Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

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view post Posted: 21/11/2023, 12:45     +2La Padrona - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
8

Pensi e ripensi a quel ragazzo, non l’avevi mai visto prima e lei non te l’ha presentato. Così giovane e voglioso, come te, chissà quanti bei giochi potresti fare con lui.
Hai promesso alla tua padrona che saresti andato a casa sua subito dopo aver finito di lavorare, ma non hai potuto darle un orario preciso, il traffico a quell’ora è molto intenso. Sei tranquillo, sai benissimo che non se la prenderà se cenerete tardi, d’altronde a quell’ora rientrano tutti dal lavoro o dalle commissioni.
Arrivi sotto casa sua, non trovi parcheggio e le telefoni per chiederle se puoi mettere la macchina nel suo garage. Scende ad aprirlo, porti dentro l’auto e salite. Prepari qualcosa per cena, non ha molto in casa, non è riuscita a fare la spesa, trovi dei funghi essiccati e fai un risotto veloce.
“Mia padrona, scusi se mi permetto di parlare. Come mai accanto alla sua sedia c’è una ciotola per animali? Lei non ha cani o gatti”
“E' per te” risponde.
Ti si illuminano gli occhi.
Ti fa finire di cucinare poi ti fa togliere la camicia. Rimani a dorso nudo, ti mette uno spesso collare di pelle, borchiato, non uno di quelli da BDSM ma proprio di quelli per cani di grossa taglia.
Serve lei la cena, riempie la ciotola e la spinge sotto il tavolo.
“Dai Fuffi c’è la pappa”
Il tuo membro pulsa nei pantaloni, è di marmo. Ti inginocchi e vai sotto il tavolo. Lei si siede, mette i piedi sulla tua schiena e iniziate a mangiare.
Ti senti umiliato ma ti piace, ti eccita, vorresti leccarle i piedi ma non dici nulla, a pranzo non hai mangiato nulla e non puoi rinunciare alla cena.
Lei si alza e ti passa una ciotola con l’acqua. Ti chiede se vuoi dell’altro riso, rispondi con un “bau” e fai cenno si con la testa. Quando si preoccupa che tu sia a stomaco pieno è perché vuole farti sprecare molte energie. Ti fa uscire da sotto il tavolo.
“In quella posizione non riuscirai mai a digerire e hai mangiato parecchio”.
Resti seduto a terra, ma in una posizione più comoda. Lei non dice nulla, così decidi di appoggiare la schiena al muro e di stendere le gambe.
Ti porta il caffè, se ne va in camera e dopo mezz’oretta la vedi arrivare con un guinzaglio. Lo aggancia al collare e lo lega al tavolo.
“Mettiti in ginocchio, sguardo rivolto al tavolo, stai fermo”.
Obbedisci, un dolore lancinante ti toglie il respiro. Non capisci cosa sta usando sulla tua schiena.
Il secondo colpo non arriva finché non riprendi a respirare, di nuovo il tuo respiro si blocca, terzo colpo, poi basta.
“Tutto bene?”
Ti dà un bicchiere di acqua. Annuisci, stai tremando. Sei spaventato. Sposti lo sguardo e vedi che in mano ha il frustino della sua cavalla. Ti ricordi che una volta andava a cavallo ma non credevi che prima o poi avrebbe usato il frustino su di te.
“Slaccia i jeans e tiralo fuori”.
Porta via il frustino da cavallo e arriva con l’altro. Te lo mostra, senti il primo colpo sul tuo petto. Dopo una decina di colpi ti passa il frustino.
“Sei sempre più bravo, hai sempre più autocontrollo quando non ti ammanetto. Colpisciti il cazzo e le palle da solo. 20 colpi in tutto, 10 e 10”
Non te l’aspettavi, non hai il coraggio ma devi. Fai un bel respiro e inizi, alterni 1 colpo sul glande e 1 sulle palle, piangi e urli, vedi la tua padrona infilare la mano sotto le mutandine. Ti ecciti nonostante tutto quel dolore e quando termini il tuo compito con un piede lei ti spinge la schiena in avanti costringendoti a metterti a pecorina. Ti abbassa i jeans, dopo un paio di minuti la senti di nuovo dietro di te. Il lubrificante cola tra le tue natiche, senti lo strap on appoggiarsi all’ano. Inizia a entrare, piano ma con decisione, gemi dal piacere, ti muovi per aiutarla a penetrarti. Ti senti aperto, senti lo strap-on in profondità, poi lei inizia a spingere e a stantuffarti.
Gemi come una puttanella, lei ti sculaccia e ti frusta la schiena, ci metti poco a venire sul pavimento.
Si ferma: non puoi venire senza il permesso, ma stranamente non si arrabbia. Ti mette sotto il tavolo, quando apre le gambe capisci che devi leccarla, le prendi dolcemente il clitoride tra le labbra e lo succhi. Passi la lingua sulle grandi labbra, le mordicchi, poi con la punta della lingua apri le piccole labbra e la penetri. Un lago dei suoi umori ti attendeva, li raccogli con la lingua e mandi giù.
Dolcemente la apri, la scopi con la lingua, poi esci, prendi le piccole labbra in bocca e dolcemente le succhi. Torni sul clitoride, giochi con la lingua, lo massaggi, la muovi in maniera circolare, poi succhi. Inizi a leccarla con voracità, fino a farla venire. Mentre riprende fiato le baci la pancia, l’interno coscia, le fai capire quanto le sei devoto.
“Pulisci il pavimento”
Non te lo fai dire due volte, inizi a leccare il tuo sperma fino a pulire per bene. Sei di nuovo duro.
“Sfila i jeans e sdraiati sul pavimento”
Esegui, senti il freddo del marmo sulla schiena, hai un brivido, poi un dolore acuto ai testicoli ti riporta alla realtà. Ti sta schiacciando le palle con il piede, piangi. Si siede tra le tue gambe, costringendoti così a tenerle aperte, con un elastico lega ben stretti i testicoli e li schiaffeggia.
Piangi, urli, implori pietà, ma lei inizia a segarti ricordandoti quanto è duro. Si siede su di te, si penetra, e inizia a muoversi su e giù. Vorresti prenderla per i fianchi, le guardi i seni che nel frattempo ha scoperto, così sodi e tondi … vorresti baciarli e succhiare i capezzoli. Si ferma e si siede sul tuo viso.
“Apri bene la bocca”
Credi di aver capito, cerchi di prepararti mentalmente ma non fai in tempo.
Un liquido caldo ti arriva in gola.
A fatica mandi giù, cerchi di scacciare i conati di vomito. Riesci a bere tutto, sei intontito, non te l’aspettavi.
Si siede di nuovo sul tuo cazzo, si muove vigorosamente. La prendi per i fianchi, non resisti più, prendi i suoi seni tra le mani e li massaggi. Sollevi la schiena, la abbracci e la baci. “Padrona...”
“Stai zitto e toccami”.
Le massaggi il clitoride e insieme esplodete in un orgasmo molto intenso.

(continua)
view post Posted: 18/11/2023, 12:43     +2La Padrona - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
7

Rientri in ufficio, da qualche giorno non vedi e non senti la tua padrona. Non ci pensi troppo, sei pieno di lavoro e non hai il tempo. Metti il cellulare nel cassetto e ti dai da fare, stacchi direttamente alle 18. Prendi il cellulare, nessuna chiamata o messaggio dalla tua padrona. Vai a fare la spesa, non hai praticamente nulla da mangiare in casa se non qualche pezzo di formaggio, rientri e mentre sistemi suona il telefono. Rispondi.
“Alle 21 a casa mia. Ti farò conoscere una persona“
“Come desidera mia padrona“.
Sono già le 19.30, metti l’acqua per la pasta a bollire e nel frattempo fai una doccia veloce. Ceni, finisci di preparati e alle 20.30 esci di casa. Da casa tua a quella tua padrona ci sono 15 minuti circa in auto, arrivi come sempre un po’ in anticipo e aspetti fuori dal portone. Alle 20.55 citofoni ed entri. Fai le due rampe di scale, trovi la porta aperta ed entri. È buio, accendi la luce e davanti a te trovi un ragazzo, di circa trent’anni, sul tavolo della cucina. Ha le gambe spalancate, le cosce sono legate alle braccia, la ball gag in bocca, i testicoli sono stretti da un elastico, morsetti sui capezzoli e un piccolo plug già infilato nel culo.
Ti ecciti, senti il tuo membro indurirsi, il suo è di marmo, ma non sai cosa fare, lei è andata in camera e tu muori dalla voglia di succhiarglielo.
Dalla stanza accanto senti la tua padrona dare un colpo con il frustino contro qualcosa, a quelpunto inizi a succhiarglielo con gioia.
Accarezzi l’asta con la lingua, poi giochi con la punta, fai scendere la saliva e con la lingua giri in tondo. Il ragazzo ansima, lo prendi in bocca e inizi a succhiare con vigore, però sai che non devi farlo venire se lei non te lo ordina. Dopo qualche minuto ti fermi e aspetti.
“Spogliati”
Ti spogli velocemente e riponi gli indumenti in ordine su una sedia, lei ti prende per un braccio e ti fa mettere faccia al muro.
Lui può vederti, ti arriva il primo colpo di frustino. Sussulti. Brucia. Hai il cazzo di marmo, vuoi scopare quel ragazzo.
I colpi arrivano uno dopo l’altro, la tua schiena è rossa e brucia, le natiche per ora sono salve.
Senti la tua padrona gemere, sei talmente eccitato che non ti sei nemmeno accorto che ti ha fatto spostare e mentre ti frustava si è seduta sul viso del ragazzo.
Provi una forte gelosia, quello sconosciuto sta leccando la tua padrona. Si accorge che sei infastidito, ti si legge negli occhi e inizia a torcerti con forza i capezzoli.
“Sfilagli il plug e scopalo”.
Esegui un po’ controvoglia: sei durissimo, ma la gelosia ti ha fatto passare tutta quella voglia di lui.
Ti lubrifichi e pian piano lo penetri. Lui geme. Entri e inizi a spingere con forza, lei scende dal suo viso non ancora soddisfatta e va in camera, intanto tu continui a spingere e a godere insieme a lui. Lei torna con una sottile bacchetta di legno, toglie i morsetti dai capezzoli a lui e lo colpisce con quella.
Lui urla, gli manca il respiro, la vedi venire verso di te, poi senti un bruciore fortissimo sulle natiche. Non riesci a urlare, non hai fiato, non riesci nemmeno più a spingere. Un colpo sui capezzoli ti convince a riprendere ma è faticoso, fa molto male. La vedi dare un colpo sul ventre a lui, urla. Poi posa la bacchetta e va a prendere lo strap on. Lo lubrifica e si mette dietro di te.
“Vieni nel suo culo, riempilo puttana“.
Tu scopi lui e lei scopa te.
Con lei dietro che spinge i tuoi colpi sono più forti. Lui geme.
Dopo pochi minuti vieni, lo riempi come ti ha chiesto la tua padrona.
Lo slegate, lei si siede sul tavolo.
“Puttana tu leccami e tu penetrami con due dita”.
Eseguite, ti mancava il suo sapore, è un lago. È talmente eccitata che viene in un paio di minuti.
“Slegagli le palle, fallo venire nella tua bocca e fallo andare via, poi preparami un bagno caldo”.
Dieci minuti dopo sei in bagno con la tua padrona, come sempre la lavi accuratamente e poi la metti a letto.

