Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

Posts written by -triskell-

view post Posted: 6/4/2024, 13:02     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
47

Quella sera l’adunata si svolse in modo più sbrigativo della precedente.
Gli schiavi apparivano tutti più provati e stanchi, probabilmente anche a causa del fatto che la sera prima avevano tutti subito un trattamento particolarmente severo. Di loro si occuparono le Sorveglianti che somministrarono le razioni di cibo ed acqua provvedendo poi alle punizioni a base di frustate per quelli che si erano resi colpevoli di qualche mancanza.
Invece Lady Prinz si fece seguire dalle sue ospiti fino al piazzale dove erano tenuti gli schiavi reclusi perché, così spiegò, voleva che si addestrassero nell’infliggere pesanti torture alle vittime. Si trattava di una prospettiva che le nuove Signore accolsero con estremo entusiasmo.
Il loro svago cominciò, dunque, con il giovane moro superdotato che tanto eccitava Lady Susan.
La gabbia in cui questo era rinchiuso insieme ad un altro schiavo fu calata per terra ed i due vennero tirati fuori. Il moro appariva abbastanza in forma, tenuto conto della quantità di frustate che aveva subito la sera prima, mentre l’altro, che era in reclusione già da qualche giorno, quasi non si reggeva in piedi. Quest’ultimo fu tenuto da parte ed incatenato ad un palo, in piedi, con le braccia in alto.
- Di lui ci occuperemo più tardi - spiegò Lady Prinz. Per prima cosa useremo il moro come bersaglio, per aiutarvi a fare pratica con la frusta più lunga.
Fu così che lo schiavo, bendato e imbavagliato, fu appeso ad un gancio, con le gambe aperte in modo che il suo sesso fosse ben in vista. Senza tanti complimenti Lady Prinz mostrò alle ospiti come usare la frusta sul corpo della vittima. Poi, una alla volta, le Signore novizie si misero alla prova. Verificarono che non era facilissimo fare vibrare la lunga frusta nell’aria e farla abbattere sul bersaglio colpendo dove si voleva.
Impararono a spese della loro vittima a guidare l’attrezzo di tortura ed un po’ tutte preferirono accanirsi sul cazzo e sulle palle dello sventurato. Quando quello fu ridotto allo stremo Lady Prinz sentenziò che per quella sera ne aveva avuto abbastanza. Circa la tecnica di punizione spiegò che normalmente i reclusi venivano torturati in modo simile per la prima serata. Scopo della reclusione era ottenere il sincero pentimento delle vittime e, per questo, venivano inizialmente seviziati per renderli più docili e malleabili. Solo dopo uno o due giorni si ascoltavano le loro suppliche, dopo il turno di torture. A quel punto le Signore esprimevano il giudizio sull’attendibilità del pentimento: se era giudicato sincero lo schiavo era affrancato dalla reclusione, in caso contrario vi restava soggetto finchè le Dominatrici cambiavano opinione.
Dopo il moro, dunque, Lady Prinz voleva provare il grado di pentimento dell’altro tipo tirato fuori dalla gabbia che già da alcuni giorni sopportava un regime di sevizie particolarmente penoso.
Sganciatolo dal palo, dunque, la Signora lo gettò a terra intimandogli di strisciare ai suoi piedi e di leccarle le suole delle scarpe implorando il suo perdono.
Le Padrone novizie, dunque, assistettero alla scena dello schiavo che, facendo appello alle sue poche forze residue, obbediva al comando della perfida Dominatrice.

Tornando al destino che era toccato ad F, questo non fu molto dissimile da quello di tutti gli altri schiavi confinati nell'isola.
Tra privazioni, fatiche, patimenti, umiliazioni e torture, trascorse un tempo lunghissimo, che lui non riuscì a definire, avendone perso completamente la cognizione.
La sua Proprietaria, Lady Elena, non ne reclamò mai la restituzione, e lui, che oramai non riusciva più a ricordare un'esistenza che fosse diversa da quella che stava vivendo, rimase per sempre sull'Isola.

FINE

(Anticipo eventuali commenti: certamente il finale è sbrigativo e non all'altrezza del resto del racconto, ma così l'ho trovato. Se qualcuno trova un seguito me lo segnali o lo pubbchi direttamente qui, grazie).
view post Posted: 3/4/2024, 11:36     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
46

Nuovamente, Lady Susan ne approfittò per mettere al corrente la sua nuova amica di come proseguiva la vita sull'Isola.

Cara amica,
finalmente ho potuto vedere come sono collocati gli schiavi sottoposti alla reclusione.
Ci ho pensato per tutta la notte, ma anche stamane non osavo insistere con Lady Prinz mentre ci accompagnava a vedere l’Isola e i cantieri a cui lavorano gli schiavi. Ma dopo pranzo la nostra ospite ci ha guidato fino al luogo dove sono collocate le gabbie, le celle, ed i pali usati per imprigionare quelle vittime che sono state condannate a trascorrere giorni e settimane sotto tortura.
Il posto è un piazzale vicino alla spiaggia, particolarmente caldo ed afoso, senza ombra.
Qui si notano subito due celle metalliche, praticamente dei piccoli cubi, sotto il sole.
In ciascuno di essi è rinchiuso uno schiavo, costretto ad un'immobilità pressoché totale.
Le celle hanno uno sportellino sul davanti. Nel primo caso lo sportello era chiuso e Lady Prinz lo ha aperto per consentirci di vedere che lo schiavo all’interno è incatenato con le mani dietro alla schiena, costretto a stare in ginocchio, con un grosso bavaglio metallico in bocca e delle specie di paraocchi addosso.
Basta uno sguardo all’interno per immaginare il supplizio della vittima, immobilizzata in un posizione assai scomoda, tormentata dal caldo e dalla sete.
Nel secondo caso lo sportellino era aperto e lo schiavo, analogamente incatenato e immobilizzato, aveva la bocca aperta e la lingua fuori.
Questo aveva un piercing sulla lingua, fatto con una specie di grosso chiodo, ed era costretto a stare in quel modo perché due sbarre metalliche dall’esterno dello sportello lo obbligavano a non muoversi. Non aveva bende sugli occhi ed era forzato a stare rivolto con il viso verso il sole.
Dagli sportellini usciva l’odore acido di escrementi ed urina.
Lady Prinz, al riguardo, ha spiegato che oltre alla sporcizia lasciata dagli schiavi reclusi, nelle celle venivano immessi liquami derivanti dalle latrine.
Mi sono soffermata soprattutto ad ammirare la tecnica usata per la seconda vittima, che ho trovato perfino più atroce di certe mie fantasie.
Un altro recluso stava legato ad un palo, con mani e caviglie unite insieme dietro alla schiena, in modo che potesse appoggiare solo con le ginocchia ad una base di pietra grezza. Questo era rivolto al sole ed era chiaramente disidratato, oltre che affamato e piegato dal dolore della scomoda posizione.
Lady Prinz ci ha detto che era lì già da qualche giorno e che riceveva solo un sorso d’acqua alla sera, dopo essere stato frustato.
Costui aveva il sesso rattrappito e vergognosamente esposto, segnato da lividi e stretto da corde.
Altri due schiavi erano incarcerati in una unica gabbia, sospesa da terra per qualche metro. Erano ammanettati, bendati ed imbavagliati, oscenamente abbracciati l’uno all’altro. Uno dei due era il moro con il grosso pene che avevo visto la sera prima.
Lady Prinz ci ha spiegato che quella gabbia, indubbiamente più comoda delle celle e del palo, rappresentava una prima fase di reclusione a cui avrebbe fatto seguito un trattamento di torture assai più pesante.
L’ultimo carcerato era l’altro schiavo condannato la sera precedente.
Questo era stato appeso per i polsi, in modo che avesse i piedi sollevati da terra, e appoggiava con le palle su una sbarra metallica. Tutto il suo peso, quindi, gravava sui polsi o sull’inguine e non aveva modo di scampare a quella pena. Per di più aveva grosse mollette ai capezzoli, che sicuramente gli infliggevano sofferenza, ed era completamente esposto al sole. Non portava né benda né bavaglio così si potevano udire i suoi gemiti che facevano da colonna sonora al supplizio degli altri.
Lady Prinz ci h consentito di prendere quest’ultimo a scudisciate. Così, a turno, ci siamo potute divertire a sue spese, fino quando non aveva più fiato per gridare di dolore.
Quelle ore sono state tanto piacevoli che ho perfino scordato l’antipatia di quella Dana.
Un Bacio, Lady Susan.

(continua)
view post Posted: 1/4/2024, 12:21     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
45

Il mattino seguente Lady Susan si alzò di buon’ora, molto eccitata al pensiero del divertimento che l’attendeva.
La colazione fu servita nel salone, da schiavi bardati con catene e bavagli. Era intuibile che a loro toccava di preparare e portare cibi gustosi, mentre erano costretti ad un ferreo digiuno.
Compiaciuta da quel pensiero Lady Susan consumò l’abbondante libagione, prima che Lady Prinz annunciasse il programma della giornata.
- Andremo a vedere gli schiavi operai che sono già al lavoro - disse - così controlleremo se il rigoroso trattamento di ieri sera è stato utile a farli rigare diritti, o se servirà ripeterlo altre volte. Poi vi mostrerò gli schiavi in reclusione, e mi aiuterete nell’infliggere loro qualche tortura.
Non erano necessarie ulteriori spiegazioni per intuire che la giornata iniziava con i migliori auspici.

Uscirono che il sole stava già scaldando l’aria e per prima cosa videro le Sorveglianti che trascinavano per le catene F e gli altri quattro schiavi che il giorno prima erano stati lasciati in ammollo all’attracco del motoscafo. Avevano trascorso a bagno le ore più fredde della notte, ed erano visibilmente molto provati, col sesso rattrappito, costretto da morsi metallici. Lady Prinz spiegò che li avrebbero lasciati scaldare un po’, appesi in catene ai pali usati per le torture e poi, senza cibo né riposo, avrebbero iniziato un turno di lavoro fino all’adunata serale.
Camminando per i sentieri dell’Isola le Signore passarono accanto ai cantieri degli edifici in costruzione. La loro ospite illustrava ciò che si stava realizzando, ma Lady Susan era soprattutto ammirata dalla scena dei gruppi di schiavi che faticavano al lavoro, sotto la direzione inflessibile delle Dominatrici, armate di scudisci e fruste di varia foggia.
In gran parte gli schiavi erano semplicemente nudi, talvolta con strette bardature di catene che stringevano i fianchi e passavano fra le gambe.
Qualcuno aveva catene alle caviglie, oppure pesi attaccati ai piedi per rendere più penoso il movimento.
Qualche altro schiavo portava bavagli metallici o morsi al sesso.
In varie circostanze poterono assistere alle Sorveglianti che somministravano nerbate, per incitare le loro vittime nel lavoro.
Quelli maggiormente in difficoltà sembravano gli schiavi addetti alla realizzazione dei sentieri ed alla posa delle cordonate a fianco di aiuole, che dovevano lavorare restando curvi, spesso in ginocchio, e trasportare pesanti massi o sacchi di pietre.
Comune a tutti i lavori era il fatto che gli operai forzati non avevano strumenti; se avevano qualcosa, al più avevano attrezzi rudimentali, per cui ogni cosa diventava difficile e faticosa. Se a ciò si aggiunge l’effetto delle costrizioni portate da qualcuno, la continua minaccia delle frustate, la fame, la sete ed il caldo, era ben facile intuire quale tipo di supplizio fosse il loro lavoro.
Malgrado tutte queste difficoltà sembrava che la costruzione delle strutture procedesse bene ed in modo armonico, a dimostrazione, come diceva Lady Prinz, che “con una buona dose di frustate e con l’esercizio di un Dominio assoluto, si può realizzare qualunque cosa, oltre a divertirsi”.

