Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

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view post Posted: 14/5/2023, 22:38     +2Professionalità delle nuove leve di prodomme in calo? - Discussioni, Informazioni - BDSM & Fetish
Di fronte a un tema introdotto in modo esemplare per garbo e lucidità (grazie Zilly) mi viene voglia di rispondere, per cui dico la mia: secondo me

CITAZIONE (Zilly @ 14/5/2023, 15:19) 
ci sono una marea di persone che provano a far soldi che sembrano facili

e aggiungo: spesso solo se e quando ne hanno bisogno (il che spiega la mancanza di serietà e di impegno, tipici di chi non ha l'obbiettivo di costruire qualcosa).

Certamente è sbagliato generalizzare e non c'è nessun intento di farlo, ma la costatazione che l'incidenza percentuale dei c.d. "missili" sia statisticamente sempre più marcata mi pare abbia fondamento. In molti campi, non solo in questo. Mi domando perciò se ci sia una connessione con le condizioni di precarietà e sfiducia nel futuro sempre più diffuse, purtroppo, perfino fra i giovani.
view post Posted: 29/4/2023, 11:58     +1Un aspirante sub ed uno switch - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto trovato sul web, dal sito Bloccati nel piacere, autore Bilateraldom (per spersonalizzarlo è riportato con minimi adattamenti)
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Sono uno switch impegnato in una relazione che non applica il BDSM 24/7 ma spesso e volentieri viene inserito nei nostri rapporti sessuali.
Non avevamo mai ipotizzato su sessioni con altre persone, ma la fantasia nata da alcuni messaggi scambiati con un aspirante sub ha aperto in me nuove fantasie.
Un giorno posto sul forum una domanda e dopo poche ore vengo contattato da questo ragazzo.
Non si presenta in realtà. Da quello che posso capire ha circa 30anni ed è "etero flessibile" come lui stesso si definisce, è single e libero quindi da impegni, è alla ricerca di una coppia dom alla quale vorrebbe prestare i suoi servigi e dalla quale desidera essere umiliato sul fatto che lui è solo e senza una donna, mentre vede i due coniugi che si amano e fanno sesso tra loro.
Dai messaggi pare sappia cosa gli possa piacere, ma sembra non esser certo di cosa voglia in realtà, come se pensasse che non ci siano altri come lui. Infatti continua a chiedermi, in fondo o all’inizio dei messaggi, se penso sia giusto ciò che dice. Questo almeno è quanto mi era parso di capire di lui; poi magari mi sbaglio, mi dicevo.
Non interessato gli comunico subito che quello che lui desidera sarebbe impossibile da realizzare: la mia compagna non ama molto fare la dom nemmeno con me, figuriamoci con una terza persona. In più io sono uno switch, non proprio un dom come invece vorrebbe lui.
Inoltre gli faccio notare come abbia impostato male il suo approccio, senza neppure presentarsi; rincaro la dose rimproverandolo che così facendo ha dimostrato di non avere rispetto di nulla e di nessuno, non si è nemmeno preoccupato nemmeno di dare del lei.
Valerio (nome di fantasia per mantenere la privacy) si scusa e, moderando i termini, insiste.
Mi chiede di incontrarci comunque tutti e tre per conoscerci meglio sperando potessimo cambiare idea ma io rifiuto.
Lui insiste ancora e ancora, finché io non accetto di incontrarci, ma solo io e lui, un sabato nel primo pomeriggio, per parlare delle nostre reciproche fantasie.
Abitiamo in diverse provincie, ma lui sarebbe disposto a spostarsi per vivere il suo sogno almeno nei weekend.

(fino a qui è tutto vero tranne che in realtà abbiamo parlato solo via messaggio e non ci siamo mai incontrati di persona; ora racconto le fantasie del sub mescolate con alcune delle mie fantasie, come fossero reali e cercando il più possibile di inserire le sue parole scritte nei messaggi e provando a raccontare le sue varie fantasie)

Ci troviamo in un bar vicino a casa mia e le fantasie navigano. Preso dai suoi racconti fantastici lo invito a casa mia, gli presento mia moglie e prendiamo un caffè.
Dico a mia moglie:
"Cara, questo è il nostro schiavo personale, tutti i weekend verrà da noi e farà tutto quello che gli ordiniamo".
Mia moglie mi guarda stranita e chiede quanto ci costerebbe pensando che fosse un semplice operaio di una ditta di pulizie.
Mi metto a ridere e le dico semplicemente. "Nulla! Non ci costerà un centesimo, anzi, ci ringrazierà!"
Lei mi guarda ancora più stranita, così io le spiego tutto meglio; al che, come volevasi dimostrare, si incazza e rifiuta.
Per fare in modo di chiudere la faccenda accontentando un po’ tutti le propongo di provare una volta e soprattutto di esagerare in tutto quello che faremo allo schiavo, così che sia lui a non accettare per le prossime volte. Voglio dire, è un aspirante sub, con zero esperienza, non sarà proprio disposto a tutto.
Stranamente mia moglie accetta. Passiamo alle presentazioni ufficiali, saliamo in camera da letto e io incomincio col mostrare allo schiavo come prima cosa frusta, frustino, paddle, e canna di bamboo per mettergli subito paura ("magari scappa e non si fa niente", penso).
Inghiotte giusto un po’ di saliva ma non si muove di un millimetro.
Lo mandiamo fuori dalla stanza un attimo e mia moglie si mette il suo stupendo completo da Mistress che indosserà per tutto il weekend con stivaletti tacco 12 ed io, il solito sempliciotto, resto in jeans e maglietta.
Lo richiamiamo in camera, lui apre la porta e rimane a bocca aperta trovandosi davanti lei, bellissima nel suo coordinato.
Io invece non vengo molto preso in considerazione: si giustifica dicendo di essere etero e mi sta bene così.
Io e mia moglie in contemporanea iniziamo a gridargli contro
"Ti pare la maniera di presentarti al nostro cospetto in quel modo?"
Valerio fa un inchino e chiede perdono.
Io prendo la canna, con un colpo secco lo colpisco dietro alle ginocchia facendolo cadere in ginocchio con un’espressione dolorante e poi commento:
"Quello è il tuo posto!"
Valerio alza la faccia per fissarci e chiedere scusa. Per tutta rispota mia moglie gli sferra un ceffone che quasi lo butta a terra commentando:
"Non ti azzardare più a guardarmi in faccia senza permesso lurido verme! Ora capisco perché sei single! Non sai nemmeno portare rispetto ad una donna!”
Valerio chiede ancora una volta scusa, ma sferrandogli un colpo alla schiena con la frusta commento:
"Non servono a nulla le scuse! Ogni errore che farai verrai punito sempre più duramente!"
Chiede ancora una volta perdono e promette che non succederà più.
Gli ordino di spogliarsi senza alzare le ginocchia dal pavimento, oppure verrà punito con 30 frustate.
Dopo questa richiesta impossibile se ne andrà, pensai.
Invece comincia a togliersi la maglia e si slaccia i pantaloni abbassandoli assieme alle mutande fino alle ginocchia appoggiate a terra; a quel punto mi chiede una forbice come se nulla fosse, ed in risposta riceve 3 frustate con conseguente commento:
"Come cazzo ti permetti di parlarmi come se fossi tuo fratello?" e chiede scusa per l'ennesima volta.
"Se ti scusi ancora una volta non rispondo più delle mie azioni!” commento io “devi solo dire che non succederà più! e chiamarmi Signore!"
Sta per chiedere scusa un’altra volta, ma vedendo la mia ombra che alza la mano con la frusta, riesce a fermarsi in tempo e si corregge: "Non succederà più mio signore!" chiedendomi poi "Mio signore, potrei cortesemente avere una forbice?"
Finalmente ha capito come comportarsi forse. Gli passo la forbice da chirurgo (la ho davvero, la tengo nel comodino in caso d'emergenza per quando uso le corde) e Valerio la usa per tagliarsi le braghe e le mutande per potersele togliere e poi riconsegna le forbici a mia moglie.
E' più tenace del previsto Valerio!
Si denuda, restano solo i brandelli di braghe sotto le ginocchia, gli ordiniamo di alzarsi e mia moglie gli chiede con ancora le forbici in mano:
"Cosa è quel coso in mezzo alle gambe? Ci deve essere un solo pene in questa stanza, e non sarà di certo il tuo!"
Ecco, questo è forse l'unico momento che vedo la paura nel viso di Valerio, ha pensato che glielo tagliassimo, ..... mhuhahahahah fuochino...
Gli chiedo :
"Vuoi fermarti o continuiamo? Ma se continuiamo non potrai più fermarci!"
Sta in silenzio qualche secondo e poi gli gridiamo assieme: "ALLORA?!!" io nell'orecchio destro e mia moglie in quello sinistro, e Valerio decide di restare.
Lo bendiamo e gli leghiamo le mani dietro la schiena per poi chiedere:
"Pronto a dire addio al tuo cazzo?"
Trema Valerio, trema di paura, eppure l'erezione sembra non cedere, anzi, è più duro che mai! Ma singhiozzando risponde:
"so... so... sono single, e... e... e quindi... no… no... non mi serve... a... a... almeno... così... è... è servito... p... pe... per... da... dare pia... pia... piacere a... a... Voi...”
Cavoli! Valerio sarebbe disposto a farsi tagliare il pene solo per dar piacere ad una coppia appena conosciuta? Questo sì che è donarsi !

