedi?
– Certo, a chi non piacerebbero!
Senza dire nulla, agitò le gambe in modo molto più deciso di prima, forse per farmi capire di aver gradito il complimento.
– Beh, se proprio ti piacciono, cogliamo l’occasione, a me fanno male, se vuoi puoi farmi un massaggio.
– Non chiedo di meglio.
– Ok, ma non farti strane idee, sono una donna spostata.
Senza rispondere, le sfilai una scarpa dopo l’altra ed iniziai il massaggio più dolce e appassionato della mia vita. Sembrò piacerle, chiuse gli occhi e lasciò cadere la testa all’indietro.
– Sei proprio bravo, se continui così dovrò farti un regalo.
– Ah si? e cosa?
– Zitto e continua!
Il mio limbo continuò così per dieci minuti, ormai l’odore dei suoi piedi e delle sue calze aveva impregnato anche le mie mani e questo non faceva altro che aumentare la libidine di quella situazione. I piedi che più avevo desiderato erano a venti centimetri dal mio volto ed io non potevo fare nulla. Costantemente il mio sguardo passava dalle estremità che stavo massaggiando alle gambe ormai quasi completamente scoperte fino ad arrivare al seno sudato ed al viso perso come in estasi.

Dopo questi minuti terribili, lei si decise a puntare più in alto. Senza che io dicessi niente squadrò il mio viso:
– Pensi che non mi sia accorta di come mi hai guardato la prima volta? Soprattutto le mie gambe ed i miei piedi. Stai impazzendo vero?
Riuscii solo ad annuire con lo sguardo vuoto e la bocca aperta.
– Vediamo se sei capace di continuare a soffrire in silenzio. Annusami i piedi, ma guai a te se li tocchi con la tua boccaccia.
Non credevo alle mie orecchie, la signora tanto gentile a cui pagavo un lauto affitto, si era trasformata in una padrona.
Ora il suo sguardo era fisso su di me e sul cavallo dei miei pantaloni.
– Ti ho detto di annusarmi i piedi. Cosa aspetti?
Il gioco si faceva veramente eccitante, presi tra le mani il bellissimo piede destro ed iniziai ad annusarlo ed idolatrarlo come una statua. Volli baciarlo ma sapevo che non mi era permesso, mi trattenevo con molto sforzo, per nulla al mondo volevo che quel momento finisse.
L’odore acre di sudore e nylon aveva impregnato l’aria circostante e ormai mi sembrava di respirare solamente quello.
La mia erezione era al limite estremo, sarei morto per leccare il piede che avevo sotto il naso. Notai allora, lo sguardo quasi pazzoide disegnato sul volto della signora Giulia, capii che l’unica cosa possibile era sottostare ai suoi voleri. Vuoi giocare alla padrona? E allora giochiamo.
– Signora Giulia, mi permette di baciarle i piedi?
– Assolutamente no, almeno, non ancora.
Quella frase accese in me la speranza di potermi trovare di lì a poco con la lingua appoggiata e grondante sul suo piede.
Non seppi resistere ed allungai la faccia verso l’oggetto del mio sfrenato desiderio e diedi una leccata leggera e furtiva. Senza dire una sola parola, lei distese l’altra gamba e mi diede un calcio in faccia.
– Non capisci eh? Brutto porco. Ti ho detto che non puoi leccarmi i piedi, non sei mica mio marito. Solo lui può leccarmeli. Credi di essere mio marito? Rispondi!
– No, signora.
– Allora continua ad annusare.
Non sapevo cosa fare, i miei freni inibitori non riuscivano a trattenere i miei istinti e a dir la verità qualsiasi contatto con quei piedi era divino anche il calcio che avevo ricevuto poc’anzi.

Ad un tratto come risvegliata dal sonno si risedette composta, togliendo i piedi dal mio grembo e urlò:
– Adesso sdraiati!
Mi misi supino sotto le sue gambe, allora lei avvicinò la punta dei suoi piedi verso la mia bocca e finalmente proverì le parole di liberazione:
– Ora puoi anche leccare, ma non strozzarti.

Iniziarono per me in quel istante i minuti più sensuali della mia vita. Leccai ed annusai, annusai e leccai per momenti che avrei voluto non finissero mai. La mia erezione era ormai dolorosa costretta nei calzoni e non sapevo come fare per liberarmi.
Ma come al solito non ci fu bisogno di una mia iniziativa, mentre io succhiavo talloni e punta dei suoi bellissimi piedi imbrattandomi di saliva, che aveva l’odore del sudore delle sue estremità, lei diresse le sue attenzioni al gonfiore dei miei pantaloni. Con un movimento deciso e veloce mi slacciò i bottoni e abbassò la cintola tanto da lasciare in rilievo il pene che fuoriusciva dalle mutande. Con un movimento simile mi tolse un piede dalla bocca e iniziò a masturbarmi con foga.

Sono in paradiso, pensai, mi trovavo al cospetto della signora Giada, con un suo piede che mi masturba e l’altro in bocca ormai fradicio. Quello splendido momento non durò a lungo, forse fu meglio così, visto che rischiavo di inondarla da un momento all’altro, dopo poco la mia signora si alzò di scatto dal divano, io rimasi a terra aspettandomi chissà quale tortura, ma fu tutt’altro che doloroso il pensiero che era venuto in mente alla padrona.
Guardandomi sempre fisso negli occhi, si alzò la gonna e lentamente si abbassò i collant color pelle.
– Ora voglio farti venire, rimani fermo.

