Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

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view post Posted: 9/9/2023, 11:14     +2Racconti d'autore: LOSING EVERYTHING (perdendo tutto) - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto trovato sul web, dal sito deviantart.com, autore Yagamilight921
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1 Solitudine

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È davvero incredibile come le nostre vite possano cambiare totalmente in un modo così veloce da non poter fare altro che rimanere immobili a guardare, sopraffatti ed impotenti, gli eventi che sconvolgono la nostra vita. Un giorno hai una famiglia felice, una bella casa e quasi tutto quello che si possa desiderare dalla vita, un giorno hai solo delle lacrime che scendono copiosamente dal tuo viso.
Il mio nome è Victoria Thomas ed io avevo solo 19 anni quando la storia che vi sto per raccontare ebbe inizio.

Quando mi svegliai la mattina della vigilia di Natale, come sempre con il sorriso tra le labbra, non avrei mai potuto immaginare che i miei giorni felici sarebbero finiti proprio in quel giorno tanto atteso sia dagli adulti che dai bambini. Come molte altre ragazze io avevo molti sogni ma a differenza delle altre persone, io ero assolutamente certa che i miei si sarebbero ben presto avverati. Che cosa poteva fermare una ragazza bella e giovane, capitano delle cheerleader e con dei genitori milionari ? Stavo spazzolando i miei lunghi capelli biondi e stavo ammirando la mia bellezza allo specchio quando io sentì il campanello suonare con una certa insistenza. In quel momento tutti i miei domestici erano andati a trascorrere le vacanze con le proprie famiglie, così a differenza del solito io fui costretta ad aprire la porta. Non so per quanto tempo i miei occhi azzurri rimasero aperti dopo che un agente di polizia mi disse con un filo di voce che i miei genitori erano appena morti in un incidente d’auto. Quando ripresi conoscenza, io ero distesa sul mio lussuoso divano e la mia speranza che tutto fosse stato solo un brutto incubo morì immediatamente quando vidi l'agente di polizia che era seduto su una sedia accanto a me e mi guardava con un'espressione stranissima. Di solito la gente mi guardava con ammirazione, desiderio, invidia ma non in quel momento, in quel preciso istante negli occhi dell’uomo c’era solo tanta pietà.
Quasi non ricordo le settimane successive a quel triste giorno, nella mia mente vi sono solo poche immagini di una moltitudine di persone che non avevo mai visto prima che mi guardavano tutte allo stesso modo del poliziotto. Ricordo bene gli avvocati, tanti, troppo avvocati che parlavano solo della mia eredità. Dovevo rimanere tranquilla mi dicevano, con tutti quei soldi non avrei avuto nessun problema.
I miei amici cercarono di aiutarmi, all’inizio almeno. Tuttavia, con il passare dei giorni le visite dei miei compagni si fecero sempre più rade e alla fine io ero sempre più sola nella mia enorme casa, il silenzio era assordante. Quando l’oscurità sembrava avvolgermi e tenermi prigioniera, io non potei fare altro che aggrapparmi alla mia unica ancora di salvezza, l’unica luce che illuminasse la mia vita: Megan.
Megan era la mia migliore amica da quando avevamo otto anni. Ci incontrammo per caso un giorno nel parco giochi vicino a casa mia, era la prima volta che mio padre mi aveva portato lì, lui era sempre così occupato con il suo lavoro. Presto scoprii che Megan era un’orfana e che viveva in un istituto non molto distante da quel parco. Io e Megan diventammo sempre più amiche nonostante frequentassimo scuole diverse ed appartenessimo a classi sociali lontanissime le une dalle altre.

Io stavo piangendo ininterrottamente, distesa sul mio enorme letto e Megan mi stava accarezzando i capelli quando il suo telefono squillò. Mentre lei cominciò a conversare con qualcuno, io ammirai la sua immensa bellezza. Negli ultimi due anni lei era diventata una vera dea, non era molto alta (solo 166 cm), aveva lunghi capelli neri e occhi ambrati. Il suo corpo era incredibile e anche se io ero considerata la ragazza più bella della città, a mio avviso non ero nulla al suo confronto.
- Mi dispiace ma devo andare, il mio capo ha cambiato nuovamente il mio turno - lei disse alzandosi e dandomi un bacio sulla fronte.
Avevo dimenticato che Megan aveva iniziato a lavorare, non lei aveva i soldi per andare al College e il suo istituto stava attraversando un momento di crisi. All’improvviso io ebbi un idea.
- Aspetta Megan - io dissi quasi gridando - Che ne pensi se ti pagassi il College ? Noi potremmo stare insieme e… -
- No, non posso accettare - lei ripose abbracciandomi e aggiungendo - ed inoltre anche con i soldi io non potrei certo venire ad Harvard con te. Ma non ti preoccupare tesoro, io sarò sempre qui quando tornerai - io notai subito la tristezza nella sua voce e la rassegnazione di chi è costretta a rinunciare a propri sogni, sperando solo di avere una vita dignitosa con il poco denaro che poteva ottenere con quel misero lavoro in quello squallido ristorante.
Era impossibile per me lasciarla, era impossibile sopportare altro dolore. Così, senza esitazione io dissi :
- Non andrò al college -
- Non essere sciocca, certo che tu andrai al college - lei rispose guardandomi intensamente negli occhi.
- No ! Rimarrò qui... con te - quasi senza rendermene conto io mi inginocchiai di fronte a lei e la cominciai a supplicare - Rimani con me per favore ! Trasferisciti qui, mi hai detto che stai cercando una stanza -
- Ma... - Megan cercò di dire qualcosa, ma io continuai con le mie suppliche.
- Trasferisciti qui, tu non dovrai pagare nulla, potrai lasciare quel lavoro orribile e potrai cercare qualcosa di meglio senza nessuna fretta.
Megan mi guardò con i suoi meravigliosi occhi ambrati e come sempre io mi sentii come se lei stesse guardando in profondità nella mia anima. Desiderosa di mostrarle quanto tenessi a lei, mi prostrai ai suoi piedi ed io incominciai a baciare i suoi stivali, senza nessuna intenzione di smettere. Dopo cinque minuti io ero ancora lì, a baciare disperatamente i suoi piedi, dicendo di tanto in tanto:
- Ti prego…resta, io farò qualsiasi cosa - in quel momento, strisciando ai suoi piedi come un verme, io dovevo sembrare veramente patetica ai suoi occhi ma io non volevo rimanere di nuovo da sola e avrei continuato a baciare i suoi stivali per tutto il giorno, se fosse stato necessario.
- Ok ok , rimarrò - lei disse improvvisamente
Quando io udii le sue parole io finalmente smisi di baciarle i piedi e la guardai in faccia, con le lacrime agli occhi. Megan era raggiante, lei mi guardò per qualche secondo e poi con una risatina disse :
- Allora, non mi ringrazi ? -
Piena di gioia per la sua risposta positiva, io mi prostrai nuovamente davanti alla mia migliore amica nel mezzo della mia camera da letto e ripresi a baciarle gli stivali.
- Grazie , grazie mille -


2 Trasloco

- Questa è l'ultima - io dissi mettendo giù l'ultima scatola che conteneva tutti i possedimenti di Megan.

Mentre io ero a corto di fiato e le mie braccia tremavano e mi facevano un male incredibile, lei era seduta comodamente sulla poltrona vicino al camino, messaggiando con il suo smartphone e dondolando il suo piede sinistro. Io guardai per alcuni istanti le sue scarpe da ginnastica che erano molto vecchie e di scarsa qualità, ma ciò era ovviamente il massimo che poteva permettersi. Promisi a me stessa che Megan non avrebbe più indossato roba del genere, lei meritava molto di più. Il trasloco era stato difficile e faticoso ma io non potevo nascondere che per un attimo ero stata grata che Megan possedesse così poche cose, infatti se avessimo dovuto spostare tutte ciò che possedevo io, noi avremmo impiegato diverse settimane.

- Puoi dirmi di nuovo perché ho dovuto licenziare tutti i domestici ? Sarebbero stati di grande aiuto - le chiesi, gettandomi sfinita sul divano.
- Ti ho già detto che loro ti avrebbero ricordato il passato e se tu vuoi davvero andare avanti devi fare qualche sacrificio - disse Megan senza togliere gli occhi dal suo telefono.
- Ma potrei assumere nuovo personale - protestai con veemenza
- No, adesso possiamo prenderci cura della casa anche da sole e un po’ lavoro ti aiuterà a non pensare troppo - poi lei mi guardò per la prima volta da quando ero entrato nella stanza e mi chiese :
- Ti dispiacerebbe portarmi una tazza di tè ? -
- Certo - io dissi subito, correndo in cucina per soddisfare il suo desiderio.
Quando tornai in salotto, Megan era nella stessa posizione, sempre con il telefono tra le sue mani. Per un momento mi chiesi con chi si stesse scambiando messaggi, poi le porsi la tazza di tè facendo attenzione a non versare la bevanda con qualche movimento brusco. Prima di poter tornare a sederi sul divano lei mi chiese :
- Potresti essere così gentile da farmi un massaggio ai piedi ? Mi fanno così male, sai, è stata una giornata molto faticosa.
Quella richiesta mi sorprese molto perché ero stata io a fare quasi tutto il lavoro, sgobbando per ore e ore, ma non volevo iniziare la nostra convivenza con il piede sbagliato.
- Certo - io risposi con un largo sorriso tra le labbra e dato che lei non mostrò alcun segno di cambiare posizione, io mi avvicinai alla sua poltrona e mi sedetti sul pavimento con le gambe incrociate. Io incominciai a sciogliere i nodi delle sue scarpe da ginnastica ed avvertì subito il forte odore dei suoi piedi. Quando io rimossi delicatamente le sue scarpe, l'odore divenne sempre più intenso. I suoi calzini viola erano madidi di sudore ed erano così caldi tra le mie mani. Io guardai Megan per sapere quando cominciare ma lei mi stava completamente ignorando e solo quando lei mi diede un leggero calcio in testa, io iniziai il massaggio. Quella era la prima volta per me e non sapevo bene come agire, quindi io incomincia ad esercitare una leggere pressione sulla pianta del suo piede sinistro con i miei pollici. Megan non mi diede nessuna indicazione, così io pensai che lei fosse soddisfatta del mio lavoro o mi avrebbe certamente mostrato il suo disappunto. Io stavo massaggiando il piede sinistro da quasi dieci minuti quando lei appoggiò il destro sulla mia spalla, pericolosamente vicino al mio viso. Guardai di nuovo Megan in faccia ma lei mi stava ancora ignorando completamente. Non sapevo cosa fare, io ero seduta sul pavimento del mio salotto massaggiando i miei piedi della mia migliore amica che mi stava usando come un semplice poggiapiedi. Una parte di me voleva spingere via con violenza i suoi piedi e urlarle contro, una parte di me invece provava una sorta di piacere nell'essere in quella posizione così umiliante, ignorata e sottomessa. Cominciai a pensare che c'era qualcosa di sbagliato in me quando mi resi conto che io avevo piegato leggermente la mia testa di lato ed avevo avvicinato il mio naso al suo piede. L'odore era forte ma per qualche motivo io proprio non riuscivo a definirlo brutto e notai con preoccupazione che ogni annusata di quel profumo non faceva altro che aumentare in me il desiderio di affondare il mio naso in quel calzino madido di sudore.
- Massaggia l'altro piede - le sue parole mi riportarono alla realtà ed io mi affrettai ad eseguire il suo ordine. Quella volta Megan mise il suo piede libero direttamente sulla mia testa, il tallone che poggiava fastidiosamente sulla parte superiore della mia fronte. Noi rimanemmo in quella posizione per più di venti minuti, poi giunsero alle mie orecchie le parole che ormai stavo aspettando con trepidazione.
- Toglimi le mie calze - ancora una volta io obbedii immediatamente ed io rimossi delicatamente i suoi calzini viola, resistendo alla tentazione di affondare in essi il mio volto.

I piedi di Megan erano incredibili e ancora una volta io rimasi scioccata dai pensieri che passavano nella mia mente. Come potevo definire "incredibile" qualcosa di così disgustoso come i piedi ? Iniziai a massaggiare il piede sinistro ed io non potei fare altro che ammirare quella perfezione. I piedi di Megan erano piccoli e incredibilmente morbidi, le dita dei piedi non erano nè troppo lunghe e ne troppo corte ed i suoi talloni erano lisci come quelli di un bambino. Osservai con attenzione lo smalto nero sulle sue unghia che rendeva ancora più divini quei piedi favolosi. Ovviamente quello era il lavoro di Megan, perché lei non poteva permettersi una pedicure in un centro estetico.
" Ma da ora in poi lei potrà farlo “ io pensai all’improvviso, sognando di poter fare di persona la sua pedicure. Ancora una volta io diventai una sorta di poggiapiedi, infatti lei mi mise il piede destro sulla spalla, incominciando a giocare con il mio orecchio. Io stavo impazzendo, improvvisamente io persi il controllo e senza rendermene conto, io baciai rapidamente il suo bel piede. Pietrificata da quello che avevo appena fatto, io mi sforzai di allontanare la mia testa dal suo piede ma poi io sentii Megan dire :
- Continua - guardai con stupore la mia migliore amica e notai che ancora una volta lei mi stava ignorando, almeno in apparenza. Lasciandomi alle spalle le mie paure e cercando di non pensare a come sarebbe potuta cambiare la nostra relazione, io incominciai a baciare i suoi piedi nudi ed è molto difficile descrivere quello che provai quando le mie labbra toccarono la morbida pianta del suo piede, mentre io già sognavo di assaggiarlo con la mia lingua, ma non essendomi stato ordinato di farlo io continuai a baciare il suoi piede senza intenzione di fermarmi. Dopo alcuni minuti io non potei più resistere e diverse volte io misi il mio naso tra le sue dita perfette, annusando quell'odore che era diventato per me quasi un droga. Megan ridacchiò molte volte, ma non mi fermò. Quanto dovevo sembrare patetica ai suoi occhi e per un secondo io mi chiesi cosa stesse provando Megan in quel momento ad avere la sua migliore amica che le baciava devotamente i piedi e annusava il loro profumo come un cane da caccia. Improvvisamente, dopo un'ora, Megan si alzò e mi disse:
- Sono stanca, me ne vado a letto -
- Ok - io risposi un po’ delusa, poi mi affrettai ad aggiungere - Ti ho preparato la terza stanza -
- No, prenderò la camera padronale - lei rispose immediatamente dandomi un colpetto alla testa come se fossi un cane.
- Ma quella è la stanza dei miei genitori - io protestai
- I tuoi genitori sono morti e come ho già detto, devi dimenticare il passato. Quella sarà la mia stanza d'ora in avanti ed in questo modo essa non sarà più una fonte di sofferenza per te. Domani tu dovrai portare lì la mia roba, ora ho bisogno di riposare - e così dicendo lei se ne andò. Io rimasi seduta sul pavimento incredibilmente confusa.

“Come posso lasciarle prendere la camera da letto dei miei genitori ? ” io mi chiesi ma subito quella domanda mi sembrò stupida, infatti io avevo passato più di un'ora a massaggiare, odorare e baciare i piedi di Megan, ero stata persino la sua poggiapiedi.
Victoria Thomas poteva aver ereditato Thomas Manor, ma la vera signora di quella antica e nobile casa era Megan Gilles.

Mentre quegli strani pensieri affollavano la mia mente, qualcosa attirò la mia attenzione. Le scarpe da ginnastica di Megan erano rimaste vicino alla poltrona, con i calzini viola ancora al loro interno. Io avanzai a carponi velocemente in direzione delle sue scarpe e dopo aver tolto i calzini, io affondai il mio naso nelle scarpe da ginnastica di Megan e subito dopo incominciai a leccare con fervore le solette. Quando mi annoiai delle scarpe, io mi lanciai sui calzini che ho odorato, baciato e leccato con passione, mettendole poco dopo nella mia bocca, cercando di succhiare via tutto il sudore. Improvvisamente io vidi il mio riflesso nel grande specchio che ornava la stanza ed io osservai con attenzione quella ragazza messa a quattro zampe con delle calze sudate che le uscivano dalla bocca. Quell'immagine mi ricordò subito un cane con le pantofole del suo padrone in bocca e l'orgasmo più intenso di tutta la mia vita esplose quando io pensai che per tutto il giorno io non era stato altro che un cane per Megan.

(continua)
view post Posted: 31/8/2023, 10:26     +1Gli schiavi non pagano. Lo fanno i clienti ( e niente anticipi!l - Discussioni, Informazioni - BDSM & Fetish
Condivido i contenuti, meno il titolo perché, per togliersi una voglia, anche chi fosse / si sentisse "schiavo" può fare una sessione a pagamento.
E' la controparte (mistress pro) che non deve MAI scordare che il rapporto è quello fra fornitrice e fruitore di un servizio e comportarsi, sempre, di conseguenza con professionalità e rispetto (lato economico in testa e non solo).


CITAZIONE (Zilly @ 30/8/2023, 15:45) 
Ecco, esistono prodomme che pretendono di sovvertire la logica ed il comune buonsenso in virtù di non si sa bene quali regole del BDSM. Cercano di confondere le idee a persone ingenue o che si affacciano a questo mondo da poco. Usano termini quali "miei schiavi", "non sono una escort", "non sono una prostituta", "paga per dimostrare la tua devozione", "prima versa il tributo e poi parli con me", tutto a sproposito. Tributo, manco fossero sovrani. Mi sbellico dal ridere solo a pensarci.

Da scolpire nella pietra.
view post Posted: 28/8/2023, 23:27     +26Ciao Lover - Tra di Noi del Forum Legami di Seta
28 agosto 2023

Ci sono legami così uniti e incollati che nello staccarsi si portano via un pezzo di noi.

Ma, nonostante lo strazio e la commozione che ho dentro, non posso mancare l’ultimo saluto.

Forse non è un caso che per andartene tu abbia atteso proprio l'attimo in cui la tua creatura ha fatto registrare un record di cui saresti andato orgoglioso. Sono sicuro che lo stai festeggiando, in modo semplice, come tuo stile: in fondo basta una semplice birretta, se c'è la giusta compagnia.

