Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

Votes taken by -triskell-

view post Posted: 12/1/2013, 19:11     +4MASSAGGIO ANALE - Pratiche, Tecniche, Attrezzature - BDSM & Fetish
Dal web - dal blog di Lady Helga in myblog.it, autrice Lady Helga
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Il massaggio anale è una tappa molto importante da affrontare e raggiungere, anche più e più volte, in vista e prima di praticare un soddisfacente rapporto sodomitico.
In fondo, una puttanella deve imparare ad usare l'ano come una figa, ed è compito della Padrona sensibilizzare questa zona erogena sino al punto da far bagnare la troietta solo sfiorandole un capezzolo o il buchino.
L'ano è un organo molto innervato, molto sensibile, che anche soltanto con un leggero massaggio esterno dà un notevole piacere.
Il massaggio può interessare la zona esterna all'ano e/o le pareti interne. Per effetto del massaggio, lo sfintere può dilatarsi per molti centimetri di diametro (si può arrivare a dilatazioni di 7-10 cm). E' solo con un buon rilassamento che si ottiene la possibilità di un piacevole rapporto anale: forzare l'ingresso crea solo ansia (nel migliore dei casi) se non addirittura dolore o lesioni più o meno temporanee.

Certo, il fai da te in questi casi può risolvere il 90% delle titubanze prodotte dall'imbarazzo, dalla vergogna e dal disagio. Ma sarebbe meglio se cerchi un partner esperto che sappia quello che fa, perché la probabilità di provare piacere la prima volta è direttamente proporzionale alla esperienza e dolcezza del partner ed inversamente proporzionale alla tua voglia!
Chi pratica il massaggio anale dovrebbe essere una persona che abbia l'intelligenza e la capacità di rispettare il tuo corpo. Non e' il tuo grado di sottomissione quello che determinerà il successo dell'evento.

Bisogna procedere con calma: la fretta non porta da nessuna parte, prenditi (o prendetevi) tutto il tempo necessario, magari dentro un ambiene familiare non stressante che dispone anche di una vasca da bagno. Se il massaggio oggi non dovesse risultare soddisfacente, non demoralizzarti: la prossima volta sarà sicuramente più agevole godersi gli effetti, in quanto l'imbarazzo del primo impatto te lo sarai gettato alle spalle. Non aver paura a parlare con il partner di tutto quello che senti e che provi, perché questo permetterà di decidere se è il momento di insistere o di fermarsi.

Cominciamo a creare latmosfera di intimità che ti aiuterà a gestire eventuali difficoltà e imbarazzi.
Spogliati, sdraiati e tira su le ginocchia verso il petto: ho in mente di farti in massaggio esterno e interno e quindi devo prima fare una pulizia dell'ampolla rettale con un piccolo clistere. Riscaldo la cannula della peretta con le mani e poi te la infilo dentro l'ano, spremendo la glicerina dentro le tue budella; fra qualche minuto ti libererai, ti ripulirai e sarai pronto per il massaggio.
Quando ti senti pronto mettiti nella posizione che preferisci; sono tutte valide, quindi in via eccezionale ti lascio scegliere la posizione che ti dà maggiore sicurezza.
Ho preferito usare un lubrificante normale, non quello anestetico: voglio che sperimenti tutta la gamma di sensazioni possibili, senza perdertene una. Mi bagno il polpastrello del dito indice con il lubrificante e lo appoggio sul buchino. Istintiva, una stretta del muscolo ti fa restringere l'area.

Ti aiuto a rilassarti e a tenere le natiche separate, con due bastoncini che lasciano libera e accessibile la zona da massaggiare. Appoggio di nuovo il polpastrello sull'anello rosa di carne e inizio a disegnare cerchi concentrici sulla circonferenza esterna, sfiorando appena la pelle rugosa.
Faccio scivolare il dito in cerchi sempre più piccoli, fino a toccare il buchino che ora vedo pulsare sotto l'effetto della stimolazione manuale. Continuo a massaggiare l'anello esterno, con piccoli tocchi leggeri ... picchiettando, accarezzando la pelle e registrando tutti i tuoi fremiti e mugolii da gatta in calore.
Il massaggio esterno ti sta facendo rilassare, è piacevole e gradevole... inizi anche a muovere il bacino in maniera sensuale e il tuo piacere aumenta man mano che io vario la pressione del dito. Ancora un po' di gel lubrificante e il secondo dito è pronto ad entrare in gioco. Ora sono due le dita che ti stuzzicano e ti massaggiano il buchino, disegnando raggi immaginari sulla circonferenza in tutta la sua estensione.
Sei sdraiato a pancia in su, quindi vedo bene che ti stai anche eccitando... mmmm ... bene, basta con i preliminari, è ora di passare alla seconda fase, quella del massaggio interno. Con le dita dei guanti bagnate di lubrificante, faccio dei piccoli tentativi di penetrazione e la tua reazione è prevedibile: trattieni il respiro, il tuo corpo è scosso da brividi di piacere, il tuo ano si sta ammorbidendo e si sta preparando a ricevermi. Ti stai comportando da vera cagna in calore, nonostante la tua verginità. Dunque, è tutta una questione di testa, prima ancora che di sensi.....

Stai provando piacere nel mettere a disposizione il tuo corpo e nell'abbandonarti al godimento. Non sottovaluto questo momento e cerco di prolungarlo appoggiando un solo dito sul buchino e spingendo berso l'interno. Il dito entra facilmente, come una lama nel burro ... sento una specie di risucchio e il dito varca la soglia dell'anello anale.
Muovo il dito all'interno con cautela: ho le unghie cortissime e in più c'è la protezione del guanto di lattice, ma voglio che questo massaggio sia davvero piacevole, quindi muovo il dito con movimento rettilineo di andata e ritorno, senza scossoni, estraendolo fino alla prima falange e non oltre per mantenere la posizione dentro lo sfintere.

Provo a raggiungere la prostata, anche se so che questa non ha terminazioni nervose di rilievo e la sua stimolazione non produce grossi effetti. Ricordo una raffigurazione che ho visto su un libro di medicina, e piego il dito in modo da raggiungere l'organo. Non so se ci sono riuscita, in fondo è la prima volta che ti massaggio le pareti interne e non conosco bene la tua fisiologia e le tue reazioni.
Ma vedo che inarchi la schiena e la tua eccitazione si fa sempre più prepotente .... sono certa che continuando a penetrarti il buchetto con due dita, riusciresti a godere come un maiale.
Ripenso a tutti i timori che mi avevi esternato: non perderò la virilità? non sentirò dolore? non avrò problemi nelle mie funzioni fisiologiche? userai davvero solo le mani per il massaggio? potrò avere un'erezione?
E mi viene da sorridere ... sembra che ti siano passati tutti i dubbi in un colpo solo.
Estraggo le dita lentamente e, con qualche piccola carezzina sull'anello rosa, concludo il massaggio. Mi sembri abbastanza dilatato da poter ricevere anche lo strapon, ma non sarà questa la volta in cui perderai la verginità.
Devo ancora massaggiarti ed esplorarti per capire i tuoi punti di forza e le tue debolezze, per essere sicura delle tue reazioni e per potermi godere il tuo bel culetto.

Tutto bagnato cerchi di rilassarti, girato a pancia in giù; ad un tratto sento che mormori "grazie Padrona ... hai devastato il mio immaginario erotico, non credevo di potermi eccitare mentre mi massaggiavi in un posto tanto intimo".
Ma io penso che forse ha giocato anche l'eccitazione di donarsi in maniera totale per il godimento della Domina, e ti rispondo: "Era un massaggio preparatorio lulù ... se ti piace prenderlo, rimani maschio a tutti gli effetti, ma hai anche scoperto la tua femminilità".
view post Posted: 8/1/2013, 00:09     +1Abbreviazioni Comuni nel BDSM - Pratiche, Tecniche, Attrezzature - BDSM & Fetish
Grazie Giuseppe Tubi, grazie Cicoria. Ho aggiunto.
Non cancellate i vostri post, così si vede che li avete segnalati voi e è uno stimolo all'aiuto di tutti.
Collaborazione apprezzata.

Edited by -triskell- - 8/1/2013, 00:10
view post Posted: 7/1/2013, 23:46     +21Abbreviazioni Comuni nel BDSM - Pratiche, Tecniche, Attrezzature - BDSM & Fetish
Nel BDSM si fa spesso ricorso a sigle per esprimere dei concetti. Si tratta di acronimi che, nella maggior parte dei casi, provengono dal mondo anglosassone, dove si fa frequente uso di queste abbreviazioni. Si trovano, e possono servire, nei forum, nelle chat, nelle mail.
Propongo un elenco di quelli di uso più comune, che sicuramente è incompleto e da aggiornare. Invito tutti gli utenti a scrivere le sigle che mancano, con la spiegazione, in questa discussione e se saranno di rilievo le inserirò nell’elenco e per rispettare l'ordine alfabetico modificherò questo post.

24/7: ventiquattro sette. Rapporto Dom/sub a tempo pieno, 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana
AC/DC: il nome significa alternate current / direct current e in inglese vuol dire bisessuale
AP: Age Play – Giochi di età, di cui il più diffuso è l’infantilsmo.
APE: Absolute Power Exchange – Scambio completo di potere. (vedi anche TPE, che è un sinonimo)
AT: Animal Training – Addestramento a comportarsi ed atteggiarsi (nei movimenti, nei suoni, ecc) come un animale scelto dal Dom
B&D/BD: Bondage and Discipline
B/B: Boy/Boy – Rapporto omosessuale (ragazzo/ragazzo)
B/G: Boy/Girl – Rapporto etero (ragazzo/ragazza)
BBW: Big Beautiful Woman – Bella donna, ma dalle forme molto abbondanti
BDSM: Bondage & Discipline, Dominance & Submission, Sado-Masochism
BJ: Blow Job - Rapporto orale
BT: Ball Torture – Tortura alle palle
CB: Chastity Belt – Cintura di castità
CBT: Cock and Ball Torture – Tortura del pene e delle palle
CD: Cross Dresser – Una persona che si traveste
CFNMS: Clothed Female, Naked Men Submissive – Donne vestite e uomini nudi sottomessi
CP: Corporal Punishment – Punizioni corporali
CT: Cock Torture – Tortura al pene
D&S - D/s: Dominance and Submission
EC: Enforced Chastity – Castità forzata
EPE: Erotic Power exchange – Scambio di potere erotico
FF: Fist Fucking – Penetrazione anale o vaginale con mano
FJ: Foot Job - masturbazione con il piede
FTM: Female To Male – Donna passata al genere maschile
GJ: Glove Job, masturbazione con guanto
GS: Golden Shower – Pioggia dorata, cioè pissing
HJ: Hand Job - masturbazione con la mano
KH: Key Holder – La persona che tiene la chiave di una cintura di castità
Kv: abbreviazione, in tedesco, di kaviar (caviale) per intendere però lo scat
LGBT: Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender – Comunità/scena del mondo lesbico, gay, bisessuale, trasgender
M/s: Master (o Mistress)/slave – Rapporto Master o Mistress e sub
OTK: Over The Knee – Sopra le ginocchia (riferito a posizione per lo spanking)
PA: Prince Albert – Prince Albert è un tipo di piercing
PE: Power Exchange – Scambio di potere
PHD: Pretty Huge Dick – Possiedo (oppure “è richiesto”) un grazioso enorme pene
RACK: Risk Aware Consensual Kink - Rischio consapevole e consensuale nelle attività di sesso alternativo
POA: Price on Application - tradotto "prezzo a richiesta", termine usato nelle inserzioni per non pubblicare esplicitamente le tariffe delle prestazioni
SD: Sensory Deprivation – Deprivazione sensoriale
SM: Sado-Masochism – sadomaso.
SSC: Safe, Sane, Consensual – Sicuro, sano e consensuale
TENS: Transcutaneous Electrical Nerve Stimulator – Apparecchio a batterie il cui uso nel bdsm è quello di essere applicato sulle parti genitali
T&D: Teasing and Denial, eccitazione e negazione dell'orgasmo
TG: Transgender (p.es. trans operati)
TPE: Total Power Exchange – Scambio totale di potere (vedi anche APE)
TS: TransSexual – Transessuale
TT: Tit Torture – Tortura del seno, oppure Toilet Training, svolgere da parte dello slave il ruolo di bidet e toilette umana per la Mistress
TV: Transvestite – Travestito
WS: Water Sports – Giochi d’acqua ossia clistere

Edited by -triskell- - 11/1/2013, 18:18
view post Posted: 29/12/2012, 20:36     +1Racconti d'autore: CINTURA DI CASTITA' PER IL FIDANZATO DI CHIARA (scritto da LadyChiara) - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Ho trovato un proseguimento di questa storia
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Il giorno dopo, suono il campanello ed entro.

- Ciao amore! Come va?

- Quasi tutto bene.

- Non riesco a immaginare cosa non potrebbe andare – ribatto ridendo

- Sì, in effetti... stanotte è stata dura, da quando hai chiuso il lucchetto ieri sera avrò avuto 50 tentativi di erezione bloccati completamente dalla gabbia.

- E fa male?

- Decisamente sì!

- Dai, che prima o poi ti libero!

- Prima o poi? Perché non oggi, scusa? Ormai sei qui, apri, facciamo l’amore...

- Troppo facile, alla fine hai fatto sì e no 15 ore di prigionia. I permessi ai detenuti arrivano dopo mesi! A te va ancora bene che domani o dopodomani ti svuoto io!

- Hai detto massimo due giorni, amore!

- Vedremo – taglio corto baciandolo

Siamo sul divano, così lo faccio stendere e gli salgo sopra, continuando a baciarlo e sedendomi proprio sulla sua gabbia. Ci baciamo a lungo, sento che lui ha una voglia repressa (per scelta mia) e che soffre per la situazione. Quando ci giriamo e lui mi viene sopra, le sensazioni che avevo ricevono un’ulteriore conferma, con lui che spinge il bacino verso di me, simulando un atto sessuale.

- Amore, non avevo mai fatto caso fossi così piccolino... non sento niente!

- Sono io che sento tanto! Sento che sono schiacciato completamente, spingo contro le pareti della gabbia ma non riesce a crescere.

- Fammi vedere...

Si rimette sdraiato, io gli tolgo i pantaloni e guardo: piccolino, riempie quasi la sua custodia, sta tentando un’erezione, si capisce dalle vene abbastanza evidenti. Sadicamente, gli palpeggio le palle con le mani, a momenti soppesandole e a momenti sfiorandole con le unghie.

- Stronza! Non capisci che fa male?

- Eheh, scusa... però modera i termini, se no aumento il periodo di prigionia.

- Hai ragione, ma mi stai facendo soffrire incredibilmente!

- Potrei fare di peggio, stai attento.

- Non ci credo.

- Prova a sentire questo.

Mi avvicino con la faccia e dall’apertura vicino alla punta soffio delicatamente dentro. Lui soffre, si capisce come la gabbia lo comprime. Non contenta, dato che sono sopra di lui, lascio cadere una goccia di saliva che va a colpirlo quasi sulla punta, per poi soffiare ancora delicatamente. Lui emette un lamento che mi fa smettere, alla fine voglio solo giocare, non fargli male.

- Credo sia meglio che smetta, eh?

- Magari! Mi fai morire, così.

- Vado allora... stasera sei da solo, vero? Passerò a trovarti, così ti faccio soffrire ancora!

- Allora non passare, è sufficiente questa cosa...

- Scherzo... facciamo un po’ di coccole, dai

- Ok... a stasera!

Dopo cena, una bella sorpresa, almeno per me... vado da Stefano e suono, mi apre vestito da strafiga: tutto in blu, minigonna, seno finto stretto in un corsetto, decolleté con tacco 15 senza plateau, parrucca liscia castano chiaro e un trucco leggero, che gli ho insegnato io.

- Buonasera Veronica, era da un po’ che non la vedevo qui a casa di Stefano.

- Amore, dato che ieri volevi farlo, ho pensato ti avrebbe fatto piacere.

- Ti amo. Però a saperlo mi sarei vestita bene...

- No, no, tu vai bene così, anche perché già vestirmi così e stare sui tacchi, mi provoca certi problemi!

- In effetti, con questa minigonna stretta, di solito sul davanti c’è una certa protuberanza! Meglio così!

Che vuoi fare stasera?

- Facciamo così, stasera sei libera di fare tutto, con la promessa che domani... mi fai sfogare!

- Perfetto, non avrei saputo pensare a qualcosa di meglio! Andiamo in camera tua, che ci pensiamo.

Qui prendo dal suo guardaroba una delle sue magliette e i pantaloni di una tuta, oltre a uno strapon abbastanza grosso, una ventina di cm, e vado in bagno a vestirmi.

- Mi spiace solo che gli uomini non mettano i tacchi, sarebbe una bella sensazione! - gli dico quando torno

- Bè, non tutti, almeno – mi risponde malizioso, dondolando la gamba accavallata che mette in mostra il tacco 15 di cui parlavo prima.

- E’ vero, sono fortunata! Adesso ti faccio vedere cosa dovrebbe fare un vero uomo, quando ama alla follia la propria donna.

