Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

Posts written by -triskell-

view post Posted: 24/12/2023, 11:48     Massaggi Kalari - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
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Quindi Sabrina cominciò a raccontare di quella volta che aveva trovato Matteo addormentato e gli si era seduta sopra, immobilizzandolo, per poi divertirsi a calpestarlo appena si era svegliato.
Matteo intanto stava pensando a un altro episodio.
Si ricordava benissimo di quando Sabrina aveva scritto su quel foglio quelle duecento frasi. Se ne ricordava perché, purtroppo, non aveva pensato di bruciarlo; lo aveva semplicemente messo in mezzo a un quaderno.
Qualche giorno dopo una sua vicina di casa, una ragazza un po’ più grande di lui di nome Fabiola, che prendeva lezioni di piano da sua madre, si presentò a casa sua.
Matteo era alle prese coi primi anni del liceo, stava facendo i compiti in cucina. La ragazza lo andò a salutare.
“Ciao, Matteo.” gli disse scompigliandogli i capelli. Fabiola sarebbe stata molto più simpatica, se non avesse avuto sempre quell’aria condiscendente con lui.
“Fai i compiti?” chiese
“Sì” rispose, ovviamente, Matteo
“Bravo. Sai quando torna la mamma?”
“Non lo so… penso tra un’oretta” rispose lui senza staccare gli occhi dal foglio
“Un’oretta…! Sono proprio in anticipo!” esclamò Fabiola. “Bhè, mi faccio un po’ i fatti tuoi.”
Matteo la ringraziò mentalmente dell’iniziativa, che almeno serviva a farla stare zitta, e, mentre lei prendeva a sfogliare un suo quaderno, tornò ai propri esercizi. Ovviamente il quaderno preso da Fabiola fu …
“Che cos’è questo? Appena ho finito i compiti, ho scritto queste frasi e ti ho tenuto a massaggiarmi i piedi per tutto il tempo!’. Non è la tua scrittura!”
Matteo sobbalzò.
“Niente.” rispose, e gli strappò il foglio di mano.
Con quel gesto si era tradito. La scrittura non era la sua, avrebbe potuto dire che non sapeva da dove provenisse quel foglio ma, dopo aver reagito in quel modo…
“Cosa nascondi?” gli chiese Fabiola maliziosa.
Il povero Matteo non era bravo a nascondere le cose, in realtà, ed era molto più sincero di quanto si potesse credere. Sospirò e iniziò a raccontarle tutto.
Quello che avrebbe subito anni dopo dalle massaggiatrici del centro “Iku Tramp-lin” durante la cena con Sabrina era solo un pallido riflesso dell’imbarazzo che provò davanti a quella ragazza.
Fabiola lo costrinse, in cambio del proprio silenzio, a implorarla leccandole i piedi per un quarto d’ora circa.
“Bravo… umile e sottomesso.” gli disse “Così devono essere i ragazzi… non sfacciati come voi ragazzini”
Poi, dopo qualche minuto, aggiunse:
“Abbiamo ancora una mezz’oretta prima che torni tua madre. Ho voglia di suonare un po’ il piano.”
“Posso smettere di leccare, allora?” chiese Matteo.
“Di leccare sì” disse la ragazza alzandosi “Ma non credere che ti lascerò andare così facilmente… seguimi nella stanza del pianoforte.”.
Una volta in quella stanza, Fabiola si tolse le ballerine che aveva ai piedi e si sedette davanti alla tastiera.
“Che devo fare?” chiese Matteo
“Poggi la nuca sul pedale e non muoverti. Come se fosse un cuscino. Non ti muovere! Potrei farti male.
Il piede nudo di Fabiola calò sulla faccia di Matteo, coprendogliela completamente, poi la ragazza iniziò a suonare.
Matteo avrebbe voluto supplicarla di smettere, ma si sentiva immobilizzato come un verme infilato nell’amo. Il minimo movimento avrebbe potuto costargli come minimo un graffio, un livido… o addirittura uno strappo muscolare. Si trovava in equilibro precario tra il pedale del pianoforte e il piede di Fabiola.
Dopo una mezz’oretta, quando ormai era questione di minuti, prima che arrivasse sua madre, smisero, ma Fabiola non si accontentò: prese Matteo per le orecchie, lo guardò dritto negli occhi e disse:
“Adesso voglio che tu rifletta su cosa si prova a essere umiliati dalla propria vicina di casa più grande. Va bene? E, visto che ti piacciono tanto i compiti a casa, domani mi porterai un bel temino proprio su questo tema, ok?”
Detto questo lo lasciò e si diresse in cucina, dove recuperò il foglio scritto da Sabrina qualche giorno prima.
“Questo lo tengo io. A proposito, lo voglio anch’io un massaggio ai piedi! Stasera dirai a tua madre che esci con gli amici, invece verrai a trovarmi e me ne farai uno, ok? Ciao, ciao…!”.
Per fortuna di Matteo, qualche mese dopo Fabiola si era trasferita, e lui aveva smesso di perdere il sonno, terrorizzato all’idea che raccontasse qualcosa a sua madre.

Stanche di vederlo in ginocchio, a un certo punto della serata, le massaggiatrici fecero mettere Matteo a quattro zampe, e un paio di loro lo usarono come poggiapiedi.
Sotto le loro gambe faceva caldo, ma il ragazzo non si lamentò.
Perché potesse stare sempre col viso bene in vista (volevano cogliere ogni sua espressione mentre lo umiliavano), gli avevano poggiato il mento sul poggiapiedi dove era stato inginocchiato fino a poco tempo prima. Senza neanche bisogno di dirlo, quello stesso poggiapiedi veniva usato contemporaneamente da alcune ragazze, rigorosamente a piedi nudi.
Quando i ricordi del ragazzo smisero di passargli davanti agli occhi, la sua mente tornò a concentrarsi sulla voce di Sabrina, e Matteo realizzò che la sua amica era passata a un altro racconto.
“E allora lui si mise a piagnucolare.
"No, dai… non avevi detto che dovevamo fare così…” stava dicendo.
Sabrina allora si rivolse a Matteo: “Dai, facci vedere come piagnucolavi.”
“Eh?” rispose lui “Cosa?”
“Non stavi ascoltando!” disse una ragazza “Guarda che tu sei qui per essere umiliato! Come facciamo a umiliarti, se non ci ascolti?”
“Puniamolo!” esclamò un’altra
“No! No! Vi prego, signore, no!” strillò Matteo, che aveva ancora il sedere rosso per le altre sculacciate, sudando.
“Dai!” gridarono le ragazze “Dobbiamo punirlo!”.
Iku le accontentò volentieri. Si sedette su una poltrona e disse:
“Matteo… sdraiati sulle mie ginocchia.”
“No…” piagnucolò Matteo “Non questo… mi dispiace… non lo farò più, ma punitemi in un altro modo, per favore…”
“Potremmo farlo uscire in balcone nudo per mezz’ora” propose una ragazza leggermente impietosita
“Non fa abbastanza freddo.” le rispose un’altra; era Saya
“Vieni subito o vengo lì io.” tagliò corto Iku “Uno, due…”.
Matteo le saltò in grembo come un gattino, poi si mise a piagnucolare, mentre Iku gli sfilava delicatamente pantaloni e mutande.

I dolori che gli inflisse la massaggiatrice furono lancinanti. Lo colpì decine di volte sulla pelle già piena di lividi, e poi se lo scrollò di dosso tutto dolorante.
Il ragazzo strisciò con le lacrime agli occhi sotto i piedi delle altre massaggiatrici, ovviamente felicissime di vederlo così, dove si accasciò con la faccia a terra.

“Devi ancora farci sentire come piagnucolavi quella volta…” gli ricordò sadicamente Sabrina “Ecco… così…” disse, e gli strofinò la suola della scarpa sul sedere dolorante
“Ahi! No… mi fai male…!” gemette Matteo “Non così, per favore…”
“Esatto!” confermò lei, poi continuò il racconto tenendogli un piede sulle natiche “Continuava a dirmi: ‘No… non è giusto…’, allora io gli ho risposto: ‘Perché? La penitenza diceva solo che dovevo prenderti a schiaffi, non specificava quanti te ne dovevo dare e con cosa.’. L’ho fatto sdraiare a terra, cosa che riuscivo a fargli fare sempre molto facilmente, e ho cominciato a colpirlo coi miei piedini nudi finché non si è messo a piangere. Non avevo mai preso a schiaffi nessuno in quel modo, ovviamente, così esagerai un po’ e dovemmo inventare una scusa per certi segnetti… che gli rimasero per un paio di giorni.”.
In genere Sabrina non umiliava troppo Matteo, se non a parole, ma il ricordo di quell’esperienza le fece venire voglia di farlo. Andò a mettere un piede sotto la faccia di Matteo che, senza bisogno di ordini, lo baciò.
La serata, insomma, si trasformò presto in una nottata. Per Matteo iniziò a farsi sentire la stanchezza, oltre che l’umiliazione e il dolore fisico delle sculacciate. Verso le quattro, iniziò a implorare le ragazze di lasciarlo andare, strisciando e stringendo le loro caviglie.
“Io voglio continuare! Non sono stanca!” esclamò una massaggiatrice “Voglio che continui fino allo sfinimento.”
Iku, però, venne in aiuto di Matteo.
“No,” disse “dobbiamo farlo riposare, e riposare un po’ anche noi. Io inizio a aver sonno.”.
La padrona di casa si era espressa, e contraddirla non sarebbe stato educato.
“Ma non possiamo mica smettere così, subito, no?” fece notare con aria triste la massaggiatrice che aveva parlato prima “È così divertente vederlo strisciare! Almeno facciamo un’ultima cosa divertente!”
Iku acconsentì, e iniziarono le proposte.
“Facciamogli leccare i nostri piedi finché non crolla a terra sfinito!” propose Saya
“No, ci vuole troppo!” disse Kazue “Mettiamogli le nostre scarpe in equilibrio sul petto e vediamo quanto resiste senza farle cadere.”
“Ho un’altra idea!” esclamò Otsune “Usciamo in fila indiana calpestando il suo corpo per lungo!”
“Non è male…” disse Sabrina “Però io avrei in mente un’altra cosetta…”.
Verso le cinque, Matteo si trovava in ginocchio, con intorno tutte le ragazze che lo avevano appena umiliato, a piedi nudi. I piedi si trovavano tutti intorno alla sua testa. A malapena riusciva a scorgere i loro sorrisi divertiti.
“Dai… avanti…!” gli disse Iku
“Non ci riesco…” rispose lui a fatica
“Ma come non ci riesci? Ti abbiamo fatto bere almeno tre litri d’acqua!” commentò Sabrina
“Facendola passare prima nella nostra bocca!” precisò un’altra
“Dai…” lo incoraggiarono “Fatti la pipì addosso…”
“Non ci riesco…” continuò lui quasi piangendo “Mi state umiliando troppo… vi prego…”
“O così o non esci, e io a dormire qui non ti ci tengo.” gli disse Iku facendo ridere le altre ragazze.
Matteo si stava concentrando in modo da sentirsi più umile possibile, sottomesso al punto da trovare naturale un gesto così ridicolo.
Non ci riuscì subito. Gli ci volle un’altra ora. Quando sentì la risata delle ragazze alla vista della macchia scura sui suoi pantaloni, si coprì la faccia con le mani per la vergogna.
Ovviamente Sabrina non glielo permise.
Quando si fu svuotato completamente (Iku gli raccomandò molto caldamente di non far cadere nemmeno una goccia sul pavimento), si alzò, lo raggiunse e gli alzò la testa prendendolo per i capelli, in modo che fosse visibile da tutte.
“Non voglio farmi scappare l’occasione di umiliarlo!” gridò mentre le altre ridevano “Mentre usciremo, lui starà alla porta e ci saluterà una per una, guardandoci dritto negli occhi e dicendo ‘Mi sono fatto la pipì addosso. Buonanotte, signorina.’. Dopo gli porgeremo un piede e lui ce lo bacerà.”.
Tutte furono d’accordo. Sabrina uscì per ultima per potersi godere lo spettacolo, e ovviamente pretese lo stesso saluto dovuto a tutte.
“Salutami, verme che non sei altro!”
“Mi sono fatto la pipì addosso.” disse Matteo; anche dopo essere stata detta tante volte, quella frase continuava a strappare una risatina “Buonanotte, signorina.”
“Baciami il piede” ordinò lei porgendoglielo “e pensa che la serata che hai appena passato la devi a me!”.
Matteo le baciò il piede come gli aveva chiesto, dopodiché la accompagnò a casa insieme a un paio di ragazze e tornò a casa propria.
Ormai era mattina, e camminava tutto rosso dalla vergogna in mezzo ai cittadini che si alzavano per andare a lavoro, con i pantaloni sporchi di pipì.

FINE
view post Posted: 22/12/2023, 13:23     Massaggi Kalari - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
5

Per essere sicure che Matteo le guardasse mentre Sabrina lo umiliava, le massaggiatrici gli misero una scarpa sulla testa, ordinandogli di non farla cadere, pena un numero indefinito di sculacciate da parte di Iku. In questo modo, furono sicure che il ragazzo tenesse sempre il mento alto.
Con la punta della scarpa di Otsune che lo solleticava in mezzo alle gambe, quell’impresa non sarebbe stata facile comunque, quindi Matteo si preparò a essere sculacciato almeno una volta.
Sabrina, dal canto suo, era in estasi. Avere un suo amico immobilizzato, con un cartello denigrante al collo e costretto ad ascoltarla mentre lei lo umiliava davanti a una ventina di altre ragazze era una specie di sogno che si realizzava, senza che lei l’avesse mai sognato.

“Allora…” cominciò “Da dove comincio? Io e Matteo ci siamo conosciuti da piccoli, le nostre mamme erano amiche, quindi giocavamo sempre insieme. Un giorno siamo a casa mia che giochiamo a nascondino e indovinate Matteo dove si nasconde? Nello spazio tra il mio letto e il muro. Io non ci ho messo molto a trovarlo ma, quando l’ho trovato, ho fatto finta di non vederlo. Sono entrata nella stanza e ho detto: ‘Hmmm… ma dove si sarà cacciato Matteo? E se si fosse nascosto fuori? Fammi un po’ andare a vedere…’. Sul muro vicino vicino al nascondiglio di Matteo c’era una finestra… avrete già capito che, per affacciarmi, dovetti salire sul suo corpo. Dopo esserci salita, ci saltellai sopra un bel po’, dicendo cose tipo ‘Non lo vedo! Dove si sarà andato a nascondere?’. In genere giravo scalza per casa ma, per sfortuna di Matteo, quel giorno avevo le scarpe. Dovetti fargli parecchio male perché, a un certo punto, iniziò a lamentarsi e a chiedermi di scendere. ‘Ah! Sei lì!’ gli dissi ‘Prova ad alzarti, su’.”

Le massaggiatrici apprezzarono e Sabrina, dopo una pausa, continuò.
“Adesso penso che ci voglia qualcosa di più umiliante per lui…” risate delle ragazze “Ecco, ho trovato. Un giorno Matteo si offrì di massaggiarmi i piedi, solo che insistette per stare sdraiato ai piedi della sedia dove ero seduta, mentre lo faceva. Disse che così stava più comodo. In realtà voleva solo che tenessi il piede che non stava massaggiando sul suo petto. Stette in quella posizione per tutto il tempo che mi ci volle per fare i compiti per il giorno dopo. Dovevo averne davvero tanti, perché Matteo a un certo punto mi chiese di potersi alzare, perché era stanco e iniziava a fargli male la schiena, e io gli risposi che lo avrei fatto alzare appena avessi finito. Quando finalmente lo feci alzare gli diedi un foglio su cui avevo scritto duecento volte: ‘Appena ho finito i compiti, ho scritto queste frasi e ti ho tenuto a massaggiarmi i piedi per tutto il tempo!’.”

