Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

Posts written by -triskell-

view post Posted: 18/3/2024, 12:44     -1Epistemologia della dominazione finanziaria - Discussioni, Informazioni - BDSM & Fetish
Introduzione, a dir poco, esilarante e di qualità. Complimenti Zilly.

Il paragone con la pirateria di contenuti audio/video è originale e fa riflettere.
D'accordo o meno è infatti una chiave di lettura alla quale credo in pochi abbiano pensato e io non sono fra quelli, perciò merita di essere considerata e approfondita.

Non sono la persona più adatta ad esprimere un'opinione perché se il virtuale non mi attrae affatto (della serie "o reale o niente"; de gustibus), meno ancora la c.d. "dominazione finanziaria" che detesto e faccio molta fatica a capire. Sì, al punto che chi si propone su LdS per tale pratica mi infastidisce e preferirei che questo tipo di utenza non fosse presente sul forum.
So però di sbagliare. Se questo tipo di "pratica" (si può definire tale?) ha non pochi seguaci, è giusto che abbia anch'essa il suo spazio, soprattutto in un forum che si propone di non discriminare ... tuttavia allo stesso tempo il forum si propone di non prestarsi a comunicazioni ingannevoli o inappropriate di "furbette".
Forse si dovrebbe distinguere il confine di quando la moneyslavery è solo un modo per fare soldi facili.
Certo, molto spesso lo è, non sempre però, come io sono invece portato a pensare.
Domanda alla quale non posso rispondere perché, soggettivamente e come detto, la trovo sempre inappropriata.
Perciò leggerò volentieri i contributi che, confido, siano costruttivi (intendo dire che sparare a zero contro la moneyslavery è facilissimo, mi ci metto pure io; mi piacerebbe perciò leggere interventi tesi a capire, a comprendere, senza pretesa di convincere nessuno in un senso o in un altro).
view post Posted: 16/3/2024, 12:54     +1La mia amica - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto non autografo, trovato sul web, dal sito Racconti Erotici, autore SlavePZ
====================================================

Ho 35 anni e da sempre ho desiderato essere schiavo, ma purtroppo vivo in una città dalla mentalità chiusa ed è difficile trovare il Master o la Mistress che faccia al caso. Anzi, a dirla tutta è difficile trovare anche qualcuno che abbia la minima idea di cosa voglia dire BDSM.
Mi sono comunque dato da fare e, nel tempo, ho incontrato diverse persone e all’età di 24 anni ho fatto la mia prima e unica esperienza decente. Lui aveva 40 anni e sapeva cosa voleva dire essere un padrone. Ho fatto avanti e indietro per il suo appartamento per tre mesi, lo servivo in tutto e per tutto e, fate attenzione a quello che vi dico, non era sesso ma schiavitù, mi dava dei compiti e io dovevo portarli a termine altrimenti sarei stato punito. Gli risistemavo casa e pulivo tutto, poi lui ispezionava se c’era qualcosa che non andava mi puniva con una bacchetta.
Dopo tre mesi mi chiese di trasferirmi da lui, ma ero un ragazzo e la paura di fare una cavolata mi fece desistere.
Da allora sono passati parecchi anni durante i quali, man mano,mio magrado ho nascosto sempre più la mia parte slave, l’ho rinnegata in un piccolo angolino di coscienza fino a dimenticarla quasi.
Ora convivo con la mia attuale ragazza, lavoro e pensiamo anche di fare un figlio. E' una vita “perfetta” per come la intendono le persone normali.
Circa sei mesi fa, mentre ero sul divano, sono inciampato su un documentario della Kink che parlava di BDSM. Sarà stata la curiosità o forse altro, l’ho visto tutto e nei giorni successivi sentivo che qualcosa dentro di me si stava risvegliando. Da li ho iniziato a frequentare assiduamente i classici siti porno che mostravano il bondage, il sadomaso, il BDSM e mi sono accorto nei mesi che ormai non ne potevo fare più a meno e avevo bisogno di rifare certe esperienze.
Tuttavia la vita che mi ero costruito me lo impediva, la normalità va contro il mondo BDSM e il mio segreto era, ed è, inconfessabile.
Ho tentato di far capire qualcosa a Lucia, la mia ragazza, ma ogni volta che parlavo di sadomaso lei storceva il naso finché una volta mi disse:
-Per me quelli che fanno certe cose sono malati-
Ecco … sono malati, ... come confessarglielo?
È impossibile, la perderei e io non voglio perderla.

Passano i mesi e la mia perversione cresce a tal punto che non riesco a fare l’amore con Lucia.
Lei pensa a un calo del nostro rapporto, io la convinco sia questione di stress dovuta al lavoro. Non so come fare, non voglio tornare a frequentare siti d’incontri, ma allo stesso tempo voglio essere uno schiavo.

Un giorno mi arriva un messaggio sul telefono, è la mia amica Siria, siamo amici da tanto, lei sa quasi tutto di me (quasi tutto … non sa le cose inconfessabili di cui sopra ho scritto) e io idem di lei.
Siria è appena tornata da Roma, causa COVID ha perso il lavoro e se ne ritorna qui, al paesello. Ci mettiamo d’accorso per vederci, Lucia sa quanto siamo amici e ovviamente non ha da recriminare, anzi è contenta che la mia amica sia tornata.
Fissiamo appuntamento per la serata, andremo in un pub tutti e tre per bere una birra.
Come sempre Siria è solare e allegra, ci racconta di Roma e del suo vecchio lavoro; è una vera macchinetta parla parla parla ci divertiamo con lei e la serata passa velocemente.
Verso le 22 squilla il telefono di Lucia, che è un medico e può capitare che venga chiamata per la reperibilità
-Ragazzi scusate, hanno fatto un incidente devo tornare in ospedale. Luca prendo la tua auto, ti fai dare un passaggio da Siria?
Siria è dispiaciuta poi subito si mette a disposizione per riaccompagnarmi a casa.
Salutiamo Lucia e noi due continuiamo a chiacchierare. restiamo un’altra ora nel pub poi vista l’ora decidiamo di tornare a casa.
Arriviamo nei pressi di casa mia, scendiamo dall’auto per fumarci un ultima sigaretta, sappiamo già che sarà una delle tante, è sempre così, la chiacchiera è facile.
Siria mi confessa di sentirsi sola, ha 30 anni e non trova un ragazzo e poi mi fa un’altra confessione.
S -Luca te lo dico, ma giura di non dirlo a nessuno
L -hahaha è la solita cosa che mi dici quando combini un danno ! ... dai dimmi
S -Luca che vergogna, te lo dico … Ho fatto sesso con la mia coinquilina
Diventa rossa per la vergogna poi inizia a ridere, rido anche io e le dico scherzando:
L -hahaha com’è stato?
S -La verità? Terrificante, quando era lei sopra di me tutto ok ... poi ho provato io e ... BLEEE che schifo, ma voi nomi come cavolo fate a leccarla??? È umida, brutta ... hahaha, no no Luca, non sono lesbica, poco ma sicuro !
Ridiamo per un pò, poi inizio a pensare che a qualcuno devo dirlo e le dico:
L -Siria, anche io evrei una cosa da dire ..
Lei mi guarda spaventata
S -Se hai tradito Lucia ti ammazzo !
L -No, non è questo non lo farei mai
Resto in silenzio un pò.
S - Luca dai mi fai preoccupare così, sai che puoi fidarti
L - Io te lo dico, ma promettimi due cose … la prima che non ne farai parola nemmeno con il Padre Eterno e la seconda che non mi giudicherai male

(continua)
view post Posted: 15/3/2024, 10:17     +4MissPerla e MissVirgo Rm - CHI SI PUBBLICIZZA CON I MULTINICK FINISCE IN GOGNA - Gogna del Forum Legami di Seta
Come ha scritto Zilly (grazie), gli utenti MissPerlaRm e Consolino sono la stessa persona.

LdS è aperto a tutti, quindi anche all'utenza "pro", fornitrice o utilizatrice che sia, che tratta allo stesso modo di tutti gli altri, senza dicriminazioni ma allo stesso tempo senza nessun favore, o peggio "favoreggiamento", malcostume purtroppo diffuso su altro pseudoforum a tema.

Nessuno spazio su LdS per multinick, galoppini, recensioni false o indirizzate, sponsorizzazioni e porcherie del genere.