(continua)
view post Posted: 17/11/2023, 12:56     +2La Padrona - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
6

Se n’è andata, ti butti sul letto e non sai per quanto tempo rimani li a fissare il soffitto. Sei assorto nei tuoi pensieri, pensi alla tua padrona e al tempo trascorso insieme a casa tua. Pensi anche a Davide, non si è fatto sentire e lei non l’ha nominato. Ti alzi e vai in cucina, prepari un panino per pranzo, accendi la TV e vai a mangiare sul divano.
Suona il campanello, scocciato vai ad aprire, è Davide. Ti chiedi com’è che ogni volta che lo pensi appare. Lo fai entrare, si spoglia nudo e svuota una sacca sul tavolo.
“Sbrigati a spogliarti sta arrivando” ti dice.
Ti spogli velocemente e lo aiuti a sistemare gli oggetti usciti dalla sua sacca: ci sono frustini, frustini a frange, paddle in legno, manette, corde, morsetti, plug, lubrificante e anche una zucchina.
Aspettate il suo arrivo, quando suona il campanello apri subito e le baci le scarpe, Davide fa lo stesso.
Lei ti guarda, dai suoi occhi capisci che ha in serbo qualcosa di molto eccitante.
“Mettiti i morsetti sui capezzoli poi mettili a lui”.
Inizia subito a frustarvi sulla schiena, ti metti i morsetti poi li metti a Davide che fa una smorfia di dolore.
“Adorabile puttanella”, senti un brivido lungo la schiena, “vai sul terrazzo a prendermi 4 mollette da bucato”.
Non puoi dire di no, esci e fai più in fretta che puoi e speri che nessuno ti veda; poco dopo torni con le mollette. Le porgi alla tua padrona.
“No, tienile tu e attaccale alle sue palle”.
Non te l’aspettavi, ti ecciti ancora di più, esegui velocemente. Davide stringe i denti per il dolore, lei si morde le labbra. Ti passa il frustino e ti fa cenno di fare dondolare le mollette.
La situazione ti eccita da morire, il tuo membro è di marmo, poi lo colpisci e ne strappi una.
Un urlo riempie la stanza, non sai perché hai fatto di testa tua, temi la reazione della tua padrona e invece non succede nulla. A quel punto capisci che te l’avrebbe fatto fare comunque. Si sposta, passa davanti a Davide e inizia a schiaffeggiare il suo membro. Davide urla e piange, cerca di spostarsi per evitare i colpi.
Provi a prendere l’iniziativa, speri che lei non si arrabbi: prendi una corda e indichi la colonna della sala. Annuisce. Trascinate Davide alla colonna dove lo leghi. Lui implora pietà, gli mettete la gag ball in bocca e lei gli strappa le mollette una ad una con le mani, tirando velocemente e con forza.
Davide urla, la saliva gli cola dalla bocca, ma ha il membro duro.
Gli legate i testicoli alla base con un elastico, poi lei prende una sedia e ti fa sedere. Obbedisci, lei si spoglia e si siede su di te penetrandosi, ti fa capire che la puoi toccare, state scopando davanti a lui mentre vi guarda eccitato. Le accarezzi i seni, massaggi i suoi capezzoli poi scendi sul clitoride. Ti prende la mano e porta le dita alla bocca, le succhia e rimette la tua mano fra le sue gambe. Inizi a massaggiarle il clitoride, geme, ti sussurra di non fermarti ed esplode in un violento orgasmo. Si alza, ti manda a slegare Davide e lo porta davanti al tavolo. Gli ordina di mettersi a 90, gli allarga le braccia e gli passa una corda attorno ai polsi per poi fissarla alle gambe del tavolo. Stessa cosa per le gambe, lo costringe ad aprirle, gli passa la corda attorno alle caviglie e lo lega. Ti da in mano il lubrificante, lo massaggi sul tuo membro poi lo fai colare tra le sue natiche. Lei inizia a schiaffeggiarlo con il paddle, il suo sedere diventa rosso dopo pochi colpi. Tu intanto lo penetri, senza preoccuparti troppo di fargli male, lui urla e cerca di ribellarsi. Sul tavolo ormai c’è un lago di saliva, tu spingi sempre più forte poi esci. Vieni sul tavolo e gli fate leccare tutto.
Lo lasciate lì, la tua padrona non è ancora soddisfatta e fa mettere a 90 anche te dall’altro lato del tavolo. Non ti lega, ma ben presto senti il lubrificante che cola tra le tue natiche. Ti ecciti di nuovo, senti qualcosa entrare, è abbastanza grosso, senti dolore ma ti piace e inizi a gemere. Spinge qualche minuto poi si ferma e appoggia la zucchina sul tavolo. Ti mordi le labbra, l’avresti tenuta dentro fino a venire.
Ti frusta con il frustino a frange, schiena e natiche, per un tempo che ti sembra infinito. Non urli, solo qualche lamento.
Poi prende il paddle e inizia a colpirti le natiche, non resisti. È di legno e fa un male cane. Urli e piangi, poi ti ordina di sederti. Esegui e sussulti, fa molto male.
Slega Davide e lo fa inginocchiare davanti a te, gli prende la testa e lo costringe a succhiartelo mentre lei lo frusta sulla schiena.
Ti fa un pompino divino, gli prendi la testa e gli scopi la bocca in profondità. Tossisce. Ti fermi qualche secondo poi ricominci, finché vieni. Lo schizzo gli arriva in gola, ingoia tutto. Lei ti guarda soddisfatta, poi si avvia verso il bagno.
Mandi via Davide e soddisfatto vai a lavare la tua padrona.

(continua)
view post Posted: 16/11/2023, 12:06     +2La Padrona - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
5

Ti svegli, lei dorme ancora. Ti alzi senza fare rumore, vai in bagno a darti una sistemata e ti vesti. Prepari la colazione, vai a controllare se dorme ancora e la trovi sveglia. Fai un salto al bar sotto casa a prenderle un croissant alla crema, prepari il caffè e le porti la colazione a letto. Non dice nulla, non ti ringrazia, capisci che è tornata ad essere quella di sempre, la padrona che tanto ti piace. Aspetti nudo in ginocchio che finisca di fare colazione, poi porti tutto in cucina e ti metti subito a pulire.
“aaaah”
Un dolore fortissimo alla natica ti fa urlare, non hai sentito i suoi passi, è venuta in cucina e ti ha sculacciato con un cucchiaio di legno che avevi messo sul tavolo.
“Conta puttanella”.
Ti ecciti nonostante il dolore intenso.
“uno…due…tre...”
Mentre ti sculaccia ti muovi sculettando, le fai capire che aspetti il prossimo colpo.
“dieci…venti…”
Si ferma e posa il cucchiaio. Picchietta la mano sul tavolo.
“A 90 mia padrona?”
Annuisce e ti metti in posizione.
Senti un click, ha aperto la boccetta del lubrificante, poi senti qualcosa di freddo appoggiarsi all’ano ed entrare. Lentamente sta infilando un plug di metallo, non molto grosso, entra con facilità, ti piace, inizi a ansimare. Quando è tutto dentro ti ordina di finire le faccende di casa. Esegui, ad ogni passo lo senti dentro di te. Ti infila la ball gag in bocca, prende un paddle in pelle borchiato dalla sua borsa.
Hai le natiche in fiamme, scuoti la testa sperando di essere ascoltato, ti prende per un braccio e con la forza ti fa girare. Sei di nuovo a 90 sul tavolo, hai il plug nel culo e non puoi parlare. Ecco il primo colpo sotto la natica, senti le borchie fredde e leggermente appuntite colpirti, brucia, subito dopo un altro colpo sotto l’altra natica. Non sei legato, sai che non puoi muoverti, devi controllarti ma è difficile. La saliva cola sul tavolo, hai le lacrime agli occhi ma sei eccitato e respiri affannosamente. Un altro colpo nell’interno coscia ti fa urlare, cerchi di parlare, un altro colpo, un altro urlo. Senti il paddle accarezzarti le natiche, dalla parte senza borchie però, poi un colpo ti fa sussultare, eccole le borchie. Ti accasci sul tavolo, ti colpisce velocemente, le natiche fanno molto male. Poi si ferma, va a prendere qualcos’altro. Una serie di violenti colpi sulla schiena ti fa urlare ancora, riconosci il frustino a frange. I colpi sono continui, uno dopo l’altro, fanno male, bruciano, dopo un po’ si ferma. Ti fa sedere, con fatica esegui ma è una tortura, ti benda, ti sei dimenticato del plug con tutto quel dolore e quando ti accasci sulla sedia lo senti prepotente dentro di te. Prende il glande tra le dita, senti qualcosa di freddo colare sul meato urinario, poi qualcosa di piccolo entra e dopo pochi secondi esce, senti qualcosa di duro e freddo appoggiarsi e farsi strada. È un dilatatore uretrale, lentamente sta entrando, ti piace. Quando è dentro tutto ti toglie la benda, si siede sul tavolo.
“Leccami e fammi squirtare ancora". Infili subito la testa tra le sue gambe, inizi a succhiare le grandi e piccole labbra, la accarezzi tutta con la lingua, poi con le dita. Lentamente infili due dita nella sua figa calda, ripensi a ieri, a quando avete fatto l’amore, la senti irrigidirsi, il suo getto ti inonda il viso. Le baci il clitoride e sposti la testa.
Scende dal tavolo e ti fa stendere, hai la schiena sul piano e le gambe divaricate sollevate, ti fa mettere i piedi sulle sue spalle e muove il dilatatore dentro e fuori. Hai il cazzo durissimo, mugoli di piacere e ansimi, vorresti toccarti, stai impazzendo.
Lentamente sfila il dilatatore e il plug, poi inizia a segarti, sei talmente eccitato che ci metti poco a venire nella sua mano.
Ti porta la mano alla bocca, la ripulisci e le prepari un bagno caldo. Ti inginocchi accanto alla vasca e con dolcezza la insaponi.

