Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

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view post Posted: 23/10/2023, 11:16     +1Vacanze da sottomesso - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
3. L’agonia

Il tempo sembrava non passare mai. La mia Padrona aveva ragione, essendo io uno sfigato ero abituato a masturbarmi tutti i giorni e più volte al giorno, sognando ragazze come lei che non avrei mai potuto avere, adesso che avevo vissuto i momenti più emozionanti della mia vita non avevo più alcuna possibilità di toccare il mio cazzettino.
Passò un tremendo autunno, con me che non facevo altro che fantasticare su Francesca, immaginandola in costume, o ripensando a quei suoi morbidi piedini da baciare, o all’eccitante momento in cui aveva scoperto il mio pisellino microscopico. Dovevo continuamente sciacquare le mie parti basse con acqua gelida e cercare di tenermi sempre occupato a fare qualcosa, ma era difficilissimo.

Arrivò l’inverno. Cominciai a sottrarmi a qualsiasi riunione tra amici e a saltare ogni uscita, ogni volta con una scusa diversa, per evitare che i miei amici notassero lo strano rigonfiamento tra i pantaloni. Dovetti abbandonare l’università e iscrivermi a una telematica per poter andare avanti nello studio. Mi tolsi da facebook per evitare di dover dare troppe spiegazioni o di vedere foto di belle ragazze. Cominciai a isolarmi dal mondo esterno, per soffrire il meno possibile ed evitare di rovinare la mia reputazione per sempre. La mia Dea mi mandava spesso foto di lei a letto con il suo ragazzo, o in intimo, e io cercavo di dimenticarle, ma ormai la mia testa pensava sempre e solo a lei e io soffrivo silenziosamente. Ovviamente ricambiavo immediatamente mandandole le foto della gabbietta col prigioniero. Come da lei ordinato, non osai dirle della mia sofferenza né del mio estremo bisogno di sfogarmi. Avrei dato qualunque cosa per potermi toccare.

La primavera fu peggio. Le mie palle si erano ingrossate e cominciavano a diventare color violetto. Non accesi più la televisione, perché ormai mi eccitavo alla vista di qualsiasi donna. Ero totalmente isolato dal mondo. L’unica persona che vedevo era mia sorella Alessia, di quasi 17 anni (un anno in meno di Francesca), che abitava con me. Anche lei era stupenda e dolce, le volevo un gran bene, ma dovevo evitare a tutti i costi di parlarle e guardarla perché ormai anche la sua voce e la sua vista mi eccitavano. Fortunatamente lei spesso usciva e io restavo sempre nella mia camera, perciò ci vedevamo solo per pranzo e cena.

Finalmente arrivò l’estate. Io ormai ero al limite. Le mie palle erano strapiene e di un colorito blu preoccupante. Prendevo tranquillanti durante il giorno e sonniferi la notte per non impazzire e riuscire a dormire un po’. Abbandonai completamente l’università, concentrarmi per me era diventato impossibile. Il mio pisellino pulsava incessantemente e piangeva continuamente presperma. Dall’eccitazione continua ormai respiravo affannosamente. Solo a vedere le perfette gambe abbronzate e gli incantevoli piedini nudi di mia sorella che camminava scalza per casa mi sentivo male. Cominciai a cercare un appartamento per le vacanze vicino casa di Francesca, ne trovai uno a 300 metri ma era troppo per le mie finanze semivuote, dato che per le mie condizioni non potevo lavorare.

Non avevo altre possibilità, dovevo chiedere alla mia sorellina, che aveva un po’ di soldi da parte, di venire con me. Non potevo fare altro, non avendo più amici. E poi avrei dovuto dare loro troppe spiegazioni. Così cercai di calmarmi, feci un bel respiro, presi coraggio e entrai in camera sua.
Trovai Alessia stesa sul divano a messaggiare col suo ragazzo. Era in shorts e maglietta, le piante dei piedini rivolte verso di me e le sue meravigliose gambe in bella vista. Mi sentii male. Cercai di non darlo a vedere.
“Ale“ - le dissi con un sospiro affannoso - “T-ti andrebbe di venire con me in vacanza? ... Aah“.
“Che gentile“ mi rispose lei staccandosi dal cellulare. “Come mai questa proposta?“.
Mi scrutò stupita, sapendo che io da tempo evitavo di vedere tutti e preferivo stare sempre da solo.
La sua voce, il suo sguardo, la vista della sua pelle mi inebriavano.
“E’ che… ahhh… volevo un po’ di compagnia… uhhh…“ - guardai a terra - “ e poi non ce la faccio a pagare l’affitto da solo…ahhh “
“Ah ecco il vero motivo, furbetto!“ disse lei. Io stavo per svenire.
“Fratellino, ti senti bene?“ si alzò dal divano e corse scalza verso di me.
“S-sì, sto bene“. Tremavo. “Forse ho un po’ di febbre“ inventai.
Lei mi abbracciò. “Ti voglio bene“ mi disse.
Io mi sentivo morire. Ero a contatto con la sua pelle, la mia meravigliosa sorellina abbronzata a piedi nudi mi stava abbracciando. Ero rossissimo, il pisellino ormai una fontana di presperma.
“Dai, ci vengo con te in vacanza, tanto nessuno ha organizzato nulla“ e mi baciò sulla guancia. Poi mise una mano sulla mia fronte.
“Sì, forse hai un po’ di febbre, vieni, ti accompagno a letto“.
Era adorabile, ma speravo ardentemente mi lasciasse solo. Ormai quel maledetto dispositivo di castità mi aveva annebbiato la mente, per il mio pisellino persino la mia dolce sorellina era diventata una ragazza seducente su cui fantasticare in continuazione. Stavo diventando tremendamente voglioso di lei. Mi vergognai profondamente di me stesso e della situazione in cui mi ero cacciato. Feci finta di dormire, sperando mia sorella mi lasciasse stare, e nei giorni seguenti cercai di evitarla in ogni modo.

Arrivò il giorno della partenza, io ero al culmine dell’eccitazione. La settimana precedente insieme alla mia foto nudo in castità avevo aggiunto un messaggio alla mia Dea per avvisarla che sarei venuto a breve in vacanza con mia sorella. Da allora Francesca non mi aveva mandato più nulla, ma sapevo che era lì in villeggiatura, visto che nella sua villetta ci trascorre l’intera estate. Misi in valigia le manette comprate l’anno precedente, mi imbottii di tranquillanti, mi misi il pantalone che meno mostrava la mia protuberanza e andai a prendere il treno con mia sorella. Alessia purtroppo era già in tenuta vacanziera, con la maglietta che lasciava intravedere le sue splendide tettine e gli shorts. Ai piedi per fortuna portava le Converse, risparmiandomi almeno la visione delle sue incantevoli estremità. Salimmo in treno di prima mattina e lei decise di sedersi di fronte a me, con le sue gambe e le tette esposte alla mia vista. Ero nel panico, così per evitare quella visione celestiale che mi straziava decisi di chiudere gli occhi, facendo finta di dormire per tutto il viaggio.
Era una giornata afosissima, mancava l’aria condizionata in treno, così le ultime due ore di viaggio furono tremende.
Era quasi mezzogiorno quando finalmente arrivammo alla stazione, zuppi di sudore. Mi fiondai davanti a lei per evitare di vedere le forme del suo culetto, il suo seno, la sua pelle luccicanti per le gocce di sudore. Arrivammo in appartamento e cominciai a disfare i bagagli mentre lei davanti a me si toglieva shorts e maglietta per andare a farsi la doccia. Un altro strazio. Sentivo il pisellino piangere mentre ansimavo. Rimasta in intimo, finalmente entrò in bagno. Credevo che il tormento fosse finito, invece dopo la doccia uscì in costume, si avvicinò e mi chiese:
“Scendi con me in spiaggia fratellino? Sei bianco come una mozzarella …“
“N-no“ ansimai con lo sguardo a terra per evitare di guardarla, ma non potevo evitare che i miei occhi cadessero sui suoi piedini.
“D-devo finire di sistemare le valigie…uhh… e poi sono stanco“.
Lei mi osservò da capo a piedi pensosa, poi scosse la testa e disse “Come vuoi“.
Scese. Tirai un sospiro di sollievo. Avrei fatto finta di dormire anche il pomeriggio e poi finalmente la sera avrei potuto raggiungere ad un anno di distanza la mia tanto attesa, sospirata, desiderata, amata e dolce Padrona. Non vedevo davvero l’ora. Però non sapevo cosa avrei dovuto fare. Avrei dovuto presentarmi sotto casa sua in attesa che scendesse? O forse dovevo aspettare che fosse lei a contattarmi? E se decidesse di farlo giorni dopo? Non osavo immaginare come sarebbe stato sopportare ulteriori giorni in quelle condizioni con la mia sorellina che mi girava intorno in costume.

La mattinata passò, il pomeriggio pure, mentre io sul letto facevo finta di dormire e in realtà contavo i minuti e sbirciavo il cellulare. Mia sorella rientrò.
“Fratellino, che ti sei perso! Ho conosciuto un sacco di ragazzi e ragazze, abbiamo fatto tornei, ci siamo divertiti un mondo!“
“Mmmmhh“ mormorai senza guardarla.
“Che fratellino patetico! Hai dormito tutto il giorno, ma che cavolo sei venuto a fare?“ Non risposi. “Solo ed esclusivamente a venerare la mia unica meravigliosa Dea Padrona. Vivo solo per lei” pensai tra me e me.
Erano ormai le sei e trenta del pomeriggio. Ero preoccupatissimo, pregai intensamente che la mia Padrona si facesse sentire. Contavo ogni minuto, ogni secondo.
Alle sette, finalmente, il mio cellulare vibrò. Trasalii, il mio cuore palpitava dalla gioia e l’eccitazione. La mia amata Dea mi aveva mandato un messaggio. Lo aprii.
Quello che lessi era assurdo, inverosimile, elettrizzante. Andai immediatamente nel panico.
Erano istruzioni chiare e precise su quello che avrei dovuto attuare quella notte, cose che in vita mia non avrei mai sognato di fare. Ma era il volere della mia Padrona e andava eseguito alla perfezione se volevo compiacere la ragazza che amavo con tutto il cuore e sperare che il mio pisellino fosse liberato.
Per compiere quanto ordinatomi dovevo innanzitutto attendere che la mia sorellina si preparasse e scendesse quella sera. Per evitare che mi facesse domande scomode, attesi che si vestisse e si truccasse, bellissima come sempre, e le dissi che sarei sceso più tardi. Ma fu una pessima mossa.
“Dai allora ti aspetto, così mi fai compagnia“ mi disse.
Cercai di non guardarla. “Preferisco… uhh… andare da solo“ dissi a bassa voce.
Lei mi abbracciò, facendomi andare nel panico più totale, e mi accarezzò.
“Ma perché fai così fratellino? Che ti è successo?“
Non finì nemmeno di dirlo che io la spinsi via, facendola inciampare e cadere a terra. Lei rimase sconvolta, mi guardò sprezzante e disse:
“Ma sei impazzito?“. Le scese qualche lacrima. “Io davvero non ti riconosco più … tu non sei il mio fratellino … ma che cazzo ti prende ultimamente?“.
Si rialzò e fuggì sbattendo la porta.

Mi pianse il cuore, mi sentii una vera merda, un essere spregevole. Ma il cazzettino in gabbia era troppo eccitato, mi torturava, e non avrei potuto sopportare il contatto con la sua morbida pelle un secondo di più. Come se non bastasse quanto avevo appena fatto, entrai nella sua camera cercando il nascondiglio in cui aveva i suoi soldi. Dovevo rubarne una parte, perché a me era rimasto troppo poco e per eseguire gli ordini della mia Padrona era necessario andare ad acquistare un altro oggetto al sexy shop.
Trovai i soldi finalmente, li presi.
Mi vestii rapidamente e mi fiondai giù. Corsi a tutta velocità, per non incontrare nessuno evitai le strade principali, arrivai allo shop, acquistai l’oggetto richiesto e tornai a casa. Ora avevo tutto il necessario, dovevo solo attendere l’ora stabilità per procedere. Mi salì l’ansia. Per la mia Dea stavo per fare qualcosa che poteva mettermi veramente nei guai, ma che era tremendamente eccitante. Dopo un paio d’ore mia sorella tornò e io feci finta di cambiarmi per dimostrare che ero uscito. Lei non proferì parola, andò nella sua stanza e chiuse la porta.
Ero pronto a tutto, il momento tanto atteso era quasi giunto.

(continua)
view post Posted: 21/10/2023, 11:40     +1Vacanze da sottomesso - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
CITAZIONE (Cage @ 20/10/2023, 15:43) 
Intrigante

Bene :)
Proseguo con la pubblicazione. Ricordo a tutti che il racconto, come tutti gli altri presenti nella sezione, non è scritto da me, ma dagli autori più vari.

