| ||
Racconto trovato sul web, dal sito deviantart.com, autore Yagamilight921
=============================================== 1 Solitudine È davvero incredibile come le nostre vite possano cambiare totalmente in un modo così veloce da non poter fare altro che rimanere immobili a guardare, sopraffatti ed impotenti, gli eventi che sconvolgono la nostra vita. Un giorno hai una famiglia felice, una bella casa e quasi tutto quello che si possa desiderare dalla vita, un giorno hai solo delle lacrime che scendono copiosamente dal tuo viso. Il mio nome è Victoria Thomas ed io avevo solo 19 anni quando la storia che vi sto per raccontare ebbe inizio. Quando mi svegliai la mattina della vigilia di Natale, come sempre con il sorriso tra le labbra, non avrei mai potuto immaginare che i miei giorni felici sarebbero finiti proprio in quel giorno tanto atteso sia dagli adulti che dai bambini. Come molte altre ragazze io avevo molti sogni ma a differenza delle altre persone, io ero assolutamente certa che i miei si sarebbero ben presto avverati. Che cosa poteva fermare una ragazza bella e giovane, capitano delle cheerleader e con dei genitori milionari ? Stavo spazzolando i miei lunghi capelli biondi e stavo ammirando la mia bellezza allo specchio quando io sentì il campanello suonare con una certa insistenza. In quel momento tutti i miei domestici erano andati a trascorrere le vacanze con le proprie famiglie, così a differenza del solito io fui costretta ad aprire la porta. Non so per quanto tempo i miei occhi azzurri rimasero aperti dopo che un agente di polizia mi disse con un filo di voce che i miei genitori erano appena morti in un incidente d’auto. Quando ripresi conoscenza, io ero distesa sul mio lussuoso divano e la mia speranza che tutto fosse stato solo un brutto incubo morì immediatamente quando vidi l'agente di polizia che era seduto su una sedia accanto a me e mi guardava con un'espressione stranissima. Di solito la gente mi guardava con ammirazione, desiderio, invidia ma non in quel momento, in quel preciso istante negli occhi dell’uomo c’era solo tanta pietà. Quasi non ricordo le settimane successive a quel triste giorno, nella mia mente vi sono solo poche immagini di una moltitudine di persone che non avevo mai visto prima che mi guardavano tutte allo stesso modo del poliziotto. Ricordo bene gli avvocati, tanti, troppo avvocati che parlavano solo della mia eredità. Dovevo rimanere tranquilla mi dicevano, con tutti quei soldi non avrei avuto nessun problema. I miei amici cercarono di aiutarmi, all’inizio almeno. Tuttavia, con il passare dei giorni le visite dei miei compagni si fecero sempre più rade e alla fine io ero sempre più sola nella mia enorme casa, il silenzio era assordante. Quando l’oscurità sembrava avvolgermi e tenermi prigioniera, io non potei fare altro che aggrapparmi alla mia unica ancora di salvezza, l’unica luce che illuminasse la mia vita: Megan. Megan era la mia migliore amica da quando avevamo otto anni. Ci incontrammo per caso un giorno nel parco giochi vicino a casa mia, era la prima volta che mio padre mi aveva portato lì, lui era sempre così occupato con il suo lavoro. Presto scoprii che Megan era un’orfana e che viveva in un istituto non molto distante da quel parco. Io e Megan diventammo sempre più amiche nonostante frequentassimo scuole diverse ed appartenessimo a classi sociali lontanissime le une dalle altre. Io stavo piangendo ininterrottamente, distesa sul mio enorme letto e Megan mi stava accarezzando i capelli quando il suo telefono squillò. Mentre lei cominciò a conversare con qualcuno, io ammirai la sua immensa bellezza. Negli ultimi due anni lei era diventata una vera dea, non era molto alta (solo 166 cm), aveva lunghi capelli neri e occhi ambrati. Il suo corpo era incredibile e anche se io ero considerata la ragazza più bella della città, a mio avviso non ero nulla al suo confronto. - Mi dispiace ma devo andare, il mio capo ha cambiato