(continua)
view post Posted: 15/11/2023, 09:24     +2La Padrona - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
4

Prendi una settimana di ferie dall’ufficio, dormi sempre meno, la tua padrona non si fa sentire da tre giorni e non risponde alle tue chiamate.
Sei preoccupato, speri stia bene, nel frattempo il dolore all’ano e alle natiche sta scomparendo. Ti stendi sul divano per guardare la TV e crolli in un sonno profondo.
Vieni svegliato dal campanello, guardi l’ora, sono le 18, hai dormito 5 ore. Apri la porta e la vedi li, la tua padrona, sorridi, sei felice, ti inginocchi e le baci le scarpe come fai sempre quando lei si scomoda per venire a casa tua.
“Preparami qualcosa per cena”.
Tu apri subito il frigorifero per vedere cosa trovi, per fortuna hai del guanciale e prepari una carbonara veloce.
Mangiate di gusto, ma non in silenzio come sempre, stasera lei ride e scherza, ti tratta bene, state bene. Dopo aver cenato pulisci la cucina completamente nudo, a lei piace quando lo fai, ma non la senti allontanarsi e quando ti giri credi se ne sia andata. Dai un pugno al muro, sei arrabbiato, muori dalla voglia di possederla e di essere posseduto. Finisci di pulire e vai in bagno, la trovi li, nella vasca, immersa nella schiuma.
“Finalmente, ci hai messo una vita a trovarmi. Vieni qui con me, questa vasca è enorme e mi annoio da sola”.
Entri in vasca, l’acqua è molto calda, sei eccitato, lei prende il tuo membro duro tra le sue mani e inizia a segarlo, gemi, ma dura poco.
“Mettiti carponi”.
Esegui, senti che sta trafficando con qualcosa ma non capisci cosa, senti qualcosa di freddo entrare dentro di te, capisci che si tratta della serpentina del doccino. Poi senti l’acqua tiepida entrare, ti fa fastidio, poi inizi a sentirti gonfio, ti fa male la pancia. Lei chiude l’acqua ma lascia dentro la serpentina, inizia a sculacciarti. Ti piace, ti accarezza la schiena, la bacia, ti mette due dita in bocca … senti il sapore dei suoi umori. Le sue mani arrivano ai tuoi capezzoli, li prende tra le dita e li torce, ormai il dolore è puro godimento, ansimi sempre di più. Ora le sue mani sono nell’interno coscia, arrivano presto ai testicoli, li afferra e li strizza. Ti dimeni e qualche zampillo d’acqua esce dal tuo ano, sei pieno. Apre ancora l’acqua, sei sempre più gonfio e hai i crampi alla pancia, piangi, non puoi fare altro. Senti la serpentina uscire, e subito dopo ti liberi dell’acqua. Ti fa stendere addosso a lei e ti massaggia la pancia. Senti i suoi seni sulla tua schiena, i capezzoli duri ed eretti. La sua mano prende il tuo membro, c’è qualcosa di strano stasera in lei, è quasi dolce.
“Stasera ti voglio, voglio fare l’amore con te”.
Sussulti, ti giri a pancia sotto e la baci, senti i suoi seni sul tuo petto ora, li stringi tra le mani e succhi i capezzoli. Mette le sue mani sulle tue e ti fa capire di stringerle i capezzoli. Esegui subito, anche lei si eccita al dolore, ma non vai oltre senza il suo permesso.
“Schiaffeggiami la figa”.
Esegui subito, le porti le mani sopra la testa e le tieni ferme con la tua mano, l’altra mano scende tra le cosce e inizia a schiaffeggiare con forza.
La vedi sussultare ad ogni colpo, prova dolore e piacere, ha le lacrime ma ansima, geme e si morde le labbra. Ti fermi, non resisti più, ti metti in posizione e dolcemente la penetri. Sai quanto è stretta, fai tutto con dolcezza e lentamente. È calda, fradicia, i suoi seni si alzano e si abbassano ad ogni suo respiro. Ora sei dentro, la lasci abituare, prendi i suoi seni tra le mani e li baci. Lentamente inizi a muoverti, geme, mette le mani sulla tua schiena e affonda le unghie, le mordicchi i capezzoli, ti muovi sempre più veloce. Rallenti.
“Mia padrona, cosa ne devo fare del mio sperma?”
“Vieni sui miei seni poi leccali e puliscimi”.
Ancora qualche spinta poi dolcemente esci da lei e godi sui suoi seni, ti svuoti completamente, lei ti guarda vogliosa, ti chini su di lei e la ripulisci.
Apri il tappo della vasca, nel mentre le accarezzi la figa, giochi con il clitoride, la senti ansimare fortissimo. Appena possibile metti la testa tra le sue cosce, la baci, la lecchi, succhi, il suo respiro cresce. Infili due dita e continui a leccare, ha un orgasmo violento e riesci a farla squirtare.
Sei fradicio del suo liquido ora, del suo piacere.
Riempite nuovamente la vasca, lei si adagia su di te e ti bacia, rimanete li abbracciati per un po’. Poi vi insaponate a vicenda e dopo il bagno andate a dormire.
È la prima volta che dorme con te, è la prima volta che fate l’amore.
Vi baciate ancora una volta, poi crollate in un lungo sonno.

(continua)
view post Posted: 14/11/2023, 12:41     +1I CLASSICI: Johanna - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Grazie per la tua segnalazione. Sul forum si possono trovare altri suoi racconti, tutti pregevoli.
view post Posted: 13/11/2023, 11:14     +2La Padrona - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
3

Non riesci a sederti, hai passato la notte sveglio, sei stanco e dolorante. Ma fai finta di niente e cerchi di stare seduto senza dare nell'occhio.
Davide ti nota e abbozza un sorrisino di soddisfazione, poi si incammina verso il bagno.
Preso dall’istinto lo segui, lo prendi per un braccio e lo porti nella stanza del wc, chiudi a chiave e lo metti a 90. Ha le mani sulla tavoletta, slaccia i pantaloni e li abbassa, lubrifichi il tuo membro e lentamente lo penetri. Vorresti rendergli il dolore che ti ha provocato ma non puoi, gli altri se ne accorgerebbero. Vieni nella sua bocca dopo pochi minuti, vi ricomponete e uscite dal bagno.
Arriva l’ora di pranzo, hai il pomeriggio libero e decidi di fare una sorpresa alla tua padrona.
Pranzi con un panino in un bar, vai a prendere un mazzo di rose rosse e corri a casa sua.
Suoni il campanello, lei apre la porta e quando ti vede ti da uno schiaffo. Poi ti prende per la camicia e ti trascina in casa, ripone le rose in un vaso, le ama e non le rovinerebbe mai. “Pensavi che Davide non mi avrebbe detto niente?”
Rimani impietrito, ti si gela il sangue.
“Lo sai che non ti è permesso”.
Hai paura, non riesci a rispondere, inizi a sudare.
Lei va in cucina, torna con un cucchiaio di legno e si siede sul divano.
“Spogliati e sdraiati sulle mie ginocchia”.
Le natiche ti fanno ancora male, l’ano più che mai, ma esegui senza fiatare.
“Conta”.
Uno…due…tre...quindici…trenta, si ferma.
Piangi, il dolore si aggiunge a quello già esistente.
Senti il rumore di una boccetta che si apre, implori con lo sguardo.
Senti il suo dito sull’ano, delicatamente entra.
Fa male, ti lamenti, una ferita si riapre e inizia a sanguinare, non puoi fare altro che piangere e attendere che lei sia soddisfatta.
Fortunatamente al secondo dito si ferma, esce da te e ti fa sedere accanto a lei.
Tentenni, non riesci a stare seduto, il bruciore è terribile.
Una strizzata di palle ti convince a sederti, nonostante il dolore incessante il tuo membro è duro, sei eccitato.
Lei inizia a giocare con i tuoi capezzoli, prima dolcemente, poi li strizza forte, li torce. Stringi i denti e mugoli. Li lascia andare, scende verso il tuo cazzo. Ansimi dalla paura, le prende la pelle e la tira, ti pizzica, lo prende a schiaffi. Poi si mette sopra di te, nel frattempo si è tolta le mutandine, si struscia, la senti bagnata, ti fa credere di volersi penetrare poi si sposta. Vorresti prenderla per i fianchi e tenerla sopra di te. Si alza, vedi che prende qualcosa, si infila qualcosa.
<<No! Lo strap on>> pensi.
Ti farà male, non sai come farai a resistere, mentre pensi si avvicina e te lo mette in bocca.
Succhi avidamente e lentamente, immagini sia il cazzo di Davide, ci metti impegno e lo riempi ben bene di saliva.
Ti da il lubrificante, lo lubrifichi per bene e, senza nemmeno fartelo dire, ti metti a pecorina.
Senti il gel freddo colare tra le tue natiche, poi senti il fallo che inizia a spingere.
Fa male, troppo, ti lasci andare con la testa sul materasso, cerchi di respirare lentamente e di pensare ad altro. Più va in profondità più è doloroso, senti il sangue di nuovo, poi si ferma e inizia lentamente a spingere. Pian piano ti abitui e ti apri, inizi a godere. Mugoli, urli, la preghi di farti venire. Stavolta ti accontenta, ti dà il bicchiere e seppur scomodo riesci a posizionarlo bene. Un intenso orgasmo ti sfinisce, lei esce da te e ti dà qualche minuto per riprenderti.
Quando riesci ti metti seduto e bevi tutto il tuo sperma, adori farlo.
Come sempre ti fa fare una doccia e ti manda via.
Ti piace essere usato, anche se forse inizi a provare qualcosa per lei.