Non capivo più nulla ormai, rimasi fermo immobile sdraiato sul pavimento guardando la signora Giulia che si avvicinava al mio pene con le sue calze in mano.
Nessuna mia fantasia era arrivata a quel punto, ma a quanto pare la signora che avevo vicino lavorava molto con la fantasia.
Prese il mio pene con una mano e con l’altra gli infilò i suoi collant, così ora avevo il mio sesso avvolto dalle calze della signora e la punta del mio pene aderiva perfettamente nel posto dove fino a pochi istanti prima si trovava il piede della mia padrona.
Guardò con uno sguardo misto tra il soddisfatto e l’eccitato la mia asta avvolta nelle sue calze e si buttò letteralmente sopra.
Iniziò, così, a leccarlo avidamente e velocemente.
Non seppi mai se ad eccitarla fosse il mio pene o le sue calze, comunque i movimenti che faceva leccandomi erano degni della più grande baldracca, rimase concentrata su quel esercizio per cinque minuti, ovvero fino a che io venni copiosamente nelle calze.
A quel punto, non soddisfatta, sfilò le calze e cominciò un nuovo spettacolo: senza curarsi minimamente di me, prese a leccare le calze in corrispondenza del mio sperma e con una mano iniziò a masturbarsi la vagina mettendomi di fronte ad uno spettacolo mai visto.
Una donna eccitata arriva a livelli che un uomo non riesce neanche ad immaginare.
Preso alla sprovvista dal fatto che la donna volle finire da se il giochino, io approfittai per gustarmi lo spettacolo pulendomi con un fazzoletto, anche se la maggior parte dello sperma era finito sulle calze ed ora si trovava in gola alla signora Giulia.
Quando anche la signora finì, ci rivestimmo insieme in un silenzio surreale, nessuno aveva il coraggio di parlare dell’accaduto, oppure, nessuno aveva le forze per farlo.

La cosa, purtroppo, non accadde più.
Pago regolarmente l’affitto ogni mese, incontro la signora Giada una volta ogni tanto.
Ogni contatto avviene con il marito e le mie speranze si sono, ormai, affievolite.
Non penso che una cosa del genere possa accadere due volte alla stessa persona nella stessa vita, ma anche una sola basta e resta indimenticabile.
view post Posted: 9/5/2024, 10:47     Martina - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Capitolo 8

Ti svegli a suon di sculacciate.
“Alla buon’ora!!” ti dice il tuo padrone.
Apri gli occhi a fatica, sei a pancia in giù e hai le natiche scoperte, bruciano, senti le sue mani colpirti.
“Alzati e preparami la colazione puttana”.
Ti alzi.
“Lascia qui le mutandine”
Le sfili e vai in cucina, prepari il caffè e le fette biscottate con burro e marmellata di fragole, la preferita del tuo padrone, metti tutto su un vassoio e gliela servi a letto.
“Tu hai mangiato qualcosa?”
“No padrone”
“Serviti pure, poi torna qui”
Vai in cucina a ti prepari una tazza di té, la accompagni con qualche biscotto, bevi il caffè e corri a inginocchiarti accanto al suo letto.
Quando lui ha terminato di fare colazione va in bagno. Lo segui, gli prepari la vasca, lo lavi e ti rinfreschi anche tu. Poi ti prepari e finalmente esci per andare in ufficio.

“Buongiorno Marty”
“Buongiorno Luca”
Non lo guardi, ti crea imbarazzo, ma ripensare alla sera prima ti eccita.
Senti una mano prenderti per un braccio.
“Ma che fai?!”
“Zitta”
Luca ti porta in bagno e chiude a chiave. Ti abbassa i pantaloni e dopo qualche sculacciata infila il suo membro dentro di te e ti scopa.
Sei fradicia, gemi sperando che nessuno ti senta, ti massaggi il clitoride e venite insieme.
Come se nulla fosse tornate di là e vi mettete al lavoro. Ricevi un messaggio dal tuo padrone.
“Stasera alle 20.00 al parco”
Ti agiti, perché all’aperto?

Alle 17.00 esci dall’ufficio, ricevi un altro messaggio.
“Vestito rosso e niente biancheria”
vai a casa, fai la doccia e ti prepari, infili il vestito rosso e scegli un paio di scarpe nere con tacco basso, almeno starai comoda.

Arrivi al parco, lui è già lì, ti avvicini.
“Togli le scarpe” ti dice.
Esegui, e fate il giro del parco. I piedi ti fanno male, ti sta facendo camminare sulla parte sterrata. Si ferma e ti fermi anche tu.Mmette una mano sotto il tuo vestito, ti stringe il clitoride e lo tira, poi riprende a camminare.
“Siediti su quella panchina”
Esegui, lui si mette davanti e ti infila il suo membro in bocca, ti tiene ferma la testa e si muove lui.
Abbassa le spalline del tuo vestito e scopre i tuoi seni, torce i capezzoli e ti ricopre. Si stacca da te è ti mette il collare.
“Vieni andiamo”
Incontrate delle persone, ti guardano, fai finta di nulla ma sei eccitata, ti senti umiliata, hai le scarpe in mano e stai camminando a testa china.
Ti prende in braccio davanti ad alcuni ragazzi, ti da un paio di sculacciate mentre loro vi guardano ridendo.
Ti porta su una panchina più isolata ma per nulla nascosta, ti alza il vestito e ti scopa con forza.
Non ti trattieni e gemi, senti le sue mani colpire le tue natiche con forza, poi senti il suo membro pulsare nella tua figa, si sposta e ti stuzzica il clitoride con la sua lingua.
Vieni quasi subito.
Sistemi il vestito e tornate indietro, stavolta aggancia il guinzaglio al collare, ripassate davanti a quei ragazzi e vi battono le mani: capisci che hanno spiato tutto.
Quando finalmente sei a casa fai una doccia veloce e ti butti a letto ripensando alla serata appena trascorsa.

(continua)
view post Posted: 7/5/2024, 11:40     Martina - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Capitolo 7