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2. La punizione

Inominciai a correre verso il sexy shop, ancora incredulo per quanto era successo.
Nel volgere di pochi minuti il mio sogno era diventato realtà, anzi la realtà aveva superato la fantasia. Ero totalmente e incondizionatamente nelle mani della ragazza dei miei sogni.
Il tempo volò rapido e in men che non si dica arrivai allo shop. Acquistai i due oggetti per un totale di 200 euro, che prosciugarono totalmente la mia carta di credito. Ma ne ero felice, per la mia Padrona questo e altro.
Raggiunsi il mio appartamento in affitto con le due confezioni, le nascosi bene e corsi in bagno a sfogarmi.
La notte la passai in bianco, al pensiero di quello che avevo appena passato e della serata che mi attendeva. Il pensiero che la successiva sarebbe stata l’ultima notte, e poi chissà quando avrei rivisto più Francesca, mi faceva stare male. Troppo male. Avevo un enorme bisogno di lei.

La mattina e il pomeriggio seguenti scesi in spiaggia per godermi gli ultimi momenti di sole, di vacanza e soprattutto di Francesca in costume, una visione meravigliosa che volevo imprimere nella mia mente. Così la fissavo ininterrottamente, mentre gli amici mi indicavano e ridevano a crepapelle. Ma non mi importava. Vederla uscire dall’acqua, completamente bagnata, vederla prendere il sole con il suo fantastico culetto e le piante dei suoi piedini in mostra, o vederla giocare a pallavolo esibendo le sue forme era il massimo per me.
La giornata finì presto però, e arrivò la sera.
Presi una busta, misi dentro le due confezioni che avevo comperato al sexy shop, raggiunsi casa di Francesca e aspettai mezz’ora là fuori, nella speranza che nessuno mi vedesse e mi chiedesse cosa ci fosse all’interno della busta.
Finalmente lei scese, radiosa, con uno splendido vestitino nero anche stavolta scollato e scarpe nere col tacco che la esaltavano. Ero in trance, preso dalla sua bellezza.
“Vieni“ mi disse nervosa.
La seguii fino in spiaggia, nella penombra, dove non c’era nessuno per fortuna.
“Toglimi le scarpe“ mi ordinò.
Mi inginocchiai ed eseguii immediatamente. La vista ravvicinata dei suoi piedini era emozionante come sempre.
“Togliti la maglia“ mi disse poi, mentre apriva la confezione delle manette.
Il mio piccolo cazzettino cominciò a gonfiarsi sotto i pantaloni mentre mi toglievo la maglietta, col cuore che palpitava.
Lei mi fece mettere le mani dietro la schiena, mi infilò le manette e le chiuse. Rimasi con le braccia totalmente bloccate dietro la schiena e i polsi a stretto contatto. Cominciai a tremare.
“Inginocchiati ora“. Lo feci senza farmelo ripetere, spaventato.
Rimasi per qualche attimo in silenzio, in ginocchio, indifeso, davanti alla mia dolcissima Dea che amavo con tutto il cuore.
All’improvviso partì uno schiaffo, il più forte che abbia mai ricevuto, che mi lasciò i segni delle cinque dita in faccia.
Poi un altro, ancora più forte, sull’altra guancia. Poi altri ancora. La mia faccia divenne rossa dai lividi.
“SEI UN IDIOTA!“ mi urlò.
“MI HAI FISSATO COME UN CRETINO PER TUTTO IL GIORNO FACENDOTI RIDERE DIETRO, MA CHE CAZZO HAI IN TESTA? COGLIONE!“
Ancora tanti schiaffoni, finchè un ultimo ceffone mi fece cadere sul lato, inerme. Cominciai a piangere e piagnucolai:
“S-scusami Francesca, non volvo“.
“CHIAMAMI PADRONA, IDIOTA! “ e mi rifilò un calcio a piedi nudi in pieno petto, che mi riempì di sabbia.
“Chiedo perdono Padrona, non accadrà mai più“ dissi impaurito.
Francesca era una furiac, continuava a gridare.
“STAI ZITTO, COGLIONE, VERME SCHIFOSO !“
Volarono altri dolorosissimi calcioni dappertutto, finché la mia Padrona non si stancò. Ero pieno di lividi e di sabbia, legato, stremato, a pancia in su. Lei si calmò, mi guardò dall’alto, si pulì il piede dalla sabbia e lo avvicinò alla mia faccia.
“Bacialo, e ringrazialo adeguatamente se speri di essere perdonato “.
Non me lo feci ripetere: immediatamente riempii di bacini la sua bellissima, morbida e soffice pianta, quindi baciai le dita una per una, incantato, quasi come se stessi baciando una persona. Poi rivolto al piede stesso dissi imbarazzato e in lacrime:
“Grazie per avermi punito, sei morbido e meraviglioso come la Dea a cui appartieni, e ti chiedo perdono per averti costretto a colpire un lurido essere inutile come me a causa delle mie azioni. Tu meriti solo di essere baciato, massaggiato e venerato. Stai sicuro che non si ripeterà più, Padrone“ e diedi al piede un ultimo, lungo, appassionato e struggente, bacio.
L’incantevole risatina della mia Dea all’udire le mie parole e vedere quei baci mi tranquillizzò e mi emozionò, anche se mi sentii quanto mai stupido e ridicolo.
Francesca mi disse di rialzarmi in piedi e lo feci a fatica date le mani legate e il dolore.
Quindi cominciò a aprire l’altra scatola e a leggere le istruzioni.
“Schiavetto, il tuo sogno è essere di mia proprietà, vero? Ti piacerebbe essere costantemente sotto il mio controllo?“
“ Sì Padrona, è la cosa che desidero di più al mondo“.
“Bene“ sentenziò lei mentre cominciava a sbottonarmi i pantaloni.
Ero paralizzato, il cazzettino ormai gonfissimo, mentre osservavo indifeso lei che mi sfilava via il pantalone.
“Allora da adesso in poi il tuo cazzetto sarà solo mio, nessun altro potrà averlo … ma tanto nessuna l’ha mai richiesto! Ahahahah“
Mi sfilò i boxer e ci fu un attimo di silenzio sconcertato da parte sua e di imbarazzo enorme da parte mia.
“Ma ... AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!! NON CI CREDO!!! E QUESTO PISELLINO??? “ urlò ridendo come una matta.
Mi guardai intorno, tremante, scosso, imbarazzatissimo, sperando che nessuno sentisse.
“AHAHAHAHAHAH MA DAI! GUARDA CHE PISELLINO RIDICOLO! AHAHAHAHAH! MA DOVE VOLEVI ANDARE?“
“Padrona, la prego, non urli“
“MA CERTO CHE URLO! SIETE RIDICOLI! TU E IL TUO PISELLINO MICROSCOPICO! TI RENDI CONTO??? TU VOLEVI PROVARCI CON ME! AHAHAHAHAHA QUANTO SEI COGLIONE???“
Mi sfiorò il cazzettino per inserire la cintura di castità e io dall’abnorme eccitazione in un attimo le venni in mano.
“MA CHE SCHIFO!! CAZZO DI IDIOTA, NON TI HO NEMMENO TOCCATO! MA VAFFANCULO LURIDO VERME SCHIFOSO MINIDOTATO! LECCA QUESTO SCHIFO ORA!“
Francesca mi fece leccare il mio stesso seme dalle sue mani, mentre io provavo tantissima vergogna e mi sentivo mancare la terra sotto i piedi. Strizzò per bene il pisellino e riportò le mani alla mia bocca più volte, affinché io leccassi tutto fino all’ultima goccia. Poi sciacquò il cazzettino e le sue mani con una bottiglietta d’acqua che aveva in borsa e mi infilò la cintura di castità. Dopo aver verificato che fosse il più stretta possibile sopra le palle, inserì il lucchetto e lo chiuse. Un sonoro e inquietante “click” mi fece trasalire.
“Sono sconvolta. Queste chiavi le prendo io“ disse, e agganciò le chiavi della serratura a una catenina d’oro che portava alla caviglia.
Era una sensazione stranissima. La cintura di castità la sentivo pesante, ingombrante, fastidiosa. Non potevo in alcun modo toccare il mio cazzetto se non in minima parte grazie a una piccola fessura che mi permetteva di fare pipì e non potevo togliere in alcun modo la cintura, a meno di non volermi castrare.
“Se davvero ci tieni a me, stupido schifoso, te la tieni UN ANNO. L’anno prossimo torna qui in vacanza e comportati bene, che se mi garberà magari ti premio“.
Rimasi di sasso.
Mi fece una foto col cellulare, poi mi infilò di nuovo boxer e pantaloni.
"Dammi il tuo numero di telefono. Ti contatterò io per controllarti. Tu non osare mai chiamarmi o contattarmi se hai la minima intenzione di rivedermi o di essere liberato. E non farti venire strane idee, che posso sputtanarti in qualsiasi momento con tutti i tuoi amici … o mandare il mio ragazzo a farti una visitina non piacevole! E’ tutto chiaro?“
Mi cadde il mondo addosso. Il suo ragazzo?
“Ah non te l’ho detto? Io col mio ultimo ragazzo non mi sono mica lasciata. E non vede l’ora di sfogarsi se qualcuno mi importuna …“.
Mi tolse le manette e me le ridiede. Su suo ordine le pulii di nuovo i suoi perfetti piedini e le infilai le scarpe.
Ero combattuto tra il terrore di dover portare quella cintura per un anno e la gioia di aver reso il mio cazzetto proprietà della bellissima ragazzina che tanto sognavo, anche se lei era già di un altro.
Quasi a cogliere i miei pensieri, mentre tornavamo verso casa sua lei mi disse:
“Pisellino, quante seghe ti tiri al giorno? Tante vero?“
Io balbettai qualcosa.
“Ovvio, un impedito minidotato come te non può che farsi seghe tutti i giorni. Immagino quanto sarà difficile per te vivere un anno col cazzettino sofferente in gabbia, senza nemmeno una mano che possa soddisfarlo … Che ne pensi?“
“E’ quello che mi merito, mia Dea“.
“Bravo pisellino“.
Arrivammo fuori casa sua.
“Voglio che tu pensi sempre e solo a me, dalla mattina alla sera. E ogni qualvolta te lo chiederò, dovrai immediatamente mandarmi una foto di te con la cintura di castità e che contenga la data del giorno, così verificherò che tu stia bene e che tu esegua sempre gli ordini. E’ chiaro?“
“Certo Padrona. Per Lei farò sempre qualunque cosa mi chieda“.
“ Bene. Ora baciami rapidamente il piede e sparisci. Spero che l’anno prossimo ti ritrovi meno stupido e coglione e il tuo pisellino sia un tantino più grande di adesso che è quasi invisibile … ma tanto sono speranze vane“
“Mia Dea, ma mi aveva promesso un vero bacio…“
Mi zittì urlando.
“MA DI QUALE CAZZO DI BACIO PARLI, LURIDO IDIOTA! Hai fatto la figura del babbeo stamattina in spiaggia, mi hai mostrato un cazzettino ridicolo stasera e addirittura mi sei venuto in mano non appena ti ho toccato! Accontentati di quel bacio appassionato di prima col mio piede, che è già abbastanza, brutto schifoso! Devo dire che ti ci sei messo di impegno, forse abbiamo trovato qualcuno con cui potresti stare! AHAHAHA! Adesso fila via, schiavo, e augurati di non fare altre figure di merda l’anno prossimo. Ciao pisellino! “.
E detto questo salì sopra.
Tornai a casa disperato, sapendo che mi attendeva un anno terribile.

(continua)
view post Posted: 20/10/2023, 11:22     +1Vacanze da sottomesso - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto non autografo, trovato sul web, dal sito wattpad autore Chastories
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1. Francesca, la ragazza dei miei sogni

Avevo 22 anni ed ero in vacanza in un paesino di mare quando conobbi in spiaggia Francesca, una ragazzina stupenda, di 17 anni, dal viso angelico, pelle chiara un po’abbronzata per il sole, capelli biondi molto chiari, occhi verdi dolcissimi, labbra stupende, non molto alta, un fisico niente male. Insomma, nel giro di poco tempo presi una cotta per lei, io che per la mia timidezza non avevo mai avuto rapporti con ragazze. E infatti ogni volta che la vedevo mi scioglievo, balbettavo parole incomprensibili, non incrociavo mai il suo sguardo ma lo tenevo sempre basso, verso i suoi piedi.
Lei si accorse fin subito di quanto ero cotto di lei, eppure non mi evitava come tante ragazze in precedenza, ma anzi la sera mi permetteva di sederle affianco quando andavamo in qualche bar in comitiva e accettava sempre di farsi offrire qualcosa da me. Ogni tanto mi rivolgeva persino la parola, ridendo divertita dal mio imbarazzo e del mio essere imbranatissimo, mentre io puntualmente diventavo paonazzo e incespicavo in continuazione con le parole. Ma quelle sue risatine di scherno mi facevano impazzire, adoravo il totale controllo che lei aveva di me.
Tutto peggiorò, però, quando confessai ad amici della comitiva quanto ero cotto di lei, nella speranza di un consiglio. Questo incauto gesto portò invece a continue prese in giro da parte del gruppo ogni qualvolta lei si avvicinava a me o quando ce n’era occasione. Mi deridevano perché sapevano che io nella mia nullità non avevo possibilità, Francesca piaceva a molti, e tanti ragazzi molto più belli e interessanti di me ci provavano con lei. Questi sfottò mi imbarazzavano tantissimo e portarono lei a distaccarsi sempre di più, l’ultima cosa che volevo. Già la sua vicinanza era tanto per uno sfigato come me, il suo contatto era il massimo e io a causa delle mie stupide azioni lo stavo perdendo.