Sei sempre stato di una disponibilità assoluta e di un’onestà cristallina. Coerente, coraggioso. Soprattutto LEALE.

Hai lottato con tutto te stesso per ciò in cui hai creduto, spendendoti per un’intera comunità, senza mai fare calcoli né chiedere o ricevere nulla in cambio e hai saputo preservare la tua anima dal cinismo, circondandola di valori di umanità. Una persona pulita, d'altri tempi.

Sei ancora così presente che è difficile abituarsi a credere che tu non ci sia più. La nascita di un nuovo giorno porterà con sé il dolore e la fatica di doverlo vivere senza più averti tra di noi, ma anche la consapevolezza di affrontarlo portando avanti quello che tu hai creato. Lo meriti e te lo dobbiamo. Ti promettiamo di impegnarci.

Ciao Lover.

view post Posted: 27/8/2023, 10:53     +1Catturato - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
17

Gianni raggiunse di buon passo Pontepedras. Venduti con ottimo incasso i funghi a Veranta e rifornitosi di cibo e acqua s’avviò verso il confine con Albor. Avvertì una sottile inquietudine montargli dentro. Si sentiva sollevato dal non essere più ridotto in schiavitù e in preda all’altrui arbitrio, ma tuttavia provava ansia e incertezza. Doveva superare in fretta il confine, pensava: ad Albor tornava a casa e si sarebbe sentito meglio.
La strada per il confine era attorniata di boschi e prati e poco frequentata. Si trattava di percorrere circa un miglio. Aveva fiducia sul fatto che le guardie lo avrebbero fatto passare, del resto aveva ancora la medaglia di Sdorn che poteva essere un bel biglietto da visita per poter varcare in sicurezza il confine.
Improvvisamente sentì un fruscio alle sue spalle, tutto divenne più scuro e si sentì cadere. Vide per un attimo due occhi folli e poi più nulla.

Si risvegliò in un accampamento militare, era sdraiato all’interno di una tenda ampia e ingombra di materiali. Si alzò con un forte giramento di testa e un Nero degli Squadroni della Morte gli si parò davanti.
“Seguimi!” disse con forte accento dell’est.
Gianni si sentì nuovamente perduto. Adesso aveva capito perché sentiva quella sottile ansia e irrequietezza, il destino aveva in serbo altro per lui. S’accodò al Nero e uscirono in un ampio cortile dove molti altri Neri erano impegnati in vari lavori. L’accampamento, che sembrava molto grande, si trovava in un ampio prato circondato dai boschi. Entrarono in una tenda con due guardie all’ingresso, lì vide un alto ufficiale seduto alla scrivania. Era tozzo, calvo e con barbetta nera, sui 50 anni. Il Nero che accompagnava Gianni salutò l’ufficiale portandosi il pugno al petto e se ne andò.
“Erborista ben sveglio. Ti domanderai cosa fai qui e io ti fornirò le risposte. Da oggi sei membro degli Squadroni in qualità di inserviente. Io comando questa falange che si chiama Ariete, una falange conta 1.000 Neri più vari inservienti. Mi chiamo Barone Vanaar e sono il tuo capo supremo finchè sarai negli Squadroni. Essendo inserviente infatti posso decidere di lasciarti libero. I Neri invece fanno parte degli Squadroni a vita. Col sangue si entra e col sangue si esce, bisogna uccidere per entrare negli Squadroni e essere uccisi per uscirne. Ovviamente in caso di tua diserzione sarai torturato e ucciso. E cosa fanno i nostri triangoli di assassini lo hai visto sui corpi della tua Padrona e del suo amante. Il mago tra l'altro era un evaso ricercato perchè per stare con lei aveva violato il divieto di accoppiarsi prima di raggiungere un livello adatto. L'Eletta poi …una Esiliata..." e il Barone sputò per terra. "Nessuno a Abser o a Hyyte piangerà dei rifiuti del genere. Grazie all'altra esiliata abbiamo saputo che eri un cercatore. Lei voleva liberare casa sua..." scosse la testa. "Comunque il tuo compito sarà trovare le erbe per Elrina che è una Vipera di Sht aggregata alla mia falange. Renderai conto a lei e cercherai le erbe che ti chiederà. Visto che sei stato a Perlaria la puoi intendere come tua Padrona. Ho deciso di liberarti dall’Eletta perché per la guerra servono erbe e i cercatori bravi sono pochi. Abbiamo ancora sacche di resistenza da piegare e forse a guerra finita avrai la libertà, ma devi rigare molto diritto nel frattempo. Sono stato chiaro?”
Il Barone aveva un carico di minaccia quasi naturale nel suo tono di voce.
“Sì Signore” rispose sgomento Gianni che era di nuovo nei guai seri
“Attendente portalo da Elrina!” ordinò e dal nulla comparve un Nero che condusse Gianni fuori dalla tenda fino ad un caseggiato in legno.
All’interno vide molti strumenti da laboratorio e una donna sui 30 anni bionda coi capelli lunghi che si muoveva tra vari tavoli dove bollivano dei preparati. C’erano altre donne impegnate nelle misture, forse velenose.
“Gianni suppongo. Bene, io sono Elrina. Il Barone ti avrà già spiegato la situazione e non voglio dilungarmi. Mi servono dell’acantum e del kods. Inoltre come sai i Neri assumono regolarmente il levario quindi quello portamelo sempre. Fatti dare qualcosa da mangiare e uno zaino e vai subito in cerca. Sappi che potresti essere seguito da un Nero, quindi non fare sciocchezze. A dopo”
Elrina era molto sbrigativa. Aveva lineamenti perfidi e sembrava una persona poco raccomandabile. Gianni mangiò, si preparò e uscì in cerca.
Trovò una discreta quantità di levario e molto acantum. Tuttavia non riuscì a trovare il kods. Non conosceva la zona e reputò quindi la sua cerca positiva. Il tempo nei boschi lo fece riflettere. Non poteva scappare dai Neri quindi doveva fare quello che gli era stato ordinato. Elrina sembrava una persona poco affidabile e temeva che potesse essere molto dura con lui. Tuttavia morta Ketira sentiva dentro di sè un vuoto. A Perlaria gli avevano impresso nella mente il fatto che gli uomini erano schiavi e le donne Padrone. Assurdamente senza una Padrona si sentiva perso, quindi in fin dei conti vide Elrina come un aspetto positivo della vicenda. Certo la passione che avevano per i veleni e le Vipere era un fatto poco rassicurante, ma finchè Gianni svolgeva i suoi compiti pensava che non aveva da temere.
“Ecco mia signora. Ho trovato acantum e levario ma purtroppo niente kods”
Elrina divenne gelida nell’espressione si fece portare un corto frustino. Gianni notò che calzava degli splendidi stivali neri stranamente lucidi pur essendoci fango ovunque.
“In ginocchio e togliti la camicia. Bene... mani sulla testa ” disse semplicemente.
I colpi arrivarono puntuali. Elrina aveva un fisico atletico quindi colpiva con una certa durezza. Dieci colpi segnarono la schiena del cercatore che cercò di non gemere per non infastidire la sua nuova Padrona. Gli insegnamenti di Perlaria lo aiutarono e finita la punizione strisciò fino agli stivali di lei, li baciò e chiese umilmente scusa per la sua negligenza.
“Vedo che Perlaria ti ha insegnato qualcosa di utile. Bene sappi che ti punirò ogni volta che lo reputerò opportuno. Le frustate di prima sono solo una parte della punizione. Stanotte dormirai sotto il mio letto con il peso mio e del letto sopra di te. Anzi non solo col mio peso…ma lo capirai dopo. Adesso vai a mangiare e lavati di torno”
“Sì Padrona”, disse Gianni usando il termine che sentiva più consono ad Elrina.

Tornò al laboratorio dalla mensa dopo essersi lavato al fiume. Una inserviente giovane sui 20 anni gli indicò dove doveva dormire. Gianni si sdraiò a terra e la ragazza spostò il letto della Padrona sul suo corpo. Era un letto semplice e poco pesante tuttavia la notte era lunga e non sapeva che effetti poteva avere a lungo. L’appoggio era costituito da un asse di legno flessibile che premeva soprattutto sulla parte dal torace in giù del corpo di Gianni. Dopo qualche ora giunse Elrina.
“Vedo che sei in posizione schiavo, bene. Mi piace tuffarmi a letto!” e si lanciò a corpo morto sul letto. Gianni sentì un dolore tremendo su tutto il corpo e gemette.
“Vedi di stare zitto quando soffri … conosco certi veleni che ti farebbero straziare dal dolore per ore. Quindi subisci in silenzio!” disse sadicamente la Vipera.
Il peso con Elrina era consistente, ma sostenibile. Il peggio però doveva arrivare. Elrina venne infatti raggiunta a letto da una inserviente che iniziò a fare l’amore con lei. Gianni faceva grande fatica a respirare compresso al suolo com’era. Pianse in silenzio per il dolore e la sensazione di soffocamento. Le due donne intanto si muovevano nel letto come indemoniate e Gianni sentiva i gemiti di piacere di entrambe. Non potè non eccitarsi a pensare alle sofferenze che provava lui a fronte del piacere delle Signore. Si sentì solo un verme schiacciato sotto splendidi corpi femminili. Mormorò un “grazie mie signore” e venne sfregandosi il cazzo contro la base del letto che lo tormentava.
“Chissà come soffre!” disse l’inserviente
“Sicuramente molto. Ma se lo merita. Quell’idiota non ha trovato le erbe richieste … cara stiamo in piedi sul letto così il peso è più concentrato e soffre di più!” disse sadicamente Elrina.
L'inserviente eccitata iniziò a leccare i capezzoli di Elrina che rimase in piedi a lungo a godersi i baci.
Gianni era straziato dalla pressione e essendo venuto non aveva il conforto dell’eccitazione. Subì passivamente e rassegnato il dolore e si impegnò a fondo per respirare.
Dopo un po’ l’inserviente se ne andò e nel letto rimase solo Elrina. Gianni si sentì un po’ meglio e s’addormentò quasi subito dopo.

L’indomani la Padrona s’alzò di buon mattino e lo liberò. Gianni dovette fare uno sforzo tremendo per sollevarsi dal suolo. Sentiva delle fitte quando respirava il che gli fece capire di avere forse una o più costole rotte.
“Passato una buona notte schiavo?” chiese ironica la Elrina.
Gianni non sapeva cosa rispondere. Ormai aveva poche cosa a posto nel suo corpo. Zarmia s’era presa la caviglia, Ketira naso e pollice destro adesso Elrina aveva preso le costole. Ogni Padrona lasciava un ricordo di sé sul corpo dello schiavo. Questo era un pensiero che fece inevitabilmente eccitare Gianni. Era fiero dei danni provocati dalle Padrone al suo corpo. A Merlan si diceva “bandiera rotta è l’onore del capitano”. Nel caso il corpo rotto era l’onore dello schiavo.
“Sì Padrona. Sono stato onorato di sostenere il suo corpo divino” disse con poco fiato Gianni
“Lo vedo dai tuoi calzoni che ti sei divertito ah ah” una macchia mostrava i segni della masturbazione notturna.
“Bene sono sempre più sorpresa del training che fanno a Perlaria. Noi donne dovremmo imporci ovunque. A Sht di fatto c’è un matriarcato, ma meno esasperato rispetto a Perlaria. Veniamo a noi, oggi dobbiamo andare a est. La falange va là perché deve reprimere una rivolta. Ci saranno 20 miglia da fare. Visto che non hai trovato il kods andrai a piedi mentre le inservienti donne siederanno sul carro. La prossima volta sono sicura che troverai le erbe richieste” disse la Padrona compiaciuta.
“Sì Padrona”
“Inoltre porterai due zaini uno con tutti miei stivali e l’altro con degli strumenti molto pesanti. Controllerò che tieni il passo per tutta la strada e se resti indietro sarai punito adeguatamente” disse con un tono quasi sensuale Elrina. Si capiva chiaramente che adorava maltrattare Gianni.
“Sì Padrona mi impegnerò a fondo” rispose sottomesso Gianni.
Gianni venne caricato come un mulo di due zaini e visto che aveva le mani libere l’inserviente che era l’amante di Elrina gli diede da portare in mano un pentolone usato per preparare i veleni. Si chiamava Bette, era una ragazza bruna capelli lunghi molto carina e canzonatoria.
“Porta anche questo schiavetto hihi. Voglio che sai che te lo faccio portare di mia iniziativa. Non è un ordine di Elrina. Certo è bello pesante vero?” lo dileggiò.
Bette era splendida e Gianni restò a lungo incantato a guardarla.
Gianni passò la giornata ad arrancare dietro il carro mentre Bette con le gambe a penzoloni lo controllava, pronta a riferire eventuali rallentamenti a Elrina. Era scalza sul carro e Gianni non potè fare a meno di restare ipnotizzato dai bei piedi della giovane che ballavano di fronte a lui. Li avrebbe adorati volentieri ma non gli era permesso. Doveva portare gli zaini e il pentolone per scontare la sua negligenza. La fatica era tremenda anche perché non riusciva a respirare bene sotto sforzo per via delle costole.
Dopo una breve pausa per mangiare a mezzogiorno il cammino riprese nel pomeriggio. Elrina giunse a cavallo a controllare Gianni.
“Come va il mio schiavo? Rallenta?” chiese a Bette.
“Così così, mia signora. Devo continuamente spronarlo” e fece l’occhiolino a Elrina.
“Male schiavo evidentemente sono troppo buona con te … ufff, mi tocca punirti ancora” disse Elrina in preda a falso sconforto.
“Togliti gli zaini e lascia il pentolone. Sdraiati a terra … bene ...” e salì con tutto il peso sul corpo di Gianni che emise un urlo lacerante vista la pressione sul costato lesionato la notte prima. Vide di sfuggita Bette che rideva del suo dolore . Elrina, in piedi sul torace di Gianni, fissava dall’alto la sofferenza dello schiavo che tuttavia cercò di non muoversi accettando il dolore imposto dalla Padrona.
“Bene adesso riprendi a camminare. Sono sicura che non rallenterai più. Cosa si dice ?”
“Grazie Padrona meritavo di essere punito” disse ansimante Gianni. Elrina se ne andò soddisfatta.
“Che cattiva che sono vero schiavo?” disse civettuola Bette.
“I-io … no non sei cattiva. Merito di essere punito … v-volevo chiedere se posso baciarti i piedi. Ti prego sento di volerlo fare. Adesso, dopo aver sofferto per te …” disse Gianni in preda ad una estasi masochistica.
“Ma certo, perché no … tuttavia ti concedo solo di leccarmi la pianta del piede … sai è molto sporca io cammino spesso scalza” e allungò i piedi verso Gianni.
“Grazie grazie” urlò quasi Gianni e iniziò amorevolmente a leccare quelle splendide estremità. I piedi della ragazza erano davvero sporchi, ma Gianni ingoiò con gioia tutto. Non ce la faceva più a resistere. Tuttavia il dolore al costato, la fatica, la polvere che doveva ingoiare dietro il carro quasi non erano nulla rispetto al tormento di vedere dei piedi magnifici di fronte a sé e non poterli adorare come meritavano. Ormai a Perlaria lo avevano reso schiavo per sempre delle donne. non c'era via di salvezza alcuna.
“Bravo lecchi bene. È un servizio che ti farò fare spesso, hihi”
Gianni quasi venne nuovamente nei calzoni.

La falange giunse in una radura e tutti iniziarono a montare l’accampamento. Era sera tardi e a Gianni venne concesso riposo dopo aver supplicato ancora e a lungo Elrina di perdonarlo per non aver trovato il kods.
L’indomani ci sarebbe stata battaglia e a vedere i volti feroci ma soprattutto gli occhi folli dei Neri Gianni si aspettava una carneficina.
Era davvero assurdo vivere nell'accampamento degli squadroni. i Neri erano sempre come assenti a livello mentale. Il levario li rendeva dei pupazzi che ubbidivano ciecamente agli ufficiali. tuttavia per Gianni non v'erano dubbi che erano soldati letali in combattimento.
Improvvisamente Gianni vide nove Neri salire a cavallo muovendosi in sintonia assoluta.
"Un grande triangolo bro. Stanotte stai al sicuro, le Ombre uccidono. il Barone non ama le battaglie campali eheh" disse un vecchio inserviente nel vedere lo sguardo meravigliato di Gianni.
I nove scomparvero quasi subito e sembrò che non fossero nemmeno mai esistiti.
Gianni esausto si portò al suo giaciglio e s'addormentò.
Sognò Bette tutta la notte.