nuovamente il mio turno - lei disse alzandosi e dandomi un bacio sulla fronte. Avevo dimenticato che Megan aveva iniziato a lavorare, non lei aveva i soldi per andare al College e il suo istituto stava attraversando un momento di crisi. All’improvviso io ebbi un idea. - Aspetta Megan - io dissi quasi gridando - Che ne pensi se ti pagassi il College ? Noi potremmo stare insieme e… - - No, non posso accettare - lei ripose abbracciandomi e aggiungendo - ed inoltre anche con i soldi io non potrei certo venire ad Harvard con te. Ma non ti preoccupare tesoro, io sarò sempre qui quando tornerai - io notai subito la tristezza nella sua voce e la rassegnazione di chi è costretta a rinunciare a propri sogni, sperando solo di avere una vita dignitosa con il poco denaro che poteva ottenere con quel misero lavoro in quello squallido ristorante. Era impossibile per me lasciarla, era impossibile sopportare altro dolore. Così, senza esitazione io dissi : - Non andrò al college - - Non essere sciocca, certo che tu andrai al college - lei rispose guardandomi intensamente negli occhi. - No ! Rimarrò qui... con te - quasi senza rendermene conto io mi inginocchiai di fronte a lei e la cominciai a supplicare - Rimani con me per favore ! Trasferisciti qui, mi hai detto che stai cercando una stanza - - Ma... - Megan cercò di dire qualcosa, ma io continuai con le mie suppliche. - Trasferisciti qui, tu non dovrai pagare nulla, potrai lasciare quel lavoro orribile e potrai cercare qualcosa di meglio senza nessuna fretta. Megan mi guardò con i suoi meravigliosi occhi ambrati e come sempre io mi sentii come se lei stesse guardando in profondità nella mia anima. Desiderosa di mostrarle quanto tenessi a lei, mi prostrai ai suoi piedi ed io incominciai a baciare i suoi stivali, senza nessuna intenzione di smettere. Dopo cinque minuti io ero ancora lì, a baciare disperatamente i suoi piedi, dicendo di tanto in tanto: - Ti prego…resta, io farò qualsiasi cosa - in quel momento, strisciando ai suoi piedi come un verme, io dovevo sembrare veramente patetica ai suoi occhi ma io non volevo rimanere di nuovo da sola e avrei continuato a baciare i suoi stivali per tutto il giorno, se fosse stato necessario. - Ok ok , rimarrò - lei disse improvvisamente Quando io udii le sue parole io finalmente smisi di baciarle i piedi e la guardai in faccia, con le lacrime agli occhi. Megan era raggiante, lei mi guardò per qualche secondo e poi con una risatina disse : - Allora, non mi ringrazi ? - Piena di gioia per la sua risposta positiva, io mi prostrai nuovamente davanti alla mia migliore amica nel mezzo della mia camera da letto e ripresi a baciarle gli stivali. - Grazie , grazie mille - 2 Trasloco - Questa è l'ultima - io dissi mettendo giù l'ultima scatola che conteneva tutti i possedimenti di Megan. Mentre io ero a corto di fiato e le mie braccia tremavano e mi facevano un male incredibile, lei era seduta comodamente sulla poltrona vicino al camino, messaggiando con il suo smartphone e dondolando il suo piede sinistro. Io guardai per alcuni istanti le sue scarpe da ginnastica che erano molto vecchie e di scarsa qualità, ma ciò era ovviamente il massimo che poteva permettersi. Promisi a me stessa che Megan non avrebbe più indossato roba del genere, lei meritava molto di più. Il trasloco era stato difficile e faticoso ma io non potevo nascondere che per un attimo ero stata grata che Megan possedesse così poche cose, infatti se avessimo dovuto spostare tutte ciò che possedevo io, noi avremmo impiegato diverse settimane. - Puoi dirmi di nuovo perché ho dovuto licenziare tutti i domestici ? Sarebbero stati di grande aiuto - le chiesi, gettandomi sfinita sul divano. - Ti ho già detto che loro ti avrebbero ricordato il passato e se tu vuoi davvero andare avanti devi fare qualche sacrificio - disse Megan senza togliere gli occhi dal suo telefono. - Ma potrei assumere nuovo personale - protestai con veemenza - No, adesso possiamo