Le ragazze, in effetti, risero ancora molto più di gusto, stavolta. Otsune, soprattutto, alzò anche un po’ le gambe, il tempo necessario a graffiare i testicoli di Matteo, che sobbalzò, facendo cadere la scarpa che aveva in testa.
“L’hai fatta cadere!” esclamò Iku
“Non l’ho fatto apposta! Giuro che non l’ho fatto apposta!” gemette Matteo
“Accucciati subito sul poggiapiedi. Devo sculacciarti.” ordinò
“Ma…” provò a obiettare lui
“Sabrina,” disse Iku “vatti a sedere sulla sua schiena. La punizione durerà per tutto il tempo del tuo prossimo racconto”
Matteo capì subito che Sabrina, per allungare la sua agonia, avrebbe parlato più lentamente possibile. Si gettò ai suoi piedi abbracciandole le gambe.
“Non farlo, Sabrina. Ti prego, non farlo…” implorò
“Non fare cosa?” rise lei
“Non parlare piano… racconta veloce…”
“Non ci avevo pensato!” lo umiliò lei. “Hai ragione. Più tempo ci metto a raccontare, più sculacciate ti prendi. Ora sdraiati lì sopra, da bravo bambino…”.
Iku si accomodò su una sedia dietro Matteo, che si sdraiò sul poggiapiedi con Sabrina che lo cavalcava sulla schiena.
Otsune, che gli aveva causato quella punizione, si tolse le scarpe e poggiò i piedi nudi, poggiando sulle piante, sulla sua nuca. Ora che il suo poggiapiedi era occupato, glie ne serviva un altro. Le scarpe che Otsune si tolse, logicamente, finirono sotto il viso di Matteo.

“Ora vi sembrerà strano che questo verme si faccia ridurre così,” cominciò Sabrina strascicando ogni parola, mentre Iku sculacciava Matteo “ma vi assicuro che non ci voleva niente a umiliarlo anche da ragazzino.”
“Non lamentarti!” esclamò Iku a quel punto “Non ci fai sentire il racconto.”
“Per esempio, pur di farsi mettere i piedi addosso, mi lasciava sempre vincere, qualsiasi cosa facessimo.” proseguì Sabrina dopo una breve risata “Per esempio, una volta, ci mettemmo a fare a botte per non so quale motivo. Lui crollò subito e io gli misi un piede sul petto. ‘Non ci vuole niente a buttarti giù!’ commentai guardandolo dall’alto in basso. ‘Non è vero!’ rispose lui sentendosi umiliato. ‘Sì, invece!’ dissi io ‘Scommetto che non riesci a battere neppure la mia Barbie!’. Lo feci alzare e iniziammo una lotta tra lui e la mia Barbie. Ovviamente, la Barbie la tenevo in mano io, quindi era come se stesse lottando lui contro di me con una mazza in mano. Per non farsi bastonare troppo, si sdraiò a terra di sua spontanea volontà. ‘Ah!’ dissi io ‘Lo vedi che hai perso? Adesso la mia Barbie ti metterà un piede addosso come ho fatto io.’ e glie lo feci mettere. Dovete credermi, era uno spettacolo vederlo così, sconfitto da un pupazzetto alto venti centimetri! La feci camminare lungo tutto il suo corpo in lungo e in largo, facendole fare un sacco di discorsi umilianti per lui. A un certo punto anche Matteo dovette sentirsi troppo umiliato, perché mi disse: ‘Adesso però basta, fammi alzare.’. Io gli tenni la testa per terra con una mano e dissi: ‘No! Ti ha sconfitto e adesso la fai festeggiare! Anzi, dille…’ poi lo obbligai a dire un sacco di cose umilianti. Non me le ricordo, però…”
“‘Perché te la prendi con un bambino piccolo come me?’.” recitò Matteo sconsolato
“È vero! Questa era una di quelle!” esclamò Sabrina. “Non me ne ricordo altre… so solo che, alla fine, gli dissi ‘Se vuoi, ti libero io, ma poi dovrai diventare mio prigioniero.’. Matteo accettò, io cacciai via la Barbie e misi un piede sulla sua testa in segno di supremazia. Ora lui era il mio prigioniero, l’avevo liberato dalla Barbie e doveva ringraziarmi ammettendo che potevo calpestarlo quando volevo”.

Il povero Matteo si alzò col fondoschiena dolorante e circondato dalle risate delle ragazze, che avevano apprezzato parecchio quell’ultima storia.
Perlomeno, non dovette più sentire la scarpa di Otsune contro i testicoli, dato che la ragazza si era tolta le scarpe e non sembrava più interessata al poggiapiedi.

(continua)
view post Posted: 20/12/2023, 11:54     +1Agli ordini della Padrona - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto non autografo, trovato sul web, dal sito Erzulia, autore anonimo
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La mia padrona non mi aveva mai chiesto tanto come quel giorno. Era alla ricerca di qualche novità che la eccitasse e mentre ero inginocchiato davanti a lei a massaggiarle i piedi, mi guardò con un sorriso malizioso e mi disse di vestirmi perché saremmo usciti subito.
Obbedii senza far domande e dopo circa mezz’ora lei fermò la sua auto davanti a un cinema porno. Non mi ci aveva mai portato e l’idea tutto sommato non mi dispiaceva.
Mi guardò dritto negli occhi obbligandomi ad abbassare lo sguardo, come faceva sempre quando stava per esprimere un ordine e mi disse:
“Ora entrerai in quel cinema, avvicinerai un uomo e gli farai un pompino”.
Pensai che stesse scherzando e mi misi a ridere.
Scoppiò a ridere anche lei e questo mi tranquillizzò, ma il suo sguardo rimase fermo e severo e le sue parole successive mi colpirono come un pugno allo stomaco:
“Esci immediatamente dalla macchina e fa come ti ho ordinato, io controllerò dall’ultima fila!”
Con le gambe tremolanti mi avviai verso il cinema: il cuore mi batteva all’impazzata e credo che arrossii fino alla cima dei capelli quando feci il biglietto.
Non appena gli occhi si abituarono al buio potetti valutare quanta gente ci fosse. Non erano molti, meno di una ventina, tutti uomini tranne un paio di coppie. Sullo schermo le scene di un’orgia.
Mi sedetti a cinque o sei posti di distanza dall’uomo più vicino. Ero paralizzato dalla paura, ma il comando della padrona non poteva essere ignorato; avrei rischiato di perderla.
Dopo qualche minuto mi feci coraggio e mi misi un po’ più vicino a quel ragazzo. Guardavo lo schermo e guardavo lui cercando di capire che età avesse e provando a intuire le fattezze del suo viso nella speranza che non fosse troppo mascolino. Lui doveva aver notato il mio spostamento perché dopo poco si mise proprio accanto a me. Avvicinò la sua gamba alla mia e poi mise la sua mano sulla mia. Io ero immobile; allora lui prese la mia mano e se la portò sull’uccello già turgido. Iniziò a strofinarsi il sesso con la mia mano e presto lo tirò fuori dai pantaloni e me lo fece impugnare affinché lo masturbassi. Mi lasciavo guidare da lui e le sensazioni che stavo provando creavano in me uno stato di confusione e di grande eccitamento.
Provavo repulsione verso il sesso di un altro uomo, ma al contempo ero stato colto da una specie di ubriacatura che mi faceva palpitare il cuore e annullava ogni resistenza. Queste andarono via del tutto quando lui passò un braccio attorno alle mie spalle e mi tirò a sé costringendomi a piegarmi verso il suo cazzo. La mia faccia era a pochi centimetri dal suo sesso e potevo sentirne l’odore. Le mie labbra entrarono in contatto con il suo glande e a quel punto una spinta decisa sulla mia nuca mi obbligò ad aprire la bocca e ad ingoiare quel cazzo. Stavo per venire per l’eccitazione a causa di quel manico che andava e veniva nella mia bocca riempiendola del suo sapore. Lui cominciò ad ansimare e dopo che glielo ebbi leccato e succhiato per qualche minuto il primo schizzo di sperma invase la mia bocca e ne seguirono altri fino a che la mia bocca non ne fu piena. Non volevo ingoiarlo e quando lasciò andare la mia testa, pensai di sputare tutto in un fazzoletto, ma non appena mi rimisi a sedere mi accorsi che accanto a me, dall’altro lato, si era seduto un altro uomo. Egli mi mise una mano sulla nuca e con decisione spinse la mia testa verso il suo cazzo già turgido.
Non potendo far altro dovetti ingoiare lo sperma che avevo trattenuto in bocca ed aprii le labbra per accogliere quel grosso arnese che premeva sulle labbra.
Non era delicato come il primo e spingeva la mia testa con forza facendo in modo che il suo cazzo entrasse tutto nella mia bocca.
Leccai e succhiai per almeno quindici minuti, fino a che un’abbondante eiaculazione mi riempì di nuovo. Poiché il cazzo era tenuto profondamente nella bocca dovetti ingoiare ogni fiotto di sperma per non soffocare. Finalmente mi lasciò la testa e alzandomi a sedere vidi che l’altro se n’era già andato e anche quest’ultimo si alzò senza dire una parola e andò via.
Rimasi seduto per calmarmi un po’. Ero frastornato e provavo vergogna e rabbia per quello che era accaduto, ma allo stesso tempo provavo un’enorme piacere che proveniva innanzitutto dal fatto di aver obbedito alla padrona e poi non potevo negare la voluttà delle sensazioni provate con quei cazzi, sensazioni che mi avevano riportato a esperienze vissute durante l’adolescenza.
Uscii dal cinema qualche minuto dopo; la padrona era lì che mi aspettava, col suo sorriso soddisfatto per il potere esercitato. Ci sedemmo in macchina e si fece raccontare quello che era accaduto mentre lentamente si masturbava.
“Bene, mi disse, ora la posta si alza, per cui rientri immediatamente nel cinema e vai nella toilette. Lì non sarai più protetto dal buio e dovrai affrontare la stessa prova di prima facendoti vedere”
La implorai quasi in lacrime di desistere da quella sua idea, ma come sempre fu inflessibile.
Allora rientrai nel cinema e dopo aver balbettato qualcosa alla cassiera mi avviai verso la toilette. Per fortuna era vuota e non sapendo che fare mi misi davanti a uno specchio.
Non passarono un paio di minuti che entrò un ragazzo e si avvicinò all’orinatoio. Si accorse subito che lo guardavo e appena terminato di fare pipì mi si avvicinò, mi prese la mano e mi tirò verso la porta di un w c. facendomi sedere sulla tazza. Non si curò nemmeno di chiudere la porta, ma tirato fuori l’uccello dai pantaloni me lo mise in bocca. Era ancora moscio e fu molto eccitante sentirlo gonfiarsi e indurirsi. Mi scopò letteralmente la bocca tenendomi ferma la testa e quando venne, non solo mi schizzò dentro ma anche sul viso. Mentre si asciugava il cazzo vidi che altri due ragazzi avevano assistito alla scena e pretesero a turno di essere spompinati anche loro. Ce ne furono ancora altri due prima che potessi uscire da quel bagno, con lo sperma che mi colava dentro la camicia, per non parlare di tutto quello che avevo dovuto ingoiare.
La padrona era andata via e mi toccò tornare a casa in autobus, da solo con i miei pensieri e le mie emozioni contrastanti.
Nei giorni seguenti pensai continuamente all’accaduto: se pensavo a un maschio non avevo nessun tipo di eccitazione, ma se ricordavo il sapore di quei cazzi non potevo evitare di masturbarmi e bere il mio sperma.
Da quel momento per me iniziò una fase in cui la sessualità avrebbe preso strade del tutto diverse da quelle percorse fino allora.

FINE
view post Posted: 19/12/2023, 12:58     Massaggi Kalari - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
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Appena finito il lavoro generalmente, le ragazze del centro massaggi si concedevano un po’ di riposo servite e riverite da Matteo, che qualche volta una di loro si portava a casa, come aveva fatto Saya il giorno prima.
Quel giorno, però, erano tutte così elettrizzate all’idea di ridicolizzare Matteo con l’aiuto di una nuova compagnia a dar loro una mano che nessuna volle aspettare per andare a casa.
Sabrina, quindi, entrò nella stanza dove di solito lui le aspettava in ginocchio a fine giornata e lo fece alzare in piedi prendendolo per l’orecchio.
“Ci sai arrivare a casa della tua principale, vero?” gli chiese.
“Andiamo lì?” rispose lui. “Certo … certo che ci so arrivare. Mi ci ha portato altre volte.”
“Allora salta in macchina. Guidi tu” lo informò Sabrina.
Iku era già in cucina a fare gli onori di casa, preparando qualche cibo da occasione speciale, mentre le ragazze aspettavano in sala da pranzo, comodamente sedute su dei divanetti, attorno alla tavola apparecchiata.
Appena entrò l’attrazione principale della serata, le ragazze si misero a gioire e applaudire. Sabrina lo spinse orgogliosamente in mezzo a loro tirandolo per un braccio.
“Dove lo mettiamo?” chiese una ragazza.
“Là in mezzo! Dove possiamo vederlo tutte!” rispose un’altra.
“Deve stare in una posizione ridicola. Ecco, così…” e prese uno dei poggiapiedi di Iku e lo sistemò al centro della scena. “Mettiti qui. In ginocchio” disse poi rivolta a Matteo.
“Ragazze … il cartello!” disse poi rivolta alle sue colleghe.
Matteo vide che le passavano un cartoncino a cui era attaccato uno spago. La massaggiatrice glielo appese al collo e le altre ragazze risero di gusto.
“Ecco. Ora siamo pronte.”.
Matteo provò a leggere il cartello che gli avevano appena assegnato, ma era scritto in un alfabeto che non conosceva, così non ci riuscì.
Evidentemente le ragazze dovevano capirlo bene, invece, perché ridevano tutte come matte, e senza un briciolo di pietà.
Iku entrò poco dopo per salutare le sue ospiti appena arrivate.
“Vedo che è arrivato anche lui” affermò guardandolo, poi lo sguardo le cadde sul cartello e rise anche lei.
“Dai, verme salutami” gli ordinò.
Gli tolse il cartello per qualche secondo, il tempo necessario per prostrarsi ai suoi piedi e darle un paio di leccate alle scarpe.
“Bene.” disse poi “la cena è quasi pronta. Mi servono un paio di ragazze per aiutarmi a portare i piatti. Poi mangeremo … nel frattempo il nostro zerbino se ne starà qui in ginocchio a guardarci cenare, ovviamente.”
Le ragazze risero. Una gridò:
“Ringraziaci!”
“Grazie, signorine” biascicò Matteo rosso di vergogna. Loro risero di nuovo, poi si misero a tavola.
Durante la cena, Sabrina prese parola.
“So che pensavamo di tenere gli aneddoti per dopo la cena ma, siccome stiamo mangiando, me n’è venuto in mente uno carino …”
“No, questo no…” pregò mentalmente Matteo, che aveva capito dove Sabrina sarebbe andata a parare.
C’era un periodo, quando ero piccola, che mi ero messa in testa di voler fare una dieta. Io e Matteo stavamo parlando dei metodi che usano le modelle per restare magre. Lui mi disse che ce n’erano alcune che vomitavano dopo mangiato … allora io dissi che potevo fare la stessa cosa sputando il cibo dopo averlo masticato.
‘E che ci fai, dopo?’ mi chiese lui, ‘Lo butti?’. Io risposi: ‘Perché, no?’ Dopo-tutto, anche il cibo vomitato subito dopo veniva sprecato. ‘Sì… però… bhò… mi sembra uno spreco…’ commentò lui. ‘Posso farlo mangiare a te, se vuoi.’ gli dissi io ridendo. Lui ci pensò su un mo-mentino… poi mi disse che potevamo farlo. Lo potevo sputare a terra e lui lo avrebbe mangiato, però dovevo accarezzarlo col piede per ringraziarlo, mentre lo faceva