Mi inginocchio davanti a lui e bacio la punta delle sue scarpe, per poi alzarle e leccare i tacchi su tutta la lunghezza, guardandolo negli occhi e vedendo che l’eccitazione nel vedermi fare questo gli provoca dei dolori. Passo a baciare il piede, lasciando le scarpe, e a risalire lentamente, senza perdermi neanche un centimetro, tra baci e leccate fino al bordo della gonna. I suoi sospiri mi fanno capire che apprezza, secondo me vorrebbe essere davvero una ragazza, in questo momento. Mi alzo da lì e corro fino al collo, prendendo ancora a baciare e leccare, scendendo fino al seno finto e al bordo del bustino.

- Amore, ti riempirei di baci ma non voglio rovinare il trucco, che hai messo così bene. E ti toccherei e bacerei queste belle tette, se fossero vere!

- Basta che non pensi a farmi fare operazioni strane, se no ti lascio! - mi risponde scherzando

Non gli dico niente, ma continuo con il collo, mentre le mie mani vanno dalle gambe, completamente depilate (per lo sport, è sempre stata la scusa), alle tette, alla faccia e la bocca, qui delicatamente per non rovinare il trucco. Poi scendo di nuovo, baciando e toccando l’interno delle cosce, allargandole mentre la gonna si alza. Non potendo praticare del sesso orale vero e proprio, causa mancanza di genitali femminili ma presenza di gabbia, gli creo uno dei problemi più notevoli della serata: inizio a leccare quello che c’è, quindi i testicoli che non sono rinchiusi. Questo provoca un dolore non indifferente, essendo una cosa che adora.

- Dai, tanto sappiamo come andrà a finire... sdraiati che velocizziamo il tutto!

- Perché? Non ti piace quello che ti faccio?

- Sì, ma proprio perché mi piace, mi fa soffrire!

Mi sdraio, lui mi toglie i pantaloni e si mette a bagnare lo strapon, succhiandolo, a 69. Io intanto, mentre continuo il trattamento alle palle, gli bagno anche il buchino, già rilassato e allenato di suo.
Quando decide di essere pronto, si alza e mi guarda, interrogativo. Lo faccio sdraiare, con le gambe alzate, i tacchi poggiati sulle spalle e punto lo strapon al suo bel culo. Ovviamente inizio piano e, anche se non trovo grande resistenza, prima di spingere decisa ci vogliono almeno 5 minuti di trattamento soft. Dopodiché spingo, aumentando gradualmente fino a prendere un bel ritmo, condito dai suoi sospiri e versetti, non so bene quanto di eccitazione e quanto di dolore. O per meglio dire, quanto sia il dolore dato dal culo e quanto quello dato dalla gabbia, anche se credo sia più quest’ultimo, essendo abituato ad essere penetrato, magari venendo con qualcosa dentro.
Ma anche se era quello a cui puntavamo entrambi, non mi basta, quindi esco da lui e gli propongo di scoparmi.

- Magari! Mi togli la gabbia, allora?

- Bé... no! Quella domani, adesso mettilo tu, lo strapon

La delusione nei suoi occhi non si può non vedere, credo si senta umiliato da questo e gli do’ anche ragione. Ciononostante, alzando bene la gonna, indossa l’attrezzo e si mette su di me, trovando un lago in attesa di essere sfondato.
Il ritmo questa volta è deciso fin da subito, forse sfoga anche tutta la sua eccitazione che è costretto a reprimere, lo sento fino in fondo, a provocarmi un orgasmo nel giro di un minuto, anche meno. I miei spasmi, comunque, non lo fanno desistere, continua a scoparmi con alto ritmo, prima di farmi girare e mettermi alla pecorina, riprendendo subito a montarmi. Un nuovo orgasmo mi prende a 5 minuti scarsi di distanza dal primo, godo con la testa sul cuscino e le tette strizzate da lui da dietro, una cosa che amo.

Quella che segue è una bella mezz’ora, condita da diversi miei orgasmi in ogni posizione e dalla sofferenza clamorosa di Stefano, sempre più eccitato e sempre più compresso. Alla fine sono io a chiedergli di smettere, esausta, perché lui non avrebbe problemi a continuare.

- Amore mio, sei stato fantastico!

- Grazie. Domani tocca a me, però!

- Non ti sei divertito?

- Sì, ma soffro veramente tanto, non ce la faccio più.

- Domani sera vieni da me, dai. Ti faccio divertire!

- Ci spero. Adesso vai, dai, che devo sistemare tutto prima che rientrino i miei, non credo manchi molto. Devo anche togliere questi vestiti. Purtroppo, devo dire, perché mi stanno piacendo! Una volta mi facevano molto male i piedi con i tacchi alti, adesso potrei continuare a lungo a portarli.

- Sei fantastico con i tacchi. Ti amo, adesso vado. A domani!
view post Posted: 27/12/2012, 23:48     +1Racconti d'autore: CINTURA DI CASTITA' PER IL FIDANZATO DI CHIARA (scritto da LadyChiara) - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto non autografo, trovato sul web, da raccontimilu, autore Chiara (Ladychiara) email [email protected]
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Ormai è molti mesi che io e Stefano stiamo insieme, credo entrambi incantati dalle perversioni dell’altro: ad esempio, diverse volte sono andata da lui dietro suo invito trovandolo vestito da ragazza per poi scoparci a vicenda, lui con il suo bell’uccello e io con dei falli finti, anche di notevoli dimensioni. Quest’estate, invece, dopo che lui è venuto mentre si faceva scopare il culo a smorzacandela, aiutato dalla mia mano, come battuta gli ho detto che ha qualcosa di troppo, che non mi permette di fingere di stare con una ragazza. E siamo corsi ai ripari!

Troppo timida per andare in un sexyshop, ho comprato su internet un cockcage (letteralmente gabbia per cazzo, la potete trovare in internet come CB6000) che una sera gli ho presentato. Inutile dire che la sua reazione non è stata estremamente positiva, almeno all’inizio:

- Scusa, Chiara, ma cosa pensi che debba fare?

- Come cosa? Mi pare evidente! Tu la metti e io tengo la chiave. Tanto ti permette di fare tutto. Certo, tutto tranne avere erezioni, rapporti sessuali e masturbazione.

- Hai detto poco! Ma perché dovrei farlo? Già mi pare che mi presto a tutto o quasi, compreso quando vorrei scoparti e invece accetto di farmi inculare. Non dico che non mi piaccia, almeno un po’, ma questa cosa mi sembra davvero troppo!

- Dai, amore, ma non ci pensi che bello che deve essere? Io che arrivo, ti tolgo la gabbia e ti faccio divertire... e poi sarei anche sicura di essere il tuo unico modo di svuotarti!

- Mi sembra proprio tortura! Peggio che nel medioevo, o quando le hanno inventate.

- Uffa, ma dai... almeno ogni tanto facciamo finta che sei una ragazza completamente!

Insomma, dopo una discussione abbastanza lunga, l’ho convinto a metterla, con la promessa che al massimo due giorni dopo l’avrei fatto sfogare io. E qui è arrivato il primo problema: indossarla!

L’ho spogliato, mi sono messa in ginocchio davanti a lui e ho iniziato con un anello da mettere attorno ai testicoli, per poi chiuderlo sopra essi. Provocando un’erezione per avere un po’ giocato con le mani...

- Ehi, datti una calmata, se no non posso chiudere!

- Magari! E comunque non è semplice, non è proprio una cosa che si comanda a bacchetta!

- Mmm... comandarti a bacchetta... bel suggerimento!

- Non pensarci neanche.

- No, tranquillo, se fai il bravo lo evito.

- Ci pensi tu a coccolarlo adesso?

- Io? E perché dovrei? È come un prigioniero che sta entrando in galera, non ha diritto a desideri! Mettilo sotto l’acqua fredda.

Cerca di farmi cambiare idea ma sono irremovibile, e dopo un bidè freddo chiudiamo la gabbia.

- Bene, adesso posso gettare la chiave. - gli dico sorridendo

- Non provarci o ti ammazzo, amore!

- Lo sai che scherzo. Come va?

- E’ molto strano, lo sento addosso, mi sembra un po’ piccola la gabbia anche adesso che sono rilassato, ma per ora non ha grossi problemi.

- Bene. Allora posso eccitarti per farti soffrire?

- Non sarai così cattiva!

- Tu che dici? - rispondo con voce roca, mentre mi passo la lingua sulle labbra

- Sei una stronza. Ahia, lo sento, adesso!

- Ti consiglio acqua fredda, tanto non ti do’ altro per almeno un paio di giorni! Adesso cosa preferisci? Ti vesti da donna e io mi metto lo strapon enorme, oppure mi fai solo le coccole?

- La seconda. Già mi sento un po’... compresso! Se poi non posso neanche eccitarmi...

- Non ti vesti neanche da donna?

- Sei pazza? Con la sensazione delle calze e del perizoma?

Rido mentre ci sdraiamo sul letto, mi faccio abbracciare da dietro e parliamo di tutto per un po’. Poi lui dice qualcosa per prendermi in giro e io lo punisco, portandomi le sue mani sulle tette.

- Amore, perché mi tocchi?

- Stronza! Fa male questa cosa.

- In effetti c’era qualcosa di strano qui dietro – aggiungo strusciando un po’ il culo sul suo pube – Si sente del duro ma piccolino!

- Smettila, dai!

Mi giro verso di lui e lo bacio con passione, nonostante la sua eccitazione di tanto in tanto gli fa fare delle piccole smorfie. Poi, eccitata ma un po’ sadica, gli spingo la testa verso il basso, verso le mie tette coperte solo da una canottiera e da un costumino. Lui non pensa più alla sua costrizione ma mi spoglia e inizia a leccarmele: io sono abbastanza sensibile e lui è estremamente bravo, quindi mi fa bagnare e non poco.

-Che bello amore, sei sempre favoloso! Scendi ancora, dai!

Lui mi guarda, si vede che soffre, ma mi da’ piacere giocando con il mio ombelico (molto sensibile) mentre mi toglie i pantaloncini.

Inizia a leccarmi, giocando anche con le dita, portandomi in breve a un orgasmo liberatorio e continuando a leccarmi. Come ho detto, è estremamente bravo, e va avanti per un quarto d’ora circa regalandomi molte bellissime sensazioni. Mi parla solo dopo il mio terzo o quarto bellissimo orgasmo.

- Sai amore, non va bene così.

- Come no? A me va benissimo! Magari avessi tutti i giorni orgasmi del genere.

- Va bene a te, ma a me no. Io adesso sono qui con la tua gabbietta che mi fa male perché non mi lascia gonfiare, non è per niente una bella sensazione!

- A sapere che sei sempre così, però, la chiave la butto davvero!

- Ma perché? A te non da’ fastidio non scopare?

- Posso sopportarlo se fai così tutte le volte! Oddio, ma è tardi! Mi rivesto e vado a casa, stasera devo uscire. Ci vediamo domani, non divertirti troppo da solo, magari usando le mani... ahah!

- Eh, non mi dispiacerebbe poterlo fare.

- Ti amo perché mi lasci divertire così tanto. Ti prometto che non lo dico a nessuno e che la chiave non la porto in giro per non perderla! Tu usa tanta acqua fredda. A domani.

Edited by -triskell- - 20/1/2013, 11:30
view post Posted: 15/12/2012, 15:11     +1Sissyfication - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Un racconto molto bello, con finale a sorpresa, di Serena e tratto dal suo weblog.
Nel corso dell'addestramento a sissy si svolgono molte pratiche bdsm finalizzate al risultato e si vede che i dialoghi sono stati studiati.
Interessante e ben scritto.
Buona lettura
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CAPITOLO 1

Rivedere una persona dopo molti anni, talvolta provoca un certo disagio, ed era quello che mi era accaduto quando incontrai dopo più di dieci anni Emilio. Tanti ne erano passati dalla sua festa di laurea in scienze politiche, poi per tutto questo tempo non ci si era più sentiti, né tanto meno visti.
Non l’avrei neanche riconosciuto se non mi avesse fermato lui con la stessa faccia di chi vede un fantasma.
“Mi scusi ma lei si chiama Clara ?”
Guardai con una certa apprensione quell’uomo trasandato che mi aveva toccato il braccio. Non era sporco ma di certo trasandato.
“Sì ma lei chi è ?” risposi ormai incuriosita.
“Sono Emilio ci siamo conosciuti all’università a Roma.”
Non fu facile associare quella persona all’amico brillante dell’università.
“Emilio ! Quello che mi faceva la corte mandandomi a quel paese ?”
Il suo sorriso mi fece tornare indietro con gli anni a quando faceva di tutto nel corteggiarmi.
Mi venne spontaneo abbracciarlo stringendolo forte, abbraccio che fu virilmente ricambiato.
“Emilio ma quanti anni ! Dimmi cosa ci fai qui ?”
“Sono venuto a fare un colloquio ma non è che ci creda molto, però tentar non nuoce.”
Ebbi un attimo di smarrimento, come Emilio, l’uomo sicuro di se tanto da sfiorare l’arroganza andava a un colloquio e per giunta vestito così ? Di certo qualcosa in lui era cambiato.
“Sì però ora mi racconti tutto, che ne dici di andare in un bel ristorante per fare un salto nel passato, ma anche nel presente ?”
La sua faccia fu di nuovo una risposta. Di certo si sentiva a disagio vicino a me nel mio classico vestito elegante da brava professionista.
“Anzi ho un’idea migliore.” dissi per toglierlo da ogni imbarazzo “Prendiamo qualcosa al volo e andiamo da me, così non avremmo scocciatori in giro.”
Davanti alla mia seconda proposta non poté che accettare, così andammo nella mia rosticceria di fiducia a far incetta di buon cibo.
Giunti a casa Emilio divorò rapidamente tutto ciò che avevo comprato, anche se era sempre stato una buona forchetta, era chiaro che non mangiasse così bene, ma soprattutto in quantità abbondante, da qualche tempo. Mentre preparavo il caffè, non potei fare a meno di chiedergli come mai si fosse ridotto in quello stato, e la sua risposta andò oltre ogni mia tetra previsione.
“Vedi Clara ho fatto la più grande cazzata che un uomo possa fare, ho sposato la figlia del capo. Ammetto che all’inizio andava tutto bene, anche troppo, insomma rapida carriera, soldi a iosa, una vita agiata. Poi però è arrivato un punto in cui non ci vedevamo più, io sempre più preso dal lavoro e lei dai suoi amanti, fino a quando non mi ha letteralmente mandato a quel paese. La causa di divorzio è stata un olocausto, lei con i migliori avvocati ed io con uno cretino e puoi immaginare com’è finita. Senza più casa, lavoro, possibilità di trovarne un altro poiché la puttana ha fatto terra bruciata intorno a me. Avevo qualche risparmio nascosto dalla sua ingordigia, ma si sa i soldi alla fine finiscono, così oggi vivo alla giornata, senza più nessuna illusione, ma almeno libero da lei.”
“Avete avuto figli ?” gli chiesi sperando che mi dicesse di no.
“Una che sta percorrendo la stessa strada della madre. L’ultima volta che l’ho vista mi ha detto che non vuole avere niente a che fare con un fallito come me, quindi ho preferito lasciar stare anche lei.”
“Emilio mi spiace, dimmi posso fare qualcosa, non so.” gli chiesi sedendomi vicino a lui.
“Mi fai dormire qui, detto chiaro non so dove andare.”
“Certo, però adesso parliamo di qualcosa d’allegro, dai ti ricordi di quando mi facesti un gavettone e ti presi a calci.”
Ricordare i tempi migliori gli fece ritornare un minimo di sorriso, così andammo avanti tutta la sera a raccontarci le cazzate giovanili. Alla fine gli preparai la stanza degli ospiti e lui mi diede un casto bacio della buonanotte sulla guancia prima di chiudersi nuovamente nella sua solitudine.
La mattina mi svegliai sentendo bussare alla porta della mia camera, così mi tirai su e stupidamente chiesi chi era.
Lui entrò con un vassoietto sul quale c’erano una fumante tazzina di caffè e la zuccheriera.
“Non mi ricordo come lo prendi, però so che la mattina non ne puoi fare a meno.”
“Amaro, più semplice di così !”
Si era di certo lavato mentre dormivo e ora aveva un aspetto migliore.
“Solo non ho capito al volo come funziona la tua caffettiera e penso d’aver fatto un mezzo casino.” mi disse stringendosi le spalle.
“Però il caffè è uscito bene !” gli risposi con un sorriso.
Di certo quella mattina il suo volto era molto più rilassato, ma quello che mi colpì fu che a tratti rividi il ‘vecchio’ Emilio, e ne fui molto contenta.
Dopo qualche chiacchiera futile era però giunto il momento d’alzarsi.
“Ora esci che mi devo alzare, non te l’ho data quando la volevi e non vedo perché farlo adesso.”
Ci mettemmo a ridere tutte e due, poi Emilio uscì dalla mia camera e mi vestii pensando a come potessi esser utile al mio vecchio spasimante. Quando arrivai in cucina lui stava pulendo intorno alla macchinetta del caffè, si vedeva che era pratico di pulizia domestica, ma non feci troppo caso a quel particolare.
Quando mi vide lasciò la spugnetta e mi guardò serioso.
“Clara posso farti una domanda diciamo molto personale.”
“Vuoi sapere se sono lesbica ? La risposta è si così facciamo prima.”
“No, non è quello, solo mi chiedevo ai tempi dell’università tu facevi coppia fissa con Luigi, so che poi vi siete lasciati, però non so perché non ho mai capito perché stavate insieme.”
“Non ti capisco, puoi essere più preciso.”
“Senti Luigi è sempre stato gay, e questo ormai lo sanno tutti, tu sei lesbica, insomma eravate una coppia di facciata ?”
“In effetti sì anche se ci volevamo un gran bene.” dissi pensando che il discorso finisse li.
“Forse anche perché ti faceva da schiavetto.”
Quella frase che non era stata certa detta a caso mi mise addosso una grande inquietudine, com’era possibile che Emilio sapesse dei miei esordi come Mistress.
“Emilio ma che cazzo dici.”
“Senti Serena se c’è una cosa che ho imparato è bere senza sbronzarmi, cosa che non ha mai saputo fare il tuo caro ex ragazzo, quindi non cercare di raccontarmi delle palle perché non ci credo.”
Mi resi conto che negare sarebbe stato inutile, così gli raccontai tutta la mia storia con Marco. Mentre parlavo la sua faccia assunse le espressioni più diverse, ora curiosa, ora divertita, ora incredula, ma non m’interruppe quasi mai se non per delle piccole precisazioni. Quando finii Emilio era quasi estasiato dal mio racconto per quanto questo fosse stato il più coinciso possibile.
“Clara allora forse tu mi puoi aiutare.” disse rompendo un silenzio che durava da qualche minuto.
“Dimmi se posso farti un piacere perché negartelo.”
“Voglio diventare una sissy.”