Perciò il ban dell'utente MissPerlaRm / Consolino e lo spostamento di questo 3D nella sezione Gogna sono semplicemente il giusto provvedimento.
view post Posted: 15/3/2024, 09:46     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
37

F era esausto, dolorante, affamato, assetato ed infreddolito. Respirava a fatica.
Il modo in cui era imprigionato gli consentiva solo minimi movimenti, che non gli permettevano di trovare requie. In quella condizione, la sua mente era sempre più confusa, ed incapace di formulare qualche pensiero di senso compiuto.
Ciò che provava, erano soprattutto sensazioni, dalla rassegnazione al panico, che gli imprigionavano il cervello, così come le catene gli immobilizzavano gli arti.
Gli rimbalzavano in testa le dure parole di Lady Lycia, il suo modo gelido di infierire sul suo corpo, usando attrezzi e manovrandolo come un osceno pupazzo.
Non osava immaginare a quali altre torture volesse sottoporlo prima dell’udienza e gli si gelava il sangue, se pensava a cosa avrebbe fatto di lui quando, come aveva annunciato, lo avrebbe avuto disponibile, senza le limitazioni dettate dalle procedure.
Poi tornava a ricordare le espressioni di Lady Prinz, ed il tono burocratico con cui aveva annunciato l’avvio del procedimento disciplinare nei suoi confronti. Le regole, che Miss Manuela aveva illustrato in un’asettica lezione, si erano calate nella sua realtà. La Lady aveva descritto le procedure e i ruoli delle Dominatrici, ma stavolta non parlava di norme astratte, bensì del suo corpo, di come e quanto sarebbe stato seviziato, punito, umiliato.
E tutto ciò derivava da un capriccio di Lady Susan. Se la rivedeva davanti, arrabbiata ed altera, a comandargli ordini incomprensibili. Poi, ripercorreva mentalmente le parole dette a Lady Lycia davanti a lui.
- Dobbiamo curare la repressione di ogni minima mancanza, anche solo accennata, ed educare gli schiavi applicando tecniche crudeli ed implacabili- così aveva detto.
Quella era la sua missione. Tortura e crudeltà erano i suoi strumenti, che sapeva usare benissimo. Nel suo modo di pensare, lo schiavo era condannato al terrore, ed F ormai ne era completamente vittima.
Non c’era scampo, poiché se qualcosa gli veniva risparmiato, era solo per infliggergli dopo, una maggiore sofferenza.
E quindi, si rivedeva davanti ancora Lady Lycia, Lady Susan e Lady Dana, che ridevano delle sue grida di dolore, lo ingiuriavano e lo minacciavano.
Aveva paura, proprio come le Guardiane volevano. E allo stesso tempo non aveva più né forza né desiderio di reagire al terrore.
Era uno schiavo, soggetto al dominio, e questo era tutto. Non poteva nemmeno pensare ad un’alternativa. Immaginare di sottrarsi al destino che le Aguzzine avevano voluto per lui, era una cosa impossibile. Poteva solo piangere, implorare pietà, umiliarsi sempre di più, sapendo che tutto sarebbe stato inutile.
Le Signore l’avrebbero tormentato, perché così volevano e potevano fare.
In quello stato di passività ed angoscia, trascorse le ore, fino a quando nella sala tornarono Lady Lycia e Lady Dana, pronte per rimettersi al lavoro su di lui.
Come di prassi lo ispezionarono, controllando i molti lividi, e non gli risparmiarono qualche stretta alle palle e torsioni dei capezzoli.
Poi, su iniziativa di Lady Lycia, lo staccarono dalle catene e lo fecero stendere, a pancia in su, sopra un tavolo che collocarono giusto sotto l’argano che scendeva dal soffitto. Gli legarono mani e piedi alle gambe del tavolo, regolando i lacci in modo che fosse ben teso. Quindi, scelsero due morsetti da applicargli ai capezzoli ed un altro da attaccargli sul prepuzio. Usarono una catenella per legare insieme i tre morsetti, e la passarono quindi sulla carrucola. Fattala passare attraverso quella, la regolarono in modo che passasse all’altezza della sua bocca, e quindi ancora in alto, fino ad una seconda carrucola. Fatto quell’ultimo giro, gli ordinarono di prendere la catenella fra i denti, e quindi l’estremità libera venne attaccata ad un peso, per farla stare tesa. In quel modo, la catena tirava i morsetti, strattonando capezzoli e pene della vittima.
F, comunque, riusciva a frenare la tensione stringendo la catena fra i denti, in modo che non tirasse eccessivamente. Era uno sforzo affrontabile, ma alla lunga, diventava pesante. Le due Aguzzine, d’altra parte, sembravano non avere alcuna fretta. Si trattava di una di quelle torture la cui efficacia si svolgeva nel tempo, ed evidentemente, c’era ancora da aspettare prima dell’udienza.
F, lentamente, cominciò a sentire dolore ai denti sotto sforzo. Riuscì ad evitare di non perdere la presa, ma, a causa di piccoli cedimenti, si vide costretto ad alzare la testa, mettendo sotto sforzo anche la muscolatura del collo.
Le cose peggiorarono, quando Lady Dana decise che era arrivato il momento di aumentare il peso, e quindi dare più forza alla trazione.
La tortura si manifestò in tutta la sua durezza.
F era in preda al terrore, che se avesse lasciato la catena, il peso avrebbe potuto tirare i morsetti, tanto forte da strappargli la carne di capezzoli e pene. Stringeva, quindi, sempre più forte e cercava di trovare una posizione con la testa, per attenuare la tensione della catena. Sudava.
Avrebbe voluto gridare, chiedere misericordia, ma non poteva aprire la bocca.
Tanto, lo sapeva, sarebbe stato inutile, perché le Aguzzine non avrebbero mai avuto pietà del suo stato.
A riprova di ciò, dopo un altro po’ di tempo aumentarono i pesi. E più tardi li raddoppiarono.
F. vedeva sopra la sua testa, il grumo di pesi, di varia forma, che lo tenevano in tensione. Stringeva i denti attorno alla catena, così forte che sentiva le gengive sanguinargli. Aveva la gola secca, ma perdeva bava dagli spigoli della bocca.
Impossibile dire quanto a lungo durò il supplizio.
Ad un certo punto, le Aguzzine cominciarono a togliere pesi, anziché metterli.
La tensione si alleggerì, fino a quando restò il solo primo originario peso.
A quel punto, Lady Lycia gli si avvicinò con un bastoncino, col quale cominciò a giocare intorno alla narice.
Sembrava un capriccio, un giochetto innocente, ma si rileverò ben presto uno scherzo atroce.
Solleticato, F starnutì, e contro la sua volontà mollò la catena. Fu uno scatto rapido ed inevitabile. Il peso scese velocemente, strattonò la catena e tirò violentemente i morsetti.
F avvertì il dolore lancinante del pene e dei capezzoli, che venivano bruscamente tirati. Un morsetto si staccò da un capezzolo, provocandogli una lieve ferita. Gli altri tennero, e rimasero in tensione finché Lady Lycia decise che si potevano staccare.
Nel frattempo Lady Dana rideva divertita, e commentava, dicendo che se lo schiavo avesse ceduto con tutti i pesi attaccati, l’effetto sarebbe stato molto più atroce.
Fu a quel punto che Lady Susan si affacciò sulla porta, della sala.
- Presto! – disse sbrigativamente. Rimettetelo in piedi, fra non molto inizierà l’udienza.