(continua)
view post Posted: 14/8/2023, 11:33     +1Il disabile - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Seconda parte

Non so quanto tempo sia passato dal momento in cui sono stato narcotizzato … quando riprendo lentamente i sensi e ricomincio a veder pian piano qualcosa, mi rendo conto di essere in un locale molto grande, completamente ricoperto di pannelli insonorizzati tipo quelli degli studi discografici. Le luci sono abbastanza forti, o almeno è l’impressione che ho mentre la vista mi si schiarisce. Pian piano riacquisisco la sensibilità, fino a rendermi conto di essere completamente nudo e legato strettamente a una sedia: i polsi sono incrociati dietro la schiena, molto alti e fissati al collo con un cappio, nonché tirati verso il basso e collegati alla stecca che unisce le due gambe della sedia; le cosce molto divaricate, con le ginocchia fissate alla seduta e le caviglie legate all’indietro alle gambe della sedia stessa: le corde mi fasciano il petto sopra e sotto, evidenziando i capezzoli e al contempo tenendomi immobilizzato alla spalliera. Mi hanno riempito il palato con un qualche panno molto grosso ben appallottolato, fasciandomi poi strettamente la bocca con nastro adesivo, molto nastro adesivo. I testicoli sono avvolti con spago e strizzati, mentre l’asta del pene è costretta, sempre con spago, sia alla base che sotto il glande con un vibratore ancorato alla seduta che mi sollecita l’erezione direttamente schiacciato sul prepuzio. Una volta rinvenuto completamente, mi rendo conto di essere anche impalato sulla sedia da un dildo molto lungo e largo! Provo a emettere un qualche suono, ma comprendo solo ora di cosa significasse “imbavagliamento pesante”: quasi non sento io stesso i suoni da dietro quel bavaglio!
Lo zio è davanti a me sulla sua carrozzina, senza pantaloni e mutande, e con il cazzo duro in mano mentre si masturba guardandomi. Sarà anche sulla carrozzina, ma ha un arnese notevole …
Non vedo al momento il nipote, ma non posso muovere il collo più di tanto, quindi potrebbe essere anche dietro di me o di lato. Fisso lo zio, come per capire cosa succederà ora, ma lui continua a masturbarsi lentamente guardandomi senza parlare. Intravedo diverse videocamere, che riprendono da più angolazioni, ma ancora non vedo il nipote e non ne percepisco la presenza. Vedo svariati “giocattoli” fare bella mostra su un tavolo, costrittori, corde, manette, cavigliere, catene, dildi, vibratori, pinze per capezzoli, bavagli, maschere, fruste… una fiera del sadomaso.
Improvvisamente si apre una porta che neanche si distingueva sul muro, a causa dei pannelli che la ricoprono, e il nipote entra nella stanza: è vestito con un paio di pantaloni di pelle nera che lasciano i genitali fuori, e una maglia nera corredata di cappuccio tipo passamontagna in pelle, calato solo subito sopra gli occhi. Si avvina alla carrozzina dello zio, sempre con il cazzo in mano, iniziando anche lui a fare lo stesso.
“Si è svegliato… ci ha messo un po’”
“Devi usare meno narcotico, te l’ho detto …”
“Si, forse ho esagerato un po’. Ti va bene come l’ho legato?”
“Si, esattamente come lo volevo per iniziare. Ora mettiti il cappuccio, poi pinzagli i capezzoli con i morsetti piccoli”.
Ascolto la conversazione abbastanza surreale, come surreale è l’abbigliamento e la situazione in generale, mentre cerco di muovermi un minimo, confermando soltanto il fatto di essere legato molto stretto. E’ chiaro che nelle riprese video non vogliano che sia riconoscibile il nipote, infatti si cala completamente il cappuccio di pelle, dotato di fori per gli occhi, il naso e la bocca, ma che non lascia spazio alla visibilità dei tratti somatici… Viene verso di me dopo aver preso dal tavolo le pinze per capezzoli che lo zio ha chiesto di applicarmi e, dopo essersi soffermato a toccarmi tra le gambe, come per verificare che il vibratore stia facendo il suo lavoro di sollecitazione, mi stringe i capezzoli con le dita per poi applicarvi le pinze. Sono abbastanza dolorose anche se sopportabili. A questo punto si abbassa per toccarmi i piedi, li accarezza e va ad infilarsi tra le dita per poi passare sotto le piante: quando si rialza vedo che il pene gli si è drizzato e inturgidito notevolmente, forse non è solo lo zio il feticista!
“Mettigli il collare di pelle e stringilo, … stringilo molto, voglio che il cazzo gli diventi bello duro da evidenziare lo spago…”
Senza proferire parola il nipote prende dal tavolo un collare di pelle nera e, dopo avermelo passato attorno al collo già stretto dal cappio che lo collega ai polsi, lo chiude dietro e inizia a stringere fino a portarmi a una respirazione abbastanza ridotta per cui la carenza di ossigeno amplifica l’eccitazione causata dal vibratore sul prepuzio. Sento il pene indurirsi molto, così come i testicoli già avvolti dallo spago… La sensazione di piacere diventa molto intensa, ma la respirazione si fa invece affannosa.
“Cazzo se mi eccit a… continua così … anzi, bacchettagli i piedi con la verga piccola … senza esagerare però”, esordisce lo zio che da tutta l’impressione di godersi veramente molto il modo in cui mi stanno seviziando. Inizia a bacchettarmi le piante dei piedi legati, alternandosi a sinistra e a destra con vergate leggere ma che si fanno sentire abbastanza. Incredibile quanto la cosa mi provochi sia dolore che eccitazione!
Lo zio si avvicina a me con la carrozzina e si posiziona in maniera tale da potermi prendere in mano il pene legato e sollecitato dal vibratore, senza disdegnare di strizzarmi i testicoli: mi provoca diversi sussulti, accompagnati dalle vergate sulle piante dei piedi. Giocherella con le pinze sui capezzoli e la cosa gli fa letteralmente scoppiare di eccitazione il cazzo che continua a masturbare. Dopo qualche minuto si allontana e, una volta posizionatosi dove era prima:
“Prendiglielo in bocca… succhialo per bene ma non farlo sborrare” ordina al nipote, il quale esegue con piacere.
Me lo prende tutto in bocca legato com’è, dopo aver allontanato il vibratore schiacciato sul prepuzio per poi spingerlo sui testicoli mentre mi lecca l’asta, devo dire con molta avidità. Mi lavora con la bocca per qualche minuto, avendo cura di non farmi venire, come indicato dallo zio… finché:
“Ora fermati e rimettigli la testa del vibratore sulla punta del cazzo. Poi inclina la sedia, voglio metterglielo tra le mani”.
Eseguito quanto richiesto e rifissato il vibratore al pene, reclina la sedia all’indietro mentre lo zio si posiziona con la carrozzina dietro di me.
Sento il suo pene infilarsi tra le mani legate incrociate e tirate verso il collo, umido di umori e turgido.
“Muovi le dita, masturbami”, mi dice in modo autoritario
Non è facile farlo, i polsi legati incrociati verso l’alto non mi consentono molti movimenti e per di più ad ogni tentativo la corda che me li collega al collo si stringe, come se non bastasse il collare di cuoio che mi hanno messo. Faccio quello che posso, usando soprattutto le dita per masturbarlo… Non ci vuole molto prima che mi schizzi copiosamente sulle mani legate, ansimando di piacere. Il liquido caldo mi cola dai palmi e dai polsi, ma lui continua a farsi masturbare senza togliersi.
“Abbiamo fatto bene a incontrarlo. Questo mi sta mandando ai pazzi così legato!”, esclama.
“Abbiamo solo cominciato. Vuoi tenerlo ancora legato così?”
“No… levagli il collare. Poi narcotizzalo, slegalo dalla sedia e incaprettalo sul letto, è ora di usare la bocca”.
Senza replicare, il nipote riporta la sedia in posizione eretta per poi andare al tavolo e prendere una boccetta scura e un panno.
“Non esagerare, non voglio che si svegli tra un’ora. Addormentalo il tempo necessario per legarlo e incaprettarlo sul letto. Usane poco”.
Dopo un cenno di assenso, vedo che il panno viene imbevuto mentre il nipote viene dietro la sedia… quasi immediatamente il panno imbevuto di cloroformio mi viene premuto sul viso e sulla bocca tappata dal nastro adesivo, obbligandomi a respirarne l’odore acre per diversi secondi, finché nuovamente perdo i sensi e tutto torna buio.
Inizio a riprendere i sensi.
Il buio lascia lentamente spazio prima al chiarore poi pian piano alla luce finché la vista rientra nelle mie facoltà: svanisce lentamente l’intorpidimento, fino a rendermi conto di essere legato sul letto e strettamente incaprettato piedi, mani e collo. Le caviglie unite sono collegate ai polsi legati incrociati dietro la schiena come quando ero sulla sedia, collegati a loro volta al collo con un cappio scorsoio. Il petto è strettamente fasciato sopra e sotto, sempre evidenziando i capezzoli, anche se sono sdraiato sulla pancia; le gambe legate anch’esse sopra e sotto le ginocchia, praticamente immobilizzato. Sotto il mento ho due cuscini che mi mantengono la testa rialzata, probabilmente per non farmi strangolare dal cappio intorno al collo mentre ero svenuto… completa l’opera un bavaglio ad anello molto largo che mi hanno ficcato in bocca per tenerla ben spalancata, al momento riempita con un dildo in lattice fissato attraverso l’anello stesso per impedirmi anche solo di mugolare. Non manca ovviamente un plug anale, tenuto fermo dalle corde che mi passano tra le natiche e i genitali, anche se non sento costrizioni né al pene né ai testicoli che prima mi avevano invece legato strettamente. Vedo il nipote riprendermi con la videocamera, girandomi attorno per fissare tutti i particolari mentre lo zio si avvicina con la carrozzina, sempre con il pene in erezione, con una bacchetta in mano… Mi rendo conto che il letto è abbastanza basso e capisco anche il perché: per consentirgli di scoparmi in bocca avvicinando la carrozzina al bordo, il cui materasso fuoriesce abbastanza da dargli modo di farlo agevolmente. Tutto ben organizzato ovviamente.
“Voglio scopargli la bocca ora che si è svegliato. Attacca la corda della carrucola e tiragli su le gambe, poi togli i cuscini… riprendi da vicino mentre lo scopo e soprattutto quando gli vengo in bocca”
“Tranquillo, tolgo prima i cuscini, poi lo aggancio”.
Sul momento non comprendo cosa vogliano fare esattamente finché, sfilati i due cuscini da sotto il mio viso, lo sento passare una corda tra le ginocchia, a cappio, che poi viene tirata verso l’alto: lo sferragliamento mi suggerisce che la corda sia stata attaccata ad un gancio scorrevole, una carrucola appunto, atta a tirare le mie gambe verso l’alto. In questo modo il mio busto si inclina verso il basso, il resto è semplice da immaginare…
Tolti i cuscini, la pressione sul collo diventa molto costrittiva e devo cercare di rimanere in tensione con piedi e gambe per alleggerire i polsi che altrimenti fanno serrare ancora di più il cappio: una vera tortura, molto intensa devo dire. Lo zio è davanti a me con la carrozzina e il mio viso è praticamente tra le sue gambe, con il pene che mi tocca le guance… Con fare sovraeccitato mi sfila il dildo che mi tappa la bocca, lasciandola spalancata dall’anello, poi con le dita si infila dentro a cercare la lingua… mi spinge due dita quasi fino in gola, mentre con l’altra mano si masturba, come preparandosi a penetrarmi. In quel momento sento il nipote leccarmi i piedi legati, mi ricopre le piante di saliva e continua a leccarmele per poi passare a infilarsi le dita completamente in bocca, succhiandole.
Lo zio passa la bacchetta al nipote:
“Frustagli il culo mentre lo scopo”, gli dice.
Mi blocca la testa con entrambe le mani e guida verso il suo cazzo dritto e duro, fino a farlo sparire dentro la mia bocca attraverso il ring.
Mi arriva praticamente in gola e quando sborra termina la sessione.

FINE
view post Posted: 13/8/2023, 11:52     +1Catturato - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
12

Gianni si decise e mangiò quasi con rabbia il fungo crudo.
La sensazione iniziale fu un formicolio alla base della nuca. Poco tempo dopo ci fu un’esplosione di vita dentro di sé. Sentì il desiderio assurdo di denudarsi. Tenne solo le scarpe e si lanciò in una corsa a perdifiato nel bosco. Sembrava che il terreno scorresse sotto di lui. Si sentiva in una sorta di ebbrezza mistica e vedeva le luci dilatarsi in aloni multicolori. Non avvertiva fatica e sentiva il bisogno irrefrenabile di ridere. Era in balia dell’effetto del fungo ma gli pareva di stare molto bene.
Corse in avanti per un tempo interminabile e senza logica alcuna fino a che vide una scia nel terreno. La seguì quasi soffocato dalle risa continue. Arrivò in una radura e vide un essere di luce che raccoglieva ramoscelli. Era una donna splendida.
Cercò di parlarle ma le frasi erano sconnesse. il riso continuo gli impediva di parlare in maniera comprensibile. Lei lo guardò e gli parlò ma Gianni non capì nulla, si sentì solo cadere lentamente come una piuma e perse conoscenza.
Si risvegliò in una tenda.
Aveva dei brevi flash della realtà in cui percepiva una donna vicina che cantava una nenia. Ogni tanto gli veniva data acqua da bere e del brodo densissimo da mangiare.
Vedeva solo delle mani femminili che lo imboccavano e sentiva continuamente quel canto dolce e ripetitivo in una lingua sconosciuta. Non riusciva a essere vigile per più di pochi istanti. Il resto del tempo dormiva inframezzando incubi a sogni piacevoli.
Avvertiva spesso un forte caldo e pensò di essere febbricitante, malgrado ciò si sentìva al sicuro dov'era.
Il terzo giorno la mattina si svegliò e rimase vigile più a lungo. Notò di trovarsi sdraiato su un tappeto multicolore all'interno di una tenda marrone dalla forma semisferica.
C'era una fioca luce che entrava da un'apertura. Si sentiva molto meglio, la sua mente sembrava tornata in sè. Il corpo tuttavia era quasi bloccato. Tentò di muovere prima le mani e poi tutto il resto, ma faceva una certa fatica. Solo dopo molto tempo e molti sforzi sentiìi suoi muscoli rispondere correttamente.
Era ancora sdraiato quando vide scostarsi una tenda ed entrò una donna sui 60 anni, capelli lunghi e grigi fisico magro. Aveva degli occhi azzurri molto penetranti; vestita di una tunica verde portava stivali verdi ai piedi.
"Ben sveglio" disse con tono enfatico
"D-dove .... "
Gianni faceva fatica a parlare. dovette quasi farsi violenza per articolare le parole.
"Dove sono, mia signora?"
"Sei al Rifugio. Mi chiamo Dellena e guido questa comunità. Questo è un luogo di preghiera dedicato alla Dea Madre. Qui ci sono Elette e donne comuni che vivono nella natura e rendono gloria alla Dea. Qui non ci sono guardie, prigioni o cose maligne, solo armonia preghiera e meditazione"
"C-come ci sono arrivato?"
"Avevi i sintomi da Maestro Dorato. E’ stato lui a guidarti verso la salvezza. Ti abbiamo curato per tre giorni. il Rifugio fa parte di Perlaria, ma gode di grande libertà. abbiamo nostre usanze e non quelle di Perlaria. Tuttavia questa comunità non ammette uomini. Ci sono qui 55 fra donne e Elette che sono state scelte da me e da chi mi ha preceduta. Per questo tu dovrai ripartire domani. Il Patto tra il Consiglio Delle Supreme e il Rifugio lo prevede. Aiutiamo tutti, ma solo chi è scelto può rimanere."
Gianni ricordò di aver mangiato il fungo, ma non i minuti o le ore successive. La voce di Dellena era calda e ipnotica.
"D-domani devo andare ma dove? se torno indietro mi giustiziano" chiese Gianni con voce implorante.
"Non tornerai indietro. c'è una strada che porta a nord verso le terre selvagge. La seguirai e da lì potrai tornare al tuo paese. Sei di Albor vero? si sente l'accento. Dalle terre selvagge potrai tornare a Albor. Domani ti darò le indicazioni. Adesso riposa che ne hai bisogno"
Dellena appoggiò la sua mano sulla fronte di Gianni che si sentì assopire.
"Sì, mia signora" e cadde addormentato.

L'indomani Gianni si risvegliò all'alba pieno di energie. Dellena entrò poco dopo nella tenda. Gianni era in piedi che stirava gambe e braccia.
"Oggi sei in forma vedo. bene è tempo per te di partire"
"Sì, mia signora. Voglio tornare a casa" e gli uscì un tono quasi infantile nel dirlo.
Dellena lo accompagnò fuori.
La tenda era isolata nel bosco tuttavia poco distante si intravedeva una radura con altre tende e case sugli alberi. Fecero in silenzio pochi minuti di cammino e giunsero ad un altare.
"Scegli se vuoi la libertà dal marchio! Io posso liberarti qui e ora. Ma dovrai darmi in cambio un dito di ciascuna mano. è necessario per sciogliere il nodo che ti vincola alle Elette. Se non lo farai ogniqualvolta incontrerai una di loro potrai essere ridotto in schiavitù"
Apparve improvvisamente e quasi dal nulla una donna vestita di rosso sangue, con un'accetta in mano piena di decorazioni.
Gianni era terrorizzato all'idea di perdere due dita. Si sentì un vigliacco, ma pensò che ad Albor non avrebbe più incontrato Elette quindi rifiutò.
"Come vuoi, andiamo".

Raggiunsero rapidamente un sentiero ampio che si snodava nel bosco.
"Qui parte il tuo viaggio. Tutto il sentiero ha delle statuette di legno che rappresentano la Dea. Lei ti ha salvato conducendoti qui e devi esserle grato per sempre. Le statue ti daranno la direzione. Arriverai ad un passo, passo Soller si chiama. Ci sono delle guardie di Perlaria e probabilmente anche un'Eletta che le comanda a guardia del confine. Dovrai mostrare loro questa e ti faranno passare"
Era una medaglia con la lettera R all'interno di un triangolo in rilievo.
"Prendi anche questo" e Dellena gli diede una zaino con cibo acqua e una mappa.
"Dopo il passo arriverai a Sfronleon un piccolo villaggio. Lì potrai dormire, ti ho messo dei soldi nello zaino. A Sfronleon incrocerai una strada: prendi verso est fino a Pontepedras dove c'è il confine con Albor. Ci vuole tutto il giorno per arrivare da qui a Sfronleon e 2 giorni per il tratto da lì a Pontepedras. in quel tratto sulla mappa c'è indicata una trattoria dove potrai dormire. Non viaggiare mai di notte, il nord è molto pericoloso sia per gli animali che ci sono nei boschi che per le persone. Buon ritorno a casa!"
Gianni era commosso dalla bontà di Dellena, si inginocchiò e le baciò gli stivali con un rispetto assoluto.
"Grazie mia signora" disse rimanendo in ginocchio con le lacrime agli occhi.
Dellena se ne andò e Gianni iniziò allegro a camminare sul sentiero.
Stava tornando a casa !