Stai facendo alcune fotocopie quando senti qualcuno accarezzarti le natiche. Ti giri di soprassalto.
“Luca, cosa fai?!”
“Ti fa ancora male la patatina, piccola?”
Ti bacia il collo, poi ti prende delicatamente la mano e ti porta in bagno. Lì ti abbassa i pantaloni e ti sposta le mutandine, da un’occhiata e ti fa rivestire.
“Ordini dall’alto” ti dice.
Sei eccitata e non puoi nasconderlo, vorresti toccarti ma non puoi, non hai il tempo e non vuoi disobbedire al tuo padrone.
Quando esci dal bagno e vedi Luca al telefono ti avvicini con la scusa di finire le fotocopie per origliare.
“Sì, l’ho controllata, non è molto segnata e non ha molto dolore. Il rossore è ancora abbastanza evidente, ma niente di che. Va bene ciao”
Riattacca e ti passa accanto, fai finta di niente, prendi le fotocopie e torni alla tua scrivania.
“Martina tra 10 minuti devi uscire con Luca, è successo un casino con un cliente”
Sbuffi e ti prepari, salite in macchina.
“stasera mio fratello ci vuole entrambi a cena”
“Ma si può sapere cosa vuoi? Perché ti sei intromesso?”
“Mi ha tirato in mezzo lui, e smettila di fare così si vedeva lontano un miglio quanto eri eccitata in bagno, quando ti ho spostato gli slip eri un lago”
Vi concentrate sul lavoro e andate a parlare con il vostro cliente, poi tornate in ufficio, prendete le vostre cose e uscite.
“Marty vieni con me, la tua auto la prenderemo domani”.
Sali sull'auto di Luca e insieme andate dal tuo padrone.
Quando entrate in casa ti spogli e come sempre ti inginocchi davanti al divano.
“Alzati e vai a servire la cena, noi arriviamo tra un attimo” ti dice il tuo padrone.
Ti alzi e vai a mettere il cibo in tavola, è già tutto apparecchiato, vedi due ciotole con il tuo nome e le riempi, una di cibo e una di acqua.
“Padrone, è tutto pronto”
Si alza e ti mette collare e guinzaglio, andate in sala da pranzo, mette le due ciotole per terra, ti inginocchi e mangi accanto alla sua sedia.
Dopo un po' vedi Luca alzarsi e quando ritorna si mette dietro di te. Senti il lubrificante colare tra le tue natiche e poco dopo un plug scivola dentro.
Quando avete finito di cenare prepari il caffè, lo bevi anche tu, ti metti carponi, il tuo padrone afferra il guinzaglio e gattoni fino in camera sua. Lega il guinzaglio a una delle gambe del letto e ti metti composta in ginocchio.
Luca ti infila la gag ball in bocca, il tuo padrone ti benda, ti mettono sul letto e ti fanno sistemare a pecorina, poi a turno ti sculacciano, con vari oggetti, una natica per uno, infine senti il plug uscire. Senti le frange del frustino accarezzarti la schiena, poi ti colpiscono con forza natiche e gambe. Un forte calore ti fa sussultare, gocce bollenti scendono fino al-la natiche, brucia, le lacrime rigano il tuo volto e la tua saliva bagna il letto, cerchi di non urlare ma non riesci a non lamentarti. Senti di nuovo le frange del frustino inveire sul tuo corpo, per togliere tutta la cera.
Il tuo padrone ti toglie il collare, ma ti lega i polsi, tiene stretta la corda tra le mani, ti toglie la gag ball e ti mette il suo membro in bocca.
Succhi avidamente mentre senti Luca infilare la lingua nella tua figa, la senti scorrere tra le labbra e poi sul clitoride, ma dura poco, senti il suo membro entrare tra le tue natiche e ti penetra senza troppa delicatezza.
Il piacere è tanto, ansimi mentre continui a succhiarlo al tuo padrone, Luca spinge sempre più forte, senti lo sperma riempire la tua bocca. Ingoi tutto e quando hai la bocca libera gemi di piacere, quasi urli, poi senti pulsare dentro di te. Ti lasciano riposare qualche minuto e ti fanno sdraiare a pancia in su, ti legano le gambe, sono apertissime, e con due morsetti ti tengono le grandi labbra bene aperte. Due pizzichi sui capezzoli ti fanno mordere le labbra, ti tolgono la benda e iniziano a frustarti seni e addome, uno con il flagella-tore e uno con il frustino classico. Fa male, stringi i denti, si fermano solo quando sei ben segnata. Prendono la rotella di Warternberg e iniziano a fartela sentire nell’interno coscia, lentamente sale sul pube, poi sulle grandi labbra, la passano più volte sugli stessi punti, molto lentamente arrivano al clitoride, la calcano un po’di più, fa male ma sei eccitata, bagnata, il tuo padrone ti infila due dita e le muove velocemente. Mugoli dal piacere, muovi il bacino, ti slega le gambe e ti mette i piedi sulle sue spalle, ti penetra e ti scopa con forza.
Luca te lo mette in bocca, succhi avidamente, quando il tuo padrone sta per venire si sposta e schizza sul tuo viso mentre Luca ti riempie la bocca.
Ti tolgono i morsetti e a turno te la leccano, un orgasmo intenso ti sfinisce.
Ti slegano e ti aiutano ad alzarti, le natiche ti fanno male, ti accompagnano in bagno e restano lì a sorv-gliarti mentre fai la doccia.
Poi, per la prima volta, dormi con il tuo padrone.

(continua)
view post Posted: 6/5/2024, 11:05     Martina - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Capitolo 6