male sissy
Lo disse come se si trattasse della cosa più semplice e naturale del mondo, nella stessa maniera in cui si ordina una bistecca al ristorante chiedendo di non farla cuocere troppo.
“Cos’hai detto !”
“Hai capito benissimo e sai di cosa si tratta, quindi dimmi sì o no, in ogni caso non ne farò una questione personale, magari hai già uno codazzo di slave che ti vengono dietro.”
“No non è così. Solo mi devi spiegare il perché altrimenti non se ne fa nulla.”
Emilio fece un lungo respiro come se dovesse trovare la forza di dirmi qualcosa che non aveva mai confidato a nessuno.
“Vedi poco prima del mio divorzio avevo conosciuto una come te, una Mistress davvero brava, con la quale stavo iniziando il mio cammino da slave. Solo poi sono finiti i soldi e con loro è sparita anche lei, in fondo la capisco, le lo faceva per mestiere ed io ora riesco a malapena a sopravvivere. Però non ho abbandonato quel sogno, credimi so tutto sulle sissy, solo mi manca la pratica.”
Rimasi in silenzio a pensare a quella strana proposta, certo essere la sua insegnante mi allettava e non poco, ma capivo anche che forse era qualcosa che andava oltre i miei limiti.
“Dimmi il resto, tanto lo so che non è finita qui.”
“Ogni anno a Londra c’è una riunione di sissy che sperano di trovare una padrona che le prenda con sé. La prossima c’è fra nove mesi ed io voglio andarci, anzi ci andrò solo se tu mi aiuti. Vedi come uomo qui sono bruciato, quella stronza della mia ex moglie m’impedirà di trovare qualunque lavoro, anche il più indegno di un uomo. Ma come sissy potrei avere la possibilità di riniziare una vita, e di ritrovare un po’ di felicità che ormai non vedo da molto tempo.”
“Ho capito.” dissi prendendomi una sigaretta “Perlomeno sei stato chiaro e questo è qualcosa che apprezzo sempre, dimmi quello che hai fatto con quella donna almeno mi rendo conto a che livello sei.”
Emilio non parlò a lungo, in fondo avevano avuto pochi incontri e quella Mistress si era dimostrata della mia stessa pasta, piccoli passi e senza fretta. Alla fine ero ancor più convinta che quello che mi chiedeva era per me quasi impossibile, però capii anche che ero la sua ultima possibilità.
“Senti potrei anche accettare, ma a ben precise condizioni.”
“Accetto tutto.”
“Stai zitto e non m’interrompere. Iniziamo con una premessa: sei un fallito senza speranza, non troverai mai una sistemazione e questa è l’unica possibilità che hai per realizzare qualcosa che vuoi realmente, e sappi fin d’ora che approfitterò della tua debolezza con tutta la crudeltà di cui sono capace.”
Ben sapevo che potevo imporre ogni condizione e non mi feci sfuggire l’occasione, quindi continuai con voce ferma scandendo bene ogni singola parola.
“Primo, sarai al mio esclusivo servizio ventiquattrore al giorno, sette giorni alla settimana feste comprese.
Secondo non ti darò nulla per tutto ciò e mi limiterò al tuo mantenimento.
Terzo in ogni momento potrò mandarti via senza nessuna spiegazione.
Quarto a mio piacimento potrò invitare slave, Master o Mistress di mia conoscenza senza che tu possa dire nulla.
Quinto mi obbedirai ciecamente senza mai protestare.
Sesto non dovrai mai svelare a nessuno quello che stiamo facendo o sei fuori prima che lo capisca.
Settimo con me niente sesso vanilla, quindi scordati la fica, e ti segherai solo su mio ordine.
Ottavo e ultimo punto, ma non per questo meno importante, TI FARO' PROVARE OGNI TIPO DI DOLORE, sia fisico sia mentale in ogni sua forma e sfaccettatura, e ovviamente tu non potrai che subire ogni punizione che t’infliggerò.”
“Accetto tutto.” disse di nuovo.
“Essendo un rapporto a tempo non ci sarà nessun contratto o carta scritta, a me basta una stretta di mano.”
Allungai la mano ma lui mi strinse a se e mi diede un gran bacio in fronte.
“E’ stato il mio ultimo momento da uomo, ora sono pronto Padrona.”
“Per prima cosa T'IMPORRO' UN NOME DA SISSY, la tua ex Mistress ti chiamava in qualche maniera particolare ?”
“Non che io ricordi.”
“Bene allora lo inventerò io, da oggi sarai … JESSICA, SA ABBASTANZA DI PORCELLA IN CALORE.”
“Quindi mi chiamerai Jessica ?”
“Sì e t’impartisco il primo ordine, nel cassetto centrale di quella credenza ci sono dei frustini, scegli quello che ti piace di più e portamelo.”
Jessica andò alla credenza e tirò fuori alcuni frustini in stile equitazione, poi ne prese uno con una paletta piuttosto piccola e me lo portò. Come l’ebbi in mano lo colpì sulla pancia facendogli male.
“Ahi ma perché ?” mi chiese piegandosi in due.
“Perché mi hai mancato di rispetto due volte. Non mi hai dato del lei e non mi hai chiamato col mio titolo. Sappi quindi che ogni volta che commetti questo errore sarai punito con una frustata sul corpo.”
“Ho capito Signora.” disse stringendo un po’ i denti.
“Allora INIZIAMO A FARTI SEMBRARE VAGAMENTE UNA DONNA, per prima cosa spogliati, ti voglio vedere nudo per capire dove bisogna lavorare.”
Lei si spogliò mettendo ordinatamente su di una sedia gli abiti che man mano si toglieva fino a rimanere in versione adamitica.
“Certo che qui ci vuole la falce !” dissi vedendo che era molto peloso “Mio Dio sembri un orso ! Su andiamo in bagno e iniziamo a renderti presentabile !”
Fu un lavoro molto lungo e neanche troppo facile, all’inizio usai un tagliacapelli regolato al minimo pulendolo ogni tanto dai peli che cadevano numerosissimi sul pavimento. Passai poi all’epilatore fermandomi ogni volta che questo si scaldava troppo. I ritocchi finali li feci con la lametta, e dopo qualche ora ottenni un uomo completamente glabro.
“C’è voluto del tempo ma il risultato non è niente male.” dissi guardandolo da capo a piedi “ora però sono stanca, quindi pulisci e prepara il pranzo.”
“Si Padrona.”
“Ah dimenticavo prima mettiti un po’ di crema su tutto il corpo o fra un po’ non riuscirai a stare fermo per il prurito.”
“Grazie Padrona, lo farò immediatamente.”
Le sue risposte erano però troppo meccaniche per essere di mio gradimento.
“Almeno ti piaci e non dirmi si padrona o no padrona o m’incazzo sul serio.” dissi alzando la voce.
“Mi sento strano Padrona, ma non è una sensazione sgradevole, ecco un po’ meno maschio, però non mi spiace essere così.”
“Bene e ricordati che hai il dono della parola, l’importante è non eccedere.” dissi andandomene in salotto.

continua............

Edited by BDSMLover - 4/5/2019, 13:34
view post Posted: 9/12/2012, 18:47     +1LA CROCIFISSIONE - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
2^PARTE

Si alzarono e se ne andarono. Lui teneva Alessandra per il guinzaglio e la strattonava. “Andiamo schiava ora tocca a te…tu sei il bocconcino prelibato”.
Il silenzio dominava la scena. Non riuscivo a muovermi Ero paralizzato. Il legno sotto di me si infondava nella mia schiena. Il dolore alle articolazioni era continuo così come quello dei chiodi. Nonostante tutto mi prese una sonnolenza e persi i sensi. Fui svegliato da delle urla. Al risveglio molte mosche coprivano il mio corpo ancora stranamente sudato. Non avevo la forza di scacciarle.
“Puttana…sei una lurida puttana…non dovevi farlo!” loro arrivarono. Lui la tirava dal guinzaglio. Lei piangeva. Riuscii a sollevare la testa. Aveva la schiena segnata da frustate con righe che si portavano anche sotto il seno e sull’addome. Nuda. “pietà…ti prego abbi pietà di me!” urlava ma senza che il suo aguzzino ne facesse conto. Arrivarono al legno a pochi metri da me. Con la stessa tecnica, testimoniata dalle urla soffocate dalla corda al collo la adagiò sul legno. In pochissimi minuti le sue braccia e i suoi piedi furono assicurati al legno ma senza chiodi o almeno non avevo sentito l’inchiodamento. Si agitava come una tarantata su quel legno inarcandosi ma bloccata dalle corde. Poi silenzio. Mi apparve Lui davanti. “E’ giunto il momento…verme…dell’innalzamento”
Mi risvegliai improvvisamente dal torpore che il dolore continuo aveva prodotto sulla mia mente. Mi passò accanto inciampando sul mio corpo immobile. Con freddezza legò dei catenacci ai lati della croce collegati ad una carrucola. Io presi a tremare. Volevo ribellarmi ma era tutto inutile e invece della ribellione mi uscirono altre parole “NOOOOOO! Pietaaaà” Lui si voltò verso di me e freddamente disse “Sii…urla…così…bravo verme!” disse accompagnando le parole con una forte risata.
La croce si mosse, si stava issando molto lentamente. Una prima tremenda fitta di dolore mi prese le articolazioni delle spalle…poi le mani…il mio corpo prese a tremare. Iniziai a vedere intorno. Ero ad un metro da terra. Lo vedevo sempre meglio. Con freddezza girava una manovella collegata alle catene della mia croce. Alla mia sinistra Alessandra era crocifissa a terra. Non si agitava più. I chiodi erano posizionati nelle sue mani ma uno straccio era inserito nella sua bocca mentre il suo corpo si inarcava ma molto lentamente in un movimento lento e agonizzante. Uno scossone alla mia croce mi provocò un dolore violento a tutto il corpo dalle mani ai piedi. “Aaaahhhhhhhh!” un altro scossone al legno. La croce si posizionò in una buca nel terreno rimanendo perpendicolare al terreno. Difficile descrivere quello che provai in quel momento. So di aver urlato per qualche minuto, bagnatissimo di sudore. So che Lui mi toccava le gambe per accertarsi dell’efficacia della sua prima esecuzione su una croce tanto sognata e studiata. Poi la calma, un nuovo adattamento al livello superiore di dolore. Un dolore continuo in tutto il corpo.
Aprii gli occhi e vidi in quel momento che lui stava collegando le catene alla croce di Alessandra. Poi un primo strattone e la croce iniziò a salire. Lei urlò, dopo che lui le aveva rimosso la benda dalla bocca. La croce si bloccò. Lui le si avvicinò. “Adesso vedremo se il dolore che hai subito nel tuo parto sia comparabile con quello che stai per subire….non credo proprio…puttana!” e si mise a ridere. Fece ripartire l’innalzamento della croce. Alessandra tremava e piangeva emettendo gemiti. Improvviso un urlo femminile interruppe i gemiti. La sua croce era perpendicolare al terreno. Urlò per qualche minuto per il dolore poi iniziò a gemere. Eravamo crocifissi uno accanto all’altra.
Il nostro esecutore si allontanò di qualche metro davanti a noi e estrasse da una tasca un foglio. Poi ci guardò con enorme soddisfazione ed eccitazione. Aveva desiderato questo momento da tantissimo. La coppia che lui aveva tanto corteggiato era li su quelle croci che aveva preparato da anni e mai, purtroppo utilizzato. Era andato tutto benissimo come sul copione che aveva scritto e ricorretto negli anni. Era soddisfatto perché su quei legni erano finiti due sposini ancor giovani. I loro corpi erano tonici, muscolosi facendo risaltare la tensione della crocifissione sia maschile che femminile. Lui con assoluta astuzia aveva arginato i loro dubbi e la possibile fuga.
Io e Alessandra ci guardammo. “Federico….aiutami…ti prego. Eri più forte di lui perché ti sei fatto sottomettere così!” disse con una certa rabbia. Io mi voltai, mi guardai il corpo, cercai con tutte le forze di allentare la tensione che mi teneva a braccia aperte ma fu inutile. Sotto Lui si godeva il dialogo dei crocifissi.
“Silenzio schiavi!” e un colpo di frusta mi colpì l’addome. Poi finse di parlare ad un pubblico presente davanti alle croci: “Questo uomo e questa donna sono stati condannati affinché trionfi la giustizia e la moralità. I loro corpi impuri troveranno purificazione nella sofferenza e nel dolore e attraverso l’esposizione sulla croce a voi tutti…di fronte a loro sono situate delle panche per assistere alla condanna…mi raccomando…uomini e donne il silenzio per meglio assaporare la condanna”. Si sedette su una sedia di fronte a noi.
E il silenzio iniziò a dominare in quella conca nascosta. Il dolore era forte, maggiormente concentrato alle mani e alle articolazioni. Mi voltai di lato per vedere Alessandra. Gemeva e il suo corpo era ricoperto da mosche ma immobile esposto su quella croce. Mi guardai sotto. Anche su di me c’erano parecchi insetti. Non riuscivo a scacciarli.
Dopo circa mezzora mi sentii toccare i piedi le gambe e le cosce. Lui non era più solo. C’era un uomo della apparente stessa età, probabilmente un altro appassionato di sadomasochismo. E Lui gli spiegava: “l’uomo e la donna si comportano in modo differente se appesi alla croce. La muscolatura dell’uomo non fa altro che peggiorarne l’agonia. Prova a palpare i muscoli…senti…sono tesi e questo peggiora il dolore. Adesso tocca il corpo della ragazza…vieni” si portarono sotto la croce di Alessandra “qui invece c’è meno tensione…il peso del corpo va maggiormente sulle articolazioni.” “stupefacente” rispose l’altro. “Adesso mettiti su quella sdraio davanti a loro e goditi insieme a me lo spettacolo…durerà ancora circa un ora poi toglierò quei due corpi dalla croce!” “Ma non moriranno vero?!” domandò con una certa ansia l’uomo. “Noo…non è assolutamente mia intenzione diventare un assassino. Ma quando verranno riportati al terreno saranno diversi…saranno due schiavi obbedienti…ma questo avverrà dopo che si saranno ripresi dall’agonia…e non sarà una cosa rapida”. “e le ferite sulle mani!?” richiese con una certa preoccupazione “si rimargineranno… i chiodi sono lunghi ma molto sottili…sono le corde che sospendono i corpi.”
Alessandra ascoltava come me i discorsi dei due che intanto si erano sdraiati sulle poltroncine di fronte a noi. Improvvisamente prese a urlare “bastardi!! Maledetti! Me la pagherete!” poi pianse. Io non ce la facevo più e mi uscirono altre parole quasi in modo automatico “Pietààà…basta…pietà…tiratemi giù vi prego!”. Loro conversavano tranquillamente “ vedi…è come ti avevo detto. Sull’uomo la croce sta già dando i suoi effetti. La femmina invece resiste ancora” “Colpiscila sul petto con la frusta…spezzale il respiro!”. L’amico si alzò e la colpì con decisione. “ Aahhhhh”….il primo colpo la colpì. Seguirono altre 5 colpi poi Alessandra urlò “Basta…pietà…pietà…basta vi prego…non ce la faccio più…voglio essere la vostra schiava obbediente…tiratemi giù da qui…vi prego!!”. “Bravo!” disse all’amico il nostro aguzzino. “Sei riuscito a spezzarla…ora lasciala così aspetta che la croce completi il suo lavoro.”
Dopo quelle parole persi i sensi e così anche lei. So che rimanemmo appesi per altri quaranta minuti. Poi mi risvegliai in una cantina buia con delle catene che mi bloccavano i piedi e un guinzaglio che mi teneva unito alla mia compagna. Capivo che oramai ero diventato uno schiavo. Mi addormentai. Lei dormiva.