Mancavano due giorni alla fine delle vacanze e io ormai da minidotato incapace mi ero arreso a dover solo sognare di poter stare con una come lei, come sempre d’altronde. Avevo avuto più di un’occasione per provarci ma non ero mai stato in grado di dichiararmi, anzi avevo collezionato solo figuracce e motivi per cui vergognarmi con lei per tutta la vita. La penultima sera, a causa dell’aria più afosa del solito, Francesca mi chiese con mio stupore di accompagnarla fino a fuori casa per posare la maglietta che la copriva. Subito partirono le prese in giro ad alta voce degli amici sul fatto che l’avrei accompagnata da solo, con il risultato che Francesca partì a razzo e io dovetti raggiungerla. Provai a cianciarle che avrei potuto portarla io in mano la maglietta durante la serata ma lei mi silenziò subito:
“Dai, stai zitto che fai solo figure di merda, cretino”.
Fu un colpo, e io non proferii più parola. Arrivammo fuori casa sua, una bella villetta di sua proprietà, lei salì e poco dopo riscese di nuovo, lasciandomi ancor più senza parole. Sotto la maglietta nascondeva una scollatura da paura che mostrava tette morbide e sode, perfette, per metà abbronzate e metà no. Sbuffò vedendomi così rincoglionito a guardarla e sì incamminò sulla strada del ritorno.
Ritornammo quindi verso il punto in cui avevamo lasciato il gruppo, ma non trovammo più nessuno. Probabilmente erano andati via apposta per lasciarci soli, sapendo che tanto non avrei fatto altro che fare altre pessime figure. Francesca, un po’ scocciata, mi disse:
“Vabbè, andiamo in spiaggia dai” e mi prese la mano.
Arrossii, stupito da questa iniziativa, e mi lasciai portare. Ci togliemmo le scarpe, lei mi fece sedere su una sdraio e si stese appoggiando la testa sulle mie ginocchia, a mo’ di cuscino, e io cercai a fatica di non guardarle la scollatura, anche perché lei mi osservava da sotto.
Francesca mi chiese di raccontarle un po’ le mie ultime storie con ragazze.
Io che ovviamente non avevo nessuna storia da raccontare, balbettai “comincia tu dai”, così lei mi raccontò dei suoi ultimi 2 morosi, alti, belli e palestrati, di come aveva lasciato il primo perché stufa del rapporto e del fatto che voleva sempre fare sesso, e mi fece vedere le loro foto sul cellulare. Inutile dire che io a confronto ero assolutamente ridicolo, senza un muscolo, probabilmente anche il mio pistolino a confronto con il loro la avrebbe fatta morire dal ridere.
“Allora? Ora tocca a te” mi disse ridacchiando.
Io, distolto da questi pensieri, nel più totale imbarazzo mentre lei mi scrutava con i suoi splendidi occhi verdi, cominciai a inventarmi di una ragazza che avevo conosciuto e che abitava lontano, con la quale mi vedevo raramente.
Lei mi interruppe: “Vi siete baciati?” io di scatto risposi di sì. “E avete pure fatto sesso scommetto” io balbettai “s-sì”.
Lei allora si alzò e, con me ancora seduto, venne a mettersi in ginocchio sulla sdraio, esattamente sopra di me. Praticamente mi ritrovai totalmente a contatto col suo corpo, la mia testa ad altezza tette, che sfioravano il mio naso, le sue cosce ai miei lati e il suo culo che poggiava sulle mie gambe. Il mio cazzetto scattò sull’attenti. Lei mi osservava dall’alto, imperiosa. “ Guardami dritto negli occhi” mi disse. Alzai lo sguardo, imbarazzatissimo, e ammirai attonito quegli incantevoli occhi, mai visti così da vicino.
“Ascoltami bene. Se vuoi avere una minima possibilità con me, non osare raccontarmi cazzate. Voglio da te la più totale sincerità, hai capito?”
Non credevo alle mie orecchie, allora avevo ancora una speranza con lei. “va bene” risposi, quasi inebetito.
“Hai mai fatto sesso? “ mi chiese.
“N-No “ risposi.
“Quindi sei vergine? Ahahahah “
“Sì “ dissi, e abbassai lo sguardo.
“Ahahahah piccolo! E immagino che non hai nemmeno baciato nessuna in vita tua vero?”
“V-vero “ risposi. Avevo gli occhi umidi, rosso per la vergogna.
“AHAHAHAHAH che sfigato! A ventidue anni nemmeno un bacio? AHAHAHA! E volevi farmi credere di aver avuto storie… Che ridicolo! Ahahahahah“
Avrei voluto scomparire. Ma lei mentre rideva mi accarezzò dolcemente sotto il mento.
“Guardami dritto negli occhi, coglione! “ rialzai lo sguardo, tremante. “ Voglio che adesso tu mi dica sinceramente tutto quello che provi per me, ok?”
“O-ok… Sei la ragazza più dolce e bella che abbia mai visto, mi sono i-innamorato di te fin dalla prima volta che ti ho incontrato in spiaggia, sei uno spettacolo e anche se non ti merito farei q-qualsiasi cosa per te“
“Ohhh, che cucciolo” rispose lei solleticandomi il collo.
“Qualsiasi cosa? Tipo? Fammi qualche esempio concreto, convincimi!”
“Ti porterei ovunque tu voglia in qualsiasi momento, correrei da te ogni volta che tu mi chiami, ti regalerei qualsiasi cosa, acconsentirei a qualsiasi tua richiesta, sarei p-persino il tuo… s-schiavo… se tu lo volessi “ buttai lì, al limite dell’emozione e dell’eccitazione.
“WOW!!! Ma che tenero che sei!“ e mi diede un bacino sulla guancia.
“Il mio tenero schiavetto personale! Non ci credo! Ahahahah“.
Qualche lacrima mi scese mentre tremavo dall’imbarazzo sotto di lei. Ma ero felice di essermi dichiarato. Nella mia inferiorità non osavo toccarla, le mie braccia restavano appoggiate alla sdraio.
“Come è ovvio tu non potrai mai essere il mio tipo, stupidino” mi disse, spegnendo di colpo la mia gioia.
“Mi ha fatto morire dal ridere in questi giorni quanto sei stupido e imbranato, e prima che tu lo dicessi ai nostri amici mi stavo divertendo un mondo! Ma sei talmente imbecille che mi hai tolto il divertimento…” aggiunse. “ Però se a te sta bene potrei divertirmi un altro po’… e magari chissà, un giorno potremmo trovare il modo di divertirci insieme“ guardò verso le parti basse e fece una smorfia.
"… Sto scherzando ovviamente, non farti strane idee… tanto con un inetto come te laggiù è difficile che ci sia vita…“ Mi eccitai e balbettai qualcosa di incomprensibile.
Si soffermò a guardarmi per un po’ dall’alto, sempre standomi addosso, con me che ero in totale imbarazzo, tremavo e cercavo di evitare di guardarle la scollatura che mi stava esattamente di fronte, a un solo centimetro dagli occhi. Ci godeva un sacco a vedermi in questo stato di totale sottomissione, lei molto più piccola di me che nella sua magnificenza mi dominava totalmente e io inutile inetto assoggettato a lei.
“Ti ho detto di guardarmi negli occhi“ mi tornò a ripetere, e io scattai verso l’alto, le lacrime che ormai mi scendevano a dirotto.
“Ho un’idea“ mi sussurrò con la sua voce soave all’orecchio.
“Tu non sarai mai il mio ragazzo, però mi piace un casino vederti ridotto a piangere così per me sai? E poi adoro l’idea di averti in qualche modo come schiavetto… lo faresti davvero?“
“Sì, sì, ti prego, per te farei t-tutto, qualsiasi cosa“.
Avevo il cuore in gola, al culmine dell’emozione. Un sogno che sembrava diventare realtà.
“Allora voglio che tu ora vada a piedi al sexy shop a 6 chilometri da qua e compri una cintura di castità maschile, ho letto sull’insegna che la vendono. Va bene? “
Sbiancai.
“S-Sì, ok “
“E compra anche quelle manette coi polsini neri che sono in vetrina. Portami tutto domani sera quando ci vediamo e non aprire nulla prima di allora, chiaro? “.
Il mio pistolino per quanto piccolo era sempre più gonfio dall’eccitazione. Ma perché la cintura? Cosa aveva intenzione di fare? Soprattutto considerando che la giornata seguente era l’ultima di villeggiatura prima del mio ritorno a casa?
“Se farai quello che ti dico ti prometto che avrai il tuo primo vero bacio. Mi dicono che sono brava a darli! Ahahah “
Mi bastò questo per farmi morire dalla voglia di fare quanto mi aveva appena ordinato. Ma prima di scendere da me per permettermi di andare, volle che le descrivessi cosa provavo ad essere così sottomesso a lei.
“E smettila di guardarmi le tette, stupido idiota!“.
Mi diede una forte sberla. Nell’eccitazione per quanto mi aveva detto prima gli occhi mi erano inevitabilmente caduti in basso. Tornai a guardare su, verso quegli occhietti splendidi che ormai mi dominavano incondizionatamente, e senza più controllo di me le dissi.
“ E’… è il momento più bello della mia vita… ho sempre sognato di essere sottomesso a una ragazza bellissima come te…”.
“Continua“ mi intimò.
“Tu sei perfetta, sei una Dea… e i-io non merito una Dea come te. Però ti prego, voglio vivere solo per essere il tuo schiavo. Ti supplico P-Padrona, non abbandonarmi… voglio essere il tuo schiavo… p-per sempre“.
“AHAHAHAHAHAHAHA!! Ma che tenero schiavetto! Ahahahah! Ti meriti un premio! Apri la bocca!”.
Timidamente la aprii, lei avvicinò le sue labbra e inaspettatamente fece partire un grosso sputo. Un fiotto caldo e denso di saliva mi finì dritto in gola. Poi si sedette affianco a me e mi ordinò di pulirle i piedi dalla sabbia e di infilarle le scarpe. Io col cazzettino che pulsava eccitatissimo mi fiondai immediatamente in ginocchio di fronte alla mia Dea e provvidi a pulire perfettamente con le mani quei bellissimi piedi da ogni granello di sabbia. Il solo contatto con la sua morbida pelle mi faceva sentire in paradiso, avrei dato qualsiasi cosa per prolungare quegli attimi. Poi lei mi riprese la mano e si fece riaccompagnare a casa. Ero totalmente in balia di lei, della sua sicurezza, della sua voce, del suo profumo.
“Baciami il piede e salutami come si deve, cucciolo!“.
Mi guardai intorno, a quell’ora non c’era quasi nessuno per strada, ma forse nemmeno mi importava di essere visto. Mi inchinai e in ginocchio piegai la testa fino a baciare quella parte del piede non coperta dalle scarpe.
“Buonanotte mia Dea. Sarò sempre pronto a servirLa. Non finirò mai di ringraziarla di averlo permesso a un essere inutile come me”.
“Ahahaha che carino! Ciao stupido schiavetto! E adesso corri, che altrimenti il sexy shop chiude” e detto se ne andò.