“Non l’avessi mai fatto!” pensò Matteo. Era stata una cosa molto più disgustosa di quanto aveva pensato, tanto che non aveva praticamente sentito l’eccitazione per il fatto di essere calpestato
“Dai! Facciamolo anche adesso!” esclamò una ragazza.
“Sì, dai!” le diede corda un’altra “Chi vuole dimagrire?”
“No, vi prego…” le scongiurò Matteo giungendo le mani “È una cosa bruttissima, vi prego, no…”
“Zitto!” urlarono un paio di ragazze all’unisono.
Iku, senza proferir parola, diede il via al gioco sputando per terra, vicino alla propria sedia, un boccone che aveva appena masticato.
“Dai, vieni a mangiare ai nostri piedi, cagnolino” gli disse.
Matteo non si mosse.
“Non vieni? Va bene… allora…” sputò un altro boccone, che andò a cadere sul precedente.
“Più passa il tempo, più la poltiglia aumenta…” disse. Sputò di nuovo e mentre sputava Matteo scese dal poggiapiedi e iniziò a gattonare verso di lei.
Gli tolsero il cartello per un momento, poi lui avvicinò la faccia al mucchietto di cibo e saliva e diede una timida leccatina.
Iku gli accarezzò la testa con il piede, tra le risate delle altre ragazze, che si sporgevano da sotto il tavolo per guardarlo mangiare.
Dopo qualche sua esitazione, Iku gli spinse la faccia con decisione in mezzo alla poltiglia, facendogliene finire un po’ in bocca e il resto sulle guance. Risate generali, ovviamente.
Matteo mangiò tutto mentre Iku lo premeva contro il pavimento, poi rimase solo la poltiglia che gli era rima-sta appiccicata alla faccia.
“Ci penso io, signora” affermò una dipendente, e, sedendosi su una sedia, iniziò a pulire la faccia di Matteo con le proprie scarpe.
“Fermo…” gli disse “Ora puliscimi le scarpe.”.
Ormai in preda a conati di vomito, Matteo obbedì.
L’esempio di Iku venne seguito da un paio di ragazze. Smisero quasi subito, però (anche se a Matteo sembrò che avessero continuato anche troppo); volevano mangiare davvero, e poi a loro piaceva anche l’idea che il ragazzo soffrisse un po’ la fame.
“Sei migliorato!” commentò Sabrina.
Le ragazze gli ordinarono di ringraziarle inchinandosi davanti a loro, per poi tornare a inginocchiarsi sul poggiapiedi.
Gli fecero rivolgere un ringraziamento speciale a Sabrina, che era l’ultima persona in quella stanza che Matteo avrebbe voluto ringraziare, per la bella idea che aveva dato alle sue amiche.
Per Sabrina fu elettrizzante. Gli ordinarono di baciarle i piedi, ed era la prima volta che un uomo si umiliava così con lei.
Dopo la cena, finalmente le ragazze si misero in posizione intorno a Matteo.
Avevano l’aria famelica. Non vedevano l’ora di iniziare. Continuavano a punzecchiarlo in tutti i modi, godendo all’idea che non potesse reagire.
Una di loro, quella che gli aveva ripulito la faccia usando le scarpe poco prima, avvicinò il divanetto su cui era seduta al poggiapiedi su cui era inginocchiato lui e gli mise un piede tra le ginocchia.
“Allarga le gambe!” ordinò “Serve anche a me il poggiapiedi.”
“Sì, Otsune…” rispose Matteo che, ovviamente, la conosceva bene. La punta della scarpa destra di Otsune andò a solleticarlo appena sotto i testicoli.
“Poi ci farà lui da poggiapiedi!” esclamò un’altra ragazza.
Iku, poco per volta, le calmò, poi diede la parola a Sabrina.

(continua)
view post Posted: 17/12/2023, 12:16     Massaggi Kalari - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
3

Il giorno dopo, Matteo era stremato, come aveva previsto.
In mattinata si trovava nell’ufficio della titolare, che si divertiva a farsi riportare una pallina con la bocca.
“Cosa ti ha fatto fare?” gli chiese mentre giocavano.
“Mi ha fatto pulire tutte le sue scarpe con uno spazzolino e stamattina mi ci ha fatto lavare i denti.”
Iku rise.
“Brava!” commentò.
“E ogni volta che mi addormentavo mi svegliava calpestandomi…” continuò lui.
Iku rise di nuovo, ancora più orgogliosa della sua dipendente.
“Quando è andata a dormire, per non farmi addormentare, mi ha legato al soffitto per i testicoli. Se mi addormentavo scendevo e il nodo stringeva…”
La risata di Iku si fece ancora più fragorosa.
“Non dormo da ieri… ho sonno…” piagnucolò Matteo depositando la pallina ai pedi della donna e strusciandosi contro le sue caviglie
“Su…!” disse Iku “Non ti lamentare. Dormirai dopo! Stai buonino e fammi divertire.”.
Matteo continuò il giochino fino allo sfinimento, incalzato dalla donna, che non gli concesse un secondo di pausa. Quando si fu stancata, lo fece alzare e gli permise di andarsi a stendere su un lettino per un massaggio.
Finalmente Matteo poté sdraiarsi. Un piacere immenso… seguito a ruota da quello causato dal tocco dei piedi di una ragazza sulla schiena. Riuscì anche a dormire per un po’.
Quando si svegliò, nella stanza insieme a lui c’era un’altra ragazza, sdraiata su un lettino accanto al suo. Fece una piccola smorfia; preferiva le salette private o comunque avere meno compagnia possibile. Non gli piaceva l’idea che lo vedessero durante i massaggi, e ancora meno il rischio che qualcuno notasse la sua eccitazione.
Comunque, in quel momento, non c’era problema. La massaggiatrice era andata via, e lo aveva lasciato lì a rilassarsi. Matteo chiuse gli occhi e cercò di riaddormentarsi.
“Matteo!” disse a quel punto una voce.
Matteo aprì gli occhi. Era la ragazza nel lettino vicino al suo.
“E lei come sa il mio nome?” le chiese
“Non mi riconosci, Matteo?” disse lei “Sono io! Guardami bene.”
Matteo la guardò per qualche secondo.
“Bhò… scusami ma…” le disse poi
“Sono Sabrina!” esclamò la ragazza “La tua vicina di casa! Ti ricordi?”.
Matteo sobbalzò.
Era la sua vecchia amica. Non la vedeva da troppo tempo per riconoscerla, e non aveva idea di come lei avesse riconosciuto lui. Si erano persi di vista dopo che lei aveva lasciato le elementari e lui le medie.
“Ciao” la salutò. “Ma come hai fatto a riconoscermi?”
“Ti sto guardando da quando sono entrata.” rispose lei. “Ma che fai? Vieni al centro massaggi per dormire?”
“Bhè, sai… il relax…”
“Già…” disse lei “e poi…” e scoppiò a ridere
“Che c’è?” domandò lui
“Niente. È che stavo pensando ai giochi che facevamo da piccoli! Quando tu ti facevi calpestare…!”
Rise di nuovo, e Matteo sobbalzò. Sabrina era una delle ragazze da cui si faceva … mettere i piedi in testa più volentieri, da piccolo. Fino a quando avevano avuto tredici anni lui e dieci lei, ogni occasione era stata buona per finire sotto le sue scarpine sporche.
“E adesso il massaggio che stai facendo… ci assomiglia, no?”
Matteo provò a simulare una risatina per concludere alla svelta quel discorso, ma l’insicurezza lo tradì.
“Ma… non è che lo stai facendo apposta…?”
“Ehm… ma no…!” provò a mentire Matteo, ma ormai diventava sempre più rosso. Quella sua diabolica amichetta stava capendo tutto!
Sabrina scoppiò a ridere.
“Ah! Ah! È così!” esclamò “Appena torna la massaggiatrice, dico tutto.”
“No, ferma” disse Matteo sperando di poterla ancora convincere che si sbagliava “Ti prego… non mi mettere in imbarazzo.”
“Perché? Mi diverto.” disse Sabrina sorridendo “Appena torna le dico: ‘Lo sa che a questo ragazzo piace essere calpestato così?’.”
“No… ti prego! Farò tutto quello che vuoi!” piagnucolò Matteo
“Ah, sì? Ok.” disse Sabrina “Abbaia, dai”
Matteo esitò un momento, poi abbaiò.
“Di più!” lo incoraggiò Sabrina ridendo “Tante volte.”
Matteo si rassegnò all’umiliazione.
“Adesso fai il maialino…” proseguì Sabrina.
“Vuoi che racconti tutto?” disse a un certo punto.
“No!” esclamò lui
“Allora fai ‘coccodè’!” rise lei.
Lui obbedì, sperando che quella fosse l’ultima richiesta. Ce n’era ancora un’altra:
“Adesso un’ultima cosa. Metti la faccia sulle piante dei miei piedi.”
Matteo deglutì. Ricordava quando da piccolo quella ragazza lo calpestava. Ogni tanto gli poggiava un piede sulla faccia, ma a lui non piaceva, così lo spostava. Non sapeva mai come comportarsi, coi suoi piedi in faccia. A volte Sabrina li toglieva subito, appena Matteo voltava la testa o li allontanava con le mani, ma a volte insisteva. In quei casi, per paura che smettesse di calpestarlo, doveva lasciarla fare e subire un po’ di puzza.
“No!” le chiese
“Sì, invece.” disse Sabrina “Dai, pensi che non me li sia lavati, prima di venire qui?”
“No… è che…”
“Allora muoviti. Forza.”
“Ma Sabrina…”
“Che c’è? Hai paura che torni la massaggiatrice e ti veda?” chiese Sabrina. “Allora fai meglio a muoverti! O forse preferisci che appena torna le racconti qualcosa io? Magari di quella volta che hai fatto lo zerbino tutto il giorno mentre eri a casa mia con me e le mie amiche?”
“No!” esclamò spaventato lui “Questo non puoi farlo! Dimmi cosa vuoi che faccia…”
“Faccia sulle piante dei miei piedi” disse Sabrina.
Matteo si rassegnò e andò a inginocchiarsi in fondo al lettino. Appoggiò la faccia alle piante di Sabrina, che gli ricordò che avrebbe potuto staccarle solo quando lo avesse deciso lei.
Fu più l’umiliazione che l’odore, dato che i piedi di Sabrina erano stati spalmati poco tempo prima con cremine rilassanti profumate. Più che altro furono l’umiliazione e la paura di sentir dire, da un momento all’altro …

“Che sta succedendo qui?”

Matteo si fece minuscolo in un secondo.
Ecco… quello che temeva era accaduto. Era entrata una delle ragazze e aveva visto.
“Te l’avevo detto che dovevi sbrigarti!” esclamò Sabrina ridendo. “Se mi avessi obbedito prima, non avrebbe visto niente.”
Matteo si alzò rosso come un peperone.
“Adesso cosa faccio?” chiese Sabrina mettendosi a sedere “Le dico tutto o glie lo dici tu?”
“Tutto, signorina?” chiese la massaggiatrice “Se è quello che penso io, qua lo sappiamo benissimo”
Sabrina rimase spiazzata.
“Che cosa?” chiese.
“Voleva dirci che gli piace essere uno zerbino? Ma guardi che ce l’ha già detto lui!” rispose l’altra “Infatti adesso è il nostro schiavetto. Stia a vedere…” si rivolse a Matteo:
“Schiavo! Vai a baciare il pavimento dove ho appena camminato.” ordinò.
Matteo eseguì umilmente, di fronte allo sguardo sbalordito di Sabrina.
“Non ci credo…” mormorò la ragazza.
“A proposito, ero venuta a dirti che è scaduto il tempo del massaggio” disse la massaggiatrice a Matteo, mentre baciava.
“C’è Kazue che ti vuole per la solita ritoccatina allo smalto. Vai! Forza!”
Gli diede un calcio sul fianco, e Matteo volò fuori dalla stanza.
Mentre si dirigeva nel luogo dove le massaggiatrici si godevano le loro pause, Matteo tremava come una foglia da capo a piedi. Non era mai stato tanto umiliato come in quel momento. Per lo più, l’idea di sapere Sabrina e una delle massaggiatrici da sole in una stanza, a raccontarsi chissà che cosa … semplicemente lo terrorizzava.
“Mi hai fatto chiamare, Kazue?” chiese alla ragazza che lo aspettava seduta su una poltroncina.
“Sì” rispose la ragazza. “Tra venti minuti nello sgabuzzino delle scope. Non ci disturberà nessuno.”.
Si allontanò, concedendo a Matteo un po’ di respiro. Qualsiasi cosa dovesse fare prima di sistemarsi lo smalto, era contento che dovesse farla. Aveva proprio bisogno di sedersi e riordinare le idee.
Non poté farlo che per dieci minuti.
Mentre riprendeva fiato, sentì la voce di Sabrina nell’orecchio destro.
“Hai da fare, stasera?” gli chiese.
Lui sobbalzò.
“Cosa?” chiese
“Le tue amiche mi hanno invitata a una cena che hanno organizzato a casa di una di loro” spiegò Sabrina.
“Le intratterrò per tutta la sera con gli aneddoti di quando ci conoscevamo, da piccoli. Naturalmente ci devi essere anche tu, altrimenti non è divertente. Ci vieni?”
Matteo quasi scoppiò in lacrime, sentendo quelle parole. Non sapeva come replicare ma, tanto, Sabrina non gliene diede il tempo.
“Ci vieni” disse Sabrina. “Stasera alle otto. Ti ci accompagneremo dopo il lavoro.”.
E se ne andò lasciandolo lì tutto rosso.