(continua)
view post Posted: 13/3/2024, 12:07     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
36

Fu interminabile la serie di supplizi a cui F venne sottoposto da Lady Lycia, a cui più tardi si aggiunse Lady Dana, fino al momento in cui ebbe inizio l’Udienza di imputazione.
Si trattò un trattamento lungo e meticoloso, durante il quale le instancabili Aguzzine tormentarono la vittima con innumerevoli sevizie fisiche e tecniche di annullamento mentale.
La caratteristica principale di Lady Lycia sembrava essere l’implacabile metodicità con cui procedeva, calma e risoluta, nell’applicare nuove forme di tortura. Passato il primo momento, in cui si era lasciata andare, toccandosi davanti alla vittima, non sembrò poi mostrare più interessi di natura sessuale. Il suo, era un lavoro interamente finalizzato a provocare una sofferenza continua e sempre crescente, senza mai lasciare tregua allo schiavo.
Cominciò con una lunga sessione di frustate. Per fare questo, liberò F dalle catene che lo tenevano appeso e lo applicò ad un semplice attrezzo, costituito da una predella di legno, in cui lo schiavo si trovava bloccato con i piedi e con le mani, finendo costretto a stare piegato in due, con la testa bassa ed il culo in alto.
In quella posizione la vittima offriva completamente le terga alla crudeltà dell’Aguzzina che gli fece sperimentare gli effetti di una varia serie di attrezzi da fustigazione.
Usò a lungo scudisci, sia rigidi che flessibili, verghe in legno di varia consistenza, fruste lunghe e corte, alcune con più code e con pallini di piombo alle estremità, e palette borchiate per sculacciare.
Dosava con sapienza i colpi, alternandone alcuni più forti a pochi più lievi. Talvolta, lasciava passare pochi secondi fra le frustate, altre volte le somministrava con un ritmo più lento, lasciando ad F il tempo di gemere, e girandogli intorno per vederlo contorcersi disperato.
L’infinita serie di nerbate lasciò profondi lividi, escoriazioni e profonde ferite sulle natiche della vittima, sulle cosce, e giù fino ai polpacci. Qualche colpo appositamente mirato, lo prese sullo scroto, esposto fra le gambe divaricate, giusto per infliggergli ulteriore patimento. Man mano che la fustigazione proseguiva, F urlava sempre più forte, fino a non avere più fiato.
Lady Lycia, vedendolo sul punto di svenire, più volte lo prese a secchiate d’acqua gelida in faccia, costringendolo a mantenersi vigile e reattivo.
Alla fine, F, assolutamente incapace di tenere un conto sulla durata della tortura, e sulla quantità delle frustate subite, fu liberato dalla scomoda posizione, ed a quel punto Lady Lycia si vide costretta ad appenderlo subito per i polsi, per evitare che crollasse per terra, come un corpo morto.
L’Aguzzina, dunque, gli fece aprire le gambe e lo incatenò alle caviglie per tenerlo in piedi, teso verso l’alto.
In quella posizione lo schiavo si trovò a subire l’inserimento di un grosso penetratore anale, collegato ad una macchina che lo stantuffava avanti e indietro, fottendolo a fondo e senza pietà.
I movimenti dell'attrezzo, largo e dalla superficie bitorzoluta, erano lenti ma implacabili. Il meccanismo faceva fare, ogni tanto, scarti laterali al fallo artificiale, provocando spasmi dilatatori ancora più dolorosi.
Difficile dire se era più efficace il dolore fisico, o l’effetto psicologico, di quella tortura. Certo è, che F offriva un dilettevole spettacolo a Lady Lycia, che comodamente seduta davanti a lui, lo osservava, fumando e sorseggiando un calice di vino fresco e frizzante, servitole da uno schiavo cameriere.
Quando ne ebbe voglia, l’Aguzzina spense la macchina, lasciando però il penetratore conficcato nel culo della vittima, e tornò ad impegnarsi con le fruste, e i tanti altri attrezzi di cui era dotata.
Quella seconda lunga fustigazione, fu dedicata prevalentemente alla parte anteriore del corpo dello schiavo, dalle spalle alle gambe, senza tralasciare il petto e il ventre, che erano stati solo occasionalmente colpiti nella prima parte. Adattandosi alla conformazione delle parti poste a bersaglio, Lady Lycia utilizzò in prevalenza fruste di cuoio, e altri strumenti flessibili. Sotto le sue sferzate, F si dibatteva inutilmente, piangeva e gridava fino allo stremo delle forze.
Fu alla fine di quella fase, che Lady Lycia venne raggiunta da Lady Dana.
Quest’ultima, constatò con piacere l’efficacia delle tecniche usate dalla collega, insieme alla quale escogitò i nuovi supplizi.
Appena arrivata, Lady Dana rimpianse di non aver potuto assistere alla lunga fustigazione della vittima.
Sulle prime propose di riprenderla nuovamente, ma dovette subito riconoscere che ormai F era talmente provato da non poter più resistere a nuovi colpi.
Le due Guardiane, a quel punto, decisero che era meglio liberare lo schiavo dalle catene, e dal penetratore, per dargli un po’ di respiro restando ai loro piedi.
F impiegò qualche minuto, per riprendersi al punto di stare correttamente in ginocchio davanti alle Signore, meritandosi così una paio ceffoni da ciascuna di loro, poi finalmente riuscì a tenere la posizione regolare ed allora Lady Lycia sentenziò che, come piccolo premio, gli concedeva di leccare i loro stivali.
Certamente non si trattava di una grande ricompensa, ma perlomeno, ciò gli consentiva di passare un po’ di tempo senza nuove torture. F, dunque, si mise d’impegno, passando la lingua, secca per l’arsura, sulla pelle dei lunghi stivali neri di entrambe le Aguzzine. La sua opera sembrò divertire molto Lady Dana, che non mancò di farsi leccare anche entrambe le suole.
Quella pausa, per quanto umiliante, fu provvidenziale per F, che successivamente, dovette affrontare un nuovo supplizio.
Lady Lycia lo fece stare in piedi, a gambe aperte. Usò una molletta metallica per afferrargli la lingua, e collegarla ad un polo dell’apparecchio per le scosse elettriche. Poi gli infilò nel culo un piccolo penetratore metallico, a cui era collegato un cavo con un peso alla fine. Mise il peso proprio nel mezzo di una spirale metallica, che fu collegata all’altro polo del trasformatore. Quindi diede corrente.
A quel punto, F si trovava forzato ad una assoluta immobilità, poiché ogni minimo movimento, provocava il contatto fra il peso e la spirale, scatenando una tremenda scossa elettrica fra culo e lingua. Non era una esperienza nuova per F, ma lo schiavo trovò egualmente insopportabile la cosa, date le sue penose condizioni fisiche.
Le due Aguzzine restarono tranquillamente sedute a guardarlo, parlando piano tra di loro. Ridacchiando quando subiva la scossa, aspettando poi pazientemente la successiva.
Quando Lady Dana e Lady Lycia si stancarono di quello spettacolo, decisero di dedicarsi alla sodomizzazione dello schiavo, usando grossi strap-on. Lady Dana si mosse impetuosamente, mentre Lady Lycia fu più calma, ma si lavorò più a lungo il culo della vittima.
Straziato e sempre più umiliato, F, a quel punto, fu giudicato meritevole di una nuova pausa.
Dato, però, che le Aguzzine non intendevano lasciarlo dormire, venne incatenato ancora appeso, stavolta con le braccia dietro la schiena, sollevate verso l’alto, teso ed in punta di piedi.
Venne in fine lasciato da solo nella stanza buia, con l’ordine di meditare sulle sue colpe.

(continua)
view post Posted: 12/3/2024, 12:55     +2Miss Lilith - Presentazione Mistress
Non è superfluo ricordare che, in casi simili, spesso si tratta di un maschio.
Ovvero, quando va bene e c'è la cam, ancora più frequentemente c'è dietro un fidanpappa a supporto, che a sua volta incassa e se la ride.
view post Posted: 12/3/2024, 12:49     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
35

La tortura delle scosse elettriche proseguì fino a quando Lady Dana non fu completamente appagata: divertita dalla sofferenza di F e soddisfatta sessualmente dal lavoro di lingua dell’altro schiavo.
Era sicuramente già notte inoltrata, quando l’Aguzzina si curò di calare F con i piedi a terra, senza però sganciarlo dalle catene che lo tenevano appeso e con le gambe aperte.
Lady Dana non disse una parola, spense la luce ed uscì, portandosi via il giovane schiavo con l’elmetto, tenuto al guinzaglio come un cane.
Così F si ritrovò al buio, in piedi, e costretto dalle catene che gli segavano la carne.
F aveva ormai perso ogni possibilità di controllarsi e lacrimava, gemendo per il dolore ancora vivo, dopo le tante scosse ricevute.