(continua)
view post Posted: 19/10/2023, 11:24     +1Un saluto che è un congedo. Grazie di cuore. - Presentazione Switch
La porta di Legami di Seta è sempre aperta, se vorrai tornare non farti scrupolo. Buona fortuna e tanta felicità.
view post Posted: 17/10/2023, 10:10     +1LIBERO DI ESSERE SCHIAVO - Storie, Racconti Immaginari - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom scritti dagli Utenti del Forum Legami di Seta
Grazie Mike per aver riunito le varie parti del tuo racconto in un unico 3D.
Scrivi con impegno e con passione. Mi auguro che sul forum credo tu possa trovare parecchi spunti per regalarci nuovi racconti.
Penso io a cancellare i topic rimasti delle parti 2 e 3, ora incluse qua e a modificare il titolo togliendo "parte 1".
Buon forum e buon proseguimento.
view post Posted: 16/10/2023, 11:17     +3RIPRESENTAZIONE Sonja mistress rumena - Presentazione Mistress
Buongiorno Sonya e ben ritrovata.
Sì, questo è un forum libero, senza censura delle opinioni purché non si violi la legge e non si esageri nelle espressioni colorite fuori contesto.
Buon proseguimento e buon forum.
view post Posted: 16/10/2023, 11:20     +1LIBERO DI ESSERE SCHIAVO - Storie, Racconti Immaginari - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom scritti dagli Utenti del Forum Legami di Seta
Grazie Mike per il contributo.
Ti suggerisco, e ti chiedo la cortesia, di aggiungere in questo topic le parti 2 e 3 che hai pubblicato aprendone altri due così da agevolare la lettura da parrte dell'utenza, che non deve stare a cercare ogni singolo caitolo/puntata.
Poi ci penso io a cancellare i due thread e ia cambiare il titolo (togliendo "parte 1").
view post Posted: 14/10/2023, 12:20     +1SEGNALAZIONE FILM - Cultura BDSM, Fetish, Femdom, Maledom
Valgono solo i titoli usciti in sala o in TV o anche quelli presenti soltanto in rete?
Scherzi a parte, topic utile e interessante, bravo Apollinaire.
view post Posted: 14/10/2023, 12:09     +1Racconti d'autore: LOSING EVERYTHING (perdendo tutto) - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Grazie per la tua interessante critica (nel senso letterario di valutazione e comprensione)

Capisco il tuo punto. Io non ho la competenza, né sufficienti elementi, per esprimermi; comunque, stante il mio ruolo, opportuno astenersi.
Segnalo, per chi volesse leggerlo, che sul forum c'è un altro racconto dello stesso autore https://legamidiseta.forumcommunity.net/?t=62669637
Per quant'altro mi limito ad osservare che la ripetitività di situazioni e pratiche è comune a tanti autori per diletto di racconti a tema fetish/bdsm e credo che ciò si spieghi con il fatto che lo scrivere, per molti di loro (non tutti), sia anche un modo di comunicare o di dare sfogo alle proprie intime fantasie. Solo la mia opinione personale.

Detto ciò, la sezione dei racconti di Legami di Seta non si propone di fungere da Premio Strega dei racconti a tema, perseguendo più modestamente obbiettivi di natura nazional-popolare (termine improprio, ma rende l'idea), vale a dire di accontentare un po' tutta l'utenza variando, per quanto possibile, temi e contenuti a prescindere dalla validità non solo dello stile narrativo (e non infrequentemente pure da sintassi e grammatica, che si cerca di correggere avendo cura di preservare l'originalità dello scritto dell'autore), anche delle sue caratteristiche.
view post Posted: 10/10/2023, 11:57     +1Un incontro con una prodomme può essere considerato speciale? - Discussioni, Informazioni - BDSM & Fetish
Grazie Kink.
Credo che quell'intervista meriti di essere letta, a prescindere da ogni giudizio, per comprendere alcune dinamiche.
Per questo motivo, a beneficio dei più pigri che passano sopra ai link, copio e incollo da quello che hai postato tu.


Storia vera di una dominatrice

Una fetish girl racconta dei suoi schiavi
Testimonianza raccolta da Benedetta Rossi (pubblicato il 20/08/2015)

Ho 25 anni, sono nata a Milano, la mia famiglia è benestante. Sono una ragazza piacente e ho un fidanzato. Ho un diploma in arte e ho studiato nelle più importanti scuole d’Europa. Per quattro anni sono stata una dominatrice. Ho sculacciato, frustato e umiliato centinaia di uomini, e mi sono fatta pagare molto bene. Ho orrore del contatto fisico, mi definisco una misantropa. Non faccio la escort, ma se non avessi questo problema - non mi piace nemmeno toccare mia madre o abbracciare il mio fratellino - lo farei: per me la morale non esiste. Già prima di diplomarmi ero una “per aria”. Studiavo perché avevo un po’ di talento, ma non ho mai visto un futuro. Non ho mai avuto voglia di lavorare davvero. L’unica passione era suonare la batteria con un gruppo di sole ragazze. Proprio con la band mi sono accorta che molti uomini, dopo i concerti, ci volevano fare dei favori particolari. Volevano portare le attrezzature pesanti, pagare i nostri conti, darci passaggi. Poi qualcuno ha cominciato a chiederci: posso massaggiarvi i piedi? Posso farvi da scendiletto, posso farvi da tavolino? Mi faceva ridere, e li ho lasciati fare. E intanto cominciavo a capire qualcosa di più di “quel” mondo.

Il mio primo schiavo

Il passo successivo è stato quando ho conosciuto intimamente un uomo che viveva questo aspetto della sua sessualità: era uno slave, uno schiavo. Lui mi ha suggerito che questa cosa poteva diventare per me un lavoro remunerativo. Quando dico intimamente, non intendo sessualmente: passavamo molto tempo insieme, ma non facevamo sesso, perché gli schiavi non amano fare sesso. Lui aveva 37 anni, io 19. Mi ha spiegato come funzionava questo mondo, da cosa era ossessionato. Mi ha raccontato tutte le parafilie (o perversioni sessuali) che un uomo può provare nei confronti di una donna. Non importa se una donna è affascinante, colta o sexy. Quando uno slave si fissa su una donna, lei diventa l’oggetto del suo desiderio e lui vuole conoscerne le parti più intime, quelle che nessuno sa. Vuole sapere che sapore hanno i suoi piedi dopo che ha fatto jogging. Vuol sapere che odore hanno le sue mutandine a fine giornata. Può spingersi fino a quelli che in gergo si chiamano “giochi dannunziani”, pratiche feticistiche legate agli escrementi. Ho cominciato semplicemente mettendo un annuncio on line. Con quattro foto di piedi, calzati in collant o in ciabatte da casalinga. Le stesse ciabatte le ho anche vendute, a caro prezzo. Perchè certi uomini impazziscono per questo genere di cose.

Cento telefonate al giorno

Nell’annuncio specifico che sono una fetish girl, non eseguo dominazione spinta. E chiarisco subito le pratiche che faccio: shoeplay (dondolare la scarpa sul piede), sputi, schiaffi, calci, insulti, frustate... Ma niente penetrazione e niente giochi dannunziani. Un po’ di pratiche me le ha insegnate il mio amico schiavo. Altre le ho imparate dalle ragazze della band, che avevano già fatto esperienze nel settore sadomaso. Insieme abbiamo anche animato delle serate fetish a Milano. E siamo anche state invitate a cosidette “cene eleganti”. Abbiamo sempre detto che “eravamo occupate”, declinando l’invito. Una cosa ho imparato subito: siccome in rete si guadagna benissimo anche solo per postare una foto, devi usare i termini appropriati. Se li azzecchi, ti pagano all’istante su Paypal.
Appena posto l’annuncio arrivano da subito le prime telefonate, alla velocità di circa cento al giorno. Io sono arrivata ad avere 4 telefonini. Chi mi contatta sono esclusivamente uomini italiani, raramente stranieri (quando accade sono soprattutto londinesi o newyorkesi). Mai avuto una chiamata da un extracomunitario. Il mondo del fetish è costoso. Mi chiamano uomini che si esprimono elegantemente, con ottime maniere. Uomini di successo che cercano un gioco psicologico sottile. Vengono vestiti in giacca e cravatta. Ho avuto anche un famoso direttore d’orchestra, manager di aziende, importanti direttori di banca. La fascia d’età oscilla tra i 35 e i 40 anni, ma ci sono stati anche ottantenni o 16enni. Per fortuna non volevano cose hard, ma solo provare dei giochetti. Non sono uomini per forza spiacevoli, alcuni sono anche belli d’aspetto, curati, con mogli e figli. Sicuramente benestanti. E poi, per come era strutturato il mio annuncio, io non dovevo essere la “dominatrice in latex dell’immaginario porno”. Mi presentavo come la signora altoborghese che desidera trastullarsi con degli omuncoli, trattandoli male. La mia tariffa era di 100 euro per venti minuti. Per chi voleva fare 45 minuti, erano 150. Non ho mai permesso che stessero di più. Perché mi annoio. Per me è sempre stato: entri, mi paghi, trovi la tua soddisfazione e te ne vai. Non sono amici miei. E siccome tutti gli schiavi vogliono rimanere con la loro mistress, devi essere molto decisa: “grazie, ciao, vattene”. In quattro anni hanno telefonato due donne, ma solo una è venuta a casa. Voleva fare “la colf”. Mi ha fatto pena, perché io le donne le scuso sempre, per ogni cosa. Infatti non le ho fatto pagare la tariffa intera.

Un look normale

Il mio primo appuntamento l’ho fatto “collettivo”, con le ragazze della band. Il cliente era un farmacista. Ce lo ha presentato uno schiavo che conoscevamo già, perché gestice un locale dove andavamo spesso. È stato lui che ci ha introdotto a una serie di persone fidate, col passaparola. Ci ha anche dato dei consigli sul farmacista: più ci andate duro, più sborsa. Noi lo abbiamo riempito di calci, calpestato, gli abbiamo buttato la cenere in bocca. Mi sono accorta, anche se era la mia prima volta, che il branco crea dei mostri. Eravamo scatenate. E tutte vestite diversamente: una in jeans e All Star, io con degli stivali di pelle altissimi, una da ragazzina, e una - che stava sul divano a studiare per un esame - si copriva con una coperta e non ne voleva sapere di “giocare” con lui. E più lei lo schifava, più lui la desiderava. Per annusarle un calzino è arrivato a darle 300 euro. Il risultato? È andato a prelevare al bancomat un paio di volte.
La prima “volta” abbiamo guadagnato 800 euro. E ce li siamo divisi. Poi ho iniziato a fissare apputamenti da sola, a casa mia. Al telefono ci si accorda su quello che il cliente vuole: che offendi lui, sua madre, oppure la chiesa. C’è chi vuole solo leccarti i piedi o annusarteli. I clienti, già quando suonano al citofono sono entrati nella “parte” dello schiavo, mettendo in scena la loro pantomima, mi dicono “sono lo schiavo, signora, sono un cog***ne, sono uno st***o”.
Quando apro la porta di casa, alcuni di loro sono già in ginocchio. Il mio look da festish girl non è mai stato “eccessivo”: camicia bianca abbottonata, pencil skirt nera e tacchi alti. Calze velate, un must, rossetto rosso e capelli raccolti. Alcuni mi chiedono anche giacche o tailleur. Vogliono un abbigliamento che incuta rispetto, un power look. Niente pvc nero. I miei uomini amano la donna naturale.

Pagliacci e traumi

Mi hanno chiesto di tutto: di camminare nel fango e di leccare le suole delle mie scarpe sporche, di massaggiarmi, leccarmi o annusarmi i piedi. C’è gente che vuole solo guardarti camminare sui tacchi, c’è chi ti vuole solo toccare i capelli. Chi vuole che gli attacchi dei morsetti ai capezzoli e tiri finchè è possibile. Chi vuole i giochi medici: punture, aghi, clisteri. Poi c’è il ponyplaying, dove mi vesto da cavallerizza, con tanto di cap, stivali da cavallo e frustino: li cavalco e dico loro “vai avanti,” “torna indietro” e intanto li frusto. Io li ho sempre frustati violentemente. Ho avuto clienti a cui ho fatto bere la mia pipì in un bicchiere, e ho avuto quelli che provavano piacere a farsi dare dei calci nei testicoli. O in faccia. Uomini che amano vestirsi da donna e vengono a casa a farti le pulizie. Ci sono anche quelli che ti fanno la spesa, te la pagano e te la portano a casa. Poi, un classico, ho avuto quelli che adorano farsi legare, ma siccome io non sono una esperta di bondage, che è un’arte e va saputa praticare, con loro ho usato metodi più ruspanti: li lego coi lacci delle scarpe. O quando li picchio non uso quei bastoncini di pelle che si trovano nei sexy shop, ma il vecchio mestolo da cucina. L’aspetto casalingo, popolare, li eccita moltissimo. Soprattutto se sono uomini che rivestono ruoli di potere. Sono sempre stata attenta a non superare i limiti.