(continua)
view post Posted: 17/12/2023, 12:07     Sub cerca Master (RE) - Presentazione SchiavE
Complmenti per la presentazione, originale e di qualità.
Buon proseguimento e buon forum.
view post Posted: 15/12/2023, 12:49     Massaggi Kalari - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
2

Era appena finita un’altra giornata di lavoro al centro massaggi “Iku Tramp-Lin”. Il giorno se ne andava e l’aria già di per sé rilassante del centro benessere lo diventava ancora di più. Fuori dalla porta era appeso il cartello “CHIUSO”, ma dentro l’edificio c’era ancora qualcuno.
In una stanza adibita a sala d’attesa durante l’orario di lavoro, le massaggiatrici si godevano il meritato riposo.
A permettere loro di goderne era Matteo, la mascotte del centro massaggi. La direttrice del centro, difatti, lo metteva a disposizione di tutte loro, con l’ordine preciso di piegarsi a ogni loro capriccio.
In quel momento, ad esempio, stava pulendo, con la bocca, il sudore dei piedi di una di loro. Era una di quelle che non praticava massaggi coi piedi, di conseguenza indossava le scarpe tutto il giorno. Gli aveva ordinato di succhiare le dita una per una. Nel frattempo altre ragazze si massaggiavano i piedi strusciandoglieli addosso.
Matteo non si era ancora abituato a leccare i piedi delle ragazze ed eseguiva quell’operazione con un certo brivido. Doveva leccare anche i piedi delle massaggiatrici che lo calpestavano durante tutto il giorno, per aiutarle a sciogliere la tensione. In quel caso doveva comportarsi in modo un po’ diverso; non era un lavoro minuzioso di lingua come quello che stava facendo in quel momento, ma doveva percorrere tutta la pianta con ampie leccate, con meno interruzioni possibili.
Non era facile svolgere quel compito, per Matteo, perché le dipendenti erano almeno una decina, ed era difficile stare dietro a tutte. Consapevoli di questo le ragazze, per tutto il tempo che la titolare lo lasciava a loro disposizione, si divertivano a bombardarlo di ordini, a volte anche insignificanti, come raccogliere una penna, ma tutti dati contemporaneamente. Matteo doveva fare i salti mortali.
“Avanti!” lo spronò Iku, la proprietaria del centro massaggi “Se qualche ragazza non è contenta di te devi essere punito, lo sai!”
“In effetti io non sono tanto contenta…” disse una ragazza alzando la mano “Gli ho ordinato di massaggiarmi i piedi dieci minuti fa e ancora non lo fa.”
“No… per favore… no…” pregò mentalmente Matteo “Stavo pulendo i piedi a lei… per favore… no…”
“Ahia…” disse Iku “Ti meriti una punizione. Vieni.”.
Lo prese per i capelli e, a quattro zampe com’era, lo trascinò in mezzo alla stanza. Le altre ragazze risero.
“Quante gliene dai?” chiese quella che si era lamentata.
Intanto Iku si sedette sulla schiena di Matteo
“Hmmm… cinquanta!” rispose.
Altre risate da parte delle ragazze.
Dopodiché arrivarono cinquanta manate sulle natiche di Matteo, non solo umilianti, ma anche date con la sicurezza di una massaggiatrice professionista.
In uno specchio sulla parete davanti a lui Matteo vedeva Iku seduta su di lui con le gambe accavallate, fasciate da calze di nylon che scomparivano in un paio di scarpe coi tacchi. Il contrasto tra l’eleganza di quella donna e l’aspetto pietoso della sua immagine riflessa lo fece diventare rosso come un peperone. Le risate delle ragazze che si godevano la sua espressione dolorante contribuirono.
Quando Iku fu arrivata alla cinquantesima manata si alzò.
“Ringraziala baciandole le scarpe!” esclamò una voce proveniente dal gruppetto di ragazze
“Hai sentito? Forza!” ridacchiò Iku mettendosi di fronte a lui.
Matteo la ringraziò umilmente.
“Adesso il mio massaggio!” gridò la ragazza che si era lamentata.
Matteo corse a massaggiare la ragazza che lo aveva appena fatto punire.
Si potrebbe dire che Matteo non aveva un attimo di respiro, ma non sarebbe esatto. Doveva respirare eccome, attraverso le dita dei piedi delle ragazze. Lo sfruttavano, infatti, senza permettere il minimo spreco. Ogni parte del suo corpo lasciata libera dall’esecuzione dell’ordine che stava eseguendo doveva essere impiegata in un altro modo. Mentre massaggiava, per esempio, aveva il naso libero, e a qualcuna veniva subito in mente di piazzarci sopra un piede.
La ragazza a cui stava succhiando le dita dei piedi poco prima gli ricordò anche che doveva finire il lavoro. Dato che aveva ancora la bocca libera, poteva farlo mentre massaggiava i piedi a una ragazza e annusava quello di un’altra. Quando ebbe finito di succhiare le dita del piede destro, e lei gli ebbe ordinato di passare al sinistro, trovò un’occupazione anche per i capelli di Matteo, che vennero usati per asciugare il piede bagnato.
Non appena anche questa parte del corpo si fu liberata, un’altra ragazza pensò subito di occuparla di nuovo per poggiarci un piede sopra (non si sa se per comodità o solo per far sentire Matteo umiliato).
Poi arrivarono le tallonate sulla schiena, e quelle furono forse la parte peggiore, perché era difficile leccare i piedi delle massaggiatrici che lavoravano con le scarpe e massaggiare quelli di quelle che lavoravano scalze con una distrazione del genere. Se avesse disgraziatamente morso i piedi di una di loro o non avesse massaggiato bene quelli di un’altra… si sarebbe anche potuto preparare a una settimana senza essere in grado di sedersi.
Insomma, a un certo punto della serata non c’era una sola parte del corpo di Matteo inutilizzata. Iku apprezzò molto la cosa e disse:
“Mi piace la vostra capacità di organizzazione, ragazze! Per premio oggi una di voi può portarselo a casa.”.
“No!” esclamò Matteo quasi sputando il piede di una ragazza. Lasciò tutti i compiti che stava svolgendo e si gettò ai piedi di Iku, afferrandole una caviglia.
“Per favore, signora, no!”
“Perché?” chiese Iku dolcemente
“Perché l’ultima volta che una di loro mi ha portato a casa ho passato la notte a farle il bucato e a lucidarle i pavimenti con uno spazzolino!” rispose Matteo “Il giorno dopo ero a pezzi… e poi l’ho dovuta portare ovunque per tutta la sera comportandomi come uno schiavo… la prego… non mi faccia questo…”
“E che problema c’è se domani sei stanco?” chiese Iku “Avrai un centro massaggi a disposizione gratis per tutto il giorno… direi che il modo di riposarti lo troverai. Sdraiati” ordinò. Matteo, rassegnato, si sdraiò a pancia in giù.
“Ai vostri posti, ragazze!” esclamò Iku.
Le ragazze accorsero ridendo. Avrete forse presente quel gioco in cui un gruppo di persone tiene una mano su un grosso premio che viene vinto l’ultimo che la toglie. Era una cosa del genere, ma fatta coi piedi. Per velocizzare le cose, Matteo doveva muoversi, durante il gioco.
Certo… “muoversi” è forse una parola grossa. Doveva strisciare come un mollusco, per quel pochissimo che gli permettevano di fare i dieci piedi che lo tenevano fermo a terra.
Iku, da mezzo metro di distanza, controllava quando le ragazze uscivano dal gioco. Quella che rimaneva poteva portarselo a casa.
La gara durò una mezz’oretta. Mezz’ora in cui Matteo si sentì completamente alla mercé di quelle ragazze, incapace persino di strisciare sotto i loro piedi.
“Saya!” proclamò alla fine Iku. Era il nome della vincitrice.
Matteo si fece così minuscolo che gli sembrò quasi che il piede che aveva sulla schiena bastasse a coprirlo tutto. Saya era una ragazza giovane e esigente che viveva in un appartamento sopra quello dei genitori.
Saya e Matteo uscirono per ultimi, insieme alla titolare.
“Mentre sei mio” gli spiegò Saya “voglio che obbedisci senza aprire bocca. Per questo ho deciso che dovrai tenere questi in bocca per tutto il tempo…”
Così dicendo gli porse un paio di calzini bianchi. Matteo le guardò i piedi e vide che indossava le scarpe senza calze: le calze se le era evidentemente appena tolte per metterle in bocca a Matteo.
“Ma… se mi parla qualcuno…?” chiese
“Non gli rispondi” rispose semplicemente lei “Stai zitto e fai la figura dello scemo.”
Matteo si mise i calzini di lei in bocca con una smorfia.
“Ora fila in macchina” ordinò Saya.
Matteo entrò in macchina ma prima, senza che lei glie lo avesse chiesto, le aprì la portiera. Quella ragazza, bassa, minuta e giovane lo aveva già sotto il suo controllo. Non gli passava nemmeno per la testa l’idea di disobbedirle.
Saya gli spiegò in che ristorante doveva andare. Sentendo parlare di ristoranti, Matteo gemette; quando quelle ragazze mangiavano in casa, poteva sperare in qualche avanzo buttato in una ciotola o in un piattino di cibo da mangiare mentre la massaggiatrice teneva i piedi nel piatto, ma mangiare al ristorante dovendo tenere in bocca un paio di calzini appallottolati significava digiunare.
E così andò.
Si sedettero a un tavolo per due, Saya mangiò e lui rimase fermo immobile a guardarla mangiare.
A volte lei gli sorrideva; era un bel sorriso, forse anche affettuoso, ma dolcemente sadico.
Saya parlò per lui, ma senza fretta. Lasciò sempre che i momenti di imbarazzo durassero qualche secondo. Quando il cameriere chiese a Matteo cosa volesse, per esempio, gli spiegò che il suo amico era muto e non voleva mangiare nulla, ma prima si godette un po’ la scenetta.
Dopo cena fecero una passeggiata per la città, guardando le vetrine.
Ogni tanto Saya gli infilava la mano sotto la maglietta e lo pizzicava di nascosto, infilzandolo con le unghie. Matteo si contorceva dal dolore, ma i calzini che aveva in bocca gli impedivano di gridare.
Saya si godeva le sue smorfie e il suo imbarazzo davanti agli sguardi incuriositi dei passanti con un’espressione beata. C’era qualcosa di rilassante, pensava quella ragazza, nel far soffrire un uomo in quel modo. Era dolce vedere come lui penava mentre lei stava benissimo.
Quando fu abbastanza tardi da non rischiare di incontrare i suoi genitori, Saya si fece portare a casa. Siccome non voleva stancarsi, spiegò, la avrebbe dovuta portare in braccio fino alla soglia del suo appartamento. Quando Matteo chiamò l’ascensore, Saya lo colpì con una gomitata, facendogli capire che voleva facesse sei piani di scale.
Una volta in casa, Matteo ebbe il secondo moto spontaneo verso quella ragazza. Si inginocchiò e prese a baciarle i piedi senza che lei lo avesse chiesto.
La adorò per parecchi minuti, sempre coi suoi calzini in bocca. Intanto pensava frasi tipo “Mi hai sconfitto”, “Sono ai tuoi piedi”, “Sono pronto a fare tutto quello che vuoi”.
A un certo punto, Saya si tolse le scarpe, senza che lui smettesse di baciare, e rimase a piedi nudi. L’odore delle scarpe della ragazza lo avvolse, ma continuò a baciare.
Dopo un po’ la massaggiatrice andò a sedersi sul divano.
“Vieni qui e porta le scarpe” gli disse.
Lui la seguì obbediente.
Come aveva immaginato, voleva piazzargli i piedini sudati in faccia. Era stato un gran fastidio indossare le scarpe senza calzini, e ora lui doveva asciugarglieli e eliminare quella sensazione di prurito.
In ginocchio, con quei piedini in faccia, i calzini in bocca e le scarpe in mano, Matteo recuperò un po’ di lucidità. Lo stato d’animo di quando le aveva baciato i piedi senza che lei lo chiedesse venne sostituito dalla consapevolezza della situazione in cui si trovava.

(continua)
view post Posted: 14/12/2023, 12:24     Massaggi Kalari - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto non autografo, trovatosul web, dal sito raccontieroticipertutti.it, scritto da Delicato Autore su soggetto di Nponzo1
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Era una giornata come tante altre e Matteo, un ragazzo di circa diciotto anni, camminava verso il centro massaggi con i soliti pensieri per la testa. Gli stessi che aveva sempre da qualche mese, da quando aveva iniziato a frequentare il centro massaggi “Iku Tramp-Lin”, dal nome della ragazza cinese che lo possedeva. Non era solo per l’ambiente accogliente e rigenerante che trovava in quel luogo, né solo per come si sentiva meglio dopo i trattamenti; quello che aveva davvero spinto Matteo ad entrare in quel centro erano stati i massaggi Kalari.
Uno dei trattamenti prevedeva infatti che il cliente si sdraiasse su un lettino per venire calpestato da una ragazza cinese. E a Matteo era sempre piaciuto essere calpestato dalle ragazze. Era una sua debolezza fin da piccolo. A costo di essere preso in giro da loro, aveva sempre permesso che le bambine lo stendessero a terra come un tappeto e gli camminassero sopra. A spingere le sue amiche ad umiliarlo, a infierire su di lui, era, oltre il fatto che fosse così facile metterlo sotto i propri piedi, anche che, una volta fatto questo, tenercelo era facilissimo.
Matteo, difatti, stava immobile, pregando che la tortura durasse il più possibile.
Con i suoi amici era diverso; anche loro finivano, per scherzo o per qualche altro motivo, sotto i piedi delle loro compagne di giochi, di tanto in tanto, ma iniziavano subito a divincolarsi, liberandosi in pochi secondi.
Arrivato all’ingresso del centro massaggi, Matteo trovò ad accoglierlo i sorrisi maliziosi di un gruppetto di massaggiatrici. Erano tutte cinesi, o almeno asiatiche, Matteo non aveva mai fatto domande troppo precise, a riguardo delleloro origini. Erano tutte molto più basse di lui, e avevano l’aria più cordiale che si fosse mai vista, eppure lo mettevano orribilmente a disagio.
“Ciao, Matteo!” disse una di loro “Come stai? Sei venuto per qualcosa?”
“Io… ciao… bene…” rispose lui arrossendo “Sì… ero venuto…” - fece una pausa, che fu riempita dalla risatina di una di loro - “io… ho messo da parte cinquanta euro.”
“Oh, cinquanta euro…” gli disse quella con un sorriso compassionevole “Non bastano per un massaggio coi piedi, lo sai”
“Vi prego…” singhiozzò lui a quel punto “Sto finendo i risparmi… non so più dove trovare i soldi…”
Le ragazze fecero delle risatine, ma non cattive, accondiscendenti.
“Un modo c’è, lo sai.” disse la ragazza che gli aveva parlato fino a quel momento
Un’altra aprì la porta di un’altra stanza e urlò:
“Signorina Lin… c’è qui Matteo!”
“No…!” pregò mentalmente lui.
Dall’ufficio uscì una ragazza di meno di trent’anni, così giovane che non si sarebbe detto che potesse già essere la proprietaria di un centro massaggi.
“Oh… ciao, Matteo” - gli disse con un sorriso, guardandolo come si guarda una preda succulenta - “Sei venuto per il solito massaggio?”
“Sì” rispose lui con un filo di voce.
“Hai abbastanza soldi?” chiese lei.
“No” rispose lui
“Bhè, allora il sistema con cui puoi pagarci lo sai!” disse lei.
Questo detto, si sedette sulla scrivania, si tolse una scarpa e, tra le risate delle sue dipendenti, porse il piede a Matteo.