prenderci cura della casa anche da sole e un po’ lavoro ti aiuterà a non pensare troppo - poi lei mi guardò per la prima volta da quando ero entrato nella stanza e mi chiese : - Ti dispiacerebbe portarmi una tazza di tè ? - - Certo - io dissi subito, correndo in cucina per soddisfare il suo desiderio. Quando tornai in salotto, Megan era nella stessa posizione, sempre con il telefono tra le sue mani. Per un momento mi chiesi con chi si stesse scambiando messaggi, poi le porsi la tazza di tè facendo attenzione a non versare la bevanda con qualche movimento brusco. Prima di poter tornare a sederi sul divano lei mi chiese : - Potresti essere così gentile da farmi un massaggio ai piedi ? Mi fanno così male, sai, è stata una giornata molto faticosa. Quella richiesta mi sorprese molto perché ero stata io a fare quasi tutto il lavoro, sgobbando per ore e ore, ma non volevo iniziare la nostra convivenza con il piede sbagliato. - Certo - io risposi con un largo sorriso tra le labbra e dato che lei non mostrò alcun segno di cambiare posizione, io mi avvicinai alla sua poltrona e mi sedetti sul pavimento con le gambe incrociate. Io incominciai a sciogliere i nodi delle sue scarpe da ginnastica ed avvertì subito il forte odore dei suoi piedi. Quando io rimossi delicatamente le sue scarpe, l'odore divenne sempre più intenso. I suoi calzini viola erano madidi di sudore ed erano così caldi tra le mie mani. Io guardai Megan per sapere quando cominciare ma lei mi stava completamente ignorando e solo quando lei mi diede un leggero calcio in testa, io iniziai il massaggio. Quella era la prima volta per me e non sapevo bene come agire, quindi io incomincia ad esercitare una leggere pressione sulla pianta del suo piede sinistro con i miei pollici. Megan non mi diede nessuna indicazione, così io pensai che lei fosse soddisfatta del mio lavoro o mi avrebbe certamente mostrato il suo disappunto. Io stavo massaggiando il piede sinistro da quasi dieci minuti quando lei appoggiò il destro sulla mia spalla, pericolosamente vicino al mio viso. Guardai di nuovo Megan in faccia ma lei mi stava ancora ignorando completamente. Non sapevo cosa fare, io ero seduta sul pavimento del mio salotto massaggiando i miei piedi della mia migliore amica che mi stava usando come un semplice poggiapiedi. Una parte di me voleva spingere via con violenza i suoi piedi e urlarle contro, una parte di me invece provava una sorta di piacere nell'essere in quella posizione così umiliante, ignorata e sottomessa. Cominciai a pensare che c'era qualcosa di sbagliato in me quando mi resi conto che io avevo piegato leggermente la mia testa di lato ed avevo avvicinato il mio naso al suo piede. L'odore era forte ma per qualche motivo io proprio non riuscivo a definirlo brutto e notai con preoccupazione che ogni annusata di quel profumo non faceva altro che aumentare in me il desiderio di affondare il mio naso in quel calzino madido di sudore. - Massaggia l'altro piede - le sue parole mi riportarono alla realtà ed io mi affrettai ad eseguire il suo ordine. Quella volta Megan mise il suo piede libero direttamente sulla mia testa, il tallone che poggiava fastidiosamente sulla parte superiore della mia fronte. Noi rimanemmo in quella posizione per più di venti minuti, poi giunsero alle mie orecchie le parole che ormai stavo aspettando con trepidazione. - Toglimi le mie calze - ancora una volta io obbedii immediatamente ed io rimossi delicatamente i suoi calzini viola, resistendo alla tentazione di affondare in essi il mio volto. I piedi di Megan erano incredibili e ancora una volta io rimasi scioccata dai pensieri che passavano nella mia mente. Come potevo definire "incredibile" qualcosa di così disgustoso come i piedi ? Iniziai a massaggiare il piede sinistro ed io non potei fare altro che ammirare quella perfezione. I piedi di Megan erano piccoli e incredibilmente morbidi, le dita dei piedi non erano nè troppo lunghe e ne troppo corte