Ti sdrai nella vasca da bagno.
L’acqua calda brucia sui segni lasciati dal frustino, così cerchi di lavarti senza farti troppo male, ma ogni volta che ti tocchi le natiche sussulti.
Infili il pigiama e ti stendi sul divano, accendi la TV e ti addormenti.
Quando ti svegli è ancora notte fonda.
“Padrone cosa ci fa qui?”
Non l’hai sentito entrare, ti ha spaventata.
Quando riesci a mettere a fuoco vedi che si sta segando e ti accorgi di avere la maglia sollevata e i seni esposti.
Non dici niente, ti ecciti, al suo cenno di avvicinarti ti inginocchi e glielo succhi avidamente.
Dopo qualche minuto ti senti prendere per i capelli e ti fa capire di alzarti.
Ti fa mettere a 90 con le mani sul divano e inizia un fisting anale.
Uno, due, quattro dita, le nocche, ti senti sempre più aperta e gemi, il polso, l’avambraccio, si muove dentro e fuori, i tuoi umori colano lungo le tue cosce. Con l’altra mano ti tocca il clitoride e ti penetra con due dita, ti morde le natiche sui segni delle sculacciate e delle frustate. Sussulti per il dolore, quando sei sul punto di venire si ferma e ti fa vestire. Quando sei vestita vai in cucina e prepari il caffè, poi lui ti benda e ti porta fuori casa, in macchina.
Non chiedi niente, ma sei molto agitata.
Guida per circa mezz’ora durante la quale rimanete sempre in silenzio.
Quando ti fa scendere senti le foglie secche sotto le scarpe, nella tua mente ti fai mille domande.
Ti prende in braccio e ti mette sulla sua spalla e mentre cammina ti sculaccia.
Finalmente ti mette giù e ti toglie la benda, ti mette una torcia in mano, siete dentro una grande casa abbandonata.
“Padrone, perché siamo qui?”
“Questa villa è molto grande, ti ho preparato una punizione in quasi tutte le stanze, ora ti benderò di nuovo, poi di stanza in stanza ti metterò in mano un oggetto, se lo riconoscerai la punizione sarà dimezzata, se sbaglierai sarà raddoppiata”
Ti bacia dolcemente sulle labbra e ti benda, ti prende per mano e ti guida.
Dopo qualche passo vi fermate e ti lascia la mano, ti fa toccare un piccolo oggetto metallico.
“E' un morsetto padrone”
Senti la sua mano nei tuoi pantaloni, entra sotto le mutandine e mette il morsetto sul clitoride.
“Lo terrai solo mezz’ora, fai la brava e seguimi”
Ti riprende per mano e lo segui.
Vi fermate e ti toglie la benda, accende la torcia e vedi un grosso blocco di cemento.
“Sdraiati li sopra a pancia in su”
Esegui, spegne la torcia, intravedi il tuo padrone grazie alla flebile luce della luna.
Taglia i tuoi pantaloni e te li toglie, ti sposta gli slip tra le natiche e inizia a frustarti con qualcosa che sembra essere un piccolo frustino in plastica. Non riesci a capire bene, non ha mai usato niente di simile.
“Martina devi indovinare cosa sto usando”
“Sembra un frustino in plastica padrone, non riesco a capire”
“No, hai sbagliato. È un ramo. Riceverai 150 colpi”
Ti colpisce con forza, i primi 50 passano abbastanza lisci, poi inizia a bruciare e a fare molto male.
“Sei stata brava, non hai urlato”.
Toglie il morsetto dal tuo clitoride e lo bacia.
“Alzati”
Esegui e ti rimette la benda, ti prende in braccio e cammina. Quando si ferma ti mette giù e ti infila qualcosa in bocca.
“E' un plug padrone, direi una misura XL”
Non ottieni risposta, senti solo le tue mutandine abbassarsi e il plug entrare prepotentemente tra le tue natiche; fa male, non puoi evitare di urlare. Ti senti prendere un braccio con forza e ti fa inginocchiare, ti mette il suo membro in bocca per farti stare zitta, si muove velocemente dentro e fuori, ti ecciti e inizi a segarlo. Si ferma poco dopo e senza dire nulla ti riprende in braccio. Sei sulla sua spalla, hai un plug nel culo e le mutandine alle caviglie, sei eccitata ma inizi a chiederti se siete soli.
Dal modo in cui cammina capisci che sta salendo le scale, ti mette giù e ti fa sedere sui gradini, non dice nulla, toglie le mutandine dalle tue caviglie e ti apre le gambe.
Senti due dita che ti accarezzano la schiena, ma non le riconosci, non sono quelle del tuo padrone.
Le tue sensazioni erano giuste, non siete soli.
Ti prende la mano destra e ti fa toccare qualcosa.
“E' il frustino padrone”
“No, è il flagellatore”
Ti apre di più le gambe e la persona che è dietro di te ti fa sdraiare e ti tiene le mani sopra la testa.
Arrivano i primi colpi sulla tua vulva, non li conti mentalmente, fa troppo male, piangi e urli.
Chi ti sta tenendo le mani struscia il suo membro sulle tue braccia, ti eccita, ma ti chiedi chi è, e all’improvviso te lo mette in bocca.
Mentre succhi avidamente senti che i colpi tra le tue cosce rallentano, brucia sempre di più, poi tutto si ferma, entrambi si spostano.
La persona che non riconosci ti prende in braccio e ti sfila il plu.
Quando ti mette giù ti trovi sopra il tuo padrone, ti sistemi e ti penetri. Ti fa piegare in avanti e l’altro ti penetra dietro.
Sei eccitatissima, piena, gemi e urli di piacere, un orgasmo violentissimo ti travolge.
Poco dopo senti i loro membri pulsare dentro di te.
“Sei proprio una cagna”
“Luca?!”

(continua)
view post Posted: 4/5/2024, 11:48     Ai suoi piedi, nelle sue mani - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto breve trovato sul web, dal sito/blog di LaraVonLush, autore anonimo
=================================================