(continua)
view post Posted: 30/3/2024, 13:34     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
44

Lady Susan, che nel periodo in cui F era stato confinato nella Sua residenza personale ave-va familiarizzato con la sua proprietaria, Lady Elena, e si era impegnata di tenerla al cor-rente della vita sull'isola, approfittò di un momento di pausa per inviarLe un primo resoconto.

Carissima,
è un piacere scriverti per raccontarti delle meraviglie di questo posto.
Sono qui da meno di un giorno e già mi sento a casa, perfettamente a mio agio in un mondo che rispecchia i miei desideri.
Lady Prinz è splendida, sia come ospite che come Signora. Non sono da meno le Sue collaboratrici, le altre Signore dell’Isola e le mie compagne di esperienza in questa avventura che ci aiuterà a diventare perfette Dominatrici. Non nego che avevo qualche riserva su di loro ma la meraviglia di questo posto ha appianato ogni diversità di vedute e, anzi, ci ha fatto intendere benissimo tanto che già dopo poche ore ci siamo sentite come amiche da sempre.
Ti dicevo di Lady Prinz e di come ci ha accolte, mostrandoci le particolarità dell’Isola. Abbiamo viaggiato su una carrozza trainata da schiavi nudi, ed è stata la prima bella esperienza qui. Poi abbiamo fatto sosta nella villa principale del villaggio, servite da altri schiavi in catene. Quindi Lady Prinz ci ha portato a vedere i lavori di costruzione dei nuovi edifici. E’ un vero spettacolo vedere gli schiavi sudati, che faticano sotto i colpi della frusta delle Signore, che li dirigono e li sorvegliano. Le Dominatrici sono implacabili nel somministrare scudisciate ad ogni minimo rallentamento del lavoro, e spesso, da quanto ho visto, non perdono occasione per complicare la vita delle loro vittime, imponendo strumenti di costrizione e pratiche umilianti. Ti racconterò di queste cose con gli adeguati particolari un’altra volta, preferisco invece descriverti quello che è successo verso sera, quando tutti gli schiavi sono stati condotti, alla fine dei turni di lavoro, nel piazzale centrale.
Lady Prinz ci ha fatto passare in rassegna quella schiera di animali, ed è stato molto eccitante vederne tanti, tutti così succubi e piegati al dominio.
Tutti erano nudi, ma alcuni portavano pesanti catene ai piedi, altri erano costretti da barda-ture di corde o catene che visibilmente segavano le loro carni. Alcuni dovevano portare morsi che intrappolavano cazzo e palle, oppure avevano pinze che mordevano i capezzoli. Lady Prinz ci ha spiegato che cibo ed acqua sono strettamente razionati per gli schiavi, così anche le più elementari necessità divengono strumenti di patimento. Persino per pisciare e cagare, gli schiavi devono attendere l’autorizzazione delle Signore, e molto spesso questa è una buona scusa per infliggere punizioni.
L’occasione dell’adunata serale è stata usata per presentarci alle altre Dominatrici, che so-no parecchie, e ci hanno accolto con entusiasmo. Molto meno contenti, immagino, sono sta-ti gli schiavi quando Lady Prinz ha annunciato che, in nostro onore, tutti avrebbero ricevuto dieci frustate.
Inoltre, i pasti di coloro che ne potevano fruire, sarebbero stati dimezzati di quantità, e le punizioni previste per i colpevoli di qualche mancanza sarebbero state aumentate anche fi-no al doppio. Detto così il messaggio poteva non essere chiaro, ma ti assicuro che quanto è accaduto dopo è stato lo spettacolo più eccitante che fino a quel momento mi era capitato di vedere.
Uno alla volta, gli schiavi che non avevano motivi per essere puniti sono stati portati ad un palo nel mezzo del piazzale e qui, sotto gli occhi degli altri, hanno subito una breve ma effi-cacissima serie di dieci colpi somministrati con la frusta lunga e nodosa. Di questa tortura si sono occupate, dandosi il turno, alcune Dominatrici e la stessa Lady Prinz. Noi nuove arrivate smaniavamo tutte per potere intervenire, ma Lady Prinz in questo è stata inflessibile: la frusta lunga, ci ha detto, va manovrata con esperienza e non si può rischiare di sbagliare un solo colpo in un’occasione tanto solenne, alla presenza di tutti gli schiavi. Ci ha rassicu-rato che ci spiegherà come usarla e ci darà vittime su cui fare pratica, già nei prossimi giorni.
Dopo quel giro di supplizi, gli schiavi frustati hanno potuto ricevere quel poco di alimento che serve al loro sostentamento. Alcune Signore hanno dato loro delle ciotole, con dentro una scarsa quantità di una strana poltiglia dall’aspetto tutt’altro che invitante. Lady Prinz ci ha spiegato che era una specie di zuppa, in cui alcuni prodotti chimici sostitutivi di sali e proteine, sono mescolati ad erba, fango, sabbia ed altre schifezze. Il cibo è talmente poco che gli schiavi lo ingurgitano, mangiando nelle ciotole come animali, senza fiatare. Ad ogni buon conto, se dovessero lasciarne, sarebbero considerati colpevoli di disobbedienza, e per questo motivo condannati ad una pesante punizione.
Dopo quella specie di cena, gli schiavi di quel gruppo sono stati portati via, per essere rin-chiusi nelle celle che costituiscono i loro alloggi.
Lady Prinz ci ha spiegato che sono gabbie o botole, in cui vengono rinchiusi schiavi anche in gruppi, costringendoli ad un’oscena e degradante promiscuità.
Il momento migliore, comunque, iniziava allora perché era il turno delle punizioni degli schiavi colpevoli di qualche mancanza. Le infrazioni meno gravi accumulate durante la gior-nata ad insindacabile giudizio delle Sorveglianti, oltre alle nerbate immediatamente som-ministrate, comportano l’applicazione di torture dopo l’adunata e, in genere, la privazione anche di quel poco di alimentazione concessa agli altri. Per ognuno di questi schiavi, dunque, la Signora che aveva rilevato la mancanza faceva la sommaria descrizione del fatto e proponeva la pena, in decine di frustate o scudisciate. In genere le colpe riguardavano scarsa efficienza nel lavoro o l’avere commesso qualche errore e le punizioni proposte an-davano dalle venti alle quaranta nerbate. Le altre Signore commentavano con urla e schiamazzi finchè Lady Prinz concludeva stabilendo la pena definitiva, che poi veniva rad-doppiata per festeggiare l’occasione, come era già stato detto prima.
Gli schiavi condotti a questo supplizio sono stati otto ed anche a noi novizie è stato concesso di somministrare alcune scudisciate. Lady Prinz, in particolare, mi ha lasciato torturare un giovane schiavo condannato a quaranta colpi di verga metallica. E’ uno strumento di cui ho già una certa pratica e so bene quanto può essere efficace, soprattutto se i colpi vengono inferti di taglio e dove la carne è più tenera.
Sono stata tanto dura che quell’insulsa vittima ha perso conoscenza intorno al trentesimo colpo, così è stato necessario aspettare che si riprendesse per concludere la tortura. Lady Prinz ne è rimasta compiaciuta e mi ha fatto i complimenti per la mia crudeltà, pur raccomandandosi di non rovinarle troppo gli schiavi.
Dopo di me alla tortura è passata Miss Dana. Mi pare di avertene già parlato spiegandoti i motivi per cui mi sembrava una smorfiosa per nulla simpatica. Devo dire che quando ci siamo trovate insieme per il viaggio non sono stata per niente contenta. Non c’è un motivo particolare, ma se fosse dipeso da me avrei messo anche lei sotto tortura, solo per divertirmi a vederla soffrire. Per di più la tipa ha subito cominciato a mettersi in vista con Lady Prinz come se fosse già avvezza al ruolo di grande Dominatrice.
Vedendola alle prese con la sua vittima devo ammettere che ha un certo stile ed è certa-mente molto crudele come Aguzzina. Lady Prinz sembrava soddisfatta della sua prestazione e per ora io sospendo ogni altro giudizio.
Finite quelle torture, gli schiavi, senza cena, sono stati portati alle loro celle.
La serata però non era ancora finita perché restavano un paio di casi di schiavi resisi colpe-voli di mancanze che le Sorveglianti ritenevano di più grave entità.
Il primo schiavo ad essere giudicato fu trascinato di peso in mezzo al piazzale. Aveva brac-cia e gambe incatenate insieme dietro alla schiena ed era stato appeso così ad un palo per trasportarlo a spalla. Era di carnagione olivastra e sembrava giovane. Di certo era più ma-gro e malconcio della media di quelli visti prima, e si faceva notare solo perché aveva un cazzo decisamente sovradimensionato. Tu sai quanto io ami divertirmi alle spalle dei negri e dei meticci, così puoi immaginare il piacere con cui pregustavo il supplizio di quella vittima.
La Signora che lo aveva denunciato doveva pensarla più o meno come me, perché la colpa di quello schiavo non era molto diversa da quelle sentite prima. Si trattava, infatti, di una questione di poca efficienza sul lavoro, aggravata dall’aver rotto un qualche strumento da muratore.
Soprattutto, però, si considerava aggravante il fatto che lo schiavo fosse reduce da alcune punizioni nei giorni precedenti e che, malgrado ciò, il suo rendimento era peggiorato invece che migliorare. A volere essere ragionevoli era perfettamente comprensibile che lo schiavo dopo essere stato tanto frustato, privato di cibo e di sonno, fosse tutt’altro che efficiente al lavoro. Però, e tu lo sai bene, qui non si tratta di essere ragionevoli: il Dominio anzi si manifesta al meglio nella capricciosità, ed era proprio questo il modo migliore per piegare ad esso lo schiavo. Non c’era bisogno che Lady Prinz ce lo spiegasse e lo schiavo subì una con-danna esemplare: cento frustate sul posto e una settimana di reclusione dura, con torture e umiliazioni quotidiane fino al pentimento totale.
Questa pena era una novità, e Lady Prinz assicurò che ce l’avrebbe spiegata al più presto.
Così ho potuto assistere a quella lunghissima e pesantissima punizione che alcune Signore impartirono, alternando l’uso di vari attrezzi. La vittima è svenuta un paio di volte e le Aguzzine hanno atteso che tornasse in sé per riprendere la tortura.
Finito il supplizio lo hanno portato via di peso. Mi sarebbe piaciuto vedere dove lo portava-no, ma era già il momento di assistere al giudizio successivo e Lady Prinz ci ha fatte restare lì. Il nuovo schiavo era assolutamente diverso dal precedente: si trattava di un uomo di mezza età, pallido, grassoccio e non particolarmente dotato sessualmente. La Dominatrice che lo presentava, spiegò di volerlo fare giudicare perché durante il lavoro si era comple-tamente fermato. Per di più, mentre lei lo frustava per farlo tornare al lavoro, il tipo si era messo a leccarle gli stivali, chiedendo pietà ed accennando a masturbarsi. Per quel motivo la Signora gli aveva imposto un blocco al sesso, cioè una specie di grosso morsetto, che gli stringeva la base del cazzo per impedirgli l’erezione.
Lady Prinz rimase molto impressionata dalla descrizione di quella serie di infrazioni, che giudicò tutte estremamente gravi, infatti agli schiavi è proibita ogni sorta di eccitazione sessuale se non espressamente voluta dalle Signore. Decise, dunque, di punirlo non solo con una pesante serie di frustate, ma anche con una lunga sodomizzazione e poi con torture e reclusione per la durata di due settimane.
Così quel porco insulso è stato prima lungamente frustato e poi, incatenato ad un cavalletto a gambe spalancate, è stato inculato da varie Signore, armate di grossi strap-on. Anche noi nuove arrivate abbiamo fatto la nostra parte: dopo alcune Dominatrici anche noi abbiamo potuto armarci di falli finti e sodomizzare la vittima fino a stremarlo. Sai che quella è una pratica che ho sempre trovato divertente, e mi sono volentieri sfogata, anche se a pensarci, avrei trovato più gustoso torturare il ragazzo moro invece di quell’altro animale.
Quando abbiamo finito era già molto tardi e Lady Prinz ha deciso che era giunto il momento di sciogliere l’adunanza. Le restava da fare il controllo dell’andamento delle punizioni per le vittime condannate in precedenza a pene di lunga durata. Ci ha spiegato che, per quella volta, avevamo visto abbastanza e che in una successiva occasione ci avrebbe portato con sé. Così ci siamo tutte ritirate, ed è finita la mia prima giornata all’Isola.
Un bacio, Lady Susan.