FINE
view post Posted: 9/12/2012, 00:06     +1LA CROCIFISSIONE - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto non autografo, tratto dal web, dal sito pspbrick, autore anonimo
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1^ PARTE

Dopo il viaggio lungo ed estenuante attraverso l’Italia giungemmo alle pendici del Vesuvio nel primo pomeriggio. L’accoglienza non fu molto calda mentre i nostri sensi venivano catturati dalla bellezza del posto; una costruzione antica e isolata dominava il golfo di Napoli sottostante circondata da centinaia di olivi mentre profumatissime piante mediterranee rendevano l’aria particolarmente piacevole.
Parcheggiata l’auto in un grande spiazzo in terra battuta eravamo scesi dall’auto stanchi per il viaggio. Lo vedemmo venire incontro in una vestaglia nera. Ci presentammo ma non ci diede la mano e ci indicò di seguirlo fino a quella casa, isolata. Dentro liberò due cani di grossa taglia che corsero fuori verso la nostra auto, abbagliando. Ci disse, gentilmente ma freddamente, di farci una doccia e di presentarci nell’altra stanza uno alla volta. Io e Alessandra ci guardammo in silenzio. Con una certa silenziosa preoccupazione per quello che già quella sera capimmo che sarebbe successo, ci liberammo dai vestiti e iniziammo una rilassante doccia. Quello fu l’unico momento di relax.
Alessandra mi guardò, un po’ intimorita. “Vai tu per favore di là per primo…ok?” “Si…se preferisci.” Risposi con una certa sicurezza come per tranquillizzarla cercando di trattenere l’emozione. Mi presentai con l’unico piccolo asciugamano trovato che mi copriva le parti intime a piedi nudi perché non c’erano sandali.
Lui era lì su un divano, gambe incrociate in attesa. “Finalmente vi ho…miei” sussurrò e un brivido mi passò per la schiena. Si alzò, mi tastò il torace, la schiena, il collo, si soffermò sui miei bicipiti e con decisione mi tolse l’asciugamano dicendomi di indossare delle mutande metalliche. Erano strette a fatica riuscii, mi schiacciavano il pene. Poi mi indossò lui stesso una veste corta bianca che mi arrivava al bacino, strappata in più punti. Poi di forza mi prese i polsi portandomeli dietro la schiena e bloccandoli con una catena mi disse “ora è troppo tardi per ogni ripensamento…inginocchiati verme! Alessandra!” urlò. Ale non si fece attendere arrivò subito anche lei avvolta con l’asciugamano.
Entrata rimase impaurita e come sconvolta dalla visione. Io ero in ginocchio legato lui di fronte a me e come per istinto indietreggiò. “Dove vai….puttana!?ho appena messo fuori uso e umiliato l’unica tua possibile difesa!” Lei capì e si fermò in mezzo alla stanza. Le si avvicinò. La tastò per sentirne la consistenza e con gesto deciso le rimosse il telo. Rimase nuda, la coprì con la stessa camicia stracciata e le bloccò le braccia dietro la schiena imponendole di inginocchiarsi. Lei spaventata obbedì.
Si risedette sulla sedia di fronte.
“Non ci sono molte parole da dire di fronte a quello che avete fatto!” urlò. Alessandra mi guardò, perplessa. Io non feci trafelare il mio timore e forse pentimento per quello che eravamo venuti a fare. “Di fronte a vostri comportamenti sessuali animaleschi” continuò sempre con tono alto e minaccioso “ non ci può che essere una sola espiazione. “Sarete crocifissi e prima…” Di fronte a quelle parole mi spaventai. Subito mi alzai in piedi per dire che non ci stavamo più ma lui fu rapido e un colpo di canna mi raggiunse in pieno ventre e mi fece piegare. Colpito ripetutamente sulla schiena caddi in ginocchio. Alessandra tremava. Lui senza dir parola avanzò il piede di fronte al mio viso. Mi fissava. Alessandra guardava la scena rimanendo in ginocchio tremante. Guardai il bastone di canna. Non riuscivo a pensare alla croce ma solo al dolore di quelle bastonate. Capii il suo gesto. Quel piede dovevo baciarlo. Allungai la testa e la lingua e iniziai a leccare il dorso del suo piede. Alessandra di fronte al mio gesto si lasciò andare e iniziò a piangere silenziosamente. La sua speranza era stata spezzata. Il suo uomo era stato veramente piegato e umiliato e in così poco tempo.
Tentò la sua carta “Crocifiggi lui ti prego ma risparmiami la croce. Farò quello che vuoi!!”
Un brivido mi attraversò. Lui soddisfatto di aver già apparentemente separato la coppia che gli era davanti, si riportò alla scrivania.
“Dicevo…prima di essere inopportunamente interrotto, che entrambi e dico entrambi sarete sottoposti alla crocifissione. La tua apertura, Alessandra, mi lusinga. Penso che con te sarò meno duro che con il verme ma il tuo comportamento sessuale fa assolutamente punito!”
Si alzò venne da noi, ci bloccò il collo con un guinzaglio e ci strattonò per farci alzare. Attraverso una porta che dava sull’esterno uscimmo così verso la parte più nascosta della villa. Davanti a noi tanti olivi e nessuna casa in vista. Ci fece camminare a piedi nudi per circa trecento metri strattonandoci entrambi. Si fermò. Davanti a noi uno spiazzo. Per terra due croci. Mi si avvicinò. Mi strappò la camicia già stracciata lasciandomi seminudo. “Adesso ti slego le braccia. Ma sappi che se oserai ribellarti non avrò pietà né su di te né sulla tua bella Alessandra!” Annuii, piegando la testa. Non ebbi il coraggio di far nulla per non compromettere ulteriormente la situazione, ma fondamentalmente mi sentivo in gabbia e non sapevo cosa fare. In quella situazione ci eravamo messi da soli. Ci era piaciuto immaginare per l’intera vacanza che avevamo fatto al mare ciò che adesso stavamo facendo. Ma essere realmente in mezzo a quegli olivi e a quelle ginestre così seminudi forse era diverso dall’immaginazione. Ma non sapevo cosa stava passando nella testa di Alessandra. Era lì accanto a me ma aveva mostrato i primi segni di distacco. Seguivo il suo sguardo. Era rivolto a quell’uomo appena conosciuto ma che già aveva visto piegare colui con cui condivideva tutto da tre anni. In quello sguardo vedevo ammirazione, ciò che solo negli occhi di una donna si vede. Vedevo la mia fine. Non potevo. Non lo accettavo. Ero pentito di aver baciato il piede di quello sconosciuto che mi stava sottraendo la donna. In croce non ci sarei finito. Dovevo aspettare solo che lui mi slegasse le braccia. In fondo fisicamente ero più forte, più giovane. Dovevo assolutamente riscattarmi. Al diavolo le fantasie erotiche. La rivolevo. Non potevo perderla.
Mi sentii slegare le braccia. Aspettai solo il momento giusto. Era arrivato. Mi voltai di scatto per aggredirlo con le braccia libere. Lui ebbe una reazione rapida e decisa. Si allontanò di un metro. Alessandra ci stava osservando senza muoversi. Lui tirò una corda che era collegata al mio guinzaglio. Si strinse. Mi sentii soffocare. Paralizzato mi portai le mani al collo nel tentativo di allentare la morsa. Era inutile. Non riuscivo. Feci due passi in direzione del mio controllore. Lo guardai. Era fermo, sicuro di quella strategia che probabilmente aveva studiato a lungo. Guardai Alessandra. Lo fissava meravigliata e stupita, quasi compiaciuta. L’aria mi mancava. Lui mi tirava. Feci due passi ancora. Poi le forze mi mancarono. Piegai le ginocchia. Ero fortemente indebolito dalla mancanza di ossigeno. Mi venne dietro. Con estrema sicurezza tirò la corda. Per non rimanere strozzato mi sdraiai. Con sorpresa mi accorsi che mi stavo sdraiando sul palo della croce. Cercai di ribellarmi ma tutto si spegneva in sussulti del mio corpo. Appoggiai la testa sul legno duro. Mi girava la testa per la mancanza d’aria. Sentii che mi prese un braccio, me lo allungò lungo il palo che mi passava perpendicolare a quello su cui avevo appoggiato la testa. Delle corde mi passarono intorno ai bicipiti e al braccio. La stesso accadde per l’altro braccio.. In un ultimo sussulto con le braccia ormai bloccate, agitai i piedi e le gambe ma un colpo netto mi raggiunse in pieno addome. Mi paralizzò. Poi sentii afferrarmi il piede destro e tirare la gamba verso il basso. Una corda me lo bloccò all’altezza della caviglia. Col piede sinistro non opposi resistenza. Mi lasciò la stretta al collo. I sensi e le forze ritornarono. Ci misi tutte le forze rimaste per liberarmi. Ma tutto si limitò ad un contorcimento del mio corpo bloccato dalle corde. Ero crocifisso!!
Rimasi così a terra legato alla croce per almeno dieci minuti. Pensavo che lo stesso trattamento lo stesse applicando ad Alessandra. Non avevo dolore tranne il legno che appoggiava solo su una parte della schiena e le spalle che sentivo informicolate.
Con mia grande meraviglia spuntarono sopra di me due visi, quello di Lui e di Alessandra. Era slegata. Lui la chiamava con disprezzo schiava. Si allontanarono di pochi passi dalla mia croce:
“Vedrai…puttana. Sarà un vero piacere affondarglieli nella carne. Lui ormai è finito. Tu sei mia…mia schiava obbediente. E poi se vuoi evitare lo stesso trattamento devi obbedire! Un attimo di silenzio… “Si padrone” rispose. Sentii dei passi. Mi comparvero davanti entrambi. Lei aveva dei chiodi lunghi e sottili, lui un martello. Ero terrorizzato. Tremavo. Sudavo. Si piegarono su di un mio braccio. Sentii aprirmi le dita della mano con forza e una punta toccare il mio palmo. Poi una violenta fitta…”Arhhhhh!” l’urlo mi uscì dalla bocca violentemente. Alessandra in quel momento mi fissò soddisfatta poi guardò lui. “ Hai visto che bello? Te lo avevo detto…il suo sguardo…guardalo è terrorizzato…guardalo come suda. Non è eccitante? Guarda il suo corpo tirato dalle corde… è il massimo, non trovi? ”Lei rimase in silenzio. Poi con sicurezza disse “grazie padrone.”
Si alzarono entrambi. “Mettigli il piede sul collo ora! Schiava!” Lei obbedì. Mentre la fitta del dolore della mano mi raschiava la mente sentii sul collo il peso del suo piede. Mai lo aveva fatto. Tra di noi avevo sempre comandato io e anche nei giochi sadomaso lei era stata sempre obbediente. Sentire un piede di una donna sul collo mi umiliava alquanto. Sapere che era quello di Alessandra mi annullava. Mentre pensavo lei mi costrinse con il piede a girare la testa verso l’altra mano ancora non inchiodata. “No……nooooo!” “Zitto!....Stronzo!” Lui la guardò approvando, poi mi puntò il chiodo nel palmo e alzò il martello. TOCK! “Ahhhhhhhhh”. Una nuova fitta di dolore violento mi attraversò il corpo, mi inarcai con la schiena, Alessandra perse l’equilibrio, lui si alzò e la tenne in piedi “Tranquilla…tranquilla…è tutto sotto il mio controllo…lui ormai è crocifisso vedrai ora il suo corpo muscoloso si rilasserà…non può più ribellarsi…mettigli il piede sul petto e accompagnalo facendolo appoggiare al legno”. Fu così.
Lei mi mise il piede sul torace spingendomi e accompagnando il mio corpo verso il basso. Dopo le prime fitte il dolore alle mani si fece continuo ma di intensità minore mentre la testa mi girava. Mi opposi per qualche secondo inarcando il busto mentre le corde e i chiodi mi imponevano la posizione, poi sotto la spinta del piede di Alessandra mi appoggiai lentamente al legno e il rilassamento muscolare si impossessò del mio corpo. “Vedi…è come ti avevo detto” disse Lui ad Alessandra “il suo corpo ha accettato la posizione…ora bisogna lasciarlo così per un po’. Guarda i suoi muscoli… sono tesi e contratti…è l’effetto della crocifissione. Il suo corpo ha assunto la posizione della croce. Il tuo uomo era particolarmente muscoloso e tonico…questo non mi ha spaventato. Ti ho dimostrato come un uomo più vecchio può avere la meglio su un giovane. E’ la mente quella che conta e lui mi è inferiore. I suoi muscoli sono serviti solo per rendere più eccitante la sua condanna. Ora lasciamolo così”
view post Posted: 7/12/2012, 21:50     +2LA TUTRICE - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto non autografo, trovato sul web, autore RoV
Pubblicazione autorizzata dall’autore purché priva di modifiche e non sfruttata a fini commerciali.
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Non avevo pensato di scrivere qualcosa di così lungo ma il racconto mi ha preso la mano. Forse noterete qualche differenza tra i primi capitoli e i quelli successivi. Ad un certo punto la storia ha preso una strada diversa da quella pensata in origine (anche se poi ho rimaneggiato il tutto). Visto che ci ho lavorato parecchio spero comunque che non lo cestinerete dopo le prime righe (anche perchè, almeno credo, migliora mano a mano che si procede). Dato che non troverete amplessi in ogni momento vi anticipo il genere del racconto: F/f, D/s, spanking, enema, anal, sex, rom (però non saltate subito ai punti ‘caldi’, l’evoluzione dei personaggi è il nocciolo della storia).
Il sesso sicuro non è quello che si fa con il lattice ma quello che si fa con la conoscenza e il rispetto: non cercate di imitare le protagoniste della mia storia senza sapere come evitare ogni danno alla vostra o al vostro partner.
RoV


LA TUTRICE


lezdom



CAPITOLO I – MADAME FOISSON

Marie Foisson sollevò per qualche istante lo sguardo dalle carte che ormai conosceva a memoria per gettare un’occhiata alla vecchia pendola, l’oggetto più prezioso dell’elegante arredamento vittoriano del suo ufficio.

Erano le quattro e mezza del pomeriggio. Tra meno di mezz’ora Jennifer Larson sarebbe entrata in quella stanza e lei avrebbe dato via a un piano sul quale aveva fantasticato per anni. Era troppo tardi per dei ripensamenti.

A soli 37 anni Marie era la figura più influente nella prestigiosa scuola femminile di Harper’s Hill. Il doppio ruolo di insegnante di francese e di vicedirettrice era già notevole per una donna della sua età però il suo vero potere derivava dal fatto di essere figlia e unica erede dei due fondatori dell’istituto. Sua madre si era trasferita dalla nativa Francia negli Stati Uniti molti anni prima in qualità di insegnante madrelingua. Aveva poi sposato un franco-canadese e la coppia aveva insieme fondato la scuola. I primi anni erano stati difficili. Le idee non proprio progressiste dei due coniugi mal si conciliavano con il clima politico degli anni sessanta. Fu necessario attendere gli anni ’80 e la riscossa del neo-puritanesimo perché la scuola iniziasse realmente a prosperare. Sembrava che l’intera aristocrazia dello Stato non desiderasse altro che di poter spedire le proprie figlie in un collegio che desse loro una bella ‘raddrizzata’.
Marie Foisson non era però una semplice raccomandata di ferro. Era completamente dedita al suo lavoro e era stata la sua abile regia che aveva dato alla scuola la filosofia grazie alla quale era ormai tra le più rinomate di tutti gli States. La Harper’s Hill si era sempre distinta per una disciplina particolarmente severa e un po’ ottusa, frutto delle inclinazioni dei suoi fondatori più che di un’idea didattica o commerciale.
Marie aveva cambiato tutto questo. La disciplina era divenuta ancor più maniacale ma a ciò corrispondeva a una precisa strategia. La scuola si era specializzata nella educazione delle più scapestrate tra le ricche e viziate figlie dell’alta borghesia del paese. Il punto di forza dell’istituto era che le ragazze turbolente anziché essere espulse, come nelle altre scuole, venivano invece ‘rieducate’ fino a farne delle perfette debuttanti. Le iscrizioni e le rette conobbero un’impennata impressionante, trasformando la Harper’s Hill in una vera miniera d’oro. Alla luce dei suoi successi Marie avrebbe potuto pretendere di assumere la direzione dell’istituto ora che suo padre era morto e sua madre si era trasferita in Francia.
Se non lo aveva fatto non era però per modestia ma perché il suo ruolo di vicedirettrice che la rendeva responsabile per le questioni disciplinari era per lei fonte di insospettate soddisfazioni. Non voleva certo rinunciarvi proprio ora che per una sentenza della Corte Suprema aveva ufficialmente permesso la reintroduzione delle punizioni corporali che peraltro non erano mai andate in disuso nella scuola.
Sino da bambina Marie era stata molto disciplinata e giudiziosa. Non aveva mai dovuto assaggiare i trattamenti che sua madre dispensava così largamente alle sue allieve. Fu solo molti anni dopo, quando dopo essersi laureata, accettò a malincuore di fare alcune supplenze nella scuola dei suoi genitori, che scoprì la sua particolare vocazione. La prima volta che le capitò di assistere ad una sessione disciplinare, solo cinque nerbate sul posteriore ben tornito di una sedicenne, non ne fu folgorata ma la cosa comunque suscitò il suo interesse. Quando qualche tempo dopo sua madre le chiese di sostituirla in una di queste sessioni a causa un attacco di artrite, ne fu lieta. La madre la istruì adeguatamente e le fece fare pratica su un cuscino. Il gran giorno venne. La ragazza aveva 15 anni, una espressione impertinente e lunghi capelli biondi. Venne fatta entrare nella stanza in cui si trovavano solo Marie e sua madre. Le fu spiegato che sarebbe stata Marie ad amministrare la punizione e fu fatta mettere in posizione. La ragazza si chinò sulla pesante scrivania in legno di quercia e sollevò la gonna sulla schiena lasciando esposte le terga, ricoperte da vezzose mutandine rosa. Furono necessari tre colpi di verga prima che Marie, vincendo il proprio timore da neofita, riuscisse a imprimere allo strumento una forza adeguata. Il quarto colpo fu perfetto e Marie poté così concentrarsi sull’effetto dei suoi colpi. Dopo aver sopportato in silenzio l’inizio della propria punizione la ragazza iniziò a perdere la sua baldanza ed ad emettere sordi gemiti ogni volta che il crudele attrezzo la sfiorava. Marie osservava estasiata i fianchi della sua vittima che oscillavano sotto i suoi colpi, gli sforzi della ragazza per mantenere la corretta posizione, le mani che stringevano con forza il lato distante della scrivania. I lamenti soffocati a stento le parevano dolci come i sospiri degli amanti durante l’amplesso. Solo all’ultimo momento la donna si rese conto del suo stato di eccitazione e che in preda allo stesso aveva eccessivamente aumentato il ritmo e la potenza della battuta. Ci volle un grande sforzo di volontà per riuscire a riacquistare il controllo di sé e a non assestare colpi extra alla malcapitata allieva. Marie getto uno sguardo di sfuggita alla madre e con sollievo la vide intenta a massaggiarsi il polso dolorante. Non si era accorta di nulla.
Marie non diede troppo peso al fatto di essersi sessualmente eccitata durante la sessione disciplinare. Era successo e basta. Non avrebbe certo cambiato la sua vita! Si sbagliava.