(continua)
view post Posted: 12/8/2023, 09:58     +1Catturato - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
11

Ketira aveva spronato il cavallo fino allo spasimo. Sentiva dietro di sé il fiato sul collo delle Inquisitrici. Era solo suggestione pensò, ma cercava di convincersi invano.
Arrivò a casa di sua madre Manelle di buon mattino dopo aver cavalcato molte ore. Entrò in casa dalla porta sul retro forzandola con un pugnale.
“OOOHH”
Manelle trasalì nel vedere sua figlia comparire all’improvviso sporca e col volto terrorizzato.
“Madre, prepara cibo per 4-5 giorni cercami abiti nuovi e vestiti per andare nei boschi. Abbiamo pochissimo tempo! Vado a preparare il carro che spero sia sempre nel solito posto. Quando saremo partite ti dirò tutto. Non c’è tempo!”
Ketira trasmise la sua ansia alla madre che scattò dalla sedia e si mise all’opera. Manelle era stata un’Eletta e sapeva cos’era quell’agitazione. Era il senso di pericolo che solo le Inquisitrici potevano instillare in un’Eletta.
“Dov’è Gianni?” chiese poi Ketira mentre la madre s’arrabattava a prepararsi per la partenza.
“E’ fuggito 5 notti fa …. mi dispiace figliac, qualcuno lo ha aiutato dandogli un qualche attrezzo con cui si è liberato. Io non l’ho perquisito dopo il campo di lavoro. Mi dispiace figlia mia, non sapevo come avvisarti visto che eri in missione”
“Maledizione! È una pessima notizia ma cercheremo comunque di fare senza” e deto questo Ketira uscì a preparare il carro. rientrò rapidamente e si posizionò sulla finestra che dava sulla strada. Guardava con paura e temeva l’arrivo delle Inquisitrici da un momento all’altro.
Manelle fu molto rapida nel prepararsi. Caricarono il carro, aggiogarono il cavallo di Manelle e partirono senza altri indugi.
“Cosa è successo figlia mia?”
“E’ fallito tutto”
A Ketira vennero le lacrime agli occhi
“Le Supreme della mia fazione sono state torturate e giustiziate dalle Inquisitrici. Ero a Xotune con il compito di prendere il villaggio in caso il cambio di governo avesse creato delle sommosse. Con me c’erano guardie e alcune donne. Ieri sera mi è arrivato un messaggio da un corriere. Era di Lendora la mia superiore. Teranna ha preso il potere per la fazione conservatrice, si è autoproclamata Madre Suprema e ha convocato le Inquisitrici da Urgal. Il nostro tentativo di prendere la maggioranza del Consiglio è fallita. Tutte quelle che appartengono alla mia fazione sono state dichiarate decadute dallo stato di Elette e condannate a morte per impiccagione. Lendora stava a Hyyte e ha saputo quasi subito quello che era successo. Ha avvisato tutte.”
Manelle restò affranta da quello che aveva sentito. Conosceva Teranna che ricordava essere un' Eletta imperscrutabile, nessuno poteva avere anche solo una vaga idea di cosa pensasse. lLaveva conosciuta in un campo di lavoro anni fa. Il vero potere sta nell'ombra pensò.
“Questo significa che Eldora è rimasta a Hyyte e che noi siamo costrette all’esilio?” domandò con tristezza Manelle.
“Eldora, bambina mia ...”
Ketira pianse ma si riprese in fretta. Eldora era al sicuro, nessuno sapeva che fosse figlia sua. Si disse che doveva focalizzarsi sulla sua stessa sopravvivenza e e su quella di sua madre.
“Sì madre, stiamo andando a Kolpjk; da lì prenderemo il cammino segreto delle paludi per raggiungere il confine con Albor. Non c’è altro posto dove andare. Il nord è selvaggio e in guerra, il confine sud troppo distante e per mare ci sono continui controlli sulle navi. Andando a est tuttavia, arrivate al confine, se le Cacciatrici sapranno già saremo in grossi guai”
“Usano il solario” sospirò Manelle.
“Già”
Ketira pensò a quell’oggetto a forma di uovo che segnalava la presenza dell’aura di Elette. Si illuminava e indicava la direzione dove trovarle. Lo usavano sia le Inquisitrici che le Cacciatrici.
“Senza Gianni non possiamo tornare a Merlan. Sarebbe impossibile spiegare perché non c’è Eldora e ci sei tu che eri creduta morta. Andremo a Loper, faremo finta di essere donne del nord scappate dalla guerra che imperversa là”
Nessuna ebbe più voglia di parlare, il viaggio che le aspettava era pieno di pericoli.
E il carro andava veloce sulla strada verso la salvezza sperata.

Una squadra a cavallo giunse alla casa di Manelle. In testa c’era una Inquisitrice. Vestito di pelle nera e passamontagna che celava il volto mostrando solo gli occhi.
Erano occhi crudeli. Calzava stivali neri come la notte.
Dietro 10 guardie con lo stemma della mano che lancia un fulmine. Lo stemma delle Inquisitrici.
L’inquisitrice entrò nella casa vuota mandando le guardie a controllare nelle stanze e nel cortile.
Il solario che teneva in mano brillava debolmente. La preda era fuggita ormai da qualche ora.
L’inquisitrice era molto giovane, nominata pochi giorni prima per la crudeltà che aveva mostrato alla scuola delle allieve Elette. Fu nominata quasi d’urgenza e prima di finire i suoi studi perché c’era da fare un grosso lavoro di pulizia a Perlaria, così le dissero. Lei ne fu ben lieta perchè non vedeva l’ora di avere dei giocattoli umani da torturare.
“Scappa, scappa … ma sarai mia presto!” disse passandosi la lingua sulle labbra.
Pregustava le torture che avrebbe imposto a Ketira la traditrice. Lendora aveva fatto il suo nome dopo ore di sofferenze innominabili. L'Inquisitrice l’aveva lasciata in vita solo per poterla torturare ancora a lungo quando sarebbe tornata. S’era divertita molto e non vedeva l’ora di rimettersi all’opera. Non ci sarebbe stata più una maestra a fermarla adesso. Si sarebbe lavata i piedi con il sangue di Ketira e all’idea si bagnò tra le gambe.
"Mia signora Selina ..." domandò il capo delle guardie, un guerriero calvo e possente. Nel suo tono traspariva la paura che provava per l'Inquisitrice. Poteva avvertire il male che dimorava nella sua mente.
"Andiamo! verso est !" disse euforica l'Inquisitrice.

(continua)
view post Posted: 11/8/2023, 11:31     +1L'inadeguatezza della società verso il bdsm - Discussioni, Informazioni - BDSM & Fetish
CITAZIONE (Zilly @ 9/8/2023, 19:01) 
Io sarò un po' controcorrente, ma penso che certe cose debbano restare nel privato di ognuno di noi.
Mi spiego: tutti sappiamo come nascono i bambini, ma di certo non tutti vorrebbero vedere ad angoli di strada due persone che zompano. Non capisco perché si pretende invece di voler ostentare in publico certe cose che ne sono l'equivalente, ad esempio perché uno dovrebbe sorbirsi al ristorante un lui che mangia seduto al tavolo mentre la sua lei è sotto il tavolo e mangia da una ciotola?
Io non penso che molti di voi avrebbero piacere che un collega vi raccontasse delle sue mirabolanti imprese sessuali fatte il giorno prima mentre pranzate assieme.

Quoto al 100%.
Detto ciò mi permetto di osservare che "cultura BDSM" mi sembra un riferimento esagerato. E perfino auto-ghettizzante.
Non è una critica, solo una mia riflessione.
view post Posted: 11/8/2023, 11:25     +2Il disabile - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto trovato sul web, dal sito/blog foxtied.xyz, autore Fox
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Prima parte

Su uno dei siti di incontri sadomaso che leggo più di frequente, attira la mia attenzione questo annuncio:

Cerco sottomesso per esaudire le fantasie sadomaso di mio zio disabile e in carrozzina, ma con parti intime più che funzionanti. Io provvederò a legarti come più aggrada lo zio e sarò necessariamente presente per tutto l’incontro: scatterò foto e farò riprese video. Richiesta disponibilità orale e anale con predisposizione alla tortura a mezzo diversi giocattoli e accessori; immobilizzazione in posizioni costrittive e imbavagliamento pesante. L’incontro durerà un weekend intero e chi si proporrà sappia che resterà sempre legato o incatenato, anche per usufruire del bagno per le proprie necessità fisiologiche o per mangiare. Lo zio è facoltoso e benestante, ed è quindi disponibile a pagare un rimborso spese, ma non saranno accettati mercenari che lo fanno per mestiere. Garantita la discrezione e la privacy, ospitando in una villa nelle campagne del viterbese”.

Rileggo il testo diverse volte, riflettendo … cerco di immaginare in quale maniera un disabile in carrozzina possa dare corso alle sue fantasie sessuali, dando un ruolo al nipote nel contesto. Per curiosità decido di rispondere all’annuncio, chiedendo semplicemente ulteriori delucidazioni.
A sera inoltrata mi arriva una mail che riporta quanto a seguire:

Ciao. Grazie per aver risposto all’annuncio. Cerco di farti un quadro più completo e specifico di quanto richiediamo. Lo zio, come avrai letto, è in sedia a rotelle in quanto ha subito un trauma alla spina dorsale che gli ha paralizzato le gambe: ma solo e unicamente le gambe, infatti tutto il resto funziona alla perfezione. Risulta però ovvio che lui non avrebbe la possibilità di legarti, imbavagliarti e fare altro se non con il mio ausilio. Quello che chiediamo è la disponibilità a subire bondage e sevizie sessuali, inclusa penetrazione orale e anale, nelle posizioni che possano consentire allo zio di interagire. Sottolineo che la parte importante è quella delle riprese video, che poi verranno ovviamente usate per autoerotismo in secondo momento. Sostanzialmente io provvederò a legarti e imbavagliarti nelle posizioni che lo zio mi indica, dando poi a lui spazio per seviziarti o provvedendo io a quello che mi chiede di farti. Io sono bisex, quindi ti anticipo che, se e quando me lo chiede, potrei anche io scoparti in bocca o dietro, oltre che a posizionarti in modo tale che questo sia fattibile da lui. L’ingoio è parte fondamentale, soprattutto nelle riprese, sappilo da subito con ovvia garanzia di sanità totale. Sarai sempre nudo, ben legato e imbavagliato, per tutto il weekend: mangerai legato, andrai in bagno legato e dormirai legato al letto con genitali costretti e ben tappato analmente, sempre ripreso in video. Lo zio è anche estremamente feticista per i piedi, quindi saranno oggetto di molte attenzioni, e per questo motivo ti chiederei di inviare qualche foto dei tuoi piedi. In merito al rimborso spese, ribadendo che mercenari non saranno presi in considerazione, lo zio è disposto a pagare 2.000 euro: tieni presente che cerchiamo una persona sottomessa che sia disponibile anche a incontri duraturi nel tempo. Ultima cosa, per completa trasparenza: allo zio piace vedere il sottomesso narcotizzato, quindi useremo del cloroformio quando lo riterremo opportuno. La cosa non deve preoccuparti, già il fatto che te lo diciamo in anticipo dovrebbe tranquillizzarti sulle intenzioni prettamente feticistiche della cosa, senza altri fini. Ora a te riflettere se interessato”.

WOW!, penso dopo aver riletto due volte la mail… anche il cloroformio!
Mi prendo del tempo per riflettere, la proposta è interessante e fuori dal comune, ma richiede attenta ponderazione.
Faccio passare un paio di giorni, poi gli scrivo chiedendo se, accettando di incontrarli, sia possibile fare un minimo di conoscenza per valutare se andare avanti o meno. In sostanza andrei a casa loro, ma deciderei a seguito di approfondita conversazione conoscitiva.
La risposta mi arriva dopo un’ora:

Quello che proponi è fattibilissimo. Prima di eventualmente procedere possiamo conoscerci e dare seguito unicamente se ti ritieni soddisfatto: ti consiglierei di venire in abbigliamento comodo e in orario non troppo tardo di sabato mattina, in modo tale che se la cosa si concretizza non perdiamo troppo tempo del weekend. Ti pregherei di indicarmi una data a te disponibile, così da poterti inviare le indicazioni per poterci raggiungere. Grazie”.
La risposta mi soddisfa, così gli invio una mail con cinque foto indicando la data a due settimane dopo. Ricevo quasi subito mail di conferma con l’indirizzo della villa completo delle indicazioni di percorso, nonché i complimenti dello zio per i miei piedi!
Non seguono ulteriori contatti fino a due giorni prima dell’incontro, ossia il mercoledì mattina quando ricevo questa mail:

Buongiorno. Per noi confermato l’incontro di sabato. Andrebbe bene per le 10:30, visto che vieni da Roma. Se la parte conoscitiva sarà per te confacente, potremo procedere il giorno stesso e quindi ti fermerai sabato e domenica. Qualora la cosa dovesse concretizzarsi, il rimborso spese ti sarà liquidato in contanti, per ovvi motivi. Per estrema correttezza ti anticipo che, se dovessi accettare, sarai narcotizzato subito: tieni presente la cosa nelle tue riflessioni. Attendiamo risposta, grazie”.

Senza peli sulla lingua, devo ammettere! L’idea di essere narcotizzato mi intriga, ma non posso fare a meno di domandarmi come facciano ad avere il cloroformio … magari lavorano in ambito medico o farmaceutico, penso, ma mi rendo conto che forse questa domanda avrei dovuto porgliela. Vorrà dire che la farò direttamente, visto che con il passare del tempo sono sempre più intenzionato ad accettare almeno la parte conoscitiva. Faccio passare un paio d’ore, poi rispondo affermativamente alla mail, accettando di vederci il sabato mattina per le 10:30.

Sabato: mi avvio verso Viterbo intorno alle 9:15.
Come consigliatomi ho messo su un paio di pantaloni da tuta e una felpa, con delle sneakers ai piedi.
Percorro la Cassia con la testa affollata di considerazioni, dando spazio all’immaginazione su quello che troverò: non riesco ad avere un quadro evidente di come lo zio disabile possa “abusare” di me legato ma, a giudicare dalle indicazioni ricevute sembrano avere le idee chiare, almeno loro.
Le indicazioni ricevute sono molto chiare, arrivo senza problemi in una zona vicina al lago di Vico e mi addentro su una strada costeggiata da alberi… La percorro fino in fondo e arrivo per le 10:25 davanti alla villa. L’estensione è molto grande a giudicare dal muretto perimetrale con vegetazione ben curata. Non ci sono molte altre case intorno, in ogni caso non è proprio isolata. Suono al videocitofono e dopo pochi istanti il cancello automatico si apre. Percorso tutto il vialetto interno, arrivo davanti alla casa e vedo un uomo sui quaranta che mi indica dove parcheggiare, sotto una tettoia di pergolato, mentre mi viene incontro.
Sceso dalla macchina ci salutiamo e mi fa strada verso l’ingresso della villa.

“Complimenti, bella casa e bel parco”, gli dico.
“Grazie. Lo zio, come ti dicevo, è molto benestante. Purtroppo è in carrozzina per un incidente, avuto dopo la morte della zia”
“Mi dispiace. Quanti anni ha?”
“Non me lo avevi chiesto nelle mail, comunque ha 68 anni. Molto ben portati, disabilità a parte …”
“Prima di entrare, posso farti una domanda?”
“Certo!”
“Come fate ad avere del cloroformio?”
“Lo zio è proprietario di una farmacia, che ora io gestisco. Ho accesso a questo tipo di sedativo, non proprio cloroformio ma molto simile e con gli stessi effetti. La cosa ti preoccupa?
“Diciamo che mi intriga, non è proprio usuale, no?”
“Beh, neanche tutto il resto di quello che proponiamo lo è”
In effetti non fa una piega.