(continua)
view post Posted: 12/11/2023, 11:45     +2La Padrona - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
2

Fatichi a lavorare, non sei concentrato e i tuoi colleghi se ne accorgono.
Così fingi di non sentirti bene e vai in bagno a sciacquarti il viso.
Non riesci a non pensare alla sera precedente, qualcosa non ti convince, ci è andata fin troppo piano. Uno dei tuoi colleghi entra in bagno.
“Ti senti meglio?” chiede.
Tu annuisci e lui se ne va.
Ha un bel culetto, ti piacerebbe scoparlo, ti è sempre piaciuto quel ragazzo.
Ti arriva un messaggio, è lei.
<<stasera alle 8, puntuale>>
Sospiri e torni alla tua scrivania, cerchi di non pensare e ti rimetti al lavoro.

Controlli l’orologio, sono le 18,30, non hai nemmeno pranzato e il tempo è volato. Stacchi e corri a casa, mangi un’insalata veloce e ti fiondi in doccia.
Alle 20.00 in punto metti piede in casa sua.
Hai una sensazione strana, lei è in biancheria, il completino rosso in pizzo che le hai regalato tu. Ti fa strada verso la camera da letto e quando entrate resti sconvolto.
“Mia padrona cosa ci fa lui qui?”
“Lo sappiamo benissimo che ti piace, in ufficio non gli togli gli occhi di dosso, ci conosciamo da una vita”.
Sei senza parole, c’è Davide, il collega che sogni di scopare, nudo lì davanti a te. Guardi il suo membro, ti piace, lo vuoi succhiare, mentre fantastichi lei inizia a frustarlo sull’addome. “Allora ti spogli o devo strapparti tutto con la forza?”
Velocemente ti spogli e vedi che lei ti fa cenno di inginocchiarti.
Ti mette i morsetti sui capezzoli, fanno male. Poi ti spinge la testa verso il membro di lui. Vedi che è molto arrossato, ha già subito il volere della tua padrona.
Apri la bocca e lo accogli, mentre lei con foga ti guida la testa. Quasi soffochi. Ma ti piace, sei sempre più eccitato e inizi a sudare, poi lei si ferma.
“Alzati e mettiti davanti a lui”.
Esegui.
La vedi arrivare con due paia di manette. A entrambi lega le mani dietro la schiena, noti che anche lui ha i morsetti sui capezzoli. Poi prende una corda e la lega abbastanza stretta alla base dei testicoli di entrambi. Non fate caso che la corda è soltanto una, siete troppo eccitati.
“Ora voglio che a turno vi chinate per poi rialzarvi. Così per 15 volte”.
Obbedite. Inizia Davide, si china e sentite un dolore assurdo ai testicoli. La corda tira, abbassi lo sguardo e vedi che siete legati insieme. Si rialza e ti chini tu, di nuovo dolore, inizi a mugolare.
Finalmente arrivate a 15. Siete stanchi, doloranti e avete gli occhi pieni di lacrime.
Lei si avvicina e taglia la corda in due, ma non la slega. Tirate un sospiro di sollievo, almeno questo dolore straziante non si ripeterà. Si avvicina al tuo orecchio e ti sussurra:
“Lo so che lo vuoi, mettiti a pecorina sul letto”.
Esegui velocemente, prende le catenella dei morsetti ai capezzoli e te la porta alla bocca. La afferri, si tende, tira, fa male, ma ti eccita.
Senti che libera Davide dalle manette, non osi girarti, sai che non ti è concesso, poi senti il suo membro duro entrare dentro di te.
Lei lo sta frustando, lui entra frettolosamente, ti fa male, ti lamenti, piangi, urli e ti dimeni.
Arrivano le frustate anche sulla tua schiena, poi sulle natiche, non sai più da che parte arriva il dolore.
Ti senti lacerare il culo, le palle ti fanno malissimo, i capezzoli anche, poi le frustate incessanti.
Davide spinge sempre più forte, chiedi pietà, non lo fai mai, ma a lei non interessa.
Stai sanguinando e lo senti, lui urla dal piacere, lei si sdraia davanti a te e ti ordina di leccarle la figa. È bagnata, calda, la lecchi a fatica, il dolore è intenso e non accenna a diminuire. Ti senti completamente sfondato, poi lui si ferma ed esce velocemente, gridi, senti il sangue colare sulle gambe. Si mette di fianco a te, ti prende la testa e ti mette il suo cazzo in bocca, te lo spinge in gola, non respiri, sposti lo sguardo e vedi lei che impaziente aspetta la tua lingua, sta ansimando. Senti il sapore del tuo sangue in bocca, poi uno schizzo ti raggiunge la gola. Davide non ha neanche la forza di urlare dal piacere, bevi tutto.
Poi lei lo congeda e va a ricomporsi. Tu riprendi a leccarla, ti fa male tutto, rallenti, senti la sua mano tra i capelli.
“Lurida zoccola fammi godere”.
Le sue parole ti eccitano e inizi a succhiarle e leccarle il clitoride fino a quando, dopo pochi minuti, raggiunge un orgasmo fortissimo.
Si lascia andare sul letto e a bassa voce ti dice:
“Slegati le palle, fai la doccia e sparisci”.
Non hai avuto il tuo orgasmo ma va bene così, se lei è contenta tu sei contento.

(continua)
view post Posted: 11/11/2023, 12:46     +6La Padrona - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto a episodi, trovato sul web, dal sito Wattpad, autore (autrice) Erotica88
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1

Sei davanti a lei, completamente nudo e bendato davanti al letto, mani poggiate sul materasso e gambe divaricate.
Lei cammina avanti e indietro, sei spaventato ed eccitato, senti il suo respiro pesante.
Sai che è eccitata, non vedi l'ora di infilare la lingua tra le sue gambe.
Il primo colpo di frustino arriva senza preavviso, secco e doloroso sulla schiena.
Non fai in tempo a riprenderti che arriva il secondo colpo, sul fianco destro.
“Sei stato molto cattivo” ti dice con tono deciso “ti sei dimenticato del nostro appuntamento giovedì”.
“Ha ragione mia padrona, ho provato a chiamarla ma lei ... ” provi a giustificarti ma arriva un altro colpo di frustino nell’interno coscia.
Mugoli per il dolore ma sei sempre più eccitato, il tuo membro è duro e sai che lei non vede l’ora di fargli male.
“Non voglio sentire le tue stupide giustificazioni” ed un altro colpo arriva sulla natica destra.
Senti il frustino scorrere sulla tua pelle, ti accarezza la schiena, le natiche, poi un altro colpo e un altro e un altro ancora.
Immagini i segni rossi sulla tua pelle, ti mordi le labbra, poi inaspettatamente senti la sua mano sulla schiena.
Ti accarezza dolcemente, ansima, la sua mano scende sulle natiche e poi senti bruciare.
Ormai non senti più il dolore sei eccitato, riconosci le sue sculacciate dal rumore, quel dolore ti eccita.
“Girati puttana!”
Ti piace quando ti chiama così, deglutisci e ansimi sempre di più.
Ti sistemi in posizione eretta e ti giri, aspetti che sia lei a darti indicazioni.
È calato il silenzio, non sai se preoccuparti, poi senti la sua lingua sul tuo membro, ti ha preso alla sprovvista, gemi, vorresti scoparle la bocca ma sai che non puoi, non puoi disubbidire alla tua padrona.
Un colpo di frustino sul glande ti fa urlare dal dolore, poi un altro colpo, li conti mentalmente, 10 frustate. Ti mette la mano attorno alla gola e stringe leggermente.
“Non chiamare mai più all’ultimo minuto per disdire i nostri appuntamenti, spero ti sia chiaro stupida troia”.
Non ce la fai più, la vuoi, vuoi scoparla, senti il calore della sua pelle. È bollente, eccitata.
Porta la sua mano sui tuoi testicoli, sai che devi reggerti in piedi e avere molto autocontrollo, li stringe forte, sussulti e urli. Li stringe più volte, non reggi più il dolore, vuoi fare una pausa ma non puoi chiedere nulla, sarà lei a fermarsi se e quando vorrà.
Un dolore fortissimo ti risveglia dai tuoi pensieri, urli e piangi, ti reggi in piedi con fatica, sta usando il frustino sui testicoli.
Senti diversi colpi ma non sai quanti, il dolore è troppo e non riesci a contare.
“Siediti li, sul letto. Girati un po’, ecco così”.
Ti siedi, respiri a fatica, non riesci a cancellare il dolore dalla mente, ti toglie la benda e ti porta dell’acqua.
Bevi, ne avevi bisogno, il respiro pian piano si normalizza, mentre riposi la osservi. Indossa i soliti pantaloni neri, quelli attillati che ti piacciono tanto, non ha la maglietta ma un reggiseno color crema in pizzo. Vedi i suoi capezzoli turgidi, li vuoi succhiare. Dopo qualche minuto si avvicina a te, toglie il reggiseno e ti mette il capezzolo destro in bocca. Lo succhi con dolcezza e avidità, mordi con dolcezza, sai che la fa impazzire, non ti controlli più e infili la mano tra le sue cosce. Lei si stacca velocemente e ti ordina di alzarti.
Perché sei stato così stupido? Perché quando senti la sua pelle non riesci più a controllarti?
Ti fa girare con uno strattone, ti spinge e capisci che devi mettere le mani sul materasso e aprire le gambe.
Velocemente senti due dita aprirti, con forza e senza delicatezza. Con violenza ti sta aprendo, mugoli, ti sta facendo male. Spinge con forza le dita dentro di te, poi le ritrae ma sai che non è finita. Apre la boccetta di lubrificante, riconosci il profumo, e senti tre dita entrare senza ritegno. Pian piano ti apri, quel dolore ti eccita e i mugolii di dolore si trasformano in versetti di piacere. Ritrae ancora le dita, senti ancora la boccetta aprirsi, ti metti più comodo ormai hai capito cosa sta per succedere e sai che farà male ma non vedi l'ora.
Quattro dita entrano dentro di te, ti senti violato, incredibilmente aperto, il tuo cazzo è sempre più duro, vuoi toccarlo, vuoi godere.
Non senti le dita ritrarsi, ma le senti rientrare. Ecco, ci siamo, le spinge delicatamente ora, ti apri sempre più, senti la sua mano fare movimenti rotatori e pian piano entra. Ti piace, fa male ma stai godendo, la senti ansimare.
“Mia padrona grazie, merito di farti godere con il mio dolore”.
La sua mano si muove dentro di te, dentro e fuori, finché si ferma ed esce.
“Inginocchiati”.
Obbedisci subito, ti prende la testa con forza e la porta fra le sue gambe.
Senti il profumo della sua figa, non vedevi l’ora, inizi ad accarezzarla tutta con la lingua, succhi le grandi labbra, molto lentamente.
La penetri con la lingua, la senti gemere, sai che non puoi usare le mani, ne su di te, ne su di lei, cerchi di mantenere il controllo e continui a leccarla.
Prendi il clitoride tra le labbra, lo succhi, lo massaggi con la lingua. La lecchi ancora tutta con molta calma, vuoi farla impazzire, la vedi muovere il bacino. La osservi qualche secondo, ti fa impazzire quando è depilata, ti fiondi con la bocca su di lei, inizi a leccarla avidamente. La senti gemere sempre più forte, senti che il tuo cazzo sta per esplodere, poi lei si irrigidisce, le sue gambe iniziano a tremare e la senti esplodere in un violento orgasmo.
Senza fiato ti indica il bicchiere sul comodino, inizi a segarti finalmente, ci metti poco a venire.
Raccogli tutto il tuo sperma nel bicchiere, poi davanti a lei bevi.