L’unica volta che ho esagerato davvero è stato con un cliente fisso che soffriva di fimosi. Nelle pratiche da fetish girl non è previsto sesso, ma se i clienti vogliono si posso masturbare. Quest’uomo che soffriva di frenulo corto, non riusciva ad avere un orgasmo. Si sarebbe dovuto operare, ma aveva già una certa età. Io, mentre si toccava, lo deridevo, perché la derisione fa parte del gioco sadomaso. Per lo schiavo, una donna che ride di gusto della sua condizione, è fondamentale. Ma quella volta mentre lui mi chiedeva di smettere e io invece insistevo a ridere di lui in modo grottesco, ho capito che dovevo davvero bloccarmi. Non era il “ti prego smetti” di chi vuole che in realtà continui. Infatti di solito quando si fanno questi giochi si usa una parola, una safe word, come “giallo” o “bicicletta”. “Smetti” o “basta” non sono sufficienti, perché di base incitano chi domina. Poi ci sono anche quelli al limite del ridicolo: il mio preferito lo chiamo Waa-Taa: è un ragazzo che ama i fumetti manga. Io per lui dovevo esser vestita da Cat Woman e al rallentatore fare delle mosse di karate, colpirlo e urlare “waaa-ta”. E lui cade per terra, tutto soddisfatto. A volte i miei clienti fanno davvero ridere... Ti viene spontaneo dirti: ma cosa stai facendo? Certi slave sono così teatrali che non riesci a trattenere le risate. Uno mi chiamava e diceva: «Signora, sono l’operatore co***ene della compagnia telefonica, posso ricaricarle il telefono almeno di 50 euro?». Cosa devi dire a un uomo così? Paga, e zitto. Rimani sempre basita. Uno dei più ridicoli, ma anche uno dei mie preferiti, l’ho soprannominato Flash Gordon. Un bel signore di 50 anni, cliente molto affezionato. Entrava, si gettava per terra, facendo finta di toccarsi, e a bassa voce, guardando dall’altra parte, diceva: «Signorina lei è bellissima, ha delle bellissime scarpe». In tre minuti era finito tutto e mi pagava 200 euro.

Nessuno mi ha mai chiesto qualcosa di non previsto dal nostro accordo. Solo una volta ho litigato con uno che non voleva pagare prima, che è la regola. Io gli ho detto: «Te ne vai perché sennò da quella porta esce qualcuno che ti fa pentire di essere nato». E lui se ne è andato. Una sola volta, però, ho avuto davvero paura: un cliente si è spogliato e sotto aveva una pistola. Era una guardia giurata e si era dimenticato di dirmelo. Ero terrorizzata, ma so che le persone, anche se matte, se gestite in un certo modo non sono pericolose. Ho mantenuto il mio tono da padrona e gli ho intimato: «Che genere di schiavo ha una pistola?». Lui ha subito risposto con voce sottomessa: «Signora, la cosa la disturba?». «Diciamo che sono per la non violenza». Che detto da una mistress fa anche un po’ ridere! È rimasto un mio ottimo cliente, sempre senza pistola.

Conclusione

Lo “facevo” sempre tutti i giorni, con almeno sei selezionati clienti. Venti minuti ognuno. Guadagnavo bene, ma sono minuti pesanti, perché ti confronti con il malessere e i traumi di queste persone. Perché alcuni sono solo dei pagliacci, ma altri hanno problemi seri. La dominazione è una parte molto ristretta del sesso, ma la domanda che mi sono posta molte volte io è: se io ricevo 100 telefonate al giorno, solo per fare questo senza farmi nemmeno toccare, una escort quante ne riceve? E quanti uomini sono felici a casa con la loro moglie? Nessuno. Anche per questo motivo non ho avuto fidanzati per un lungo periodo. Quelli che ho avuto, però, hanno sempre saputo che “dominavo”: uno in particolare si arrabbiava terribilmente, dava certi pugni sui cofani delle macchine, nei muri... Ma alla fine per me era un lavoro. E doveva accettarlo. Io non provo niente quando sono coi miei schiavi, o meglio non li giudico. Sono certa che ognuno abbia il diritto, nei limiti del rispetto, di fare a se stesso ciò che vuole. Se uno desidera essere umiliato fisicamente e psicologicamente, per me va bene. Del resto, queste persone non provano piacere in nessun altro modo, magari una volta al mese forse vanno a letto con mogli o fidanzate. Ma non c’è uno schiavo che desidera andare a letto con una donna, non vogliono fare sesso. Credo che la dominatrice sia una figura sociale importante: nessuna donna che ama un uomo potrebbe mai volerlo vedere così. A meno che non sia una dominatrice. Ma questi sono connubi esplosivi, rari.

Oggi, dopo quattro anni, ho smesso. Perché mi ero stufata. L’ho fatto, sono stata al gioco, mi sono fatta pagare, ho guadagnato benissimo, anche 15 mila euro al mese. Ma non mi sono mai divertita. Mi faceva comodo, ma nessuno mai doveva invadere il mio spazio personale. Da brava opportunista quale sono, ho approfittato di questi maschi. So che quando voglio posso ricominciare. Ora come a 50 anni. Ormai so dominarli.