Non c'è niente di peggio delle restrizioni che imponiamo a noi stessi, dei dinieghi autoinflitti, per reprimere la nostra indole confondendoci anonimamente con chi ci circonda, finendo per assumere la morfologia di un'ombra indistinguibile da tutte le altre.
In un periodo della mia vita scandito da svariate sfumature di grigio (due mesti anni di covid, ora pure i venti di guerra, una rottura sine die), ho deciso di punto in bianco che era arrivato il momento di liberare una parte di me che, per tanti anni, era rimasta in disparte, soffocata sul nascere ogni qualvolta bussava alla porta cercando vanamente un pertugio per uscire allo scoperto.
Così, mi guardo intorno, a dire il vero sprovvisto di una ferrea convinzione, ossia mi affido a ricerche varie su internet e scopro che proprio nella mia città risiede una Domina che potrebbe fare al caso mio. Leggo la sua presentazione, osservo qualche foto e, dopo aver letto alcune recensioni e soppesato i vari resoconti pubblicati, decido di gettare il cuore oltre l'ostacolo, di chiedersi, if not now, when?
Seguendo le indicazioni, le scrivo una mail educata e trasparente, trattandola fin dalle prime battute per quello che desidero ardentemente diventi, ovvero la mia padrona, a cui affidarmi - sottointeso, sottomettermi - per andare in avanscoperta in territori per me sconosciuti, sperimentando ciò che in precedenza avevo esclusivamente fantasticato a occhi chiusi.
In breve, programmiamo un incontro.
Nei giorni che lo precedono percepisco un po' di - penso comune e sana - tensione, ma appena la vedo basta un suo sorriso per accettare il fatto di spogliarmi nudo come un insignificante verme e inginocchiarmi inerme davanti a lei.
Dopo una conversazione conoscitiva, che mi mette definitivamente a mio agio (la mente gioca sempre un ruolo tanto cruciale quanto sottovalutato), di punto in bianco partono le danze con una prolungata sessione di adorazione dei suoi meravigliosi piedini, incorniciata da sputi, schiaffi, pedate, condimenti che non fanno altro che incentivare la mia volontà di venerarla, strisciando al suo cospetto.
Subito dopo, mi lega come un salame e comincia ad armeggiare ad libitum con la sua variegata strumentazione. Passo ripetutamente da una sensazione di piacevole godimento a una di patimento fisico, in un percorso frastagliato e appagante di avvicinamento all'assaggio della sua collezione di fruste.
In questo frangente, parliamo di autentica resilienza (figurarsi che da maschietto mi bastano due linee di febbre per sentirmi sotto un treno), il dolore cresce ma non ho la minima intenzione di interromperla, anche perché di tanto in tanto si ferma per qualche secondo in modo tale da stemperare il bollore della mia pelle.
Subisco con tanto di campanaccio al collo, cosicché a ogni colpo inferto corrispondono un gemito e un suono stridente che mi fa sorridere, ovviamente sempre a denti stretti per contenere le reazioni e non arrecare alcun disturbo alle operazioni in corso, seguendo con inaspettata disinvoltura la sintonizzazione logica padrona/schiavo e dare/ricevere, esercitata sotto il tridente rispetto/limiti/pulizia.
In ogni caso, comincio ad accusare il colpo e ho parimenti perso la cognizione del tempo (la sessione è di due ore, non saprei dire a che punto siamo), la padrona mi disinfetta perché da alcuni segni esce un po' di sangue e poi si ricomincia, in un mix contrassegnato di tanto bastone (in alcuni momenti, letteralmente) e un po' di carota.
Mi trasformo con assoluta deferenza nel suo personale posacenere umano, nel suo pony e in uno zerbino da calpestare, porgo tributo alla sua bacheca di calzature, i capezzoli - ormai martoriati - sono sensibili al minimo sfioramento, mentre lei cerca ripetutamente di convincermi a solleticare il mio ano ma, con fare diplomatico e nonostante una mia crescente curiosità, rinvio alla prossima occasione.
Chiudiamo la pratica con una fluviale pipì - a conti fatti, data la quantità degna di un'inondazione, non so come sia riuscita a trattenerla così a lungo - sul mio viso, un'altra pratica che non sapevo minimamente come avrei accolto e invece ammetto che mi è garbata oltre ogni rosea previsione, la definirei una calorosa umiliazione, la classica ciliegina sulla torta.
Terminate le due ore, per il sottoscritto volate via in un lampo, chiacchieriamo amabilmente (mi accorgo solo in un secondo momento, per circa un'ora) e anche per il fatto di essere praticamente nati e cresciuti nella stessa realtà geografica, apprezzo una sincera complicità nella conversazione, ovviamente con la padrona seduta comodamente sul divano mentre il sottoscritto era spiaggiato con la chiappe scorticate sul pavimento (il fresco è stato comunque particolarmente gradito, distensivo dopo l'intensa fustigazione ricevuta), insomma ognuno deve sempre stare nella posizione che gli spetta - lei da regina, io da paggio -, nel solco di un indispensabile e apodittico rispetto, con il giusto commiato che non poteva identificarsi in nient'altro che nel baciare per l'ultima volta i suoi piedi.
In poche parole, riassumendo, un'esperienza che ripeterò sicuramente per lasciarsi andare, essere stimolato, accompagnato all'imbocco di un inedito viatico. La padrona ha dimostrato polso della situazione, valutando quando menare come un fabbro ma anche se e come rallentare temporaneamente.
Tra risate di scherno e rassicurazioni, sussurri e sospiri, ha guidato le operazioni e mi ha preso per mano (ma sarebbe più indicato dire, al guinzaglio), sottile nei modi, talvolta paradisiaca più spesso infernale, deliziosamente subdola nel tentativo di allargare il compasso dell'iniziativa motivandomi, senza comunque obbligare a fare nulla di non consapevolmente voluto, e portando così a galla quello che realmente desideravo ma non avevo il coraggio di ammettere, sostanzialmente incentivando la ricerca della felicità attraverso binari usualmente trascurati.
Dal mio punto di vista di uomo mediamente riservato, usualmente fin troppo trattenuto e avvolto da mille pensieri, ho constatato quanto sia più facile aprirsi quando ti metti a nudo, abbattendo le barriere di tutti i giorni per stanare e mostrare se stessi come non siamo più abituati a fare.
view post Posted: 3/5/2024, 13:19     Martina - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Capitolo 5

“Buonasera padrone, scusi per il leggero ritardo, c’è stato un incidente e ho dovuto cambiare strada”
Ti fa entrare e ti metti in ginocchio davanti al divano, come fai sempre.
si siede e mentre sorseggia il suo solito Martini ti mette i piedi sulla schiena.
Resti a fargli da poggiapiedi per quasi un’ora, ti fanno male le ginocchia. Quando finalmente ti fa alzare fai quasi fatica.
“Spogliati” ti ordina con tono deciso.
Esegui, riponi i tuoi vestiti in maniera ordinata sul tavolino.
Lui accarezza ogni centimetro del tuo corpo, senti le sue labbra sulla schiena, si inginocchia e ti aprire le gambe, ispeziona la tua vulva per bene, apre le grandi labbra e quando vede che sei già bagnata prende il clitoride tra le dita e lo tira forte. Ti lamenti per il dolore, prende una molletta e la attacca al tuo clitoride, stringi i denti e non emetti un fiato.
“Sdraiati sul pavimento, pancia in su”
Esegui e ti trovi un suo piede in faccia, lo baci e lo lecchi, succhi le dita una ad una, finché cambia piede e ricominci da capo.
Va a prendere le corde, prima ti lega i seni, poi i polsi sopra la testa, ti mette il collare e fissa la corda in modo che tu non possa abbassare le braccia, infine le caviglie alle gambe del divano.
Hai le gambe spalancate, vedi il frustino poi un dolore al capezzolo destro ti fa inarcare la schiena, colpisce ripetutamente i tuoi seni fino a farli diventare quasi viola, poi si concentra sull’addome e sul pube. Senti il frustino accarezzare le tue cosce, poi con un colpo secco strappa la molletta dal clitoride, ti manca il fiato, il dolore è fortissimo, non puoi fare a meno di piangere.
I colpi all’interno coscia ti distolgono da quel dolore fortissimo, chiudi gli occhi sperando passi presto, non ti accorgi nemmeno che ti sta slegando le caviglie.
Le massaggia qualche secondo, ti osserva per capire come stai, poi ti gira a pancia in giù.
“Mettiti a pecorina”
Una forte sculacciata ti fa scattare, ti apre bene le gambe e ti sputa tra le natiche.
Senti le sue dita lubrificate sull’ano, lentamente premono ed entrano, ansimi, poco dopo senti il suo membro appoggiarsi ed entrare. Sotto i suoi colpi senti i seni farti molto male, ormai sono viola per via della circolazione, piangi in silenzio ma godi anche mentre ti scopa senza pietà.
Dopo un po’ si ferma, prende il frustino e senti la pelle fredda accarezzarti la schiena, poi inizia a colpirti le natiche, alterna frustino, spazzola e cucchiaio di legno, non resisti più e urli per il dolore, piangi, la tua saliva cola sul pavimento.
Quando è soddisfatto infila il suo membro tra le tue cosce e ti scopa con forza, allunga una mano avanti e ti massaggia il clitoride, esplodi in un violento orgasmo. Ti mette il suo cazzo in bocca e viene anche lui, tu ingoi tutto e finalmente ti slega i seni.
Ti massaggia un po’, poi lo vedi sparire in corridoio e capisci che devi andare via.