(continua)
view post Posted: 14/4/2023, 11:49     +1Da teppista a schiavo - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
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Come mi sentivo? Stordita avrei potuto dire, ma la testa era un vorticare senza fine di pensieri, emozioni, per lo più spaventose.
Cercando di non guardare come era stata ridotta quella ragazza, mi avvicinai con piccoli passi a Mirco, per capire le sue condizioni.
- T-ti senti meglio?
- ...
- Dimmi qualcosa per favore
Lo carezzai sui capelli. Era rivolto con il viso a terra e considerai quanto fosse magro, paragonandolo invece a come, nonostante tutto, fosse riuscito a proteggermi.
Marzia aveva fatto quell'esame medico con una sola occhiata, io non avrei mai capito che le sue condizioni erano così gravi da rischiare addirittura danni permanenti.
Mi domandai scioccamente cosa Risa gli avesse fatto, ma scacciai subito il pensiero vedendolo mettersi in ginocchio. Io tornai in piedi e gli girai intorno, ma non appena gli fui davanti, si sporse e mi abbracciò fortissimo ai fianchi, poggiando la sua testa sulla mia pancia.
- grazie di essere venuta...
Ebbi una botta pazzesca di tenerezza che per un attimo cancellò persino quello che era successo poco prima. Premetti con le mani il suo viso su di me e provai a dire cose stupide come che fosse tutto finito. Nel farlo non mi resi conto di averlo praticamente ad altezza della mia rosa, esposta dopo il taglio dei jeans, lui invece si ritrasse scuotendo il capo imbarazzato.
- s-scusa...
Ma che cavolo poteva fregarmene ormai? Quando tornò in piedi gli mollai un bacio sulla guancia e gli sorrisi un po' forzatamente.
- Dove sono i vestiti?
- l-li prendo io, li ha gettati lì in fondo... ma dobbiamo sbrigarci!
Cambiò subito faccia correndo in un punto specifico nel buio e nel giro di un un minuto tornò camminando un po' a stento, ma decisamente i suoi occhi erano tornati vivi.
- Alessio è stato portato via da quel ragazzo coi capelli blu! Ha detto a Risa che se ne sarebbe occupato personalmente!
Mi prese di nuovo un'agitazione terribile, tanto da stringermi lo stomaco.
- è tardi...
Una terza voce, mesta e soffusa da un pianto ormai silenzioso, ci fece girare entrambi verso Risa, che ancora si teneva le ginocchia in una posizione infantile.
- C-come?
- se Andrea vedrà Marzia tentare di salvarlo potrebbe fare qualsiasi cosa... nessuno dei due si aspettava che venisse davvero
Presi la mano di Mirco e mi avviai verso la porta passandole davanti, ma mi fermai prima di uscire.
- Aiutaci...
- ...
Non so perché lo chiesi. Ero spaventata, non sapevo chi fosse questo Andrea e ora la vedevo li da sola piangente e ricordai tutto quello che Marzia le aveva detto, arrivando alla conclusione che quella pazza era una specie di vittima di se stessa.
- Io non posso aiutare Marzia, non so fare niente e lei non può fare tutto da sola! Aiutaci ...
Mirco mi strinse la mano. Stavolta era lui dietro di me, ed era evidente che avesse paura di lei, che poggiò la testa sul muro socchiudendo gli occhi.
- vaffanculo ragazzina ... io non ti devo niente
Tornò quella di prima come se avesse due personalità completamente distinte. Anche gli occhi cambiarono di conseguenza, ed arretrai di un passo seguendo Mirco, lasciando quella maledetta stanza una volta per tutte.
Marzia era lì, qualche metro più avanti, immersa nella luce rossastra con le mani ai fianchi. Sembrò riflettere su qualcosa e il nostro arrivo la destò bruscamente.
- eccoci...
- puoi camminare?
Mirco fece solo di sì con la testa, ma quando Marzia allungò una mano verso di lui, mi si strinse addosso dalla paura frenando quel gesto del tutto inoffensivo.
- Mirco! E' lei che mi ha portato qui!
Non credevo che potesse avere paura di Marzia. Aveva fatto delle cose terribili a quella li, ma lo aveva fatto per salvarci.
- Non preoccuparti. Te la senti di tornare da sola?
- d-da sola? E Alessio?!
- Ci penserò io, avete già visto troppo. State solo attenti a...
- NO!
Fui chiara come mai in vita.
- Adesso vuoi andarci pure da sola da questo Andrea?! Io non posso fare molto e nemmeno lui, però Alessio è amico nostro e vogliamo aiutarlo
Anche Mirco mi sorprese scostandosi, tenendosi sempre dietro di me, ma guardandola la prima volta in faccia annuendo. Marzia scostò lo sguardo e prese a camminare senza dar peso a quello che avevo detto, ma vista l'assenza di rimostranze anche noi iniziammo a seguirla lungo il corridoio e fu silenzio fino ad una nuova rampa di scale.
- Perché ti sei allontanato?
Sussurrai all'orecchio di Mirco tenendolo sotto braccio.
- mi fa paura...
- Ma ci ha salvato!
- lei è uguale a quello coi capelli blu
Persi il passo, riprendendolo subito dopo non capendo cosa volesse dire.
- l'avrebbe uccisa se tu non fossi andata a fermarla
Scossi la testa.
- Stai esagerando e poi ti dispiace dopo quello che ti ha fatto?!
- n-no... ma
L'avrebbe fatto? Marzia sarebbe arrivata ad uccidere? Non ne avevo idea, ma di certo l'avrebbe mutilata e già questo bastò a farmi venire i brividi.
- Senti, qua le cose sono complicate, ma l'unica che può aiutare Alessio è lei, quindi basta cazzate ok?
- o-ok...
Abbassò lo sguardo, forse l'avevo fatto riflettere, forse no.
Ad ogni modo superammo il corpo steso a terra di un uomo coperto da una tuta aderente di pelle nera o qualcosa di simile.
Il tocco di Marzia era arrivato anche su di lui pensai per un attimo scioccata.
- Lì sotto ci sono le Carceri...
Fissai quelle scale immerse nel buio poiché lì sotto non c'era alcuna luce a mostrare la via, né rossa, né altro.
- come facciamo a vedere? È tutto buio...
- C'è un motivo se è così: la privazione sensoriale induce timore, aumenta lo stato d'ansia e l'anonimato disinibisce maggiormente i freni che normalmente avremmo essendo osservati. Sperimentiamo ormai tutti i giorni qualcosa di simile, nascondendoci dietro schermi o cellulari, separando il normale flusso empatico verso il prossimo. Il principio è lo stesso.
Annuimmo. Marzia prese a scendere, noi restammo li, come due scemi a farcela sotto e solo l'allungare una mano di Marzia verso di me mi spinse ad avanzare di un passo, trascinando con me anche Mirco.
Scalino dopo scalino, dietro di noi quella luce rossastra sembrava sempre più una nostalgica appartenenza ad un mondo che per quanto distorto potevo vedere e capire. Lì invece, quando giungemmo al piano sottostante non trovai nulla. Solo tenebre e freddo.
Udii qualcosa muoversi intorno facendo eco. Molto più avanti una singola lampadina brillava su un soffitto decisamente basso, non più di tre metri, ed illuminava un incrocio di corridoi stretti. Notavo anche lì alcuni drappi a coprire le pareti, ma era tutto lasciato quasi in abbandono e l'odore d'umidità stagnava l'aria.
I tacchi di Marzia si udivano con un'eco che durava moltissimo.
La seguimmo in silenzio spostandosi probabilmente verso destra e quando toccai con la mano una parete umida, la sentii trafficare con qualcosa che non compresi, finché una luce inattesa non socchiuse gli occhi miei e di Mirco, rivelando nella mano di Marzia una specie di lanterna vecchio stile, con un anello in cima con cui essere tenuta.
Eravamo davanti ad un tavolo di legno corroso dal tempo. Il bagliore non era sufficiente ad illuminare più di tre o quattro metri, ma lo fu abbastanza per farmi inorridire nel vedere gli arnesi sparsi su di esso. C'erano seghetti, coltelli, pinze, alcuni stracci e tutto era sporco di sangue ormai vecchio, con tanto di polvere depositata su di essi.
- Sarebbe stato meglio non scendere affatto...
Parlò con poca voce senza guardarci. Cercai di farmi coraggio, ma le gambe non volevano saperne di muoversi e solo il suo allontanarsi facendo strada riuscì a darmi la spinta necessaria per seguirla, almeno fino a sentire un netto suono di passi che di corsa si stavano avvicinando.
Fu terribile. Qualcuno stava correndo dal fondo di quel buio e rantolava come un cane sciolto, forse erano addirittura più di uno e mi strinsi a Mirco con tutte le forze restando sul limite di quella luce emanata dalla lanterna. Marzia sembrò un attimo sorpresa. Poggiò la gamba indietro e ci fece segno di arretrare ancora, cosa che non riuscimmo a fare, perché urlando di terrore vedemmo sbucare dall'oscurità un uomo completamente nudo e smagrito che si avventò come un pazzo contro Marzia facendole cadere di mano la luce, sbattendola per terra.
Le urla di quel folle attirarono sicuramente l'attenzione di qualcuno ancora nascosto nell'oscurità, mentre Marzia tratteneva coi gomiti alzati la faccia dell'uomo che tentava di morderla come fosse una qualche bestia inferocita. Questo aveva le mani dietro la schiena legate da catene arrugginite e con orrore, entrambi riconoscemmo gli occhi chiusi cuciti da un filo spesso che trapassava le palpebre rendendolo cieco.
Fu la cosa più terrificante che avessi mai visto o anche solo immaginato e mi ritrovai a piangere dalla paura come una bambina.
Non mi resi conto nemmeno che Mirco non era più vicino a me. Cercai la sua mano, il suo corpo, ma subito presi a voltarmi ovunque, vedendolo comparire nella penombra con un tubo di ferro stretto nelle mani con il quale colpì l'uomo sopra Marzia, facendolo gridare e desistere dalla lotta.
Restai sgomenta a vederlo far cadere quell'arma improvvisata e accasciarsi a terra tremante e pallido come se non riuscisse a credere a quello che aveva appena fatto.
Marzia si tirò su senza perdere tempo invece e guardando il sangue uscire dalla testa dell'uomo puntò l'attenzione verso altri passi che si stavano avvicinando.
- CHE CAZZO SUCCEDE?!
Sbottai tentando di alzarmi qualche volta, ma senza successo, fissando il corpo pervaso di spasmi dell'uomo a terra.
- Dobbiamo andarcene, presto
Allungò una mano afferrando Mirco per il collo della maglia e stavolta non si ribellò. Aveva uno sguardo fisso e non parlava più, mentre io raccolsi le forze andandogli vicino.
- c-chi sono? perché fanno così?
- Vorrei poterti rispondere...
Non lo sapeva? O tentava di non spaventarci più di quello che già eravamo? Quel tizio l'aveva atterrata e tutta la sua forza non era servita a farla vincere quella volta, magari solo perché era stata presa di sorpresa, oppure perché in fondo lei era soltanto una persona. L'avevo esaltata per quelle doti marziali e quel coraggio che non mi sarei mai aspettata, credendo che potesse risolvere qualsiasi cosa, ma forse era solo un mio tentativo di sentirmi al sicuro.
- ce ne sono altri, li ho sentiti!
Mirco con voce tremula le andò vicino, eclissando completamente quel rigetto nei suoi confronti.
- Restate sempre dietro di me e costeggiate la parete, non manca molto
Ignorò gli avvertimenti di Mirco credo volutamente. Anche io sentivo qualcosa seguirci, ma allora perché non ci correva addosso come aveva fatto quel mostro prima? Mi fermai un istante sentendo un rigurgito salire dalla gola, ma riuscii a trattenermi, scorgendo per un attimo una sagoma a pochi metri dietro di me. Urlai e corsi in mezzo a Marzia e Mirco che mi afferrò la mano con forza.
- non ti lascio qui...
Asciugai le lacrime ascoltando quella specie di promessa da parte sua. Anche lui stava piangendo, ma si sforzava di mantenere un'espressione dura per sembrare forte. E lo era.
Con quale freddezza era corso ad aiutare Marzia? Dove trovava la forza per non urlare? Me lo stavo chiedendo perché non riuscivo a capirlo. Lui non era alto, non era robusto, ed anzi dava l'idea di essere debole, invece aveva uno spirito davvero incredibile.
Giungemmo nei pressi di quella luce e quasi mi sentii al sicuro, come se il cerchio a terra fosse una qualche zona inviolabile, poi Marzia illuminò uno dei sentieri scavalcando i detriti e calcinacci che infestavano la zona, passando al fianco di una fila interminabile di celle in parte coperte da quei veli neri.

(continua)
view post Posted: 13/4/2023, 12:01     +1Da teppista a schiavo - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
CITAZIONE (Fortunatoslavedellamoglie @ 12/4/2023, 10:26) 
questa storia è fantastica ti fa entrare dentro i personaggi