Per i primi tempi, le visite di Matteo al centro massaggi erano state paradisiache. Si sdraiava sul lettino e iniziava a farsi schiacciare dalla cinesina di turno che, coi suoi piedini piccoli e delicati, iniziava a tormentarlo per un tempo che gli sembrava infinito e sempre troppo breve. Il tutto con una piacevolissima erezione contenuta dal proprio corpo e dal materasso del lettino.
La cosa più bella era che nella stessa stanza dove si svolgevano quei massaggi c’era un’ampia specchiera, quindi il ragazzo, di tanto in tanto, poteva sbirciare tutta la scena come un osservatore esterno. Guardava lo specchio e vedeva un ragazzo trattato come meritava da una dolce e piccola creatura. Poi rifletteva che quel ragazzo era lui stesso e sentiva aumentare la propria erezione.
Quando i massaggi finivano, doveva fare violenza su sé stesso per non inginocchiarsi davanti alla ragazza per ringraziarla.
I suoi risparmi non erano illimitati, però. Doveva razionarli bene. Quello col massaggio doveva essere un piacevole appuntamento mensile, o tutta quella meraviglia sarebbe finita subito.
Nonostante queste buone intenzioni, il richiamo dei piedini di quelle ragazze era troppo forte e in meno di due mesi Matteo aveva finito i soldi.
Una piacevole sorpresa del centro massaggi, per Matteo, era stata lo scoprire che il massaggio Kalari non consisteva solo nel camminare sulla schiena del paziente, ma anche nel colpirlo con le piante dei piedi in varie zone del corpo per scioglierne la tensione.
In origine, gli spiegarono, quella non era una tecnica da massaggiatori, ma da lottatori. Col tempo era successo qualcosa di meraviglioso: una tecnica nata per lottare si era trasformata in… Matteo non sapeva neppure come definire qualcosa di così bello… una tecnica per far impazzire di gioia. Starsene sdraiato, coperto di oli essenziali, mentre una cinesina lo colpiva coi propri piedi su tutto il corpo.
Il suono delle piante delle ragazze quando colpivano il suo corpo unto, l’odore del loro sudore per la fatica che facevano, il sentirsi alla loro mercé, guardare i movimenti delle loro gambe mentre lo colpivano … tutto questo era diventato una droga, per lui. E, quando si trovava in quella situazione, non capiva più niente.
Per questo capire il suo stato d’animo in quei momenti non era stato difficile per quelle ragazze.
Matteo pensava che fosse stato soprattutto uno l’episodio che aveva rivelato il piacere che provava.
Una volta, una di loro gli aveva chiesto in che zona sentiva più tensione e lui, desiderando ardentemente quei piedi sulle guance, aveva risposto: “Sulla faccia!”.
La ragazza era scoppiata a ridere, e lui era arrossito come un peperone.
“Volevo dire… sulle spalle…” si era corretto, ma il tono della sua voce, flebile e umile, non era certo risultato convincente.
Poi erano finiti i soldi.
Se quell’episodio aveva fatto venire alle ragazze qualche dubbio su di lui, le sue continue visite al centro nonostante ormai sembrasse non potersele più permettere, le richieste di credito, le suppliche e il fervore con cui venivano portate avanti glieli tolse.
A un certo punto, fu chiaro che quel ragazzo, per le ragazze del centro massaggi, era uno schiavetto.
Un giorno la signora Tramp-Lin, la proprietaria del centro, approfittò di una delle visite di Matteo per parlargli in privato.
“Allora, Matteo…” gli disse “Ti piace essere calpestato da noi, eh?”
“Eh?” aveva gracidato lui arrossendo “Io… ecco…”
“Insomma, ti piacciono quei massaggi, no?”
“Sì” rispose lui, sempre tesissimo
“Non essere così teso…” disse lei “Sai perché t’ho chiamato qui?”
“No.”
“Perché il motivo per cui sono la direttrice del centro è che sono anche la più esperta massaggiatrice” gli rispose lei “e così voglio farti provare un massaggio fatto da me”.
Fu strabiliante.
Iku lo fece stendere a pancia in su, in modo che la vedesse perfettamente, mentre lo calpestava. Poi iniziò a calpestarlo in modo più simile a quello delle sue amichette di infanzia che a quello di una massaggiatrice. Lo fece sentire umiliato, lo calpestò come si calpesta uno zerbino, con gli stessi gesti che si fanno per pulirsi le scarpe. Non era neppure sicuro che fosse un massaggio, quello. Tutto questo avvenne verso le sette di sera, con la sola intima luce che entrava dall’esterno, a lampade spente.
Era il miglior massaggio ricevuto in quel centro. A un certo punto, Iku gli salì coi piedi sulla faccia, e Matteo ebbe la conferma che l’episodio che aveva tanto fatto ridere quella massaggiatrice non era passato inosservato.
Dopo un’oretta circa di supplizio, la ragazza scese dal corpo di Matteo, mettendo i piedi ai lati della sua testa. Il ragazzo stava esplodendo. Sentiva un’erezione gigantesca e una voglia assurda di masturbarsi.
“Ti è piaciuto?” gli chiese guardandolo dall’alto in basso
“Tantissimo…” gemette lui adorando ogni centimetro visibile di quella ragazza, dalle caviglie alle gambe che quasi scomparivano nella penombra, dai minuscoli seni al visino che faceva capolino da dietro di essi. Avrebbe voluto toccare lei o sé stesso, ma non poteva fare nessuna delle due cose. Se ne stava impietrito, sorvolato dal corpo della ragazza, i cui piedi erano così vicini e così lontani sia dal suo tatto che dalla sua vista.
“Addirittura tantissimo?” disse lei “Allora adesso devo chiederti una cosa...” con un gesto scioltissimo e naturale, poggiò un piede sull’erezione di Matteo, mentre l’altro rimaneva vicino alla sua faccia: “Mi lecchi un piede?”.
Era una cosa a cui Matteo non aveva mai pensato. Non riguardava le sue fantasie, per dirla con un’eleganza moderna.
In quel momento non ebbe problemi a obbedire, però: Iku spostò il piede dalla sua erezione alla sua faccia e lui leccò la pianta.
Dopo un po’, la ragazza spostò il piede, se lo asciugò sul materassino e scese dal lettino.
Mentre la ragazza si rimetteva le scarpe, complimentandosi con Matteo per quanto era stato bravo a leccarle il piede, il ragazzo realizzò quello che aveva appena fatto, e iniziò a sentirsi più umiliato che mai.
Poco dopo, mentre anche Matteo si rivestiva, preparandosi a uscire, Iku gli spiegò la situazione.
“Non c’è niente di male ad amare i massaggi Kalari.” gli spiegò. “Se non fossero belli, la gente non pagherebbe per farseli fare, no?”
“Io… immagino di sì…” rispose lui arrossendo e guardando per terra, ben consapevole che il suo non era semplicemente amore per la fisioterapia…
“Io sono disposta a farti fare gratis tutti i massaggi che vuoi. Anche uno al giorno.” disse Iku con il suo strano e delizioso accento asiatico “Però devi fare qualcosa per me.”
“Leccarti i piedi…!” esclamò lui.
“Non dire così…” lo rassicurò lei. “Diciamo che voglio… un assistente, ecco. Uno che mi aiuti col lavoro. Per esempio, poter avere una rinfrescatina ai piedi ogni tanto, dopo una giornata passata alla scrivania… qualche massaggino alle mie dipendenti, che si stancano tanto facendo quei massaggi che piacciono a te… e, magari, anche qualche servizietto alle clienti. Ma, soprattutto, dovrai essere il mio leccapiedi.”.
Matteo aveva rifiutato, imbarazzatissimo.
Per mesi aveva continuato a raggranellare soldi col contagocce e a elemosinare pietà dalle ragazze del centro.
Pessima strategia; in tre mesi riuscì sì e no a mettere insieme i soldi per un massaggio e le ragazze che cercava di impietosire più che prenderlo in giro non facevano.

Ora Matteo si trovava di fronte a Iku che gli porgeva il suo piedino nudo e sudato, e intorno a lui un paio di massaggiatrici che osservavano la scena divertite.
Leccarle i piedi… non sapeva neppure come aveva fatto la prima volta! Certo che, però… un massaggio al giorno… era un’idea che lo mandava letteralmente in visibilio, oltre le sue più rosee speranze. Non poté non pensare che, se proprio doveva umiliarsi davanti a loro, tanto valeva farlo in cambio dei loro massaggi.
“Se vuoi accettare,” gli disse Iku “inginocchiati subito e vieni qui strisciando sulle ginocchia”
Le ragazze risero.
Matteo dovette percorrere un paio di metri che gli sembrarono chilometri in ginocchio, in mezzo a un gruppo di cinesine che ridevano di lui, fino a arrivare al piede di Iku.
Stavolta leccare fu molto più difficile. Non c’era l’atmosfera della volta precedente, non aveva lo stesso stato d’animo… sentì l’odore del piede della ragazza salirgli nelle narici, e capì che era sudato. Iniziò a leccare. Incrociò lo sguardo di Iku, ed era uno sguardo molto eloquente; gli intimava di non distogliere lo sguardo dal suo viso, mentre leccava.
L’umiliante operazione, durante il quale anche l’altro piede della ragazza conobbe la lingua di Matteo, durò una ventina di minuti. In quei venti minuti, Matteo sentì che tutte le massaggiatrici del centro massaggi “Iku Tramp-Lin” venivano ad assistere alla scena.
Era in ginocchio, con la lingua sui piedi di una ragazza, per implorare di essere calpestato.

(continua)
view post Posted: 11/12/2023, 11:07     La Padrona - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
17° e ultimo episodio

Apri gli occhi, sei solo nel letto. “Non mi ha svegliato neanche oggi” borbotti mentre sbadigli e ti stiracchi.
Vai in cucina a fare il caffè e la chiami.
“Torno a pranzo e dobbiamo parlare” ti dice frettolosamente e riattacca subito.
Resti li in piedi con il telefono all’orecchio, è successo talmente in fretta che non sei sicuro di aver capito cosa ti ha detto. Bevi il caffè e vai in doccia. Inizi a preparare il sugo e fai le pulizie, ti piace e ti rilassa pulire casa. Metti l’acqua per la pasta a bollire e apparecchi la tavola.
Quando lei entra stai mettendo la pasta nel piatto. Vi sedere e mangiate, è silenziosa.
“Mi piacerebbe che tu lasciassi il lavoro” dice.
La pasta ti va di traverso, inizi a tossire.
“Sono gelosa ok? Gelosa di Davide e di tutti gli altri. So che ami il tuo lavoro, ti piace tantissimo e sei davvero bravo. Potresti lavorare da casa in alternativa, potresti…” e sospira “potresti venire a vivere con me. Ho comprato un loft, è molto grande e luminoso, e insomma … sarebbe vuoto se ci andassi a vivere da sola”.
La guardi, credi di non aver capito, cerchi di bere ma tremi troppo.
Si alza e viene verso di te.
“Ti amo” ti dice con le lacrime agli occhi.
La tiri verso di te e la baci, un bacio lungo e passionale.
“Ti amo anch’io”.
Ti alzi e la metti sul tavolo, le alzi la gonna, le sposti le mutandine, fai cadere i tuoi pantaloni e i boxer e la penetri. Le sfili la blusa, le togli il reggiseno e le baci i seni, li accarezzi e succhi i capezzoli. Lei ti sfila la maglietta e ti accarezza il petto, poi mette le mani sulla tua schiena e ti abbraccia, bacia il tuo collo poi cerca le tue labbra. Fate l’amore con passione, vi sussurrate parole dolci. Speravi in tutto ciò, speravi che lei si innamorasse di te. L’orgasmo arriva nello stesso momento, godete insieme mentre vi guardate negli occhi. Rimanete lì a baciarvi.
“Perché hai fatto l’amore con Luca? Sono stato malissimo” le chiedi.
“Volevo farti ingelosire” risponde.
Osi un po’ di più: “Quella volta che hai frustato Davide a sangue, perché?”
“L’ho trovato nel mio ufficio, cercava nel PC i file del progetto a cui hai lavorato tu, voleva venderlo a un’altra azienda spacciandolo per suo. Aspettavo che mio zio rientrasse per parlargliene. Gli avevo accennato qualcosa al telefono così è rientrato qualche giorno, stamattina l’ha licenziato”
“Sposami” le sussurri.
Lei sorride. “Beh, è una proposta abbastanza inusuale. Siamo nudi, sei ancora dentro di me … sì! Ti sposo” e ti bacia.
Vi rivestite, vai in camera a prendere una cosa, quando torni le metti davanti un solitario con tre diamanti.
“L’ho preso tempo fa, lo tenevo nella borsa del PC, avevo paura di un no”
Le asciughi le lacrime.
“Saró sempre il tuo schiavo, il tuo amante e sarò anche tuo amico. Sarò tutto quello che vorrai “
“E io sarò tutto quello che tu vorrai” sussurra.
Vi date un lungo bacio, la prendi in braccio, la porti in camera e chiudi la porta. “Frustami mia padrona”.

FINE
view post Posted: 8/12/2023, 10:49     La Padrona - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
16

Ti svegli con un gran mal di testa, allunghi il braccio per cercare la sveglia ma non la trovi. Ti guardi intorno, non sei a casa tua, hai dormito da lei.
Ti siedi sul letto, hai la nausea, vedi un biglietto sul comodino:
<<dormi tranquillo, non venire in ufficio oggi. Se hai bisogno di qualcosa per il mal di testa trovi l’aspirina nel terzo cassetto del mio comodino. Chiamami per qualunque cosa>>. Corri in bagno a vomitare, sei uno straccio, sei pallido.
Ti sciacqui il viso con acqua fredda e vai in cucina, prepari il caffè e provi a berlo. La chiami.
“Buongiorno, ben svegliato” sospira, sembra sollevata.
“Le chiedo scusa mia padrona, perché non mi ha svegliato? Posso venire in ufficio sto bene”
“Non muoverti da casa mia, passo io a casa tua a prenderti un cambio per domani. Stamattina ero preoccupata, eri pallido. Hai dormito male, hai sudato molto e ti sei rotolato tutta notte. Torno a pranzo e ti preparo qualcosa da mangiare. Fai colazione e prendi un’aspirina hai una voce orribile”
Vi salutate. Devi essere messo veramente male se lei si preoccupa così. Mangi qualche biscotto e butti giù l’aspirina, accendi la TV e ti addormenti sul divano.
“Hey, sveglia”, apri gli occhi “è pronto il pranzo vieni”
Ti alzi, stai molto meglio, ti rendi conto solo ora che sei ancora nudo. Vedi i tuoi vestiti puliti sul tavolo.
“Grazie padrona, non doveva disturbarsi tanto”
Lei ride e ti guarda.
“Beh, l’alcool non lo reggi per niente. Hai preso un po’ di colorito. Dai mangia che ti farà bene”. Effettivamente hai molta fame. “Ho fatto io il pesto, spero ti piaccia”.
Ti fa piacere vederla così gentile, la guardi.
“Mia padrona è bellissima”. Sorride. Pranzate in silenzio, ti sembra quasi in imbarazzo.
“Oggi non vado in ufficio resto qui con te” ti dice sottovoce.
Ti alzi e vai dietro di lei, le baci il collo.
“Mia padrona cosa le succede?”
“Ieri sera è stato bellissimo, hai scoperto un lato di me che doveva restare segreto”.
Prendi le sue mani e le porti dietro la sedia, le baci il collo e le spalle.
“Vieni in camera, al caffè ci pensiamo dopo”. Glielo sussurri mentre le stringi i seni. Si alza e ti segue in camera.
“Spogliati, ma tieni le mutandine” le ordini.
Si spoglia, ti siedi sul letto.
“Vieni qui in braccio a me”.
Si siede sulle tue gambe, le accarezzi le cosce poi le tue mani le spalancano le gambe. Prendi le mutandine e le infili tra le grandi labbra, le tiri, la senti ansimare. Tiri di più, emette un piccolo lamento, le tieni tirate e le baci le spalle. Lasci la presa.
“Inginocchiati sul pavimento”
Si mette in posizione e la bendi. Ti alzi e vai a prendere il frustino a frange, inizi dalla schiena, ad ogni colpo la inarca e si lamenta. Le colpisci i seni, urla, non ti fermi finché vedi la sua pelle molto arrossata.
“Mettiti a pecorina”
Si piega in avanti, vedi la sua figa bagnata, ti mordi le labbra, vai a prendere un plug non molto grosso, lo lubrifichi e la penetri dietro.
“Non pensavo ti piacesse tanto prenderlo nel culo”.
Non ti risponde, capisci che ti sta sfidando. Inizi a sculacciarla, prima con le mani, poi vai a prendere il paddle di pelle. Piange. Le accarezzi la figa, infili due dita e gliele metti in bocca, le succhia con piacere.
“Ti piace eh? Brava bambina”
Vai in cucina a cercare qualcosa con cui farla godere, trovi dei lecca lecca, ne prendi uno e torni in camera.
“Alzati”
Si alza e la guidi sul letto, nonostante non sia legata non si è tolta la benda.
“Sdraiati a apri le gambe”
Si sistema e le porti il lecca lecca alla bocca, lei lo succhia poi lo porti sulla sua figa, lo strofini su e giù, più la penetri.
Ansima, glielo riporti alla bocca, aspetti qualche secondo poi la penetri ancora. Continui così qualche minuto poi la schiaffeggi.
“Quelle come te si meritano questo”
“Sì puniscimi” ti risponde ansimando. Un brivido percorre la tua schiena, prendi il paddle e la colpisci. Solleva il bacino per il dolore, ma non chiude le gambe. Prendi il clitoride tra le dita e stringi, si lamenta.
“Devi stare ferma”
“No, non sto ferma”.
Le torci i capezzoli e vai a prendere la corde, leghi mani e braccia alle gambe del letto. È sdraiata al centro, ha il viso rigato dalle lacrime, le hai aperto le gambe come non l’hai mai vista fare e ha il plug nel culo. Ti metti sopra di lei.
“Apri la bocca”, si rifiuta e la forzi con il tuo cazzo. Quando apre le scopi la bocca e le dai piccoli schiaffi sul viso.
“Sei la mia puttana”
Ti sposti e ricominci a colpirle la figa con il paddle, si lamenta e piange, quando è abbastanza rossa ti fermi. Le sleghi le gambe e le metti sulle tue spalle, la penetri e la scopi con forza. Geme, le accarezzi il clitoride fino a farla venire.
Esci da lei e metti il tuo cazzo tra i suoi seni, li stringi e inizi a muoverti, quando vieni lo schizzo le colpisce il viso.
La pulisci con la tua lingua, poi la sleghi e le togli benda e plug. Vi baciate e vi addormentate.