(continua)
view post Posted: 2/5/2024, 11:29     Martina - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Capitolo 4

Ti svegli con un bicchiere di acqua fredda in faccia.
Non sei a casa tua.
“Pensi di uscire da casa mia o credi di poter restare quanto ti pare?”
Realizzi di esserti addormentata sul divano del tuo padrone.
Ti vesti in fretta e furia ed esci, fai un salto a casa per fare una doccia veloce, fai colazione al bar sotto l’ufficio e aspetti il tuo collega.
Vi avviate verso un cantiere, fai fatica a stare seduta, le natiche bruciano.
“Marty tutto bene? Ti stai agitando sul sedile”
“Sì grazie, mi fa un po' male la schiena”
Non sei affatto credibile, la tua voce ti tradisce: al solo pensiero del tuo padrone che ti sculaccia ti ecciti.
“Marty, se vuoi essere credibile non ansimare” ti dice il collega con tono pacato. “Fa tanto male?”.
Come fa a sapere???
Non gli rispondi, fai finta di non aver sentito, senti la sua mano sulla coscia.
“Cosa fai?”
Gliela sposti e lui ride.
“E' bravo mio fratello, ti ha addestrata bene”
Lo guardi con gli occhi spalancati.
“Sì tesoro, il tuo padrone è mio fratello. So tutto, per questo ti ho chiesto se ti fa tanto male, mi ha detto lui di chiedertelo”
“Allora digli che sto bene, non fa troppo male”.

La giornata trascorre silenziosa, parlate l’indispensabile per il lavoro.
quando rientri a casa ti butti sul divano e ripensi al fatto di lavorare con il fratello del tuo padrone, la cosa ti mette a disagio.
Prepari la cena, sei molto affamata perché non hai toccato cibo in tutto il giorno.
Suona il telefono.
“Buonasera mio padrone” rispondi.
“Buonasera Martina, ti sento un po’ turbata”
“Non mi aspettavo di lavorare con suo fratello signore, la cosa mi ha un po’ turbata. Ammetto di sentirmi un po’ a disagio”
“Sono molto contento di te Martina, mi ha detto che ti ha toccato una coscia e gli hai subito tolto la mano. Mi fa molto piacere sapere che sei così fedele ed ubbidiente”
Riaggancia.
Resti lì immobile con il telefono in mano.
Chissà cos’altro sa di voi due, però devi ammettere a te stessa che la cosa ti eccita.

(continua)
view post Posted: 2/5/2024, 11:21     +2Punire con l'assenza - Discussioni, Informazioni - BDSM & Fetish
CITAZIONE (Aerethgloomy93 @ 30/4/2024, 20:55) 
Feccia le vostre mamme vi hanno fatti coi cani
Deficienti feticisti
Siete da incolpare per le vostre pulsioni

E anche le donne




Eppure nella home page sta scritto in grande "Vietato ai Minori di 18 Anni".
view post Posted: 1/5/2024, 12:20     Martina - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Capitolo 3

Stacchi un’ora prima dal lavoro, fai una doccia veloce e vai dal tuo padrone. Non hai messo le mutandine come ti ha ordinato e la cosa ti eccita molto.
“Entra” ti ordina con tono deciso.
Chiudi la porta alle tue spalle e ti ritrovi incollata al legno freddo, senti le sue mani sul tuo corpo, una corda inizia a girare attorno ai tuoi polsi. Non dice nulla, il tuo respiro cresce.
Ti sbottona i pantaloni, ti accarezza le natiche e ti dà una sculacciata, poi ti apre le natiche e infila un plug. Ti prende per un braccio, si siede sul divano e ti tira sulle sue ginocchia, ti accarezza la figa, poi inizia a sculacciarti con forza, prima con le mani, poi con un paddle in pelle.
Fa male, brucia, ti eccita ma le lacrime rigano il tuo volto, cerchi di non urlare e di stare ferma.
“Brava la mia puttana, meriti un premio per essere stata ferma e zitta”
Ti passa un dito tra le grandi labbra, sei eccitata, infila due dita e gemi. Le sfila poco dopo.
“Alzati”
Tu esegui, ti slega i polsi e ti dà in mano il paddle.
“Sculacciati, 50 colpi”
In silenzio inizi a colpirti, il bruciore è intenso, dopo 20 colpi inizi a rallentare.
“Sei inutile!” ti dice e ti strappa il paddle di mano, continua lui.
Stavolta urli.
Quando ha finito ti trascina in camera, ti lega polsi e caviglie al letto, sei a pecorina.
Ti infila la gag ball in bocca, poi le frange del frustino ti fanno sussultare, sta colpendo la tua schiena senza sosta, hai anche bisogno di urinare ma devi sforzarti per trattenerti.
Ti sfila il plug e ti penetra, ti scopa con forza, gemi e la tua saliva scende lungo il tuo petto.
Rallenta e si ferma, riprende a sculacciarti, piangi e cerchi di spostarti ma non puoi.
Esce da te e ti benda, tutto diventa buio, ti slega le caviglie e ti gira a pancia in su.
“Apri le gambe e non muoverti”
Obbedisci e un forte dolore al clitoride ti fa mugolare.
“La molletta sul clitoride è quello che meritano le troie come te”
Senti le sue dita giocare e aprire le piccole labbra, vanno su e giù, poi più nulla. C’è silenzio, nessun rumore, cerchi di capire cosa stia facendo, probabilmente è in un’altra stanza. All’improvviso senti un forte pizzicotto sull’addome, due, tre, quattro pizzicotti.
Ti rendi conto che sta mettendo delle mollette sulla tua pelle, poi con qualcosa le fa muovere fino a strapparle.
Piangi e urli, fa male.
finalmente finisce, toglie la molletta dal clitoride, è doloroso.
“Davanti ho finito, ora torniamo dietro, girati inutile puttana e mettiti a pecorina di nuovo”
Esegui, riprende a sculacciarti, non ne puoi più, brucia da morire.
Una forte fitta ti fa mancare il respiro, sta usando la bacchetta di legno, ti colpisce natiche e gambe, senti la tua pelle bollire.
Dopo non sai quanto tempo si ferma, stai riempiendo il letto di saliva e lacrime, lo senti spalmare qualcosa sul tuo ano, poi infila tre dita e inizia a muoverle dentro e fuori, dopo un po’ senti che infila anche il mignolo, cerchi di rilassarti il più possibile. Ti piace ma quando infila il pollice fa male, sopportabile ma si fa sentire. La sua mano entra lentamente, senti le nocche, mugoli, stai piangendo, arriva al polso ma non si ferma, ti stai abituando, inizi a gemere dal piacere, infila una parte dell’avambraccio e lo muove dentro di te. Lo stimolo di urinare torna a farsi sentire e non riesci a trattenerti, non ti dice nulla e ciò ti spaventa molto.
Lentamente sfila la mano, ti apre le grandi labbra e stringe forte il clitoride tra le dita, lo tiene stretto per un po’, poi ti schiaffeggia la vulva con forza, quando è bella rossa ti penetra e ti scopa quasi con violenza.