Contento che piaccia
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42

Mentre me ne restavo lì a terra, con Mirco fra le braccia, davanti ai miei occhi si consumò uno scontro tra due persone che semplicemente non erano del tutto umane.
Ero terrorizzata, confusa da quello che avevo subito fra le mani di quella stronza fuori di testa, ma avevo comunque gli occhi per guardare e vi giuro che non stavo affatto esagerando.
Sobbalzai d'istinto quando Risa, così mi era parso si chiamasse, aveva attaccato Marzia con il chiaro intento di ucciderla. Glielo avevo letto negli occhi e in ogni fibra del corpo e in modo così efferato da risultare incomprensibile; il coltello viaggiò dall'alto verso il basso e venne schivato. Subito seguì la curva del polso e volò stavolta in orizzontale da sinistra a destra e poi a ritroso, ma quella specie di danza in cui le due erano impegnate si risolse con nulla di fatto.
La mano di Marzia alla fine rischiò di essere tagliata dalla lama quando si espose cercando di afferrarle il braccio con l'arma in pugno. Ma ci riuscì e in quel brevissimo istante sul viso di Risa comparve sorpresa, calciando la gamba di netto verso il mento della rivale, che fu costretta a ritrarsi e lasciare la presa.
- Sei migliorata...
- grazie. Tu sei sempre il mostro che ricordavo invece
Risa si teneva il polso dove era stata toccata e si massaggiò lentamente, facendo poi roteare il coltello come a saggiare una qualche agilità potenzialmente a rischio;.
- Vuoi uccidermi? Sei sicura che Andrea approverebbe?
- dal momento che tu sei qui ha poca importanza cosa tuo fratello approvi o meno
- Quanta emancipazione...
- non si aspettava che tu venissi davvero; quando lo capirà cosa pensi accadrà? Andrea è già ora ingestibile anche per noi del casato Blangis e la sua posizione di Primogenito non sarà che un aggravante per i suoi errori e la causa di tutto sei solo e sempre tu ...
Ma dove diavolo ero finita, sembrava un film dell'orrore in piena regola. Speravo solo che Marzia chiudesse la questione il prima possibile, in qualsiasi modo.
- vederlo perdere il prestigio che si è sudato in questi anni è di gran lunga peggiore di essere ammazzata da lui. Quando tu ci hai lasciato io c'ero, quando lui soffriva per te io c'ero e ora che ti ho qui davanti, ho un'occasione per liberarlo dalla sua ossessione! In fondo, cinque anni sono abbastanza per cambiare le carte al proprio mazzo ti pare? E se un po' gli vuoi bene, non fare storie e crepa!
Marzia spostò la gamba facendo un passo di lato per portarsi maggiormente sotto la luce e in quel momento, di nuovo l'assassina partì alla carica, ritrovandosi il tacco della scarpa schiantarsi precisamente sulla mano dove teneva il coltello. Si senti un suono terribile, come quando si spezzano dei rami secchi e un urlo di Risa echeggiò nell'aria perdendosi oltre la soglia della stanza.
Il coltello ruotò in aria una decina di volte e poi cadde a terra a pochi passi da me.
Non l'avevo vista muoversi; o meglio: Marzia era stata così veloce nello sferrare quel calcio che al mio chiudere un attimo le palpebre il danno era già fatto. Ora la ragazza serrava i denti, tenendosi la mano con un paio di dita sicuramente rotte, solo per poi buttarsi ancora avanti e riprendere lo scontro a mani nude come niente fosse.
Usando il braccio con la mano infortunata come scudo, Risa attutì un nuovo calcio, puntando dritta al viso di Marzia con un pugno spaventoso. Tremai nel vederla incassare, ed essere sbattuta contro la parete. In mezzo al buio che occultava i bordi della camera non riuscii a distinguere nulla, ma la colluttazione stava continuando. Quando poi vidi spuntare Risa con il braccio totalmente girato dietro la schiena pensai fosse finalmente finita.
In qualsiasi film che avevo visto, quella scena significava sempre la fine di una lotta; se avesse fatto un movimento in più, Marzia le avrebbe fatto seriamente male alla spalla, ma quella speranza svanì nella torsione del busto della prigioniera.
Marzia fu colpita al fianco e dovette lasciare la presa riuscendo però a mantenersi in equilibrio; un rivolo di sangue le solcava il bellissimo viso rivelando un taglio sul sopracciglio destro, ma era certamente Risa ad avere le condizioni peggiori. Anche se non gridava, il vederla con una spalla leggermente scesa rispetto al corpo, indicava certamente che qualcosa si era rotto nel suo tentativo di liberarsi. Ma con quel demonio cantare vittoria era impossibile.
- Cinque anni? Vuoi che ripassi tra dieci o quindici? Avanti, sono sicura che puoi odiarmi di più! Ricorda il nostro ultimo incontro, quel tuo supplicare di toccarti, baciarti. Quanto tempo ti ci era voluto per trovare il coraggio di chiederlo? Mesi? Anni? E quanto c'è voluto a me per ignorare quel sentimento?
Se voleva farla incazzare ancora di più, Marzia aveva trovato la strada più veloce.
Mi tirai indietro vedendo Risa un po' troppo vicino a me e quando fui attaccata alla parete assieme a Mirco, sgranai gli occhi nel vederla avvicinarsi al muro più vicino e sbattere con un colpo secco proprio la spalla lussata, che tornò al suo posto con un suono disgustoso.
- Prova di nuovo ... come quella volta. Avevi solo un modo per prenderti quello che volevi da me. Non hai avuto fortuna, magari puoi rifarti...
Tirando ancora di più quella corda ormai sfilacciata, Marzia sorrise aprendosi leggermente la camicetta e ciò bastò a far impazzire di rabbia mista a vergogna la rivale, che scattò correndo verso di lei e con un balzo provò ad avventarcisi contro, ritrovandosi invece afferrata in aria e scaraventata a terra con un tonfo sordo. Fu una botta tremenda, alla quale chiusi un attimo gli occhi stringendo Mirco fra le braccia. Marzia le salì sopra sedendosi sul petto e contrastando alcuni tentativi di ribellione, affondò un primo pugno sulla ragazza. Da quel momento, io smisi di tifare per lei.
Ridendo come se fosse completamente fuori di sé, Marzia la picchiò con una forza, ed una violenza che stentai a credere.
La colpì sulla faccia ancora e ancora, la afferrò per i capelli sbattendola per terra e tornata in piedi le premette in tacco con forza, aspettando un suo tentativo di rialzarsi solo per sbatterla con maggiore forza sul pavimento. Sputò sangue, ma riuscì a rotolare via e rialzarsi, ricevendo una ginocchiata sul fianco, suonando nuovamente di quel macabro concerto di rami spezzati, per il quale cadde ansimante davanti a lei.
Stava vincendo, ma lo stava facendo in un modo che non riuscivo a comprendere. Poteva bastare, non ci avrebbe più seguito, ma a lei non bastava.
- Non c'è niente di più patetico quando un masochista si finge sadico per limitare la vergogna che la sua natura gli provoca ... non hai mai voluto vincere contro di me, né quella volta, né oggi. Sei il nulla. Non hai una forma. Il risultato di uno stupro maldestro con cui hai predicato la dottrina della vendetta contro il genere maschile, forzandoti ad amare le donne solo per poterti sentire diversa tra i diversi, arrivando a credere alla tua stessa bugia ... e siccome non conosci te stessa, non conosci limiti
Le avevo davanti, Risa sotto la luce, Marzia nelle tenebre e sentire analizzarla in quel modo mi scosse profondamente, osservando la ragazza impietrita guardarla dal basso verso l'alto. Quando Marzia andò da lei con passo veloce, tentò di muoversi, ma una fitta evidente la mise in difficoltà, venendo afferrata per i capelli e strattonata senza ritegno fino alla parete dove stavamo noi e ancora una volta finimmo con lo spostarci, ma soltanto di qualche passo.
Sbattuta e tenuta in piedi, Marzia le tirò indietro la testa attaccandosi a lei, afferrandole il seno con forza quasi a stritolarlo e farla urlare.
- Chiedimi di toccarti...
- ...
La maglia a righe nere e bianche le fu strappata come carta da dosso rivelando i segni delle unghie sulla pelle diafana e poi tornare a martoriare il seno, graffiandolo fino ad alzare la pelle e scendere fino all'addome.
- TOCCAMI!
Cosa? Quella tizia aveva appena chiesto quell'assurdità e Marzia l'aveva proposta! Dovevamo scappare! E invece di finirla la cosa si stava trasformando in un teatro di sesso e violenza, ma non feci tutti questi ragionamenti sul momento e non credo neanche Mirco, che restò in piedi aiutato da me con occhi fissi su di loro.
Marzia la trattenne per il collo stringendo le unghie nell'esofago e dopo averle sorriso cinicamente, scese con la mano affondandola in mezzo alle sue gambe con una forza che ebbi male io stessa. Le strappò anche l'intimo e a quel punto fu completamente nuda. Solo gli anfibi furono concessi e mentre le vene del collo continuavano a crescere per via del sangue bloccato dalla mano, Risa gemeva al passaggio veloce delle dita sul sesso, un qualcosa che nel giro di uno o due minuti la portò a gridare di piacere o almeno tentare di farlo. Proprio quando gli ansimi si fecero più profondi, Marzia la schiaffeggiò così forte da creare un'eco dello schiocco, per poi colpirla nel punto dove un'enorme livido si stava formando sul fianco, ed accompagnarla a terra con il sedere rialzato ed il busto a terra.
Sgranai gli occhi. Era la posizione con cui mi aveva tenuto a me prima del suo intervento! Le schiacciò la faccia sul pavimento come fosse una sigaretta, poggiando poi la scarpa vicino la bocca aspettando qualcosa. Iniziai a sentirmi strana. Vedere quella bestia subire in quel modo mi confondeva e senza volere strinsi leggermente le gambe restando dietro a Mirco, mentre Risa prese a leccare come un cane quanto le era stato offerto. Fu qualcosa di breve, fatto soltanto per sfregio, poiché subito dopo, Marzia le andò dietro e con stupore la vidi sferrare un calcio proprio lì in mezzo.
Risa gridò restando a terra. Serrò i denti, chiuse gli occhi e si piegò dal dolore graffiando con le unghie il pavimento. Lo fece di nuovo e quel suono piatto e umido venne ripetuto finché alcune lacrime non bagnarono il viso della ragazza. Stava singhiozzando, ma ugualmente rimaneva ferma lì a farsi trattare in quel modo disumano, non riuscivo a comprenderlo, era semplicemente assurdo. I calci finirono, ma non gli fu data alcuna tregua e quando la scarpa poggiò il tacco in mezzo al sedere mi scappò un sospiro caldo che subito tappai con le mani.
Marzia si girò un istante verso di me. Oh no! Mi aveva sentita! Ero certa di questo perché la sua espressione crudele e severa, si sciolse un istante in un sorriso appena accennato, tornando poi a guardare Risa inarcarsi ed accogliere dentro di lei l'oggetto.
- Ti ricorda qualcosa? Riesci a ricordare cosa provavi? Il pianto, la vergogna, il dolore, il piacere di essere sottomessa dal tuo stesso fratello... rispondi!
Schiacciò con forza il tacco profanando lo sfintere, spostandola in avanti di qualche centimetro, facendola gridare forte quel “SI'” strappato in quel modo brutale, per poi uscire e allontanarsi un istante lasciandola piangere a dirotto. Non riuscivo più a pensare ad altro; ero concentrata soltanto nel vedere Risa ridotta a quel modo, ed un senso di pietà si mescolò a quel calore interno, finché Mirco non mi strinse la mano spaventato.
Marzia la costrinse ad alzarsi, attorcigliando i capelli nella mano sinistra e portandola di nuovo addosso al muro freddo della stanza. Il trucco le era colato sulle guance e si mischiava col sangue fuoriuscito dal naso e dalla bocca, ma ad alcune carezze, ed il farla poggiare sul suo seno tutti trattenemmo il respiro.
- Guardala...
Parlava di me! Marzia le aveva detto quella parola vicino all'orecchio, ma avevo udito benissimo, spingendola a voltarsi per incrociare il mio sguardo.
- Una nullità come te potrebbe mai permettersi di sfiorarla?
- n-no...
Le dita di Marzia iniziarono a scendere in mezzo al piccolo seno, superando le striature rossastre lasciate dal precedente passaggio delle unghie, poi superò l'addome, correndo fra i muscoli allentai e si posizionò proprio sopra al sesso facendola gemere.
- Angela puoi farmi una cortesia?
Il sentirmi interpellata mi destò da un incubo.
- ... Fa venire il ragazzo...
- c-cosa?!
Mentre continuava toccare lentamente la sua prigioniera, Marzia mi degnò qualche attimo del suo tempo.
- Le sue condizioni sono gravi, puoi vederlo anche tu stessa
Gravi? Ma io non avevo visto nessun segno di ferite su di lui, tranne qualche traccia di morsi. Gli andai davanti stranamente imbarazzata da quella richiesta e lo guardai meglio. Aveva il volto arrossato, stava sudando, forse aveva la febbre. Mi guardò con occhi stanchi e poco presenti e poi scesi ancora trovando il suo affare violaceo ancora dritto e pulsante.
- Il seme che ha accumulato all'interno è talmente congestionato da causare danni all'organismo. Il suo corpo avrebbe tentato di espellere l'eccesso da solo, ma questa idiota lo ha impedito
Risa gemette ad un aumento del ritmo della mano.
- c-che significa?
- Che se non butterà fuori il suo sperma al più presto la sua vita non tornerà mai più la stessa. Ora muoviti
Gli alzai il mento per guardarlo meglio e fargli capire che fossi io. Esitai solo un attimo e non so nemmeno perché lo feci, ma alla fine rimossi delicatamente gli elastici che lo costringevano e dopo averli gettati a terra notai il pene sobbalzare. Andai dietro di lui. Lo avrei fatto in modo veloce, ma non appena andai su e giù qualche volta, lasciando scorrere la pelle per mostrare la punta, le sue gambe cedettero dopo aver urlato di dolore.
- scusa! n-non ho fatto niente, perché gli fa male?!
- Non può sentire piacere, i testicoli sono troppo addensati dal sangue. Purtroppo non puoi fare niente per quel sintomo, ma puoi curare la causa
Scesi su di lui e attaccata alla schiena tornai a segarlo lentamente cercando di ignorare i suoi lamenti. Le contrazioni erano infinite e dopo appena qualche secondo iniziò a colare fuori un piccolo rivolo trasparente che cadde a terra. A quel punto lo vidi ansimare e chinarsi in avanti. Pensai di aver finito, ma più continuavo più buttava fuori liquidi e i suoi lamenti aumentavano. Sotto di lui, si era formata una piccola pozza.
- m-mi fermo?
- No
- ma...
- Lo capirai da te quando fermarti
Compresi le sue parole circa un minuto più tardi, quando Mirco piangendo gridò di fermarmi.
Lo avrei fatto immediatamente se Marzia non mi avesse ripreso ancora e ancora, dicendomi di continuare. Mi costò tantissimo. Sapevo di stargli facendo malissimo e le sue contrazioni continuavano ad aumentare senza un limite per quell'orgasmo infinito che stava avendo. Poi aprì gli occhi improvvisamente, smise di ribellarsi e l'intero corpo fu scosso da brividi. Andai ancora più veloce salendo e scendendo con la mano completamente fradicia e poi finì.
Sentii il cazzo pompare dentro di lui quattro fiotti di sostanza densissima che vennero sputati sul pavimento a cui fecero seguito altrettanti schizzi più liquidi e cadendo all'indietro me lo ritrovai seduto sulle mie gambe.
Gli tenevo il suo affare stretto fra le dita e osservai sbalordita quella fontana colare lentamente le ultime gocce dalla punta. Non avevo mai visto tanto sperma in vita mia. Il suo odore era fortissimo e mi entrava nel cervello e scendeva da ben altri versanti, poi Mirco si scostò di lato e restò tremante a tenersi lì sotto.
Non ebbi il tempo per dirgli nulla, perché un grido, assai diverso da quelli sentiti finora, mi gelò il sangue, tornando a guardare quelle due; vedevo chiaramente Risa quanto ormai grondasse di desiderio nonostante quello che aveva subito. Ai tremori del ventre però, Marzia spostò le dita trattenendo il piccolo anellino metallico e ciò coincise con lo stringere i denti della ragazza, sgranando gli occhi.
- Guarda guarda. Tante storie e poi... ma io non voglio che ti piaccia
Palesando a quel modo il fatto che avesse udito distintamente le parole che Risa rivolse a me mentre mi violentava, con occhi gelidi Marzia tirò a sé il piercing.
- n-no ti prego! TI PREGO!
- Tanto da oggi in poi non ti servirà più a niente...
Quando caricò il braccio per dare uno strattone rovinandole per sempre il corpo, Marzia si scoprì sorpresa nel vedermi stringerla alla vita fermandole. Stavo tremando. Il mio cuore sarebbe potuto uscire dalla gola e più che marcare la mia azione, il tenermi a lei era per non svenire.
- andiamo via per favore...
- ...
- hai vinto tu, hai salvato me e Mirco, ma ora pensiamo ad Alessio. Non farlo...
Anche se non la stavo guardando, sentivo i suoi occhi trafiggermi per averle impedito qualcosa che era evidente avrebbe fatto senza rimorso. Quando Risa cadde a terra libera dalla stretta di Marzia, anche io mi allontanai guardandola fissare la ragazza piangente ai suoi piedi.
- Pulisciti e rivesti il tuo amico
- g-grazie...
Non le interessò nient'altro. Si ricompose rapidamente, asciugò il sangue sul suo viso, ed uscì dalla porta, lasciandomi da sola a prendermi cura di Mirco ancora steso a terra.

(continua)
view post Posted: 11/4/2023, 14:17     +2Intelligenza artificiale e FemDom virtuale - Discussioni, Informazioni - BDSM & Fetish
La mia risposta è no, il virtuale non mi stimola, quale che sia la sfaccettatura: meglio il reale.
Devo riconoscere che i tuoi spunti / discussioni sono sempre calibrati e interessanti: bravo.
view post Posted: 11/4/2023, 11:41     +1Da teppista a schiavo - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
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Ok Angela stai calma, sei in un covo di pazzi schizzati, devi solo essere invisibile e andrà tutto bene. Fa che Mirco stia bene! Li dentro poteva essergli successo di tutto... e se lo avessi trovato in fin di vita? O magari picchiato a sangue! No, calmati, pensa ad altro ...