(continua)
view post Posted: 6/12/2023, 12:58     La Padrona - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
15

Tornato a casa e ti cambi, la doccia l’hai fatta in ufficio, ed esci a cena con i tuoi amici. Non li vedevi da tanto e quando è ora di tornare a casa ti rendi conto che hai bevuto troppo. Il ristorante è vicino alla casa della tua padrona così decidi di andare a trovarla. Il tuo membro è duro e la vuoi, a modo tuo stavolta.
Trovi la portineria aperta, arrivi al suo appartamento, suoni e ti apre.
“Cosa fai qui?”
La spingi dentro e chiudi la porta, la spingi contro il muro.
“Che fai? Lasciami!”
Le chiudi la bocca con le tue labbra, lei ricambia il bacio.
“Stasera comando io” le sussurri.
“Tu hai bevuto, vai a dormire”
La giri, la tieni contro il muro con il tuo corpo. Il tuo membro duro si appoggia alle sue natiche, velocemente togli la cravatta e la usi per legarle i polsi dietro la schiena.
“Lasciami andare ti ho detto!”
Le alzi la gonna e le sfili le mutandine, poi gliele infili in bocca.
“Cosí starai zitta”.
Le apri le gambe e inizi a toccarla, è un lago.
“Ti piace eh?”.
La sculacci, si lamenta ma non si ribella, resta lì immobile.
Le apri le natiche e la tua lingua si fionda sul suo buchetto, il suo respiro cresce, la penetri con la lingua. Inizi a salire, le baci la schiena e arrivato al collo le sussurri:
“Adesso ti porto in camera, ti spoglio e ti bendo. Stasera sarai la mia schiava, la mia puttana”.
La fai camminare davanti a te. “Resta lì davanti al letto”.
È immobile, le sfili la gonna, non hai voglia di sbottonarle la camicia e così la strappi, sganci il reggiseno e lo lasci cadere, lei non tenta di parlare, non si muove. Prendi i suoi seni tra le mani e li massaggi, poi torci i capezzoli. Si lamenta e la sculacci.
“Stai zitta” sussurri mentre infili la lingua nel suo orecchio. Prendi la benda dai cassetto e la appoggi sui suoi occhi, poi le togli le mutandine dalla bocca e le spingi dentro la gag ball. Ti siedi sul letto e guidandola la fai stendere sulle tue gambe, hai il frustino accanto a te, lo prendi e inizi dalla schiena. Sussulta ad ogni colpo, la sua pelle diventa rossa, passi alle natiche, alterni frustino e mani. La senti piangere, le apri le natiche e passi un dito già lubrificato sul suo prezioso buchetto. Pian piano la penetri, il suo respiro è di nuovo pesante, muovi il dito dentro e fuori, lei geme. La sculacci ancora.
“Ti piace eh?”
Fa cenno si con la testa.
“Inginocchiati a terra”
Lei esegue, la fai girare verso di te e le porti la testa sul tuo membro. Lo succhia con voglia, gioca con la lingua, a tratti le scopi la bocca.
“Alzati”
Si mette in piedi, le baci la pancia e scendi. Le fai sentire la lingua giusto qualche secondo sul clitoride poi inizi a frustarle i seni e l’addome. Le lacrime cominciano a scendere di nuovo sul suo viso.
“Apri le gambe”
Le apre, la accarezzi.
È un lago, la massaggi con il frustino poi la colpisci. Chiude le gambe e inizi a colpirla sul pube. Piange e mugola, riapre la gambe e cominci a colpirla. Non ti fermi finché non si arrossa per bene. La spingi sul letto.
“Mettiti a pecorina”.
Si mette in posizione. Ti lubrifichi il membro e lentamente la penetri dietro, geme, quando la senti bene aperta inizi a spingere con forza, poi esci e la penetri davanti.
È calda, un lago di umori, la scopi con forza fino a venirle dentro.
“Girati” le ordini.
Lei si gira e infili il viso tra le sue gambe. La lecchi con più avidità del solito, l’orgasmo intenso la sfinisce.
Le sleghi i polsi, sono arrossati e la massaggi un po’, poi le togli la gag ball dalla bocca e la baci.
“Ubriacati più spesso” ti sussurra.