(continua)
view post Posted: 28/3/2024, 12:04     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
43

L’Isola aveva una forma grosso modo ad U.
La parte lunga orientale, rivolta verso la terraferma, era molto scogliosa ed attraccare da quella parte era pressoché impossibile.
Nella parte meridionale, la costa si abbassava e gli scogli non rappresentavano un pericolo. Lì era stato costruito un pontile, ma c’era un secondo attracco, all’interno di una specie di antro scavato dal mare, dove, fra l’altro, erano state ricavate alcune celle per l’imprigionamento degli schiavi in transito. Le Dominatrici, infatti, avevano previsto che le loro vittime passassero lì altro tempo, in condizioni molto gravose, prima di essere ammesse in superficie.
Nuovamente la costa si rialzava nel tratto occidentale, verso il mare, mentre all’interno della c’era una specie di laguna, con le rive degradanti nell’acqua.
L’Isola non aveva grandi dimensioni, ma non era nemmeno minuscola.
Soprattutto, aveva il pregio di essere completamente disabitata, cosicché le Signore avevano potuto acquistarla per intero e popolarla a modo loro, e di avere un territorio che consentiva di escludere ospiti e sguardi indiscreti.
Dal mare si vedevano solo gli scogli e le coste, senza appigli. Le rupi esterne, coperte di vegetazione dalla sommità, impedivano di intuire cosa ci fosse nell’altro versante.
La baia interna aveva un accesso molto stretto, e non transitabile da natanti. Solo dall’alto, si potevano vedere gli edifici e le opere che erano in corso di costruzione, ma si trattava di strutture molto semplici, del tutto normali per un piccolo villaggio turistico privato.
In sostanza, era solo sbarcando sull’Isola, che si aveva modo di capire quale genere di mondo avessero organizzato lì le Dominatrici.
Lady Susan si godeva il sole e l’aria frizzante seduta sul veloce motoscafo che solcava il breve tratto di mare dalla costa all’Isola.
Alla guida del natante c’era Lady Prinz, con i capelli mori al vento ed i seni pieni e sodi sotto la maglietta.
Le altre passeggere erano Lady Lycia, alta e magra, che portava un corpetto attillato e pantaloncini di pelle neri, e Lady Dana, che, come al solito, preferiva indossare uno spolverino grigio scuro col quale copriva le sue forme, tutt’altro che longilinee. La bionda Lady Susan, da parte sua, aveva messo un pullover per ripararsi dall’aria, dato che, forse anticipando la stagione, era salita sulla barca in bikini.
Sembravano un gruppo di amiche in gita e difficilmente si sarebbe potuto immaginare che, sotto coperta, trasportavano cinque schiavi, tra cui F, nudi ed incatenati, destinati a rinfoltire le schiere delle vittime che già erano state incarcerate all’Isola, la terra privata dove regnavano le Dominatrici.
I cinque erano stati stipati nello spazio ristretto sotto la tolda, stesi quasi l’uno sull’altro. Lady Susan li aveva visti scendere dal furgone ed essere spinti dentro il motoscafo, stupendosi di come potessero stare in quell’angusto ed improprio bagagliaio. Erano visibilmente stremati, sporchi e sudati, dopo aver atteso nel camioncino per oltre mezza giornata, sotto il sole. Certamente erano affamati ed assetati, dato che il loro viaggio era iniziato molto prima, e lo avevano dovuto affrontare in piedi, immobilizzati dalle catene, appesi per i polsi e imbavagliati, schiacciati l’uno contro l’altro, proprio come si addiceva a degli schiavi di infimo livello.
Lady Prinz, gli aveva subito spiegato che all’Isola avrebbero trovato un trattamento estremamente duro, a base di pesante lavoro forzato, torture ed umiliazioni.
Non aveva detto molto di più, ma quello che aveva illustrato, era più che sufficiente per eccitare le tre ospiti, da poco entrate nel giro delle Signore ed ansiose di sperimentare il regime di dominio assoluto che vigeva nell’Isola.

Pregustando il piacere di quella lunga vacanza, Lady Susan vide la costa avvicinarsi. Lady Prinz, descrivendo la geografia del luogo, disse che sarebbero entrate dalla parte interna; infatti, ignorò il pontile in cemento, la cui parte verso la riva era bloccata da un grande cancello con inferriate ed alte punte acuminate, per puntare alla caverna naturale lì a fianco.
Si tratta - spiegò brevemente - di un attracco realizzato centinaia di anni fa dai pirati locali. Abbiamo cominciato i lavori sull’Isola con questo restauro. Col primo gruppo di schiavi, abbiamo ripristinato l’accesso e la scala interna, che porta in superficie. Inoltre, abbiamo ricavato qui sotto quelle celle di cui vi parlavo: vedrete che sono molto funzionali.

La grotta non era particolarmente grande, giusto quanto bastava per tenere al suo interno il motoscafo in arrivo, ed un fuoribordo più piccolo attraccato lì. Il molo era un marciapiede di cemento, evidentemente appena costruito, che seguiva il perimetro dell’antro per quasi due terzi. Alla fine, dalla parte opposta a quella in cui era arrivato il motoscafo, degradava con alcuni gradini fin sotto il livello dell’acqua. E proprio lì, scavate nella roccia, c’erano due specie di piccole grotte, chiuse da grosse inferriate.
Ad attendere l’arrivo di Lady Prinz e delle sue tre ospiti, c’erano due Signore, che indossavano bustini di pelle, mutandine e sabot. Entrambe portavano i cinturoni, con appesi manganelli e fruste di varia foggia.
Costoro accolsero con grande entusiasmo le nuove arrivate e, ancor di più, sembravano smaniose di prendere in consegna la “merce” trasportata.
Sollevato il portellone della tolda, fecero uscire i cinque schiavi incatenati che immediatamente rabbrividirono, sia per lo sbalzo di temperatura, dato che nella caverna c’era molto più fresco che sul mare, sia sicuramente per il panico. Infatti, per quanto potessero essere arrivati fin lì consenzienti e consapevoli, era inevitabile per chiunque, provare paura davanti alla prospettiva di trovarsi alla completa mercè di Aguzzine tanto crudeli.
Ogni schiavo portava un bavaglio, formato da una sfera metallica infilata in bocca, tenuta ben stretta da un anello di ferro, stretto dietro alla nuca. Avevano i polsi ammanettati sul davanti, attaccati ad una bardatura di ferro, che stringeva i fianchi e, come una bizzarra cintura di castità, imprigionava pene e scroto come una morsa, per poi passare fra i glutei, spingendo negli ani delle vittime ingombranti penetratori. Alle caviglie, avevano altri anelli metallici, uniti da una corta catena, che obbligava a camminare a piccoli passi.
Le due Aguzzine li fecero schierare con le spalle alla parete rocciosa, per esaminarli rapidamente.
Tre di loro erano discretamente alti ed apparentemente atletici, uno era abbastanza sovrappeso, mentre F aveva un aspetto più malconcio.
Tutti erano stati rasati e depilati, in modo quasi totale, e anche i capelli erano rasati a zero, segno sicuro dell’essere stati per tempo preparati alla loro sorte.
Le loro parti sessuali, infine, erano striminzite e costipate, a causa dei morsi metallici che avevano dovuto portare fin dall’inizio del viaggio.

- Come vi ho già spiegato - disse Lady Prinz rivolta alle sue ospiti, questi animali adesso passeranno alcune ore in quelle celle che vedete laggiù. Ne metteremo tre in una, e due nell’altra, bene stretti fra di loro, come dei frocetti. Vedete che le celle sono per una buona metà sott’acqua, in modo che il freddo li geli per bene. Si frolleranno quanto basta, per iniziare degnamente il loro soggiorno sull’Isola.
Sogghignando per la spiegazione, le due Aguzzine, agitando i manganelli, fecero camminare i cinque schiavi fino alla fine del marciapiede.
Per metterli nelle celle, anche loro dovettero scendere i gradini, e mettere i piedi a bagno nell’acqua fredda. Le celle, però, avevano il pavimento molto più profondo, tanto che gli schiavi si trovarono con l’acqua a metà pancia. I primi tre furono stipati nella loro nicchia, che li conteneva a stento, con i polsi attaccati ad un gancio nella parete. F e l'altro, trovarono identica collocazione nella seconda cella.
- Più tardi - aggiunse Lady Prinz, salirà la marea, cosicché saranno in ammollo fino alle spalle. Abbiamo calcolato la profondità del pavimento, proprio perché il livello di immersione fosse sempre adeguato. Ovviamente, se ci fosse una mareggiata, l’imprigionamento qui sarebbe molto pericoloso, ed in tali casi ci tocca escogitare qualche altro sistema, per preparare gli schiavi alla loro sorte. Per quanto riguarda la sicurezza, comunque, non c’è nessun problema, perché anche dopo che saremo uscite da qui, resterà una telecamera a controllare la situazione e registrare ogni cosa.