(continua)
view post Posted: 10/11/2023, 12:32     +1Non chiamatemi più Narciso - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
CITAZIONE (Trip79 @ 9/11/2023, 15:27) 
I racconti lasciati così sono ľequivalente di un tease e denial..

+1 per l'orginale paragone :D

Gli autori dei racconti a tema fetish/bdsm reperibili nel web, generalmente, non sono scrittori professionisti e spesso chi si cimenta lo fa per sfogare un bisogno di comunicazione che è principalmente proprio. Inendo dire che scrive per se stesso prima che per chi legge. In tale contesto si comprende che la partenza, quindi l'inizio del lavoro, abbia spunti validi, ma mancando uno schema logico, strutturato e definito in chi scrive e pubblica "alla giornata", le carenze si manifestano. Conseguenza di tutto ciò è che, che con il progredire, il racconto perde di efficacia. Subentra poi una perdita di interesse (di entusiamo) da parte dell'autore e la conclusione, quasi parte sempre la parte più difficile e impegnativa, finisce per essere trascurata o se non per mancare completamente e il racconto resta incompiuto.
Personalmente credo che, considerate queste particolarità, non dovremmo guardare o giudicare un racconto a tema per la sua trama, come normalmente siamo abituati a fare, ma piuttosto in base ai contenuti e alle sensazioni che l'autore vuole comunicare e trasmettere. Se ci è riuscito allora ha fatto, per le sue possibilità e le sue intenzioni, qualcosa di valido.
In genere seleziono i racconti impiegando anche questi canoni. Non sono i soli, certamente: quando trovo un racconto ben scritto, interessante e completo sono felice di condividerlo.
view post Posted: 9/11/2023, 11:36     +1Non chiamatemi più Narciso - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
CITAZIONE (Trip79 @ 7/11/2023, 09:40) 
Interessante. Ha poi pubblicato un seguito?

Ho appena controllato, senza trovare altro rispetto a quanto pubblicato. Addirittura tutti gli episodi sono stati rimossi dal sito che li ospitava e pare sia un caso affatto isolato a giudicare dalle lamentele di diversi autori (di racconti d'ogni genere, quelli a tema fetish/bdsm rappresentano una sparuta nicchia) ai quali non sarebbero fornite motivazioni impiegando criteri di seleione discutibili, oltre che poco trasparenti.
Il rischio di pubblicare sul forum racconti in concomitanza o quasi all'autore è proprio quello che siano interrotti, considerato che circa il 90% dei racconti a temafetish/bdsm reperibili in rete e che non si esauriscono in poche righe restano incompiuti. Sulle spiegazioni di questa circostanza, avevo a suo tempo fornito la mia interpretazione.
In questo caso, trattandosi di episodi, numerosi oltretutto, la trama ha scarsa rilevanza e attendere un finale compiuto era improbabile, motivi per quali il riporto sul forum è avvenuto di pari passo le pubblicazioni da parte dell'autore.
view post Posted: 1/11/2023, 12:58     +2SacksJohn... - Presentazione Switch
Bentornato, complimenti per l'originalità della presentazione.
Approfitto del benvenuto per dirti, quanto ad altro tuo post

CITAZIONE (SacksJohn @ 31/10/2023, 12:35) 
Frequentando poco il forum non riesco ad afferrare il caso, ma ne ho visti e vissuti di molto simili, più che altro in un famoso sito a livello nazionale dove più di una volta chi non è allineato viene sanzionato mentre i "soliti noti" insultano alla luce del sole, protetti come la Regina negli scacchi.
In realtà le community nelle community ci sono nella quasi totalità dei forum, ove spesso al centro vi è una donna e un piccolo esercito che le sbava intorno o altre volte un trappano carismatico a cui viene applaudito anche se fa un rutto, è tutto normale, l'importante è non prendersela più di tanto perché ormai funziona così dappertutto 🙂

che LDS non funziona e non mai è funzionato così. Almeno in questo, e non solo, è un forum "differente"

Buon forum e grazie per i contributi che vorrai dare.
view post Posted: 27/10/2023, 11:52     +1Vacanze da sottomesso - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
6. L’ultima umiliazione

Alessia si richiuse dentro, sbattendo la porta, terrificata da quello che aveva appena visto.
“A… A… Ale… sono io“ biascicai.
Lei riaprì leggermente la porta, incredula che fossi io, e si portò la mano alla bocca, sconcertata.
“ODDIO ODDIO ODDIO… FRATELLINO SEI TU??? MA CHE TI HANNO FATTO?“
stava per correre verso di me, ma si fermò.
Qualcosa non quadrava. L’immagine che aveva davanti non aveva senso: oltre a essere totalmente nudo, legato, bendato, pieno di lividi e ferite (tra cui l’evidente segno di un succhiotto sul collo), io stavo indossando la sua mutandina rosa preferita. Mia sorella cambiò più volte espressione, passando da terrorizzata a insospettita.
“FRATELLINO, CHE CAZZO E’ SUCCESSO? PERCHE’ HAI LA MIA MUTANDINA?“
“Ale… t-ti prego non urlare… fammi entrare…“.
Mi fece entrare, e notò che avevo un qualche oggetto sotto la mutandina e qualcosa anche nel culo. Non ci mise molto a capire che qualsiasi cosa fosse successa quella notte, io avevo collaborato in qualche modo.
“PERCHE’-HAI-LA-MIA-MUTANDINA?“ mi ripetè, cominciando seriamente a irritarsi.
Prima che potessi replicare qualcosa, me la tirò giù, lasciandomi nudo e rivelando al suo interno i suoi calzini rosa, pieni a loro volta di qualcosa, la mia cintura di castità e il butt plug. Rimase ancora più sconvolta.
Le partì istintivamente uno schiaffo che mi colpì in faccia. E me lo meritavo.
Rimase senza parole, dovette sedersi sul letto cercando di raccapezzarsi, con le mani nei capelli. Io intanto ero mortificato, avrei voluto sciogliermi, squagliarmi, scappare, sparire.
Dopo qualche attimo quanto mai imbarazzante, trovai il coraggio di chiederle di togliermi la benda.
“IO NON TI LIBERO DA NIENTE FINO A QUANDO NON MI DICI COSA CAZZO HAI FATTO STANOTTE“ mi intimò.
Non c’erano possibili scuse da inventare, né avevo altre possibilità. Quanto mai umiliato, mi avvicinai a mia sorella piangendo, mi inginocchiai, mi infilai con la testa tra le sue gambe aprendogliele e appoggiai la faccia sulla sua pancia, come un cucciolo che va dalla sua mamma.
“Ti racconto… tutta la verità Ale“ singhiozzai.
“Ti chiedo scusa fin da ora… promettimi che mi perdonerai… ti prego…“
“Vedremo“ disse lei, placando la rabbia e cominciando ad accarezzarmi teneramente.
Mi venne la pelle d’oca, la mia bellissima sorellina, più piccola di me, mi stava coccolando dolcemente, facendomi sentire protetto e contemporaneamente sottomesso a lei. Iniziai a sperare che mi punisse adeguatamente, e che cominciasse a trattarmi da essere inferiore quale mi ero dimostrato.
Raccolsi tutto il coraggio possibile, mentre ormai piangevo a dirotto come un bambino, e tra un singhiozzo e l’altro decisi di non nasconderle nulla, di raccontarle tutto nei minimi particolari. Avevo voglia di spogliarmi di ogni mio pensiero e perversione di fronte a lei, di rendermi nudo e fragile in tutti i sensi, per una umiliazione totale e profonda che mi permettesse di vergognarmi per sempre al cospetto della mia sorellina.
Così le raccontai tutto: il mio amore incondizionato per Francesca, le figure di merda che avevo fatto con lei l’anno prima, la mia confessione di non aver mai baciato o scopato nessuna in vita mia e la promessa che le avrei fatto da schiavetto. E poi le dissi del mio pisellino piccolissimo che aveva fatto ridere Francesca a crepapelle, di come per l’emozione le ero venuto istantaneamente in mano appena mi aveva sfiorato, della cintura di castità che mi aveva inserito, della mia totale sottomissione alla mia Padrona e ai suoi ordini, di come mi aveva picchiato e deriso, e del fatto che per farla calmare avevo baciato con passione il suo piede.
Mia sorella ormai non mi accarezzava più da un po’, era inorridita.
Non aprì bocca, mentre io sempre singhiozzante appoggiato al suo pancino continuavo a raccontarle senza freni inibitori di quell’anno di sofferenza in castità in cui avevo dovuto evitare tutto e tutti, compresa lei, la mia sorellina. E di come mi bastasse sentire la sua vocina, vedere le sue gambe abbronzate, le sue tette e il suo culetto nascosti dai vestiti e soprattutto i suoi incantevoli piedini nudi che camminavano per casa per farmi arrivare al culmine dell’eccitazione e della sofferenza.
Mentre le raccontavo tutto ciò, quasi come per dimostrarglielo, abbassai la testa fino al pavimento cercando di raggiungere il suo piedino, e vincendo ogni imbarazzo diedi un bacino dolcissimo ai suoi piedi, quello che sognavo di dare da mesi, da vero sottomesso.
Lei spostò subito il piede, imbarazzata e schifata.
“S… scusami“ le dissi. “E’ che… - singhiozzai - …mi piacciono davvero da morire…“.
Lei era senza parole, del tutto sconvolta e sconcertata. Cercai di nuovo con la testa il suo pancino, mi aiutai strusciando con le mie ginocchia sul pavimento per muovermi verso di lei, così da stare più a stretto contatto col suo corpicino caldo e con quel grembo quasi materno che mi faceva sentire al riparo.
Tra le lacrime le parlai quindi della giornata appena trascorsa, dell’attesa angosciante di notizie dalla mia Padrona e dell’arrivo di quegli ordini precisi: le mutandine rosa, i calzini sporchi, il butt plug, le manette. Le riferii poi dei soldi che le avevo rubato.
“CHE COSA???“ disse, mi diede un altro schiaffo e mi tirò forte i capelli. “SEI UNO STRONZO”.
Mentre ancora Alessia mi teneva per i capelli, indifeso, proseguii raccontandole l’ansia, la paura, le palpitazioni di quella notte nel tragitto compiuto per arrivare in spiaggia mentre ero conciato in quel modo. E poi le riportai nei particolari il succhiotto che la mia Padrona mi aveva fatto costringendomi a soffrire tremendamente in silenzio, le mie slinguate sui suoi piedi mentre mi umiliavo ulteriormente per convincerla a togliermi la cintura, la mia liberazione e le lappate alla cintura di castità, la mia mano infilata sotto il suo costume che l’aveva fatta esplodere di rabbia con il conseguente calcio nelle palle e la mia contemporanea liberazione di litri del mio seme nei calzini di mia sorella, calzini assolutamente da conservare con il loro contenuto.
Quest’ultimo particolare la face scattare.
“COMEEEEE???“ - strillò Alessia - “QUELLA ROBA NEI CALZINI E’… SPERMA???“
“Sì…“ mormorai, colpevole, a bassa voce.
“MA CHE SCHIFOOO!!!“
Quasi mi strappò i capelli dalla rabbia, poi mi sputò in faccia e con la pianta del piede sul mio petto mi scalciò via dal suo grembo.
Quindi si alzò, mi guardò disgustata e si mise le mani in faccia, in lacrime anche lei.
“MI FAI RIBREZZO… TU SEI COMPLETAMENTE PAZZO! HAI PERSO DEL TUTTO IL SENNO… SEI UN IDIOTA, NON TI FARE MAI PIU’ VEDERE!“
“S…sorellina, ti prego… perdonami...“
“DAMMI LE CHIAVI DELLE TUE MANETTE , TU ORA FILI A LETTO COSÌ. E’ ASSAI SE NON DICO A TUTTI QUANTO FAI SCHIFO. E DA ORA NON OSARE MAI PIÙ RIVOLGERMI LA PAROLA“ aggiunse.
Prese le chiavi e si chiuse in camera sua sbattendo la porta.
Avrei voluto sotterrarmi. L’avevo delusa profondamente e mi ero umiliato totalmente di fronte a lei. E in fondo, da inetto, minidotato e masochista quale ero, ne ero anche felice. Da quel momento la mia bella sorellina mi avrebbe guardato sdegnosa, sprezzante, dominante, e io sarei stato ai suoi occhi un essere inferiore, quello che mi meritavo. Piangente e tremante mi andai a stendere sul letto, sempre nudo, in manette e bendato, e grazie a quanto appena successo e al butt plug ancora infilato su per il culo sentii nuovamente il mio cazzetto gonfio e eccitato dentro la cintura di castità. Mi resi conto, dalla fioca luce che penetrava attraverso la benda, che era stata superata l’alba. Rimasi sveglio, estasiato al pensiero di quella lunga notte appena passata. La mia vita ora era sottomessa a due bellissime ragazze più piccole di me, di fronte alle quali umiliarmi e soffrire da vero schiavetto.