Il momento della verità venne qualche tempo dopo, quasi al termine del suo periodo di supplenza.
La madre le chiese ancora una volta di sostituirla nell’amministrare una punizione ma questa volta non si fermò ad assistere alla somministrazione.
La ragazza da punire aveva 16 anni, copiosi riccioli rossi, seni molto sviluppati e qualche chilo di troppo. Non era comunque sgradevole. Non appena le due si trovarono sole nella stanza, chiusa a chiave come da prassi, Marie sentì un forte brivido di eccitazione al solo pensiero di avere l’altra alla propria mercé. Marie lesse alla studentessa i motivi della punizione e impugnò lo strumento designato.
“Sembra proprio che tu non sappia tenere la lingua a freno. Vedremo se 30 colpi con questa canna ti insegneranno un po’ di disciplina!” aggiunse con un ghigno crudele.
La ragazza deglutì. La punizione era piuttosto severa per una infrazione di poco conto come la sua ma sapeva che essere recidiva comportava un aumento della pena. Senza dire una parola si mise in posizione e si sollevò la gonna dell’uniforme.
Marie si spostò a sinistra della sua vittima e iniziò a colpire. I colpi erano netti e decisi. Ormai non era più presente alcuna cautela reverenziale. Quasi subito la ragazza prese a gemere e a contorcersi dopo ogni sferzata. Anche se la punizione non era eccezionalmente dura, per gli standard della Harper’s Hill, la sua capacità di sopportare il dolore non era mai stata molta. Dopo il decimo colpo non poté fare a meno di sollevarsi e di portare una mano verso il suo tormentato fondoschiena.
“La prego non ce la faccio più!” piagnucolò.
“Silenzio!” replicò Marie. “Sai benissimo di non potere né muoverti né parlare durante la punizione. Per ogni infrazione sono previsti 5 colpi aggiuntivi. Quindi ancora 30 colpi!”
Resasi conto del guaio in cui si era cacciata la ragazza divenne quasi isterica.
“La prego” disse “so che devo essere punita. Non voglio sconti, solo … solo vorrei che mi concedesse qualche minuto di tregua tra una serie di colpi e un’altra.”
“Ah sì? E quanto di grazia?” replicò ironica la donna.
“Credo … credo che … 5 minuti ogni 5 colpi … riuscirei a sopportarli … i colpi voglio dire …” sussurrò con un filo di voce la ragazza impaurita.
“Non posso mica perdere tutto il pomeriggio con te!” rispose seccamente Marie. Stava per riprendere la battuta quando improvvisamente ebbe un’ispirazione. Si voltò ostentatamente verso la grande finestra fingendo di meditare sul da farsi ma in realtà per nascondere l’espressione luciferina che sentiva essersi dipinta sul suo volto. Attese qualche istante, poi con tono calmo prese a parlare.
“So che in fondo sei una brava ragazza quindi ti farò una concessione. Potrai scegliere tra due alternative. La prima è di avere 30 colpi, come quelli che di ho già dato, con 3 minuti di intervallo ogni 10 colpi. La seconda è di ricevere 15 colpi. 10 con questa sottile striscia di cuoio e dopo 5 minuti di intervallo, 5 colpi con questa canna che è più leggera di quella che ho usato fino ad ora.”
Mentre faceva la sua offerta, Marie indicò gli attrezzi designati, appesi insieme a molti altri in una rastrelliera in fondo alla stanza. La ragazza aveva una espressione stupita. La seconda offerta sembrava fin troppo favorevole. La metà dei colpi, un intervallo più lungo e strumenti più leggeri, sicuramente meno dolorosi.
“Naturalmente” aggiunse la donna con voluta nonchalance “nel secondo caso non ti sarà concessa la protezione delle mutandine. Hai 5 minuti per decidere.”
Il viso della ragazza divenne rosso dall’imbarazzo. Sapeva che punizioni del genere venivano occasionalmente comminate ma lei non ne aveva mai subito una. Che fare? Sapeva che non avrebbe potuto sopportare i 30 colpi in modo disciplinato e che pertanto la punizione sarebbe stata di nuovo aumentata. I 15 colpi sulla pelle nuda sarebbero stati sicuramente più imbarazzanti ma probabilmente non più dolorosi. Almeno così sperava.
“Scelgo i 15 colpi, signorina” disse quasi balbettando. “Cosa … cosa debbo fare?”
“Mettiti davanti alla scrivania, abbassati le mutandine e assumi la solita posizione” rispose Marie. La ragazza, con le mani tremanti, abbassò le mutandine quanto bastava per lasciare interamente scoperti i candidi glutei e iniziò a chinarsi in avanti. Marie, in piedi dietro di lei, la fermò immediatamente.
“Così non va bene! Le mutandine devono essere abbassate fino alle ginocchia” disse. “E vedi di non farle cadere sul pavimento durante la punizione altrimenti sarà peggio per te!”
Lentamente la giovane abbassò le mutandine fino alle ginocchia e si sdraiò sulla scrivania. Per evitare che le scivolassero più giù dovette divaricare leggermente le gambe regalando a Marie la fugace visione del suo sesso e della sua fitta peluria rossastra. La donna era intenzionata a sfruttare al massimo la situazione. Sferrò cinque colpi violenti in rapida successione per mettere la sua vittima nel giusto stato d’animo. Prese poi qualche secondo di pausa per permettere alla ragazza di assaporare il crescente dolore e tornò a colpire. Questa volta i colpi erano ben distanziati l’uno dall’altro e Marie poteva gustarne pienamente l’effetto. Ogni volta che la lingua di cuoio colpiva si avvolgeva sinuosamente alle bianche rotondità dei glutei e dei fianchi della malcapitata che riusciva a stento a conservare la posizione richiesta. Al termine dei primi 10 colpi le natiche della studentessa erano solcate da numerose linee color rosso fuoco che risaltavano fiere sulla carnagione pallida delle altre aree. La ragazza piangeva e singhiozzava. Marie, ansimante di piacere, osservava la scena compiaciuta. Ordinò alla ragazza di attendere in un angolo, faccia al muro, che trascorressero i 5 minuti di intervallo, sempre con le mutandine abbassate e la gonna sollevata. Lei nel frattempo, sorpresa dal suo stesso grado di eccitazione, si era seduta dietro la scrivania, si era cautamente sfilata le mutandine e aveva iniziato ad accarezzarsi fra le cosce.
Maledizione … non c’era abbastanza tempo per questo! Bisognava riprendere la punizione. Rimessa in posizione la sua vittima, Marie riprese a colpire con tutta la sua forza per fare in modo che la leggera canna utilizzata potesse comunque farsi temibile. Bastarono un paio di sferzate a riempire nuovamente di lacrime in viso della ragazza. Marie, ogni volta che contraeva le cosce per accompagnare il colpo, sentiva un’onda di piacere divamparle dentro. Decise di indirizzare il quarto colpo non sui glutei ma sulla parte posteriore delle cosce. Il colpo colse completamente di sorpresa la vittima che lanciò un alto guaito. Le ginocchia le si piegarono e se non si fosse aggrappata con tutte le sue forze alla scrivania sarebbe sicuramente caduta carponi. Senza attendere che la poveretta riprendesse posizione Marie le assestò il quinto colpo che le strappò un altro urlo. Resasi conto dopo qualche istante che la punizione era finita la giovane si lasciò andare accasciandosi sul pavimento, ai piedi di Marie, piangendo a dirotto e coprendosi il viso con le mani.
“Rivestiti e vattene se non vuoi una razione supplementare” disse Marie con voce tremante.
La ragazza faticosamente si rialzò, ricompose i suoi vestiti e uscì con andatura traballante. Era troppo presa dai suoi guai per accorgersi della espressione assente della sua persecutrice e che questa, per reggersi in piedi, aveva dovuto appoggiarsi con entrambe le mani alla scrivania. L’orgasmo aveva colto Marie di sorpresa. Il fatto di essere eccitata dal corpo di un’altra femmina non era una novità per lei. Gli uomini non le erano mai piaciuti e durante il college aveva avuto modo di sperimentare l’amore fra donne. Aveva però sempre avuto difficoltà a giungere all’apice del piacere ed aveva finito per pensare che il sesso non faceva per lei.
Tutto ciò che si concedeva consisteva in qualche carezza durante la doccia dopo un’oretta di jogging. Ora invece il piacere l’aveva vinta mentre non si stava neppure sfiorando!

Da quel giorno la vita di Marie cambiò. Rinunciò al suo sogno di fare l’interprete e di girare il mondo e accettò invece un posto stabile alla Harper’s Hill. Divenne ben presto la più temuta tra le insegnanti. Per rafforzare il terrore delle alunne nei suoi confronti iniziò a coprire il suo splendido corpo d’atleta con lugubri abiti neri che le fruttarono il soprannome di ‘Morticia’, ben presto sostituito da altri più adeguati come ‘La frusta’ o ‘La puttana nera’.
Prese anche a raccogliere dietro la nuca i lunghi e bellissimi capelli corvini e a portare frivoli occhialini anni ’50. Il tutto contribuiva a darle l’aspetto di una vecchia megera, acida e cattiva. Esattamente il ruolo che voleva recitare.
La signorina Marie ormai non esisteva più. Al suo posto c’era adesso la terribile Madame Foisson.

continua..................

Edited by BDSMLover - 4/5/2019, 13:33
view post Posted: 27/11/2012, 12:13     +1TOILET GAMES - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto non autografo, trovato sul web - dal sito waat.it e ayzad - autore anonimo
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Dal diario della schiava Anna: Sono gia' le quattro del mattino. Questa sera e' stata molto lunga e difficile per me, e mi sembra un miracolo potere essere qui, inginocchiata allo scrittoio, a fare il mio dovere.

Sapevo che questo sarebbe stato un giorno difficile gia' da tempo, perche' avevo notato una particolare eccitazione nella Padrona e, durante i miei lavori quotidiani di cameriera, la avevo sentito fare nei giorni scorsi parecchie telefonate agli amici. Quello e' un segno sicuro dell'arrivo di una festa, una di quelle terribili serate in cui i miei divini Padroni invitano qui i loro amici e si scatenano nell'inventare torture ancora piu' intense del solito, per farli divertire.

Io, da troietta viziosa che sono, le attendo sempre con molta paura ma anche con tantissima eccitazione, perche' mi piace essere esposta a degli sconosciuti e fare felici i miei preziosi Padroni mostrando a tutti la mia obbedienza e sottomissione. In questi casi so gia' che alla fine della serata mi ritrovero' completamente sfondata e piena di lividi su tutto il corpo, ma non mi aspettavo proprio quel che era stato preparato per me questa volta.

I Padroni si sono fatti servire la cena prima del solito, ma questa sera non hanno messo niente nella mia ciotola a lato del tavolo. Mentre stavo sparecchiando nella mia uniforme da camerierina sexy, il Padrone mi ha fatto ingoiare una pillola. Mentre mandavo giu', mi ha fatto uno dei suoi sorrisi cattivi, e ha detto: "E' un antiemetico. Ti sara' molto utile". Poi i Padroni hanno riso forte, e sono andati a cambiarsi.

Li ho raggiunti come mi era stato ordinato nella camera delle torture, dove mi hanno fatta spogliare (anche del collare) e mi hanno fatto infilare in testa un cappuccio di gomma strettissimo, con un foro per il volto. Il padrone poi ha preso una confezione di silicone liquido, di quello che si usa per turare le perdite nei bagni, e me ne ha spalmato una grande quantita' sul collo, sotto il cappuccio. Poi ha tirato giu' il cappuccio e ha stretto, per fare aderire la gomma al silicone. Mi sembrava quasi di soffocare, ma lui ha continuato e poi ha aggiunto un nuovo strato di silicone all'esterno del cappuccio, tutto attorno al collo.

La Padrona poi ha portato un foglio di plastica trasparente, che formava un tubo lungo una quarantina di centimetri. Il Padrone ha spalmato a un'estremita' dell'altro silicone, e la ha infilata con qualche difficolta' sotto il bordo del cappuccio attorno alla mia faccia. Mentre lui continuava a mettere silicone attorno a tutto il bordo esterno, io mi sono ritrovata con questo strano tubo floscio davanti alla faccia, e sulle prime non ho capito a cosa servisse. I Padroni mi hanno lasciato sola in ginocchio nella camera delle torture per molto tempo, poi sono venuti a riprendermi e finire di prepararmi. Il silicone dall'odore pungente si era quasi tutto asciugato, e mi aveva sigillata la testa all'interno del cappuccio. Sapevo che toglierlo non sarebbe stato comunque troppo difficile, e non mi sono preoccupata. La Padrona poi mi ha fatto sdraiare per terra, e mi ha legata agli anelli che sporgono dal pavimento, stirandomi a "X". La tensione mi ha fatto bagnare tutta, e mi sono eccitata ancora di piu' quando il Padrone mi ha fatto scivolare sotto il sedere un qualche supporto, che mi ha sollevato il bacino rendendo ancora piu' accessibile la mia inutile figa e il fetido buco del culo.

La Padrona poi mi ha immobilizzato la testa con uno strumento nuovo, formato penso da un'asse che mi ha fatto scivolare sotto il corpo, bloccandola col mio stesso peso. A un'estremita' c'era una cinghia, che mi e' stata stretta attorno alle tempie. La Padrona mi ha ordinato di muovere la testa, e vedendo che riuscivo a spostarla un po' ha stretto ancora la cinghia, premendomi il cranio in maniera molto dolorosa. Ero completamente immobilizzata, con i capezzoli durissimi per l'eccitazione, ma la preparazione non era finita.

Il Padrone ha portato sopra la mia testa una specie di struttura di metallo simile a un tavolinetto, molto basso. Poi ha preso l'estremita' libera del tubo di plastica davanti al mio volto e, mentre armeggiava con la struttura, ho finalmente capito. Il tubo e' stato infatti fissato alla struttura, rimanendo perfettamente teso e aperto: dalla mia posizione vedevo direttamente il soffitto della camera, attraverso un foro grande come il tubo e la mia faccia, praticato attraverso la struttura.

I Padroni mi hanno lasciata li', con i dilatatori piantati nei miei luridi buchi vogliosi, e sono andati a ricevere i primi ospiti. All'improvviso ho capito perche' negli ultimi giorni era stata data tanta importanza al mio addestramento come cesso, e mi sono un po' preoccupata. Bere la pipi' infatti mi e' sempre piaciuto, ma imparare a ingoiare tutta la divina cacca dei miei padroni mi risulta ancora difficile, e certe volte quasi non ce la faccio a trattenermi dal rimettere. Poi, mentre ancora nutrivo la speranza che i miei Padroni avessero pieta', sono entrati gli ospiti, tutti insieme.