Passò qualche ora, durante le quali non potè certamente riposarsi, fino a quando nella sala arrivarono altre Dominatrici.
Si trattava di Lady Lycia e di Lady Susan, che gli si pararono davanti scrutandolo con attenzione.
- Sembrerebbe già abbastanza malconcio - lo giudicò Lady Susan - ma non ci si può fidare troppo. Questi animali acquisiscono in fretta una certa resistenza alle torture e bisogna infierire su di loro molto scrupolosamente per arrivare ad un buon risultato.
- Sono certa che Lady Dana non è stata tenera - replicò Lady Lycia - e quanto a te ...
Lady Susan rise forte e di gusto.
- Dunque mi sono fatta una buona fama! - esclamò. Riprese:
- Però, come vedi non è ancora sufficiente, se mi capita di essere disubbidita e addirittura offesa da una bestia come questa ... puoi stare certa che non dimenticherà facilmente la lezione. Il procedimento disciplinare è molto efficace per piegare qualunque schiavo alla piena osservanza del nostro Dominio.
- Già, soprattutto perché ce ne occupiamo prevalentemente noi Guardiane, e non certe altre colleghe ... ti prego, non farmi pensare ai discorsi che talvolta sento fare. Per qualche Signora, sembra che qualunque tortura sia un’eccessiva crudeltà. Vere Dominatrici non dovrebbero pensarla così. Non fraintendermi, si tratta pur sempre di amiche e colleghe che hanno molto lavorato per l’affermazione del Dominio e dei principi che lo regolano. Solo che, a volte, sembrano guardare agli schiavi con distacco, o addirittura con una certa compassione, tanto che non si rendono conto di come rischiano di perdere potere nei loro confronti. Se uno schiavo non prova terrore davanti ad una di noi, è già pronto per disubbidire o ribellarsi. Per questo dobbiamo curare la repressione di ogni minima mancanza, anche solo accennata, ed educare gli schiavi applicando tecniche crudeli ed implacabili.
- Ma veramente qualche Signora tollera sgarri da parte delle vittime?
- Capita, capita - sospirò Lady Susan - Capita che qualcuna, con troppi impegni, non noti le mancanze o, diciamo così, non abbia tempo o voglia di sanzionarle immediatamente. Così si limitano a segnarle sullo stato di servizio dello schiavo, per future punizioni, e poi finiscono col dimenticarle. Fortunatamente ci siamo noi Guardiane ad attivare i procedimenti di disciplina, così in quelle occasioni si tira fuori tutto quello che è successo in precedenza e finalmente arrivano le punizioni, anche se in ritardo.
- E a quel punto anche le mancanze verso le Signore dal cuore tenero sono rimediate ! - concluse Lady Lycia.
- Ah, ah, ah… - rise nuovamente Lady Susan. Capita spesso, che quelle Signore abbiano altro da fare anche in quelle occasioni, così finisce che le loro censure restano segnate anche dopo la punizione e quindi sono buone per la volta successiva!
Lady Lycia si unì alla risata malefica della collega in un modo che fece rabbrividire F al pensiero delle atrocità che le due Guardiane potevano mettere in atto ai suoi danni.
Se il loro desiderio era quello di tenere gli schiavi assoggettati col terrore, potevano ben dire di avere perfettamente raggiunto lo scopo con F, che, udita la loro conversazione, tremava e sudava freddo.
- Tornando al motivo per cui siamo qui - riprese lady Susan - sai che non posso curarmi personalmente della preparazione della vittima al processo che lo aspetta. Lady Prinz ha molta fiducia in te e confida che le tue capacità, unite a quelle di Lady Dana, ci consentiranno di avere lo schiavo adeguatamente predisposto agli interrogatori, e al giudizio.
- Confido di essere all’altezza. Fra l’altro, ho già avuto a che fare con questo animale, durante il lavoro al mulino, ed è stato gustoso torturarlo.
- Bene, ma stai attenta a non farti prendere la mano. Lo schiavo deve essere provato nel fisico e soprattutto nella mente, ma lo vogliamo vedere ben reattivo durante i supplizi dell’istruttoria e durante l’udienza. Mi seccherebbe trovarmi davanti ad una larva incapace di soffrire, e di comprendere la situazione.
- Sarò scrupolosa. Quanto tempo ci vorrà per l’inizio formale della procedura?
- Non molto. Attualmente lo schiavo è in stato d’arresto precauzionale e Lady Prinz ha già consultato le Signore che hanno svolto censure nei suoi confronti. Penso che già domani, al massimo nel pomeriggio, saremo pronte per l’udienza, e per la formalizzazione delle accuse.
- Bene, ho comunque abbastanza tempo per lavorarmi l’animale ...
- Fai quello che credi, mi fido pienamente. Ora io devo andare, ma fra poco Lady Dana potrà tornare qui. Ovviamente tu puoi anche cominciare subito.
- Non aspetto altro! – concluse Lady Lycia.
Risero ancora di gusto, e si salutarono sulla porta, dopo essersi scambiate qualche ultima battuta a voce bassa.

Uscita Lady Susan, l’Aguzzina rimasta tornò ad avvicinarsi ad F, ispezionandolo nuovamente.
Gli girò intorno, controllando i lividi delle frustate che aveva subito, segnandone alcuni con un tocco leggero delle dita. Poi, standogli davanti, si avvicinò ancora di più.
- Immagino tu abbia capito … - disse a voce bassa - ... ti aspettano lunghe ore di torture che ti somministrerò con estrema crudeltà. Sarà delizioso vederti soffrire e ascoltare il tuoi lamenti. Ti avevo annunciato che avresti avuto l’occasione di trovarti nuovamente alle prese con me e puoi stare sicuro che farò in modo da rendere indimenticabile ogni nostro incontro !
Fece un passo indietro e si sbottonò la camicetta, infilando dentro una mano per toccarsi un seno.
- L’ultima volta che ti ho incontrato - riprese, avvicinandosi ancora - avevi un aspetto molto più provato e lercio. Vedo che ti hanno ripulito, e così depilato sembri proprio un vermiciattolo, nudo e vulnerabile. Le tue carni aspettano di ricevere segni più forti e profondi, che ti lascerò certamente. Mi spiace che, malgrado tutto, ci sono ancora dei limiti che devo rispettare. Non posso ancora ridurti allo stremo totale, perché devo lasciarti in condizioni tali che tu possa apprezzare le torture successive. Comunque, non hai motivo di preoccuparti, verrà anche il momento in cui sarai alla mia mercè senza alcun limite. Questo di oggi è ancora solo un antipasto, una preparazione a ciò che ti capiterà quando sarai assolutamente mio e potrò godere completamente, e a modo mio, del tuo patimento.

Così dicendo, Lady Lycia continuava ad accarezzarsi, scendendo dal seno al ventre.
Si avvicinò ancora di più, mentre si infilava la mano nei pantaloni per toccarsi il sesso.

- Chissà quanto ti piacerebbe poter avere il cazzo duro - bisbigliò ancora più piano.
- E poterlo avvicinare alla mia fica. Da quel porco che sei, potresti fare qualunque cosa per un solo momento di contatto … Sarai punito anche per questo desiderio, ti frusterò fino a farti perdere i sensi, ti strapperò di dosso la pelle, ti conficcherò aghi e chiodi sotto le unghie e mi delizierò alle tua urla. Riderò dei tuoi pianti, ti ridurrò ad un livello di sottomissione tale, che nemmeno osi immaginare …

Parlava sempre più piano, e alternava sospiri alle parole, come se le stesse montando dentro, un’irrefrenabile eccitazione.
F, che non aveva l’ardire di alzare lo sguardo verso il suo volto, fissava come ipnotizzato la mano che la Signora si era infilata nei pantaloni, muovendola sempre più intensamente. Era sinceramente terrorizzato.
Da quello che aveva sentito quando le due Guardiane parlavano fra loro, da quello che stava dicendo e facendo Lady Lycia lì davanti, dal solo pensiero, che per un inaspettato motivo, il suo cazzo inflaccidito dalle torture potesse in qualche modo rialzarsi, ed irritare maggiormente la perfida Aguzzina.
Cercò di svuotare la mente, come se potesse estraniarsi dal suo corpo. Si disse che non c’era niente che potesse fare, perché tanto, ormai, era solo questione di poco tempo, e nuovamente la Dominatrice avrebbe cominciato ad infierire su di lui con altre penose torture. Non ascoltò più le parole della Signora, che ormai, si stava palesemente masturbando, biascicando frasi smozzicate.

Improvvisamente, Lady Lycia si ricompose e si allontanò da lui. Sembrò quasi ignorarlo, mentre controllava lo stato degli attrezzi da tortura, predisposti nel sala da Lady Dana.
Un sorriso malefico le si dipinse sul volto quando si accostò all’apparecchio per la somministrazione delle scariche elettriche. Lo studiò accuratamente, studiandone i comandi che regolavano il flusso delle scosse, attraverso i vari elettrodi e contatti ancora applicati al corpo dello schiavo. Li regolò uno ad uno, poi, messasi a distanza, per poter assistere bene alle convulsioni della vittima, chiuse il contatto, in modo che il corpo di F fosse attraversato da molteplici scariche contemporanee, tutte violente e persistenti.
F lanciò un urlo lancinante, che Lady Lycia accolse con una sonora risata.