ed i suoi talloni erano lisci come quelli di un bambino. Osservai con attenzione lo smalto nero sulle sue unghia che rendeva ancora più divini quei piedi favolosi. Ovviamente quello era il lavoro di Megan, perché lei non poteva permettersi una pedicure in un centro estetico. " Ma da ora in poi lei potrà farlo “ io pensai all’improvviso, sognando di poter fare di persona la sua pedicure. Ancora una volta io diventai una sorta di poggiapiedi, infatti lei mi mise il piede destro sulla spalla, incominciando a giocare con il mio orecchio. Io stavo impazzendo, improvvisamente io persi il controllo e senza rendermene conto, io baciai rapidamente il suo bel piede. Pietrificata da quello che avevo appena fatto, io mi sforzai di allontanare la mia testa dal suo piede ma poi io sentii Megan dire : - Continua - guardai con stupore la mia migliore amica e notai che ancora una volta lei mi stava ignorando, almeno in apparenza. Lasciandomi alle spalle le mie paure e cercando di non pensare a come sarebbe potuta cambiare la nostra relazione, io incominciai a baciare i suoi piedi nudi ed è molto difficile descrivere quello che provai quando le mie labbra toccarono la morbida pianta del suo piede, mentre io già sognavo di assaggiarlo con la mia lingua, ma non essendomi stato ordinato di farlo io continuai a baciare il suoi piede senza intenzione di fermarmi. Dopo alcuni minuti io non potei più resistere e diverse volte io misi il mio naso tra le sue dita perfette, annusando quell'odore che era diventato per me quasi un droga. Megan ridacchiò molte volte, ma non mi fermò. Quanto dovevo sembrare patetica ai suoi occhi e per un secondo io mi chiesi cosa stesse provando Megan in quel momento ad avere la sua migliore amica che le baciava devotamente i piedi e annusava il loro profumo come un cane da caccia. Improvvisamente, dopo un'ora, Megan si alzò e mi disse: - Sono stanca, me ne vado a letto - - Ok - io risposi un po’ delusa, poi mi affrettai ad aggiungere - Ti ho preparato la terza stanza - - No, prenderò la camera padronale - lei rispose immediatamente dandomi un colpetto alla testa come se fossi un cane. - Ma quella è la stanza dei miei genitori - io protestai - I tuoi genitori sono morti e come ho già detto, devi dimenticare il passato. Quella sarà la mia stanza d'ora in avanti ed in questo modo essa non sarà più una fonte di sofferenza per te. Domani tu dovrai portare lì la mia roba, ora ho bisogno di riposare - e così dicendo lei se ne andò. Io rimasi seduta sul pavimento incredibilmente confusa. “Come posso lasciarle prendere la camera da letto dei miei genitori ? ” io mi chiesi ma subito quella domanda mi sembrò stupida, infatti io avevo passato più di un'ora a massaggiare, odorare e baciare i piedi di Megan, ero stata persino la sua poggiapiedi. Victoria Thomas poteva aver ereditato Thomas Manor, ma la vera signora di quella antica e nobile casa era Megan Gilles. Mentre quegli strani pensieri affollavano la mia mente, qualcosa attirò la mia attenzione. Le scarpe da ginnastica di Megan erano rimaste vicino alla poltrona, con i calzini viola ancora al loro interno. Io avanzai a carponi velocemente in direzione delle sue scarpe e dopo aver tolto i calzini, io affondai il mio naso nelle scarpe da ginnastica di Megan e subito dopo incominciai a leccare con fervore le solette. Quando mi annoiai delle scarpe, io mi lanciai sui calzini che ho odorato, baciato e leccato con passione, mettendole poco dopo nella mia bocca, cercando di succhiare via tutto il sudore. Improvvisamente io vidi il mio riflesso nel grande specchio che ornava la stanza ed io osservai con attenzione quella ragazza messa a quattro zampe con delle calze sudate che le uscivano dalla bocca. Quell'immagine mi ricordò subito un cane con le pantofole del suo padrone in bocca e l'orgasmo più intenso di tutta la mia vita esplose quando io pensai che per tutto il giorno io non era stato altro che un cane per Megan. (continua) |