Dopo un’ora sentii la porta della camera di mia sorella che si apriva e lei che si avvicinava al letto.
“A-Ale…“ provai a dire.
“Ti ho detto di non osare più rivolgermi la parola, bastardo. Questo è per quello che mi hai fatto“ e mi diede un doloroso cazzotto nelle palle.
“Sei un essere schifoso, ridicolo, sfigato e masochista. Farai bene a fare tutto quello che ti ordinerò da ora in poi se non vuoi che racconti in giro quello che hai fatto“
Mi tirò un altro cazzotto, ancora più forte, che mi fece sussultare e urlare. Poi mi salì addosso, abbracciandomi.
“Però sei sempre il mio fratellino“ - mi strinse fortissimo - “…non te lo meriti, ma ti aiuterò a guarire. Sarò sempre e comunque con te e ti difenderò da chiunque altro voglia farti del male. Tu sei mio. Ti voglio bene, nonostante tutto“.
Mi diede un bacino affettuoso e si addormentò poco dopo abbracciata a me.

Ero eccitatissimo, felice, emozionato.
Mia sorella era fantastica, riusciva a essere dolcissima con me e a dimostrarmi affetto anche quando avrebbe dovuto evitarmi per sempre. E io, da vera merda, a causa dell’eccitazione continuavo a non riuscire a vederla come sorella ma come una bomba sexy che mi stava addosso. Le sue tettine sul mio petto, i suoi piedini che toccavano i miei, la sua bocca carnosa da cui usciva il suo fiato caldo accanto al mio orecchio mentre dormiva teneramente mi facevano morire.

Non chiusi occhio quella notte, e nonostante necessitassi di girarmi non osai muovermi. Il respiro di Alessia si faceva pian piano più profondo, ormai dormiva beata. Avrei voluto accarezzarle i capelli e baciarla tutta. A bassa voce, sapendo che probabilmente non mi avrebbe sentito, dal profondo del cuore, glielo dissi.
“ Sorellina, io … ti amo “.

- FINE -



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Nota finale dell'autore:
Il racconto per ora finisce qui, gradirei molto i vostri feedback e consigli.
Se vi è piaciuto e gradite un proseguimento, ho un po' di idee per un sequel, che però scriverò in un futuro prossimo.
Grazie a tutti
view post Posted: 26/10/2023, 09:54     +1Vacanze da sottomesso - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
5. Nelle mani della mia Dea

Cominciai a tremare tutto. Non solo per l’eccitazione perpetua, le palpitazioni, la paura, ma anche per il freddo. Ero tutto bagnato, e il leggero venticello che c’era mi faceva rabbrividire.
Intanto il tempo passava. Dieci minuti, un quarto d’ora, mezz’ora.
Cominciai seriamente a preoccuparmi. E se la mia padrona non fosse venuta? Cosa avrei dovuto fare? Attenderla fino al mattino, in piedi, grondante di presperma, col cazzetto disperato, conciato in quel modo ridicolo e con la gente che cominciava a scendere in spiaggia?
Ormai avevo perso ogni cognizione del tempo, distrutto da dolore, eccitazione, stanchezza e paura, quando uno strillo gioioso quasi mi fece venire un infarto.
“PISELLINOOO!!!“
Era lei, la voce soave della mia Dea. Mi sentii male. Francesca se ne accorse, mi abbracciò stretto e mi riempì di bacini in faccia.
“Mmmphfff“ è tutto quello che riuscii a dire, allo stremo delle forze.
“Piccolino…!!“ - mi disse amorevolmente - “Hai fatto tutto questo per me come ti avevo ordinato … sei uno schiavetto bravissimo!“ e mi coccolò facendomi il solletico.
Era dolcissima, un angelo. Ma per me fu un’ennesima tortura. Il mio pisellino pressava ormai come una bomba pronta a esplodere. Lei mi osservò, poi si avvicinò all’orecchio e mi bisbigliò:
“Non vedevo l’ora di vederti così, sai stupidino? Ma quanto sei eccitante con questa mutandina sexy … ihihi“
Mi morse sensualmente il lobo dell’orecchio. “ Ti meriti un premio … “
Pur non potendola vedere a causa della benda, sentii che si spogliava per rimanere in bikini. Poi mi abbassò la mutandina rosa e salì coi suoi adorabili piedini nudi sopra i miei, ergendosi sulle punte, e mi mise le mani intorno al collo. Sentii su di me l’intero peso della mia Dea. Infine appoggiò la sua passerina coperta dal costume sulla mia gabbietta e le tette sul mio petto, e cominciò a strusciarsi lentamente.
Sentii che lei incominciava a godere.
“Mi manca tanto il mio ragazzo sai? Mmmm … Non lo vedo da quindici giorni ...“ mi sussurrò eccitata sfiorando il mio orecchio mentre col corpo si strusciava sempre più rapidamente e in modo provocante. Mi prese i capezzoli tra le dita e cominciò a stringerli forte, tirarli e pizzicarli mentre appoggiava le sue morbide e sensuali labbra sul mio collo. Io urlavo, più per l’eccitazione a livelli impossibili che per il dolore. Non ce la facevo più. “MMMMMMMPHHFFFFFF“. Ma la mia sofferenza epica non faceva che aumentare il suo godimento. Mi tirò i capezzoli ancora più forte e prese a farmi un succhiotto da paura sul collo.
Il mio cazzettino si stava lacerando a contatto con la plastica, io sentivo mancarmi l’aria. Pregai intensamente che la mia Dea mi lasciasse stare, ma lei stava godendo intensamente e il mio compito era accontentare ogni suo capriccio e renderla felice, quindi resistetti eroicamente con le ultime forze che mi restavano. “MMMMMPPPPHHHFFFFF“.
Dopo dieci minuti di terrore puro, finalmente smise di succhiare e mi si staccò di dosso. Immaginai che guardasse con soddisfazione l’enorme livido che mi aveva procurato. Poi sentii che mi girava intorno. Notò ridacchiando il plug infilato su per il culo, poi mi tastò le palle con le sue morbide mani.
“Uuuuuuhhh uhuhuh che belle palle gonfie!“ sogghignò mentre notava il loro inquietante colore blu scuro. Ero felice di aver soddisfatto la mia Dea con la mia sofferenza.
“Schiavetto, ti piacerebbe essere liberato, vero?“ mi disse provocatoriamente, mentre mi faceva sentire il tintinnare delle chiavi che portava alla caviglia. Le chiavi della mia libertà. Non mi sembrava vero. “MMMMPPPHFFFF “ bofonchiai mentre facevo un convintissimo cenno di sì con la testa. Le bramavo ardentemente, ero fuori di me.
“Uhmmm … non so se liberarti o no … mi piace troppo vederti ridotto come uno straccetto solo per me … io voglio vederti così sempre! Sai che ti dico? Ti lascio così fino alla fine delle vacanze, e tu domani scendi in spiaggia con questa mutandina!“.
Non potevo credere alle mie orecchie. “MMMMMPPPPHFFFFF“ urlai.
Non potevo. Non potevo! Sarei diventato lo zimbello di tutti, per sempre. E poi gli ormoni erano partiti, non sarei riuscito ad arrivare nemmeno al giorno dopo per quanto ero al limite. Mi inginocchiai e piansi disperato, nascosto dalla benda. Lei decise di darmi una speranza.
“Ora ti tolgo i calzini dalla bocca e ti do la possibilità di farmi cambiare idea. Ma ti conviene essere convincente molto più della volta scorsa, perché al momento sono convintissima della mia decisione …“
Mi strappò il nastro adesivo e tirò fuori compiaciuta i calzini che mi tappavano la bocca. Finalmente respiravo.
“UUUUUUUHHHHH“. Subito mi fiondai strisciando come un verme senza dignità al cospetto della mia Principessa, la mia giovane e adorata Dea, seguendo il suono della sua voce, quindi mi buttai a capofitto sui suoi soffici piedini e cominciai a baciarli a raffica, a leccarli, a sbavare e slinguazzare senza freni dappertutto.
“ UUUUUUHHHH Padrona … io … sono solo un porco schifoso … UUUUUUUHHHH … e Lei dovrebbe … rinchiudermi per sempre … e gettare la chiave … OOOUUUUUUHHHH … perché una Dea stupenda come Lei … merita uomini veri … UUUUUUUUUUUUUHHHH … e non uno schiavo … inutile e minidotato come me … OOOOUUHHHHH … sono uno schifo umano … merito di essere solo … uno straccetto … UUUUUUUHHHH nelle sue mani … e nient’altro … per tutta la mia vita … UUUUUUHHHH … ma La prego … nella sua infinita bontà … mi salvi … UUUUUUUHHHH … La prego … continuerò a fare … tutto quello che desidera … mi salvi … La prego…“
Da un suo piede partì un calcione dritto in faccia che mi scaraventò a terra, poi si appoggiò con lo stesso piede sulla mia faccia e se lo strusciò per bene con tutto il suo peso, come a sotterrarmi e a farmi sentire ancora più inferiore, lei vincente e io il suo trofeo. Fece un saltello con entrambi i suoi morbidi piedini sulla mia faccia, poi scese e mi ordinò:
“Alzati“. Lo feci istantaneamente, per quanto in difficoltà.
Sentii il tintinnare delle chiavi, stavolta le stava prendendo sul serio. Avevo gli occhi lucidi dalla gioia. Sentii che le infilava nel lucchetto della gabbietta.
“Click“
Un’emozione unica. Sfilò via la gabbia.