Chiuse le celle, le due Aguzzine si asciugarono i piedi, e tornarono dalle amiche.
Tutte insieme, le cinque Signore imboccarono un pertugio, chiuso da una porta sprangata, che dava su una scalinata scavata nella roccia, tetra e buia.
Percorsero in silenzio il passaggio, finché uscirono all’aperto, da una specie di pozzo in mezzo ad un boschetto. Da lì erano già protette alla vista dal mare, e dinnanzi a loro, come disse Lady Prinz, si aprivano le meraviglie dell’Isola.
Lady Prinz guidò le tre ospiti verso una carrozza trainata da sei robusti schiavi, nudi tranne che per le bardature e le catene che li tenevano attaccati al veicolo. Le quattro Dominatrici si accomodarono a bordo e Lady Prinz con una lunga frusta fece partire la bizzarra pariglia.
Gli schiavi portavano minuscoli sandali allacciati con fibbie, che permettevano loro di percorrere a passo veloce il vialetto sassoso ed irregolare, in leggera salita. Il peso della carrozza e delle passeggere non consentiva una corsa veloce ma Lady Prinz, a suon di nerbate, indusse gli schiavi ad accelerare più che potevano.
Terminata la salita la strada si trovava in mezzo alla striscia di terra che costituiva la parte sud dell’Isola: si vedeva il mare sia da una parte che dall’altra ed era decisamente uno spettacolo naturale gradevole.
Le Signore, comunque, non si interessarono molto al panorama poiché dopo poco incontrarono lungo la via un gruppo di schiavi, nudi ed in catene, che attirò la loro attenzione. Con attrezzi rudimentali, diretti a frustate da una Signora, stavano sistemando il viale mettendo giù pietre e terra.

Lady Prinz fece rallentare la carrozza e, rivolta alle ospiti, spiegò.
- Queste bestie – disse – ci servono per svolgere i molti lavori necessari all’Isola, per renderla funzionale ed accogliente. Vi farò vedere come trattiamo gli schiavi qui: devono sopportare un regime di vita molto severo, segnato da lavoro pesante, torture, patimenti e privazioni. Cibo ed acqua sono razionati, il riposo è scarsissimo, e dopo ore di fatica, le nostre vittime devono servirci come trastullo per i nostri capricci.
Lady Susan, a vedere quegli uomini nudi, costretti al lavoro forzato, si sentì furiosamente eccitata. Lady Prinz se ne accorse e sogghignò.
- Mi piace la tua reazione - commentò. Già da stasera avrete la possibilità di usare qualche vittima e confido che saprai dimostrare adeguata crudeltà nell’infliggere patimenti.
Corroborata da quell’incitazione, Lady Susan, assicurò la Signora che sarebbe stata all’altezza della situazione. Lady Dana e Lady Lycia, per non essere da meno, si unirono a lei nel garantire che sapevano cosa fare degli schiavi loro affidati.
Con un nuovo sonoro colpo di frusta, Lady Prinz fece riprendere velocità agli schiavi e la carrozza riprese la corsa verso quello che era il piccolo centro dell’Isola.
Arrivarono, infine, a destinazione. Lady Prinz fece fermare il veicolo in uno spiazzo su cui si affacciavano un paio di edifici in pietra, qualche baracca ed altri fabbricati in costruzione. Il tutto era nei pressi di una piccola spiaggia che dava sul golfo interno dell’Isola. In giro c’erano un paio di squadre di schiavi che stavano costruendo le nuove strutture.
Lady Prinz lasciò che le ospiti si facessero un’idea del lavoro delle vittime, poi le invitò ad entrare nell’edificio principale, che aveva l’aspetto di una villa padronale.
All’interno c’era una gradevole aria fresca, frutto delle spesse mura in pietra con cui la villa era stata costruita.

- Questa - spiegò Lady Prinz, era una struttura che già esisteva ma abbiamo dovuto lavorarci molto per ampliarla e renderla funzionale… fortunatamente non abbiamo problemi di manodopera, perché abbiamo addestrato gli schiavi a diventare bravi muratori, naturalmente a suon di frustate e pesanti punizioni!
Le condusse in un’ampia sala, e qui le quattro Signore poterono accomodarsi su poltrone e divani. Subito comparvero due schiavi nudi, entrambi con il membro intrappolato in un cilicio, che portarono bevande e bicchieri.
- La struttura è ancora un po’ rustica - commentò Lady Prinz mentre sorseggiava il suo calice di prosecco, ma cerchiamo di non farci mancare qualche comfort. In effetti anche noi Signore siamo qui per lavorare, perché bisogna dirigere e sovrintendere le opere per la realizzazione dell’Isola secondo i progetti, ma c’è anche modo di svagarsi. Con l’abbondanza di vittime a disposizione abbiamo materiale adeguato per trastullarci e sono sicura che anche voi vi troverete a vostro agio.
Proseguì, poi, descrivendo l’andamento dei lavori e l’entità dei progetti. Spiegò come erano organizzati i massacranti turni di fatica e tortura degli schiavi e l’impegno delle Dominatrici nel sorvegliarli.
Le tre ospiti erano sempre più eccitate dalla spiegazione di Lady Prinz. Pendevano dalle sue labbra e insieme smaniavano per potersi divertire ai danni delle vittime che sarebbero state loro affidate

(continua)
view post Posted: 26/3/2024, 11:09     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
42

Lady Susan era a cena fuori.
Si immaginava la scena, e sogghignava fra sé, mentre inginocchiato a terra, puliva i pavimenti. Lo schiavo era, come quasi sempre, nudo. Aveva una catena che gli cingeva strettamente i fianchi, e gli passava fra le natiche ed intorno al pene. A quella imbracatura, era attaccata un’altra catena, che arrivava fino alle caviglie. In quel modo, ogni movimento con le gambe gli faceva tirare la catena che lo imbrigliava, provocandogli dolore. Per lavorare aveva le mani libere, così la Signora aveva pensato di stringergli il pene e lo scroto con una morsa, chiusa a chiave, che gli impediva eventuali capricci masturbatori.
F aveva le palle gonfie dal desiderio, a lungo frustrato, ma non avrebbe mai osato toccarsi, anche al di là dell’impedimento materiale, tanta era la preoccupazione di non finire il lavoro assegnatogli e tanto era il terrore dell’ira della sua Padrona.
Lady Susan era infatti notoriamente una delle Aguzzine più crudeli, non solo al Castello o all’Isola. La sua atroce capacità di infliggere patimenti, era esercitata ovunque, ed in quel modo soggiogava schiavi in abbondanza.
F sapeva che quella sera Lady Susan era uscita con la sua nuova conquista. Lui l’aveva invitata a cena, pensando di coronare così una bella avventura, ignaro che in poche ore lei lo avrebbe sedotto e reso sua vittima.
F ci era passato ed aveva ben presente il percorso che lo aveva trasformato in un servo senza dignità.
Con lui, a casa di Lady Susan, altri due schiavi conciati allo stesso modo di F, si affrettavano a fare le pulizie. Evitavano di guardarsi l’un l’altro, e non osavano parlarsi o farsi cenni, ben sapendo che la casa era piena di microfoni e videocamere che avrebbero scoperto la loro colpa. Del resto, non avevano nulla da dirsi. La loro unica preoccupazione era soddisfare i desideri di Lady Susan ed evitare, se possibile, una punizione grave. Nemmeno si illudevano di scampare del tutto le pene, perché la loro Signora trovava sempre qualche buona ragione per non essere contenta del loro lavoro.
Quando suonò il segnale, F non aveva completato la pulizia che gli era stata assegnata. Mancava poco, qualche mensola da spolverare e mezza stanza da spazzare, ma non c’era tempo. Raccolse l’immondizia che aveva fino ad allora accantonato, e la portò di corsa nel bidone, dove anche gli altri schiavi portarono la loro. Polveri, peli, e quant’altro raccolto, sarebbero state più avanti utilizzate come cibo per gli stessi schiavi.
F, abituato a lunghi e penosi digiuni, scacciò il pensiero con disgusto e con gli altri due, corse alle cantine, dove erano aperte le piccole celle con le porte automatizzate.
Avevano ancora pochi istanti per entrare, ognuno nel suo loculo scavato nel pavimento, stendersi a pancia in giù sul gelido pavimento, e allungare i polsi ai ferri, che ci sarebbero chiusi di scatto al comando del timer.
Si udì l’ultimo allarme. La morsa metallica bloccò i polsi di F. La porta di ferro corse nella guida e si bloccò, lasciandolo chiuso nel buio più assoluto.
Non restava che attendere. In poco meno di mezz’ora, Lady Susan sarebbe rincasata, con la sua nuova conquista.
Avrebbe ceduto subito, se già non lo aveva fatto, ai capricci sadici della Signora. Dopo qualche successivo incontro, gli sarebbe toccato di confrontarsi con gli altri schiavi posseduti da Lady Susan, o dalle sue amiche. Poi, passo dopo passo, sarebbe diventato succube senza speranza. Sarebbe stato educato all’Isola o al Castello, avrebbe conosciuto torture ed umiliazioni continue. F lo sapeva, perché ci era passato. E lo sapevano anche gli altri schiavi, che attendevano di poter vedere il nuovo acquisto, curiosi e speranzosi, di avere la presa della Signora un po’ meno pesante su di loro.
F non voleva pensare troppo avanti. A quel punto, nel buio e freddo di quella angusta cella, la sua principale preoccupazione era immaginare quanto pesante sarebbe stata la punizione che la Signora gli avrebbe somministrato il giorno seguente. Sperava che la nuova preda fosse divertente per Lady Susan, in modo che non facesse troppo caso alle sue mancanze nelle pulizie.
Non osava sperare di più, rassegnato a subire il peggio.