Fonte: https://www.elle.com/it/emozioni/sesso/new...so-storia-vera/
view post Posted: 9/10/2023, 11:26     +1Festa, fustigazione e forced-bi - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto non autografo tratto dal sito laravlush.vixsite.com, con alcuni, minimi, adattamenti; autore anonimo
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Questa esperienza di servizio è stata a dir poco meravigliosa, perché ha significato per me la continuazione di un vero e proprio percorso di asservimento, percorso in cui sono entrato sempre di più nelle grazie della Padrona, e sempre di più mi sono sentito ai suoi piedi, e in suo completo potere.
Infatti mentre in occasione del nostro primo incontro ci eravamo conosciuti direttamente all'interno di un locale dove si svolgeva una festa fetish, questa volta invece è stata la Padrona a convocarmi anticipatamente e a dirmi che per il giorno successivo avrebbe gradito la mia presenza e i miei servigi ad un'altra festa a cui lei aveva deciso di partecipare: in particolare mi ha detto che mi voleva come bersaglio per una dura e lunga fustigazione (e infatti ho subito quella e molto altro...).
Così ho avuto l'onore e il piacere di liberarmi da tutti i miei impegni e accorrere laddove la Padrona aveva richiesto la mia presenza, comportamento questo che per me è alla base di un rapporto di schiavitù e di quello che dovrebbe essere uno schiavo.
Quando sono arrivato lì e la Padrona mi ha sorriso, ho provato un'emozione profonda, perché sentivo che la mia sottomissione a lei cresceva sempre di più.
Dopo brevi convenevoli e un doveroso bacio prima del terreno su cui posavano le sue splendide scarpe poi delle sue scarpe stesse, il mio utilizzo come cavia da fustigare e torturare è iniziato con una preliminare strizzata di capezzoli e una abbondante raffica di schiaffi in faccia.
Poi subito alla croce, dove la Padrona ha cominciato a colpirmi con la frusta lunga.
Ricevevo il dolore, il suono e la sensazione che mi dava ogni colpo con devozione e gratitudine, cercando di rimanere fermo e lamentarmi il meno possibile. Come l'altra volta i colpi erano duri e precisi, alternati con carezze, graffi della sue unghie e sensualità.
Mentre la mia schiena cominciava a segnarsi, il dolore mi entrava nel cervello, insieme all'emozione di essere finalmente lì, a di soffrire per lei.
Per maggiore sicurezza e comodità, dopo alcuni colpi in cui ero legato alla croce solo per le mani, la Padrona mi ha fatto legare anche per i piedi dal suo schiavo personale, che la assisteva nel gioco. Ben presto questa posizione a gambe forzatamente aperte si è rivelata ottima e consona per il proseguimento della mia tortura, quando la Padrona ha deciso di alternare la fustigazione con alcuni calci nelle palle. Naturalmente la Padrona sa svolgere questa pratica nel modo giusto, cioè in modo che a ogni calcio segua molto dolore, ma nessun danno reale, poiché l'impatto diretto tra la punta del piede e i genitali viene evitato: i colpi arrivano portati col dorso del piede e i genitali vengono praticamente solo sfiorati. Dopo i calci nelle palle è ripresa la mia fustigazione, con la variante che stavolta la Padrona mi ha anche ordinato di sculettare come una troia a ritmo di musica, muovendo praticamente solo il culo per quanto me lo consentissero le gambe e il corpo legati: tutto questo affinché lei potesse cimentarsi e testare la sua abilità nel maneggiare la frusta anche contro un bersaglio in movimento, nonché naturalmente per umiliarmi e far divertire ancora di più il numeroso pubblico che assisteva alla scena.
Io ballavo, sculettavo sotto i colpi e mi sentivo davvero sempre di più una troia, tipo ballerina di un night club di infimo ordine. Poi un'altra crudele e umiliante difficoltà si è aggiunta al mio sforzo di sopportare il dolore delle frustate: la Padrona ha chiesto ad un ragazzo gay suo amico di spompinarmi mentre venivo frustato. Ho provato una forte umiliazione per essere esposto davanti a tutti in questa situazione in di omosessualità forzata attiva, in cui venivo costretto a ricevere attenzioni sessuali da parte di un' altro uomo, ma soprattutto ho provato la sensazione fisica del pompino, che per quanto umiliante, era anche in una certa misura piacevole, e dunque distraeva il mio corpo dallo sforzo totalizzante di sopportare le frustate: il piacere continuo in un punto del mio corpo mi faceva sentire di più il dolore in un altro quando ogni frustata arrivava, e mi faceva sobbalzare, quasi come per un contrasto tra piacere e rilassamento contro dolore e tensione: questa è stata la fase della fustigazione in cui ho sofferto di più, e in cui i colpi mi hanno strappato più lamenti di dolore, non ostante il mio sforzo e il mio proposito di sopportare in silenzio.
Quando sono stato liberato dalla croce c'è stato quello che secondo me è stato il momento più bello di tutta la serata: ho avuto l'onore di prendere altri calci nelle palle, ma questa volta da in ginocchio e guardando negli occhi la Padrona in attesa del colpo. Io mi perdevo in quello sguardo, nel suo sguardo bellissimo, non facevo più caso al pubblico, ne al dolore in arrivo, ne a niente altro: per me esistevano solo i suoi occhi, ed è stato un momento molto intimo. Ogni volta che sotto un suo colpo mi piegavo verso il pavimento da in ginocchio che ero, finivo perfettamente e spontaneamente in posizione per baciaerle i piedi, li baciavo un po' e mi rimettevo in posizione per il prossimo colpo, sempre guardandola negli occhi. E tutto questo era perfetto, si svolgeva come in un sogno.
Poi ci siamo allontanati dalla zona della croce e ho subito un'altra situazione di omosessaulità forzata attiva: la padrona mi ha fatto ancora spompinare da una sissy, un uomo in abiti femminili, vestito da cameriera, che era al servizio di un'altra padrona, che anche Lei si è divertita a dare in prestito alla mia Padrona il suo schiavo femminilizzato perché potesse svolgere su di me questo servizio. Stavolta la situazione è stata più dolce, non c'erano frustate per me, solo l'umiliazione dell'omosessualità forzata attiva, condita dal piacere fisico che comunque un pompino fatto bene provoca, e la sissi era molto brava in questo, docile, delicata, sembrava proprio la bocca di una donna. Io ero usato, come oggetto di omosessualità forzata attiva, ma soprattutto come mezzo per umiliare l'altro uomo e farlo stare in ginocchio con un cazzo in bocca, dato che probabilmente anche lui non era gay, ma era come me uno schiavo amante dell'omosessualità forzata come atto di servizio e umiliazione, sotto la guida e la supervisione delle donne dominanti. In quel momento io ero solo uno schiavo usato come mezzo per dominare un altro schiavo, una cosa resa strumento per agire su un'altra cosa.
Il mio utilizzo è poi proseguito come posacenere e poggiapiedi per la Padrona ed alcune sue amiche, con alcuni momenti di rilassamento anche da parte mia, e di massaggio dei Suoi piedi.
In alcuni momenti la situazione era rilassante, io abbracciavo, massaggiavo, leccavo e coccolavo i piedi nudi della mia Padrona, ma non sono mancati anche momenti dolorosi, come quello in cui un suo piede calzato nella scarpa con tacco a spillo si è piantato forte tra le mie costole e mi ha strappato un grido di dolore, subito zittito da un giusto e tempestivo “Stai zitta troia” da parte della Padrona, che si vedeva interrotta nella conversazione con le sue amiche dai miei inutili e non graditi lamenti.
Poco dopo anche un “Apri quella fogna troia” è stato utile a ricordarmi di essere più attento e con la lingua di fuori e ben bagnata di saliva ad ogni momento cui momento in cui la Padrona ha finito di fumare e deve spegnere la sigaretta, ma soprattutto mi ha ricordato che la mia funzione in quel momento era di usare la mia bocca per quello, e non per lamentarmi. Il piacere di ricevere dentro di me qualcosa di così intimamente collegato al corpo, alle labbra e al respiro della Padrona, come la cenere delle sue sigarette, avrebbe dovuto ampiamente compensarmi di ogni eventuale sofferenza dovuta a tacchi a spillo suoi o delle sue amiche che nel frattempo mi si piantavano tra le costole e sul corpo, il che ovviamente significava che queste sofferenze erano per me da sopportare in silenzio.
Questa volta non c'è stato nessun maschio disponibile a farsi spompinare da me sotto la guida e la supervisione della mia Padrona, per farmi subire l'umiliazione di questa forma di omosessualità forzata, come invece era avvenuto alla scorsa festa; ma non è stato un problema, perché comunque lo stesso ragazzo gay che prima mi aveva spompinato mentre ero alla croce, a fine serata si è gentilmente prestato a sbattermi il suo culo in faccia, impormi un lungo facesitting e farmi leccare per bene il suo ano: una diversa e forse ancora più pesante umiliazione sempre sul tema dell'omosessualità forzata.
Sia lui che la Padrona mentre io ero sdraiato col culo di una persona del mio stesso sesso in faccia, mi ordinavano di leccare, di tirare bene fuori la lingua, mi insultavano, lui stesso a un certo punto mi ha minacciato di scorreggiare o peggio se non avessi leccato bene.
La mia eterosessualità era completamente messa da parte, mi sentivo schiavo in modo completo, cioè mi sentivo un essere che non ha una sua sessualità propria, ma solo quella che eventualmente gli impone la Padrona, per il tempo che gliela impone e nella forma che gliela impone. In questo caso la mia sessualità era diventata quella di frocetto leccaculo, appunto perché questi erano gli ordini.
Alla fine della serata la Padrona e il suo schiavo personale si sono gentilmente offerti di riaccompagnarmi alla stazione. Sono tornato a casa segnato dai colpi, stanco ma felice. Veramente felice.
view post Posted: 23/9/2023, 12:49     +1La Scelta - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto trovato sul web, dal sito (non più attivo) divinamistresscleo.wordpress, autore anonimo
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Il beep del Suo sms è arrivato verso le 16.00.
Visualizzo lo schermo del cellulare e il dito per sbaglio clicca sull’icona di Google.
“Errore 104” App bloccata – non si possiedono i requisiti di amministratore.
Apro l’app degli sms. Credo di essere rimasto ormai l’unica persona sulla pianeta ad usarli.
In rubrica oltre al numero della Padrona c'è solo quello di mia madre.
Visualizzo il messaggio:
”Ti voglio qui alle 20.00 esatte. Metti la busta in un sacchetto di plastica a chiusura ermetica.”
Mancano circa 4 ore all’appuntamento, ma per raggiungere la casa di Mistress Cleo ce ne vorrano almeno 2 usando i mezzi pubblici.
La macchina l'ho venduta da tempo, una delle prime cose di cui Mistress Cleo mi ha privato.
In 3 anni che sono a Suo servizio 24/7, la Padrona mi ha insegnato la vera essenza della vita di uno schiavo, che deve privarsi di ogni cosa per il benessere della Sua Dea.
Adesso vivo in un piccolo monolocale in una zona popolare di Roma Est. Le pareti sono un pò ingiallite e con un pò di muffa negli angoli. La stanza è arredata con un piccolo lettino e un armadietto in ferro di quelli tipo militare, dove tengo i miei (pochi) vestiti e le mie (poche) cose. In un angolo c’è il piccolo fornellino e un mini frigo che non funziona, che uso solo come piccola dispensa dove tenere il cibo. La corrente elettrica è staccata, la Padrona dice che non mi serve visto che non c’è nessun tipo di elettrodomestico in casa. Anche il gas è staccato, il fornellino funziona con una piccola bombola che di tanto in tanto (quando posso permettermelo) ricarico.
Il bagno è uno spazio molto angusto, una volta c’era solo la tazza e il manico della doccia che pendeva da una parete. Adesso la tazza è stata rimossa, la Padrona ha voluto che al suo posto fosse istallata una vecchia turca.
In ogni caso non mi posso lamentare, credo di avere tutto quello di cui ho bisogno e molto di più di quello che molti purtroppo non hanno: un letto dove dormire, del cibo (poco) nel frigo (caldo), e una casa dove vivere. Oltre questo, un inginocchiatoio che la Padrona mi ha fatto comprare su Amazon, di quelli piccoli, in stile ecclesiastico, di legno duro. Lo uso per i miei lunghi turni di preghiera davanti ad una delle tante immagini sacre della Padrona che adornano le pareti della casa.
Non mi serve nient’altro.
Mistress Cleo vive in una splendida casa indipendente nella zona residenziale a nord di Roma. La sua casa è una bellissima villetta a 2 piani immersa nel verde di un lussuoso giardino con piscina, oltre che con un enorme gazebo in legno dove ci sono una Jacuzzi e il Mini bar esterno. Il tutto è circondato da un alta siepe di arbusti che preserva la privacy della villa.
Nelle giornate calde Mistress Cleo ama concedersi qualche ora di relax al sole specie dopo un duro allenamento.
Di solito, salvo richieste particolari, vado a casa Sua 5 volte a settimana, dal lunedì al venerdì, dopo il lavoro, per fare le pulizie, ma come spesso capita non sempre riesco ad incontrarla.
Spesso la Padrona è fuori a fare shopping o magari per un aperitivo con gli amici e non vi è alcun motivo per cui io debba, o possa, disturbarla. So benissimo quello che devo fare, ho il mio schema pulizie della settimana e dopo 3 anni al suo servizio (grazie anche ad un continuo incoraggiamento con la frusta) anche un idiota come me ha imparato a capire come e con che efficienza la Padrona desidera che le pulizie vengano eseguite in casa sua.
Oggi però è domenica e a meno che non ci sia un party a casa sua, dove qualche volta ho avuto l’onore di servire come cameriere e pagliaccio per intrattenere i Suoi ospiti, so che lei non mi vuole tra i piedi nel weekend.
Ma oggi è anche il 27 del mese e quindi, così come impone il contratto che mi ha fatto firmare ormai 3 anni fa, devo presentarmi da Lei per porgerLe il mio stipendio.
Per un certo periodo provvedeva direttamente da sé a spostare l’accredito dal mio conto al suo, utilizzando il mio homebanking e la mia carta (del quale non conosco più pin e password). Poi un giorno mi ha guardato con il Suo sorriso cattivo e mi ha detto:
“Sai che forse avevi ragione? … certo prelevare dal tuo conto senza doverti minimamente informare ha il suo indiscutibile fascino, ma come dicevi tu così mi privo del divertimento nel vedere la tua faccia mentre ti prendo tutto quello che guadagni per me. Non che mi interessi un cazzo delle tue richieste di attenzioni, ma sai di tanto in tanto per spezzare la monotonia è giusto cambiare. Pertanto ho deciso che ogni 27 del mese di presenterai a casa mia con la mia parte di stipendio!”
La Sua parte di stipendio corrispondeva al 70% della mia busta paga netta, 1000 euro al mese da consegnare a Lei sui circa 1500 che guadagnavo.
Il resto veniva usato per pagare l’affitto (300 euro) 50 euro al mese per l’abbonamento dell’autobus per andare a lavorare e poi a fare le pulizie a casa della Padrona, e i restanti 150 erano destinati alla spesa e altre piccole esigenze.
La richiesta del sacchetto di plastica non era nuova, avevo già capito cosa mi aspettava.
Fuori piove a dirotto, e nonostante abbia tentato di calcolare alla perfezione gli orari dei mezzi, arrivo davanti al cancello della villa con circa 20 minuti di anticipo.
Non oso bussare per chiedere di entrare. L’unica volta che provai a farlo la Padrona si arrabbiò per essere stata disturbata mentre era al telefono e per punizione, dopo avermi frustato fino alle lacrime, prese la busta con i soldi e mi lasciò fuori tutta la notte.
Mi rannicchio dunque in un angolo in cerca di riparo, ma nel giro di un paio di minuti ero già tutto inzuppato.
Alle 19.55 mi arriva un nuovo sms.
“Voglio finire di vedere in santa pace la REPLICA della serie tv che mi piace tanto, quella di cui mi hai comprato il dvd. Quando ne avrò voglia verrò ad aprirti. Stai fermo li e non rompere i coglioni e cerca di metterti bene sotto la pioggia e non ti nascondere che altrimenti ti scambiano per un barbone o peggio ancora per un ladro e ti arrestano. Ahahaha”
Dopo un periodo di tempo interminabile, credo almeno 2 ore, la Padrona mi scrive di entrare.
Zuppo d'acqua raggiungo la dependance dove di solito in queste occasioni la Padrona mi riceve.
So quello che devo fare: mi spoglio restando nudo tranne che per la cintura di castità, mi inginocchio davanti al trono con le braccia distese in avanti, i palmi rivolti verso l’alto che tengono la busta.
Sento i tacchi della Padrona, si avvicina camminando lentamente.
Dal rumore capisco che si è accomodata sul suo trono.
Non mi permetto di alzare gli occhi e di guardarla a meno che non sia Lei a ordinarlo.
Trascorrono un paio di minuti di silenzio.
“Lascia la busta per terra qui ai miei piedi e guardami schiavo!”
Obbedisco immediatamente.
“Ma guardati sei tutto bagnato. E per il freddo il tuo microscopico cazzetto è diventato ancora più piccolo nella sua gabbietta. Credo proprio che dovremmo comprarne una più piccola, non ti serve tutto quello spazio.”
“Come desidera Padrona” rispondo rassegnato.
“Certo che è come desidero idiota. Dimmi una cosa sai quanto sei fortunato? Voglio dire guardati, guarda che razza di patetico coglione che sei. Perchè mai una donna dovrebbe interessarsi a te se non per sfruttarti?
“Per nessun motivo Padrona”
“Esatto coglione. Tu sei buono solo a guadagnare soldi e pulire cessi. Come vedi compiti abbastanza semplici che anche un ameba come te può assolvere”
“Grazie Padrona”
Dopo questo breve torpiloquio la Padrona si alza dal trono, prende la sua borsetta Michael Kors e torna a sedersi.
“Molto bene. Hai portato tutto lo stipendio invece che solo la mia parte, come ti avevo ordinato?”
“Si Padrona” rispondo preoccupato.
La Padrona sapeva che quello che mi restava era a malapena sufficiente per le spese e mangiare scatolette tutti i giorni.
“Bravo. Siccome dopotutto sono una Padrona buona che tiene ai propri schiavi, anche questa volta, come del resto ho sempre fatto da quando mi appartieni, ti lascerò scegliere…”
“Non capisco Padrona”.
“E’ molto semplice. Il contratto dice che devi stare ingabbiato 24/h e solo nel giorno del pagamento, a mia discrezione, posso decidere di liberarti 10 min ed eventualmente se ti sei comportato in modo impeccabile, darti la possibilità di venire”
“Lo so Padr…”
SBAAAAAAAAM!!!!!!!
Uno schiaffo di inaudita violenza mi colpisce in pieno viso.
“Tu non sai un cazzo e come sai non ti devi mai permettere di parlare se non ti viene espressamente richiesto! Solo per questo meriteresti un altro mese di castità coglione!”
“Chiedo perdono Padrona” dico sussurrando mentre una lacrima mi scende sulla guancia in fiamme.
“Come stavo dicendo prima che una certa merda si sentisse in diritto di parlare, il mese scorso ti ho dato la possibilità di scegliere se strofinarti 5 minuti contro il pavimento con le mani legate dietro la schiena e venire, o meno. Per avere questa possibiltà avresti dovuto ingoiare un preservativo usato dal marito della Padrona, pieno di sperma. Hai preferito trascorrere un altro mese in castità inventando scuse su mal di pancia ecc…. Buon per te, spero che questo ulteriore mese in gabbia ti abbia reso felice della tua scelta.”
Resto in silenzio.
“Porgimi la busta con i soldi idiota!”
Prendo la busta da terra e gliela porgo.
La Padrona tira fuori i soldi, prende i Suoi 1000 euro e li mette nel portafoglio, al sicuro nella Sua Michael Kors di pitone nera.
Prende poi i restanti 500 euro e inizia a sventolarmeli in faccia, ancora rossa e fiammante dai Suoi schiaffi.
“Ecco qui la tua scelta: Se vuoi posso toglierti la gabbietta per 10 min ma ti costerà 100 euro”
La mia mente è già annebbiata e la ragione mi ha già da tempo abbondonato, schiacciata dal suono della sua voce, dal suo profumo e dai lunghissimi giorni in castità.
“Si Padrona, la supplico”.
La Padrona sfila quindi 100 euro dal ventaglio di banconote e li mette in borsa. Dopo avermi ammanettato, con le braccia dietro la schiena, tira fuori dalla sua borsa il pacchetto di Marlboro rosse, rosse come lo smalto dei Suoi piedi, che contiene la chiave della mia gabbia.
Conosce alla perfezione tutti i miei fetish e stasera vuole usarli contro di me senza alcuna pietà.
Il mio microscopico cazzetto, sebbene minuscolo, sembra esplodere in quella prigione di plastica.
Con un semplice movimento tira via il lucchetto e sfila la parte anteriore della gabbia, lasciando i miei testicoli al sicuro rinchiusi dall’anello.
Subito il mio cazzetto dà minimi segnali di vita, ingrandendosi di qualche millimetro.
Neanche il tempo di gioire per la libertà ritrovata che un calcio con la punta del Suo stivale dritto nelle palle mi fa stramazzare a terra senza fiato.
“Hai forse sentito dirmi che potevi eccitarti?”
“N-no P-padr…ona…..perdono” dico senza fiato dal dolore.
“Ti sei appena guadagnato una multa di 100 euro per erezione, se così la possiamo chiamare, non autorizzata. Ringraziami idiota!”
“Grazie Padrona” dissi mentre l’ossigeno lentamente tornava a circolare nei polmoni.
“Ringrazia anche lo stivale che ti ha punito! Lecca la suola!”
Mi ci vogliono pochi movimenti per strisciare fino alla suola e iniziare il mio lavoro di pulizia.
Quella suola aveva sicuramente calpestato di tutto ma per me non faceva alcuna differenza.
Lecco come se la mia vita dipendesse da quello.
“Bene torniamo a noi. Sai che di tanto in tanto mi viene voglia di fumare una sigaretta. La mia vita sportiva mi impone di non esagerare, ma ho da poco finito di cenare ed adesso ne ho proprio voglia. Potrei fumare qui con te, usandoti anche come posacenere e permettendoti addirittura di eccitarti, oppure posso mandarti via e fumare dopo da sola sul balcone. Ovviamente un tale onore ha un costo e il costo è 150 euro. Cosa scegli?”
Il briciolo di buonsenso che mi resta mi implorava di rifiutare: 100 euro erano già stati spesi per togliere la gabbia, altri 100 come multa per essermi eccitato. Ne restavano solo 300. Sufficienti appena per pagare l’affitto. Come avrei fatto fino alla fine del mese?
Mistress Cleo fiuta immediatamente le mie paure, e come un serpente che silenzioso e lento si avvicina alla preda, avvicina il pacchetto di sigarette alle labbra, ne afferra una con la bocca e se l’accende. Una calda boccata di fumo mi copre la testa e mi penetra nei polmoni.
“Allora…cosa hai deciso?”
“Si Padrona!”
Sorride sicura e trionfante….sfila via altri 150 euro e li ripone in borsa.
Lentamente, in modo studiato, sadico, ammaliatore, fuma la Sua sigaretta e mi butta il fumo caldo in faccia.
Il silenzio della stanza viene interroto solo dai Suoi ordini secchi:
“Apri…..chiudi…..apri……..”
Dopo essersi ancora una volta avvicinata alla mia bocca, con la sigaretta ormai quasi terminata, ci sputa copiosamente dentro e riprende.
“Bene ecco il momento finale. Ti permetterò di scegliere se venire o meno. Per venire dovrai però masticare ed ingoiare questo mozzicone oltre poi a ripulire tutto il tuo schifo con la lingua. Questo non è proprio un ordine del momento perché ho deciso di inserire nel tuo contratto una nuova clausula visto che io ho la facoltà di poterlo modificare come mi pare: quelle rarissime volte che ti consentirò di venire dovrei sempre poi pulire tutto con la lingua e ingoiare tutto lo schifo. Per questa volta sono clemente perciò il costo per tutto ciò è di 140 euro. Ma non ti ci abituare la prossima volta pagherai di più. Allora? Cosa scegli di fare?”
Il Diavolo vuole umiliarmi fino in fondo. Avrebbe potuto prendermi tutto, ma vuole la soddisfazione finale di lasciarmi con 10 miseri euro per tutto il mese.
“Allora cretino che vuoi fare? Non ho tutta la sera, sbrigati!”
“Accetto Padrona!” urlo disperato, quasi sull orlo di una crisi di nervi. Ormai ho già bruciato quasi tutto lo stipendio. Cosa cambia qualche soldo in più o meno, ormai ero totalmente al verde. Non riescoo più a ragionare con lucidità, ho un disperato bisogno di svuotarmi anche per poter affrontare i prossimi giorni con rinnovata energia.
La Padrona sorride cattiva ed esclama
“Ottima scelta, ma dovresti ascoltare meglio quando parlo….”
Inizia a sfregare con energià la suola sporca dello stivale sul mio minuscolo uccello e proprio mentre sto per esplodere tira via il piede dal mio pene.
Una sensazione indicibile, come un dolore nel cervello, una frustrazione che pareva di morire. Cerco di agitarmi disperato nel tentativo di un contatto che mi avrebbe permesso di aveve un briciolo di godimento, mentre già una piccola pozza di sperma si era formata sul pavimento sotto di me.
Ma in quell’istante il dolore più forte mai provato in vita mia spazza vià anche la mia frustrazione.
Dopo aver aspirato avidamente l’ultimo tiro dalla Sua sigaretta, la Padrona decide di spegnerla sul mio cazzetto proprio mentre stavo venendo.
“Ti avevo detto che ti avrei permesso di venire, non di godere” dice mentre continua a premere la sigaretta sulla cappella assicurandosi che sia spenta correttamente.
Mette infine la cicca nella pozza di sperma per terra e dopo avermi ingabbiato di nuovo, mi esorta a colpi di frusta a consumare il mio pasto.
Dieci minuti che sembrano un eternità ed è tutto ripulito.
"Al mese prossimo coglione!"
view post Posted: 11/9/2023, 11:40     +1Racconti d'autore: LOSING EVERYTHING (perdendo tutto) - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
5 Chi sei tu ?