E peraltro il cervello al momento non trovò soluzione se non mandarmi l'immagine di quando poco prima Marzia mi aveva sbattuto le tette in faccia e schiacciata contro il muro. Camminavo barcollante nel corridoio e passavo davanti a quelle cuccette coperte da un lenzuolo di velluto nero. Ero rasente alla parete quando in quella appena superata mi si gelò il sangue sentendo un qualche rumore. Immobile senza nemmeno respirare, fissavo avanti a me sperando di aver sentito male, ma al riafficciarsi di quel tintinnio scattai dalla paura correndo fino ad un bivio al quale mi fermai.
Accidenti, Marzia non aveva parlato di bivi! Non volevo perdermi li sotto accidenti!
Guardai una via e poi l'altra praticamente identiche, una con più cuccette, l'altra meno. Feci mente locale: "Sono venuta da lì, poi ho girato l'angolo e ho corso fin qui. Se ora prendo questo sentiero finirò per andare dalla parte di Marzia ed è sicuramente sbagliato! Devo andare qua!"
Non appena ebbi avuto quella rivelazione, sgranando gli occhi vidi qualcuno muoversi proprio da quella parte, gettandomi addosso al muro con il cuore a mille. Mi aveva visto?! Era un altro di quelli messi a sorvegliare le cose, oh no! Restai ferma sul posto cercando di sentire ogni minimo rumore e non ci volle tanto prima di riconoscere un suono di passi trascinati. Non so in che modo violai me stessa per farmi muovere le gambe praticamente pietrificate e senza pensare entrai in una delle cuccette coprendomi dietro il velluto nero, tappandomi la bocca con entrambe le mani.
Era li davanti. Chiusi gli occhi pregando Dio che non avesse capito.
I secondi mi sembrarono giorni, mentre aspettavo di sapere il mio destino e finalmente riprese a camminare ed io a respirare.
Attesi ancora parecchio prima di avere anche solo il coraggio di mettere il naso fuori. Nessuno in vista. Mi defilai fuori e presi a seguire il corridoio che avevo scelto, che si dimostrò molto più lungo del previsto e alla fine mi comparve davanti la fine della strada, ed una singola porta di ferro.
"Ce l'ho fatta! Non posso crederci! E se fosse chiusa a chiave?"
Oh no. In quel momento il panico montò di nuovo, avvicinandomi passo dopo passo alla maniglia arrugginita. Era congelata. In effetti lì sotto faceva davvero freddo. Provai a spingerla verso il basso e si aprì. La mia buona azione stava a cuore a qualcuno in cielo, pensai aprendo sempre di più la porta cercando di farla cigolare il meno possibile.
Notai una luce all'interno, miracolosamente bianca. Era una specie di faro puntato dal soffitto al pavimento in modo da creare un cerchio perfetto ben visibile, un alone di penombra attorno e il buio completo ai lati della stanza. Singolare, ma non quanto il trovarmi davanti proprio Mirco inginocchiato a terra completamente nudo.
Sbiancai.
Entrando accostai la porta senza chiuderla, correndo da lui, parlando solo dopo averlo toccato. Era freddo poverino. Non sembrava avere ferite visibili.
- Mirco! Mi senti? Ma che ti hanno fatto? Riesci a parlare? Dobbiamo scappare, ecco metti questa è calda...
Mi tolsi la felpa velocemente e gliela poggiai sulle spalle, ma qualcosa non andava. Non era addormentato, ma era come se lo fosse; i suoi occhi fissavano a terra, aveva le labbra secche e delle profonde occhiaie. Quando lo mossi per provare a vestirlo restai a fissargli in mezzo alle gambe il pene in erezione e pulsante stretto da alcuni elastici, uno dei quali stringeva le palle un modo davvero eccessivo.
- Mirco? Ti prego rispondimi...
Gli parlai ancora scuotendolo un poco, ma nulla. Non mi guardava, non rispondeva e non dava segni per cui potessi riconoscere una qualche volontà.
- Puoi tentare quanto vuoi ma è inutile...
Sobbalzai alzandomi di scatto nel sentire una voce femminile nel buio.
- E' rotto ormai
- c-chi sei?
Mentre il cuore mi galoppava in petto sperando di vedere comparire Marzia dalla porta in ogni momento, una sagoma si mosse lentamente, comparendo interamente alle spalle di Mirco. Strinsi gli occhi per carpirne i dettagli, ma di quella ragazza nemmeno venticinquenne fu abbastanza facile soffermarsi sul fatto che fosse mezza nuda.
Mi stava a un paio di metri, ora perfettamente sotto la luce della stanza; nonostante il freddo, indossava solamente un canottiera a righe nere e bianche e sotto un tanga nero, calzando due spessi anfibi abbastanza vissuti. Prima del suo viso, mi corse l'occhio sul frustino che teneva in mano, adagiandolo sulla spalla come fosse un qualche fucile.
- Non hai bisogno di un nome. Non mi sembra che Andrea ti abbia menzionata fra le possibilità. Pertanto non ho alcun ordine da rispettare
Aveva due occhi che mettevano i brividi. Un leggero trucco bluastro al lati e sotto le palpebre come se fosse colato, ma non sembrava curarsene. Era seria, poco più alta di me, con un fisico decisamente magro, specialmente sul seno, forse una seconda scarsa, ma non avrei detto che fosse brutta, più che altro poco curata. Scese con gli occhi su Mirco e stringendogli forte i capelli lo strattonò facendolo gemere e poi lo gettò a terra, poggiandogli uno stivale davanti la faccia.
- ferma! gli fai male così!
- Ma di che parli? Non vedi che gli piace?
Sgranai gli occhi quando lo vidi alzare la faccia e senza alcuna espressione poggiare le labbra sulla calzatura e iniziare a baciarla.
- Abbiamo passato così tanto tempo insieme che credo abbia finito per affezionarsi, a volte gridava sua madre... poi ha smesso di parlare
Tolsi la mano dalla bocca per lo stupore e mi rivolsi direttamente a Mirco con un tono di paura mista a rabbia, ma per quanto provai non si voltò mai nemmeno una volta, facendosi poi calpestare la faccia da quella stronza.
- Te l'ho detto, so fare il mio lavoro e con tipi mansueti come lui non è stato nemmeno divertente ... vedi li sotto?
Indicò con disprezzo in mezzo alle sue gambe, dopo averlo alzato bruscamente in ginocchio.
- Non ti chiedi perché continua a restare così?
- s-sei pazza!
Colse quell'offesa in modo peggiore di come mi aspettassi, perché perse quella sua faccia apatica e sbarrando gli occhi mi corse incontro mollandomi uno schiaffo fortissimo.
Restai impietrita. Nessuno mi aveva mai colpito a quel modo e mentre il rossore si spandeva sulla guancia strinsi di denti tremando con occhi lucidi. Credevo non avrebbe osato rifarlo e invece al mio silenzio mi afferrò per i capelli trascinandomi contro la mia volontà verso la parete e mi ci schiacciò contro. Provai a ribellarmi, ma il ricevere le sue labbra sulle mie mi spiazzò completamente. Tentai di mantenere le labbra serrate, di sottrarmi, eppure le bastò stringermi il seno per farmi urlare e liberare la strada alla sua lingua che scivolò nella gola come un serpente. La guardavo con occhi disperati e lei ricambiava ricercando quella sensazione, ma c'era qualcosa di strano. Ammetto che avevo baciato tante, anzi tantissime persone in vita mia, me la cavavo discretamente, tuttavia in lei qualcosa era diverso, ed intendevo fisicamente diverso.
La mia lingua venne carezzata quasi dolcemente dall'estranea, ne ebbi senso, ma non potendo fuggire finii per ricambiare un minimo sperando le bastasse. Più le carni si toccavano però, più la sua continuava a scendere riempiendomi la bocca; non era possibile, era come se mi avesse ficcato ben altro in bocca che la semplice lingua, eppure questa continuava a mulinare, toccare il palato, mischiando le salive fino a spingersi a sfiorare l'ugola e li ebbi una contrazione dell'esofago involontaria.
Arretrò un istante, ma non mi mollò mai. Ripeté quella violenza altre cinque o sei volte, finché non credetti davvero di vomitare, tornando finalmente in grado di riprendere fiato. Quando si ritrasse col viso, una massa trasparente di saliva mi colò sulla bocca, sul mento e sulla maglia, lasciando alcuni filamenti disgustosi assieme ai miei colpi di tosse.
- Spero tu abbia altre qualità, perché baci da schifo...
Oh mio Dio. Non mi ero sbagliata. Quella tizia mi fissava ridendo e si stava passando la lingua sulle labbra, poi, dopo aver pulito le mie con un dito, se lo portò davanti e lo leccò mostrandola per intero; non feci i conti perché non ero mentalmente stabile in quel momento, ma a paragone con la mia ero certa fosse almeno il doppio, qualcosa di assurdo e che mi lasciò confusa, vedendola arrotolare quasi interamente la lingua all'indice continuando a sorridere.
Visto l'istante di quiete spostai un attimo lo sguardo verso l'uscita, ma fui raggiunta da un pugno allo stomaco che mi spense la vista.
Quando la ripresi, ero in ginocchio e mi tenevo la pancia cercando di respirare, con lei avanti a me.
- Pensavo ci stessimo divertendo, vuoi già andare via?
- ...
Guardavo fisso per terra i suoi anfibi e tremavo. Avevo così paura che mi alienai improvvisamente dalla situazione cercando di sfuggirle, ma quando mi alzò il viso ad altezza del suo intimo, ricevendolo sulle labbra tornai drammaticamente al presente. Restai immobile con occhi spalancati, ed inspirai un profumo di ragazza non dissimile dal mio, ma subito tentai di andare indietro con la testa lamentandomi.
- Non ti piaccio? Sai, io non reggo bene i rifiuti...
- vaffan...
Stavolta non mi toccò con la mano. Ricevetti quella frustata in pieno volto, poi una seconda sul braccio con cui provai a difendermi e poi sulla mano, sulla spalla, finché non la pregai di smettere piangendo.
Avevo gli occhi chiusi e sentivo qualcosa di caldo colare dalla guancia dove mi aveva colpito la prima volta, poi fui presa per i capelli e di nuovo poggiata sul sesso.
Ansimai restando a bocca chiusa, poi serrò il naso con due dita e quando mi mancò l'aria, colse l'occasione di un mio respiro per farsi ancora più avanti, mettendomi in condizione di mangiare il tanga che divenne poco dopo umido della mia saliva.
- Sei più carina quando non parli...
Alzai finalmente gli occhi guardandola con odio, quando si scostò con due dita l'intimo mettendomi a contatto diretto con le labbra del sesso completamente depilato. Aveva un anellino di metallo in quel punto delicatissimo e toccai con la punta del naso il piercing che trafiggeva il clitoride.
Continuò a fissarmi per tutto il tempo, finché, vinta da quella pazzia cacciai fuori timidamente la lingua, vedendola scossa da un brivido di piacere.
Io invece non stavo provando nulla. Mi sentivo umiliata come mai in vita mia, ferita e trattata veramente da puttana, per di più da una ragazza.
Non sentivo alcun sapore, ma in compenso era molto bagnata e gli umori presero a colarmi in gola
Cercai di ritrarmi dallo schifo, ma lei alzò una gamba e poggiò la coscia sulla mia spalla tirandomi ancora più sotto senza darmi scampo. Ero prigioniera e mentre piangevo, quella pazza se ne stava attaccata con le mani al muro cavalcandomi la bocca come se la stesse scopando.
Quando venne, fui spinta a terra e tossendo cercai di vomitare quanto era sceso nello stomaco, beccandomi un calcio sul fianco così forte da togliermi il fiato. Piegata a tenermi dove aveva colpito, mi trattenne con la faccia sul pavimento, seguendola in modo confuso andare dietro di me e afferrare i miei jeans.
- Ora sta ferma, non vorrei fare qualche casino nello scartare il mio regalo...

Tornai a guardare avanti con occhi terrorizzati, mentre qualcosa di affilato mi passò sopra il sedere irritando la pelle, per poi scendere in basso impuntandosi proprio sulla mia rosa. - - t-ti prego no...
Una lama tagliò il tessuto perfettamente al centro, seguendo il verso della cucitura fino ad aprire un varco perfettamente in linea con quanto c'era sotto. Anche il mio intimo fu tagliato, ed estratto con qualche strattone dai fianchi. Cercai a quel punto di allontanarmi e strisciando la immaginai a fissarmi cercare di raggiungere la porta, solo per poi essere schiacciata sulla schiena e trattenuta a terra.
- Alza il culo...
- ...no!
Provai a resistere a quell'ordine, ma fui calpestata duramente finché non dovetti implorarla di nuovo e compiere quanto voleva piegando le ginocchia. Era una posizione che avevo tenuto molto spesso durante il sesso, ma che ora per qualche ragione mi fece schifo da morire, ricevendo poi una frustata proprio nel punto dove la carne era visibile.
Gridai. Gridai e continuai a farlo finché non sentii le sue dita perdersi dentro di me senza alcuna grazia, facendomi inarcare.
- Guarda, guarda...
Mi girò per guardarla in faccia e la trovai a gustarsi alcuni filamenti delle mie secrezioni, giocando con la mano e leccando poi uno ad uno. Sembrava un vero demonio.
- Tante storie e poi, in effetti hai proprio la faccia di quelle che vanno trattate così, ma io non voglio che ti piaccia...
Venni stretta al collo e tenuta a terra, ingoiando le sue dita, poi nella mia disperazione tornò a infilare la mano dentro i jeans, afferrando tra due dita il clitoride e li mi bloccai paralizzata.
- Oh, che ho toccato? Sei una di quelle sensibili dico bene?
Provai a parlare, ma ero talmente sconvolta che riuscii solo a balbettare, sentendo sfregare il sesso con un movimento inizialmente gradevole, ma che poi divenne in breve insopportabile. Alzai le mani per fermarla, ma lei strinse ancora di più togliendomi le forze.
- Senti come è diventato duro, potrei farti una sega fra le dita lo senti? Posso andare su e giù, su e giù, è facile... tra qualche minuto potresti scoparti quel ragazzino se lo volessi, ormai il suo culo non è più proibito. Vuoi farlo? Vuoi infilare questo dentro di lui?
Dicendo quella follia su Mirco, continuò a sollecitarmi e sentivo il sangue addensarsi in quel punto gonfiando il clitoride facendomi impazzire.
Lo stava trattando davvero come fosse un cazzo e non resistevo più; ero così sensibile che presi di nuovo a piangere, muovendo a caso le gambe, ma non c'era modo di fermare quelle dita. Ad un passo da un orgasmo rubato, mi strinse di nuovo così forte da farmi sbavare per terra.
- Ti ho detto che non devi godere... mi ascolti o devo strappartelo?
- no! Ti prego, TI PREGO!
- Se affondo con le unghie un po' di più posso arrivare alla radice... vuoi? Tanto da oggi in poi non ti servirà più a niente
Stavo quasi per perdere i sensi con la gambe a tentare inutilmente di chiudersi, ma più stringevo più lei lo tirava e scoppiai improvvisamente liberando un orgasmo a metà, che mi lasciò in preda alle convulsioni lì a terra.
- Lo hai fatto per l'ultima volta...
Disparata la sentii riprendere a tirare sotto le mie grida, poi un ombra inattesa le piombò addosso facendola cadere al mio fianco.
- Lasciala stare!
Mi sembrò di vedere un angelo. Mirco era davanti a me e non so come adesso aveva di nuovo un'espressione sensata sul viso. Ansimava, aveva le guance rosse, ed era leggermente curvo con la schiena, ma stava in piedi fra me e quella bestia.
- S-stai bene?
Mi parlò con un tono stanco, quasi sofferto, ma non riuscii a rispondergli, trascinandomi dietro di lui ancora tremante. La vidi rialzarsi togliendosi qualche punta dei capelli dagli occhi e ora ci stava fissando come se volesse ucciderci.
- Credevo di averti rotto... perché riesci ancora a muoverti?
Ancora quella parola... perché continuava a ripeterlo? Mirco era sulle sue gambe ora, ma in effetti le teneva piegate verso l'interno e anche lui stava tremando, non so se per la paura o per altro.
- Allora? E' perché ho toccato la tua amica?
Prese ad avvicinarsi con passo sicuro, ma lui non si spostò, neppure quando quel frustino gli venne schiacciato sulla faccia ferendolo. Si guardarono. Non potevo vedere la faccia di Mirco, ma quella della ragazza si sporse in avanti fin quasi a baciarlo.
- Non reagisci? Vuoi farmi vedere quanto dolore puoi sopportare per proteggerla? D'accordo...
Alzai una mano d'istinto vedendolo ricevere un pugno sulla faccia spaventoso. Qualche goccia di sangue colò a terra e lui le seguì in ginocchio, ma lentamente si rimise in piedi.
Mi vergognavo, volevo poter fare qualcosa, ma avevo troppa paura, ed ogni volta che veniva colpito o frustato, il mio cuore si stringeva, finché non cadde all'indietro poggiandosi a me.
- p-perché fai questo?! lo stai ammazzando!
Restò a fissarci, non rispose.
Quando mosse un passo avanti credetti di essere spacciata, ma con stupore Mirco fece leva sulla mia spalla tornando a proteggermi. La cosa sembrò indispettirla, perché sgranai gli occhi nel vederla estrarre di nuovo il coltello che aveva su una piccola fondina legata alla vita; poi, senza alcuna esitazione, lo roteò nella mano con la lama verso il basso e urlai vedendola scendere in picchiata sul petto di Mirco.
Restai con le braccia strette ai suoi fianchi. Quando il silenzio divenne troppo pesante e il respiro stentato di Mirco si prolungava ancora, decisi di sporgermi.
La ragazza era ancora lì, ma la sua mano era stretta al polso da quella di Marzia apparsa dal nulla. Non credo ci fosse mai stata nella mia vita visione più bella di quella e arrivai a credere addirittura che fosse un miraggio, afferrando fra le braccia Mirco che cadde all'indietro ormai allo stremo.
- Risa...
- ... Marzia
- Hai tagliato i capelli...
- ...ti piaccio?
- Come potresti?
Quelle due si conoscevano?! D'accordo non mi fregava un bel niente, volevo solo scappare via e portare Mirco all'ospedale.
Rimasero in quella posizione qualche istante, ma riuscivo a vedere benissimo le loro forze contrapporsi, l'una a tenere e l'altra a tirare, poi sgomenta, vidi la tizia dai capelli corti fare un giro su se stessa e colpire Marzia sul fianco con un calcio impressionante.
I riflessi della nostra ancora di salvezza le permisero di attutire il colpo con il braccio, ma ugualmente fu sposta di un metro abbondante; poi, l'assassina non esitò un solo istante e la caricò affondando il coltello con l'unica intenzione di ucciderla.