- Benissimo! - gli gridò infine, dopo avere interrotto le scosse - Adesso si comincia!


(continua)
view post Posted: 9/3/2024, 10:52     +1Fantasia confessata - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto non autografo trovato sul web, dal sito/blog Bloccati nel Piacere, autore Bilateraldom
===========================================================

Una giovane coppia, ormai assieme da tanto tempo, in un momento di intimità si confessa le fantasie reciproche.
Lei molto espansiva, lui desideroso di provare cose nuove, ma troppo timoroso e vergognoso per proporle.
Lei: "A volte fantastico sul fare orge o gangbang"
Lui: "A volte fantastico sul farlo con 2 donne"
Insomma, le solite fantasie che spesso uomini e donne fanno.
Ad un certo punto lei dice: "certo che però un gioco di ruolo o qualcosa per ravvivare il sesso, potremmo anche provare a farlo..."
Lui: "io avrei una fantasia che mi piacerebbe realizzare..." dice mentre gli si alzano i battiti cardiaci dall'agitazione.
Lei: "ed in cosa consisterebbe la tua fantasia?"
Lui: "beh... Ecco... Ho paura a confessarlo, e un po’ mi vergogno anche..."
Lei: "dai... Siamo assieme da tantissimo tempo! Di cosa ti vergogni? E di cosa mai dovresti aver paura?"
Lui: "mi vergogno per questa mia fantasia, e ho paura che tu possa scappare da me o che viceversa ti piacesse troppo ..."
Lei: "dai che non scappo! Ormai il dado è tratto! Sputa il rospo! Se non é una cosa esagerata, si può sempre provare e poi vedere com'è..."
Lui: "solo a parole non riesco a spiegarlo... Aspetta qui un attimo ..."
Lui si alza e va in camera da letto un attimo, poi torna da lei che è sdraiata sul divano, e lui resta in piedi davanti a lei.
Lui: "ho una fantasia di sottomissione. Fantastico molto su di te che mi sottometti e diventi la mia padrona..."
Lei: "beh... Se vuoi posso provare... Ma non so nemmeno da che parte iniziare..."
Lui le si avvicina e tremando come una foglia le mette al collo una catenella con appesa una chiave, lei la guarda studiandola senza capirne il senso, poi lui si rimette diritto e tremando ancor di più, si sfila i pantaloni e le mutande mostrandole il suo pene chiuso in una gabbietta di castità, e le dice:
"comincia col prendere il controllo su di me e sulla mia vita sessuale..."
Lei incuriosita si siede sul divano per studiare bene quella cosa mai vista prima, e soppesando il tutto continua a spostarla per vederla tutta, causa un erezione a lui che la gabbia ne impedisce il totale svilupparsi.
Lei, divertita da quel momento, chiede come si dovrebbe comportare, su cosa lui effettivamente fantastica, e come dovrebbe essere il sesso se lui ha il pene sotto chiave.
Lui le spiega un po’ il tutto, parlandole del keyholding, del femdom, del T&D, dell'umiliazione, e di tutto quello che sia collegato a questo mondo.
Lei: "quindi se ho capito bene..."
E mentre si sfila pantaloni e mutande continua: "quindi, se ho capito bene, ora che ho le chiavi mi basta ordinarti di leccarmela, che tu subito esegui senza fiatare?"
Lui: "si padrona"
Lei: "e cosa stai aspettando?"
Lui si inginocchia tra le gambe di lei e comincia a darle piacere con la lingua, mentre lei se ne resta comoda sul divano a ricevere tutto il piacere che vuole.
Dopo essere venuta 2 volte, poggiando la mano sulla fronte di lui, lo spinge via lentamente e gli chiede: "ora vorresti venire anche tu scommetto..."
Lui: "Sì padrona. Mi piacerebbe tanto!"
Ma lei notando la macchia di precum sul pavimento commenta: "se non sei già venuto... Ahahah"
Lei si alza, fa alzare lui, e lo fa mettere comodo sul divano mentre lei si posiziona in ginocchio tra le gambe di lui invertendo così la posizione.
Lei: "quindi se ora io facessi così..."
Lei comincia a leccargli le palle e salendo dal basso verso l'alto, prende in bocca il pene ingabbiato e cominciando a simulare un pompino, facendo di tanto in tanto passare la lingua sull'apertura in punta.
Si ferma un attimo, e guardandolo negli occhi con sorrisa malizioso continua: "ti farei impazzire dal desiderio..."
Lui: "tu non immagini quanto!"
Lei continua a stuzzicarlo un attimo, poi chiede: "e da quanto mi tieni nascosta questa tua fantasia?"
Lui: "non saprei, ma da diverso tempo."
Lei: "e nella tua fantasia, per quanto ti tengo in castità?"
Lui resta senza parole, ed il cuore comincia a battere forte, lei vuole sentire una risposta: "beh? Sto aspettando!"
Lui si fa coraggio e con una risposta diplomatica risponde: "non mi son mai soffermato a pensare a quello... E poi, la fantasia e la realtà, sono molto diverse..."
Lui pensava di essere sfuggito da quella domanda scomoda, ma lei commenta: "ma io non ho ancora avuto la risposta alla mia domanda... Quanto ti tengo il cazzo sotto chiave nella tua fantasia?"
Lui resta ancora senza parole...
Lei: "allora? Un weekend? Una settimana? Un mese intero?"
Nel sentire la frase "un mese intero", lui ha un erezione che fa sollevare la gabbia, e quindi lei commenta: "bene bene! Il tuo cazzo in gabbia ha risposto per te! Direi che allora te ne resterai in castità per almeno un mese!"
Un’altra erezione viene bloccata dalla gabbietta, e lei non perde tempo nel commentare: "direi che il tuo uccellino in gabbia è contento di questo! Molto bene!"
Lei: "ora si sta facendo tardi, devo andare! E tu cerca di non masturbarti troppo pensando a quello che è successo oggi! Ah... È vero.. Non puoi! Ahahah"
Lui: "ma come? Mi lasci così?"
Lei: "beh, si! Cosa credevi?"
Lui: "che avremmo fatto sesso prima..."
Lei: "lo vedi che non mi ascolti mai? Cosa pensavi intendessi quando ho detto che avrei provato a soddisfare la tua fantasia? E quando ho detto che te ne starai in castità almeno per un mese? Non era quello che volevi? Essere stuzzicato e negato, essere tenuto in castità per un mese e obbedire ai miei ordini?? "
Lui: "si, ma..."
Lei: "niente ma! Per te niente sesso per un mese! Ora vado! Ciao!“
E dopo avergli dato un bacio con palpata al pacco annessa, se ne torna a casa sua.

La sera a casa, lei scrive un messaggio a lui: "sai, mi ha eccitato molto oggi, ma ora mi sento un po’ in colpa... Sono stata troppo stronza?"
Lui: "no! non devi sentirti in colpa!"
Lei: “sicuro? Mi spiace essere venuta 2 volte io, e averti lasciato con una voglia matta che non puoi placare nemmeno con una sega... "
Lui:" beh, parte della fantasia era proprio quello!
Lei: "sicuro che non son stata troppo stronza? Mi sento in colpa"
Lui: "certo che sei stata stronza! Ma è proprio quella la parte eccitante!"
Lei: "non ci capisco molto in questa tua fantasia!"
Lui: "è semplice in realtà, tu ordini io obbedisco, tu puoi godere quanto e quando vuoi mentre io posso solo quando e se lo vuoi tu, il mio piacere, è darti piacere, ed i miei orgasmi, sono in realtà i tuoi."
Lei: "mi sento comunque una merda avendoti lasciato così. Anche se devo ammettere che mi ha eccitato e divertito.
Lui: "anche a me ha eccitato e divertito, e per di più ho anche realizzato una mia fantasia. Come puoi vedere sono più che soddisfatto."
Lei: "dai, domani ti libero e ti faccio il pompino migliore che riesco a darti!"
Lui: "mi piacerebbe davvero tanto! Ma una cosa voglio ti sia chiara: fallo solo se lo vuoi te, non solo perché lo voglio io. Il senso di tutto è proprio quello! Fare quello che vuoi!"
Lei: "a domani amore! Pensa al mio pompino che avrai domani!
Lui: forse è meglio di no, o la gabbia stringerà tutta notte... 😅"
Lei: "oh scusa! Hai ragione.. 🤭"
Lui: "buona notte mia bellissima ed eccitantissima keyholder!"
Lei: "buona notte amore mio in gabbia!"