Lady Susan e due sue amiche, festeggiavano l’anniversario a modo loro.
Era già pomeriggio inoltrato, quando F fu tirato fuori dal suo cubicolo, in cui giaceva incatenato dalla notte precedente.
Non gli fu lasciato il tempo di sgranchirsi. Con gli altri due schiavi, che la Dominatrice teneva in casa al suo servizio, fu portato nel salone, dove quello che ormai era già il nuovo schiavo di Lady Susan attendeva di essere seviziato.
F e gli altri due, nudi, furono fatti inginocchiare ed i loro membri vennero infilati in una specie di apposita gogna metallica.
Nei loro culi, le amiche di Lady Susan infilarono senza tanti complimenti, grossi penetratori metallici.
Poi vennero loro ammanettati i polsi dietro la schiena.
Erano lì per fare da spettatori, ma anche loro avrebbero subito una tortura.
Gogna e falli, furono attaccati ad un impianto elettrico, che immediatamente cominciò a infliggere scosse, di durata e potenza variabili.
Sistemati così i tre schiavi di servizio, le Aguzzine si dedicarono al nuovo acquisto.
Evidentemente costui era già stato torturato, perchè portava vistosi lividi di frustate e bastonate. Implacabili le tre Signore lo appesero per i polsi, incatenati dietro la schiena, e lo strattonarono fino a fargli tendere le braccia più che potevano, facendolo stare in punta di piedi. Dopo averlo bendato, gli dissero che lo avrebbero frustato e turno, e che lui avrebbe dovuto indovinare chi gli stava infliggendo i colpi. Se fosse arrivato a 100 risultati indovinati avrebbe vinto lui, se invece avesse raggiunto 100 risposte sbagliate avrebbero vinto loro. Nel primo caso avrebbe ottenuto un po’ di tregua. Nel secondo, avrebbe dovuto subire una nuova dose di frustate.
Era un gioco senza speranza.
Le tre Aguzzine cominciarono ad alternarsi nell’infliggere scudisciate con vari strumenti.
Lo schiavo sbagliava a ripetizione, e la partita rischiava di essere troppo breve, così le Signore gli lasciarono guadagnare qualche punto.
F e gli altri due, erano tanto spossati dalla tortura che stavano subendo, la quale proseguiva nel totale disinteresse delle Dominatrici, che non prestavano nessuna attenzione all’andamento del sadico gioco. In definitiva, il nuovo schiavo perse la sua inutile partita e le Aguzzine si dilettarono a frustarlo ancora, implacabili, malgrado avesse ormai tutto il corpo coperto di lividi.
Quando, infine, si stancarono della loro vittima, lo lasciarono a penzolare mezzo svenuto.
Lady Susan, fece ai tre schiavi la grazia di regolare lo strumento elettrico in modo che le scariche fossero più rade e meno potenti, poi se ne andò con le sue amiche.
I quattro schiavi, nudi, furono lasciati nel salone, ognuno alle prese con la propria sofferenza.
Fu solo dopo alcune ore che le Aguzzine tornarono, per riportare F e gli altri due nelle celle.
Non fu dato loro di sapere cosa toccava nel frattempo al nuovo schiavo.
Mentre F, il mattino dopo sarebbe stato trasferito sull'Isola.

(continua)
view post Posted: 25/3/2024, 12:33     +3È possibile coinvolgere su un forum la parte Femdom senza corrispettivo economico? - Il Regno dell'Off Topic del Forum Legami di Seta
CITAZIONE (Zilly @ 23/3/2024, 14:55) 
Ho spostato qui la risposta di Rediskin ad un mio post nella discussione:
https://legamidiseta.forumcommunity.net/?t=63005971

Penso che possa nascere una bella discussione.

Sì, personalmente apprezzo l'instaurazione di un dialogo costruttivo fra, diciamo così per semplificare e intendersi, sostenitori del "free" e del "pro".
Non c'è competizione, ciò che conta è trovare la propria strada che faccia stare bene con se stessi e con gli altri, rispettando la libertà di ciascuno.
Aggiungere esperienze, punti di vista altrui, informazioni disinteressate al proprio bagaglio è sempre un valore aggiunto.
Fa piacere che un forum possa offrire questa possibilità, che poi è una libertà, senza secondi fini. Dovrebbe sempre essere così.
view post Posted: 25/3/2024, 12:03     Una fidanzata gelosa - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
CITAZIONE (Samanthasam @ 25/3/2024, 11:51) 
Sempre molto bello. Bravo

Felice che ti sia piaciuto, giro il "bravo" all'autore del racconto che non sono io.
view post Posted: 24/3/2024, 12:34     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
41

La condanna di F, proseguì in questo modo fino alla fine della pena.
La sua detenzione nella buca era interrotta solamente per essere sottoposto a lunghe sedute di tortura, a infinite serie di nerbate, a umiliazioni di ogni tipo.
Anche i suoi pasti non differirono molto dal primo, pur se la perfida fantasia delle Aguzzine riusciva ad aggiungere disgustose lordure ogni volta diverse.
Il fetore all'interno della buca era diventato oramai insostenibile, tanto che negli ultimi giorni le Guardiane lo facevano staccare dalla sagoma per poi tormentarlo in uno spiazzo adeguatamente distante.

Fu nel tardo pomeriggio del trentesimo giorno, che il poveretto, che nel frattempo aveva perso totalmente la cognizione del tempo, venne informato che la detenzione alla quale era stato condannato era finita e che, in attesa delle decisioni successive, sarebbe stato trasferito in una cella dei sotterranei del castello.
Qui F, libero da ogni incatenamento, trascorse la notte e benchè il locale fosse tutt'altro che comodo e spazioso, dopo i giorni trascorsi nel black hole, gli parve una specie di suite imperiale.

Al mattino venne prelevato da due Guardiane, le quali gli comunicarono bruscamente che la sua Proprietaria, Lady Elena, aveva dato il suo assenso incondizionato al prolungamento della sua pena e di conseguenza al suo trasferimento alla detenzione sull'Isola, ma che prima sarebbe stato messo a servizio per qualche settimana nella residenza privata di Lady Susan, in quanto la Dominatrice aveva bisogno di uno schiavo in più, da aggregare ai due che già possedeva, perchè aveva in programma dei lunghi festeggiamenti in occasione dell'anniversario dell'apertura del Castello.
Venne così rinviato il suo trasferimento sull'isola.

Ma F, non avrebbe avuto alcun motivo di rallegrarsene.

(continua)
view post Posted: 23/3/2024, 12:42     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
40

Era mattina avanzata quando F fu riportato alla triste realtà dal cigolìo del coperchio che qualcuno stava rialzando.

- Buongiorno animale! Hai dormito bene? -
F non poteva vedere chi fosse, in quanto non gli era possibile il movimento della testa verso l'alto, ma gli parve di riconoscere la voce della giovane Miss Manuela. E nonostante lo stato di totale disorientamento in cui versava non si sbagliò: la Dominatrice era giunta lì, comodamente adagiata su di una lettiga sorretta da quattro robusti schiavi, ai quali, a giudicare dalle loro schiene, non aveva risparmiato una robusta dose di sferzate. Ad un suo cenno, i quattro portatori abbassarono la pesante lettiga e ad uno di loro venne ordinato di estrarre F dalla buca.
Una volta che il poveretto fu tirato fuori completamente, Miss Manuela risalì sulla lettiga, ordinò agli schiavi di rialzarla e, comodamente sdraiata sulle spalle dei poveretti, estrasse una specie di pistola ad aria compressa.

- Adesso mi divertirò a fare un po' di tiro a segno con la tua lurida carcassa - disse l'Aguzzina - ti comunico che i capezzoli e il tuo ridicolo membro valgono tre punti, il resto del corpo uno. Se non mi annoierò prima, intendo arrivare a cento. Inizia a contare ad alta voce!

Senza attendere altro tempo, Miss Manuela iniziò a bersagliare il povero F che ad ogni colpo doveva aggiornarle il punteggio.
I proiettili erano di una gomma non dura al punto da bucare la carne, ma abbastanza da essere molto dolorosi e da lasciare lividi bluastri ogni volta che arrivavano a segno.
Quelli da tre punti, che colpivano membro e capezzoli, fecero emettere a F delle urla disumane.
La povera vittima, era arrivata a contare 76 punti, frutto di una sessantina di colpi sparati, quando la Dominatrice, come previsto, si stancò di quel "gioco".

Fece ridiscendere la lettiga, comandò di riabbassare la sagoma che conteneva F e fece richiudere la grata.
Anche lei, prima della chiusura del coperchio, innaffiò abbondantemente F con il suo liquido organico.
Risalì infine sulla lettiga e continuò il suo giro del parco sulle spalle dei portatori.

F, ripiombato in quel buio angoscioso, con la pipì della Dominatrice che gli colava dalla testa lungo tutto il corpo, venne nuovamente assalito da quel senso di impotenza e di paura che aveva provato fin dal primo momento in cui era stato sepolto nel "buco".
le zone del corpo colpite dai pallini di gomma di Miss Manuela gli dolevano e pulsavano terribilmente, come se avesse ricevuto una scarica di legnate.
La fame e la sete erano oramai al limite della sopportazione e sempre più spesso era colto da stati di semi-incoscienza.

Fu verso il pomeriggio inoltrato che un gruppo di quattro dominatrici venne a fargli visita: le due Guardiane, più Lady Mara e Miss Phoria.
Erano arrivate ognuna a bordo del proprio calesse, trainato dai soliti schiavi pony. Dietro ad ognuna di Loro, agganciato tramite un lungo guinzaglio al retro del calesse, quattro schiavi che reggevano sulle spalle, ognuno, una cassa molto voluminosa e all'apparenza alquanto pesante.
A completare lo stravagante corteo, due cani di grossa taglia seguivano in coda.
Arrivate davanti al coperchio che celava il povero F le Signore, con un deciso strattone alle briglie, diedero il segnale agli schiavi pony di arrestarsi. Quindi scesero dai bizzarri carretti e, slegati i portatori, con ordini secchi e arroganti accompagnati da numerose nerbate, intimarono loro di aprire le casse e di disporne il contenuto a terra.
Una volta aperte le quattro casse rivelarono il loro contenuto: tovaglie, posate, bicchieri, numerosi piatti da portata, alcune bottiglie di vino e quattro tavolinetti di plastica pieghevoli. Una volta rimosso questo materiale, sul fondo delle casse comparvero alcuni dischi di ferro dall'apparente peso di diverse decine di kg.
Risultava chiaro, che questa "zavorra" non aveva alcuna utilità pratica, vi era stata messa come unico scopo, di far accrescere a dismisura la fatica dei poveri portatori.
Quando tutto fu disposto come avevano ordinato le Dominatrici, i pony furono liberati dalle catene che li bloccavano al calesse, furono messi a quattro zampe e lasciati a "pascolare" nel prato. Con evidente soddisfazione e perfidia, le Padrone consigliarono loro di "brucare" quanta più erba potevano, perchè solo al primo che fosse rientrato nella stalla sarebbe stata data una razione supplementare di fieno, mentre per gli altri tre quello sarebbe stato l'unico pasto della giornata.
Tutto era pronto per far risalire F dal suo terribile luogo di detenzione.
Senza attendere altro tempo, Lady Lycia intimò agli schiavi di sollevare il coperchio e di togliere la grata. Quindi azionò la leva di risalita.
Agli occhi delle Aguzzine e dei quattro schiavi, che nel frattempo erano stati messi nella posizione "in ginocchio", si presentò quella che a ragione si poteva definire una larva umana, dal respiro affannato, gli occhi semichiusi e con in testa ancora un po' di "prodotto" che Lady Dana gli aveva elargito in mattinata.
Il povero F faticò non poco per rendersi conto della situazione, anche se comunque capì di essere stato estratto dalla buca.
In cuor suo ne fu contento, benchè poco dopo realizzò che sicuramente sarebbe stato sottoposto a una nuova serie di torture, di patimenti e di umiliazioni. Ma il fatto di rivedere la luce del sole contribuì ad alleviargli quel senso di oppressione che provava quando era sepolto.
Infine, le Dominatrici, dopo aver ordinato ai quattro schiavi portatori la posizione "a quattro zampe", si sedettero pesantemente sulle loro schiene e diedero inizio a quello che, più che un pic-nic, aveva l'aria di una vero e proprio banchetto.
Dai piatti di portata, spuntarono delizie di ogni tipo, dalla carne alle verdure, dai formaggi ai dessert.
Il povero F, che dalla fine del processo nulla aveva ricevuto da mangiare nè da bere, osservava questo ben di Dio con le viscere che gli si contorcevano e ruggivano come una belva impazzita.
- Non temere schiavo, se i cani lasceranno qualche avanzo, forse alla fine rimarrà qualche morso anche per te - lo derise Lady Mara.
Anche i quattro pony che stavano "brucando" l'erba del prato lanciavano rapide occhiate furtive ai tavolini imbanditi, facendo estrema attenzione a non farsi sorprendere dalla Aguzzine, che certamente li avrebbero massacrati a sferzate se lo avessero notato.
I quattro schiavi sui quali le Padrone stavano comodamente sedute, invece, del cibo potevano solamente percepirne il profumo, avendo il divieto assoluto di muovere anche minimamente la testa, come ogni altra parte del corpo del resto.