Entriamo nella villa e, oltre la porta di ingresso, si apre un enorme salone con grandi vetrate che danno sul giardino: parquet su tutta la superficie e arredamento in ciliegio che da una sensazione di calore piacevole. Due grandi divani in pelle nera, un televisore grande quanto casa mia che si staglia al centro di una libreria a tutta parete, ricolma di libri. Non manca neanche un bellissimo biliardo.
“Accomodati. Vado a chiamare lo zio”
Mi siedo quindi sul divano e attendo mentre lui si avvia su un corridoio in fondo al salone, guardandomi attorno e ammirando l’inequivocabile fascino dell’essere “benestanti”.
Passa qualche minuto, poi dal corridoio sbucano entrambi, con il nipote che spinge la carrozzina dove è seduto un uomo che non dimostra assolutamente gli anni che ha, molto giovanile, brizzolato e relativamente alto direi.
“Buongiorno e ben arrivato!”, mi saluta mentre vengono verso di me.
Mi alzo per salutarlo e mi stringe la mano con forza:
“Buongiorno a lei”, rispondo.
“Dammi del tu. Già questa maledetta sedia mi fa sentire vecchio, se mi dai del lei peggiori la situazione”, mi apostrofa sorridendo.
“Allora … facciamo questa chiacchierata. Beviamo qualcosa?”
“No, grazie. Sono a posto”
“Bene. Da dove vuoi cominciare?”, mi chiede mentre sia io che il nipote ci sediamo sul divano.
“Beh, la prima domanda che avevo era relativa al cloroformio, ma mi ha già spiegato tuo nipote”
“Immaginavo fosse una questione da porre: chiarito sicuramente come sia possibile averlo, ti dico che mi eccita molto veder narcotizzare il sottomesso e poi guardare mentre viene spogliato nudo per essere legato. Il vedere il corpo inerme mentre viene immobilizzato è una parte importante delle mie fantasie”
“Comprendo. Veniamo ai piedi: come mai?”
“Semplicemente trovo eccitanti dei bei piedi … morbidi, curati, femminili. Questo in un maschio mi ispira pensieri molto spinti, per questo ti ho fatto i complimenti per le foto e ho visto che ti piace calzare tacchi”
“Ho molti amici fetish che me le regalano, ma non ne ho portate”
“Non è importante. Sono attratto più dai piedi nudi che dalle scarpe anche se, qualora dovessero esserci ulteriori incontri, non disdegnerei di vedertele ai piedi e togliertele”
“Beh, siamo qui per capire se la cosa possa avere un seguito, quindi giusto parlarne”
“Veniamo alla parte centrale: sai cosa vogliamo fare, no? Hai domande da porre in merito?”
Ne avrei un milione, ma cerco di mettere a fuoco le parti più importanti, così rifletto per qualche istante prima di rispondere:
“Premesso che non riesco ad immaginare in quale modo ti potrebbe risultare fattibile avere contatti sessuali diretti, vista la condizione, perdonami il pragmatismo … una cosa mi lascia perplesso: parlate di imbavagliamento pesante. Cosa intendete e soprattutto perché, visto che non credo qualcuno possa sentire qualcosa”
“Tranquillo, apprezzo sempre il pragmatismo, in fondo ci sono sulla carrozzina, non è che possiamo far finta che non sia così. Detto ciò, mi piace sentire i lamenti e i mugolii sommessi che solo un imbavagliamento fatto a criterio consente. Intendo bocca ben riempita e fasciata che lasci spazio solo a flebili gemiti, che siano di piacere o di dolore. Soprattutto nel rivedere i video successivamente”
“Dolore… cosa intendi esattamente?”
“Intendo che, oltre ad essere sempre ben tappato dietro, con dildo vibrante o plug, avrai anche i genitali legati, i capezzoli morsettati, magari sarai incaprettato anche per il collo o semplicemente un vibratore sulla cappella ben fissato che ti porti fino all’orgasmo e oltre. Tutto ciò, penso tu lo sappia già, da molto piacere ma anche dolore. Immagina il pene masturbato mentre è costretto con corde già dai testicoli e lungo l’asta, sai che l’orgasmo in quel modo diventa molto intenso ma anche doloroso perché i lacci si stringono e lo strozzano …”
“Si, conosco bene, ho esperienza anche sulla pratica. Ma dovevo chiedere. C’è chi gode nel provocare solo dolore e questo non sarebbe stato nelle mie prospettive per questo incontro”
“Diciamo che il dolore che potrai provare sarà accompagnato dal relativo piacere”
“Ok. Veniamo ad altro: perché tuo nipote, oltre a legarmi, dovrebbe essere anche parte attiva sessualmente?”
“Semplice: possiamo fare in modo che tu me lo prenda in bocca o che, in qualche modo, io possa scoparti seduto in carrozzina, ma guardare mentre lui ti scopa in bocca, ti sborra in bocca o ti scopa dietro, è quello che poi mi eccita rivedere nei video”.
Interviene il nipote: “Tra l’altro ti ho anticipato di essere bisex, quindi essere parte attiva soddisfa anche me. Non a caso il rimborso spese è di 2.000 euro. Adoro legare e so farlo molto bene e con fantasia, mi eccita e non poterti abusare renderebbe incompleta la cosa”.
Rifletto ancora, mentre cerco di decidere se accettare o meno.
“Vediamo … e mi leghereste qui? O in camera da letto, o altrove?”
“Abbiamo una bella sala hobby di sotto, ben attrezzata”, risponde lo zio “e una volta narcotizzato, potresti risvegliarti legato nudo al letto, oppure incaprettato sul tavolo, o legato dentro una cassapanca, a una sedia, appeso al muro … o magari dentro un armadi o. La sorpresa fa parte del gioco, credo sia eccitante no?”
“Non lo nego. Quindi sempre legato e imbavagliato, anche per tutto il resto, che so… andare in bagno, mangiare, dormire …”
“Si. Sempre ben legato e imbavagliato, a meno di quando vorremo usare la tua bocca. Riguardo il dormire, la cosa è relativa: sarai legato al letto, ma ovviamente sarai ben sollecitato per tutta la notte, sempre che non decidiamo di usarti comunque. Sarai liberato completamente solo domani pomeriggio alle 17. E ovviamente pagato, anche se non amo definire in questo modo la cosa. Non voglio persone che lo fanno per soldi, ma chi accetta di farlo senza chiedere ritengo giusto che abbia un rimborso per il tempo che mi mette a disposizione in questo modo così fuori dal comune”.
Ancora qualche istante di riflessione, poi: “Va bene. Voglio provare … Se dovesse essere necessario, per qualsiasi motivo, come interrompiamo la cosa?”
“Basterà scuotere la testa verso sinistra e verso destra per tre volte e sarai liberato, va bene per te?”
“Va bene. Vuoi cominciare subito?”

Faccio appena in tempo a finire la frase quando mi sento tappare la bocca da dietro il divano, con un panno umido che mi viene premuto sul viso: me l’aveva detto il nipote che sarei stato narcotizzato subito, ma non mi ero neanche accorto che si fosse alzato quando aveva capito che stavo per accettare. Perfetta sincronia! Non oppongo quasi resistenza, anche perché già nel momento in cui mi ha premuto il panno sulla bocca ho inspirato profondamente senza rendermene conto, così il narcotico mi ha fiaccato subito.
La vista si annebbia e diventa velocemente tutto buio.
Le ultime parole che sento prima di svenire del tutto, sono dello zio:
“Appena ha perso i sensi spoglialo nudo, legalo mani e piedi, imbavaglialo e portalo di sotto”

(continua)
view post Posted: 10/8/2023, 10:00     +1Catturato - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
10

Gianni venne svegliato di buon mattino. Manelle accompagnava una donna dall’aspetto serio armata di spada e con l’arco a tracolla.
“Schiavo oggi inizierai il lavoro nei campi. Nella sarà una delle tue custodi. So che c’è anche una Eletta a controllarvi. L’orario è 6-12 13-19 poi ti aspetto per le pulizie serali “ e nel dirlo mostrò un sorriso radioso.
Gianni venne condotto su un carro scoperto con altri 5 lavoratori e con sorpresa notò che c’era Goterm che aveva conosciuto il primo giorno a Hyyte all'esecuzione!
“c…”
“shhhhh” fece subito Goterm strizzando l’occhio.
Gianni rispose con un sorriso e capì che non era concesso parlare.
Vennero fatti scendere dal carro e ad aspettarli c’erano altre 3 donne armate.
“In riga! Rimanete fermi e in attesa” sibilò una donna robusta e alta che sembrava la capa delle sorveglianti.
Gianni si trovava in un grande spiazzo con una casa di legno vicina. C’era uno scavo iniziato al centro.
Dopo qualche minuto di esposizione ai feroci sguardi delle sorveglianti, uscì dalla casa di legno un’Eletta assonnata. Uno schiavo era a carponi e lei lo montava come fosse un cavallo. Con tanto di speroni e briglie.
“Vermi benvenuti. Il vostro compito qui sarà di scavare una fossa di almeno 4 metri di profondità larga 25 metri per 30. Questo posto diventerà una discarica e toccherà a voi realizzarla. Pretendo lavoro intenso e impegno! Sennò le mie sorveglianti hanno pieni poteri nel punirvi severamente. Avrete un’ora di pausa alle 12 per mangiare. Alle 19 finirà la vostra giornata sempre che IO non decida di prolungarla. Quello che guadagnate sarà dato alle vostre Padrone, oppure per gli schiavi agricoli non sarà dato nulla a nessuno. Adesso al lavoro!”
Se ne tornò placidamente verso la casa colpendo leggermente con un frustino lo schiavo che usava per cavalcare. Sarebbe tornata a letto a riposare.
“I vostri attrezzi sono qui. Sarete in 2 squadre: 3 di voi col piccone 3 con la pala. Il pomeriggio cambierete ruolo. Al lavoro!” disse la sorvegliante capa.
Il lavoro era duro in quanto il terreno era zeppo di sassi di varie dimensioni. A Gianni toccò la pala. Bisognava rimuovere la terra e caricare delle carriole che dovevano essere svuotate in un dirupo vicino.
Dopo un’ora di lavoro Gianni si sentì già esausto. Tuttavia strinse i denti e resistette fino alle 12. Nessuno parlava l’unico rumore erano gli ansimi di fatica. Si sentivano in lontananza gli echi degli scherzi delle sorveglianti che dileggiavano gli schiavi per i loro difetti fisici o per la fatica che facevano.
Alle 12 arrivò un carro un una grossa pentola. Uno schiavo distribuì il cibo ai lavoratori che avevano in dotazione una scodella. Brodaglia insipida + un pezzo di pane fu il pranzo. L’acqua era in un secchio sempre a disposizione.
I lavoratori nel mentre videro nel portico della casa l’Eletta che pasteggiava con cibi raffinati e beveva vino.
“Adesso possiamo parlare “ esordì Goterm dopo aver preso il suo cibo ed essersi seduto.
“Bene! Certo che è dura …. come va?”
“Dura sì, i primi giorni però è peggio. Sentirai nel pomeriggio la fatica ancora di più. Se posso t’aiuto ma cerca di non dare a vedere che stai male. Le sorveglianti non sono tenere per nulla. Hai una Padrona?”
Gianni raccontò la sua vicenda e Goterm trasmise la sensazioni che provava con gli occhi. Passò dalla commozione alla rabbia continuamente. Goterm era un brav’uomo, Gianni tuttavia avrebbe temuto la sua collera: i suoi occhi erano da folle in quei momenti.
“Hai subito troppo non è giusto…”
Gianni non seppe cosa rispondere e annuì.
“Al lavoro cani!”
La pausa era finita.
Gianni vide Goterm battere la terra con ferocia. Voleva forse sfogare la rabbia accumulata nel sentire le vicende di Gianni.
Nel pomeriggio inoltrato si vide l’Eletta denudarsi. Era splendida seni sodi con capezzoli piccoli. Alta bionda capelli lunghi mossi fisico atletico. Voleva farsi una doccia e si indirizzò in un angolo della casa dove c’era un tubo azionato da una schiavo che premeva una pompa a mano.
L’acqua discese sul corpo dell’Eletta che sensualmente la spargeva sul suo corpo nudo e perfetto. Prese un pezzo di sapone che fece abbondante schiuma che si accumulava sui seni e sui genitali di lei. Sembrava quasi sentirla gemere di piacere.
Tutti restarono quasi ipnotizzati dalla visione e furono riportati alla realtà solo da sonore frustate delle sorveglianti. La doccia sembrava non finire mai e le movenze dell’Eletta diventavano sempre più sensuali.
Gianni vide un guizzo alle sue spalle e poi uno dei lavoratori si lanciò di corsa verso l’Eletta. Aveva il pene in mano e urlava “ti amoooooo”. Era letteralmente impazzito di desiderio. come tutti gli altri schiavi peraltro.
Una sorvegliante scoccò e la freccia raggiunse la schiena dello schiavo uscendo dal torace. L’Eletta emise un risolino divertito. La sorvegliante s’avvicinò e constatò che lo schiavo era ancora vivo ma perdeva sangue abbondantemente.
“Cosa devo fare mia signora Ferate? è vivo” domandò all'Eletta la sorvegliante Graxelle
“Devo finire la doccia cosa vuoi che m’importi di lui?” fu la risposta
Dopo qualche minuto Ferate si rivestì e raggiunse lo schiavo ferito.
“Poverino…come soffri. Tuttavia ti propongo una scelta visto che mi ami così tanto: posso dire a Graxelle di finirti, così che le tue sofferenze cessino oppure lasciarti vivere qualche minuto in più. Nel caso ti metterò con la faccia sotto i miei stivali e mi farai da poggiapiedi fino alla tua fine. Scegli ... morire adesso senza soffrire più oppure morire dissanguato lentamentez, adorandomi “
“Io la amo mia signora” disse lo Lombone lo schiavo ferito
“Bene vieni allora” Ferate fece estrarre la freccia e trasportare Lombone dal suo schiavo personale. Poi si sedette e appoggiò gli stivali sul volto dello schiavo sdraiato. I rantoli di dolore erano soffocati ma s’avvertivano chiari.
Dopo qualche minuto lo schiavo era alla fine e chiese a Ferate un qualcosa di non udibile da Gianni che come gli altri continuava il suo lavoro.
“Concesso “ disse Ferate
Lo schiavo morente si masturbò con la faccia sotto i piedi dell’Eletta e venne morendo nello stesso istante.
Sul campo di lavoro calò il silenzio.
Dopo qualche istante l’Eletta chiamò la sorvegliante che ordinò a Gianni e Goterm di prendere il cadavere e seppellirlo in un bosco vicino.
Presero il corpo e notarono una espressione beata nel viso di Lombone.
Graxelle e un’altra sorvegliante li seguirono. Notò un guizzo di odio negli occhi di Goterm rivolto a Graxelle che durò un attimo.
Le sorveglianti se ne stettero in disparte mentre i sue scavarono la fossa a Lombone.
“Tu non devi fare questa fine. Non dire nulla e prendi questo. Ho fatto molte cose brutte prima di finire a Perlaria. Credo nella reincarnazione e soffrendo con queste streghe bastarde la sto scontando. Ma tu non devi. Tu sei uno puro e a posto, tu devi scappare e salvarti.”
Goterm dette un punteruolo a Gianni. Avrebbe potuto usarlo per rompere la catena e fuggire. Ebbe paura all’idea, ma era una cosa che doveva fare. Non era vita questa.
Tornarono al lavoro che durò un’ora in più visto che c’era una persona in meno.
Il carro lo riportò a casa. Goterm lo salutò strizzando l’occhio e dicendo a bassa voce:
“Scappa e non pensarci più”.
Gianni lo salutò con lo sguardo quasi commosso. Gli augurò mentalmente ogni bene.

Manelle non fu troppo dura vedendolo esausto. Lo fece lavorare poco e lo usò come sgabello prima di riportarlo nella sua casetta per la notte.
Gianni appena solo, dopo attimi di riflessione penosa, si fece forza e iniziò col punteruolo a staccare pezzi di legno. Temeva di essere scoperto e anche di non avere forza per portare a termine la fuga. La giornata era stata durissima. Però ora o mai più pensò. Riuscì dopo un bel po’ a staccare la placca di metallo che lo bloccava dalla parete di legno. Era quasi libero!
Poi si dedicò alla serratura della porta che cedette molto più rapidamente. Uscì con grandissima cautela, vide la luna piena in cielo e credette fosse un segno del destino. Non aveva dimenticato l'esperienza con Zarmia e quella notte di luna nuova.
Corse a perdifiato cercando di raggiungere un boschetto vicino. Era un uomo libero e si sentiva bene a livello mentale, ma fisicamente non sapeva quanto sarebbe riuscito a reggere.
“Che gli dei mi proteggano!” si disse a mezza voce.
Raggiunto il boschetto notò con stupore la presenza di un Maestro Dorato: era un fungo fortemente allucinogeno, ma che dava grande energia fisica. Era fosforescente con dei colori che sfumavano dall'ocra al giallino. Gianni si trovò di fronte ad un dilemma: mangiarlo e recuperare energia rischiando di perdere il controllo della sua mente, oppure proseguire senza mangiarlo? Le energie erano a zero, la scelta era quasi obbligata tuttavia non riusciva a decidersi. Non aveva mai provato a mangiarlo, era questa infatti una prerogativa dei Sapienti che sapevano come gestire le forti emozioni che scaturivano dal fungo.

(continua)
view post Posted: 9/8/2023, 11:40     +1Catturato - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
9