La notte lei non riesce proprio a dormire, quindi si mette a navigare in internet in cerca di informazioni riguardo a questa fantasia di castità di lui.
Trova ben poche informazioni a riguardo in lingua italiana, ma finalmente s'imbatte nel forum "bloccati nel piacere" sul quale trova almeno le informazioni basilari.
Poi va su siti porno e cerca video correlati per capire come le keyholder si comportano coi propri slave.
Guarda molti video, ma uno in particolare attira la sua attenzione.
È un video in cui una keyholder toglie la gabbia al proprio chastity boy, lo stimola con la mano, gli fa un pompino e addirittura ci fa sesso, ma proprio mentre lui sta per venire, la keyholder si ferma. Lui implora di aver il permesso di venire, ma lei non lo concede. Dopo che gli passa l'erezione, lei lo richiude e lo bacia. Lui alla fine la ringrazia e la bacia a sua volta.
Gli viene da chiedersi: "Ma come!? Lei lo porta vicino all'orgasmo ma non lo lascia venire, in oltre lo richiude in gabbia, e lui la ringrazia pure?"
Spegno il display del telefono, e lo appoggia sul comodino mettendosi poi a pensare a tutta questa faccenda della castità fino a tarda notte, quando finalmente riesce a prendere sonno.


Il pomeriggio seguente si incontra nuovamente con il suo fidanzato in castità, e la prima cosa che fa è spingerlo contro il muro e baciarlo con trasporto mentre con la mano esamina la gabbietta che lentamente comincia a muoversi a causa delle erezioni bloccate.
Lei: "come è andata la notte?"
Lui: "stamattina mi sentivo un po’ alle strette..."
Lei sogghignando: "e perché mai?"
Lui: "lo sai benissimo..."
Lei: "ma voglio sentirtelo dire!"
Lui: "la gabbietta stringeva mentre pensavo a te, ma non potevo toccarmelo."
Dopo aver sentito quella frase, uno strano e forte senso di eccitazione l'ha sorpresa, e dice a lui: "dai, che se fai il bravo, stasera avrai un pompino come premio!"
Lui: "cosa vuoi fare oggi?"
Lei: "pensavo di andare a fare shopping dato che ci sono i saldi!“
Lui: “no dai... Non ho voglia di centri commerciali..."
Lei: "lo vuoi il pompino stasera o no?"
Lui: "si..."
Lei: "allora ti conviene obbedire! Ho detto che voglio andare a fare shopping!"
Lui: "come desideri, padrona..."
Lei: "bene! Andiamo! “
Mentre si dirigono alla macchina, lei viene rapita da un fortissimo senso di eccitazione dato da quel momento di dominazione e controllo sul suo lui, e appena giunti alla macchina lei apre la portiera posteriore.
Lui: "perché ti siedi dietro?“
Lei si sfila le mutandine da sotto la gonna e risponde: "perché è più comodo farsela leccare!“
Gli lancia le mutandine e gli dice: "forza! Fammi godere!"
Lui si fionda da lei e gli regala due orgasmi con la lingua.
Si parte per il centro commerciale, e lei se ne resta senza mutandine.
Arrivati al parcheggio, lei prende la mano di lui e se la infila sotto alla gonna facendosi dare un’altra volta piacere prima di entrare.
Girano tutti i negozi, ed in ogni negozio lei prova vestiti provocanti, con il solo scopo di eccitare lui, anche chinandosi in modo da intravedere che lei non ha le mutandine, ma comprando solo vestiti che piacciono a lei.
Ovviamente le borse degli acquisti le fa portare a lui, che obbedisce di buongrado immaginando come sarà quel pompino promesso, mentre l'erezione è perennemente spremuta dalla gabbietta.
Tornano alla macchina, e lei ordina: "ora portami a mangiare un gelato!"
Lui: "subito!"
Lei: "ma c'è una cosa che devi leccare prima del gelato..."
Lui avvia l'auto e dopo aver trovato un posto lontano da occhi indiscreti, scende, apre la portiera di lei, e accovacciandosi comincia a leccarla fino a farla venire di nuovo.
La coppia riparte e va in una gelateria vicino, dove lei ovviamente il gelato lo lecca con voluta malizia.
Lui resta immobile a fissare la lingua di lei muoversi sul gelato, e lei con sguardo e sorrisetto beffardo chiede: "ti stai immaginando la mia lingua sul tuo cazzo, vero?"
E dopo aver tirato un’altra leccata continua: "invece è in gabbia lontano da qualsiasi contatto umano..."
Continuando nuovamente a leccare il gelato.
Dopo il gelato tornano verso casa, e più o meno a metà strada lei ordina di accostare in uno spiazzo, lui esegue, e lei gli ordina di darle piacere un’altra volta.
Lui obbedisce, e dopo essersi messo nuovamente davanti a lei accovacciato usando portiera anteriore dx e posteriore dx per non farsi vedere dalle poche auto di passaggio su quella strada, comincia a darle piacere.
Lei comincia ad accorgersi che più lui resta chiuso ed eccitato e più diventa bravo con la lingua.
Dopo esser evenuta per l'ennesima volta, ripartono ed arrivano a casa di lui.
Il suo primo ordine é quello che lui si spogli, restando completamente nudo tranne che per la gabbietta.
Lei si siede sul divano e gli ordina di darle ancora piacere con la lingua.
Ormai stava diventando talmente bravo, e lei si eccitava talmente tanto da quella situazione, che si sentiva la piú ninfomane del mondo.
Si eccitava di continuo, e quindi ricercava piacere allo stesso modo.
Venuta per l'ennesima volta, gli ordina di alzarsi in piedi davanti a lei, lui obbedisce, e lei chiede: "Sai, mi sto talmente tanto eccitando, divertendo, e sto godendo così tanto, che potrei tenerti chiuso per sempre!"
Una poderosa erezione fa innalzare la gabbietta, e lei sorpresa commenta: "ah! Ti piacerebbe la cosa!?"
Lui: "NOO! È che è eccitante sentirlo dire..."
Lei: "sìsì..."
Lui: "non lo stai pensando davvero, vero?"
Lei: "chissà... Ma ora veniamo a noi! Ti ho promesso un pompino se facevi il bravo! E sei stato un bravo schiavetto obbediente oggi!"
Lei si alza e lo fa mettere comodo sul divano commentando: "ti meriti un premio per oggi!"
Lei si sistema tra le gambe di lui, e dopo aver dato qualche bacetto all’interno coscia, prende in bocca il pene ancora ingabbiato e comincia a succhiarlo, ciucciarlo, leccarlo.
Lui ha un’erezione ormai perenne, e dopo un po’ chiede: “Ma non la togli la gabbia?”
Lei: “certo che no!”
Lui: “ma mi avevi promesso un pompino!”
Lei: “E te lo sto facendo! E mi sto pure impegnando!”
Lui: “ma io pensavo che l’avresti tolta!”
Lei: “pensavi male!”
Lui: “ti prego! Ho una voglia matta!!”
Lei: “Ma essere in gabbia era la tua fantasia, perché dovrei negarti questo piacere togliendola?”
Lui: “Ti preeegoooo!” quasi piangendo
Lei: “vuoi che la apro?”
Lui: “si!”
Lei avvicina la chiave alla gabbietta, si ferma un attimo a guardarlo in viso, e dopo aver sorriso la infila e apre il lucchetto.
Sfila la chiave e riprende a spompinarlo ancora con la gabbia indosso.
Lui: “ti prego…!”
Lei: “ma cosa c’è ancora? Mi hai detto che volevi che la aprissi, ed ora che l’ho aperta ti lamenti ancora?”
Lui: “toglila, ti prego…”
Lei: “Se questo è il tuo atteggiamento, con le tue mille pretese, allora non meriti niente!”
E dopo quelle parole, richiude il lucchetto e afferrandolo per la mano lo trascina in camera da letto dove lo spinge sul letto, e dopo essersi seduta sul suo viso gli dice: “Io invece merito ancora un orgasmo! Lecca, schiavetto mio!”
Comincia a leccarla come un disperato, la voglia di godere è talmente alta che gli fa leccare lei con talmente tanta foga che la fa venire nel giro di 2 minuti.
Lei: “stai davvero diventando il migliore con la lingua e col la bocca! Ogni volta sei che aumenta la tua disperazione, aumenta anche la tu bravura!”
Lei si gira e si mette alla 69, lo stuzzica ancora con pompini e carezze alle palle, e poi gli ordina di darle ancora piacere.
Viene ancora in un batter d’occhio, e commenta: “non so se è la tua frustrazione o se la mia eccitazione a farmi godere ogni volta di più, ma qualunque sia la ragione, se fossi in te mi abituerei a stare in gabbia!!”
Gli mette lo strap-on sopra alla gabbietta e s’impala a farsi scopare senza nemmeno bisogno del lubrificante, tanto che è bagnata dall’eccitazione e dalle leccate del suo schiavetto.
Mentre lo cavalca commenta: “vorresti che fosse il tuo a trapanarmi, eh? Sentirtelo nella mia figa, sentirti nel mio caldo, morbido e umido corpo…” smette di parlare solo per urlare dal piacere.
Si stende un attimo sopra di lui, e dopo essersi ripresa chiede: “vuoi un pompino ora, presumo…”
Lui: “Oh sì ti prego! Però senza gabbia questa volta!”
Lei risponde: “ok!” mentre scende tra le sue gambe.
Apre il lucchetto e toglie la gabbietta, lo prende tutto in bocca, ma fa solo movimenti su e giù senza mai toccarlo.
Lui: “ti pregoooooo!!”
Dopo aver ridacchiato un attimo, con la lingua percorre tutta la lunghezza dell’asta, e lui si irrigidisce, inarca la schiena e finalmente prova un pizzico di piacere e contatto fisico.
Quando lei arriva sul glande, crea un movimento circolare sul glande e poi si sposta sul dildo che spompina come una troia assatanata di cazzo.
Lui la prega ancora e ancora, fino a quando lei gli dice: “ok, ora ci penso io a darti il piacere che meriti, ma prima ti devo legare a letto!”
Lui acconsente, e quindi lei lo lega a letto, poi va un attimo in cucina e torna con un cubetto di ghiaccio.
Lo passa su tutto il cazzo fino a fargli perdere completamente l’erezione e gli rimette la gabbia.
Lui chiede spiegazioni, e lei risponde: “La tua fantasia era la castità e la negazione, e quale piacere migliore puoi provare se non l’essere negato e rimesso in gabbia?”
Lo slega e si risiede sul suo viso dicendogli: “Dammi la buona notte amore mio!”
view post Posted: 8/3/2024, 13:29     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
34