Calavano le prime ombre della sera, quando le Dominatrici, rialzatesi, diedero ordine ai quattro schiavi di riunire in una capiente ciotola gli avanzi di quel sontuoso pranzo: bucce di frutta, croste di formaggio, bocconi di carne risputata e qualche cucchiaiata di dessert vennero riunite tutte insieme, con l'aggiunta di un paio di ossa rosicchiate dai due cani che avevano al seguito. Qualche ciuffo d'erba e numerosi sputi andarono a completare quello che sarebbe stato il pasto di F.
Liberato dai bracciali che lo tenevano bloccato alla sagoma e vincendo l'iniziale disgusto, F lo consumò con avidità animalesca sotto lo sguardo divertito delle Signore, dato che era il primo "pasto" dalla fine del processo.
Una seconda ciotola, ricolma di acqua anch'essa addizionata con la saliva delle Padrone, andò a placare l'arsura del poveretto.
Radunati i quattro pony, e fatto "riposizionare" F nella buca, il corteo prese la strada del ritorno, lasciando F alle sue angoscie e alle sue paure.

(continua)
view post Posted: 22/3/2024, 12:53     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
39

Le Guardiane prelevarono F dalla fetida cella, che era già mattina inoltrata.
A suon di nerbate e calci nelle terga, venne condotto in aula, dove Lady Prinz, dopo le premesse di rito, comunicò a lui e a tutto il pubblico presente quale sarebbe stata la tanto temuta sentenza.
Nemmeno nei suoi incubi peggiori, F avrebbe potuto immaginare una punizione più terribile.

- Tenuto conto delle numerose annotazioni negative - esordì la Lady - e del comportamento ancora ribelle e insolente dello schiavo 45, la condanna prevista è la seguente: detenzione nel "black hole" fino al termine del soggiorno al Castello. Inoltre, questa Corte dispone come pena accessoria la deportazione sull'Isola, per una durata da definire, previo consenso della Proprietaria dello schiavo 45, Lady Elena, la quale sarà immediatamente avvertita e si provvederà, di concerto con lei, a stabilire la durata del "soggiorno".
Rimane inteso che la Guardiane, a loro insindacabile giudizio, potranno prelevare il detenuto dal "black hole" per sottoporlo a dure sessioni di tortura, nei modi e nei tempi che loro stabiliranno. Così è deciso, la Corte si ritira.

A questo punto, nell'aula, dopo circa un minuto di silenzio totale, si levò un brusìo di intensità sempre crescente.
Non tutti nell'aula erano a conoscenza delle caratteristiche precise del "black hole", ma soprattutto, nessuno degli schiavi presenti, e anche alcune delle Dominatrici ultime arrivate, sapevano dell'esistenza dell'Isola.
Intanto Lady Dana e Lady Lycia, iniziarono immediatamente il trasferimento di F in quella che sarebbe stata la sua "residenza" per i prossimi dodici giorni, da dove sarebbe stato fatto uscire solamente per infliggergli tremende sessioni di tortura. Anche se il solo fatto di essere rinchiuso nel "black hole" era già di per sè una pena tremenda, come F avrebbe avuto modo di constatare.
Uscite dall'aula, con il fischietto che portavano appeso alla cintura, Lady Dana e Lady Lycia emisero due lunghi e acutissimi fischi. Nel giro di pochi istanti, le raggiunse uno schiavo pony, che trainava una specie di risciò. Le due guardiane si accomodarono nell'ampio e comodo divanetto, agganciando il guinzaglio di F, alla parte posteriore del "veicolo" e facendo schioccare la lunga frusta che vi era in dotazione, diedero il segnale di partenza allo schiavo pony. Sferzando in continuazione il povero "cavallo" gli fecero percorrere tutto il lunghissimo viale esterno, poi, fattolo deviare per un sentiero laterale, arrivarono in una zona un po’ defilata del grande parco del Castello.
F, con una corta catenella che gli univa le caviglie ed essendo naturalmente privo di calzature, vi arrivò con le piante dei piedi martoriate e sanguinanti, essendo tutto il percorso ricoperto di sassolini appuntiti e pietruzze taglienti. Con un deciso strattone delle briglie, bloccarono il risciò, sganciarono F, e con un violento calcio nelle terga, Lady Dana lo fece stramazzare a terra.
- Quella sarà la "suite" dove alloggerai nei prossimi giorni - disse con evidente compiacimento la Guardiana, indicandogli un coperchio metallico, posto a livello del terreno.
Fatto rialzare il poveretto, Le due Lady gli imposero di sollevare la copertura.
F, con evidente fatica obbedì, guadagnandosi ancora un paio di nerbate, per la lentezza con la quale stava completando l'operazione, a causa della prostrazione fisica in cui versava, e dell'eccessiva pesantezza del coperchio, costruito in ferro dello spessore di parecchi centimetri.
Sotto al coperchio vi era una grata, anch'essa in ferro, con le maglie larghe circa dieci centimetri. Sollevata anche questa, F vide con raccapriccio che il famigerato "black hole" non era altro che un buco nel terreno di forma rotonda, profondo circa due metri e con un diametro di poco più di uno, con le pareti rivestite anch'esse in ferro, e dal quale proveniva un odore nauseabondo di lordure di ogni tipo.
Ai lati del buco, due pali infissi nel terreno di circa tre metri di altezza, erano uniti da una barra trasversale, da dove pendeva un verricello, al quale, tramite un robusto gancio era attaccata una sagoma in ferro, a forma di corpo umano, di circa 50 cm. di spessore. La sagoma era chiusa nella parte posteriore da diverse barrette metalliche, mentre quella anteriore era completamente aperta. Azionando una leva, Lady Lycia la fece scendere, e con metodi brutali vi introdusse F, bloccandolo con i bracciali ai due lati della sagoma.

- Adesso ti seppelliremo qui per un po' - disse Lady Lycia - ma non temere: prima di sera, avrai motivo di distrarti, di sicuro qualche Signora avrà voglia di sollazzarsi un po' con le tue grida e verrà ad estrarti dal buco per darti una bella ripassata.
Ciò detto, L'aguzzina azionò nuovamente la leva, fintanto che la sagoma contenente il povero F, non ebbe toccato il fondo del buco.
Poi, staccato lo schiavo pony dalle aste del carretto, gli ordinò di richiudere la grata. Ma, prima che questi richiudesse anche il coperchio, lo bloccò.
- Non hai anche tu un urgente bisogno di liberarti la vescica? - chiese, con sguardo ammiccante, alla sua Collega. E senza porre tempo in mezzo, si accovacciò sulla griglia, scostandosi le mutandine.
Il getto, inondò completamente la testa dello schiavo, essendo che la sagoma aveva un'apertura nella parte superiore, evidentemente fatta apposta, perchè alla povera vittima segregata, piovesse sulla testa tutto ciò che veniva fatto cadere dall'alto. La stessa operazione venne ripetuta anche da Lady Dana, la quale, oltre al getto liquido, lasciò cadere nel buco anche qualcosa di più consistente.
Fattesi ripulire a colpi di lingua dallo schiavo pony, le Dominatrici a quel punto gli ordinarono di richiudere anche il pesante coperchio.
Infine, riattaccato lo schiavo al calesse, se ne andarono, sferzando selvaggiamente il poveretto per indurlo ad un passo il più veloce possibile.

F si ritrovò nell'oscurità quasi totale, l'unica sottile lama di luce, filtrava dal piccolo foro al centro del coperchio, dove passava la catena che reggeva la sagoma, alla quale il poveretto era bloccato. Immerso in quel fetido buco, che a giudicare dal terribile odore che vi ristagnava, non era sicuramente la prima volta che veniva usato come toilette dalle Dominatrici, venne colto da un senso di impotenza e di oppressione che mai aveva provato prima. Tra i mille pensieri che gli giravano per la testa, quello che le Aguzzine si sarebbero dimenticate di lui, e lo avessero lasciato lì a morire, era quello assurdamente predominante.
F era nella confusione e nel panico più completo, al punto tale che si augurò che lo avessero estratto da quel buco il prima possibile, anche se era consapevole che sarebbe stato solo per sottoporlo a lunghe e crudeli sessioni di torture e di patimenti.
Invece la giornata trascorse senza che nessuno si occupasse di lui.
F , intuì che fosse oramai sera, perchè dal foro sul coperchio non filtrava più alcuna luce e nuovamente tornò a coglierlo il terribile pensiero che sarebbe rimasto sepolto per sempre. Poi, convincendosi che questo non era possibile, la sua mente andava alla misteriosa Isola, dove sarebbe stato deportato alla fine della sua segregazione nel buco.
In cuor suo, si augurava che la sua Proprietaria, Lady Elena, non desse il consenso al prolungamento della pena o che comunque stabilisse una durata la più breve possibile.
In preda a questi molteplici pensieri, benchè tormentato dai morsi della fame e dall'arsura della sete, solo minimamente placata dall'aver lappato poche gocce dell'urina delle due Guardiane, F giunse ad uno stato di prostrazione tale che il tempo gli sembrò cristallizzarsi in quel buio totale e e cadde in un dormiveglia popolato da mille fantasmi.

(continua)
view post Posted: 21/3/2024, 12:35     +1Epistemologia della dominazione finanziaria - Discussioni, Informazioni - BDSM & Fetish
CITAZIONE (Platinumplus @ 20/3/2024, 16:50) 
l'accostamento della moneyslavery alla pirateria che c'entra?