Il mio cazzetto ne uscì gonfio e deforme, pieno di lividi viola, palpitante, quasi incredulo anche lui di poter riassaporare la libertà.
“Ahahaha guarda com’è ridotto il tuo pisellino!“ disse lei.
Io non potevo crederci, mi sentivo rinascere.
“Bleah, che puzza!“ disse poi, sentendo il terribile odore che proveniva dalla gabbietta che per un anno aveva limitato e costretto a patimenti il mio cazzetto piangente.
“Puliscila per bene con la lingua“ aggiunse, avvicinandomela alla bocca.
Io che avevo ancora naso e bocca impregnati dal meraviglioso sapore dei calzini sporchi di mia sorella, e sempre ultraeccitato anche grazie alla soave voce della mia Padrona, riuscii a contenere il ribrezzo e tirai fuori la lingua. Ma il sapore e l’odore erano assolutamente disgustosi, non ce la facevo, quindi la tirai indietro poco dopo. La mia Padrona cominciò a solleticarmi sotto il cazzettino con le unghie, e questo mi convinse a tornare a sforzarmi e cercare di farmi piacere il sapore. Non avevo nessuna intenzione di deludere la mia Dea, quindi cominciai a passare la lingua in ogni punto che era stato a contatto col pisellino, in ogni antro o poro, allungandola al massimo per poterla pulire per tutta la sua lunghezza (non molta a dire il vero), fino in fondo.
“Bravo, schiavetto, ora apri la bocca!“
Ricevetti uno sputo denso e schiumoso, che per me era un premio divino.

Francesca prese un elastico per i capelli e lo legò stretto sopra le mie palle, poi prese i suoi calzini e quelli di mia sorella, li impilò uno dentro l’altro e infilò il fagotto così ottenuto intorno al mio cazzetto. Quel morbido tessuto attillato, caldo e umido diede ulteriore spinta al mio pisellino, che ormai era un piccolo vulcano pronto a esplodere. Lei si mise dietro di me e appoggiò le sue tette, coperte dal costume, sulla mia schiena. Le mie mani legate dietro la schiena, senza volerlo, per la prima volta potevano toccare la morbida pelle della sua pancia, il suo ombelico e il bordo superiore della sua mutandina. Mi costrinsi, nonostante l’immensa eccitazione, a non osare muovermi per provare a toccarla più in basso. Già toccare quel lembo di pelle era tantissimo. Lei intanto con una mano mi tappò la bocca e con l’altra strinse l’involto che conteneva il mio pisellino. Cominciò a sfregare.
“MMMMPPPHHFFFFF“ urlai.
Sarei venuto istantaneamente, se non avessi avuto quel laccetto che mi stringeva le palle, evidentemente messo ad arte da Francesca. Lei cominciò a sfregarsi sempre più rapidamente, il mio cuore era a mille, rischiavo quasi un infarto. Al culmine dello sfregamento, mentre io in un raptus infilai le mani sotto il costume e le toccai la figa, lei tolse le sue mani dalla mia bocca e con un rapido movimento mi tolse il laccetto dalle palle. Il vulcano esplose immediatamente.
“UUUUUUUUUUUUUUHHHH AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHH “ urlai.
Sentii fiumi di sperma straripare, inondare quel fagotto. Una quantità impressionante di liquido viscoso stava riempendo e gonfiando quei calzini, mentre io mi liberavo di tutto ciò che avevo conservato e covato nelle mie palle nel mio lungo anno di indicibili sofferenze.
Lei sfregò ancora per un paio di minuti, per consentirmi di liberarmi fino all’ultima goccia, quindi sfilò il paccotto gonfio del mio seme e col nastro adesivo che avevo usato per tapparmi la bocca lo richiuse. Poi sciacquò il pisellino, che si era ridotto ai minimi termini, quasi invisibile, e cominciò a infilarmi di nuovo la gabbietta.
“Ma … Padrona ...” provai a protestare.
“ZITTO SCHIFOSO! “ mi urlò lei furiosa.
Strinse di nuovo al massimo sotto le palle e richiuse il lucchetto, mi rimise la mutandina, mi urlò: “SEI UNO STRONZO“ e mi diede uno schiaffone forte.
“CHI CAZZO TI HA DETTO DI TOCCARMI SOTTO IL COSTUME? PEZZO DI MERDA! INGINOCCHIATI!“.
Conoscendo la sua furia, ebbi una paura tremenda. Feci come aveva ordinato, tremante. Passarono secondi che sembravano un’infinità, poi ricevetti un fortissimo, preciso e tremendo calcio nelle palle, a piedi nudi. Volai faccia a terra, contorcendomi e piangendo per il dolore atroce. Lei mi diede altri calci ovunque, poi con un piede mi fece rotolare a pancia in su e infilò i calzini ripieni del mio sperma nella mutandina che indossavo, di fianco alla gabbietta.
“Conservali con il loro contenuto o te la vedrai nera con me. Ci vediamo domani pomeriggio in spiaggia, stronzo“.
Mi diede un calcetto in faccia e se ne andò.
Mi sentii una vera merda, dopo tutto quello che avevo fatto ero riuscito a deludere la mia Padrona ancora una volta.
In più avevo di nuovo addosso quella maledetta gabbietta e le mie speranze di avere il pisellino libero entro la fine delle vacanze si stavano riducendo a un lumicino. Le mie palle avevano ancora altro sperma di cui liberarsi, ma almeno, magra consolazione, la mia infinita eccitazione si era ridotta di un bel po’ e avrei sofferto di meno. Dovevo evitare di deludere ulteriormente la mia Padrona se volevo ancora un barlume di speranza.

Mi rialzai, dolorante e distrutto.
Senza l’accecante eccitazione avuta all’andata, mi resi conto ancora di più di quanto ero ridicolo ridotto in quel modo, bendato e con la mutandina rosa semitrasparente che metteva in mostra la mia bella cintura di castità e il plug nel culo. Era umiliante, e io non avevo idea di che ore fossero. Senza la presenza e il calore della mia Dea mi sentii anche congelare dal freddo. Pregai fosse ancora buio e provai a incamminarmi, ma mi resi conto che avevo perso totalmente il senso dell’orientamento. Stavo quasi per farmela sotto, mi misi a piangere come un bambino.
Inspirai profondamente e provai a calmarmi. Cercai di capire da dove provenisse il rumore delle onde e andai nella direzione opposta. Dopo numerosi tentativi e altrettante cadute, riuscii a salire le scale che riportavano sul lungomare, ad attraversare marciapiede e strada e a trovare il cortile del palazzo dove c’era il mio appartamento in affitto. Recuperai nel sottoscala le chiavi della mia camera e salii le scale, maledicendo il fatto che non avevo pensato di lasciare nel sottoscala anche le chiavi delle manette.
Arrivai sotto la porta, mi girai e mi resi conto con terrore che il buco della serratura era di una quindicina di centimetri più in alto delle mie mani legate. Così mi piegai a 90 gradi come una puttana, appoggiando culo e gambe alla porta, e mi alzai sulle punte, per permettere alle mani di arrivare più in alto. Sentii che così il buco della serratura sforzandomi era quasi raggiungibile, ma ora sorgeva un altro problema: nel pesante mazzo c’erano 3 chiavi simili, e non potendo vederle non sapevo quale fose era giusta. Dovevo perciò provarle evitando di fare rumore.
Con sforzo, tenendola per il bordo, provai ad infilare la prima chiave, ma sembrava non andare. Provai la seconda, tendendola il più possibile, ma nemmeno questa andava. Quindi presi la terza e provai, ma non riuscii a farla entrare.
Mi stava salendo l’ansia, riprovai tenendo la chiave il minimo possibile … e accadde il patatrac.
La chiave mi sfuggì dalle mani e nel tentativo immediato di riprenderla finii con lo spingere il mazzo verso la porta. Le chiavi strusciarono stridendo sulla porta di legno e finirono a terra facendo un bel baccano, a cui si aggiunse quello prodotto dal mio culo che picchiò sulla porta nel tentativo di riprenderle al volo.