- Sai, penso che mangerò qualcosa dopo tutto - disse Megan improvvisamente, riportandomi alla realtà.
Io avevo trascorso più di un’ora baciandole i piedi senza fermarmi nemmeno per un secondo, desiderosa di mostrarle tutta la mia devozione ed eppure io fui lo stesso molto delusa quando lei allontanò i suoi piedi e si alzò, e quasi mi misi a piangere per non essere più in grado di toccare quelle meravigliose estremità. Ancora una volta mi diede dei colpetti sulla testa come se fossi il suo animale domestico, dicendomi:
- Vai a prepararmi un sandwich -
- Sì, Megan - io risposi, tenendo gli occhi bassi e sussultando quando lei mi afferrò rudemente il mento e mi costrinse a guardarla negli occhi.
- Pensavo che tu volessi essere la mia schiava devota - lei disse con disappunto e con un tono autorevole.
- Io voglio essere la vostra schiava devota... Io sono la vostra schiava devota - io risposi subito con le lacrime agli occhi.
“Perché si sta comportando così ? Cosa le avevo fatto ? L’avevo delusa in qualche modo forse ? Eppure nell'ultima ora non mi ero comportato come la più umile delle serve ? Non mi ero prostrata ai suoi piedi come se fossi stata al cospetto di una Dea, umiliandomi e giurandole fedeltà assoluta ? Mentre le lacrime rigavano sempre di più il mio viso, lei disse:
- Se tu sei davvero la mia schiava fedele, come tu dici, ti sembra questo il modo di rispondere alla tua padrona ? - con il mio mento ancora stretto nella sua morsa, io mormorai :
- Mi dispiace ma non riesco a capire … -
- Sì padrona - lei mi interruppe - Questa è la risposta che una schiava deve dare alla sua padrona, mostrando tutto il suo rispetto, mostrando di sapere quale è il suo posto -
- Sì padrona, me lo ricorderò. Per favore, padrona la prego di perdonare questa stupida schiava - io risposi, arrabbiata con me stessa per essere stata così sciocca. Come avevo potuto chiamarla per nome come se noi fossimo allo stesso livello ? Lei era così superiore a me e io potevo solo esserle grata per avermi permesso di essere la sua schiava.
- Bene. Ora vai a prepararmi quel sandwich, ti aspetterò nel salotto - lei disse porgendomi la sua mano regale, io mi sporsi in avanti e con umiltà la ricoprii di baci.
Come aveva promesso lei mi stava aspettando nel salotto, seduta comodamente sul divano e guardando la TV. Notai che si era rivestita ed indossava una maglietta bianca con una abbondante scollatura e un paio di leggins neri, mentre ai piedi lei portava le sue solite infradito blu. Mi avvicinai lentamente e le porsi un piatto con il suo panino ma lei non sembrava avere nessuna intenzione di prenderlo, poi alzò le sopracciglia e chiese:
- È questo il modo corretto di servire la tua padrona ? -
Io non volevo farla arrabbiare di nuovo, quindi mi inginocchiai velocemente con le braccia protese e abbassando gli occhi in segno di rispetto. Finalmente lei prese il piatto dalle mie mani e mi diede i soliti colpetti sulla testa. Ancora una volta la sua approvazione mi rese incredibilmente felice.
- D’ora in poi dovrai sempre servirmi in questo modo, inginocchiandoti al mio cospetto. Hai capito schiava ? - lei chiese
- Sì padrona - io risposi, notando che la parola "schiava" mi aveva eccitato istantaneamente, facendomi bagnare abbondantemente.
- Da questo momento in avanti - lei continuò - tu dovrai essere sempre inginocchio quando sei in mia presenza, a meno che io non ti dia un altro ordine ovviamente. Quando io entrerò in una stanza o quando tu entrerai nella stanza dove mi trovo, tu dovrai subito inginocchiarti e prostrarti ai miei piedi che dovrai baciare rapidamente ma con passione. Dopo dovrai mettere il mio piede sulla tua testa come hai fatto poco fa e aspettare in questo modo il mio prossimo ordine -
Quando sembrava che lei avesse terminato il suo discorso, lei aggiunse: - Inoltre, non ti è più permesso indossare abiti in questo casa -
“Cosa ? Dovrei anche andare in giro nuda come un verme ? Nella mia stessa casa ?” io pensai subito ed ancora una volta non potei fare altro che chiedermi perché mi stavo comportando in quel modo, perché avevo consegnato la mia vita nelle mani di Megan, senza fare alcuna resistenza. Io vidi il suo sorriso soddisfatto mentre lei mi stava privando di un'altra cosa, rendendo sempre maggiore la mia umiliazione.
Mi spogliai difronte a lei con un po’ di imbarazzo, anche Megan non mi aveva mai vista nuda. Quando anche le mie mutandine ed il mio reggiseno caddero per terra, io la sentii ridere soddisfatta ma ciò non mi fermò ed io mi affrettai a seguire le istruzioni che mi aveva dato poco prima. Mi avvicinai a lei sempre di più e mi inchinai ai miei piedi della padrona ricoprendoli di baci. Dopo un minuto io misi il suo piede sinistro sulla mia testa e rimasi in attesa di un suo ordine. Lei stava ancora indossando le infradito, quindi era la suola di questo che premeva sulla mia testa, sporcando e mettendo in disordine i miei capelli che erano stati sempre così perfetti.
Rimasi in quella posizione umiliante per quasi mezz'ora, Megan mangiò lentamente il suo panino, continuando a guardare la TV, assolutamente incurante di avere un'altra ragazza sotto i suoi piedi come se fosse abituata ad avere una schiava prostrata al suo cospetto. Quando lei finì il suo pasto, lei tolse il piede dalla mia testa e con esso spinse all’insù il mio mento in modo da permettermi di guardare il suo volto. Non mi ricordavo di aver mai visto Megan così felice, i suoi occhi ambrati scintillavano ed il suo sorriso trasmetteva una grande senso di pace. Io pensai per un attimo di essere la responsabile della sua felicità e quel pensiero, ancora una volta, mi fece sentire così orgogliosa.
- Lo sai perché una schiava deve essere sempre nuda davanti alla sua padrona ? - lei chiese all’improvviso.+
- No padrona - io risposi con sincerità
- Perché una padrona deve poter vedere in qualsiasi momento le sua proprietà -
“Allora io ero ormai una sua proprietà ? Come le infradito che stava indossando ? “dissi a me stessa mentre un’emozione familiare scosse il mio basso ventre. Megan afferrò improvvisamente i miei capezzoli, cogliendomi di sorpresa ed io cominciai a gemere di dolore.
- Capisci quello che sto dicendo ? Queste tette sono di mia proprietà adesso - lei disse torcendo i miei capezzoli - questo corpo è di mia proprietà adesso, quello che hai tra le gambe è una mia proprietà adesso ed io posso farci tutto quello che voglio. Hai capito schiava ? -
- Sì padrona - io risposi lottando contro il dolore.
- Di chi sono queste tette ? -
- Sono tue padrona -
- Di chi è questo corpo ? -
- È tuo padrona -
- A chi appartiene questa ? - e lei mise la mano tra le mie gambe scoprendo (se non lo sapeva già) quanto fossi eccitata in quel momento.
- Appartiene a te, oh mia padrona - io dissi ancora una volta
Lei portò alle mie labbra le sue dita coperte dai miei fluidi ed io non esitai un secondo a leccarle con fervore, assaggiando per la prima volta i miei umori.
- E non voglio vedere più questi peli la prossima volta. Sono stata chiara ? - lei disse
- Sì padrona - io risposi continuando a leccare le sue dita e pensando che Megan aveva appena preso il controllo di un'altra cosa della mia vita.
Poi, mentre io stavo succhiando il suo indice, lei mi chiese :
- A chi appartieni tu, Victoria ? - chiamandomi per nome per la prima volta da quando l’avevo supplicata di essere la sua schiava.
- A voi padrona. Io appartengo a voi - io dissi con il suo dito ancora in bocca
- E che cosa sei tu ? -
- Io sono la vostra schiava devota, io sono una vostra proprietà, fate di me quello che volete. Io esisto solo per servire la mia padrona -
E con quelle ultime parole io mi inchinai nuovamente ai suoi piedi, baciando avidamente le sue soffici dita senza fermarmi un secondo per riprendere fiato. Megan mi permise di lavorare ai suoi piedi per quasi cinque minuti, poi disse:
- Ok adesso basta. Dobbiamo lavorare un po’ sulla tua postura. Gambe divaricate, schiena dritta, mani sulle cosce, con i palmi rivolto verso l’alto. Quando io ti dirò "inginocchiati" tu dovrai assumere questa posizione -
Mi sentivo così umiliata ed esposta in quella posizione, ma era chiaro che la mia padrona voleva avere una visione perfetta della mia vagina. "La sua vagina" mi corressi, oramai ero una semplice proprietà ed io non potevo possedere nulla.
- Brava la mia ragazza - lei disse dandomi un bacio sulla fronte, poi lei si tolse le sue infradito e mi mise il piede destro in faccia, intrappolando il naso tra le dita dei piedi. Quel profumo mi ipnotizzò ancora una volta ed io incominciai ad annusare sonoramente.
- La mia schiavetta vuole fare un gioco con la sua padrona ? - lei disse stringendo con più forza il mio naso e costringendomi ad annuire.
- Sì padrona - io confermai, ma con il naso tra le sue dita e con la pressione della sua piante sulle mie labbra, le mie parole furono quasi incomprensibili.
- Brava la mia ragazza - lei disse di nuovo ed io fui molto delusa quando lei allontanò il suo piede. Megan prese una infradito e la lanciò dall’altra parte della stanza.
- Riportamela! -
Non avevo bisogno di altre informazioni, il gioco era semplice ed io nuda e a quattro zampe mi mossi per la stanza proprio come un cane.
Presi la sua infradito con la mia bocca, facendo attenzione a non lasciare dei segni con i miei denti e cercando di gustare il sudore del suo piede che si era trasferito nel “giocattolo” che avevo in bocca, io la riportai alla mia padrona che mi premiò permettendomi di dare dei bacetti al suo piede, prima di lanciare nuovamente la sua infradito. Giocammo in quel modo per ore e ore ed io ero così felice di sentire Megan ridacchiare mentre lei si divertiva un mondo a vedere il suo cagnolino scorrazzare per il salotto, che quasi mi dimenticai che il cagnolino ero io.
Quando Megan si annoiò, lei lanciò per aria anche l’altra infradito e mi disse:
- Vado a mettere in ordine la mia stanza. Non ti preoccupare - poi aggiunse, vedendo la delusione sul mio volto - La mia cagnolina può continuare a giocare con le mie infradito. La mia schiava non ha ancora il permesso di leccarmi i piedi, ma il mio cane può leccare le mie calzature per tutto il tempo che vuole - e con un'ultima risata lei se ne andò.
Ancora a quattro zampe, io mi lanciai subito verso le sue infradito ed incominciai a leccarle freneticamente, coprendo ogni centimetro con la mia lingua e assaporando il sudore dei piedi della mia signora. Quando la mia lingua raggiunse la stringa che poco prima era stata tra le dita dei piedi della mia padrona, io gustai la cosa più deliziosa della mia vita e pensai che in quel momento io ero davvero il cane più fortunato del mondo.