Io non ci avevo mai pensato, certamente si può essere d'accordo o meno, ma fa riflettere ed è tutt'altro che banale.
Il territorio più vasto da esplorare è quello che sta sotto il cappello.
view post Posted: 21/3/2024, 12:24     +1Goliardia ed incontrismo a pagamento - Il Regno dell'Off Topic del Forum Legami di Seta
Concordo con Bevo circa l'applicabilità dei concetti espressi, in generale, a quasi tutte le relazioni umane.

Pur consapevole di semplificare, terrei a distinguere due macrocategorie.

Alla prima appartiene chi ha un approccio al BDSM, in modo prevalente ancrché non esclusivo, orientato al (permettetemi, per intendersi e senza nessuna connotazione) "famolostrano" e dunque vive l'incontro con lo spirito allegro e spensierato dell'ultimo giorno di scuola, come un momento allegro e di stacco dalla realtà quotidiana che non disdegna affatto.

C'è poi una seconda categoria di chi vive le proprie pulsioni BDSM in modo totalizzante, non per fuggire transitoriamente dal proprio vissuto ma per sosttuirlo, e ciò molto spesso costituisce fonte di pressione, di angoscia, di frustrazione.

Sono convinto che chi si sente più vicino all'una non debba e non possa ignorare l'esistenza dell'altra.
confido che l'ottimo spunto offerto dalla discussione (ringrazio chi l'ha aperta), lungi dall'innestare polemiche, porti invece a un dialogo costruttivo fra due concezioni e distinti modi di essere che hanno pari dignità e non sono affatto in conflitto fra loro: una non è "migliore" o superiore all'altra, semplicemente esistono, meglio co-esistono, entrambe.
Comprendere ciò che non è vicino al nostro modo di essere e di sentire fa sempre parte di un processo di crescita.

Buon proseguimento.


P.S.: non mi sembra affatto una discussione off-topic, al contrario; perciò l'avrei messa nella sezione apposita, per darle tutta la dignità che si merita.
view post Posted: 21/3/2024, 11:58     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
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Lady Dana e Lady Lycia, impiegarono un po’ per rimettere in piedi F e, soprattutto, riportarlo in sesto quanto serviva per poterlo condurre all’Udienza.
Liberato da catene, pesi e morsetti, lo incitarono a suon di frustate per farlo alzare dal lettino a cui era stato immobilizzato.
F si rimise in piedi, ma non resistette a lungo. Senza sostegno, lo schiavo cadde in ginocchio, come sotto uno sforzo immane.
Allora le due Aguzzine gli lanciarono addosso una secchiata d’acqua gelida e lo pungolarono con colpi di scudiscio, fin quando, ansimando, F recuperò quel po’ di forze per reggersi appena sulle gambe.
A quel punto, gli misero sulle spalle una grossa trave metallica, a cui agganciarono collare e bracciali, in modo che potesse stare solo a capo chino, gravato dal peso dell’attrezzo, e con le braccia aperte. Le cavigliere furono unite con una catena che gli consentiva solo passi brevissimi, a sua volta attaccata ad un’altra catena fino al collare. Una postura molto umiliante.
In quelle condizioni, con la testa confusa ed il corpo dolorante, F venne sospinto dalle due Guardiane, armate oltre che dei soliti frustini e scudisci, anche da appositi pungoli simili a quelli usati per il bestiame.
Gli fecero attraversare lunghi corridoi, fino all’anticamera di un salone.
F non aveva idea se fosse già stato in quell’ala del Castello. Non era, in effetti, particolarmente interessato all’aspetto architettonico dell’edificio, di cui capiva sempre meno, anche perché tutti i suoi pensieri erano orientati sulla sofferenza di cui era vittima. L’unica considerazione che gli venne in mente, riguardava il fatto, che gli spazi frequentati dalle Signore avevano una luminosità ed un lusso inimmaginabili al confronto degli antri sotterranei dove gli schiavi trascorrevano gran parte delle loro giornate.
L’attesa nell’anticamera del salone, durò per almeno due ore, durante le quali dovette rimanere in piedi, controllato da Lady Dana e Lady Lycia, che si alternarono in questa incombenza.
Improvvisamente, le Aguzzine aprirono la porta e lo spinsero ad entrare in quella che era definita "Sala delle Udienze".
Si trattava di un ambiente piuttosto grande, di forma rettangolare.
Uno dei lati corti, era occupato da una piattaforma rialzata, sulla quale troneggiava un lungo bancone con vari posti a sedere, ancora vuoti.
Proprio davanti al bancone, più in basso, c’era il posto riservato all’imputato, con la consueta serie di attrezzi di imprigionamento e tortura pronti all’uso.
Si notavano una grossa gogna, una serie di pali, un inquietante tavolaccio con argani, una ruota, oltre ad altri banchi su cui erano depositati vari tipi di fruste, bastoni, catene, corde e simili.
Quella parte della sala aveva un pavimento piastrellato diversamente, evidentemente adatto ad essere lavato rapidamente.
Al di sopra, c’erano travi di legno da cui pendevano vari argani e carrucole, con ganci e catene.
Lungo uno dei due lati più lunghi erano dislocate altre gogne, probabilmente destinate ad ospitare altri schiavi.
Dalla parte opposta, c’erano alcune file di poltroncine, collocate su una pedana a gradini, sicuramente riservate alle Dominatrici.
Ad attendere F, spinto da Lady Lycia e Lady Dana, c’erano un paio di Dominatrici che si avvicinarono alle colleghe salutandole espansivamente.
Le Signore conversarono un po’ fra di loro, quindi, controllarono il corpo della vittima e le pesanti catene che lo imprigionavano.
Nel frattempo, cominciarono ad affluire nella sala altre Dominatrici, alcune delle quali sospingevano altro schiavi, nudi ed incatenati, da soli o a gruppi.
Prima che l’Aula si riempisse, Lady Lycia e Lady Dana portarono F verso il posto dell’imputato, e qui lo fecero attendere, in piedi, standogli ai lati.
Schiacciato dal peso della trave, F era forzato a tenere il capo chino. Riusciva, comunque, a sbirciare qualcosa di quanto gli accadeva intorno, ed avvertiva che la Sala delle Udienze andava riempiendosi di Signore e di schiavi. Le prime chiacchieravano ed andavano ad accomodarsi fra le poltroncine loro riservate. Gli altri, venivano condotti da alcune Guardiane verso le gogne, a cui venivano applicati, con il collo e le braccia bloccate e le gambe divaricate, incatenate ad appositi ganci infissi nel pavimento.
Nella Sala scese il silenzio quando fecero il loro ingresso alcune Signore che andarono a prendere i loro posti nella parte riservata alla Corte.
Lady Lycia e Lady Dana, si curarono di costringere F ad inginocchiarsi, mentre una delle Dominatrici appena arrivate, annunciava che si apriva l’Udienza Penale, presieduta da Lady Prinz.
Ad F, che pure non aveva particolari illusioni circa la qualità del trattamento a cui stava andando incontro, si gelò il sangue apprendendo di trovarsi nelle mani proprio di quella crudele Signora che, aveva intuito, era animata da un sadismo praticamente senza limiti.
Senza esitazioni Lady Prinz prese la parola.

- Inizia - disse, il procedimento inquisitorio nei confronti dello schiavo numero 45, appartenente a Lady Elena. Informo, che la Corte mi ha incaricato di presiedere questa Giuria, e seguire il caso fino alla sentenza. La Corte ha designato Lady Alexya a svolgere il controllo sanitario e Miss Manuela a seguire la difesa della vittima.
- Prima di procedere all’inquisizione - aggiunse subito dopo - voglio avvalermi delle mie facoltà di direzione del giudizio per raccomandare a Lady Alexya di non essere minimamente indulgente nei confronti dello schiavo. Frequentemente infatti riscontriamo che le vittime di torture, apparentemente giunte allo stremo, hanno invece ancora adeguate energie per sopportare patimenti maggiori e in questo caso, non c’è spazio per alcuna pietà, essendo alle prese con uno schiavo che in pochi giorni si è già reso colpevole di gravissime mancanze.
- Inoltre – proseguì - devo segnalare che la stessa Miss Manuela è l’autrice di due segnalazioni di gravissime colpe dello schiavo numero 45, che infatti, si è reso colpevole di aver rallentato l’attività istruttiva, nonché di avere disobbedito alla stessa Istruttrice. Peraltro, nella fase di accertamento preliminare, Miss Manuela ha dichiarato di non essere per ora interessata ad ottenere la punizione dello schiavo nel corso del presente procedimento, riservandosi di fare richiesta di azione disciplinare in altro momento. Rilevato quindi, che non sussistono incompatibilità all’interno della procedura attuale, la Corte ha designato Miss Manuela quale supervisore della difesa della vittima. Anche a lei, avvalendomi dei poteri di direzione del giudizio che mi sono stati affidati, raccomando estrema severità nei confronti dello schiavo, per evitare che qualche suo atteggiamento possa essere interpretato come indulgenza nei confronti di chi è responsabile di così gravi mancanze.
Lady Prinz, sottolineò queste sue parole dando una lunga e gelida occhiata alla più giovane Dominatrice, che, senza dimostrare preoccupazioni, si alzò dal suo scranno e chiese la parola.
- Assicuro - disse Miss Manuela non appena fu autorizzata a parlare - che non avrò alcuna indulgenza, e tantomeno alcuna forma di pietà nei confronti dello schiavo. Voglio precisare che mi sono avvalsa della facoltà di non chiedere la persecuzione delle sue colpe, da me rilevate, solo perché l’attuale giudizio è già ampiamente motivato dalle gravissime mancanze annotate da illustri Colleghe. Sarà sicuramente mia cura, agire in un successivo momento, durante il quale, potrò assistere, in qualità di parte offesa, alle punizioni che gli saranno impartite. Sono certa che Lady Prinz non avrà motivi per lamentarsi di come svolgerò il mio ruolo.
- Molto bene, allora - concluse Lady Prinz, mentre Miss Manuela tornava a sedersi, dopo questa breve introduzione, possiamo passare alla fase preliminare dell’inquisizione.