Mi sentii finito. Divenni tutto rosso. Sentii dei passi rapidi da dentro. Mia sorella s’era svegliata di colpo e stava correndo scalza, in pigiama, verso la porta. Mi imbambolai, non sapendo cosa fare. Ero nel pallone. La porta si aprì.
“CHE CAZZO …“ urlò mia sorella, terrorizzata.

(continua)
view post Posted: 25/10/2023, 11:13     +1Vacanze da sottomesso - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
4. La notte della paura

Si fece notte. Erano quasi le 3, era il momento di agire.
Feci un respiro profondo, cercando di calmarmi, ma era davvero impossibile. Per prima cosa dovevo tornare in camera di Alessia, sperando lei dormisse profondamente.
Aprii lentamente la sua porta, che cigolò un po’, ma lei fortunatamente era nel pieno del sonno e non si svegliò.
Il messaggio della mia Padrona non dava adito a dubbi: dovevo indossare una mutandina femminile, di colore rosa. Sapevo che la mia sorellina ne aveva una, perciò aprii il cassetto delle sue mutande e rovistai per trovarla. Controllai tutte le sue mutandine una ad una, sfruttando la luce molto fioca e cominciai a preoccuparmi: quella che mi serviva non c’era. Stavo perdendo troppo tempo, Alessia avrebbe potuto svegliarsi e trovarmi in quella situazione da un momento all’altro. Così decisi di passare a cercare un altro oggetto anch'esso espressamente richiesto nel messaggio: i calzini usati di mia sorella.
Mi avvicinai al letto, tastai il pavimento e trovai le converse che aveva usato la mattina durante il viaggio. All’interno, fortunatamente, c’erano i suoi calzini, di colore rosa chiaro, ancora leggermente umidi e odorosissimi per tutto il sudore di cui si erano impregnati durante il viaggio. Nella fioca luce si vedevano persino le impronte delle dita dei piedi, nere per il contatto con le scarpe e il viaggio molto lungo. Erano calzini ben sporchi, la mia Padrona sarebbe stata contenta.
Cercai di contenermi ma quella vista e quella puzza erano eccitanti come non mai. Ansimai come un porco. Dovevo uscire da quella stanza, subito.
Nella fretta dell’alzarmi, sbattei col piede vicino alla base del letto. Mi immobilizzai, il cuore che batteva all’impazzata, con ancora i calzini in mano. Mia sorella cominciò a muoversi nel letto. Cercai di trattenere il respiro, ma non ci riuscii, mugugnai e mi uscì un “ Uuuuhhh “ disperato. Sentii il presperma che mi colava dal pisellino.
Mi credetti finito, invece Alessia si girò dall’altro lato, sospirando, senza aprire gli occhi. Stava ancora, incredibilmente, dormendo. Attesi ancora un minuto, quindi uscii da quella stanza senza fare altri rumori. Il cuore mi batteva ancora forte. Me l’ero scampata bella.
Mi ricordai, per fortuna, che quando quella mattina Alessia mi era passata davanti in intimo, aveva indosso proprio la mutandina rosa. Anche quella l’aveva usata durante il viaggio. Entrai in bagno e la trovai a terra in un angolo. Era elastica, semitrasparente e tremendamente sexy. Era sicuramente odorosa, avrei quasi voluto annusarla pur essendo di mia sorella, ma cercai di controllarmi. Ansimai ancora. Corsi in camera mia a prendere del nastro isolante e l’oggetto acquistato al sexy shop: un butt plug.
Il messaggio della mia Padrona era chiaro: dovevo infilarmi il plug nel culo, assicurarlo con del nastro isolante e poi infilarmi la mutandina rosa.
Mi spogliai nudo, provai a bagnare il buco del culo e a inserire il plug. Sentii un dolore e un fastidio atroci, era come se mi stessi inserendo una supposta dieci volte più grande. Lo spinsi fino in fondo, mugugnando ad alta voce. Sperai ardentemente che la mia sorellina non si fosse svegliata. Era una sensazione terribile. Il plug premeva spietatamente sulle pareti e sullo sfintere, ed era così eccitante e allo stesso tempo opprimente che portava il mio cazzettino a gonfiarsi ancora di più. Ormai il mio pisellino premeva furiosamente contro le pareti della gabbietta e piangeva disperato implorando di uscire.

Mancava solo un quarto d’ora alle 3.30, l’orario prefissato.
Ero fuori di me per l’eccitazione ma dovevo sbrigarmi. Fissai il butt plug al culo con più pezzi di nastro adesivo, poi mi infilai la mutandina, aderentissima, anche a causa anche della cintura di castità che sporgeva. Infine presi i calzini usati, li risvoltai in modo che all’esterno ci fosse il lato che era stato a contatto con i piedini vellutati della mia sorellina, me li infilai in bocca e chiusi col nastro adesivo, come ordinatomi dalla mia Padrona.
Mi sentivo circondato, intriso, impregnato dell’odore fortissimo dei suoi piedini e dello stuzzicante sapore salato delle sue estremità sudate. Ero in paradiso e contemporaneamente all’inferno.
Ormai ero in un lago di presperma, il pisellino pulsava senza pietà e io ansimavo disperato senza alcun controllo. Solo i calzini e il nastro isolante riuscivano a placare il mio lamento disperato. “Mmmmphff“ presi le manette, uno straccio e le chiavi di casa e uscìì dall’appartamento. Scesi le scale e arrivai al pian terreno. Mi affacciai fuori dal palazzo. L’intera struttura era affittata e c’erano balconi su tutti i lati, se qualcuno fosse stato affacciato mi avrebbe visto sicuramente. Per fortuna sembrava dormissero tutti, non si vedeva nessuno né affacciato né in strada. “Mmmmphfff“. Pregai intensamente che fosse così. Avevo una fottuta paura, ma l’eccitazione era tremendamente, compulsivamente più forte.
“Mmmphfff, ti prego, mia Dea, salvami” pensai.
Nascosi le chiavi dietro le scale e ripensai agli ordini.
Dovevo oltrepassare il piccolo cortile, attraversare la strada che costeggia il lungomare e arrivare in spiaggia, dopo aver ovviamente raggiunto il varco di accesso. E dovevo farlo completamente nudo, in castità, con la bocca tappata dai calzini puzzolenti di mia sorella, un butt plug nel culo e coperto solo da una mutandina rosa semitrasparente e quanto mai imbarazzante. Ma non solo. Dovevo farlo anche alla cieca, bendato e con le mani legate dietro la schiena.
Erano in gioco la mia vita e il mio onore. Se qualcuno mi avesse visto, sarebbe stata la mia rovina, per la vergogna avrei dovuto sparire per sempre. Ma se non l’avessi fatto, sarebbe stato anche peggio: il mio pisellino sarebbe rimasto ancora in gabbia, avrei preso qualche infezione, sarei totalmente impazzito alla vista di una ragazza, mi sarei evirato ... o chissà cosa.

Dovevo agire, non c’era più tempo.
“Mmmphfff“ calcolai bene il percorso da fare, mi augurai che il mio senso dell’orientamento funzionasse ancora, e mi bendai. Le palpitazioni aumentarono. Presi le manette, misi le mani dietro la schiena e con l’aiuto del muro riuscii a infilarmele e a chiudere il lucchetto. “Click”. Un tuffo al cuore.
Mi incamminai tremante, totalmente indifeso e esposto. Le mutandine erano già totalmente fradice di presperma, il cuore a mille per il panico e l’eccitazione. “Aiuto, aiuto, aiuto” pensai. Solo il tatto dei miei piedi poteva aiutarmi a capire dov’ero, e infatti capii che il cortile era finito quando sentii il contatto con l’asfalto. Ero sul marciapiede, nella zona del lungomare più frequentata la sera, esposto quindi alla vista di qualunque nottambulo passeggiasse di lì. Per la vergogna velocizzai il passo e caddi rovinosamente in mezzo alla strada, dimenticandomi che il marciapiede era rialzato. “Mmmmpppppphffff“ urlai di dolore. Per fortuna non mi ero rotto nulla, nonostante le braccia legate.
Mi affrettai ad alzarmi, per paura anche di essere investito, e salii sull’altro capo del marciapiede. Toccai ripetutamente col piede il muretto che delimitava il marciapiede dalla spiaggia, mentre seguivo il percorso della strada, alla ricerca del varco per raggiungere la riva. Dopo qualche minuto di cammino, allungando il piede trovai il vuoto, persi l’equilibrio e feci un volo di quasi un metro, cascando con le ginocchia sulle scale e la faccia sulla sabbia. Ero dolorante, pieno di ferite, con le ginocchia sbucciate, ma non mi importava. Ero in spiaggia, l’obiettivo era vicino. Mi rialzai a fatica, raggiunsi il mare e mi immersi fino ai capelli, stando attento a non perdere l’equilibrio, per sciacquare le ferite e togliermi la sabbia.
Uscii dall’acqua e cominciò per me l’attesa finale, la più trepidante della mia vita.
La mia Padrona, la mia immensa Dea a momenti sarebbe stata lì e mi avrebbe visto ridotto in quelle condizioni assurde, dopo un anno di sofferenze, patimento e vergogna, dopo essere stato chiuso un anno intero in camera, dopo aver cancellato tutto dalla mia vita, gli obiettivi, le amicizie, gli hobby, ed anche tv e pc. Un intero anno in perenne eccitazione. E tutto questo solo, unicamente e incondizionatamente per lei.

(continua)
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