(continua)
view post Posted: 30/4/2024, 11:05     Martina - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Capitolo 2

Apri gli occhi al suono della sveglia, ti accarezzi le natiche, bruciano ancora.
Ti alzi dal letto, fai la doccia, colazione e corri a lavoro.
Il pensiero di stare seduta tutto il giorno non ti entusiasma.
Entri in ufficio e arrivata alla tua scrivania metti un cuscino sulla sedia per stare più comoda e sentire meno bruciore.
“Marty per favore mi aiuti un attimo?”
“Certo dimmi tutto”
Aiuti il tuo collega, lo osservi, ha gli occhi bellissimi e non te ne eri mai accorta. Una forte voglia ti pervade, ma hai promesso fedeltà assoluta al tuo padrone e lui ha promesso fedeltà a te.
“Grazie mille Martina”
“Figurati”
Ti concentri sul lavoro e ti prepari ad uscire con la tua collega.
“Gioia, dobbiamo controllare tre cantieri, riusciremo a fare tutto oggi? Sai, io domani ho bisogno di uscire prima”
“Credo di sì, ormai sono quasi terminati e sappiamo che è tutto a posto, dovremmo riuscire”
Uscite e per fortuna finite tutto il giro prima dell’orario di fine lavoro, prendi le tue cose in ufficio e torni a casa.
Dopo cena fai qualche faccenda e ti rilassi sul divano.
“Mio padrone che piacere, non mi aspettavo la sua telefonata”
“Sei a casa?”
“Sì padrone”
Riaggancia e ti videochiama.
“Appoggia il telefono da qualche parte e fammi vedere la tua vulva meravigliosa”
Obbedisci, appoggi il telefono ad alcuni libri sul tavolino, ti spogli e ti siedi sul divano con le gambe ben aperte.
“Brava, fammi vedere come ti tocchi”
Inizi a toccarti, la accarezzi dolcemente poi apri le grandi labbra con le dita. Ti eccita molto farlo quando lui ti sta guardando, massaggi il clitoride e porti le dita alla bocca, le riempi di saliva e riprendi a massaggiarla, ti bagni subito e infili due dita. Ansimi e gemi, vedi il tuo padrone mordersi le labbra, dal movimento della sua spalla destra capisci che si sta segando, perciò aumenti il ritmo delle tue dita e con il pollice massaggi il clitoride.
Raggiungete l’orgasmo insieme, lui porta la sua mano sporca di sperma alla bocca e la pulisce con la lingua, ti ecciti ancora e chiedi il permesso di usare i tuoi toy.
“Ti do il permesso di usarli”
Corri a prenderli, un plug anale medio e un vibratore per stimolare il punto G. Lubrifichi il plug e lentamente lo infili dietro.
“Brava, apriti per bene”
Poi ti siedi e succhi il vibratore.
“Mettiti a pecorina”
Esegui e infili il vibratore, ti scopi e gemi sempre di più.
“Prendi il dildo che ti ho regalato io”
Lo prendi, attacchi la ventosa al pavimento, sposti il telefono e ti penetri. Ti muovi velocemente su e giù.
“Toccati”
Accarezzi il clitoride e vieni.
Quando guardi il telefono vedi che ha chiuso la chiamata, sistemi tutto, pulisci i toy e ti metti a letto.

(continua)
view post Posted: 29/4/2024, 12:01     +1E se usassimo il tempo anziché il denaro come metro - Il Regno dell'Off Topic del Forum Legami di Seta
Tu invece Seneca mi sa che non l'hai letto.
Mi riferisco al concetto del tempo, non al resto. Sul resto Seneca non c'entra, tutti diamo una lucidata a quello che decidiamo di mettere in vetrina.
view post Posted: 29/4/2024, 10:12     +1Martina - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto episodi, dal sito Wattpad, scritto da Erotica88
==================================