Fece una breve pausa, mentre apriva una cartellina, in cui, presumibilmente, erano contenuti gli atti della pratica.
Nell’Aula ci fu un sommesso brusio da parte delle Padrone spettatrici che sottolineavano la loro approvazione per quanto avevano udito fino ad allora.
F, da parte sua, era tanto frastornato e confuso, che nemmeno aveva capito ciò che gli succedeva intorno. Le parole delle Signore, gli sembravano solo un oscuro rituale preparatorio di nuove atroci torture, e si sentiva pervaso da un crescente stato di panico.
- Per l’apertura del procedimento - riprese Lady Prinz, viene data lettura delle annotazioni disciplinari a carico dello schiavo numero 45, di proprietà di Lady Elena. La prima è stata iscritta da Lady Cotton, che ha riscontrato una grave mancanza dello schiavo, avendo questi rifiutato il cibo durante il turno di alimentazione. Per tale colpa non era stato possibile procedere a punizione immediata, in quanto lo schiavo aveva altre incombenze e ciò comporta un ulteriore aggravamento della mancanza e della conseguente punizione. Chiedo a Lady Cotton, che è presente in Aula, se conferma il Suo desiderio di procedere all’inquisizione anche per tale colpa.
Lady Cotton, che si trovava fra il pubblico, si alzò e confermò la sua volontà.
- Ringrazio la Corte - disse, e chiedo si proceda con la massima crudeltà nei confronti del colpevole.
- Molto bene - riprese Lady Prinz. Si verbalizza la richiesta di Lady Cotton. La seconda annotazione è stata apposta da Miss Manuela, che ha riscontrato la colpa dello schiavo per avere causato rallentamento dell’attività educativa. Chiedo a Miss Manuela di confermare le proprie richieste sul punto. La Dominatrice chiamata in causa, tornò ad alzarsi dalla sua poltrona.
- Confermo la richiesta di tenere sospesa l’inquisizione pur confermando l’annotazione-
- A verbale - replicò Lady Prinz con tono burocratico.
- La terza annotazione è sempre a cura di Miss Manuela, e concerne la colpa dello schiavo per avere disobbedito ad una Istruttrice. La mancanza è aggravata, perché avvenuta durante l’attività educativa. Miss Manuela …??
Per la terza volta, Miss Manuela si alzò, ripetendo le esatte parole pronunciate in precedenza.
- Verbalizziamo anche questa volontà - riprese la Presidente della Corte.
- Altra annotazione, è stata formulata da Lady Mara, che ha riscontrato una scarsa resa dello schiavo durante una gara, svolta per il divertimento delle Signore.
Lady Mara ha apposto l’indicazione dell’estrema gravità in quanto il piacere delle Dominatrici è stato compromesso dall’atteggiamento del colpevole. Lady Mara conferma … ?
- Confermo - rispose l’interpellata alzandosi in piedi, e chiedo che si proceda all’inquisizione con estrema crudeltà, considerato che la colpa della vittima ha limitato il diletto di nobili Signore.
- Sia verbalizzata la richiesta di Lady Mara.
- La successiva annotazione è stata posta da Miss Phoria, che ha riscontrato uno scarso rendimento dello schiavo durante le esercitazioni in palestra. Anche questa colpa viene considerata grave, per la presenza di altri schiavi e per il fatto che la preparazione fisica è un obbligo preminente degli schiavi. Chiedo a Miss Phoria di pronunciarsi in merito.
- Confermo l’annotazione - replicò Miss Phoria. Anch’io chiedo che abbia luogo l’inquisizione per la colpa segnalata e auspico una pena particolarmente gravosa.
- Molto bene - commentò Lady Prinz.
- Fra le annotazioni negative riscontro anche quella di Lady Alexya, che in occasione dei controlli sanitari d’ingresso ha rilevato una certa lentezza dello schiavo nell’eseguire i comandi impartiti. L’annotazione non segnala circostanze di particolare gravità. Invito Lady Alexya ad esprimersi in proposito, segnalando che non sussistono incompatibilità, fra i ruolo di sussidio tecnico, svolto durante l’inquisizione, e la richiesta di procedimento.
- Ringrazio Lady Prinz per quest’ultima precisazione - rispose la Dominatrice incaricata della Sanità - Infatti, mi ero fatta uno scrupolo in proposito, che mi aveva indotto a sospendere la richiesta durante la fase precedente all’inquisizione. A questo punto, sono lieta di poter confermare la richiesta di procedere, anche se la colpa non va considerata grave, in quanto non ha creato disturbi alle Dominatrici e all’organizzazione.
- Verbalizziamo la richiesta di Lady Alexya - prese atto Lady Prinz. A questo punto, devo riscontare che lo schiavo numero 45, non era stato preliminarmente preparato, in relazione alla colpa annotata da Lady Alexya, per come ci ha illustrato, aveva sospeso la richiesta di procedimento. Avendo avuto ora la richiesta, è necessario che il colpevole venga sottoposto all’integrazione della preparazione. Invito dunque le Guardiane, Lady Lycia e Lady Dana, a infliggere seduta stante alla vittima, quaranta robuste frustate, che ritengo essere un numero adeguato, non essendo stata segnalata particolare gravità della colpa. Per praticità, lo schiavo sarà appeso con la traversa al collo. Le Signore, abbiano l’accortezza di tenergli le gambe aperte, in modo da poter assestare anche qualche frustata sul sesso.

F capiva poco, ma non ebbe difficoltà a comprendere l’ordine della Presidente della Corte, subito eseguito dalle due Guardiane, che sembravano smaniose di poter tornare a tormentarlo, come se non lo avessero fatto abbastanza.
Dopo aver subito le quaranta frustate, inflittegli a titolo di integrazione, F venne condotto nella solita cella, buia e senza finestre, dove venne nuovamente rinchiuso, con l'aggravante che, oltre all'incatenamento consueto, questa volta le perfide Guardiane ebbero cura, tramite una catenella fatta passare nell'incavo del ginocchio e agganciata al collare, di sollevargli la coscia destra, tirandola al massimo, fin quasi a toccare il petto. In quella tremenda posizione, bloccato alla parete e su di una sola gamba, F dovette trascorrere la notte.
Il pensiero al giorno dopo, e di quella che sarebbe stata la sentenza nei suoi confronti, lo tenne sveglio per tutto il tempo. D'altronde, le possibilità di poter dormire in quello stato, erano davvero nulle.

(continua)
view post Posted: 18/3/2024, 12:55     +1La mia amica - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
(segue)

S - Te lo giuro, ma dev’essere proprio una cosa inconfessabile … però dimmela mi fai preoccupare
Le dico tutto, le spiego i minimi particolari…mi sento bene ora che qualcuno lo sa ma lei ha una faccia incredula.
L - Lo sapevo che non te lo dovevo dire, perderò la tua amicizia
Siria rimane in silenzio accende una sigaretta poi ...
S - Te lo confesso, non me lo aspettavo e forse preferivo che mi dicevi che avevi l’amante, ma io non sono nessuno per poter dire che sei pazzo, la sessualità è strana
Rimango un pò in silenzio, mi vergogno come un verme ma l’idea che questa confessione sia una cosa umiliante mi fa eccitare, mi sento sottomesso
S - Ti faccio una domanda, ma non pensare a male voglio capire, se io adesso ti dicessi di leccarmi i piedi lo faresti?
L - Sì ... cioè no … forse ... si … non lo so ... sono confuso ... perchè me lo chiedi?
S - Voglio capire e voglio consigliarti, ma non so cosa poterti dire, sono spiazzata
L - Scusami Siria non dovevo dirti nulla
S - Ma sei pazzo?? Ti giuro che non ti giudico male, e ti giuro che non perderai la mia amicizia

Vediamo l’auto di Lucia arrivare Siria mi dice che ne parleremo un’altra volta, sono sollevato.
Lucia arriva è stanca per il lavoro, salutiamo Siria e saliamo a casa.


Uno dei giorni seguenti Lucia ha il turno di notte, perciò decido di uscire con la mia comitiva di amici.
Guardiamo la partita in compagnia di qualche birra, la serata è come sempre piacevole, solite battute, solite storie, ridiamo sempre.
Finita la partita andiamo in centro, è sabato sera, c’è gente, ci divertiamo.
Verso mezzanotte incontriamo Siria con delle amiche.
Io saluto e i miei amici, alla vista di ragazze, si fiondano e tra una battuta e l’altra le invitano a bere con noi. Che pazzi, già so che ci proveranno con tutte.
Esco dal locare per fumare, Siria mi segue e mi chiede di accompagnarla al tabacchi perché è senza sigarette. Ovviamente lo faccio.
Lei sembra normale, si comporta come sempre; poi le arriva la chiamata di una delle sue amiche; attendo un pò e mi dice:
S - i tuoi amici vogliono andare a ballare e hanno invitato quelle galline delle mie amiche che hanno già detto di sì. Io le odio le discoteche, se tu vuoi andare tranquillo, basta che mi dai uno strappo a casa
L - Nooo ... che scherzi? se vado in discoteca Lucia mi uccide, non se ne parla
Siria richiama l’amica.
S - Luana, andate; io e Luca siamo vecchi e noiosi non vogliamo venire, hahaha !
Andiamo verso l’auto, avvio il motore e arrivo nei pressi di casa sua usciamo come sempre per fumare la sigaretta della buona notte
S - Luca io ho pensato a quello che m’hai detto e ho fatto anche delle ricerche. Non sei pazzo anzi sei normalissimo, ti do un consiglio, convinci Lucia a diventare la tua padrona e risolvi tutti i problemi
L - Ma sei pazza? c’ho provato lei crede che tutti quelli che fanno queste cose sono malati, non la voglio perdere
S - Allora devi trovare chi voglia farti da padrona
L - E’ una città piccola, ho troppa paura, e lo sai che non posso mica viaggiare ... come lo spiego a Lucia, dovrei trovare una persona di cui mi fido ...
S - Hahaha una persona come me, peccato che non sono una padrona
L - Peccato, sì

Non so perché le ho dato quella risposta ma forse dentro di me speravo che lei lo fosse, sarebbe perfetta..mi potrei fidare..Siria rimane sbigottita

S - Dai ti prego, sei come un fratello, non potrei mai e poi mai
L - Lo so scusa è che sono confuso
S - Senti basta, troveremo una soluzione ... ho tante amiche magari ne trovo una che fa al caso tuo
L - Magari …
Intanto inizia a piovere, decidiamo di rientrare in auto, per fumarci l’ultima sigaretta.
Mi scappa di guardarle il piede, ha una bella scarpa bassa e aperta è praticamente scalza. Se ne accorge.

S - Ti piace il mio piede?
L - Ha una forma perfetta, affusolato con una s naturale
S - Mi fa male, toglieresti la mia scarpa per favore?
Sento diventare duro il mio pene, non me lo faccio ripetere, slaccio il lungo laccio di cuoio che sale per il polpaccio e le sfilo la scarpa
S - lo guardi solamente? Dai bacialo ...
Me lo allunga in faccia, io lo annuso prima poi lo prendo tra le mani e lo inizio a baciare, fino a quando non inizio a passargli la lingua.
S - Dovresti fare lo stesso anche con il sinistro sai?
Non perdo tempo né l’occasione, le bacio entrambi i piedi, quello che mi piace di più non è baciarle i piedi ma eseguire gli ordini.
Siria si rimpossessa dei suoi piedi e mi dice:
S - Ti confesso che è rilassante per me, ma voglio sapere a te che effetto ha fatto
L - Non è tanto il baciare e leccare ma aver ubbidito ad un ordine che m’è piaciuto
S - Ti propongo una cosa ... una patto segreto, di tanto in tanto ti chiederò di accompagnarmi a fare spese, di portare le mie buste ecc… sono ordini no? Tu esaudisci il tuo desiderio e noi non andiamo oltre il dovuto.
Le sorrido e le dico che va benissimo.
Mi da un grosso bacio sulla guancia e va via.
La guardo camminare e penso ... "che bella che sei mia padroncina!"

FINE
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