Le ore passarono lentamente e F, che doveva restare fermo in piedi, al freddo e al buio, attese tristemente che qualcuno andasse ad occuparsi di lui.
Senza cibo nè acqua e impossibilitato a dormire, trascorse la notte con la consapevolezza che avrebbe dovuto affrontare un terribile procedimento disciplinare.
Gli bastavano i confusi ricordi della lezione avuta da Miss Manuela per sapere che sarebbe stata un’esperienza atroce e ciò era sufficiente per renderlo preda dell’ansia e del terrore.
Solo a mattino già inoltrato venne tirato fuori dalla cella e fu Lady Susan ad occuparsi di lui, sganciandolo dalle catene e trasportandolo nella sala centrale delle carceri, dove lo fece inginocchiare, ammanettato con i polsi dietro la schiena, ai piedi di Lady Prinz e Lady Dana.
Le due Aguzzine, vestite come Lady Susan con impermeabili di pelle nera, lo attendevano brandendo i loro scudisci.
Fu Lady Prinz che, sbrigativamente, prese la parola.

- A richiesta di Lady Susan - disse - è aperto il procedimento disciplinare nei confronti dello schiavo numero 45, appartenente a Lady Elena, che lo ha inviato al Castello per un corso di istruzione base. Si prende atto che Lady Elena non è presente e pertanto sarà informata del procedimento in corso. Lady Susan, in qualità di Guardiana che lo aveva in custodia per lo svolgimento di attività di servizio, ha denunciato gravi mancanze dello schiavo, il cui stato di servizio già recava numerose annotazioni negative, da parte della stessa Lady Susan e di altre nobili Signore. In qualità di Guardiana, Lady Susan ha provveduto a recludere lo schiavo, presentando regolare richiesta di procedimento diretto nei suoi confronti. L’Ufficio della Persecuzione, da me rappresentato, ha esaminato la pratica, ed ha riscontrato la necessità di proseguire nell’azione disciplinare. Per tali motivi, viene disposta la comparizione dello schiavo in stato di arresto, con l’immediata imposizione del regime di carcere duro e la sospensione di altre attività. L’esecuzione della misura ,cautelare è affidata al Corpo delle Guardiane, qui rappresentato da Lady Dana, che si occuperà delle incombenze.
In conformità alle indicazioni generali dell’Ufficio della Persecuzione, lo schiavo subirà la privazione del cibo, dell'acqua e del sonno, sarà ripetutamente frustato e seviziato con scariche elettriche, verrà sodomizzato, appeso e applicato a macchine di tortura. Considerato che si ritiene vicina l’udienza avanti alla Corte, il trattamento dovrà essere particolarmente grave, in modo da assicurare che lo schiavo giunga adeguatamente provato all’inizio dell’istruttoria formale. L’Ufficio della Persecuzione, provvederà a notificare immediatamente la richiesta di udienza alla Corte e ad interpellare tutte le Signore che hanno svolto annotazioni sulla vittima, affinché possano chiedere l’azione disciplinare per le mancanze da loro rilevate, ovvero rinunciare o sospendere le loro richieste.
All’Udienza saranno formalizzate le accuse per cui si procederà e verranno stabilite le modalità di svolgimento dell’inquisizione. Lo schiavo, resterà dunque a disposizione dell’Accusa, e la Corte provvederà a nominare la Signora che giudicherà il caso, l’esperta sanitaria che seguirà l’inquisizione e la Signora a tutela della difesa dell’imputato.

F, confuso, seguì le parole di Lady Prinz per quanto ne era in grado. In sostanza, esse ribadivano la spiegazione che giorni prima aveva dato Miss Manuela, ma ciò che colpiva maggiormente lo schiavo, era la prospettiva di trovarsi alle prese con una procedura che, al di là delle parole, prevedeva da subito l’immediata imposizione di pesanti torture, senza lasciargli la possibilità di una concreta difesa. Del resto, riflettè, aveva poco da difendersi, poiché il principio che regolava la schiavitù al Castello, era l’assoluto dominio delle Signore. Se avevano ritenuto in qualche modo offensivo il suo comportamento, non aveva altro da fare che pentirsi della sua colpa ed era irrilevante ogni scusante che Loro stesse non avessero riscontrato.
- Sarà un piacere ed un onore per me - intervenne a quel punto Lady Dana, occuparmi personalmente del trattamento preliminare di questa vittima. So che Lady Susan sarebbe compiaciuta di assistermi…
- Immaginavo ciò - la interruppe Lady Prinz, ed è pacifico che durante l’arresto, prima dell’udienza, la competenza ad occuparsi dello schiavo è del Corpo delle Guardiane, per cui non esistono impedimenti al piacere di Lady Susan. Tuttavia, devo fare presente che all’avvio dell’Inquisizione vera e propria, si dovrà nominare la Signora che guiderà l’indagine, ed in quella fase non è opportuno che figuri Lady Susan, essendo la Dominatrice offesa che ha chiesto l’avvio della procedura disciplinare. Inoltre, già fin d’ora Lady Susan dovrà essere riascoltata dal mio Ufficio per la formalizzazione delle accuse, quindi potrebbe essere impegnata, e ciò ostacolerebbe la preparazione della vittima. Suggerisco quindi, che sia Lei stessa, Lady Dana, a tenere le fila dell’arresto, avvalendosi della collaborazione di Lady Susan quando non è impegnata. Con l’occasione, le suggerisco di coinvolgere Lady Lycia, che ha già dimostrato particolare abilità nell’inflizione delle sevizie.
- Accolgo i suoi suggerimenti - rispose Lady Dana, e possiamo cominciare da subito il trattamento.
- Bene allora - concluse la Signora dell’Ufficio della Persecuzione - io torno nel mio appartamento. Cominciate a martoriare la vittima, e procuratevi l’assistenza di Lady Lycia, aspetto Lady Susan da me non appena sarete a buon punto.
Con quelle parole, Lady Prinz si congedò, lasciando F nelle mani delle due terribili Aguzzine.