(continua)
view post Posted: 4/12/2023, 11:14     Mia e Silvio - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto trovato sul web, dal sito / forum Bloccati nel Piacere, autore Bilateraldom
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Mia ed il suo ragazzo Silvio sono una giovanissima coppia e decidono di provare assieme la castità maschile.
L’idea è partita dalle fantasie di Silvio e Mia volentieri asseconda per il piacere del suo amorevole compagno.
L’idea iniziale era quella di restare bloccato per un mese, ma già dopo due settimane Silvio non ce la fa più e chiede di essere liberato.
Mia non accetta questa sua richiesta dicendogli: “Sto facendo tutto questo per te! Sono due settimane che non prendo in bocca o nella figa un vero cazzo per assecondare le tue fantasie! Ed ora vuoi già fermarti?”
Silvio: “beh, se hai voglia di cazzo, liberami che almeno lo avrai!”
Mia allora decide di punirlo con delle fantasie che lui stesso le aveva confidato in passato.
Mia: “Ti sei divertito a stare rinchiuso per 2 settimane?
Silvio: “E' stato molto eccitante”
Mia: “Ci scommettevo! So che ti piace essere rinchiuso da me! Ma ora vuoi che ti liberi?”
Silvio: “Sì”
Mia: “E perché dovrei? A me piaci di più bloccato”
Silvio: “Dai, Mia … aprila che almeno facciamo sesso!”
Mia: “Facciamo così: se mi lasci fare quello che voglio, ti toglierò la gabbietta!”
Silvio: “Ok!”
Mia resta interdetta vedendo con quale facilità Silvio abbi accettato senza nemmeno sapere cosa lei abbia in mente.
Mia non aspetta un secondo di più e ordina a Silvio:
“Bene! Allora togliti i pantaloni, che quello che ho in mente potrebbe anche iniziare ora!”
Silvio si toglie i pantaloni e le mutande assieme e come resta nudo, Mia commenta subito:
“Oh.. WOW! Il tuo cazzo è desideroso di essere liberato … Peccato che resterà li ancora per un altro po’” sorridendo poi con sorriso malizioso e toccandosi il seno con una mano.
Mia: “Non preoccuparti, avrai comunque il mio tocco delicato … E con tocco intendo questo!”
Mia schiaffeggia le palle a Silvio a media forza e poi chiede: “Ti è piaciuto?”
Silvio fa solo smorfie di dolore e non risponde, e Mia gli dice:
“Ora andiamo… Non cercare di proteggerle. Non volevi essere liberato? Sarò più delicata la prossima volta, lo prometto!”
Silvio allontana le mani dalle sue palle, e Mia schiaffeggia più gentilmente le palle a Silvio, e poi commenta: “Vedi? Non faceva tanto male…”
Silvio si rilassa un attimo, e Mia dice: “Però la tua reazione non era soddisfacente come quella di prima… Sembra che dovrò schiaffeggiarti un po’ più forte…”
Mia schiaffeggia le palle di Silvio più forte ancora di prima e commenta: “Questa dannata gabbia è un po’ d’intralcio, ma non posso toglierla per il momento… C’è ancora un po’ da fare! Non credere che sarò magnanima con te però!”
Mia pensa tra lei e lei: “Devo pensare a cosa posso fare… Beh, in realtà un idea ce l'avrei…”
Mia prende una delle palle di Silvio in ognuna delle sue mani e le stringe dolcemente chiedendo: “Come ti senti? Sembra come un massaggio alle palle?”
Silvio: “Eh, insomma… Non proprio…”
Mia: “Allora forse dovrei stringere più forte?” stringendo poi subito dopo più forte e chiedendo a denti stretti: “Fa male, tesoro mio?”
Silvio piegandosi dal dolore risponde: “Sì tesoro…” con tono di dolore
Mia continua a stringere e chiede: “Sì cosa?”
Silvio: “Sì, fa male amore…”
Mia rilascia le palle e dice: “Pff, Bene! Questo è quello che volevo sentire!”
Mia guarda un attimo Silvio negli occhi e poi gli dice con una carezza: “Voglio renderlo insopportabile…”
Mia afferra nuovamente le palle e le stringe più forte che può dicendo a Silvio:
“Voglio che mi implori di toglierti dalla gabbietta”
Silvio si fa uscire solo urla di dolore, e Mia replica: “AVANTI! Implorami!”
Silvio dolorante la implora: “Ti imploro, Mia… toglimi la gabbietta!”
Mia: “Liberarti? E’ davvero questo quello che vuoi?”
Silvio: “Sì, è proprio quello che voglio!”
Mia rilassa un po’ la sua stretta presa e dice:
“Siamo onesti, sappiamo entrambi che ami essere rinchiuso più di ogni altra cosa! Diamine, mi avevi anche detto che mi avresti anche guardata succhiare il cazzo di qualcun altro mentre eri in castità!”
Silvio comincia a tremare, ma il cazzo gli si gonfia e gli pulsa nella gabbia, Mia se ne accorge e chiede:
“Allora lo vorresti ancora?”
Silvio: “No, amore! Voglio solo scopare con te!”
Mia: “Il tuo cazzo ha già parlato per te! E questo succederà esattamente ora!”
Silvio la guarda allibito, e Mia: “Esatto! Porterò qui un vero uomo, solo per succhiare il suo grosso cazzo di fronte a te!”
Il cazzo di Silvio pulsa più che mai, e Mia rilasciando le palle e sollevando il tutto con la mano dice:
“Il tuo cazzo è sicuramente contento della cosa…Beh, è da un po’ che fantastichi su questo, quindi da brava fidanzatina, ora ti darò quello che vuoi!”
Mia spinge Silvio su una sedia, si siede sopra di lui premendo la sua figa contro il suo cazzo in gabbia e gli dice:
“Avremmo potuto passare la giornata a scopare, invece insisti che io segua i tuoi fetish… Ma dato che sono la migliore fidanzata del mondo, lo farò comunque!”
Silvio: “Ma, io veramente… Volevo scopare con te…”
Mia lo zittisce: “Shhh! Dovresti ringraziarmi invece… Pensandoci bene, è da un po’ che non succhio un bel cazzo… Il tuo non è all’altezza dei miei standard per essere conteggiato… Il tuo cazzo non è esattamente il più lungo…”
Mia scende da Silvio e continua: “non è lo stesso succhiare un cazzo grosso e duro… Come quello che avrò nella mia bocca tra pochi minuti!”
Mia prende il telefono e manda un messaggio, poi guarda di nuovo Silvio e dice: “Tu te ne resterai in ginocchio, a guardare la tua fidanzata dare piacere ad un altro uomo.”
Mia si mette un dito sulle labbra, guarda verso il nulla e pensa ad alta voce: “Solo a pensarci mi viene l’acquolina in bocca…” poi riguardando Silvio chiede: “Mhh, cosa potremmo fare mentre aspettiamo? Oh… Giusto!”
Mia si avvicina a Silvio e si accovaccia proprio davanti al suo cazzo in gabbia e dice: “ti stuzzicherò per un po’, anche se non puoi nemmeno diventare duro!”
Mia avvicina la bocca alla fessura in punta, passa delicatamente la lingua sulla pelle che sporge dalla gabbia e comincia a soffiare dolcemente sulla pelle umida della sua saliva.
Silvio impazzisce, e Mia ancora più stronza, prende tutta la gabbia in bocca simulando un pompino che Silvio non riesce a sentire.
Mia: Ti piace, amore?”
Silvio si fa scappare solo gemiti di piacere misti a dolore, e Mia commenta: “I tuoi dolci gemiti mi dicono che ti piace…”
Mia da un bacio alla gabbia e continua: “Sai, potresti ricevere un pompino dalla tua adorabile fidanzata, invece preferisci essere rinchiuso in attesa che un ragazzo si presenti qui per ricevere il pompino al posto tuo…”
Silvio: “Ma no, non è vero… Io voglio ricevere il tuo pompino… Non è vero che preferisco essere chiuso mentre lo succhi ad un altro…”
Mia poggia il dito indice sulle labbra di Silvio e gli dice: “Non preoccuparti! So che ti vergogni ad ammetterlo… E per rallegrarti, avrai il mio permesso di provare a toccarti attraverso la gabbietta mentre succhierò il suo cazzo!”
Mia toglie il dito dalla bocca di Silvio, va verso il tavolo sul quale aveva lasciato il telefono per vedere se ha risposto il ragazzo a cui lo avrebbe succhiato, e mentre legge il messaggio dice a Silvio:
“Oh, e tranquillo… Conserverò tutto lo sperma per te!”
Poi Mia si avvicina a Silvio, gli sale di nuovo sopra premendo la figa sulla gabbietta e gli dice: “Mi metterò in questa esatta posizione, e dopo averti ordinato di aprire bene la bocca ti farò colare tutto lo sperma dalla mia! Facciamo una prova? Apri bene!”
Silvio apre la bocca tremando, e Mia fa colare la sua saliva nella bocca di Silvio per poi baciarlo appassionatamente.
Mia gli dice: “mm, ora aspetta solo che sia sperma… E tutto sarà più eccitante” scendendo poi da Silvio.
Dopo qualche minuto Mia comincia ad innervosirsi e pensa a voce alta: “Mh, questo ragazzo è incredibile… Perché ci sta mettendo così tanto? Sono passati tipo 20 minuti…”
Subito dopo arriva un messaggio a Mia, e lei dice a Silvio: “Ah, è arrivato! Finalmente! E’ proprio qui fuori. Dai, fallo entrare!”
Silvio prende i pantaloni, ma Mia lo ferma: “E no! Apri così! Tanto lui sa già che indossi una gabbietta!”
Silvio un po’ titubante e tremolante, e anche visibilmente eccitato anche se non lo ammette, va alla porta e apre allo sconosciuto che entra subito e sogghigna nel vedere Silvio con la gabbietta.
Mario saluta Mia, che dopo aver ricambiato il saluto gli dice:
“Ma tu fai davvero aspettare una ragazza che ti vuole succhiare il cazzo?”
Mario: “Ma, io…”
Mia gli parla sopra dicendo: “Forse è per questo che uno come te non ha la fidanzata!”
Mario: “Io veramente…”
Mia lo interrompe ancora e gli dice: “Comunque sia… Non ha importanza! Sei qui solo per una cosa!”
Mia si avvicina seducentemente a Mario e gli dice: “Allora? Che ne dici di spogliarmi un po’ per riscaldarti?”
Mario comincia slacciando la camicetta a Mia, che quando resta in reggiseno chiede a Mario: “Ti piace quello che vedi?”
Mario afferra e stringe le tette di Mia e gli dice: “oh si!!” immergendo il suo viso nelle tette di Mia.
Mia dice a Silvio: “Eh! Sfigato! Mettiti in ginocchio mentre mi guardi succhiare il cazzo a Mario!”
Mario si gira verso Silvio a guardarlo e dopo aver sogghignato slaccia il reggiseno a Mia facendolo cadere a terra.
Mia chiede dolcemente a Mario: “A proposito di succhiare cazzi, sei pronto?” e trasformando il tono in uno più cattivo chiede: “o vuoi farmi aspettare ancora?”
Mario fa un passo indietro, slaccia i pantaloni, ed estraendo il cazzo risponde: “Altrochè!”
Mia resta un attimo a bocca aperta e poi commenta: “Oh… WOW! Nel tuo profilo c’è scritto che avevi il cazzo grosso, ma questo è enorme! Spero che mi entri in bocca…” poi Mia si gira verso Silvio e gli dice: “è decisamente più grande del tuo, amore…”
Mario si spoglia del tutto, e Mia si avvicina ed accuccia davanti a Mario e pensa a voce alta: “Cavoli, da qui è addirittura più grande della mia testa…” mentre lo poggia sulla sua guancia come per prendere le misure.
Mia dice a Mario: “Oh, è da tanto che aspettavo di succhiare un bel cazzone! Quello sfigato del mio fidanzato non me lo fa più succhiare il suo … ma il tuo andrà benissimo!”
Mia comincia a prenderlo in bocca e si lascia scappare anche qualche gemito di piacere: “mmmm” poi lo estrae e commenta:
“Niente batte il sapore di un cazzo! Specialmente di un cazzo così grosso!” poi si gira verso Silvio e gli dice: “Va bene sfigatone! Guardami pure mentre succhio questo cazzone!” ed ammirando per un attimo il cazzo che ha davanti, Mia passa un dito su tutta la lunghezza del cazzo e dice: “E’ proprio fortunato che adoro succhiare il cazzo!” per poi riprendere a succhiarlo.
Mia fa una piccola pausa con la bocca, ma lo tiene stimolato manualmente mentre guarda Mario e gli dice:
“Non posso usare il cazzo del mio fidanzato perché lui preferisce che lo tenga in castità…”
Poi Mia lo succhia ancora un attimo e facendo una breve pausa dice: “aaahh, adoro leccare i cazzi lunghi dalla base alla punta!” altra veloce succhiata e continua mentre lo tiene stimolato con la mano: “Specialmente i cazzi così grossi, con il suo non lo potrei mai fare…”
Mia riprende a succhiarlo per un altro po’ e poi chiede a Mario: “Ma sai qual è la cosa più bella?”
Maio: “Succhiare cazzi?”
Mia: “Anche, ma la cosa migliore è vedere la faccia del mio fidanzato mentre lo faccio!”
Entrambi si girano verso Silvio che tremolante e tutto concentrato a darsi almeno un minimo di piacere suda come dopo un lungo allenamento in palestra, con lo sguardo desideroso e frustrato.
Mia e Mario si guardano un attimo negli occhi e dopo una risata veloce, Mia riprende a succhiarlo.
Mia pensa tra lei e lei: “Ora basta scherzare, diamoci dentro!” e comincia a succhiarlo come una diva del porno. Se lo leva di bocca solo un attimo per esclamare: “Dio, quanto è buono questo cazzo! Me lo sto proprio godendo!”
Non passa molto tempo che Mia s’accorge che Mario comincia a pulsare, il che significa che è vicino a venire e quindi si ferma, quindi Mario chiede: “Perché ti sei fermata sul più bello?”
Mia: “E’ un vero peccato rinunciare ad un cazzo del genere… Non ti lascerò venire così velocemente…”
Mia passa il suo dito sul glande di Mario e gli dice: “guarda qui… Il tuo cazzo continua a perdere pre-cum…”
Mario si morde le labbra dalla voglia, è proprio sull’orlo, basterebbe poco per farlo venire, Mia lo sa e dentro di lei sta pensando: “E' la cosa più divertente del mondo stuzzicare cazzi di queste dimensioni…”
Mia continua a giocherellare col cazzo di Mario e chiede: “Cosa c’è? Vuoi che continui a succhiarti il cazzo?”
Mario: “Sì! Succhiamelo per bene!”
Mia: “Oh… Non sentivo quelle parole da un po’!” dice fissando poi Silvio, poi riguarda Mario e gli dice: Al mio fidanzato non riesco mai a succhiarlo…”
Mario comincia a perdere la pazienza e spinge la testa di Mia forzandola a succhiarlo, ma Mia si divincola e chiede: “Cosa stai cercando di fare?”
Mario la rispinge forzatamente a prenderlo in bocca, ma Mia questa volta resta lì a succhiarlo mentre Mario la tiene spinta verso il suo cazzo, e Mia pensa tra lei e lei: “Finalmente ha fatto una mossa! Aspettavo proprio di farmi scopare la bocca! Adoro essere forzata a succhiare il cazzo!” però dopo un po’ si divincola per non farlo capire e dice:
“Potresti non farlo, cazzo! E non fattelo ripetere! Sei solo un cazzo per me! E’ difficile respirare con un cazzo così grosso infilato in gola!”
Poi Mia si calma, e dopo qualche leggera leccata chiede:
“Però com’era la mia tecnica? Visto che col cazzo del mio fidanzato è impossibile fare questo? Non ho la possibilità di esercitarmi da un po’ ormai…”
Mario: “Sei stata bravissima!”
Mia: “Lascia che ti mostri la mia tecnica con la lingua… Ho fatto venire il mio fidanzato in un solo minuto usandola. Beh, non di recente… Perché ha scelto di essere rinchiuso in una gabbia di castità invece di farsi succhiare il cazzo!” poi riprende a succhiarlo, poi fa una pausa e continua: “Ora gli mostrerò cosa si sta perdendo!”
Mia comincia a prenderlo in bocca e far roteare la lingua attorno al glande e continua con giochetti di lingua e risucchi, poi si ferma e chiede a Mario:
“Ti piace il modo in cui la mia lingua massaggia il tuo cazzo mentre lo succhio, vero?”
Ma Mario anziché rispondere spinge il suo cazzo nella gola di Mia e spara il suo immenso carico mentre urla dal godimento.
Mia sta ferma lì, a sentire il cazzo di Mario pulsare e sparare sperma dritto nella sua gola, poi si divincola e dice a Mario:
“Hai finito? Fallo di nuovo e te lo morderò! Era una immensa quantità di sperma e me lo hai fatto bere tutto…”
Mario chiede a Mia: “E com’era?”
Mia rimane spiazzata un attimo e alla fine guarda Silvio e chiede:
“Scusa amore!”
Poi guarda Mario e confessa: “è stato così buono…”
Mario alza la gonna a Mia e lei lo ferma chiedendo: “Cosa c’è? Vuoi vedere anche la mia fighetta? Lo posso bene immaginare … ma non si tocca!”
Mia si denuda del tutto mostrandosi completamente nuda davanti a Mario chiedendo: “Ti piace quello che vedi?”
Mario: “Oh sì!”
Mia: “Scommetto che ora vuoi toccarla e poi scoparmi!”
Mario: “Ci puoi giurare!”
Mia: “Purtroppo per te, questa è solo per il mio fidanzato!”
Poi girandosi verso Silvio con una mano sul fianco gli chiede: “Come stanno le tue ginocchia? Fanno male?”
Silvio: “Sì tesoro…”
Mia: “Che peccato! Perché rimarrai li in ginocchio ancora per un po’!”
Mario si avvicina a Mia e prova ad allungare la mano verso la fighetta, ma Mia lo spinge via e gli dice
“Non puoi toccarla quella! Sei qui solo per farmi succhiare il tuo cazzo e basta! Ora forza, torniamo a noi! E cerca di non forzare il tuo sperma nella mia gola questa volta!”
Mia va un attimo da Silvio e gli dice:
“Non sarebbe giusto per te, guardare e basta, cercando disperatamente di darsi piacere con quella gabbia addosso. Ma tu lo sai che se riuscissi a venire in qualche modo poi dovresti bere tutto il tuo sperma. Che poi, non è quello che vuoi? Certo che lo è! Ma non preoccuparti, anche se non riesci a venire, ti sputerò un po’ del suo sperma dritto in bocca. Sai, proprio come ti avevo promesso! Non dovrebbe essere diverso da quando bevi il tuo sperma. Riceverai anche un bel bacio allo sperma da me”
Poi si gira e dirigendosi verso Mario dice:
“Ora torniamo a quello che voglio io!” e arrivata davanti a lui si accuccia e dice: “Succhiare grossi cazzi!” per poi prenderlo tutto in bocca.
Mia fa una piccola pausa e dice a Silvio:
“Proprio quello che vuoi, vero? Guardarmi succhiare un grosso cazzo mentre mi guardi da lontano in ginocchio e col cazzo in gabbia” e poi riprende a succhiarlo mentre nella sua testa pensa: “DIO! Non riesco proprio a staccarmi da questo cazzo! Così grande e così gustoso… Forse perché non ne succhio uno da così tanto tempo…”
Lo succhia ancora per qualche istante e poi poggiandolo sul suo viso e continuando a leccarlo per tutta la lunghezza fa delle piccole pause dove dice: “Sborrami in faccia!” e dopo qualche leccata: “Dai, non vuoi far uscire tutto quello sperma dalle tue palle?” e dopo qualche altra leccata: “Mostra al mio fidanzato come viene un uomo che non indossa la gabbietta!” e dopo altre leccate: “Guarda come sta cercando disperatamente di masturbarsi laggiù!”
Poi Mia si ferma un attimo e urla a Silvio:
“NON OSARE A VENIRE PRIMA DI LUI!!!”
Si allontana da Mario per avvicinarsi a Silvio, prende le sue palle e le schiaccia con le due mani dicendogli:
“Non posso farti venire prima del nostro ospite!” e dopo aver notato le palle gonfie di Silvio commenta: “Devo dire che le tue palle sono abbastanza grandi…” e spremendole a ripetizione divertita dalle smorfie di Silvio, con tono divertito commenta: “... e abbastanza divertenti per giocarci! Ahahah”
Mia torna da Mario e gli dice: “Ora voglio mostrarti di cosa sono capace!”
Si accuccia davanti a lui e premendo le sue tette attorno al cazzo di Mario gli fa una spagnola con leccate e risucchio, poi commenta:
“Col mio fidanzato questo non lo potrei nemmeno fare date le sue dimensioni, e specialmente non durerebbe così tanto!”
Il cazzo di Mario comincia a pulsare, Mia se ne accorge e si ferma commentando:
“Non ancora Mario! Non voglio ancora che vieni!” Mia continua a succhiare, poi continua: “E quando lo fai, non spingere il tuo cazzo nella mia gola!”
Poi Mia guarda Silvio e chiede: “Allora? Ti piace lo spettacolo?” e mentre aspetta la risposta di Silvio continua a succhiarlo a Mario
Silvio: “Ti prego amore! Toglimela… Non resisto più!”
Mia: “Ti piace guardarmi mentre prendo in bocca un grosso cazzo?” e mentre aspetta risposta continua a spompinare Mario che ormai è quasi vicino al culmine.
Silvio: “Ti prego, amore! Non ce la faccio più!!”
Mia: “Non è quello che volevi? Vedere la tua fidanzata che prende in bocca il cazzo di un altro?”
Silvio praticamente è sull’orlo di una crisi di pianto: “Ti preeegoooo! Liberami!!”
Mia: “St per venire! Lo sento! E poi ti darò da mangiare il suo sperma! Solo un attimo di pazienza!”
Mia comincia a succhiarlo con fare più avido e voglioso, finché Mario gli schizza in bocca e Mia sta attenta a non perderne nemmeno una goccia.
Mia raccoglie con la lingua ogni goccia che è finita sulla sua mano, poi va verso Silvio e gli dice mentre cerca di non far cadere niente dalla bocca:
“Vieni qui! Vedrai, ha un sapore così buono!” e arrivata davanti a lui che è ancora in ginocchio, Silvio apre la bocca e Mia gli fa colare dentro tutto lo sperma per poi baciarlo con passione, poi si stacca dalle labbra di Silvio e gli dice: “Sei così sexy con la sborra in bocca…”
Mia si gira verso Mario e gli dice: “Oh, ora puoi andartene! Ho finito con te!”
Mario si riveste e dopo aver salutato lascia l’appartamento.
Mia chiede poi a Silvio: “Beh, ti sei divertito?” ma Mia non aspetta risposta e commenta: “In realtà non serve che rispondi! Lo capisco già dal casino che hai fatto sul pavimento colato dalla tua gabbietta!”
Silvio rimane un attimo spiazzato dalla pozza di precum in terra, non si era reso conto di quando ne stesse perdendo, e nel frattempo Mia commenta:
“Non pensavo mi sarebbe piaciuto così tanto, forse è perché è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ho succhiato un cazzo. Specialmente uno di quel calibro! Era enorme! Molto più grande del tuo!”
Mia si sfila la chiave dal collo e dice a Silvio:
“Tuttavia, sei stato un così bravo ragazzo chiuso in castità e obbediente agli ordini, che penso sia ora che ti tolga questa gabbietta!”
Mia fa mettere in piedi Silvio e dopo essersi accucciata gli toglie la gabbietta e poi commenta
“Ti deve essere piaciuto molto guardarmi mentre gli succhiavo il cazzo… Guarda che casino che hai fatto sul pavimento… Ora è tutto sulle dita dei miei piedi… Ma ad essere onesta, avevi un aria così abbattuta durante tutto questo, che a tratti mi sono sentita in colpa. Ma ti vorrei dire che anche se stavo succhiano un altro cazzo, renderti felice è ciò che mi importava davvero.”
Silvio si riprende e risponde: “Lo so bene amore, però alla fine è piaciuto anche a te!”
Mia: “Non lo posso certo negare… Detto ciò, immagino che potrei anche darti un po’ di piacere… Ma non aspettarti troppo però! Ti lascherò guardarmi mentre mi rivesto, e nel frattempo potrai masturbarti”
Silvio: “Ma io veramente pensavo a qualcosa di più…”
Mia: “Che cosa? Ti aspettavi forse un pompino o qualcosa del genere? Pensi davvero che ti succhierei il cazzo dopo tutto quello che è appena successo?”
Silvio: “Beh, pensavo…”
Mia: “Dopo aver avuto in bocca un cazzo come il suo, prendere il tuo me lo farebbe solo sembrare più piccolo di quello che in realtà è. Ti dico io come faremo! Ti masturberai mentre io mi rivesto. Se riesci a resistere abbastanza a lungo, ti finirò io stessa. Dimmi solo quando ti stai avvicinando al venire, altrimenti ti chiudo subito a chiave. A meno che forse … E’ quello che vuoi …”
Silvio: “No no”
Mia: “No? Allora farai meglio a dirmelo.”
Mia prende la sua biancheria, e Silvio comincia a masturbarsi mentre Mia lentamente si rinfila mutandine e reggiseno, poi Mia va da Silvio e lo porta davanti al divano sul quale lo spinge mentre lui non molla il suo cazzo.
Mia gli sale sopra e gli dice: “La biancheria intima è tornata al suo posto su di me! Avanti, sdraiati! Ti darò una visione migliore con la quale segarti!”
Mia lo fa sdraiare sul divano e gli ci siede sopra e dice: “Non è più facile masturbarsi guardando il mio corpo da questa angolazione? Potrei anche facilmente sedermi sula tuo viso, ma questa è una ricompensa troppo grande per te. Preferirei stuzzicarti con la mia figa invece…” e scostando le mutandine per fargli vedere la sua figa gli dice: “So che la vuoi tanto, vero?”
Silvio stringendo i denti dice: “Siiiì …”
Mia: “Cosa c’è? Stai per venire?”
Silvio: “Sì…”
Mia: “Bravo il mio ragazzo che mi ha avvisata… Ecco la tua ricompensa!”
Mia comincia a fare una sega lenta ma stringendo forte il cazzo di Silvio e gli dice:
“Ti masturbo dolcemente e lentamente…” poi commenta: “Certo che, anche se il tuo cazzo è nettamente più piccolo, sembra decisamente più duro del suo…” poi Mia riceve un messaggio e dice a Silvio mentre lo tiene masturbato: “Oh, sembra che abbia ricevuto un messaggio da lui… Vuole farlo di nuovo…”
Silvio si preoccupa, ma si eccita anche e comincia ad avvicinarsi pericolosamente al suo limite, ma Mia commenta:
“Sì, nei suoi sogni… Sicuramente non porterei più quel tipo qui da noi…” ma subito Mia si accorge che Silvio s’è eccitato e sta per venire, quindi chiede conferma:
“Oh, stai per venire?”
Silvio: “Sì…”
Mia: “Dai! Spara fuori tutto il tuo sperma!”
Silvio: “VENGOOO!!”
Silvio spara il suo carico tutto addosso a Mia che commenta:
“Cavolo… Quanto cavolo ne avevi nelle palle?”
Silvio si gode un attimo il suo ritrovato orgasmo e si rilassa sul divano. Dopo qualche secondo Mia chiede:
“Ora cosa pensi di fare?”
Silvio chiede ancora con voce affaticata: “Cosa dovrei fare?”
Mia: “Beh, pulisci me e tutto te stesso… Non hai bisogno che te lo dica io di mangiare tutto il tuo casino!”
Silvio comincia a leccare via il suo sperma dal cazzo usando il dito come cucchiaino, e Mia commenta: “WOW! E’ così facile per te ingoiare sperma?”
Silvio fa sdraiare Mia sul divano e comincia a leccare via anche da lei lo sperma, e mentre lui continua a leccarla, lei gli dice:
“Sarò onesta con te, però… Non mi dispiacerebbe farlo di nuovo, se ti fa piacere anche a te…”
Silvio finisce di pulirle il collo dallo sperma e poi la bacia con grande trasporto. Dopo un interminabile bacio al gusto sperma con la lingua, Silvio le dice:
“Vedremo, dai… Alla fine è piaciuto ad entrambi… Ma ora andiamo a dormire…”
Silvio si alza e va a al bagno, Mia lo segue ed entra per prima in doccia. Uscita Mia dalla doccia, entra Silvio a lavarsi.
Mia si mette comoda nel letto ed attende Silvio che la raggiunga.
Silvio entra in camera e si blocca davanti al letto, Mia gli chiede:
“Cosa c’è amore? Non ti vesti per andare a letto?”
Silvio chiede: “E quella?” indicando la gabbietta poggiata sopra al pigiama piegato sul letto
Mia: “Quella, mio caro, la devi rimettere!”
Silvio: “Ma credevo che non l’avrei rimessa subito…”
Un erezione però lo contraddice, e fa capolino da sotto l’accappatoio, Mia indicandola commenta:
“Beh, sembra che qualcuno sia proprio contento di tornarsene nella sua gabbietta…”
Silvio se lo prende in mano e dice
“Ma con questa erezione non entrerà mai!”
Mia si alza dal letto, spinge Silvio sul letto e s’impala al suo cazzo duro e lo cavalca fino a farlo venire un'altra volta.
Mia si sposta sulla faccia di Silvio e facolare lo sperma dalla sua figa nella bocca di Silvio, e una volta passata l’erezione, Mia rimette la gabbietta a Silvio e poi si sposta commentando: “Visto? Basta trovare il modo! E ora a nanna!”
Silvio: “Ma perché hai insistito perché la mettessi subito?”
Mia: “Semplice, prima la metti, e prima mi chiederai di toglierla! E prima mi chiederai di toglierla, e prima potremo rifare quello che abbiamo fatto oggi!” poi lo bacia e gli dice:
“Ora dormiamo però! Buona notte, cornuto!!”
view post Posted: 3/12/2023, 12:10     La Padrona - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
14