Lendora condusse un Gianni pensieroso e assorto. D’altronde le Elette usualmente non comunicano molto con i loro schiavi e questo non favoriva la conversazione anche se l’andatura del cavallo di lei era del tutto accettabile.
Dopo aver passato alcune basse colline si avvertìva la presenza e l’odore dell’oceano. Per Gianni era un fatto del tutto nuovo, non avendo il regno di Albor sbocchi sul mare. Il paese di Mokert si rese visibile come adagiato su conca che dava su una insenatura. Il porto era animato da navi di pescatori. Era un paese piccolo con un nucleo di case in centro molto ravvicinate e altre case sparse intorno.
“Schiavo, dammi una ripulita agli stivali. Non posso entrare in paese così”
Lendora scese da cavallo, lo slegò e si mise a sedere su un sasso a bordo strada. Gianni si mise di buona lena con la lingua e il volto a ripulire.
“Se riusciremo nel lavoro intrapreso con Ketira, presto tutti gli uomini saranno ridotti così come te, verme. Questo è il vostro posto. Perlaria dominerà il mondo e imporrà le sue regole a tutti ... verme!” e spinse con lo stivale la testa di Gianni nel fango premendo sadicamente.
“Io entrerò in paese con gli stivali puliti e tu con la faccia infangata … anzi vieni!”
Lendora condusse Gianni in uno stagno vicino.
“Rotolati nel fango è il tuo posto!” e Gianni eseguì docile fino a rendersi una statua di fango.
“Ah ah ecco cosa siete voi vermi!”
Lendora lo guardò divertita e per completare l’umiliazione diede a Gianni un sonoro calcione nel sedere.
“Muoviti!” e tornò a legarlo alla sella.
Giunti alle prime case Gianni si sentì umiliato dalle risatine della gente a vederlo così ridotto. Lendora aveva uno sguardo compiaciuto e divertito.
Giunsero alla casetta di Manelle. Era piccola con un giardino intorno. Si intraveda un orto sul retro.
“Peccato non ci sia una porcilaia, sennò sarebbe stato il tuo posto “ disse ancora divertita Lendora e lo accompagnò fino all’ingresso. Bussò alla porta e comparve una donna dai capelli castani sui 50 anni con un fisico ben messo. Aveva dei bei lineamenti perfino migliori di sua figlia.
“Mia signora” disse a Lendora
“Donna, ti consegno in custodia questo schiavo di Ketira. La sua Padrona verrà a riprenderselo”
“Grazie mia signora, ne sarò all’altezza”
A Gianni parve strano questo formalismo, tra l’altro Manelle era stata un'Eletta. Tuttavia nel momento in cui decade la carica l’Eletta torna ad essere una donna comune e non mantiene più alcuna prerogativa.
Lendora se ne andò e lasciò Gianni al suo nuovo destino.
“Bene bene … noi ci conosciamo vero schiavo?” il tono era intimidatorio e perfido.
“Pare che Lendora ti abbia dato migliorato un po’ con un bagno nel fango eh eh … Bene starai qui un po’ di tempo fino al ritorno di mia figlia. Io non sono più un’Eletta quindi il marchio non agirà a renderti docile. Dovrai esserlo tu. Ovviamente se non lo sarai, sarò ben lieta di punirti come meriti. Intanto ti metto questo collare a cui sarai legato durante la notte. Vieni ti mostro la tua casa …”
Era un piccolo capanno nel cortile.
“Ti legherò qua dentro la notte. Inizierai oggi a lavorare come domestico. Farai le pulizie in casa. Da domani lavorerai anche nei campi vicini e la sera pulirai. Hai davanti almeno 12h al giorno di lavoro eh eh … e tutto quello che ti pagheranno per i lavori nei campi arriverà a me. Voglio che mentre ti frustano pensi a me che sono seduta comoda a rilassarmi. Questo anche perché quando sono venuta a vivere con voi, ricordi chi faceva le cose in casa? Mentre tu giravi nei boschi per la gloria? Tutto torna caro mio. Mettiti in ginocchio e ringraziami per la sorte che ti attende. Baciami anche i piedi, anzi leccali per bene: oggi non li ho lavati sapendo che venivi”
Manelle si sedette accavallò le gambe e porse un piede nudo a Gianni.
Gianni si sentiva schiacciato da tutto quello che sarebbe successo, tuttavia la sua mente era ancora alle prese con quanto aveva saputo da Ketira. Si piegò e adorò docilmente i piedi della suocera sottomettendosi totalmente alla sua volontà.
“Vieni c’è uno stagno dove toglierti il fango” e condusse Gianni dove potè togliersi il ricordo del sadismo di Lendora.
“Seguimi in casa, a carponi. Ecco, oggi come menu lavorativo hai la pulizia dei pavimenti. Voglio che la fai in ginocchio con un piccolo straccio così è più accurata. Io mi siedo qui e ti controllo. Non fare troppe pause sennò le prendi” e agitò un frustino comparso magicamente tra le sue mani.
Gianni dovette prendere l’acqua con un secchio dal pozzo esterno e usare uno straccio di circa 10 centimetri. La casa non era enorme, tuttavia le dimensioni dello straccio resero l’impresa molto ardua.
Dopo due ore buone: “Ho finito, mia signora”
“Chiamami Signora Padrona, cane! Adesso controllo”
E andò fuori a prendere un paio di stivali che usava per i lavori di giardinaggio con le suole infangate. Tornò con quelli ai piedi e iniziò l’ispezione.
“uhmmm non mi pare che sia pulito … aspetta però, guardo anche nella camera da letto e nel bagno…”
Girò per tutta la casa con ovvi risultati. “Non ci siamo. Cosa sono queste impronte? Lavori come un idiota ma ti insegnerò io bene come si fa. Avanti rifai tutti i pavimenti daccapo”
A Gianni vennero le lacrime agli occhi e riprese il suo lavoro. Dovette fare avanti e indietro più volte per prendere l’acqua al pozzo oltretutto. Ma la cosa peggiore era che la suocera tenne ai piedi gli stivali sporchi. Gli sarebbe toccato pulire per la terza volta?
“Ho finito Signora P-padrona”. Era esausto.
“Sì, stavolta mi fido. Ma c’è un problema: adesso ho questi stivali sporchi ai piedi, se cammino per casa sporco di nuovo. Mi dispiacerebbe troppo. D’altro canto non voglio toglierli, sono così comodi … cosa fare?”
Lo torturava mentalmente senza pietà.
“Io non so Signora Padrona. P-pietà sono esausto”
“Non sai perché sei un idiota. Decidi tu: o mi alzo e sporco di nuovo o me li pulisci … però sono stivali che mi piacciono e non vorrei fossero danneggiati dalla tua goffaggine, quindi userai la lingua fin sotto le suole. Se poi non li avrai puliti bene e camminando sporcherò dovrai pulire con la lingua il pavimento quindi ti conviene fare le cose per bene” e fece un sorrise trionfante
Gianni crollò quasi a terra e iniziò a leccare il carrarmato degli stivali padronali. Era difficile entrare negli spazi ristretti con la lingua ma fece un discreto lavoro.
Quando ebbe quasi finito con il secondo stivale, Manelle si alzò repentina e con la suola in parte sporca fece quattro passi a prendere il frustino che aveva appoggiato su un tavolo.
“Oh scusa, non avevi finito. Beh dai pulisci adesso non c’è problema. D’altronde oltre a essere idiota sei lento”
“Mi scusi Signora Padrona” balbettò vinto Gianni. Dopo aver pulito lo stivale passò la lingua sul pavimento rimuovendo il fango delle impronte.
"Non mi pare sia pulito bene lì … aspetta che ti aiuto a togliere l'alone di sporco" e Manelle sputò copiosamente sul pavimento, con Gianni che dovette ingoiare anche i suoi sputi dopo il fango.
Terminato il compito Gianni rimase seduto a terra mentre Manelle preparava da mangiare canticchiando.
Gianni era affamatissimo, ma Manelle non lo degnò di uno sguardo e mangiò solo lei, di gustoe mostrando di gradire il cibo.
Alla fine della cena Manelle buttò un po’ di avanzi sul pavimento. “Mangia cane. Per l’acqua arrangiati col pozzo.”
Dopo la magra cena di Gianni, Manelle si sedette comoda su una poltrona e allungò i suoi stivali sulla schiena dello schiavo a carponi.
"Non sai quanta voglia avevo di trattarti come schiavo ... ero un'Eletta e dovevo fare i lavori domestici. Era un'autentica tortura vivere in quell'ipocrisia. ma dovevo farlo. Ho spesso sognato questo momento: averti sotto i miei piedi come adesso, in mio potere totale. capisci verme schifoso?" la voce di Manelle salì in maniera preoccupante.
"Mettiti di fronte a me ... così!" e colpì col frustino il volto di Gianni. La guancia fu arrossata dall'urto tremendo.
"Sdraiati faccia in su ... bene " appoggiò i suoi stivali sul volto di Gianni premendo con forza. Gianni sentiva il naso quasi rompersi sotto la pressione. i denti e gli occhi dolevano.
"Coosììììì " Manelle si alzò appoggiando le braccia alla poltrona e premette con tutto il peso sul volto di Gianni.
"Che soddisfazione! e quante ne avrò in questi giorni ...s ai credo che per fare i miei bisogni verrò nella tua casetta. visto che ti chiami Fognario ah ah"
Gianni fu poi condotto alla sua dimora e legato con una catena che andava dal collare ad una placca metallica infissa nel muro. Manelle urinò abbondantemente sul pavimento e lo lasciò solo.
Finalmente aveva tempo per pensare a quello che era successo. Era finora sopravvissuto ad una realtà ostile. Manelle era perfida in molte cose ma non sembrava pericolosa. Ketira poi, visto che finora l’aveva protetto, difficilmente nel futuro sarebbe stata troppo crudele. Tuttavia sopravvivere era una cosa, vivere tutt’altra. Amava le erbe ed era bravo nel suo lavoro. E bravo a dire poco. Eldora non era neppure sua figlia. Tutto era stato un inganno, ma doveva uscirne. Il marchio in assenza di una Eletta non era efficace nel vincolarlo e ciò creava le condizioni per questo tipo di pensieri. Voleva tornare ad essere un uomo libero! Voleva tornare dai suoi amici e parenti a Merlan! Avrebbe pianificato la fuga. Ogni suo momento libero d’ora in poi sarebbe stato dedicato a questo.
Crollò esausto sul pavimento, ma era speranzoso in un futuro migliore.

(continua)
view post Posted: 8/8/2023, 11:59     +1Catturato - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
8

La mattina Fognario si svegliò preoccupato.
Aveva forse preso un abbaglio? Si stava illudendo su Etera?
Temeva fortemente di avere sorprese sgradevoli all'asta che lo attendeva.
Dopo essersi rigirato ansiosamente nel pagliericcio per un tempo infinito la porta della cella si spalancò e una Eletta, ufficiale dell'esercito, entrò.
"Indossala e preparati schiavo !" e gli tirò una tunica color azzurro.
Fuori c'era una scorta di soldati e altri 4 schiavi in attesa. Gli schiavi avevano tuniche di color verde, due di loro, rosso una e azzurra un altro. Erano tutti più vecchi di lui. Due sui 35 e gli altri sui 45 anni.
A Fognario venne posto un collare legato con una catena al collare degli altri schiavi. Procedettero così in fila indiana con l'Eletta davanti e due guardie ai lati. Le guardie erano uomini sui 50 anni con l'aria da duri e i capelli corti e brizzolati.
Giunsero rapidamente in una piazzetta con un palco, una gabbia a lato di esso e delle panche di fronte.
"Dentro vermi!".
L'Eletta dopo aver tolto loro i collari li fece entrare nella gabbia che aveva sbarre di ferro e non consentiva di stare in piedi ma solo seduti. lo spazio interno in ampiezza tuttavia era sufficiente.
l'Eletta si allontanò e rimasero le due guardie.
Fognario guardò gli altri suoi compagni di sventura e indirizzò un sommesso saluto. Rispose solo lo schiavo con la tunica rossa. Gli altri sembravano apatici e persi nei loro pensieri.
"Salute. Di dove sei?" disse con un accento dell'ovest.
"Merlan regno di Albor "rispose Fognario
"Io sono di Westirl Repubblica di Zasholt. Mi chiamo Polletto. Che vuol dire il colore della tunica?"
"Io sono Fognario e non ne ho idea "
Intervenne una delle due guardie
"Se è rossa schiavo di 5° livello , azzurra di 4° e verde di 3°. sono anche io di Albor ma di Kolpt" e la guardia si avvicinò alle sbarre parlando con voce più bassa.
"Mi chiamo Sdorn. esiste una rete di solidarietà tra quelli di Albor. Tieni questa medaglia e mostrala a una guardia se sei in difficoltà. Quello che potrà fare per aiutarti lo farà. Per voi domestici la vita è dura e ogni aiuto serve"
Nella medaglia c'era il simbolo della casata regnante di Albor: due montagne gemelle verdi su sfondo giallo.
"Grazie molte " rispose Fognario e mise via la medaglia furtivo.
"In bocca al lupo" gli augurò Sdorn.
"Per me niente solidarietà mi sa " commentò amaro Polletto, che aveva seguito la scena e ammiccò alla guardia girata di schiena.
L'altra guardia aveva i tratti tipici degli uomini del nord e restò immobile, con la lancia a terra senza guardare neppure all'interno della gabbia.
Restarono a lungo sotto il sole mentre vedevano le splendide Elette che prendevano posto sulle panche. La loro bellezza era quasi insostenibile e obbligava lo sguardo di Fognario ad abbassarsi quasi immediatamente.
Gli altri tre schiavi che non avevano parlato invece sembravano fissare il vuoto con aria assente. Si capiva che avevano passato dei momenti tremendi durante il training.
Polletto aveva un 'aria spavalda e sicura di sè.
Le elette davano delle rapide occhiate nella gabbia indugiando con lo sguardo sulla merce che ritenevano più interessante. Alla fine Fognario contò dieci Elette sedute sulle panche che avrebbero partecipato all'asta e fu con orrore che riscontrò l'assenza di Etera. Vide invece Lendora che lo aveva salvato il giorno in cui era stato messo a fare il tappeto.
Salì sul palco una donna dagli stivali marroni, sui 60 anni e un po’ in carne, che diede il via all'asta.
Etera non c'era.
Il panico colse Fognario che si mise a muovere nervosamente la gamba destra.
"Arriverà " pensò per calmarsi.
"Diamo quindi il via a questa asta. Ci sono 5 schiavi uno di 5 ° livello, due di 4 ° e due di 3°. Inizieremo con lo schiavo di 5° livello. Arriva dall'ovest. La sua professione era quella di carpentiere. E’ stato catturato lungo la costa, ha 36 anni, la sua istruttrice Gaiela lo ha ritenuto ottimo durante il training. Che venga condotto!"
La porta della gabbia s'aprì e le guardie condussero Polletto al palco.
Etera dove sei? Fognario in panico totale guardò ancora nervosamente tra i palchi senza vederla.
Polletto intanto sul palco fu portato sul palco e denudato e le varie acquirenti iniziarono a tastarlo. Alcune infilarono perfino le dita guantate nell'ano dello schiavo, mentre altre si dedicarono all'analisi dei denti. Una lo colpì con una frustata secca. Dopo qualche minuto tornarono alle panche e iniziò l'asta.
"Base 20 talenti. S'inizia "
Prima si contesero lo schiavo in quattro, con rialzi continui in seguito rimasero solo due Elette. Nel frattempo il prezzo era salito a 35 talenti, una cifra molto alta.
A 38 talenti fu Totmena a aggiudicarselo. Era un’Eletta mora, occhi neri alta e tonica. Indossava una strana maschera rossa che copriva la mandibola e parte del collo.
"Un'Adoratrice bro" disse a bassa voce Sdorn.
Per Fognario era una mazzata. C'erano delle Adoratrici e non c'era Etera! Tra l'altro poteva vedere un'altra Adoratrice con la stessa maschera seduta su una panca vicina.
Salutò con uno sguardo triste Polletto, che evidentemente non sapeva e venne condotto via da Totmena con un'aria spavalda.
Fognario era in stato di trance quando sentì la sua presentazione :
"Arriva da Albor, la sua professione era quella di erborista. E’ stato catturato lungo il confine orientale, ha 26 anni. La sua istruttrice Etera lo ha ritenuto valido come livello di sottomissione mentale, ma fragile fisicamente quindi è un 4° livello. Che venga condotto!"
Era il suo turno. Visse quei momenti in confusione mentale totale. Fu denudato e venne tastato da tre Elette tra cui l'Adoratrice che non aveva partecipato all'asta precedente. Lendora se ne stava seduta sulla panca sembrando di non voler partecipare. Di Etera nemmeno l'ombra.
"Iniziamo!"
Partì l'asta e l'Adoratrice fu la prima a puntare. Una Eletta giovane, sui 25 anni la incalzò al rialzo.
Arrivati a 20 talenti la giovane sembrò mollare e sembrava che l'Adoratrice l'avesse vinta.
"20 e uno, 20 e due ..."
"21 ! " puntò Lendora
A Fognario vennero le lacrime agli occhi. "Grazie mia signora!", pensò.
L'Adoratrice fece un cenno a Lendora e le lasciò via libera.
Lendora lo aveva comprato.
"Compro per conto terzi, banditrice. Entro un mese sarà marchiato col nome della sua vera Padrona" disse Lendora.
"Certo mia signora" rispose la banditrice
"Tutto torna!" pensò Fognario. Per un qualche motivo Etera non può partecipare direttamente e quindi ha mandato la sua amica Lendora. Si sentì felice e sollevato.
Gli venne messo di nuovo un collare e venne condotto via da Lendora.
Salutò sorridente con un cenno Sdorn che rispose strizzando l'occhio.
"Dobbiamo fare un po’ di strada schiavo. Niente domande, stai zitto e seguimi!"
Lendora legò il collare alla sella del cavallo e si diressero silenziosamente verso le campagne a nord di Hyyte.
Fognario era felice. Pensava che sarebbe stato condotto da Etera e che quindi avrebbe avuto la possibilità di sopravvivere.
Il cavallo di Lendora abbandonò la strada principale e entrò in un viottolo dove c'era una casetta solitaria abbastanza fatiscente.
L'Eletta scese da cavallo e lo bendò. Gli fece fare 5 giri su stesso e lo tirò per il collare. Fognario aveva perso la cognizione dello spazio. Si domandò il perchè di questa riservatezza.
Lendora lo trascinò per il collare. Il terreno era a tratti irregolare. Dopo qualche minuto Fognario avvertì che era entrato in una grotta. Lendora lo buttò letteralmente in terra, Fognario colpì col volto un sasso. Lendora gli mise uno stivale sulla sua schiena, forzando Fognario a terra e gli tolse la benda.
"Puoi alzarti adesso verme!" ordinò.
Fognario, intontito dal colpo. sollevò lentamente la testa e vide degli stivali neri infangati di fronte a sè.
"Etera!" pensò.
Arrivò a vedere il volto e ...
era sua moglie Lorina!
Restò inizialmente senza parole e stordito dalla visione, ma poi si lanciò per abbracciarla.
"Lorina!" urlò.
Lendora strattonò il guinzaglio e lo fece ricadere a terra.
Lorina parlò :
"Devi sapere molte cose ... resta fermo dove sei e ti dirò tutto ..." disse con tono serioso sua moglie.

"Tanto per iniziare mi chiamo in realtà Ketira e non Lorina. Sono una Eletta, figlia di un'altra Eletta. Ho vissuto con te a Merlan perchè sono una spia di Perlaria in incognito, come lo era mia madre. Merlan è sulla strada per Gorth che è la porta d'accesso per il regno di Perlaria quindi è importante sapere ogni cosa che passa da lì, specie perchè Albor a tratti s'era mostrato ostile a Perlaria. Mia madre, incinta di me, venne a vivere lì dicendo di venire da Sandopraz, ma in realtà veniva da Perlaria. Da Mokert precisamente, sull'oceano, che è dove andrai tu. A Merlan non c'erano grossi dubbi su di lei perchè avevamo e abbiamo appoggi in paese. Io crescendo dovevo sposarmi con uno del posto, che mi garantisse la copertura adeguata. Ci sposammo e mia madre sparì subito dopo. Morta si diceva. In realtà era tornata a Mokert. Io ebbi una figlia da un riproduttore, Eldora non è figlia tua".

Fognario ebbe quasi un malore a sentire ciò.