(continua)
view post Posted: 31/3/2023, 10:59     +1Da teppista a schiavo - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
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Oltrepassato l'ingresso, attraversammo un lungo corridoio illuminato soltanto da neon UV, passando in mezzo a diverse coppie di ragazzi intente a baciarsi e toccarsi, poi salimmo ancora una breve rampa e si aprì una bolgia umana come mai ne avevo viste.
Pugni alzati e intenti ad urlare le note distopiche di una singola postazione DJ al centro di un'arena circolare, centinaia di ragazzi ballavano su delle note che trovai semplicemente impossibili da seguire. Sembrava più un raduno di pazzi esaltati più che una discoteca e le miriadi di luci e specchi sulle pareti nere, riflettevano continuamente laser ed effetti ottici che si infrangevano sulla coltre di fumo sparsa dalla macchina posta sul soffitto a cupola.
Restai impietrito a guardare in basso.
Eravamo rialzati di un piano rispetto a tutti gli altri e la confusione era tale che dovetti reggermi un attimo alla ringhiera per un breve giramento di testa.
Era un Rave? Forse lo era, ma quel tizio allucinante che suonava e cantava in una gabbia innalzato sopra a tutti di almeno otto o nove metri, in qualche modo riuscì ad affascinarmi. Non riuscivo nemmeno a distinguerlo in mezzo alla nebbia colorata dalle luci stroboscopiche, ma la voce arrivava potente, carica di una rabbia impressionante. Fui afferrato per un polso e quando trovai Andrea a farmi cenno di seguirlo subito lo ritrassi facendolo ridere.
Scendemmo piano le scale, incrociando gente che andava e veniva; alcuni fermi alla circonferenza più esterna dell'arena e tra spinte e occhiatacce mi ritrovai immerso sempre più in quell'ordalia di anime impazzite.
Anche se faticai a non perderlo di vista, intruppare una ragazza ebbe come effetto quello di ritrovarmi le sue labbra piantate sulle mie ed il suo sorriso ad incitarmi a scatenarmi. Aveva gli occhi completamente bianchi a causa di lenti a contatto colorate, capelli forse biondi rasati ai lati e tirati all'indietro, con addosso degli inutili shorts ed un reggiseno in lattice. La spostai e ne spostai altre simili durante tutto il tragitto, nonché ragazzi, che era evidente non si facessero problemi a toccare e provare a fermarmi.
Ero sul punto di iniziare una rissa clamorosa, ma ancora una volta, la mia guida comparve da dietro e mi spinse bruscamente verso un uscita laterale, aprendola con la suola dello stivale.
La musica era ancora fortissima e rimbombava in quel nuovo ambiente del tutto simile ai precedenti, ma per lo meno dotato di una parvenza di illuminazione.
- Ti piace?
- è una vera merda...
- Sì, sono d'accordo
Pensavo di farlo incazzare dicendo così, invece fu più furbo e alzò le spalle continuando a camminare verso un nuovo corridoio.
- Quelli vengono qui per cercare quello che cercano tutti gli altri. Il fatto di vestirsi a quel modo secondo le loro teste li fa sembrare diversi ... sciocco no?
- ...
- Però, ogni tanto tra loro si trova qualche diamante grezzo alla ricerca di qualcosa che conti davvero e a noi questo interessa
Entrambi avevamo le mani in tasca e entrambi osservammo un gruppo di tre ragazze camminare nella direzione contraria. Ci squadrarono, prima a lui, poi a me e tirarono dritte.
- noi?
- Io, noi, loro... che importa? Siamo tutti qui per la testa cosa
- la vuoi piantare di darti tante arie? Mi dai sui nervi...
Entrammo in un'altra porta tagliafuoco, dietro la quale c'erano due rampe di scale, una conduceva verso un piano in alto, l'altra proseguiva in basso. Indovinate quale prendemmo?
Scalino dopo scalino, con le luci industriali ad accompagnarci e il sottofondo di quel concerto alle spalle, scendemmo di due piani. Faceva più freddo lì sotto e lo spazio era assai ridotto, finché non comparve davanti a noi un'ultima porta metallica con una luce rossa accesa sopra.
- che c'è li dietro?
- Quello che volevo farti vedere mi sembra ovvio ...
- c’entra con Marzia?
- Potremmo quasi dire che lì dentro c'è mia sorella...
Ebbi una strana sensazione nel guardarlo negli occhi ed un brivido mi freddò la schiena.
In realtà volevo solo andarmene, trovare Mirco e scappare a gambe levate e tornare con tutti gli amici che avevo per sfondarlo di botte. Ma ormai ero lì e quando, dopo aver suonato un campanello, si aprì uno spioncino, la serratura scattò e fui libero di seguirlo oltre la soglia.
- Benvenuto nel mio mondo!
Quasi stentai a capire dove cazzo fossi finito.
Qualcuno di grosso richiuse la porta dietro le mie spalle, ma io quasi non me ne accorsi, mentre i miei occhi cercavano di abituarsi a quella luce rossastra che tingeva ogni cosa di un cupo cremisi artificiale. Era una stanza enorme, una sorta di atrio comunicante con altre sale più piccole e diversi corridoi si snodavano in sentieri sempre più cupi. Notai altre scale scendere verso recessi su cui cercai di non soffermarmi, perché le urla che provenivano già a quel piano riuscivano di poco a sovrastare la musica Ambient che gli altoparlanti negli angoli sparavano a palla.
C'erano persone, tante, forse una decina, tutte donne, tutte praticamente nude.
Al centro della sala, legato ad uno dei pali metallici disponibili, era forse un uomo o comunque un ragazzo, che ormai esanime continuava ad essere frustato da una singola donna, la quale poi spargeva il sangue intriso sulla frusta facendolo piovere sulla folla.
Le gambe mi cedettero un attimo ed il respiro si bloccò quando una dopo l'altra quelle depravate si voltarono tutte verso di me e per la prima volta ringraziai Dio che Andrea fosse con me. Ad un suo cenno della mano infatti, quelle folli tornarono a massacrare a turni quel disgraziato
- c-che significa?
Balbettai non riuscendo a staccare gli occhi da quello scempio; la ferocia con cui quei demoni lo stavano torturando non era comprensibile, ma sui loro volti non c'era alcun compiacimento, neppure divertimento. Perché lo stavano facendo?
Una serie di lamenti attirò la mia attenzione verso le scale alla mia destra poco oltre Andrea. Qualcuno aveva implorato forse? Di certo non potevo essermi sbagliato, ma decifrare che il suono provenisse dalle scale era invece assai difficile, perché in quella cacofonia confusa, anche i pensieri facevano fatica ad essere recepiti.
- Seguimi...
Non mi ero neppure accorto di essere arrivato a toccare la parete con la schiena e al sollecito di Andrea mi mossi tenendomi sempre vicino alla parete fino a che non dovetti scendere ancora quelle maledette scale.
Era un incubo. Non riuscivo neanche a vedere bene dove mettere i piedi per colpa di quella luce così assurda, e ad ogni nuovo grido sobbalzavo come un bambino.
Quello che mi stava davanti invece, avreste dovuto vedere come si divertiva. Era calmissimo, padrone di sé fino in fondo e quando fummo al piano di sotto davanti ad un lungo corridoio, passammo davanti a numerose stanze senza porta, con solo una tendina di velluto nero a coprire cosa accadesse dietro.
Andrea era avanti a me di qualche metro; mi attardai un secondo nel riconoscere il pavimento bagnato da un qualche liquido oleoso, eppure l'odore che c'era nell'aria stranamente non era sgradevole. Ricordava un po' l'incenso, una miscela dolciastra abbastanza inusuale.
Una delle tendine si aprì proprio nel momento in cui decisi di ripartire e qualcuno si schiantò addosso a me, cadendo a terra e quasi trascinandomi con lui.
Era un uomo bassetto e grassottello con pochi capelli. I suoi occhi erano spaventati e mi guardava tremando. Era nudo e fu impossibile non notare i segni delle bruciature che qualcuno gli aveva fatto sul petto e sulla schiena, come pure e graffi che gli aprivano la pelle fino a farlo sanguinare.
Mi mossi per aiutarlo tendendo la mano, ma il polso fu stretto dolcemente da due mani inaspettate, che precedettero la comparsa di una ragazza non più grande di me, anch'essa completamente nuda e sporca di sangue.
Dopo aver bloccato la mia mano, lei si chinò sull'uomo in silenzio e salita sopra di lui per cavalcarlo lo baciò con passione riuscendo a calmarlo, poi si alzò, gli aprì la tendina e lui strisciò dentro sorridente.
MA CHE CAZZO STAVO GUARDANDO?! Indietreggiai dalla ragazza che neppure mi degnò di uno sguardo e con occhi stanchi rientrò dentro scomparendo alla vista.
- A volte succede... chi viene qui, non sempre sa cosa vuole e ci mette un po' per capirlo
- siete dei pazzi! avete rapito tutti quelli che stanno in questo mattatoio?!
- Rapiti? Salti un po' troppo velocemente alle conclusioni ragazzo problematico...
Andrea rise indicandomi di nuovo la via.
- Qui dentro quelli come noi possono essere se stessi, ma non abbiamo necessità di rapire nessuno, beh, non sempre almeno. Essi si offrono a noi spontaneamente
- s-spontaneamente?
- Significa di loro iniziativa
Strinsi i denti cercando di guardarmi intorno per non perdermi qualora fossi dovuto scappare.
- dov'è Mirco?
- E' un ospite, trattato con tutti i riguardi non preoccuparti, lo vedrai presto è da questa parte
- cosa cazzo centra Marzia con questa roba? Ho capito che sai quello che fa oltre il proprio lavoro, pensi che mi importi sapere che è stata qui qualche volta?
In effetti un po' mi aveva spiazzato, ma avevo subito anche io qualcuna di quelle pratiche e potevo benissimo parare la coscienza dicendo che il fine giustificava i mezzi.
- Marzia ha gestito questo posto per parecchio tempo, poi ha mollato ... chissà perché
- gestiva questa merda? n-non ci credo
- Sarebbe così strano? Sono sicuro tu ti sia chiesto dove è diventata quello che è oggi, dove ha appreso tutti quei segreti che ti piacciono tanto...
- quindi è qui che...
- ...No
Rise di nuovo. Mi stava solo confondendo ed era bravo nel farlo, facendomi fermare e sbottare sul perché diavolo lo stessi seguendo, proprio arrivando davanti un una porta metallica chiusa.
- Hai avuto il coraggio di sfidarmi apertamente e non mi era mai successo, ho pensato di premiarti mostrandoti l'anima di mia sorella e dietro quella porta potrai vederla in tutto il suo splendore ... non sono solito fare regali, ma gradirei tu lo accettassi
Ora era serio. Alla luce rossastra del corridoio, distante da me qualche metro, metteva davvero i brividi e quel coraggio di cui parlava adesso facevo fatica a trovarlo, circondato da grida e lamenti.
- Vuoi vederla?
Volevo? Non sapevo che dire. Cosa diamine c'era dietro quella porta? Mi avrebbe fatto vedere l'anima di Marzia? Ma che senso aveva?
Feci un passo avanti trovando il suo sorriso più schifoso e quando girò la maniglia, tutto quello visto fino ad ora, venne cancellato da un nuovo livello di follia.
- Vieni entra, non ti succederà niente per il momento ...
Alla sua spinta leggera non ebbi la forza per rispondere né con i pugni, né con le parole. Era una stanza di venti metri quadrati, completamente spoglia; l'oscurità regnava quasi incontrastata e solo al centro di essa spiccava una singola luce abbastanza forte, per lo meno di tipo normale; sotto di essa, tenuto legato per i polsi ad una vecchia sedia di legno massiccio, riconobbi Mirco completamente nudo, bendato e con in bocca qualcosa simile al morso che Marzia aveva usato con me diverse volte per non farmi parlare.
Non aveva segni di ferite o percosse, ma sembrava stesse dormendo e solo avvicinandomi con gli occhi sbarrati dallo stupore notai che fosse seduto su ciò che dalla sedia sporgeva proprio al centro sparendo dentro di lui. Il cazzo era legato alla base e nonostante tutto, restava dritto e pulsante, bagnato in maniera quasi eccessiva, con le vene ingrossate e le palle ormai scure. Perdeva saliva dalla bocca e lentamente colava sul petto magro e senza muscoli, dando ancora di più la sensazione di totale abbandono.
- MIRCO?! che cazzo gli hai fatto?!
Mi avvicinai a lui di corsa, ma dall'oscurità attorno a me qualcosa fendette l'aria legandosi alla mia caviglia tirando e facendomi cadere a terra. Non mi feci nulla, ma seguii con gli occhi quel lungo intreccio di cuoio annerito riconoscendo certamente una qualche frusta, tipo quella dei domatori e sentendo alcuni passi precedere la comparsa di una ragazza.
Mentre arrotolava quell'arma, ed io tornavo in piedi, mi fu concesso di guardarla in viso giunta sotto la luce. Era giovane, ma l'età non l'avrei saputa definire, forse a metà fra me e Andrea. Anche lei aveva i capelli rasati ai lati del cranio e teneva la chioma divisa in una riga precisa che scendeva invece più lunga ai lati del viso magro e sottile.
Quasi non aveva sopraccigli, niente trucco, se non un po' di ombretto sulla fine degli occhi e vestiva da maschio; bermuda mimetici, anfibi, una maglietta a righe nere e bianche, ed un chiodo di pelle. Era magra, praticamente il seno era inesistente, ma in compenso quel toppino metteva in risalto degli addominali pronunciati, ed un sedere bello sodo.
- Lei è Risa e si è presa cura del tuo cucciolo da quando è arrivato, ha un debole per gli animali come lui sai? Ne ha sempre desiderato uno da crescere, ma non è stata fortunata fino ad oggi, gli sono morti tutti
- pezzo di merda, non gli avevi fatto niente eh?!
- Eh? Mi prendi per un bugiardo? Io non mento mai, ragazzo problematic o... io l'ho solo portato qui, le mie mani non si sono mai poggiate su di lui, neanche un secondo
Tornai a guardare quella tizia stramba. Aveva gettato a terra la frusta e ora se ne stava in silenzio vicino a Mirco con le mani in tasca.
- Alessio, voglio che ora osservi ... non so cosa tu abbia visto o subito con mia sorella, ma ti garantisco che quello non c’entra niente con lei, nel modo più assoluto
Non sapevo più cosa fare. Potevo partire e tentare di prenderlo a pugni, ma proprio mentre pensavo questo, la ragazza tirò fuori dalla tasca interna del giubbotto un coltello ricurvo e lo puntò alla gola di Mirco.
- Sei un po' troppo prevedibile oggi, picchiarmi non sarebbe una grande idea, perché ammesso e non concesso che tu ci riesca, ogni persona di questo posto ti darebbe la caccia per avere un pezzo di te e sono bravi, molto bravi, a strappare pezzi di carne posso giurartelo ... senza contare che ammazzeresti questo cucciolo e faresti soffrire Risa. No, Ascolta quel poco di cervello che hai e stai buono, d'accordo?
Desistetti e sciolsi lo sguardo di sfida verso di lui sputando a terra.
- Ottimo! Adesso, lascerai che Risa ti mostri qualcosa...
- ...
- Potrebbe anche piacerti infondo ... se ti ho capito un pochino, sei più simile a me di quel che credi e la cosa mi esalta abbastanza! Vuoi sostituirmi, prendere il mio posto con Marzia? Mi sta bene! Provaci! Ma ci sono dei requisiti da soddisfare e non uscirai da qui finché non li avrai ottenuti tutti.
- sei pazzo...
Sorrise scomparendo nel buio alle sue spalle andandosi a sedersi su un qualche rialzo o tavolo o sedia che ci fosse in quell'angolo, mentre io restai in piedi a fissare quella tipa dallo sguardo malato sbottonarsi i bermuda e rimanere senza veli dalla vita in giù.

(continua)
view post Posted: 27/3/2023, 18:57     +1Comunicazione agli utenti di LdS - Lettere all'Amministrazione del Forum Legami di Seta
Purtoppo per molti la tolleranza è una strada a senso unico.

Si capisce, perché lo si legge fra le righe (ma nemmeno tanto, è esplicito), che l'arrivo su LdS, per i fatti loro e come è pieno diritto di chiunque, di utenti con interessi orientati al BDSM "pay", al famolostrano, al femdom, all'entrare in un ruolo per divertimento e per gioco, non per intima convinzione e/o stile di vita, avrebbe dovuto trovare un ambiente ostile non soltanto da parte di certa utenza non avezza a questi argomenti e che ha reagito come chi vede invaso il proprio "territorio", ma anche da parte dello Staff?

Non ci sto. Come non ci starei se si trattasse di respingere componenti opposte o diverse.

LdS è un forum a disposizione di tutti, non è fatto su misura per qualcuno o per un'utenza di un certo tipo piuttosto che di un altro.
Gli utenti graditi e quelli no, gli argomenti che garbano e quelli no, non li decide la maggioranza degli utenti, non li decide la maggioranza dello Staff e neppure li decido io.
Il compito dello Staff di LdS, me compreso, è quello di essere garantista e di rispettare i principi libertari del forum.