Dormi come un sasso, non hai nemmeno cenato e ti svegli affamato più che mai. Hai dormito 16 ore, finalmente hai riposato come si deve.
Scendi al bar e prendi dei cornetti alla crema, sali, prepari il caffè e fai colazione. Sono solo le 6, ti sei svegliato prima del suono della sveglia, fai la doccia con calma e guardi un po’ di TV. Alle 7.30 esci e ti avvii verso l’ufficio.
Sei il primo ad entrare, non hai trovato traffico, e ti metti subito al lavoro. Sai bene che lei è già nel suo ufficio, vorresti andare a salutarla, ma decidi di lasciar perdere. Arrivano i tuoi colleghi, vi salutate come sempre, come se il giorno prima non fosse successo nulla. Meglio così, almeno non ti sentirai sempre in imbarazzo. La mattinata scorre tranquilla, lei non si vede, decidi di andare a bussare.
“Avanti”
Entri, la vedi impegnata a scrivere qualcosa su un quaderno. Chiudi la porta e ti avvicini alla scrivania.
“Mia padrona come sta? Stamattina non si è vista. Ha bisogno di qualcosa?”
Lei alza lo sguardo, ti penti di essere entrato. La vedi nervosa, non osi chiederle cosa sia successo. Prende dal cassetto un grosso plug e ti indica la sedia davanti a te. Prendi il plug dalle sue mani, lo osservi.
“Mia signora è enorme, non so se …”
Non ti sei accorto che si è alzata, ti senti strattonare per un braccio e ti strappa il plug dalle mani, lo mette sulla sedia e ti abbassa i jeans.
“Tieni il lubrificante e datti una mossa”
È veramente grosso, hai paura che faccia troppo male. Lo lubrifichi bene e ti siedi sopra, pian piano lo fai entrare, ti muovi su e giù per aprirti bene e poi scendi ancora di più. Fa male, ti senti lacerare, non sei mai stato aperto così tanto.
“Non sei neanche a metà, alzati”
Ti alzi e lei ti spinge a metterti a 90, senti che scatta una foto e poi te la fa vedere. Sgrani gli occhi, sei apertissimo, e non sei neanche a metà. Ti fa cenno di continuare, ti risiedi sul plug e riprendi a muoverti su e giù. Ti senti sempre più aperto, lei si siede sulla scrivania davanti a te, apre la gambe e sposta le mutandine. Ha la gonna sollevata, ha indossato quella azzurra, la tua preferita. Ti fa impazzire come quella gonna le fascia i fianchi, ti eccita da morire quando la solleva accarezzandosi le gambe. Infili il viso tra le sue gambe e inizi a divorarla, ti ecciti, il dolore diventa piacere. Senza nemmeno rendertene conto l’hai infilato quasi tutto, finalmente senti la sedia sotto le tue natiche. Continui a leccarla fino a farla venire.
Scende dalla scrivania e va a prendere il frustino. Inizia dalla schiena, brucia, abbassi lo sguardo e vedi il tuo membro eretto, sembra stia per esplodere, è durissimo. Ti mette i morsetti sui capezzoli e inizia a frustarti il petto. Resti immobile, sei eccitato, stai sudando, non sei legato e hai una voglia matta di segarti ma non puoi. Un dolore fortissimo ti fa urlare, sta affondando le unghie sul tuo membro, inizia a segarlo con le unghie. Stringi i denti, cerchi di non urlare troppo. Allenta la presa, la segui con lo sguardo e la vedi arrivare con un nastro. Lega i testicoli ben stretti, cerchi di controllarti, fa molto male. Li schiaffeggia, li pizzica e li strizza. Più ti muovi più senti il plug, cerchi di stare fermo ma il dolore è troppo. Riprende a schiaffeggiarti sia il membro che i testicoli, poi inizia a segarti. Vieni in pochissimo tempo, ti porta la sua mano alla bocca e la pulisci per bene.
Ora devi alzarti, la cosa ti spaventa. Lentamente ti alzi, ti aiuta lei tenendo il plug ben fermo. Ti senti aperto come non mai, ti sembra di avere una finestra spalancata al posto dell’ano. Ti indica il divano.
“A pecorina mia signora?”
“No, siediti normalmente”
Hai ancora i testicoli legati, ti siedi e aspetti. Ti benda, ti ecciti di nuovo, ti piace non sapere cosa succederà. Senti che slega i testicoli, ma poi li rilega subito con qualcosa di più duro, ti sembra una corda sottile, la stessa corda passa attorno alla tua caviglia destra. Cerchi di capire cosa stia facendo ma una fitta ti distoglie dai tuoi pensieri. Ti sta frustando il petto, prende di mira i capezzoli fino a far saltar via i morsetti. Una fitta ai testicoli ti fa urlare, ti sembra te li stia strappando, qualcosa di pesante tira verso il basso.
“Alza la gamba destra puttana”.
Tu esegui, la corda è meno tesa, ma dopo pochi secondi te la iega lei, senza dirti nulla, il dolore è terribile, iniziano a scendere le lacrime.
Ora hai capito perché quella corda legata alla caviglia. Non senti più tirare verso il basso, poco dopo senti la sua lingua sui testicoli. Ansimi, la sua lingua sale lungo l’asta poi le sue labbra lo avvolgono e senti il calore della sua bocca. Raramente te lo succhia, gemi, vorresti coccolarla e accarezzarle i capelli e le spalle ma non puoi, ti sega mentre gioca con la lingua, poi si ferma. Ti slega le palle e ti ritrovi un suo capezzolo in bocca, succhi avidamente, lo mordicchi con dolcezza come piace a lei. Di colpo senti qualcuno prenderti per le gambe, ti tira avanti e te le solleva appoggiandole sulle sue spalle. Chiunque sia poco ti importa, hai voglia e vuoi farti scopare. Lei si sposta, senti il profumo della sua figa, il suo clitoride sta sfregando sulle tue labbra. La immagini in piedi sul divano, inizi a leccarla, hai paura possa cadere e istintivamente le metti le mani sulla schiena. Finalmente ti sta penetrando, è Davide, lo riconosci dai movimenti.
Mentre tu la fai godere gemi, lui inizia a segarti e vieni poco dopo. Subito dopo viene anche lei. Lo senti uscire, ti fanno sedere di nuovo normalmente e te lo mette in bocca. Lo succhi con avidità, poi bevi tutto.

(continua)
view post Posted: 1/12/2023, 12:14     La Padrona - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
13

Sei distrutto, giusto il tempo di sdraiarti e ti addormenti.
Ti svegli, guardi l’ora. “Cazzo sono le 10”.
Non fai nemmeno la doccia, una sciacquata veloce basterà per una volta, prepari il caffè e corri in ufficio. Entri di corsa, lei è seduta alla tua scrivania.
“Mi scusi non ha suonato la sveglia”
“Non ha suonato o non l’hai impostata?”
Ti conosce bene, sa che hai una sveglia abbastanza datata e che non rimane impostata da sola.
“Spogliati, nudo” ti dice. E se ne va.
I tuoi colleghi ti guardano interessanti, uno di loro ha la mano sulla patta dei pantaloni e se lo sta massaggiando.
Ti piace, sei lì nudo, fermo davanti a tutti, ti senti umiliato.
Lei e Luca arrivano con il carrello per le pulizie.
“Oggi la ragazza è assente, non si sente bene, quindi pulirai tu”.
Non te lo fai ripetere, prendi subito la scopa e inizi a pulire minuziosamente, Davide ti sta dietro con il piumino per la polvere e te lo passa sul corpo. Un eccitante solletico fa cambiare il tuo respiro che diventa sempre più pesante.
“aaaaah”
Un colpo sulla natica ti fa sobbalzare, ti giri e vedi che Daniel ti sta colpendo con un acchiappamosche. Fa male ma continui a pulire. Quando hai finito posi la scopa e prendi un panno con un detergente, passi ogni scrivania e ogni sedia libera, i tuoi colleghi ti sculacciano e ti strizzano i capezzoli. Due di loro si stanno segando. Finito con le scrivanie posi tutto sul carrello e prendi il panno per lavare il pavimento.
“Fermati” senti gridare e vedi che lei arriva con un grosso plug già ben lubrificato.
“Piegati”.
Ti pieghi più che puoi, non hai appoggi e Davide ti aiuta a non cadere. Lentamente ti senti aprire, è grosso, gemi, vuoi godere.
“Ora continua a pulire troia”. La senti eccitata dalla voce, vuoi segarti non ce la fai più.
Inizi a lavare il pavimento, i tuoi colleghi giocano con il plug, lo sfilano e reinfilano di continuo, ogni volta gemi sempre di più. Apri le finestre per fare asciugare più in fretta.
“Bravo, hai pulito molto bene. Adesso vieni qua, inginocchiati e leccami i piedi” ti dice lei.
Esegui subito, le lecchi i piedi per bene, non tralasci nessun millimetro di pelle. Quando hai finito resti lì inginocchiato aspettando ordini.
“Vieni, alzati e seguimi”.
La segui fino a una scrivania che Davide e Luca hanno spostato.
“Sdraiati, resta con il sedere sul bordo”.
Ti sdrai, Luca e Davide ti sollevano le gambe, le piegano e le legano in modo che tu non possa allungarle, prendono altre corde, ti sollevano ancora di più le gambe e le legano alle braccia. Sei scomodo, le gambe ti fanno male, ma senti che hai l’ano ben esposto e ti eccita. Sfilano il plug, ti bendano e qualcuno ti penetra, non hai la più pallida di chi sia.
Urli di piacere, a turno ti penetrano poi te lo mettono in bocca per venire, bevi tutto. Ti senti aperto come non mai.
Poi tutto si ferma, resti lì bendato, senti rumori, non capisci cosa sta succedendo. Una mano afferra il tuo cazzo, senti qualcosa di piccolo entrare nel meato uretrale, ti sembra una siringa senza ago perché senti il lubrificante, qualcosa di freddo si appoggia e pian piano entra. Un dilatatore uretrale in acciaio, lo senti muoversi su e giù. Riconosci il cazzo di Daniel dalle dimensioni, ti penetra e ti scopa con forza.
Lei si siede sul tuo viso, inizi a leccarla, sembra che non lo fai da una vita. Sei eccitato, lei ti dice di venire senza problemi perché il dilatatore è aperto e il tuo sperma può uscire. Qualcuno inizia a segarti, vieni quasi subito. Daniel continua a spingere, senti il dilatatore uscire poi il cazzo di Daniel pulsare nel tuo culo. Poco dopo viene anche lei.
Ti tolgono la benda, ti slegano e ti aiutano a alzarti.
Ti metti comodo su una sedia, ti fa male tutto. Vedi tutti i tuoi colleghi nudi attorno a te, capisci che non è finita. Ti lasciano riposare qualche minuto poi ti ordinano di inginocchiarti, tu esegui, loro si mettono in cerchio attorno a te e ti urinano addosso.
Quando vanno a sistemarsi tu lavi per bene il pavimento e vai nell’ufficio del capo a fare la doccia.
Sei stanco, dolorante, ma sei felice.

(continua)
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