Con il cappuccio facevo fatica a capire esattamente cosa dicessero, ma ogni tanto sentivo una mano palparmi, pizzicarmi i capezzoli o giocare con le mie intimita'. Dopo pochi minuti, poi, sul mio volto e' comparso il bacino di una amica dei Padroni. Si e' allargata le labbra della vagina con le mani, e un fiotto di pipi' e' caduto dall'alto su di me. Sapevo cosa dovevo fare e ho aperto la bocca per bere tutto, ma la pipi' e' rimbalzata sul tubo ed e' schizzata ovunque, cadendomi negli occhi e a lato del volto. Quando finalmente sono riuscita a ingoiarne un po', avevo la faccia sommersa dal piscio, da cui spuntava solo il naso. Ho provato ad aprire gli occhi, ma il liquido caldo me li ha fatti bruciare, e ho richiuso subito le palpebre.

Piano piano, ho mandato giu' quanta piu' pipi' ho potuto: spalancando la bocca, usando la lingua per raccogliere le gocce... Intanto le mani degli ospiti continuavano a giocare col mio corpo immobilizzato, eccitandomi come una cagna in calore. Nonostante tutto il silicone, la pipi' e' colata lentamente all'interno del cappuccio, infiltrandosi fra la gomma e la mia pelle. Nell'arco di qualche minuto il mio volto si e' quindi liberato dal liquido, e ho potuto riaprire gli occhi. Ero passata da una forma di isolamento a un'altra: la pipi' si era infatti accumulata attorno alle orecchie, e mi era difficilissimo sentire cosa accadesse nella stanza. In compenso, attraverso la plastica del tubo, ho visto qualcuno accovacciato di fianco a me, intento a osservarmi. Per tutta la serata, ho poi "sentito" la sua presenza vicina. Non ne sono sicura, ma penso che si trattasse di uno schiavo incaricato di controllare che non soffocassi.

Per qualche tempo, forse un quarto d'ora, non mi e' stato fatto niente altro. Ogni tanto qualcuno si avvicinava per torcermi i capezzoli, muovere i dilatatori che mi sfondavano o strizzarmi le tette, ma niente di piu'. Poi, a chissa' quale segnale, e' cominciato il supplizio vero e proprio.

Improvvisamente sono stata risvegliata dal torpore in cui ero caduta dall'impatto bollente di altra pipi' sulla mia fronte. Automaticamente ho aperto gli occhi e la bocca, e ho visto due cazzi sporgere dall'imboccatura del tubo che puntava su di me, poi il bruciore dell'orina negli occhi mi ha costretto a chiuderli. Ho ingoiato subito una sorsata di piscio, poi un'altra, e senza che me ne fossi resa conto, mi sonno ritrovata immersa nella pipi'. Avevo anche il naso sommerso!

Spaventata, ho trangugiato quanta piu' pipi' ho potuto, per abbassarne il livello e riprendere a respirare. Sono riuscita appena a prendere un po' d'aria, e subito sono tornata ad annegare negli escrementi. Non avevo tempo di provare schifo per quel che facevo, e a dire la verita' essere usata cosi' come un cesso era per me solo eccitante, ma ero davvero spaventata. Quando ho potuto riprendere a respirare, con il naso che spuntava dal liquido giallo come una specie di periscopio, ero terrorizzata all'idea che quell'aria potesse essermi tolta nuovamente, e per un attimo mi sono lasciata prendere dal panico, agitandomi tutta.

Una simile insubordinazione e' stata subito interrotta dai miei eccellenti Padroni, con una violenta frustata che mi si e' abbattuta sui seni. Il dolore improvviso mi ha fatto aprire la bocca per urlare, con l'unico risultato di far riversare altro piscio nella mia inutile gola.

Quasi soffocando, ho bevuto tutto e mi sono ricomposta, vergognandomi del mio stesso comportamento. Ho sentito altra pipi' colare nel cappuccio, e sono diventata completamente sorda.

Quando mi e' stato sfilato il dilatatore dalla figa, non mi servivano le orecchie per sapere che di li' a poco mi sarebbe stata somministrata la giusta punizione. Infatti, dopo pochi attimi, la mia intimita' e' esplosa di dolore: intensissimo, diverso da quello di una frustata, e non accennava a diminuire. Anzi, dopo pochi secondi la sofferenza e' aumentata, e non ha smesso di tormentarmi la figa che dopo molti minuti. Prima di venire a scrivere questo diario, ho chiesto alla Padrona di cosa si sia trattato, e lei mi ha mostrato due pinze dentate lunghe cinque-sei centimetri, in metallo. Hanno una molla durissima, e sono state studiate apposta per schiacciare nella loro morsa tutta la lunghezza delle grandi labbra di una schiava: vengono dall'Austria, come regalo di una sua amica. Il pensiero che mi vengano applicate di nuovo mi fa morire di paura.

Tornando al resoconto della serata, la mia tortura non era certo finita cosi'. Dopo che mi sono state tolte le pinze e il sangue ha ricominciato a scorrere nella mia povera figa, anzi, e' cominciata sul serio.

Prima e' arrivata altra pipi', che ho bevuto come se si fosse trattato del liquido piu' buono al mondo. Poi, come avevo temuto, e' stato il momento della cacca. Uno stronzo grosso, pesante, che mi si e' abbattuto sul naso come un mattone. Era caldo, con un odore fortissimo, ma ero ormai eccitata al punto che avrei fatto di tutto per mangiarlo come la migliore delle latrine. Mentre allungavo la lingua per raggiungerlo, un altro pezzo di merda mi ha preso in piena bocca: sentivo attorno a me gli ospiti dei Padroni che mi osservavano per godere della mia abietta sottomissione, e sono stata felice di ingoiare quella cacca senza problemi.

Poi, e' cominciata la parte veramente difficile. Non so cosa sia successo esattamente: penso che gli ospiti si siano messi in fila per usare il loro nuovo cesso, o qualcosa del genere. La cacca e la pipi' hanno cominciato a piovere in un flusso continuo, che mi sembra sia durato delle ore. Sommersa e soffocata dagli escrementi, ho iniziato a ingoiare tutto in una foga parossistica, terrorizzata dall'idea di rimanere senz'aria. Presto il materiale scaricato nel tubo si e' trasformato in un unico liquame caldo, in cui non potevo piu' distinguere (e forse e' meglio cosi') i due sapori di quelli che sono gli unici giusti nutrimenti per una schiava. Di tanto in tanto uno stronzo arrivava galleggiando, o cadendo direttamente, nella mia bocca aperta, ed ero costretta a masticarlo almeno in parte per poterlo ingoiare. Questo non mi faceva schifo, ma anzi ero felice ed eccitata di non poter sfuggire a quel pasto: l'unico mio problema era essere sufficientemente veloce da non permettere che il livello degli escrementi salisse sino a soffocarmi.

Tre o quattro volte mi e' capitato di dovere lottare contro lo stomaco, che si ribellava al flusso ributtante di piscio e merda, ma ci sono sempre riuscita senza troppe difficolta'. Il vero problema e' cominciato quando ho sentito di essere davvero piena, di non potere piu' mandare giu' nulla, nemmeno se si fosse trattato del cibo piu' prelibato al mondo. Con la lingua che mulinava pezzi di cacca appiccicosa e la gola intasata di orina, mi e' tornata brevemente in mente l'immagine della tortura medievale dell'acqua, in cui la vittima viene ingozzata di litri e litri d'acqua.

Depravata e masochista fin da piccola, io la avevo sperimentata da sola da bambina, a otto o forse nove anni. Avevo preso una grossa caraffa, e mi ero seduta di fianco al rubinetto della cucina. Senza mai fermarmi, avevo poi svuotato due o tre volte il recipiente, superando la nausea e il senso di "pieno". Mi ero costretta a bere, bere, bere anche quando sentivo la pancia scoppiare, e avevo continuato sino a non poterne davvero piu'. Non avevo vomitato, ma per il resto della giornata ero stata malissimo, con nausea, mal di testa, dolori ovunque. Quella volta ero rimasta arrabbiata con me stessa per non essere riuscita a bere di piu', a provare piu' dolore: non avevo ancora scoperto le torture delle zone erogene, e anche quel terribile senso di malessere non era bastato a soddisfare il mio masochismo. Sapevo che per provare le sensazioni della vera tortura dell'acqua avrei dovuto continuare a bere ancora a lungo, ma non ne avevo avuto la forza.

Beh, questa sera, con la pancia piena di escrementi, mi sono ritrovata a pensare che finalmente avrei scoperto come si sentivano quelle vittime medievali. Mentre lo facevo, l'ennesimo fiotto di piscio mi ha sommersa, e non sono stata in grado di bere abbastanza in fretta. Mi sono sentita annegare, ho tossito, bevuto, tossito ancora, inspirato pipi' dal naso, aperto gli occhi per la paura, facendoli invadere dalla merda semisciolta che mi copriva la faccia, singhiozzato e, quando ormai pensavo di non farcela piu', ho finalmente ricominciato a respirare.

Avevo paura che la pioggia terribile ricominciasse, ma per caso o forse per pieta' dei miei Padroni, non e' piu' successo nulla. Con la faccia completamente coperta di cacca, ho usato la lingua per liberarmi almeno la bocca e potere inspirare delle belle boccate d'aria. Avere la bocca libera mi e' servito subito, perche' dopo un attimo i Padroni e gli ospiti hanno iniziato a giocare con il mio corpo, e non sono riuscita a trattenermi dall'urlare molto.

Senza potere vedere o sentire nulla, tutto quello che percepivo era il dolore improvviso delle frustate, la stretta implacabile dei morsetti metallici sulle mie parti piu' delicate, la pressione di cazzi, mani e dilatatori di ogni genere sulle pareti irritate dei miei orifizi. Nonostante la nausea terribile che mi attanagliava, non posso negare di avere goduto molto di quella situazione per me nuova.

Ora che la serata e' finita, gli ospiti se ne sono andati, il Padrone mi ha liberato e mi sono finalmente ripulita, sono piu' eccitata che mai. Mentre leccavo la fighetta meravigliosa della Padrona prima che si addormentasse, mi ha detto di essere soddisfatta di me, e che la settimana prossima organizzera' un'altra festa per proseguire il mio addestramento di cesso.

Con tutto il corpo dolorante, e la stessa nausea sconvolgente che ho provato quel giorno di tanti anni fa, sono piu' che mai felice di essere una schiava.
view post Posted: 15/10/2012, 11:25     +1La piscina dorata - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto non autografo, tratto dal Web - dal sito I racconti di Milu - Autore: Slavebsx
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Ho conosciuto la mia padrona qualche mese fa rispondendo ad un annuncio inserito in un giornale locale, e da allora sono diventato un vero schiavo, un oggetto che lei usa esclusivamente per il suo piacere.
Si chiama Mariarita ed è una bella 35enne divorziata, abituata a comandare e ad avere gli uomini ai piedi grazie alla sua bellezza. Altezza media, corpo curato con anni di palestra, lunghi capelli neri, un seno abbondante e un sedere da favola unitamente ad un carattere forte e autoritario, la rendono una padrona inflessibile e sicura di sé.
Dal canto mio, non sono mai stato un adone, 29 anni, sono comunque abbastanza piacevole e ciò mi ha consentito, unitamente alla mia totale sottomissione, di essere accettato come suo schiavo.
Andavo da lei quasi ogni weekend e lì dovevo subire ogni sorta di umiliazione fisica e cerebrale. Lei spingeva molto per annullare ogni forma di virilità dalla mia persona, trasformandomi in una troietta, indossando abiti e biancheria femminile e inculandomi con falli finti allacciati in vita. Inoltre dovevo essere la sua cameriera (fare le pulizie, cucinare, servire a tavola ecc.) ma soprattutto dovevo essere il suo cesso personale e pulire il water esclusivamente con la lingua.
L’ultimo fine settimana, dopo essere entrato e casa sua ed avere reso omaggio ai suoi piedi, mi ha fatto spogliare e mi ha messo un piede sulla faccia dicendo “fino ad oggi sei stata una brava schiavetta, ma adesso voglio andare oltre. Ho organizzato una festicciola per stasera e tu dovrai soddisfare sia me che i miei ospiti. Hai capito?”. Quella novità mi sorprese parecchio, ma da schiavo quale sono non potevo fare altro che dire “si Padrona”.
Il resto della giornata trascorre più o meno tranquillamente dovendo preparare il necessario per la serata, addobbare la sala, pulire per bene e così via. Anche la padrona si limita ad impartire gli ordini senza però farmi subire le punizioni e le umiliazioni che di solito mi infligge.
Mentre lavoro continuo a pensare alla serata che sarebbe venuta; ho un po’ di timore in quanto non sono mai stato usato da altri, tuttavia l’idea di essere schiavo anche di altre persone sconosciute ma soprattutto anche il pensiero di soddisfare ancora la mia padrona e dimostrarle ulteriormente la mia devozione e sottomissione, mi procura un’intensa eccitazione.
Si fanno le otto di sera e io completo gli ultimi preparativi. La mia padrona guarda soddisfatta e dice “brava schiava, adesso spogliati che la festa tra poco comincia”. Immediatamente mi tolgo l’abito da cameriera, le mutandine e il reggiseno che di solito indosso e rimango completamente nudo.
“Adesso mettiti a quattro zampe, animale” mi ordina; io obbedisco e lei mi sale in groppa e si fa portare in un’altra stanza dandomi la direzione tirandomi per i capelli. Arrivati nell’altra stanza vedo che vi è posizionata una gogna vera e propria e il cuore comincia a battermi all’impazzata. La padrona mi fa alzare, tira fuori una benda da una cassetto, mi guarda negli occhi dicendo “adesso ti benderò e ti bloccherò alla gogna, cosicché sarai completamente in balia di chi vorrà usarti e non potrai nemmeno vedere chi lo farà, se è uomo o donna, vecchio o giovane, bello o brutto, né saprai quante persone ci saranno e se le conosci o meno”. Chiude la frase con una fragorosa risata che non mi faceva presagire niente di buono. “la ringrazio padrona per il privilegio che mi concede di poter divertire lei e i suoi ospiti” dico con lo sguardo basso. La padrona quindi mi benda e mi fissa alla gogna. Sono completamente immobilizzato in ginocchio, la testa e le mani in avanti bloccate dalla gogna stessa, completamente nudo e in balia di chiunque.
Dopo avermi immobilizzato la padrona se ne va lasciandomi solo, impossibilitato a vedere e immerso nei pensieri. Resto così per circa mezz’ora, periodo in cui ho modo di pensare alla mia situazione, all’eccitazione che tutto ciò mi provoca e che mi fa capire ancor di più la mia natura di schiavo, di essere inferiore votato esclusivamente al piacere e alla soddisfazione della sua Dea.
Mentre sono assorto in questi pensieri, sento il campanello suonare e dopo un tempo che mi pare interminabile sento aprire la porta della stanza in cui mi trovo. Chi è entrato cerca di fare meno rumore possibile cosicché non capisco quante persone sono. Qualcuno comincia ad accarezzarmi il culo e le palle, e mentre ciò comincia a d eccitarmi terribilmente, mi arriva sulla schiena un violento colpo di frusta che mi fa gridare. Dopo il primo colpo ne arrivano altri, sia sulla schiena che sul culo e mentre vengo frustato qualcuno mi mette in bocca un cazzo finto; io comincio a leccarlo e a succhiarlo avidamente anche perché ogni volta che le mie leccate diminuiscono d’intensità, i colpi di frusta diventano più forti.
Ad un tratto il cazzo finto mi viene tolto dalla bocca e anche le frustate terminano con mio grande sollievo. Capisco ben presto però cosa mi aspetta.
Sento qualcuno armeggiare alle mie spalle e quando sento qualcosa premere nel mio buco del culo, comprendo che sarei stato inculato. Ben presto, infatti, quel cazzo finto che prima avevo leccato mi viene conficcato nel culo e vengo stantuffato per bene. Dai movimenti comprendo che una donna si era allacciata quel fallo in vita e adesso mi sta inculando senza pietà. Il primo dolore dovuto alla sodomizzazione scompare ben presto e comincio ad assaporare qual dildo nel culo quando qualcuno si mette davanti a me e mi ritrovo con un cazzo in bocca, questa volta vero. L’uomo davanti a me mi tiene per i capelli e mi passa il cazzo su tutta la faccia per poi affondarlo tutto in bocca.
Io lecco e succhio con devozione mentre il fallo finto da dietro mi penetra con decisione. Tutto ciò avviene nel più completo silenzio, gli unici rumori che si sentono sono i miei gemiti e quelli dell’uomo cui sto facendo il pompino. Ad un tratto l’uomo comincia ad ansimare sempre di più fino a quando mi piscia in bocca tutta la sua sborra che io devo inghiottire tutta per non soffocare. Ripulisco per bene quel cazzo dopodicchè anche il fallo finto mi viene estratto dal culo, ripulisco con la bocca anche quello e vengo lasciato di nuovo solo.
Immagino che nel frattempo siano arrivate anche altre persone perché di la sento parlare diverse persone anche se non riesco a capire cosa dicono in quanto la musica ne copre le voci. Percepisco però una certa allegria, segno che la serata sta andando bene. Dopo un po’ sento la porta della mia stanza aprirsi ed entrare alcune persone; vengono davanti a me e mi sputano abbondantemente in faccia; qualcuno comincia a prendermi a calci nel culo ridendo della mia sottomissione; vengo frustato per un po’ e poi tutti escono lasciandomi di nuovo solo.
Dopo qualche minuto la porta si apre nuovamente, qualcuno si avvicina e mi mette il cazzo in bocca; comincio a leccare e succhiare quel cazzo che si indurisce sempre di più mentre qualcun altro alle mie spalle mi allarga le chiappe e forza il mio ano con il suo uccello. Non è difficile per quell’uomo incularmi, così io mi ritrovo ancora una volta pieno di cazzi. L’uomo che sto spompinando viene per primo inondandomi la bocca di sborra che devo ancora una volta ingoiare mentre l’altro viene dopo qualche colpo.
Non sento la sua sborra nel culo e quindi intuisco che aveva indossato il preservativo; l’intuizione però diventa certezza quando mi costringono ad aprire la bocca e mi versano dentro lo sperma caldo che era rimasto nel preservativo, mentre alcune donne ridono e mi insultano chiamandomi troia, puttana, finocchio e così via.
Ben presto il silenzio viene ristabilito ed io mi ritrovo nuovamente solo. Ho la bocca impastata di sperma, il culo indolenzito, la schiena in fiamme e tutto il corpo che reclama una posizione più comoda, però sono anche soddisfatto perché sto compiacendo la mia padrona che sicuramente sta contemplando la mia totale sottomissione e il suo completo dominio su di me.
Durante la serata, altre volte la porta si è apre ed io vengo costretto a leccare cazzi, fiche, culi, piedi, inculato da cazzi finti e veri, frustato e sculacciato.
Alla fine sono completamente distrutto e la mia padrona viene a liberarmi dalla gogna. “Sei stata brava” mi dice “e adesso verrai ricompensata”. Mi prende per un orecchio e mi porta di là dove c’erano tutti gli ospiti. Alla mia entrata si scatena un coro di risate di scherno e di insulti. La padrona mi ordina di distendermi dentro quella che capirò dopo essere una di quelle piccole piscine di gomma gonfiabili per bambini.
Mi sdraio all’interno a faccia in su e sento la padrona dire “bene signori, il cesso è pronto”. Dopo un po’ percepisco diverse persone che si portano ai lati della vasca, mi viene ordinato di aprire la bocca, e dopo pochi secondi un torrente di pipì si riversa sulla mia faccia e nella mia bocca. Non saprei dire quante persone (tutti maschi del resto visto che pisciano in piedi) mi pisciano contemporaneamente in faccia, ma certo che la pipì è tantissima e io devo ingoiarne il più possibile per non soffocare.
Terminata la pisciata collettiva degli uomini, tocca alle donne scaricarsi su di me. La padrona mi fa alzare le mani, con i palmi verso l’alto in modo che le signore possano sedersi su di esse ed io possa sostenerle.
La prima donna si siede sulle mie mani, mi fa aprire la bocca e comincia a pisciarci dentro, mira con precisione la bocca in modo che io sia costretto a ingoiarla tutta; poi a turno vennero a pisciarmi in bocca altre quattro donne sotto lo sguardo divertito di tutto gli altri.
Alla fine nuotavo letteralmente nella pipì, ma ancora non era finita.
Finalmente viene il momento dei commiati e mentre il vengo lasciato li, in mezzo a quella poltiglia di pipì, gli ospiti cominciano ad andarsene.
Appena rimaniamo soli, la padrona mi ordina di ripulirmi, cosa che faccio immediatamente. Mi lavo abbondantemente e mi disinfetto, ripulisco il casino lasciato dagli ospiti e mi accascio stremato a terra ai piedi della padrona.
“Bene troia, sono soddisfatta di te e adesso puoi andare a mangiare anche tu. Ti ho preparato io stessa la cena, ma naturalmente, visto che sei una cagna, come tale dovrai mangiare” “grazie padrona per la sua bontà” rispondo, dopodicchè mi applica collare e guinzaglio e a quattro zampe mi trascina in sala da pranzo. Giunti nei pressi del tavolo, a terra vedo una ciotola per cani piena di pipì. La padrona prende dei bocconcini per cani, li getta per terra e li schiaccia con le scarpe, poi, ridendo, mi guarda negli occhi e sputa sopra quella poltiglia. Prende una paletta, la raccoglie e mette il contenuto nella ciotola piena di piscia.
Guardo la mia padrona con aria supplicante sperando che mi sollevi da quell’ulteriore supplizio, ma lei mi guarda dritto negli occhi, mi fa un sorriso e dice “buon appetito”.
view post Posted: 15/9/2012, 23:48     +1la mia storia - Storie, Racconti Immaginari - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom scritti dagli Utenti del Forum Legami di Seta
Grazie Kingjet. La tua storia è molto bella e apprezzata. Continua e se vuoi inserirne anche altre qui, ben vengano. Ciao !
view post Posted: 23/7/2012, 15:56     +3I CLASSICI: Giulia e Marco - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
CAPITOLO 3 - STEFANIA
(prima parte)