Non mi pare così superfluo ricordare che anche chi compone lo Staff ha il sacrosanto diritto di intervenire nelle discussioni come e alla pari di qualsiasi utente. Ogni tentativo, malizioso, di confondere i due ruoli allo scopo di creare polemiche non è solo goffo, è molto scorretto.
view post Posted: 26/3/2023, 19:25     +1Comunicazione agli utenti di LdS - Lettere all'Amministrazione del Forum Legami di Seta
:D
Innanzitutto non si è trattato di una mia iniziativa singola, ma di una scelta condivisa e fondata non sul pissing, ma sul considerare il pluralismo un valore, sempre.
Sul minore divertimento posso solo darti ragione.
view post Posted: 26/3/2023, 11:34     +1Potere assoluto - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto trovato sul web, dal sito laravlush, autore anonimo
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Ci si incontra per una festa al Regina Nera.
Passo dalla Padrona per portarla in Hotel, la location è Venezia, andremo in Hotel e poi alla festa.
La Padrona comanda: "Prendi quella borsa, porta questo, porta quest’altro".
Mi ha obbligato a prenotare per 3 ci sarà anche un altro “cane” con noi e la cosa mi preoccupa un poco.
Siamo quindi in 3 in macchina, in hotel e alla festa.
Arriviamo in hotel prendiamo possesso della camera, poi si cena, quindi, la Padrona si prepara, anche se è gia’ stupenda, e via tutti verso la festa.
Raggiungere la location non e’ agevole: o si prende il vaporetto e poi un pezzo a piedi o si fanno almeno 30 minuti di cammino per Venezia.
La Padrona opta per questa seconda scelta.
Camminiamo per un po’, ovviamente io e l’altro slave portiamo la Sua borsa, oltre alle nostre (per cambiarci) e tutte le varie fruste che la Padrona ha deciso di portare.
Cosi’ cammino per Venezia con frustini molto ben visibili.
Ad un certo punto la Padrona si ferma: "Dov’e’ il guinzaglio? Dovreste stare al guinzaglio" e cosi’ ci impone di camminare con il guinzaglio tenuto da LEI.
Nessun problema o situazione particolare se non forse qualche sguardo attonito; fino a quando su un ponticello stretto incrociamo una signora con due cagnolini al guinzaglio.
“Che belli” dice la Padrona attirando ancor piu’ l’attenzione.
“Il mio invece e’ proprio brutto”. La signora guarda e si accorge che il cane sono io. Immaginavo reazioni “schifate” invece esplode in una sonora risata. La risata forse mi fa ancora più male come reazione e la signora aggiunge: "Eh sì, è proprio brutto” e ci sorpassa ridendo ancora di più. La Padrona si gode il momento, è trionfante!
Arriviamo alla festa, lascio perdere i dettagli e mi concentro solo sulle mie sensazioni.
Ho ordini ben precisi: non devo far fare brutta figura alla Padrona, non posso parlare se non interrogato, se interrogato da altri devo chiedere prima il permesso della Padrona per parlare, non posso guardare nessuno e devo guardare sempre in basso, incrociando altri devo solo guardare in basso e solo i piedi della Padrona non i piedi di altre; ovviamente se la Padrona si ferma a chiacchierare io devo guardare l’altra persona solo se la Padrona mi presenta o annuisce.
Cosi’ non vedo molto della festa, la sento parlare con tante persone, in alcuni casi non saprò con chi ha parlato e nemmeno dare un volto … completamente ignorato. In altri casi viene chiesto “hai due cani oggi” o frasi di circostanza che indicano anche il sottoscritto. In tal caso la Padrona mi dice di salutare e posso cosi’ vedere chi sia la persona. Spesso si tratta di padrona con il cane al seguito.
La Padrona deve andare in bagno. Si arriva c’è coda. Io mi faccio tutta la coda in ginocchio e con il cocktail della Padrona in mano. E’ il suo turno, entra, prende il bicchiere ormai vuoto.
“Dai che ora do da bere anche a te”. Cosi’ dopo pochissimo apre la porta, mi porge il bicchiere colmo, e ritorna in bagno. Io sempre in ginocchio e sempre sotto gli occhi di tutti i presenti in coda bevo avidamente.
Si gira un po’ fino a quando la Padrona decide di “divertirsi” un pochino di piu’ (tralascio i vari servizi resi, baciare e leccare scarpe e piedi, stare in ginocchio, fare da poggiapiedi etc. etc. ). Cosi’ mi mette su una croce di Sant’Andrea e inizia a frustrami con diversi oggetti. Soffro, è una sessione lunga e dolorosa, non emetto alcun urlo. Sono con il culo e le palle al vento davanti a tutti perche’ nel frattempo si è assiepata un po’ di gente. Mi libera e mi fa mettere in ginocchio mentre inizia a fustigare, ma molto meno, l’altro cane. La cosa peggiore e’ che mi ordina, davanti a tutti, di baciare il culo dell’altro. Schifato lo faccio.
Ad un certo punto inizia una cosa incredibile, per me. La Padrona incontra un suo conoscente con una ragazza che sta capendo se e’ sub, dom, switch …. insomma sta sperimentando. Parlano a lungo, mi presenta come uno dei suoi schiavi migliori. Mi è parso di capire il migliore a parte l’altro presente che è il SUO slave personale. Il tipo Le dice che sono bravo e che ho una buona resistenza (riferendosi alla fustigazione). Lei ovviamente nega, dice che non resisto per nulla, che ho solo resistito un pochino per lei, ma che non valgo nulla.
Dicevo incredibile l’incontro perche’ la ragazza fa un sacco di domande e io devo spesso rispondere o integrare ciò che dice la Padrona.
La Padrona mi obbliga e massaggiarlei piedi; il massaggio durera’ piu’ di un’ora. In quest’ora si parla amabilmente, la mia schiena poi ne risentira’ perche’ massaggiare in posizione scomoda per oltre un’ora non e’ per nulla facile. La ragazza apprezza e chiede un sacco di cose. Nel frattempo un’altra Mistress si siede vicino con il suo slave sotto i piedi e mentre lo schiaccia si vede che ascolta i discorsi, sorride spesso e a volte sembra pure incredula da come sbarra gli occhi. Nel tentativo di capire un po’ di cose (la ragazza chiede e io rispondo) devo ammettere pubblicamente che da un anno e mezzo non posso piu’ scopare.
“Fammi capire e’ da un anno e mezzo che non fai sesso ????” dice la ragazza e l’altra mistress che si gira a guardarmi.
Sì è la mia risposta. Devo confessare che sono andato da una prostituta con la Padrona e da allora ho subito solo un pompino con venuta (che ho dovuto bere) e un pompino senza venuta. Per umiliarmi la Padrona mi fece venire, dopo il pompino, sotto i suoi piedi, oltre ad un pompino fatto da un uomo in pubblico. Per il resto solo masturbazioni su concessione della Padrona. Inoltre continua a rammentare che ho il cazzo lungo. Rammenta quando me lo fece misurare da un Master e la misura fu 23 cm. La ragazza mostra molto piu’ interesse e lo stesso dicasi dell’altra Mistress.
Insomma mi tocca raccontare un po’ delle umiliazioni, cosa mi piace e cosa invece subisco per amore della Padrona. La ragazza sembra apprezzare salvo un piccolo segno di disgusto quando “papale papale” la Padrona dice “Gli cago in bocca” e ride … e giu’ a raccontare del sandwich con il prodotto padronale che ho ingoiato.
L’altra Mistress si allontana mentre la Padrona vede un’altra Mistress che sta frustando un malcapitato con una frusta simile alla sua. Disquisiscono a lungo della frusta, del peso, della lunghezza. Per me l’altra Mistress resterà solo un piede che vedevo vicino mentre massaggiavo il piede alla ragazza.
Ad un certo punto la ragazza parla con il suo ragazzo e si apre il reggiseno mostrando un piercing ad un capezzolo e un bel seno sodo. Avevo lo sguardo alzato perche’ mentre si parlava, quindi potevo guardarla. Così istantaneamente e meccanicamente abbasso lo sguardo ed evito di guardare un bel seno. Non vorrei mai che la Padrona si alterasse. Non so e non sapro’ mai se si e’ accorta e se ha apprezzato. Ma io non ho piu’ guardato.
La serata volge al termine dopo altri incontri e nel finale mentre stiamo per andare una mistress si siede vicino alla Padrona e parla.
Parlando fa un dangling spudorato, io mi giro subito di schiena per non vedere mentre sono a terra ai piedi della Padrona. L’altra Mistress continua e volutamente, perche’ insistito, mi tocca con il piede … sento il piede che si muove per il dangling che mi continua a toccare e quasi a volte a scalciare.
Stiamo per uscire, quando la Padrona mi ordina di inginocchiarmi poi mi dice: “Aspetta qui”.
Si allontana , parla con un po’ di gente e si avvicina ad un banchetto dove vendono oggetti. Prova un paio di cose e poi un bracciale. Si vede che le piace. Sento poco ma capisco dalla mimica che le piace tanto e sento qualche parola del tipo “e’ bellissimo”. In quel momento non vedo altro. Vedo la Padrona che ha un desiderio. Sono pero’ in ginocchio e non potrei muovermi, ma lei è adorabile, quello sguardo dice tutto: dice mi piacerebbe e lo voglio…..
Decido di rischiare e di disobbedire. Il braccialetto si illumina con lei e non posso rischiare, per evitare una sgridata, che la Padrona perda l’oggetto.
Cosi’ mi avvicino e le chiedo:
"Scusi Padrona se mi permetto e scusi se mi sono mosso, ma vedo che questo bracciale Le piace molto. Se vuole e me lo concede, potrei comprarlo io per LEI".
Mentre lo dico, un’altra ragazza che sta provando oggetti vicino a Lei, finge indifferenza ma si nota che apprezza il gesto e la Padrona viene esaltata sia dal mio linguaggio deferente, sia dall’amore che traspare nel gesto.
Rischiavo una durissima punizione, ma Padrona capisce che il mio gesto è dettato da deferenza, trasporto, passione abnegazione per la Padrona e non certo volonta’ di mettermi in mosta. Dal suo sguardo capisco che ho fatto una buona cosa e anche che le è piaciuto perche’ ho dismostrato pubblicamente il rapporto DOMINA/slave che c’e’ tra noi.
Accetta quasi distrattamente, ma è Donna e Padrona e capisco che ha apprezzato.
Ripartiamo per l’Hotel ma non e’ ancora finita.
Arrivati in hotel arriva l’umiliazione peggiore e piu’ cocente, ma anche il motivo di orgoglio maggiore.
Si perche’ quando riesco a vedere la luce negli occhi della Padrona che riesce ad ottenere un grado maggiore di umiliazione io mi inorgoglisco pur essendo devastato.
Si decide di far la doccia, sì ma in tre. Io a terra. Pensavo in due, lei che si lava sopra di me … invece in tre.
Ad un certo punto, dopo che lui si e’ insaponato il membro, lei mi dice:
“Bacialo”.
Sono a terra bagnato dagli schizzi d’acqua che arrivano dai loro corpi.
Lei si avvicina mi piscia in testa e mi ripete: “Bacialo!” con il tono che non ammette repliche.
La guardo implorante mentre mi avvicino. Do un bacio veloce. Lei ride ma aggiunge: “Ora mettilo in bocca”
Sempre peggio …. Non voglio, ma mi avvicino apro la bocca lo prendo in bocca velocemente e scappo via.
Lei ride, ma non e ‘contenta … è trionfante e suprema.
Gli prende il membro in mano e si avvicina a me.
“Adesso apri bene la bocca e mettilo tutto in bocca”
Lo faccio e sento al Sua mano che mi tiene la testa, ho le labbra attaccate alle palle e il membro in bocca.
Sto fermo non mi muovo, non muovo la lingua, ho schifo anche se devo ammettere che il sapore di sapone attenua leggermente il ribrezzo che provo.
Piango dentro …. Sono umiliato …
Lei mi lascia. Io mi accuccio in un angolo mentre lei mi insulta ridendo con frasi tipo “Frocio” , “ti piace”, “succhiacazzi” e via dicendo.
Mi mette un piede sul cazzo e fa andar via l’altro schiavo. Finisce di lavarsi su di me, poi mi guarda.
“Povero guarda come sei ridotto” e mi concede di masturbarmi mentre mi schiaccia le palle.
Vengo mentre LEI ride.
Una risata di POTERE ASSOLUTO.
view post Posted: 24/3/2023, 17:24     +1Da teppista a schiavo - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
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Il suono della sveglia mi aprì gli occhi.
Restai qualche minuto nel dormiveglia.
La sola e unica immagine fu sempre e solo il volto di Marzia, mentre mi sodomizzava tenendomi per i capelli.
Tirai su la schiena ignorando l'erezione perenne e con un po' di fatica ammisi che il sedere non faceva più tanto male.
Solo se contraevo i muscoli interni rimaneva qualche avvisaglia della penetrazione subita.

Così quella era la vera Marzia ... che stronza.
Tanto brava a dare consigli e fare la maestra e poi in realtà era solo una fuori di testa, proprio come quel coglione del fratello.
Sai che c'è? Sono contento! Contento di aver aperto gli occhi!
Tanto lei aveva già deciso di finire tutto, l'ha detto chiaramente.
Ah si? Ti sei stancata di me?
Beh anche io mi sono stancato di te e poi non sei neanche così bella come credi!
Angela alla sua età sarà anche meglio!
Vaffanculo!

Ero patetico lo so.
Strinsi i denti cercando di credere a quelle stronzate che stavo dicendo mentalmente a me stesso e alzandomi presi a lavarmi e vestirmi.
Feci una ricca anzi ricchissima colazione, salutai mio padre con una forte pacca sulla spalla e al suo chiedermi se stavo meglio gli risposi che non c'era mai stato mai giorno migliore.
Pensa te.
Tornai in stanza e preparai in fretta e furia lo zaino, tirando fuori inavvertitamente il quaderno dove avevo scritto le mie considerazioni su Dorian Gray.
Destino infame volle che quella busta con il corso di computer finì proprio li dentro e restai con il quaderno aperto a fissarla indispettito.

Perché darsi così tanto da fare se voleva troncare? Merda, ma che le avevo fatto?
Credevo andasse tutto bene e invece lei stava nascondendo qualcosa di così grave.
Prima mi fa affezionare, mi fa credere di volermi seguire e cambiare e poi SBAM, mi chiude la porta in faccia.
Che stronza!
CHE STRONZA!

Così strinsi la busta, ma senza sgualcirla troppo e la lanciai sulla scrivania infilando ugualmente il quaderno dentro lo zaino con le altre cose e uscii in strada un po' zoppicante.