"Non era difficile ingannarti. scelsi un riproduttore che ti somigliava e noi Elette abbiamo un periodo fertile di pochi giorni all'anno. Adesso si apre un'epoca nuova per Perlaria, quindi la mia missione è qui e non più a Merlan. Per questo dovevo farti catturare, per poterti avere qui visto che comunque provo dell'affetto per te e sei un brav'uomo. Avvisai le Cacciatrici di vigilare e tu sei caduto nella mani di Zarmia. Poteva anche non succedere, ma ti avevo messo pressione sui soldi e sulle spese e chi ti fece la commessa sulle erbe fa parte della rete. Quindi DOVEVI avere quei talenti e avresti corso dei rischi. Poi Etera e Lendora, che fanno parte della fazione a cui appartengo anche io, dovevano proteggerti fino a quando non sarei potuta tornare. Sei stato un idiota abissale con Baltera e hai rischiato grosso. Anche Hella era pericolosa, ma dovevo correre il rischio per non destare sospetti a Merlan in caso di una mia sparizione. Con te qui ho potuto dire che andavo a Gorth a cercare di liberarti. Eldora, mia figlia, è venuta con me e sta da una mia parente a Hyyte. Io devo fare alcune cose per la mia fazione e non potrò possederti per qualche mese. Prima ci sono dei cambiamenti che devono prodursi nel Consiglio delle Supreme. Tu sarai schiavo di mia madre Manelle fino a quando non potrò concludere la mia opera. Questione di mesi. Lendora ti condurrà da mia madre e sarai sottomesso a lei. Ti ricordi gli screzi che avete avuto? eh eh credo che ti li farà pagare molto cari ..."

A Fognario parve che tutta la sua vita era stata una finzione. Era tutto falso ... o forse no ... sentiva di amare Ketira o Lorina. Sentiva che se doveva essere schiavo sua moglie sarebbe stato perfetto, lei non avrebbe raggiunto picchi di crudeltà.
Soffriva moltissimo per Eldora che credeva sua figlia; ma le voleva bene comunque anche se aveva i geni di un riproduttore.
"Potrò vedere Eldora?"
"Non a breve. deve imparare le usanze di qui. Solo quando io tornerò. Adesso devo andare, baciami gli stivali !"
Ketira usò un tono autoritario che Fognario non le aveva mai sentito.
"Sì mia Padrona" rispose Fognario sottomesso e si chinò a renderle omaggio.
"Ah, per me sarai sempre Gianni ... Meldora ha troppa fantasia a volte."
Venne bendato da Lendora.
"A presto mia Padrona!" disse Gianni, ma senza ricevere risposta.
Dopo i consueti giri a vuoto Lendora lo ricondusse al cavallo. Era sconvolto da tutto quello che aveva appreso. Tutte le sue sofferenze avevano dunque causa in Ketira, eppure non si arrabbiava. Aveva di nuovo la speranza di vivere che a volte gli era sembrata inesistente e per questo non riusciva a odiare Ketira. ma era ancora sotto shock, doveva riflettere e capire cosa era successo,
"Si va a Mokert schiavo. Sono solo 15 miglia" disse Lendora.

(continua)
view post Posted: 6/8/2023, 08:13     +1Catturato - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
7

Quando Fognario si riprese notò che passarono in una piazza da dove Etera non era passata all'andata.
C'erano delle guardie che conducevano un uomo sui 30 anni.
"Giudizio della Dea. brutta cosa bro" disse Mandero.
Etera si avvicinò. "Schiavo oggi vedrai cosa succede ai furbi."
"Quello schiavo dopo almeno 1 anno di servizio ha mostrato segni di ribellione. Se si fosse ribellato entro l'anno sarebbe andato in un campo per refrattari, ma così ha finto di essere uno schiavo solo per sopravvivere. Chi finge prima o poi si tradisce. La sua Padrona l'ha messo in questa piazza per farlo giudicare da una Eletta che decreterà vita o morte. Quell'Eletta sono io perchè per caso io sto passando adesso da qui"
Lo schiavo venne incatenato a carponi. Sotto il suo ventre e il torace erano conficcate nel terreno 3 punte di lancia. Vennero poi legate sulla sua schiena delle lastre di ferro sulle quali c'erano delle impronte di stivali in bassorilievo.
Etera s'avvicinò e salì con tutto il suo peso sulle lastre. Lo schiavo doveva sorreggere l'Eletta onde evitare di crollare sulle lame che lo avrebbero ucciso.
"Le lastre servono a evitare che si ferisca l'Eletta se il condannato crolla " spiegò Mandero.
"Uccidimi, sono stufo di questa vita!" urlò lo schiavo a Etera
A poco a poco il ventre e il torace dello schiavo s'abbassarono e le lame iniziarono a ferire superficialmente la pelle.
Lo schiavo, preso dalla paura di morire, smise subito il suo atteggiamento spavaldo e cominciò a supplicare:
"La prego mia Signora … non voglio morire!!!!pietà!!!"
Etera rimase ancora un po’ sulla schiena dello schiavo. Fognario potè vedere le lame che si insanguinarono.
improvvisamente. Etera scese dalla schiena.
Lo schiavo ansimò: "grazie grazie"
"Baciami gli stivali" e lo schiavo obbedì. Si sentiva in salvo.
"Schiavo, tu sei un traditore e un opportunista. sono scesa solo perchè anche tu lo devi capire. La pena è la morte".
Etera mise un bavaglio allo schiavo. Risalì poi sulla sua schiena e iniziò a ancheggiare facendo passare il peso da una gamba all'altra.
Il condannato era allo spasimo. Resistette pochi minuti poi crollò sulle lame che lo uccisero all'istante.
Un po’ di sangue sporcò gli stivali di Etera che si fece pulire dalla lingua di Mandero.
"Era solo fango" commentò Etera con la Eletta che con le guardie aveva portato lì il condannato.
"La Dea per tua bocca ha parlato. Avviserò la padrona" rispose l'Eletta.
Mandero strizzò l'occhio a Fognario che rimase sconvolto dalla scena. Etera non era poi come l'aveva immaginata, restava quindi misterioso il perchè fosse stata finora abbastanza buona con lui.

Arrivati al Traneum Mandero lo adagiò sul pagliericcio della cella.
"Stasera vengo a dirti le ultime cose schiavo. domani vai in asta"
"Sì mia signora" e Fognario rimase solo e s'addormentò quasi subito.
Qualche ora dopo venne svegliato da Etera che gli portò gli avanzi della cena.
Fatte le invocazioni, Etera iniziò il discorso finale che concludeva il training.
"Ti nomino schiavo domestico di livello 4. Questo livello serve per la base d'asta. Livello 4 perchè hai buona predisposizione mentale, ma poca resistenza fisica. L'asta partirà quindi da 12 talenti. Per la cronaca il livello 1 è soppressione, livello 2 campo per refrattari, livello 3 base 7 talenti, livello 5 base 20 talenti. Domani dovrai temere le Adoratrici che comprano gli schiavi per fare sacrifici umani. Loro in genere hanno molti soldi a disposizione e protezioni politiche importanti. Se però non ci sono loro di mezzo, ti assicuro che non farai una brutta fine. Non chiedermi il perchè lo scoprirai da solo. Adesso ti lascio, domani all'asta ti condurranno le guardie e non ci vedremo. Salutami come si deve"
Fognario baciò gli stivali di Etera e la ringraziò,
L'Eletta uscì dalla cella senza dire altro. Quello che aveva detto faceva sperare a Fognario di avere lei come Padrona. Era evidente che aveva una simpatia per lui e che il rischio corso con Baltera era stato legato ad un fattore accidentale. Sembrava che Etera lo avesse protetto sin da subito.
Questi pensieri lo confortarono e si addormentò quasi sereno ... e quel quasi era legato alla presenza eventuale delle Adoratrici.

(continua)
view post Posted: 4/8/2023, 08:20     +1Catturato - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
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Appena giunti nel Traneum, Fognario avvertì il dolore di tutti gli schiavi che erano passati da lì nel tempo.
Seguì al guinzaglio e a carponi Etera attraverso un corridoio. Le pareti erano tutte verniciate di rosso sangue e per un attimo Fognario temette che fosse sangue davvero il colore utilizzato.
Aveva paura del marchio e di cosa sarebbe diventato poi: un pupazzo senz'anima? un essere senza volontà? Il terrore si fece strada nella sua mente ma temeva a ribellarsi, aveva già subito troppo da Meldora e non voleva dare spunti anche a Etera. Il ricordo dell'esecuzione di poche ore prima era ancora vivo in lui, perciò si fece condurre docile. Per farsi forza pensò a sua moglie.
"Alzati adesso" gli disse quasi dolcemente Etera che lo condusse verso delle scale che scendevano sotto terra. Dopo un breve corridoio giunsero in una sala circolare con un altare di legno scuro rettangolare al centro. Fognario venne bloccato con delle catene fissate a degli anelli che lo obbligavano a stare steso con braccia e gambe divaricate. Era terrorizzato da quello che sarebbe successo. Etera lo guardò e fu quasi dolce nel dirgli: "Non temere non morirai. Sarai marchiato, ma non succederà nulla di troppo doloroso. E’ un marchio che ti segnerà l'anima più che il corpo, il corpo è già segnato dal tatuaggio del tuo nome. Adesso io me ne vado; tra un po’ arriverà una sacerdotessa che compirà il rito. Stai tranquillo e rilassati, devi essere felice di diventare uno schiavo delle Elette per sempre"
Etera se ne andò lasciando Fognario con le sue paure.
Dopo un tempo che gli parve eterno, Fognario sentì dei passi leggeri e un fruscio di abiti. Non vide la persona che sentiva tuttavia essere molto vicina all'altare. Una mano femminile gli chiuse la bocca e sentì un senso di grande pace, che non provava da che era stato catturato. Inalò il profumo di quella mano che era così buono e rilassante. La sacerdotessa era dietro la sua testa. Fognario vide di sfuggita che portava una tunica rosso vivo e una maschera, anch’essa rossa.
Sentì poi un bruciore fortissimo alla testa: un cristallo si stava avvicinando alla sua fronte. La mano della sacerdotessa lo reggeva per una estremità, la sua punta arrivò a toccare la fronte di Fognario che era assurdamente dilaniato dal dolore, ma senza voglia di fuggire o cercare di sottrarsi. Semplicemente continuò a soffrire per i diversi minuti in cui la punta del cristallo rosso sangue gli toccò la fronte. Ormai si sentiva a suo agio nel dolore.
"Diamo oggi questo schiavo alla Gran Madre!" la sacerdotessa disse semplicemente e poi ritrasse il cristallo.
Sentì i passi leggeri che si allontanavano e un dolore esplose fortissimo nella sua testa. Era a pezzi e travolto dall'angoscia.
Etera giunse dopo qualche minuto, con uno schiavo ad accompagnarla. Fognario cercò di parlare, ma non riuscì a dire nulla. Venne slegato, lo schiavo se lo caricò sulle spalle e lo condusse in una stanza al piano superiore. Lì c'erano solo un pagliericcio, un tavolo basso e una finestra con le sbarre, piccola e in alto.
"Fa male cucciolo? Lo so che fa male, è il marchio della schiavitù. Adesso devi riposare fino a domani. poi sarai mio".
Etera se ne andò e lo lasciò solo sul pagliericcio dove Fognario cadde addormentato dopo pochi secondi malgrado il dolore tremendo che ancora provava.

Dormì senza fare sogni e venne risvegliato da un sonoro calcione di Etera sul fianco.
"Sveglia Fognario oggi si inizia !"
Si sentiva bene, stranamente. Era animato da una grande energia e voglia di fare. Sentiva che doveva servire le Elette con tutto se stesso.
"Seguimi" e Fognario si mise a carponi e seguire Etera e i suoi stivali neri lucidi che iniziava a adorare. Tentò stupidamente di baciarli mentre Etera camminava davanti a lui finendo con il volto nella polvere. Etera era inavvicinabile, la sentiva come una Dea, era indegno perfino di starle vicino.
"Il tuo primo compito è quello di fare da tappeto per le Elette. Andremo in un negozio di stivali e farai da gradino all'ingresso per qualche ora. Se le Elette ti ordinano di pulire loro gli stivali, dovrai farlo molto bene. Devi avere percezione della tua nullità sempre. Devi sempre pensarti con uno stivale sopra la tua testa vuota, questo esercizio ti aiuterà"
Etera lo condusse ad un negozio lì vicino. Fognario venne fatto sdraiare pancia in su in prossimità dell'entrata. Tutte le Elette e le donne che sarebbero entrate e uscite sarebbero dovute passare sul suo corpo.
"Ah bello! ti proverò io per prima". Etera salì sul torace di Fognario che fu subito devastato dal dolore. Etera era una donna giunonica dalle forme piene e si mise a gemere di piacere e a danzare su Fognario che era lacerato dalle fitte.
"uhmmm che bello il tappeto umano..." e iniziò a toccarsi il seno mentre Fognario vedeva gli stivali di lei spostarsi e schiacciare senza pietà il suo corpo.
Dopo un po’ di calpestio Etera scese e lo legò a degli anelli in ferro. Fognario era bloccato in quella posizione e Etera lo salutò allegra: "A dopo Fognario. divertiti ah ah"
La giornata era grigia e nuvolosa a tratti scendeva una pioggia sottile che creava una fanghiglia leggera sulle strade lastricate della città.
Giunse per prima una Eletta i cui stivali erano incrostati di fango. Strusciò a lungo i piedi su di lui senza nemmeno guardarlo o parlargli. Fognario sentiva la pelle del torace lacerarsi.
Dopo lei ci fu un viavai molto serrato di donne e Elette che usarono Fognario senza pietà. Dopo circa un’ora lui si sentiva le costole a pezzi e ogni passaggio gli strappava dei gemiti di dolore che però cercava di soffocare.
"Bene un tappeto umano ... sei in un training vero?" una ragazza giovane, non Eletta, gli rivolse la parola. Fognario fu felice di uscire dalla sua condizione di oggetto inanimato e sentire una forma di comprensione da parte di qualcuna.
"Sì mia signora" disse con voce stentata. La ragazza stava sul suo petto e lo fissava dall'alto.
"Poverino ... sai io non sono un’Eletta, ma credo che visto che non ci sono guardie in giro posso usarti. Lecca bene la suola dei miei stivali su!". La ragazza rimase sul suo petto e mise uno stivale sul volto di Fognario che dovette leccare.
"Anche l'altro su!" la sua voce prese una sfumatura sadica.
"Bene ... adesso un bel salto 1 2 3 hopppp" e saltò a piedi uniti sul torace di Fognario che fu devastato dal colpo. Gli stivali marroni della ragazza erano senza tacchi tuttavia era una ragazza in carne e non pesava poco.
"Come soffri .... mi spezzi il cuore, ma un altro salto lo voglio fare.....1....2....."
Ma a salvare Fognario giunse un’Eletta. Aveva capelli mori lisci e lunghi, alta, sui 30 anni. La ragazza si fermò all'istante. Fognario si sentì salvo.
"Stavi per saltare su di lui?"
"Mia signora mi dispiace io non ..."
"Schiavo cosa stava per fare la ragazza?"
Fognario si sentì nei guai ma non potè che dire la verità all'Eletta.
"Stava per saltare su di me Padrona"
"uhmmm .... sdraiati a terra ragazza ... come ti chiami ? Reta? Bene ... petto in alto!"
L'Eletta saltò 3 volte sui seni della ragazza che implorò pietà e urlò tutto il suo dolore. Ma l'Eletta non mostrò alcuna compassione. Dopo i 3 salti chiamò le guardie e giunsero 2 uomini robusti sui 40 anni.
"Guardie! questa ragazza ha commesso un reato. Potete divertirvi con lei, ma senza fare danni permanenti. Questa è la condanna che io le impartisco per aver abusato di una cosa non sua!"
"Pietà mia signora pietààààà". Reta urlava ma uno delle due guardie la prese per i capelli e la trascinò via. Gli uomini avevano entrambi in faccia stampato un sorriso lascivo.
"Schiavo oggi hai visto come si amministra la giustizia a Perlaria. Adesso salterò IO su di te perchè tu appartieni a tutte le Elette finchè sei in training"
L'Eletta saltò a piedi uniti sul torace di Fognario che sentì un crac ad una costola.
"Sono Lendora ricordati di me ... magari ci reincontreremo quando andrai in asta. Ringraziami !"
"G-grazie Padrona !"
Il tempo che passò poi sembrò eterno. Per fortuna il numero di passanti diminuì e così Fognario ebbe un periodo di pace. Si posizionò in modo di offrire ai piedi delle sue aguzzine la parte sana del torace cercando di proteggere la costola che sentiva più dolorante.
Etera venne a riprenderselo dopo qualche ora e lo condusse di nuovo nell'edificio rosso, dove gli venne dato da mangiare in una ciotola e fu come sempre obbligato a mangiare senza usare le mani. Etera mise addirittura i suoi stivali sporchi in mezzo al cibo di Fognario.
"Mangia cane e poi pulisci bene gli stivali. Ti do da mangiare solo perchè non hai provocato guai e Lendora mi ha detto che hai una buona predisposizione. Lei se ne intende lavora in un campo di refrattari. Avrà ucciso e torturato centinaia di schiavi. sappi che sei stato fortunato a conoscerla e a farle buona impressione, perchè questo accorcerà il tuo training."
Fognario mangiava di gusto il pastone di carne e verdure nella ciotola e si sentì orgoglioso di sè.
Etera lo condusse poi in una grande sala.
"Le Cacciatrici portano qui i loro stivali per farseli ripulire dagli schiavi. Sono stivali molto sporchi e odorosi. Se interrompi la pulizia ricevi 15 frustate con un frustino bagnato. Le frustate servono a ripulirti dal fango, perchè per pulire gli stivali puoi usare solo il tuo corpo la tua bocca e la tua lingua! Ti lascio alle sorveglianti" Erano due Elette dai capelli rossi. una minuta l'altra di altezza normale; entrambe coi capelli lunghi e mossi indossavano un completo di pelle rossa e stivali neri lucidissimi col tacco che arrivavano fin sopra il ginocchio.
Nella sala Fognario vide una dozzina di altri schiavi in ginocchio e nudi che pulivano. C'era una fila di scaffali dove erano riposti degli stivali infangatissimi. Gli schiavi li prendevano e se li passavano sul corpo. mentre alle loro spalle le due Elette li sorvegliavano. All'estremità della sala c'era una gogna .
Fognario si posizionò in ginocchio di fronte allo scaffale indugiando; ricevette una frustata secca e dolorosa dalla sorvegliante minuta. "Muoviti schiavo!". Il frustino corto utilizzato lasciava dei segni ad ogni colpo.
Gli stivali erano sporchissimi e emanavano fortissimi odori. Guardò lo schiavo a fianco e capì cosa doveva fare. Gli schiavi dovevano prima annusare per qualche minuto l'interno di ogni stivale e solo dopo iniziare a pulirli, sfregandoseli sul corpo. Vide alcuni schiavi che usavano la bocca. Se interrompevano il lavoro per più di qualche minuto venivano condotti alla gogna e frustati dalle sorveglianti.
Le due sorveglianti si divertivano sadicamente a colpire senza motivo la schiena degli schiavi oltre a tormentarli con battute scherzose.
"Hey Goyra guarda quello! non ha un centimetro di corpo non infangato ah ah"
"Ha bisogno di una ripulitura Hella...." rispose la sorvegliante minuta.
"No vi prego sto lavorando no!" gemette lo schiavo, ma lo condussero comunque alla gogna dove ricevette le frustate.
Dopo la punizione lo schiavo fu rimesso al lavoro. Hella s'avvicinò a Fognario:
"Hey tu Fognario! "
A Fognario venne un gran terrore.
"Sì mia Signora"
"hai un bel nome sarebbe un peccato non usarti così ... poi mi scappa e non di certo voglia di andare in bagno .... il problema è che devo fare il bisogno grosso....e voglio che mangi tutto...."
Fognario ebbe un conato e si spaventò all'idea.
"Avanti mettiti sdraiato faccia in alto e bocca spalancata!" e lo frustò per farlo muovere in fretta.
"Prova a vomitare che ti levo la pelle a suon di frustate!"
L'Eletta si abbassò l'abito in pelle rossa scoprendo un sedere piccolo e dalle forme perfette. La pelle era bianchissima. S'accomodò col sedere sopra la bocca di Fognario emettendo subito un peto molto odoroso.
"uhmmm..." Fognario sentiva gli sforzi di Hella mentre Goyra rideva.
"Che verme schifoso ah ah"
La merda discese lentamente nella bocca di Fognario che cercava di ingoiare senza farsi sconvolgere dal disgusto che provava. Era terribile quello che gli stava succedendo.
Riuscì a ingoiare tutto in fretta in quanto non era molta.
"Bene Fognario sei un ottimo cesso! dagli da bere Goyra ah ah"
"Bah adesso non mi va. La mia pipì è un onore troppo grande per un cesso del genere. meriterebbe di mangiare solo merda!"
Fognario venne colpito ancora da una frustata di Hella e tornò al suo umile lavoro. Sentiva in bocca quel sapore acre di merda, ma non poteva farci nulla.
Dopo un’ora era quasi completamente ricoperto di fango quindi decise di fermarsi accettando la punizione che lo avrebbe ripulito dal fango secco, così da poter riprendere il suo lavoro al più presto. Venne preso per un orecchio e condotto alla gogna da Hella che gli somministrò la punizione prevista. Il dolore era lancinante ma Fognario subì con rassegnazione. Le 15 frustate fecero cadere il fango a blocchi cosicchè ripulito potesse riprendere a lavorare.
Tutti gli schiavi erano concentrati sul lavoro e anche Fognario si sentì come un pupazzo che compiva gesti meccanici e ripetitivi.
Dopo un po’ Fognario era nuovamente diventato un blocco di fango vivente. La sua bocca pure era piena, non riuscendo più a sopportare la ripulitura con la frusta dovette usare la lingua e le labbra. Per un attimo pensò che tra quelli stivali ci potessero essere anche quelli di Zarmia che era colei a cui doveva tutto quello che gli stava capitando. Assurdamente, anzichè arrabbiarsi, dette una leccata profonda allo stivale che stava pulendo ringraziando mentalmente la cacciatrice.
Arrivò allo spasimo delle energie quando venne ricondotto da Etera alla sua cella. Non gli fu permesso di lavarsi e non ebbe né acqua né cibo. Si trascinava a stento con dolori al costato e al piede.
"Bene schiavo tempo di invocazioni!" disse Etera.
Fognario si inginocchiò sui sassolini portati da Etera nella cella e iniziò a salmodiare.
Etera si sedette annoiata su uno sgabello mentre Fognario, esausto, pregava e abbassava e alzava le braccia adorante.
"Adesso ti offro da bere ... sdraiati, torace in su ... apri la bocca.."
Etera pisciò nella bocca di Fognario che bevve l'urina di lei come nettare divino. Era mezzo morto dalla sete e con la bocca piena di fango.
"Così avrai il mio sapore in bocca tutta la notte schiavo!"
"Bene adesso visto che non mi hai dato problemi ti darò un'altra ricompensa oltre alla mia piscia. Vedi quel buco nel muro? Ti permette di guardare nella stanza vicina. Lì c'è lo spogliatoio e il bagno delle Elette. Ci andrò adesso e voglio che mi guardi mentre sono nuda e ti masturbi. Il tuo seme deve essere messo su questo piatto" .Etera porse un piccolo piatto in ceramica "Domani mattina controllo: se non sarai venuto ti punirò severamente"
"Sì Padrona farò tutto quello che vuole".
In Fognario scattò l'eccitazione e riprese un po’ di energia.
Etera se ne andò chiudendo la porta e Fognario si posizionò a guardare nel buco.
Dopo pochi minuti vide Etera arrivare. Si spogliava languidamente e sensualmente. Nonostante la fatica e i dolori ovunque l'eccitazione di Fognario riprese vigore. Etera scoprì un seno perfetto e la sua vagina. Il corpo di lei era statuario tonico e ricco di curve. Fognario non resistette più e venne con un gemito mirando al piattino. Subito dopo crollò esanime e si addormentò.