6 Una lingua senza riposo

Continuai a leccare le infradito di Megan fino all’ora di cena e quando la mia padrona apparve di fronte a me e lei vide che io stavo ancora leccando le sue calzature, lei scoppiò a ridere. Dovevo sembrare così patetica. Io mi inchinai ai suoi piedi così come ero stata istruita, con le infradito ancora nella mia bocca, poi io li lasciai cadere sul pavimento e baciai con devozione i piedi della mia padrona. Ancora una volta le mostrai la mia sottomissione mettendo il suo piede sulla mia testa, ma questa volta lei lo tolse quasi immediatamente.
- Vai a preparare la cena. Fai qualcosa anche per te, devi mangiare. Quando è tutto pronto, servirai la cena qui -
- Sì padrona - io risposi, tornando a comportarmi come un essere umano dopo aver trascorso tutto il pomeriggio ad agire come un cane.
Con un movimento rapido della sua mano Megan mi congedò, io mi alzai e corsi a preparare la cena. Quando tutto fu pronto, io andai al piano di sopra per chiamare la mia signora. Dopo aver ripetuto la nostra solita routine, con il suo piede ancora sulla mia testa io dissi:
- Padrona, la cena è pronta -
Il tavolo era stato apparecchiato per due, poiché lei mi aveva detto di cucinare qualcosa anche per me, ma quando io stavo per prendere posto a tavola, Megan disse:
- Vuoi mangiare subito ? O vuoi aspettare che io finisca di mangiare ? - io sapevo che lei mi stava mettendo alla prova e sapevo bene che in realtà io non avevo scelta, una schiava non può scegliere o prendere decisioni, una schiava deve solo obbedire e nonostante quelle parole, io ero consapevole che il suo era un ordine.
- Aspetterò che voi finiate il vostro pasto - io risposi con un filo di voce e con il mio stomaco che brontolava.
Megan sembrò molto contenta della mia risposta, poi lei schioccò le dita e indicò il pavimento accanto alla sua sedia. Mi inginocchiai subito accanto a lei pensando che ormai non aveva nemmeno bisogno di parlare per darmi un ordine e questo dopo un solo giorno che ero diventata la sua schiava. Mi chiesi che livello avrebbe raggiunto la mia obbedienza in uno o due mesi. Poi i miei pensieri furono interrotti bruscamente da uno schiaffo sul mio viso.
- È così che sei stata istruita ad inginocchiarti ? - Megan disse irritata.
Scossa da quell'improvvisa violenza, io mi affrettai ad assumere la posizione corretta mentre le lacrime cominciavano a rigare il mio viso.
- Mi perdoni padrona, non succederà più - io riuscii a dire con un sussurro.
Megan non disse niente e continuò a mangiare ignorandomi. Quando lei finì la sua cena, si alzò e se ne andò a sedersi sul divano. Non avendo ricevuto un contrordine io finalmente iniziai a mangiare.

Dopo cena mi avvicinai alla mia signora che senza guardarmi schioccò le sue dita e subito mi inginocchiai ai suoi piedi. Stetti ben attenta ad assumere la giusta posizione quella volta e allargai le mie gambe cosicché la mia vagina fosse completamente esposta. Cercai un segno di approvazione, ma Megan mi stava ignorando come al solito. Dopo un paio di minuti non sapevo più cosa fare e mi chiesi quando la mia signora mi avrebbe dato un nuovo ordine. Poi all’improvviso lei sollevò le gambe ed arpionando il mio collo con il suo piede destro, Megan mi tirò verso di lei e per evitare di cadere di faccia in avanti, io distesi la braccia e frenai la caduta. Non appena io fui a quattro zampe lei appoggiò i suoi piedi sulle mie spalle riducendomi ad essere nuovamente il suo poggiapiedi. Megan continuò a guardare la TV per circa tre ore, la mia schiena mi faceva sempre più male ma io non osavo muovermi. Fu particolarmente faticoso quando lei incrociò le caviglie perché tutto il peso era concentrato in un solo punto. Megan sembrava indifferente alla mia sofferenza.
"Come può trattare la sua migliore amica in questo modo ? ” io mi chiesi.
Poco dopo però io pensai che io non ero più la sua migliore amica, io ormai ero solo la sua schiava, ero una sua proprietà e non c’era nessuna differenza tra me e il divano su cui si stava rilassando, il tavolo su cui aveva mangiato o la sedia sulla quale si era seduta. Megan mi possiede, lei possiede il mio corpo e può fare tutto quello che vuole con esso. È vero quella mattina le avevo confessato che avevo amato essere il suo poggiapiedi ma il giorno prima era stato così diverso, io avevo avuto i suoi meravigliosi piedi vicino al mio viso e potevo odorare quello splendido profumo, ora invece non c'era nessun piacere per me, ora era come se io fossi diventata davvero come una parte dell’arredamento.
Quando la trasmissione televisiva finì, Megan si alzò e se ne andò senza dire una parola, lasciandomi da sola, ancora a quattro zampe. Rimasi in quella posizione per altri trenta minuti piangendo in silenzio.

La mattina seguente mi svegliai presto ed andai in cucina per preparare la colazione. Pochi minuti più tardi sentì la porta di ingresso sbattere ed un momento dopo Megan apparve di fronte a me. Lei aveva i capelli legati a coda di cavallo e apparentemente aveva già fatto la sua corsa mattutina, infatti era molto sudata.
- Vuoi farmi arrabbiare già di primo mattino ? - lei chiese guardandomi intensamente.
La guardai senza capire di cosa stesse parlando, poi io vidi che lei stava battendo il piede nervosamente e capii subito. Un secondo dopo io ero prostrata ai suoi piedi, baciando le sue scarpe da ginnastica.
- Per favore mi perdoni padrona, mi sono appena alzata e la mia mente non è ancora lucida - io la pregai tra un bacio e l’altro. Potevo sentire bene il calore che i suoi piedi emanavano attraverso le scarpe e sicuramente potevo odorare senza sforzo i suoi piedi sudati.
- Oh poverina, la tua mente non è ancora lucida ? Allora mentre io farò colazione, tu pulirai per bene le mie scarpe con la tua lingua. Vediamo se finalmente ti svegli - lei disse con un sorriso diabolico.
Le sue scarpe erano davvero sporche e nella sinistra io vidi anche tracce di fango. Guardai Megan con degli occhioni da cucciolo sperando che lei avesse pietà di me, ma fu tutto vano e lei continuò a guardarmi con un sorriso. Senza speranza io tirai fuori la mia lingua ed incominciai a leccare la punta delle sue scarpe rimuovendo tutta la sporcizia che si era accumulata nel tempo. La mia lingua lavorava freneticamente mentre la mia signora mangiava senza nessuna preoccupazione al mondo. Quando la punta delle sue scarpe erano tornate al loro colore originale, io poggiai una guancia sul pavimento ed iniziai a leccare i lati delle scarpe del mio proprietario, assaporando la polvere e anche un po’ di fango che aveva sporcato la scarpa sinistra. Quando io pensai di aver ormai finito, Megan sollevò un piede ed io scoprii con orrore che dovevo pulire anche le suole. Ebbi un attimo di esitazione.
“Chissà con cosa sono entrate in contatto queste suole, potrei prendermi qualche malattia” io dissi a me stessa.
Megan mi fece superare quella esitazione, mettendo la suola delle sua scarpa destra sul mio viso e la mia lingua riprese subito a lavorare, assaggiando l’asfalto ad ogni leccata. Megan aveva ormai finito da tempo la sua colazione, quando il mio lavoro fu finalmente completo. La mia padrona ispezionò il mio lavoro e con un sorriso disse :
- Sei davvero un’ottima leccascarpe. Forse dovrei farti lavorare da qualche parte, sono sicura che molte donne amerebbero avere qualcuno come te che pulisca in questo modo le loro scarpe mentre loro fanno shopping - io la guardai con orrore ma per qualche motivo io provai ancora una volta un brivido nel mio basso ventre. Poi Megan aggiunse - E rimanendo in tema, dobbiamo fare shopping ed in mezz'ora devi essere pronta per uscire. Io vado a farmi una doccia - e con queste parole lei uscì dalla cucina.
"Shopping ? Perché ?" mi chiesi curiosa ma poi mi ricordai che avevo solo mezz’ora di tempo e corsi a prepararmi per uscire.

Quando fui pronta, Megan era già alla porta d'ingresso.
- Sei qui finalmente - lei disse quando arrivai e mi inginocchiai per baciare rapidamente i suoi piedi, confinati dentro delle ballerine.
Lei mi lasciò baciare i suoi piedi per diversi minuti poi mi disse:

- Dal momento che hai fatto un buon lavoro con le mie scarpe da ginnastica, ho pensato che tu ti meriti una ricompensa -
Vidi che lei stava nascondendo qualcosa dietro la schiena e con stupore realizzai che erano un paio di calzini e giudicando dall'odore che arrivò immediatamente al mio naso, capii che erano quelli che aveva indossato durante la sua corsa mattutina. Come se mi avesse letto nella mente, Megan anticipò la mia domanda e con un sorriso, disse:
- Apri la bocca ! -
Incapace di resistere al suo ordine io aprii la mia bocca e lei mise i suoi calzini umidi all’interno. Il sapore era indescrivibile ed io non riuscivo a capire se mi piacesse o no.
- Cerca di tenere la bocca chiusa se vuoi che le altre persone non vedano che te ne vai in giro con un paio di calze sporche in bocca - lei mi disse, dandomi dei colpetti in testa e conducendomi fuori di casa. Rassegnata a dover andare a fare shopping per ore in quel modo umiliante e sentendomi sempre più patetica, io seguii la mia bella e diabolica padrona.

(continua)
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