(continua)
view post Posted: 23/3/2023, 12:12     +1Da teppista a schiavo - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
26

Quando chiusi la porta di casa gettai lo zaino a terra e restai immobile nel silenzio.
Non so che faccia avessi, ma quando mio padre mi venne vicino accendendo la luce dell'ingresso credo ebbe timore per me. Sentivo le sue mani sulle spalle, non lo stavo guardando e le parole che mi rivolgevano le sentivo a stento.
Lo scansai leggermente, nulla di forzato. Alzai una mano sul suo braccio e lo spostai di lato continuando a trascinare lo zaino senza dire niente. Aveva cucinato qualcosa che a me piaceva, petti di pollo impanati, ma il solo odore del cibo mi diede la nausea. Replicai di non sentirmi bene e giunto in camera chiusi la porta e restai di nuovo solo.
Il sedere mi faceva davvero male, ma ora era diventato un dolore di accompagnamento e non più una fitta capace di farmi piangere. Restava li, fermo in quel posto e non se ne andava. Un calore si spandeva internamente, ed avevo paura. Paura di andare in bagno a vedere cosa Marzia mi avesse fatto in termini medici.
Stavo tremando di nuovo, non sapevo nemmeno più se per paura o altro. Uscii fuori al balcone e restai con le braccia sulla ringhiera e gli occhi sbarrati a guardare le vie della città illuminate dal traffico. Le avevo messo le mani addosso, lo avevo fatto e lo avrei fatto ancora e ancora se solo fossi stato abbastanza uomo.
Nessuno avrebbe fatto passare liscia una cosa come quella, meritava lei una punizione esemplare, qualcosa che potesse vendicarmi. Sbattei il pugno sul piano della ringhiera e strinsi i denti non potendolo accettare. Invece io ero stato l'ennesimo vigliacco; l'avevo presa per il collo, ma non stavo nemmeno stringendo con forza, nonostante in quel momento avrei potuto uccidere qualcuno a mani nude.
Quella sua aria intoccabile era stata di nuovo più forte di me, come sempre; perché mi aveva incitato a colpirla?
Quel pensiero fu nuovo. Fino a quel momento mi limitavo a rivivere con vergogna gli eventi, ma certamente aveva senso chiederselo.
L'ennesima umiliazione? Sapeva che non l'avrei sfiorata neanche dopo una cosa del genere e voleva dimostrarlo. Sì, sicuramente era una cosa del genere, però sembrava sorpresa all'inizio della mia reazione.
Provai a contrarre i muscoli interni e sentii una sensazione strana, una specie di formicolio della zona violata, ed ebbi un tuffo al cuore sentendo il cazzo indurirsi.
No! No ... perché succedeva così?! Entrai dentro e mi tolsi tutto, i jeans, i boxer sporchi di seme, la maglia, ed entrai in bagno come una furia aprendo l'acqua della doccia. Ci entrai anche se ancora gelida. Non sentivo niente sulla pelle, ero solo concentrato a farlo abbassare, ma non voleva saperne.
Mi fece quasi più schifo quella cosa che la mia intera condizione. Esasperato, scivolai a terra sul piano della doccia e restai schiena al muro mentre venivo bagnato dal tocco sempre più tiepido dell'acqua. Stetti lì dentro tantissimo e quando decisi di uscire i polpastrelli della mani erano grinzosi.
Davanti il piccolo specchio appannato sopra il lavandino, alzai una mano e lo pulii per potermi specchiare. Che spettacolo ragazzi. Se mi avessero pestato di botte forse avrei avuto una faccia migliore. Ero pallido, intravedevo anche delle occhiaie (mai avute), i capelli davanti agli occhi e i segni delle unghie di Marzia ancora stampati sulle braccia, fianchi e schiena. Aveva affondato così tanto per tenermi, che notavo delle piccole ferite a mezzaluna incise nella carne e di nuovo restai a guardare con disgusto il pene sobbalzare a quel ricordo.
Io non ero in grado di darmi una spiegazione che non fosse spaventosa e improponibile. Mi era sempre piaciuto andare a letto con le ragazze, ma neppure una volta avevo mai pensato a qualcosa di omosessuale, NO! Io non centravo niente con quelle cose.
Ansimante di paura indossai nuovi boxer e un pantalone della tuta, restando a torso nudo sedendomi dolcemente sul letto. Faceva male ancora. Avevo tolto quella crema trasparente che mi aveva messo alla fine e che mi aveva dato uno strano senso di frescura.
Ero pulito ora, ma mi sentivo ugualmente sporco dentro.
Steso sul letto ascoltai il suono di un SMS sul cellulare ancora dentro i pantaloni e nel cercarlo tirai fuori assieme a lui il fazzoletto usato per tenere la torta preparata da Marzia. Mi salì di nuovo un impeto di rabbia misto a imbarazzo e anche di perdita. Si esatto avete letto bene. Come quando perdi qualcosa di valore o ti viene rubato per strada da qualche bastardo. Quel senso di irreparabile mi scavava dentro, lasciandomi turbato e incazzato col mondo. Strinsi il fazzoletto e lo gettai fuori dal letto, leggendo il display del cellulare.

Ciao bello! Che fai? Ti sei fatto dare qualche calcio dalla tua Marzia? Baci <3

Angela.
Per un attimo, tutto l'odio che avevo lo spostai su di lei sbattendo il telefono sulle coperte come il pazzo esaurito che ero.
Era colpa sua, la sua voce, i suoi movimenti, quel suo essere attratta da me e dalla mia condizione, il voler giocare senza avere mai limiti, tutto questo mi aveva portato a subire quello avevo passato! Poi, l'omino del cervello, anche se messo a dura prova, non so come riuscì a darmi qualche sberla e farmi calmare, mostrandomi l'unico colpevole.
Non le risposi. Non avevo la forza, né la voglia di raccontare nulla e mai e poi mai lo avrei fatto con nessuno.
Quella cosa sarebbe morta con me.

(continua)
view post Posted: 22/3/2023, 11:52     +1Da teppista a schiavo - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
25

- Mi stavi dicendo di quando è arrivato il furgone ad aprire il cancello dell'istituto
- ah sì! mi sono rivestito di corsa e...
Spero che nessuno di voi abbia presente un coltello che si conficca nel petto, nemmeno io ce l'avevo, ma l'omino del cervello mi pugnalò al cuore per essere così stupido.
Mi bloccai e lo stomaco si strinse improvvisamente. Sul suo bellissimo viso notai solamente l'avvicinarsi di un’ombra e quella quiete subì un drastico colpo.
- Rivestito?
Il silenzio divenne pesante come il mondo intero. Con le mie stesse mani ero riuscito a rovinarmi, colpa la troppa tranquillità del momento certamente! Volevo parlare, ma non mi venne nulla da dire, forse dalla mia faccia lei lesse ogni cosa, dando un altro morso educato alla fetta.
- Parlami del tempo trascorso con la tua amica, vuoi?
- ...
- No?
Altro morso, ormai era a metà, ed io sentivo l'intera serenità provata fino a quel momento venire risucchiata dal suo sguardo curioso e distaccato.
- s-siamo arrivati sul tardi, abbiamo parlato ...
- Ti ascolto
Non scostai lo sguardo. Divenni serio. Mi girai maggiormente verso di lei quasi a mostrarle la mia sporca faccia colpevole.
- ... le ho raccontato qualcosa della nostra ultima sessione. Lei credeva che la stessi usando per fare un lavoro che tu avevi dato a me, non potevo permetterlo e siamo andati avanti a lungo. Come ai avevamo dormito poco la notte precedente e dopo aver specificato più volte di restare sui nostri sedili distinti ci siamo addormentati
Aveva smesso di mangiare. Si aspettava qualcosa, riuscivo a leggerlo in quegli occhi celesti, ornati dal leggero trucco scuro.
- ... stava andando tutto per il meglio, poi mi sono svegliato e lei era lì vicino a me. Marzia non so cosa mi abbia detto la testav... l'ho svegliata per fare lo stupido, lei si è avvicinata. Ho provato a fermarmi, dico sul serio
Vidi la sua mano scossa da un brivido, ma la sua espressione non cambiò mai.
- Non temevi di non poter resistere?
Il tono della voce era più freddo e si notava. Non volevo dirlo. Volevo fermare il mio discorso perché mi stavo vergognando come un cane e il cuore stava per spaccare la cassa toracica e cadere per terra.
- Continu ...
- h-ho avuto paura di non farcela sì. Angela per stare tranquilla mi ha...
Non le servì parlare per obbligarmi ad andare avanti.
- ... ha voluto che la prendessi da dietro. Diceva che li avrei avuto meno difficoltà e ...
La prima ed unica volta in cui Marzia sgranò gli occhi rilassando il viso in un chiaro segno di stupore. Strinse la mano sulla fetta di crostata che spaventandomi veramente rotolò in briciole sulla pelle del divano, mentre la crema e la frutta furono stritolate nel suo pugno.
Mi fissava. Mi fissava e lentamente quegli occhi spalancati si chiusero sempre più fino a farsi una fessura. In silenzio, mi venne istinto allontanarmi un poco.
Come vi ho già detto ero bravo a capire uno sguardo pericoloso, ed il fatto che ora lo vedevo in lei e rivolto verso di me mi lasciò perplesso. Erano occhi insani, se possibile peggiori di quelli del fratello e non li avevo mai visti così. Nemmeno durante le lezioni più dure che mi avesse inflitto; lì dentro c'era solo rabbia.
Marzia si pulì la mano con il fazzoletto e leccò l'indice e il medio alzandosi. Allungò verso di me una mano per farsela prendere. Tutto mi diceva di non farlo, ma obbedì a quei segnali silenziosi prendendo a camminare dietro di lei scortato come un bambino dalla maestra fino alla porta della sua stanza. Quando prese a girare la chiave la fermai.
- Marzia, possiamo parlare prima ...
- L'ora è terminata
La aprì ed attese i miei passi impauriti entrare prima di lei, che richiuse la porta senza usare la chiave.
La fissavo. Mi sentivo solo. Non saprei spiegarvelo neppure volendo. So solo che c'era qualcosa di diverso quella volta e quando feci per togliermi la maglietta come sempre aveva voluto, mi fermò.
- Resta così e seguimi...
- n-non vuoi che mi tolga nulla?
Non rispose. Mi passò solo davanti lasciando la scia del suo profumo buonissimo e dirigendosi verso un angolo a cui avevo fatto poco caso durante i nostri incontri. Un telo di velluto nero copriva qualcosa vicino le rastrelliere con le fruste e frustini. Tese la mano, ne afferrò un lembo e lo tirò con forza mostrandomi uno strano aggeggio di legno.
Se dovessi descriverlo, farei il paragone con uno di quei tori finti che si muovevano per disarcionare il tipo seduto sopra. La base era una piattaforma in legno che saliva e formava una specie di rialzo dove qualcuno poteva eventualmente sedersi. C'erano anche delle cinghie abbastanza inquietanti davanti e dietro e per il resto non avevo idea a cosa potesse servire.
- Vieni davanti e stenditi
Attese i miei movimenti e una volta li, con quella nuova prospettiva, fui afferrato per i capelli e portato a chinarmi in avanti fino a poggiare la pancia sul piano del legno. Il viso e il collo uscivano fuori dall'asse levigata, così come le braccia e le gambe che restavano in piedi. Era strano.
Marzia stava dietro di me, scese in ginocchio, mi divaricò un poco le gambe e serrò le caviglie alla base del legno con le cinghie.
- c-che fai?
- Ti do la mia ultima lezione
Sgranai gli occhi. Che voleva dire? Oh no! Alzai d'istinto la testa, ma fui abbassato con una tale forza che quasi mi staccò il collo, finendo di legarmi i polsi allo stesso modo.
- Marzia lo so ho sbagliato! Era una serata pazzesca, ero stanco! Sono stato debole, prometto che ...
La guardai spostarsi davanti a me. Dovevo faticare per restare con la testa dritta e poterla guardare, poi le riconobbi fra le mani quel bavaglio con la pallina rossa che avevo subito sulla croce.
- Queste pareti sono fatte per attutire il suono, ma preferisco non correre rischi
- a-aspetta, no ...
Dopo un singolo schiaffo aprii la bocca e tenni fra i denti quella cosa, che mi fu serrata dietro la nuca.
- Volevi conoscermi di più giusto? Questo è un buon modo per iniziare a farlo. Ho sopportato cose da te che non credevo possibili, sono arrivata persino a tentare di finire questo rapporto nel modo più indolore possibile, lasciandoti prendere ciò che volevi di più, ed ora mi dici in faccia che hai avuto il coraggio di scoparmi dopo essere stato con quella puttana?!
Fui afferrato per i capelli e mi scappò un gemito, fissandola con occhi quasi disperati. Di che parlava? Ultima lezione?! Perché aveva già deciso di interrompere tutto? Non mi aveva detto niente e anche il fare l'amore era stato un suo modo per dirmi addio? Non aveva senso, io avevo bisogno di lei!
Mi sorrise in modo spaventoso, mantenendo quegli occhi assassini.
- Solo un'altra persona ha osato chiedere quello che hai chiesto tu. Ti sei domandato perché non ho provato piacere mentre mi scopavi? Perché quello a me non interessa, è solo carne su carne, un intreccio di sangue e muscoli incapaci di appagarmi ... vedi, io provo piacere solo nel dolore degli altri e tramite questo posso godere quante volte desidero. E' la mia droga capisci? E parte tutto da qui ...
Stavo tremando. Il suo tono si alzò diverse volte in quel discorso e quando mi carezzò la fronte e baciò sui capelli, seppi che stava parlando della mente.
Tornò poi in ginocchio davanti a me che ero atterrito e mi specchiavo in lei senza riconoscerla.
- Vuoi essere la mia puttana Alessio?
Sorrise impedendomi di dire no con la testa.
- Ti sei affannato come un animale per resistere dentro di me e ora vorresti negarmi il piacere? Non sei tu la padrona qui dentro ...
Mi abbassò la testa e subito dopo mi infilò una sorta di cappuccio nero, dentro il quale non distinguevo altro che la sua sagoma.
Non capivo com'era possibile, ma persino in una circostanza come quella il mio cazzo restava di pietra, anche se il cervello era prigioniero del terrore.
Cosa voleva dire con il fare la sua puttana? Mi venne in mente il discorso della saponetta nelle carceri e quando andò dietro di me sbottonando i jeans, cercai di divincolarmi e urlare, ma ero totalmente prigioniero.
Mi abbassò i pantaloni fin sotto il sedere, così come i boxer e poi più nulla.
La sentivo armeggiare tutto attorno, cercavo di parlare di supplicarla, ma non si capiva niente di quel che dicevo e lei non stava ascoltando.
Non so dopo quanto il cappuccio mi fu tolto e nuovamente sbarrai gli occhi nel vedere Marzia davanti a me. Il suo vestito era scomparso. Al suo posto c'era una tuta aderente che inguainava il suo corpo perfetto rendendola quasi divina. Indossava dei stivali lunghi poco sotto il ginocchio con tacchi vertiginosi, le mani erano l'unica parte nuda, assieme ad una scollatura che dalla chiusura lampo che partiva dal basso ventre, spiccava lasciando aperto il petto con quel seno perfetto.
I capelli erano raccolti in una coda alta e i suoi occhi fissavano senza emozioni quello che stava lubrificando in mezzo alle gambe con un qualche gel. Era un enorme cazzo di gomma rigida, nero come la notte. I centimetri non avrei saputo dirli, ma era grosso.
Mugugnai qualcosa; smise di toccarlo e con passo lento si avvicinò alla mia faccia che era proprio all'altezza di quell'oscenità.
- Ti piaccio ancora adesso?
Pietrificato chiusi gli occhi al passaggio di quell'arnese umido sul mio viso, depositato sulle labbra per umiliarmi.
Quando poi la vidi avviarsi dietro di me, tornai a fare baccano, strattonando con forza le cinghie, fino a sentire le sue mani afferrarmi forte i fianchi.
- Tu prendi quello della tua amica, io mi prendo il tuo ... ti avevo avvertito che se ti avesse anche solo sfiorato l'avresti rimpianto per tutta la vita. Beh, sei giovane, il tempo cancella quasi ogni cosa
Mi inarcai sentendo le sue dita unte di quella sostanza densa scivolare in quel punto inviolabile e girare intorno all'ano quasi giocandoci, per poi inserire dentro le prime due falangi di quelle dita affusolate.
Tentai ancora di fare resistenza, ma più ne facevo e più lei avanzava velocemente, iniziando ad entrare ed uscire un numero infinito di volte e aggiungendo poco dopo altre dita. Avevo gli occhi lucidi per la vergogna e non volevo arrendermi, non poteva farlo davvero. Ogni istante speravo che lei mi liberasse e che dicesse una delle sue frasi per farmi capire la lezione, invece non andò così.
Quando ne ebbe abbastanza, sentii la punta del fallo premere contro di me che alzai la testa e guardai avanti incredulo e spaventato. Spinse in modo lento, inesorabile; profanando il mio orgoglio di uomo e lasciando che il dolore impartisse l'insegnamento necessario a capire. Ne ingoiai dentro di me un terzo e si fermò, tornando indietro fin quasi ad uscire, tirando lo sfintere come un elastico solo per poi scendere nuovamente.
L'intestino ebbe un tremore e lo stesso le mie mani e poi la gola, sentendo sprofondare in me il fallo nella sua interezza, fino ad avere i fianchi di Marzia contro i miei. Lo stomaco mandò su un rigurgito che si strozzò in gola, lasciandomi poggiare la testa sul piano in legno. Marzia restò ferma, credo per darmi qualche istante di pace, poi riprese a tirarlo fuori e i miei gemiti tornarono più forti di prima. Mentre lei mi rovinava per sempre, nella mente avevo solo il demonio a dirmi di trovare un modo per liberarmi e farle del male.
Non credevo possibile che tutto l'affetto sviluppato con lei si tramutasse in qualcosa di così terribile e mentre piangevo sommessamente e lei prendeva pian piano il ritmo che desiderava, ad ogni colpo la sentivo gemere.
Fui tirato indietro per i capelli e trattenuto così come la più umile delle prostitute; mi aveva dominato completamente, in modo assoluto, non potevo fare niente se non sopportare e sperare di tornare un giorno a potermi sedere.
Quando aumentava troppo il ritmo le mie mani si stringevano in pugni e afferravano le cinghie con cui ero legato sfogando lì la rabbia.
Persi la conta del tempo, piegato e violato in quel modo folle.
Marzia sollevò la maglia e mi graffiò la schiena con le unghie, affondandole nella carne. Al solo movimento avanti e indietro ci aggiunse uno strano andare giù e su col bacino e quando la prima delle due novità accadde, al sentire quella cosa premere in basso, ebbi una contrazione delle palle.
- Vuoi godere? Così lentamente io non riesco ... ma oggi è un giorno speciale, il giorno dove i desideri si realizzano! Godi con la tua padrona, questo è l'unico modo che hai per svuotarti e se non ci riesci ti giuro sulla mia vita che non avrai più un’altra occasione!
Affondò un colpo micidiale distruggendomi con quelle parole dissennate.
Cosa intendeva dire che non avrei avuto più un’altra occasione? Come potevo anche solo pensare di poter godere in quel modo o che lei lo stesse facendo? Ma fui smentito su tutta la linea, molto presto.
Così in fondo, oltre al dolore lancinante che mi stava aprendo il ventre, il suo inarcarsi sopra di me, spinse il fallo ancora più in basso toccando qualche parte del corpo che mi era oscura, ma che aveva un filo diretto col piacere.
Girai la testa senza riuscire a guardarla, trovai solo i suoi stivali. Era sulle punte e mi stava scopando ora con una forza assai maggiore e sempre in quella posizione puntata in basso. Non ce la facevo più, ero al limite, ma improvvisamente la sentii ansimare e si arrestò poggiando il seno e l'addome sulla mia schiena. Percepii un tremore sottile e tentai di recuperare le forze in quei pochi secondi che mi concedette; sperai che fosse finita, ma si mosse di nuovo tenendomi stretto per la vita e ad ogni affondo adesso tornava indietro fino a farlo quasi uscire, toccando l'intero condotto pieno di punti collegati direttamente alle palle gonfie. Non ci stavo più capendo niente; ansimai anche io e strinsi gli occhi nel sentirla affondare non più di cinque o sei centimetri e toccare sempre lo stesso punto, finché, ormai immobile, un suo ultimo andare e venire liberò uno spasmo spaventoso dei testicoli, che finalmente eruttarono in maniera silenziosa il mio seme tra infinite contrazioni.
Non provai nulla, neppure un accenno di piacere.
Una sensazione calda si spanse sopra i boxer abbassati colando qualche goccia a terra e li morì.
Marzia uscì poco dopo, strappandomi quel bavaglio con poca grazia e mi tenne ancora lì qualche minuto.
Il dolore non mi permetteva di pensare. Temevo stessi sanguinando e le lacrime continuavano ad uscire dagli occhi arrossati. I capelli mi coprivano parte del viso e la saliva fluiva libera dalla bocca sulle labbra secche.
Sentii il tocco lenitivo di una qualche crema poggiata sull'ano da dita ora delicate, tirandomi poi su i jeans e tutto quello che avevo sporcato.