Giulia frequentava una palestra dove era solita sfogare l'energia e la tensione accumulata durante la giornata.
Qui aveva fatto inoltre buone conoscenze perché, a differenza di Marco, la sua vita privata procedeva a gonfie vele ora che poteva affrontarla molto più sicura di se.
In palestra aveva conosciuto stalloni fantastici con i quali passava splendide serate e lunghe ore di sesso; il suo sguardo attento soppesava già i malcapitati pensando a quali potevano essere schiavizzati al fine di crearsi una buona stalla di schiavi, come tutte le padrone che si rispettino.

In palestra aveva anche un'amica particolare, Stefania, una diciottenne biondina molto dolce e carina. In Stefania Giulia vedeva un po' se stessa all'inizio del suo rapporto con Luca, un'adolescente insoddisfatta e con molta voglia di scoprire tutto, ma pronta a lasciarsi abbindolare dagli uomini.

Nella mente perversa di Giulia, già da lungo tempo, stava maturando l'idea di coinvolgere Stefania nei suoi giochi ed allenamenti con Marco, anche perché in due il divertimento e maggiore e a una padrona è consentito avere un'assistente.

Giulia entrò lentamente in argomento raccontando le sue esperienze con Luca, e lesse una grande comprensione e paura negli occhi di Stefania.

"Sai che anche io mi sento così?" disse Stefania "ho voglia di provare nuove esperienze ma non conosco molto e non voglio fidarmi del primo venuto, vorrei essere io a condurre il gioco, con i miei tempi, ma ho paura dei ragazzi che vedo così decisi."

"Non c'è niente di più sbagliato" rise Giulia "guarda che sono le donne a comandare, se sai come fare puoi averli tutti ai tuoi piedi; te lo dimostro subito. Quale ti sembra il più deciso della palestra, quello di cui avresti più paura ?"

"Beh, credo Francesco". Francesco era un culturista alto quasi due metri, con muscoli guizzanti su tutto il corpo, completamente rasato a zero e uno sguardo truce.

Giulia si recò dal culturista, indossava ormai solo top e calzamaglie molto aderenti e scollati e sapeva come muoversi. Francesco stava allenando i bicipiti, seduto su una panca che gli permetteva di alzare un bilanciere.
Giulia si chinò proprio davanti a Francesco per raccogliere un peso, mostrandogli così la generosa scollatura; egli si fermò allibito, con i pesi a mezz’aria.

"Ciao, scusa, sai dirmi quali sono i pesi da due chili?" gli chiese.

Francesco posò il bilanciere e glieli indicò.

"Sai, io e la mia amica stiamo cercando quali siano gli esercizi più adatti a noi, tu te ne intendi?"

"Certo" disse lui "Ho passato la vita qui dentro."

"Sai, io cerco esercizi che mi diano resistenza e fiato, vorrei allenare soprattutto le gambe ed il bacino" l'allusione era forte e Francesco la capì subito.

"Potremmo allenarci insieme qualche volta cosa ne dici?" disse Giulia, voltandosi e posando il peso a terra, nel fare questo aveva praticamente messo il culo davanti al viso dell'uomo

"Certo, perché no?"

"Ok, ora devo andare, ho molta sete. Non saresti così gentile da andarci a prendere qualcosa da bere?"

"Va bene, per una bella ragazza come te questo ed altro" e Francesco si allontanò verso il bar.

Giulia tornò da Stefania: "Hai visto, il truce Francesco è andato a prenderci da bere. Basta poco per fargli fare quello che vuoi."

Il culturista tornò con due succhi di frutta. "Ecco ragazze, allora se volete qualche consiglio sugli allenamenti sapete dove trovarmi"

"Certo, ciao" disse Giulia strizzando l'occhio.

"Ma è fantastico" esclamò Stefania " ti prego insegnami !"

"Innanzitutto devi acquistare sicurezza, anche io avevo i tuoi problemi. Vedi io ho un amico che ho già portato al livello di sottomissione completa, è il mio schiavo a fa qualunque cosa gli ordini. Sto cercando un'assistente per addestrarlo sempre meglio, vorresti diventarla tu?"

"Ma certo" rispose entusiasta Stefania " quando cominciamo ?"

"Questo Weekend puoi dormire fuori?"

"Posso inventarmi una scusa, si"

"Allora passeremo a casa sua e ci divertiremo un sacco, imparerai un sacco di cose vedrai"

"Non vedo l'ora" disse Stefania.

A Marco, impegnato nei suoi allenamenti, arrivò il solito SMS: "Passerò il weekend con te, prepara una cena per due per le 9 di venerdì sera e accoglimi come sai, con due bicchieri di vino, metti un cravattino"

Il messaggio lo aveva stupito ma era anche felice di passare il weekend con la sua padrona e di potersi gustare una romantica cenetta.
Venerdì sera tutto era pronto, Marco attendeva nudo, con il cazzo eretto ed un cravattino al collo; al suo fianco stava una bottiglia di champagne nel cestello del ghiaccio e due calici. Quando il campanello suonò Marco si recò ad aprire con i due calici in mano, entrò Giulia seguita da una giovane biondina piuttosto carina, entrambe erano vestite in modo provocante, con minigonna e camicetta scollata.

Nel vedere una sconosciuta Marco non sapeva come reagire, era nudo e cercò di coprirsi con le mani che reggevano i bicchieri.

"Togli quelle mani maiale, è così che si accoglie la tua signora ?"

"Mi scusi Madame" balbettò il ragazzo.
"Vedi Stefania, questo è Marco, il nostro giocattolo per la serata; puoi anche chiamarlo schiavo Leccapiedi. Come vedi è abbastanza bene dotato e credo che stasera ci divertiremo. Puoi ordinargli quello che vuoi e lui sarà felice di accontentarti, vero schiavo?"
"Si Madame" rispose Leccapiedi, ora un po' più sicuro di sé.
"Offrici il vino sbrigati e prendi i nostri cappotti."

Marco si affrettò ad eseguire e le due ragazze si accomodarono in salotto, egli le seguì con il cestello del vino.

"Vieni, lascia che Stefania ti esamini. Lei è una mia amica e sarà la mia assistente negli allenamenti quindi dovrai obbedire a lei come a me e dovrai chiamarla Madame. Come vedi Stefy Marco è abbastanza atletico e con un bell'oggetto tra le gambe, visto che posso scegliere prendo il meglio; toccalo pure se vuoi."

Giulia, che stava accarezzando il membro di Marco, tolse le mani e Stefania cominciò ad accarezzarlo dolcemente.

"Com'è grosso e caldo, sembra quasi che pulsi" commentò Stefania.
"Certo questo è il segreto più importante, se vuoi comandare un uomo devi tenerlo sempre eccitato sessualmente, per questo ci siamo vestite così; vedi come ci sbava dietro ? Leccapiedi, da quanto è che non ti fai seghe?"
"Da Giovedì Madame, come Lei ha ordinato, Madame" – Marco ricordava dell’ordine generale impartitogli dalla sua padrona di concludere ogni sua frase con “Madame” e si compiacque con se stesso per questo.
"Quindi hai le palle ben piene, vero? Faresti di tutte per poterle svuotare ?"
"Si Madame"
"Vedi Stefania, è molto semplice. Schiavo portaci le cassette e vai a preparare mentre le guardiamo." Marco corse a prendere le cassette, già riversate su vhs, e le consegnò con un inchino, dopodiché corse a preparare in cucina.

Giulia mostrò la prima cassetta a Stefania e le spiegò la situazione della gara ed il perché degli allenamenti, anche il nome leccapiedi risultò subito chiaro.
La cassetta finiva con Marco a gambe larghe sul tappeto che si masturbava furiosamente, fino ad esplodere in una fontana di sperma che ripulì accuratamente leccando il tappeto.

"Mi stai facendo entrare in un mondo fantastico e che non credevo possibile. Avevo sentito parlare del sadomaso, ma non credevo che esistesse veramente e che fosse così facile attuarlo. Veramente posso chiedergli quello che voglio?" disse Stefania.

"Beh, non proprio tutto, si sta addestrando da poco e ogni cosa nuova va affrontata in un certo modo e con le giuste cerimonie, ma cose che ha già provato si. Tu mia aiuterai negli allenamenti ed imparerai a diventare una brava padrona e un giorno avrai un bravo schiavo anche tu. Il modo più semplice per procurarseli è tramite annunci, come ho fatto io, ma la massima soddisfazione è quando sottometti un tuo conoscente, come Francesco. Ti piacerebbe ?"

"Non so" rispose Stefy " credo di si ma al momento stiamo correndo un po' troppo, non capisco più niente."

"Va bene, non ti preoccupare, goditi la serata. Andiamo a vedere se è pronto."

In cucina Marco aveva apparecchiato con le migliori posate della casa ed attendeva in piedi, con il suo cravattino da cameriere come unico ornamento.
Giulia si sedette, aiutata dal cameriere che spostò la sedia, e così fece Stefy. Giulia batté le mani due volte e Marco si affettò a servire gli antipasti.

"Vedi Stefania, il segreto dell'addestramento è, come ti ho detto, nell'eccitazione sessuale. Devi farti desiderare, tu sei la sua dea che non raggiungerà mai. Ogni tanto però, quando si comportano bene, gli si dà un biscottino come ai cavalli"

Così dicendo fece un gesto brusco della mano e Marco si accosciò a terra, Giulia prese una tartina e gliela diede poi gli mise le dita in bocca facendogliele leccare e pulire del caviale rimasto.

"Vuoi dargli qualcosa anche tu?"

" Ci provo" disse Stefania chiamando Marco con un gesto della mano. Prese una tartina e la mise frettolosamente in bocca al ragazzo.

"Vedi come è docile ed ubbidiente? Ci sono due modi di essere padrona: o li sottometti con il dolore, frustandoli e facendoti temere, oppure con l'amore, facendoti adorare e desiderare. Io preferisco l'ultimo come avrai capito, quindi ogni tuo gesto deve servire ad eccitare lo schiavo e farti venerare di più. Fagli una piccola carezza."

Stefania accarezzò timidamente la guancia di Marco che si sfregò felice.

"Vediamo se la prendi al volo" disse Giulia lanciando una tartina, Marco si lanciò sotto cercando di prenderla con la bocca ma non vi riuscì e il tutto finì a terra.
"Pulisci subito maiale, ti dovrai allenare anche in questo. Voglio mettere su un numero di intrattenimento quando andremo al club quindi dovrai imparare esercizi come questo."
Marco leccò umilmente il pavimento mangiandosi la tartina caduta.

"Ora servici il primo" ordino Giulia battendo le mani, e le due ragazze cominciarono a parlare di argomenti femminili ignorando del tutto Marco che attendeva in un angolo, in piedi, con il tovagliolo sul braccio.
Giulia preparò un piatto di pasta anche per Marco e lo posò a terra dicendo "Mangia anche tu ma senza usare le mani, da quel maiale che sei"
Marco si mise a quattro zampe e affondò il viso nel piatto mangiando come poteva.

Stefania era molto divertita e stupita dalla situazione, le sarebbe piaciuto avere più iniziativa ed idee come la sua amica Giulia ma era sicura che col tempo avrebbe imparato.

"Per stasera niente allenamenti Leccapiedi, è venerdì e abbiamo ospiti, ci divertiremo insieme e basta, sei contento?"

"Certo Madame" rispose Marco con il viso nel piatto. Ad un battito di mani Marco sparecchiò e servì il sorbetto, mettendosi poi in attesa come sempre.

"Stefania, vuoi dare un po' di sorbetto al nostro cagnolino? Fattelo leccare dalle dita"

Stefania intinse il dito nella crema e la porse a Marco che lo leccò e succhio golosamente.
"E’ divertente, sembra che succhi un cazzo." Commentò Stefania, continuando a servire così il sorbetto allo schiavo.

"Certo, non l'ha mai fatto ma ce l'ha nel sangue e presto arriveremo anche a questo." Queste parole gelarono il sangue di Marco ma d'altra parte se lo aspettava, anzi nella sua nuova vita non sarebbe nemmeno una grande passo.

Successivamente fu servito il secondo, scaloppine ai funghi.

"Allora Stefania, vediamo se hai imparato, servi tu il nostro cagnolino"

La ragazza ci pensò un po' poi prese una scaloppina e la mise da parte "aspettiamo che si raffreddi."
Giulia non capì ma preferì lasciarla fare; le ragazze ripresero i loro discorsi tranquillamente.