(continua)
view post Posted: 3/8/2023, 10:29     +1Catturato - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
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“Perché diavolo mi sono eccitato a vedere sto massacro?” pensò Gianni.
Eppure era accaduto. La bellezza della Eletta, i suoi movimenti sensuali … tutto portava a credere di essere in un mondo paradossalmente eccitante, ma anche maledettamente pericoloso.
“Finito lo spettacolo. Adesso tu andrai al training, io tornerò ai campi. Stasera ti marchieranno e dopo non ci sarà più fuga possibile. Ma lo scoprirai da solo. In bocca al lupo“ disse Gotram mentre veniva portato via da un soldato. Anche l’orientale venne condotto via poco dopo, facendo un cenno a Gianni che lo salutò.
Etera giunse sensuale e silenziosa, lo prese per il guinzaglio. Gianni stette a testa bassa e si lasciò condurre. Vide solo gli stivali di lei lucidissimi camminargli a fianco e ticchettare sul selciato.
Lo condusse ad una fontana dove potè bere a sazietà. In una ciotola Etera mise del cibo che sembrava una sorta di pastone fatto di carne e verdure. Gianni divorò rapidamente il tutto dimenticandosi perfino di essere vegetariano. Per tutto il tempo rimase a carponi e mangiò senza usare le mani.
Dopo mangiato si sentì un po’ meglio. Le fitte alla caviglia, grazie al tempo passato seduto erano diminuite un po’.
Etera a pasto finito lo condusse in un edificio vicino. Sull’ingresso c’era un’altra Eletta a cui passò il guinzaglio. Dalla sua prospettiva Gianni vedeva solo un altro paio di stivali, senza tacco, pure neri.
“Ti passo questa carne fresca Meldora. Me lo riprendo tra un’ora” disse Etera
“Certo cara. Saprà tutto”.
Gianni vide comparire nel suo campo visivo un frustino che Meldora reggeva; il che lo fece sobbalzare.
Meldora senza rivolgergli la parola lo condusse in una stanza che sembrava un’aula scolastica. C’erano banchi, una cattedra e una lavagna. Non c’era dentro nessuno.
“Schiavo mettiti in ginocchio nel primo banco”.
Gianni potè alzarsi e vide che Meldora era splendida. Capelli neri lunghi un po’ mossi un corpetto di pelle e pantaloni in pelle fisico tonico. S’accorse che sul pavimento vicino al banco c’erano dei sassi appuntiti. Doveva inginocchiarsi su di essi, il che lo fece sentire ancor più sottomesso e quando si conficcarono nelle sue carni dovette sopprimere una smorfia di dolore.
"Nome professione e provenienza!"
"Gianni, erborista, Merlan, regno di Albor".
Meldora annotò questi dati su un registro
“Bene. Ti insegnerò rapidamente i nostri usi e costumi. Non ci sarà un'altra lezione, quindi se non impari aspettati di essere punito severamente. Tu diventerai uno schiavo di Perlaria a vita e dovrai essere molto abile in questo. Hai visto cosa succede a chi abile non è … non aspettarti nessuna pietà. Tu esisterai e vivrai per il volere della Eletta che ti comprerà appena sarà finito il tuo training.”
Proseguì:
“Iniziamo con le regole di base. Tu non hai alcun diritto. Appena sarai venduto l’Eletta che ti possiederà potrà fare tutto quello che vuole. Anche ucciderti, mutilarti, qualsiasi cosa. Esistono delle tutele solo per i soldati e per i riproduttori. Tu non lo sarai visto il tuo aspetto fisico. Sarai verosimilmente uno schiavo domestico, ma la parola finale spetta a Etera che è colei che seguirà il tuo training. Qui a Perlaria comanda un Consiglio di Elette che ha pieni poteri su tutti. Le Elette che lo compongono sono le migliori per bellezza e intelligenza e vengono chiamate Supreme. Le potrai riconoscere da un bordo rosso sugli stivali neri che portano tutte le Elette. Quando le incroci devi mettere la fronte a terra e restare fermo finchè non si allontanano. Le Elette vanno salutate in ginocchio a testa bassa. Le donne comuni invece possono essere salutate con rispetto e cortesia chinando la testa, si riconoscono perché non hanno scarpe o stivali neri o rossi. Le Elette sono nominate con la prima mestruazione, ma non possono esercitare le loro prerogative fino a 21 anni. Rimangono tali fino ai 48 anni, compiuto il 48esimo anno decadono e diventano donne comuni. Vengono scelte nelle scuole da Elette selezionatrici e passano diversi anni a imparare il comando e a migliorarsi fisicamente e intellettualmente. In ogni posto di comando c'è una Eletta. i lavori umili sono a carico degli schiavi e in parte delle donne comuni.
Tu sarai venduto all’asta dopo il training sul dolore e sulla sottomissione che farai con Etera. Questo se lei ti riterrà degno di essere venduto. Se penserà che sei Refrattario andrai in un campo di lavoro dove in genere in pochi giorni lo schiavo viene soppresso. Prima del training sarai comunque sottoposto al marchio”
Gianni mosse in maniera quasi impercettibile le gambe e Meldora lo raggiunsero: lo colpì 5 volte con il frustino sulla schiena. Gianni gemette.
“Non devi fare nulla mentre sei punito o ricevi una lezione. Devi rimanere perfettamente immobile. Ti darò altre 10 frustate per fartelo ricordare”
Meldora assunse un tono sensuale nel dire ciò. Gianni strinse i denti e rimase immobile mentre la sua schiena veniva devastata dai colpi.
“Bene … uhmmm dicevamo del marchio: è un cristallo di femite. Un minerale che ha virtù magiche. Dopo che ti verrà passato e ti segnerà in alcuni punti perderai ostinazione e irrequietezza. Gli schiavi dicono che si sentono molto meglio dopo. Ti farà perdere la tua volontà di resistere e aumenterà la tua soglia di sopportazione al dolore. Questo è il motivo per cui qui non esistono rivolte di schiavi”
“Ti ho detto l’essenziale di ciò che devi sapere … adesso ti devo mettere gli anelli ai capezzoli e tatuarti il tuo nuovo nome. Spetta a me deciderlo per questo dovresti pensare a me come a una madre che ti dà una nuova vita. E’ importante sapere che ogni giorno dovrai, in ginocchio, pregare per me, per Etera, per la Cacciatrice che ti catturò e per la tua futura Padrona. Devi dedicare almeno un’ora al giorno a queste preghiere. Devi pregare perché noi abbiamo buona salute e felicità. Tutti i giorni. Per questo avrai un altare nella tua cella durante il training prima e poi nella stanza dove vivrai il post asta. In ginocchio invocherai la nostra benevolenza perché per te siamo delle Dee da adorare sempre.”
Meldora prese un ago spesso e perforò senza troppi complimenti il capezzolo destro di Gianni che, memore delle frustate appena ricevute, subì in silenzio. Un anello venne inserito nel capezzolo bucato e poi toccò la stessa sorte all’altro capezzolo.
“Idiota guarda cosa hai fatto!” disse Meldora infuriata nel vedere alcune gocce di sangue sui suoi stivali. Gianni era rimasto perfettamente immobile, ma il sangue che colava raggiunse gli stivali.
Meldora diede una decina di schiaffi a Gianni, lo prese per i capelli e lo costrinse a pulire con la lingua il suo stesso sangue che era colato sugli stivali dell’Eletta.
“Mi scusi Signora Meldora” disse umile Gianni a pulizia effettuata.
“Vedi di stare attento imbecille ! “ disse ancora Meldora arrabbiata e lo colpì con un calcio allo stomaco che fece piegare in due Gianni.
“M-mi scusi ancora Signora Meldora” disse ansimante Gianni.
Meldora lo prese per i capelli e lo sollevò mentre era ancora in ginocchio. Le gambe gli dolevano per i sassolini.
“Adesso devo scegliere il nome …”
Sembrava più calma il che fu un sollievo per Gianni.
“uhmmm vediamo…. “ e si mise a scorrere un registro ove tutti gli schiavi in vita erano presenti.
“il tuo nome sarà “Fognario! Solitamente non metto dei nomi umilianti, ma tu mi ispiri molto in quel senso. Sei brutto e gracile. Potresti essere usato come gabinetto spesso col nome che ti ho dato … ah ah ... d’altronde è forse l’unico uso adatto a te”
“Ringraziami !”
“Grazie Signora Meldora”
“Adesso userai solo quel nome con tutti. Girati che te lo scrivo”
Meldora iniziò un doloroso tatuaggio sulla schiena di Fognario.
Quel nome umiliante lo avrebbe accompagnato per tutta la vita.
“Bene ecco fatto!. Adesso alzati come Fognario!”
Fognario s’alzò.
“Lasciati cadere sulle ginocchia. Non fare il furbo, voglio che cadi sui sassi”.
Meldora era visibilmente eccitata si sedette sulla cattedra a godersi lo spettacolo.
Fognario si lasciò cadere e le ginocchia mandarono delle fitte tremende.
“Ancora”
E Meldora iniziò a toccarsi eccitata
“Ancora altre 10 volte …. Fognario”
Lui eseguì e vide le sue ginocchia sanguinare copiosamente, mentre Meldora godeva del piacere sadico di vederlo soffrire. Un piccolo gemito fece capire a Fognario che l’Eletta aveva avuto un orgasmo.
“Bene uhmmmm adesso facciamo un po’ di preghiere. Devi sempre essere in ginocchio quando le fai. Con dei sassi sotto le ginocchia. L’invocazione è questa:
-Dea Madre delle Elette ispira le Supreme , preserva le mie Signore Meldora, Etera e la mia Padrona. Dà loro forza e benessere. Dà loro fortuna e ricchezza. Io le adoro e mi sottometto a loro totalmente. Proteggi anche la Cacciatrice Zarmia affinchè trovi molti schiavi. Io la ringrazio per avermi portato a essere usato in questa vita.-
Devi ripeterla 100 volte “.
Meldora si mise quasi pigramente a aggiornare il registro degli schiavi mentre Fognario salmodiava cercando di mettere una grande convinzione in quello che diceva. Alzava e abbassava la braccia in ginocchio rivolto a Meldora, mettendo sempre forte enfasi nelle parole che pronunciava.
"Ottimo schiavo. abbiamo ancora qualche minuto e quindi visto che non ho voglia di andare in bagno ti userò. Mettiti sdraiato pancia in su ... bene ... adesso spalanca la bocca ... non azzardarti a chiudere la bocca!"
Meldora iniziò copiosamente a pisciare nella bocca di Fognario che cercava di ingoiare il più rapidamente possibile.
"Uhmmm, sì cesso bevi tutto ... tutto... sei solo una bestia senza cervello da usare così....bevi...bevi tutto"
La bocca fu riempita di urina più volte mentre Fognario paonazzo cercava di ingoiare il più velocemente possibile.
Il sapore era amaro e aspro, ma Fognario si sentì oltretutto contento di essere riuscito a bere tutto perché avrebbe evitato ulteriori punizioni. Meldora lo condusse fuori l'aula in una sala con abiti e scarpe.
"Getta gli stracci che indossi e mettiti questa tunica rossa. Cerca le ciabatte adatte e mettile. Sarà la tua divisa per il periodo di training"
Fognario indossò una tunica che arrivava sotto le ginocchia che legò in vita con una cintura fatta di corda intrecciata. Le ciabatte erano vecchie e consunte.
"Bene cesso, adesso ti lascio a Etera per il marchio di schiavitù" e lo condusse al guinzaglio fino a fuori dell'edificio, lo legò all'interno di una gabbia e lo abbandonò senza dire altro.
Etera giunse dopo un po’.
"Ah ah ah, Meldora ha un gran senso dell'umorismo" rise quando vide il nome di Fognario tatuato.
"Con questo nome ti useranno moltissimo … tutto sommato non t'è andata male, ricordo un “Mutilatio”, un “Mortorio” un “Moncoro” ah ah ... certo Meldora usa anche nomi neutri"
"Bene comunque adesso si parte con il training: una settimana, anche meno se vedo che sei pronto; poi o venduto o morto spetta a te"
Etera lo condusse al guinzaglio verso un edificio rosso che stava vicino alla piazzetta.
"L'edificio dove andiamo si chiama Traneum, lì vengono addestrati gli schiavi"
Dalla sua visuale Fognario vedeva solo stivali scarpe e piedi. Ormai non avvertiva alcun imbarazzo ad essere al guinzaglio. Gli piaceva essere condotto da Etera: non doveva pensare, non soffriva, era solo uno schiavo.

(continua)
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