Quando Marzia slegò le cinghie delle caviglie e delle mani mi attardai sopra la tavola come se lei non ci fosse.
Era vicino a me, ma non la sentivo o non volevo sentirla. Forse mi stava fissando.
Graffiai con le unghie quella struttura di legno nel tornare in piedi a causa di una fitta terribile che mi lasciò cadere in ginocchio ansimante. Quasi non riuscivo a tenermi in piedi. La schiena bruciava, i lombi portavano i segni delle sue unghie e il culo era stato frantumato con una violenza inumana. Non avrei mai fatto una cosa simile ad Angela, MAI e la questione di essere rimasto duro per tutto il tempo nonostante la sodomia, fu un peso sull'anima che mi fece piangere di nuovo come un bambino.
Non stavo più pensando a lei ora. Ero concentrato su di me, su quel dolore che lentamente si faceva più sopportabile e immaginavo amici e coetanei prendersi gioco di me. Ero in una sorta di mondo illusorio tutto mio, fatto di vergogna e disprezzo. Io non ero gay, non potevo esserlo. Allora perché ero rimasto duro anche in quella circostanza, arrivando addirittura a venire senza aiuto di altro? Cosa c'era che non andava in me?
Mi tremavano le mani e guardavo a terra davanti a me, alzandomi lentamente cercando di resistere a quello che mi aveva fatto.
Restai fermo li, non saprei dire per quanto e quando fui sfiorato da lei il cervello si spense del tutto.
Tornai in me osservando Marzia.
Aveva tolto quella cosa con cui mi aveva violentato e sciolto i capelli.
Era di nuovo più bassa o forse ero io che finalmente con lei tenevo una posizione completamente eretta, annullando l'effetto dei suoi tacchi.
Il braccio sinistro era teso in avanti, la mano stringeva forte il suo collo proprio sotto la gola, ed un destro capace di uccidere tremava lasciandola un momento sconcertata.
Mi stava fissando. Non parlava, forse non poteva. C'erano segni di cedimento sulla sua impeccabile espressione. Volevo farle del male, ma volevo anche godermi quella che sembrò paura, solo per poi vederla tornare alla sua solita espressione.
- Non avrai da me alcun tipo di denuncia ... se vuoi farlo sbrigati
- ...
- Hai visto come sono davvero, non avrai un'altra occasione, fallo!
La sua voce imperiosa ordinò qualcosa che invece il mio corpo si rifiutava di fare. Non avevo in quel momento alcuna volontà per poter discernere cosa stessi facendo. Volevo farlo, volevo vendicarmi, fargliela pagare, ma finii solo per lasciarla andare e riprendere a piangere senza mai smettere di odiarla con gli occhi.
Prima che potesse fiatare, ingoiai il dolore e presi a camminare con passo spedito verso l'uscita. Una volta in sala afferrai lo zaino, asciugandomi gli occhi e scappai via sbattendo la porta e lasciandola con se stessa.

(continua)
view post Posted: 20/3/2023, 11:53     +1Voglio le corna - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto trovato sul web, dal sito raccontimilu, autore Caged_man
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L’amplesso era frenetico. A testa in giù, con le gambe divaricate, si faceva stantuffare a copi secchi e profondi.
“Troia, è così che ti piace farti sbattere, ti sfondo tutta!”
“Si maiale, spaccami tutta, fai vedere a quel cornuto di mio marito come và scopata una come me! Sono la tua troia, pompa e riempimi di sborra, annegami di sborra dai ….! ”
I nostri corpi sono madidi di sudore, io sono infoiato come non mai e Eleonora non è da meno.
Ora ho le sue gambe in spalla e la pompo dal davanti.
“Ti piacerebbe se a sfondarti ci fossero anche un paio di negroni dai cazzi enormi, ti piacerebbe farti farcire tutti i buchi vero ...?”
“Ohhh si, ohhh quanto vorrei sentirmi farcita di sborra da ogni parte, sentire cazzi enormi che mi spaccano in quattro, impalarmi su un grosso cazzone nero e poi succhiarlo tutto ummm...”
Questa fantasia è stata il colpo di grazia, quella che ci ha portato oltre al limite e ci ha fatto esplodere in un orgasmo intenso e appagante.
Le inondo la figa di sborra (Eleonora prende la pillola) e mi accascio al suo fianco.
Affettuosamente ci abbracciamo e ci baciamo. Lo sguardo che ci scambiamo è intenso, innamorato e appagato, un sorriso dolce è dipinto sul suo viso.
Mi accarezza i capelli e mi riempie di affettuosi bacini.
Da un po’ di tempo la fantasia di lei che si fa sbattere da altri maschi è diventata il condimento delle nostre scopate, aggiungendo vigore e una nuova emozione al nostro sesso.
In realtà io è già un po’ di tempo che la spingo per trasformare queste fantasie in realtà, le ho mostrato foto, filmati, e blog sull’argomento, aumentando la nostra complicità e incrinando la sua iniziale opposizione.
Anche questa volta cerco di approfittare del residuo dell’eccitazione per tornare sull’argomento, da un po’ non sembra più così categorica.
“Davvero non ti piacerebbe fare un’esperienza cuck, farti sbattere da un altro maschio e godere con me presente, e chiamarmi solo per aiutarlo a farti godere o per concludere .…”
“Non so, devo ammettere che tutte quelle cose che mi hai mostrato non mi hanno lasciato indifferente, non ti nascondo che queste fantasie mi stuzzicano e mi eccitano, ma io ti amo e non voglio rischiare il nostro rapporto”.
“Al contrario, questo lo rafforzerà e aumenterà la nostra complicità, ci renderà ancora più uniti perché elimineremo un rischio”.
Continuammo a parlarne per qualche minuto, poi, nel momento in cui stavo per alzarmi per andare in bagno a ripulirmi ecco arrivare il fulmine a ciel sereno:
“Cosa fai, te ne vai? prima devi pulire, un bravo cornuto ripulisce sempre la propria moglie dopo che ha scopato con l’amante!”
La guardo sorpreso e incredulo, lei mi indica la passera da cui un rivolo di sperma sta’ cominciando a fuoriuscire.
“Se vuoi diventare un cuck devi cominciare a mostrarmi che lo vuoi veramente….”
Il tono della voce è basso e sensuale, lo dice arrossendo e scrutando la mia reazione.
Io vivo una guerra interna, sono felice ed eccitato perché finalmente sembra cedere davvero al mio sogno, preoccupato e dibattuto perché passare dalla fantasia alla realtà un po’ di preoccupazione me la crea, timoroso e schifato perché la sborra non l’ho mai assaggiata e non so che effetto mi farà.
Decido comunque di farlo, voglio vedere come reagisce e voglio farle credere di essere convinto. Per i dubbi ci sarà tempo.
Lentamente mi avvicino al suo pube solo parzialmente depilato. Allungo la lingua guardingo, con la punta raccolgo una goccia di sperma e lo assaggio. Il sapore è un po’ salato, non propriamente sgradevole, un po’ viscido.
Eleonora mi guarda incoraggiandomi:
“Non fare lo schizzinoso, non mi hai sempre detto che non c’è niente di male a ingoiare lo sperma?”
Sorride e con la mano mi fa un po’ di pressione:
“E poi, se basta questo a scoraggiarti, non dare la colpa a me se non realizzo i tuoi desideri…”
Mi ha lanciato la sfida e non posso tirarmi indietro, mi faccio coraggio e mi avvicino più deciso.
Con la lingua piatta e morbida do una leccata più decisa, questa volta ne raccolgo un po’ di più e deglutisco a fatica. La sento scivolare lenta in gola, viscida e densa, ma non mi fermo. Ora comincio a leccare con maggior decisione. Voglio che anche lei sia coinvolta, quindi, comincio a leccarla intorno alle grandi labbra, poi a passare piano sulla fessura e sul clitoride ancora sensibile. Il mio cazzo ha un’erezione immediata e spontanea. Eleonora geme di piacere, la situazione e la mia opera la stanno eccitando. Ora lavoro con più convinzione, sprofondo la lingua nella fessura raccogliendo una quantità maggiore di sperma misto a umori di piacere. Eleonora allarga le cosce e mi cerca con il pube assecondando i miei movimenti. Si sta eccitando sempre più, la conosco, quando fa così significa che le piace. Il ventre comincia a contrarsi e colpi secchi, la sua voce sembra arrivare dal profondo “Dai cornuto, pulisci la tua troia dalla sborra dei suoi amanti, ti piace sapere che mi faccio scopare da tutti,.., maiale, sono la tua troia e tu ti arrapi a leccare la sborra di quelli che te la scopano….”
Altri gemiti, sta partendo. Mentre le allargo la fica per ripulirla e le infilo due dita dentro per raccogliere a cucchiaio lo sperma la sento inarcarsi, allora comincio a dare rapidi colpi di lingua al clitoride e la porto al piacere. E’ un altro orgasmo intenso, rumoroso e profondo, si scuote pressandomi la testa al pube senza lasciarmi andare fino a che non si sente completamente soddisfatta, poi si lascia andare rilassando i muscoli e le braccia.
La guardo ammirato e orgoglioso di averle dato un altro orgasmo, non succede quasi mai che accetti di farlo due volte consecutive.
Mi sento la faccia tutta impiastricciata, lo sperma mi si è spalmato un po’ ovunque, lei mi guarda, mi accarezza i capelli, mi bacia dolcemente con un viso beato. Con la lingua, comincia a leccarmi il viso e con le dita raccoglie qualche goccia di sperma che mi porta alla bocca, che poi bacia immediatamente, quasi a volerla condividere. La raccoglie tutta.
La mia erezione ormai è alle stelle. La situazione mi ha eccitato a dismisura. Glielo faccio notare, lei sorride.
”Ci tieni proprio a diventare cornuto, guarda come sei eccitato …. Ma non pensare che sarò io a soddisfarti, se vuoi ti permetto di segarti sui miei piedi, ma poi lecchi tutto e pulisci per bene … Non è così che fanno i cuckold? Guardare e non toccare…”
Mi ha di nuovo sorpreso, non so se sta giocando o se stà entrando nella parte, so solo che sono troppo arrapato e che la situazione mi sta coinvolgendo in modo esagerato. Impugno il mio cazzo e comincio a masturbarlo ferocemente, sollevo i suoi piedi e appoggio al punta del mio pene alle sue piante, la sento muoversi e sfregare, allarga le dita e mi massaggia la base e le palle.
E’ una carezza intensa e stimolante, sono troppo preso, non resisto e dopo aver affiancato i suoi piedi alla base del mio cazzo vengo con un urlo disperato e liberatorio.
Uno, due, tre, quattro schizzi rigano i suoi piedini, le ultime gocce di sperma le lascio sfregando la cappella sulla pianta dei suoi piedi. Sono appagato.
Ma ora devo pulire. Per la seconda volta in pochi minuti mi ritrovo a leccare ed ingoiare la mia sborra.
Opero con devozione e convinzione. Lecco con cura anche tra le dita. Con la mia leccata sensuale la sto eccitando nuovamente e quando ho finito con i piedi mi chiede di dargli nuovamente piacere con la mia bocca. Tre volte in meno di un ora non era mai successo.
Gradualmente Eleonora sta entrando nel ruolo.
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