Capitolo 1

“Tieni le gambe aperte stupida cagna!”
Le frange del flagellatore accarezzano il tuo seno, poi si scagliano sul tuo addome e infine nell’interno coscia della gamba destra.
Non ce la fai più, sei dolorante, ma hai anche una voglia pazzesca, non vedi niente con la benda sugli occhi, senti solo il profumo della candela alla vaniglia e l’odore della pelle del tuo padrone.
“Ti ho lasciata slegata perché sei in grado di avere un ottimo autocontrollo, ma stasera mi stai facendo arrabbiare”
Un colpo sulla vulva ti fa sussultare e sollevi il bacino.
“Brucia, non ce la faccio più ...”
Un colpo sui seni ti zittisce subito.
Lo senti prendere qualcosa, poi il freddo delle cavigliere ti fa capire che ti sta legando, cerchi di chiudere le gambe ma la barra divaricatrice non te lo permette.
I tuoi occhi sono pieni di lacrime, hai la bocca completamente asciutta. Se ne accorge e ti versa un po’ di acqua in bocca.
“Grazie padrone”
Ti infila qualcosa in bocca e te la lega dietro la testa, spalanchi gli occhi sotto la benda, ti chiedi il perché della gag ball.
Un forte calore ti fa bruciare la pelle, sta facendo cadere la cera di una candela sui segni del flagellatore.
Ti lamenti, senti le gocce cadere sulla pancia, arrivano al pube, scuoti la testa sperando si fermi lì, invece qualche goccia di posa sulla vulva.
Piangi e cerchi di urlare, fa male, brucia.
Ti toglie la gag ball e subito ti mette il suo membro in bocca, non ti ha nemmeno dato il tempo di respirare, ti sta scopando la bocca con forza, dopo un tempo che ti sembra infinito si sposta e ti bacia con passione.
“Non ti rimetterò la gag ball ma tu non devi urlare, chiaro?!”
“Sì padrone”
Senti il frustino accarezzare la tua pelle, si sofferma sul clitoride e lo strofina, ansimi e gemi ma dura poco, inizia a colpirti per togliere la cera.
Trattieni le urla, stringi i denti, dopo pochi minuti ha finito. Ti toglie la benda.
“Sei stata molto brava” ti asciuga le lacrime. “Hai sete?”
“Sì padrone”
Ti mette ancora il suo membro in bocca, si muove lentamente, stringi le labbra e ti godi il momento, adori sentirlo gemere per merito tuo.
Poco dopo raggiunge l’orgasmo, ingoi tutto mentre lo guardi negli occhi.
Ti libera le caviglie, ti solleva le gambe e ti accarezza le natiche rosse delle sculacciate di prima, bruciano, poi ti apre le gambe e dolcemente inizia a leccarti.
Gemi e ansimi, l’orgasmo ti raggiunge in fretta e lui se lo gusta tutto raccogliendo ogni singola goccia dei tuoi umori con la sua lingua.
“Girati a pancia in giù, fammi dare un’occhiata a questa meraviglia tutta rossa”
Ti giri, ti accarezza con dolcezza e ti bacia le natiche.
“Dopodomani ti voglio carica come non mai”
“Cercheró come sempre di soddisfarla padrone”.
Come se nulla fosse si riveste e se ne va.

(continua)
view post Posted: 26/4/2024, 11:27     Racconti d'autore: TRANSFERT - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
7

Finalmente, sentì i suoi passi tornare, fermarsi dietro la sua schiena.
La presa della sua mano sulla nuca, le unghie a graffiargli il collo, poi un gran calore e un sottile dolore sulle spalle.
Anna, ridendo, gli stava rovesciando addosso della cera calda sulla schiena e sul collo. Silvio mugolò e tremo un poco, ma sopportò.

- Guarda, avrei tante idee... ma sono buona e le riservo per altre volte.

A quel pensiero, di ripetere una cosa del genere, Silvio sussultò, non sapendo se averne timore o estrema speranza.
Di sicuro era eccitato come non vorrebbe mai ammettere, ma la risata di lei gli fece capire che lo sapeva già. Poteva del resto vederlo.

Anna tornò davanti a lui, con il telefono in mano.

- Ora faccio un po' di foto - spiegò.

Lui si irrigidì e mugolò.

- Taci. - Gli tirò un altro schiaffo. - Voglio avere un po' di materiale - disse cominciando a scattare. - Sei così patetico e carino, in ginocchio, sporco di cera, le mani legate, le mie mutandine in bocca, e le scritte "puttanella" e "bravo cane" sul petto. - prese a ridacchiare lei.
Si mise la veste da camera, la chiuse e tolse il collant dai suoi occhi.
- Scatto ancora qualche foto, così sei perfettamente riconoscibile. Se vuoi puoi anche rotolarti per terra come una bestiola eccitata - consigliò, poi lo spinse schiena sul tappeto, con il piede, e mentre lui si rotolava e mugolava gli fece un breve video.

Lo fece rimettere in ginocchio e gli liberò le mani.

- Ora devo uscire un po'. Voglio che stai qui immobile finché non mi senti uscire. Quindi lava i piatti che ho lasciato nel lavandino, e poi vattene. Non voglio vederti quando torno -

Fece per uscire sulla soglia ma si fermò, controllò che lui fosse perfettamente immobile, con ancora in bocca le mutandine.
- Quelle puoi tenerle, - sorrise - Come io mi terrò le foto: ora sai che se non sarai un bravo cagnolino e farai quel che chiedo, sia in studio sia fuori, mi basterà un click per distruggere la tua reputazione.

Lui rabbrividì, confuso. Ancora, non sapeva se quel ricatto fosse umiliante o eccitante.
In qualche maniera però, sapeva di meritarselo: era esattamente quello che necessitava.

Lei andò in bagno e tornò vestita di tutto punto. Un tubino nero, scarpe col tacco, una borsetta bianca e i capelli stirati. Lui era ancora immobile.

- Bravo che sei rimasto qui, rise - poi aggiunse qualcosa mentre gli pose due dita sulla bocca, che lui baciò piano: - Vorrei farti notare che non ti stavo puntando la pistola da un bel po', e che non mi serve quella né le foto: stai diventando un mio oggetto, e sarai finalmente felice -
Mostrò poi il telefono:
- Ma queste le tengo lo stesso, non si sa mai! - rise.
Infine, prese qualcosa dalla borsetta, e gli lanciò il quaderno vicino alle ginocchia.

- Direi che era quello che hai scritto... ma mi sono presa qualche libertà... e già che c'ero, mi sono presa la tua.

Lo guardò un ultima volta, spettinandogli i capelli come fosse un cucciolo.

- Ciao cagnolino, ci vediamo allo studio settimana prossima. Portami un regalino, e te ne farò uno anche io, forse - sorrise ammaliante.

Lui la guardò dall'alto, così bella.
Voleva chiederle dove stava andando, ma lei già uscì dalla stanza.
Si ricordò che non aveva il diritto di chiederglielo, e poi, aveva dei piatti da lavare, ora.

FINE
1957 replies since 1/7/2012