Alla fine del pranzo Stefy verificò la temperatura della carne "Va bene" annunciò.
La tagliò a pezzi sputando nel piatto e mescolando accuratamente. "Vuoi insaporire anche tu?" disse a Giulia porgendogli il piatto. Giulia sorrise e lasciò cadere nel piatto uno sputo biancastro.
Successivamente Stefania mise il piatto a terra, si tolse una scarpa e affondò un piede nel piatto "il pranzo è servito" annunciò.
Marco corse a quattro zampe verso il tavolo e cominciò a mangiare i pezzetti di carne intorno al piede, cercando di raggiungere con la lingua quelli più lontani.

"Ora puliscimi le calze" ordinò Stefania " Sai la videocassetta mi ha fatto venire voglia di provare."
Marco leccò golosamente tutto il sugo rimasto sulla calza, arrivando a succhiare il tessuto per assicurarsi di ripulire tutto per bene.

"Brava, stasera festeggiamo una nuova padrona per Leccapiedi" applaudì Giulia.

"Ora andiamo in salotto a gustarci il dolce" disse Giulia e Stefania, rimessasi la scarpa dal tacco alto, la seguì.
Marco venne successivamente con i piattini e la torta che servì alle due signore.

"Vedi, per Marco ho preparato un dolce speciale" disse Giulia aprendo la borsetta "queste sono le mie mutandine della settimana scorsa, nel senso che non le ho mai cambiate. Sono fragranti e odorose e lui ama succhiarle" e così dicendo estrasse un paio di mutandine bianche e le infilò in bocca a Leccapiedi che le succhiò golosamente.

Giulia raccontò a Stefania di come aveva fatto a conoscere Marco e di quali erano stati i suoi progressi, aggiornandola completamente sull'addestramento del ragazzo.

"Vedi c'è un club qui a Roma in cui si pratica la cultura S/M e vorrei entrarvi. Un giorno ti ci porterò così capirai meglio e mi aiuterai a pianificare l'addestramento. Lì puoi fare molte conoscenze e un giorno ti ci presenterai con uno schiavo tutto tuo." disse Giulia.

"Allora, cominciamo la serata; schiavo sparecchia, stendi un asciugamano sul tavolo e sieditici sopra" disse Giulia che poi si allontanò verso la macchina tornando con un gran borsone.

"Vedi Stefania, stasera ho intenzione di trasformare il nostro schiavetto in una bella ragazza, ma non possiamo mettere le calze con tutti quei peli."

Marco non capiva ma quando vide Giulia estrarre il pentolino della ceretta la luce gli spuntò improvvisamente. Stefania si alzò felice battendo le mani e si preparò ad aiutare l'amica.
Innanzitutto sfoltirono i peli delle gambe delle forbici, poi passarono ad applicare la cera. Come certo saprete questa non è una procedura indolore, anzi, e alla fine gli occhi di Marco erano lucidi per le lacrime che non riusciva a trattenere. Marco venne depilato completamente, con il rasoio, sul petto e sotto le ascelle; rimasero solamente i peli intorno al cazzo.

"Guardati allo specchio schiavo, hai visto come sei bello ? D'ora in poi dovrai essere sempre perfettamente depilato" ordinò Giulia

"Bene Madame" disse Marco quasi automaticamente, le cose stavano andando un po' troppo in fretta anche per lui.

"Ora passiamo ai vestiti" disse Giulia estraendo calze, reggicalze, una gonna plissettata a mezza coscia e una camicetta.
Le mutande, per quanto femminili, erano abbastanza robuste per contenere la dotazione dello schiavo.
Giulia estrasse anche un reggiseno imbottito, da indossare sotto la camicetta trasparente, ed un parrucca bionda.

"Prima di indossare la parrucca dobbiamo però truccarti, stai molto attento perché ti capiterà di doverti preparare così da solo." Avvertì Giulia.

La comitiva si trasferì in bagno ed in breve la "ragazza" fu pronta, l' effetto complessivo non era male, specie di notte.
Il tutto fu completato da scarpe con il tacco alto, molto sexy, e da una borsetta abbinata.

"Guarda che per tutte queste cose ho lasciato il conto da pagare presso una boutique del centro, domani andremo a saldare il tutto. Manca solo la voce, prova a fare una voce femminile."
Marco si esercitò per alcuni minuti fino ad ottenere un risultato passabile.

"Bene, cerca di parlare poco e non se ne a accorgerà nessuno" Marco non aveva capito questa frase, o meglio l'aveva capita ma non osava pensare che fosse vera.

"Allora" esclamò allegramente Giulia, "andiamo a bere qualcosa?"

"Si, Si " saltava felice Stefania mentre il cuore di Marco si riempiva di spavento.

I tre salirono in macchina, Marco dietro, e si diressero verso il centro.
"Allora Leccapiedi, stiamo andando in un noto locale del centro, lì tre belle fighe come noi non passeranno certo inosservate e faremo delle conoscenze. Tu, prima della fine della serata, dovrai imboscarti sui divanetti con qualcuno. Se si accorgono che non sei una donna non so cosa potrebbe succedere quindi ti conviene non farti toccare nelle parti basse. Nella borsa ci sono dei preservativi, me ne devi portare almeno tre pieni di sborra e bada che non sia la tua o ti caverò la pelle a frustate, hai capito?"

"Si Ma … Madame" rispose tremante Marco, anche se la testa gli girava e non capiva esattamente cosa fare.

(continua)
view post Posted: 22/7/2012, 14:55     +5I CLASSICI: Giulia e Marco - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
CAPITOLO 2 - COMINCIANO GLI ALLENAMENTI

Il giorno dopo Giulia si sentiva felice e confusa quanto e forse più di Marco. Era felice di essere riuscita nel suo intento, la serata era andata alla perfezione; nella solitudine della sua casa lei aveva preparato tutto, ma le sue idee erano molto più soft, un inizio più tranquillo.
Appena iniziata la serata però si accese come un interruttore in Giulia, le idee le venivano alla mente alla velocità della luce, tutto era andato avanti automaticamente una volta liberata la ninfomane perversa che dormiva in lei.

Ormai passava tutto il suo tempo a programmare la vita futura sua e di Marco, cercava idee, si documentava e pensava ad un modo graduale ma deciso per portarlo a fare qualunque cosa.
Aspettò però quasi una settimana per chiamare lo schiavo, anzi mandò lui semplicemente un messaggio; del resto la padrona non è mai in ansia, anzi, è quasi annoiata del suo schiavo.

Marco, dal canto suo, era eccitatissimo e felicissimo, finalmente poteva godere appieno la vita e i racconti dei suoi amici sulle avventurette, sui baci rubati in auto dopo corti dispendiose gli sembrarono improvvisamente giochetti infantili e la sua invidia per loro si tramutò in compassione.

Il suo unico cruccio era Giulia, o meglio Madame, perché non chiamava ? Tutte le sere Marco si coricava tremante, ripensando a quell'unica sera, e solo il suo amore per la sua signora gli impedì di masturbarsi; naturalmente più passava il tempo più le cose peggioravano.

Finalmente, dopo quasi una settimana, ricevette un SMS: " Schiavo, domani sera verrò a casa tua, ti voglio nudo e con un bicchiere di champagne ad attendermi"

Il messaggio non ammetteva repliche e Marco si affrettò e rinviare l'impegno preso con un suo amico per quella sera e a procurarsi il miglior champagne in commercio.
L'SMS non faceva nemmeno riferimento all'ora in cui Giulia sarebbe passata, come fare ? Alle 18.30 Marco era già davanti alla porta, nudo, lo champagne già sotto ghiaccio in frigo, il calice pronto.

Giulia arrivò alle 21, suonando imperiosamente. Marco volò in frigo, stappando la bottiglia e versando un calice di vino, poi corse alla porta con l'uccello istantaneamente duro come il marmo.

"Bene schiavo, fammi vedere se il vino è degno di me" disse senza preamboli Giulia.
"Credo di si anche se c'è qualche goccia sul bicchiere, ma forse posso essere buona, se lo meriterai"

"Grazie Madame" Rispose felice Marco.

"Vedi maiale, come avrai capito ho deciso di tenerti come mio schiavo e di addestrarti personalmente, l'altra volta hai fatto alcuni errori ma ti sei dimostrato volenteroso e forse vali qualcosa. Il minimo che puoi fare è ringraziarmi per la mia immensa bontà"

Marco si gettò ai piedi di Giulia, baciandoli e ringraziandola in lacrime. Aveva intuito che quella posizione piaceva molto alla sua padrona ed aveva ragione.

"Andiamo in salotto, fino a nuovo ordine ti muoverai a quattro zampe in casa. Vedi, un bravo schiavo deve sapere fare molte cose per la sua padrona e tu sei solo all'inizio ma andremo per gradi, alla fine ti porterò alle feste sadomaso delle mie amiche dove ti farò gareggiare contro gli altri schiavi nelle discipline che organizziamo, quindi ora sei un atleta che si allena e devi dare il massimo impegno per non farmi sfigurare, intesi?"
Giulia non mentiva, tramite Internet ed i newsgroup era entrata in contatto con una comunità SM e si stava informando su questi avvenimenti, decisa a parteciparvi veramente con Marco.

"La prima regola dello schiavo comunque è essere concentrato, pensare solo alla sua padrona ed eseguire qualunque ordine senza esitazioni. Ti senti pronto per questo?"

"Si Madame" rispose entusiasta Marco.

"Bene, ogni giorno poi ti darò dei compiti da eseguire a casa, delle preparazioni personali e la volta dopo controllerò i tuoi progressi. Passiamo al primo esercizio poi, dopo ogni seduta di allenamenti, potremo dedicarci a giocare un pò. Sei contento?"

"Moltissimo Madame."

"Allora, la prima cosa che uno schiavo deve fare è sapere adorare i piedi e le scarpe della sua padrona; sugli stivali ti sei già allenato la volta scorsa e lo rifarai, ora passiamo invece ai miei piedini."

Giulia si sedette e tolse gli stivali rivelando due splendide gambe e due meravigliosi piedini avvolte in autoreggenti nere.

"Fammi vedere cosa sai fare, leccami da sopra la calza. L'importante è usare la dolcezza e la fantasia, stai adorando i piedi della tua dea, e soprattutto la lentezza: devi andare con calma e consentirmi di rilassarmi"

Marco raccolse le estremità e cominciò a leccarle lentamente e con precisione, con lappate lunghe e intense. I piedi di Giulia erano leggermente sudati dopo la permanenza negli stivali di pelle ma questo non faceva che eccitare maggiormente Marco.
Egli leccava completamente la parte sotto, da cima a fondo, per poi passare alle dita, succhiandole tutte insieme a anche una alla volta, per quanto glielo consentiva la calza.
Mentre eseguiva, con l'altra mano, tolse un cuscino dal divano e lo appoggiò a terra adagiandovi dolcemente il piedino, leggendo nel sorriso di Giulia la sua soddisfazione.
Si dedicò poi all'altra gamba, con ardore ed eccitazione rinnovati, e la cosa andò avanti a lungo in quanto Giulia non accennava a consentirgli di smettere e lui era felice di continuare.

"Ora toglimi le calze, con dolcezza, e ripeti il tutto con le gambe nude. Questa è una delle gare che dovremo fare, lo schiavo che mostra adorazione per la sua padrona, e una giuria giudicherà il più devoto."

Marco, orami lanciato, diede il meglio di se accarezzando e leccando singolarmente ogni dito, risalendo fino al ginocchio, al massimo dell'umiltà e dell'adorazione.
Mentre Marco le toglieva le calze Giulia dischiuse leggermente le gambe per mostrargli che non portava le mutandine; questo creò una scossa elettrica nel ragazzo che si lancio nel suo compito con rinnovato vigore, pregustando il suo premio finale.

"Niente male sai, mi sei piaciuto, devi allenarti ma mostri una certa propensione. Devi svolgere questo esercizio con costanza: procurati delle gambe di manichino e calze da donna, poi vari tipi di scarpe, dagli stivali alle scarpe da sera, e allenati ogni giorno della prossima settimana.
Ti do anche una videocassetta con un film che spiega queste tecniche" disse Giulia togliendo una cassetta dalla borsetta, prestatagli da una delle sue nuove amiche Mistress.
"Inoltre voglio che registri i tuoi allenamenti per farmeli vedere e per darti modo di migliorare; hai una telecamera?"

"Si Madame."

"Hai anche un cavalletto ?"

"No Madame."

"Allora procuratelo, ci servirà anche per il futuro. Adesso vai a prendere la telecamera, ti faccio vedere come fare, poi raggiungi la mia macchina in cortile, troverai un sacco con tutte le mia scarpe. Puoi camminare eretto fuori casa, vai."

Marco scattò a quattro zampe e tornò dopo poco portando la telecamera, la depositò e corse verso il garage per raggiungere l'uscita. Egli era ancora completamente nudo, quindi cercò di fare il più velocemente possibile. Appena rientrato cercò di trascinare come poteva l'ingombrante sacco rimanendo a quattro zampe, fino a raggiungere la sua padrona.

"Bene, allora tutte le cassette dei tuoi allenamenti devono cominciare con te nudo che fai una presentazione, dici chi sei e perché ti alleni, poi cominci a lavorare. Alla fine di ogni cassetta di 45 minuti puoi farti una sega in diretta, se pensi di avere lavorato bene.
Stai attento perché io riguarderò le cassette e se penso che ti sei preso il tuo premio ingiustamente sarai duramente punito. Hai capito?"

"Si Madame"

"Allora vediamo come ti presenti, a proposito al club ogni schiavo deve avere un soprannome, il tuo sarà Leccapiedi"

Marco si alzò e si piazzò davanti alla telecamera.
"Sono lo schiavo Leccapiedi, felice di essere l'umile servitore e di essere di qualche
utilità alla mia dea e padrona Giulia. Mi alleno nella gara di devozione per poter essere sempre più bravo e potere adorare la mia padrona come essa merita."

"Bene, ricorda che è molta apprezzata la fantasia degli schiavi in queste presentazioni. Puoi cominciare, accucciati sul pavimento, io metterò la telecamera su questo mobile per riprenderti senza fatica"

Marco si accucciò ai piedi di Giulia ed attaccò la prima scarpa, da sera e con il tacco alto. Giulia intanto accese la televisione e si versò un altro bicchiere di champagne. Ogni tanto Giulia dava consigli a Marco su come procedere e si divertiva a stuzzicarlo con il piede nudo, gli toccava le palle, cercava di infilarlo nel culo, oppure glielo porgeva alla bocca e Marco lappava contento.
Alla fine della prima cassetta di 45 minuti Giulia decretò lo stop, Marco aveva pulito perfettamente 3 paia di scarpe, anche sotto la suola.

"Bravo schiavetto, ora meriti un premio, girati di schiena. Immagino che tu abbia sete dopo tutto questo lavoro"

In effetti Marco aveva la gola riarsa e sentiva in bocca un saporaccio, sopratrutto per le schifezze che aveva dovuto ingoiare. Giulia si alzo la gonna e si accucciò sopra il viso di Marco, poi prese la bottiglia di champagne e cominciò a versarla sulla figa, il liquido ruscellava giù inondando il viso di Marco che cercava di leccarne il più possibile.

"Basta per ora, non voglio che ti ubriachi. Ti è piaciuto bere dalla mia figa ?"

"Si Madame"

"Bene, presto berrai un altro liquido, per te molto migliore di qualunque champagne. Ora puoi farti la tua sega, mettiti a sedere sul tappeto a gambe larghe, voglio riprendere tutto e alla fine non trattenere lo sperma, voglio vedere quanto schizza in alto"

Marco si affrettò ad eseguire, concentrandosi sulle sue emozioni, su quello che stava provando, ed ottenne un grande orgasmo. Lo sperma schizzò alto e ricadde sul divano, sul tappeto e su Marco stesso.

"Ok, ripulisci tutto con la lingua ora"

Marco si affrettò a leccare tutto, si portò alla bocca anche quello che era rimasto in mano e sul suo corpo.

"Ora è il mio turno di godere un po', prendi il vibratore dalla borsetta e fammi vedere come masturbi la tua padrona; anche questo è molto importante per uno schiavo perché il suo primo compito è fare godere la sua dea"

Marco prese il vibratore e si avvicinò a Giulia che lo attendeva a gambe aperte, cominciò a lavorarla di lingua nell'interno cosce, come a lei piaceva, poi si dedicò alla figa e al clitoride penetrandole contemporaneamente con il vibratore.
Marco era veramente bravo e Giulia alzò ulteriormente le ginocchia e sporse in fuori la figa, per facilitargli il compito, fino ad ottenere un bell' orgasmo.

"Bravo Leccapiedi, non sei stato male, ora leccami la figa per ripulire tutto."

Marco, felice, non se lo fece dire due volte e ripulì la sua signora di tutti i suoi umori.

"Adesso devo andare, ti lascio le scarpe perché hanno bisogno di essere pulite. Ricorda di non trascurare gli allenamenti. Ci vedremo il prossimo weekend, potremo stare assieme per due giorni, poi ti dirò le modalità. Anche se ti alleni non puoi masturbarti dopo giovedì, ti voglio pronto per farmi divertire".

Detto questo Giulia si alzò, si rimise le scarpe e se ne andò senza degnare il suo schiavo di un'occhiata, Marco la seguì invece con sguardo adorante fin che poté.

(... continua ...)
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