Rassegnato al peggio, lo schiavo sbirciò Lady Dana e Lady Susan che, dopo avere brevemente confabulato fra di loro, si armavano degli attrezzi, scelti con cura da uno scaffale. Mentre quelle si preparavano ebbe il tempo per riflettere rapidamente sulla sua condizione e su ciò che lo attendeva. Evidentemente, le Guardiane, dopo averlo coperto di censure, gli avevano teso un tranello a cui non aveva avuto la possibilità di sottrarsi. L’intesa che correva fra Lady Dana, Lady Susan e Lady Prinz, era lampante, ed andava chiaramente ben oltre il trattamento che avevano programmato ai suoi danni. Sembrava che il gruppo delle Guardiane, a cui poteva aggiungere Lady Cotton e Lady Lycia e forse Miss Sammy, stesse coltivando una propria strategia di potere, nei rapporti con le altre Signore, orientandosi alla soddisfazione del piacere sadico in modo estremo. Aveva, insomma, l’impressione di essere stato coinvolto, come oggetto, in un gioco ben più grande della sua educazione da schiavo. Rabbrividì, per il fresco della stanza e per la paura, mentre le due Aguzzine gli si avvicinavano armate di corde, catene e fruste.
Passandogli alle spalle, Lady Susan gli piantò un piede in mezzo alla schiena, per spingerlo bruscamente a terra.
Gli si appoggiò con un ginocchio addosso e usò una corda ruvida per unirgli i gomiti, stringendoli forte. Fece fare più giri alla fune, in modo che le braccia fossero saldamente unite, poi usò una catenella per stringerlo ai fianchi, e farla poi passare più volte fra le cosce, fino a unirla alle manette. A quel punto lo fece alzare, e attaccò la corda che stringeva i gomiti, ad un gancio collegato ad un argano in mezzo alla stanza. Lady Dana azionò il verricello elettrico, che tirava su il gancio, finché F si ritrovò sollevato, appeso per i gomiti. In quel modo, aveva le braccia, in parte sollevate, dolorosamente sollecitate, e in parte piegate in giù, per evitare che i polsi tendessero troppo la catena che lo imbracava. Inevitabilmente però, la catena veniva tirata, ed i suoi scatti non consentivano un allentamento, quando F si sforzava di accostare i polsi alle terga. Per finire, Lady Susan gli fece aprire le gambe, agganciandogli le cavigliere ad altre catene che le tenevano tese verso il pavimento.
Lady Dana proseguì nel trattamento da lei ideato, usando una pompa d’acqua fredda, con al quale annaffiò la vittima.
Nel freddo della stanza, il getto congelò lo schiavo, che già tremava d’ansia e gemeva di dolore. Non ebbe molto da attendere prima che le due Aguzzine, armate con i loro scudisci metallici, che già aveva tristemente conosciuto, cominciassero a frustarlo su tutto il corpo.
Lady Dana e Lady Susan, si divertirono a sue spese con la consueta energia e determinazione.
Il metodo usato, era sempre quello di somministrare nerbate adeguatamente distanziate fra loro, colpendo ora una parte del corpo ora l’altra, alternando botte di piatto con altre di spigolo.
F non aveva scampo. Non poteva né evitare né cercare di attutire i colpi di cui era inevitabilmente vittima. Oltre alle percosse, subiva il patimento causato dalle corde e dalle catene, che gli mordevano la carne, raschiandolo inesorabilmente. I gemiti gli si strozzavano in gola, ed il fiato gli mancava, anche solo per piangere.
Dopo molte scudisciate, fu sul punto di perdere conoscenza, ma le Aguzzine usarono ancora il getto d’acqua gelida per risvegliarlo.
Continuarono così a lungo, rendendogli ben chiaro che non aveva possibilità di sfuggire alla loro crudeltà. Innumerevoli nerbate lo ridussero allo stremo, fin quando Lady Dana guardò l’ora, e decise che era giunto il momento di cambiare supplizio.
Nuovamente fu Lady Susan ad occuparsi della preparazione dello schiavo. Prese una manciata di cavi elettrici, e cominciò a collegare elettrodi al corpo della vittima. Applicò le pinzette ai capezzoli, al prepuzio e allo scroto, infine unì un cavo alla catenella che stringeva i fianchi. Passò, quindi, i cavi a Lady Dana, che li collegò all’apparecchio per la somministrazione delle scosse elettriche, e si accomodò su una sedia messagli proprio davanti, in modo da poterlo vedere bene durante la tortura.
Le due Aguzzine attesero un buon quarto d’ora, chiacchierando a voce bassa, poi decisero di dare inizio al supplizio.
Il fatto che avessero usato morsetti non troppo stretti, e con le superfici lisce, fece immaginare ad F che avessero l’intenzione di far durare molto a lungo quella tortura, come del resto era stato in parte annunciato da Lady Prinz, quando aveva spiegato la necessità di infierire gravemente su di lui per indebolirlo prima dell’inquisizione vera e propria.
Lady Dana, flemmatica, regolò il marchingegno e gli somministrò una prima scossa.
Il contatto avvenne fra gli elettrodi collegati ai capezzoli della vittima, e fu di bassa potenza ma di lunga durata. F, avvertì dapprima un formicolio che in una decina di secondi divenne un fastidio, e poi un vero tormento, come se avesse la carne sollecitata dal fuoco.
Il dolore, in breve, lo fece passare dai gemiti alle grida, e quindi alle lacrime, mozzandogli il respiro, già reso difficile dall’incatenamento. Quando, finalmente, Lady Dana staccò il contatto, F, boccheggiante, vide il ghigno di compiacimento delle sue Aguzzine.
Gli lasciarono una breve pausa, e passarono poi alla seconda scossa, stavolta somministrata dagli elettrodi collegati allo scroto e al glande. La potenza era ancora modesta, ma anche in quel caso, fu la durata prolungata a costituire la causa della sofferenza. Sentì il pene tormentato dal bruciore e da convulsioni, finendo nuovamente con l’urlare, cosa che divertiva molto le due Torturatrici.
La terza scossa fu somministrata usando il contatto che elettrificava la catenella e quello dello scroto. In questo caso, la resistenza delle parti colpite gli permise di sopportare più a lungo la sofferenza, tanto che, dopo quasi un paio di minuti, Lady Dana decise di aumentare progressivamente l’energia della scossa, fino a quando lo riportò alle sue inutili contorsioni e grida di dolore.
Non ebbe alcuno scampo, poiché le due crudeli Dominatrici continuarono ad infierire inesorabili su di lui. Lasciandogli ogni tanto un po’ di tregua, quanto bastava perché potesse riprendere fiato, combinarono variamente gli elettrodi, la potenza e la durata delle scosse, facendogli sperimentare una vasta gamma di sofferenze. Non c’erano le atroci fitte fulminanti, tipiche dei penetratori elettrificati che aveva dovuto sperimentare al mulino, ed in altre occasioni di tortura, poiché Lady Dana, sembrava preferire, quella volta, scosse più lunghe, approfittando meglio del molto tempo a disposizione.
Durante una tregua più duratura, lo bagnarono ancora con il getto d'acqua gelido e, per un attimo, lui ebbe l’ardire di sbirciare le due Signore. Lady Dana stava seduta sulla sua poltrona, mentre Lady Susan gli si era avvicinata per, guardarlo meglio. Incontrando per un solo istante lo sguardo di quest’ultima, F intuì appieno la sua gelida crudeltà, e la sua soddisfazione nel vederlo patire.
Lady Susan gli restò vicina, mentre Lady Dana somministrava altre scosse, ghignando di compiacimento per i suoi prolungati lamenti. Poi, quasi d’improvviso, decise che aveva altro da fare e, dette poche parole all’amica, se ne andò.
Rimasto alle prese con la sola Lady Dana, seduta nella poltroncina, F subì molte altre scosse, sempre prevalentemente a bassa potenza e lunga durata. Ebbe poi una nuova pausa, quando l’Aguzzina si allontanò per i fatti suoi.
Piegato dal patimento e dall’insopportabile sforzo, causato dal modo in cui era immobilizzato ed appeso, non ebbe molto giovamento dalla tregua.
Malgrado la confusione che lo dominava, potè notare che, al suo ritorno, Lady Dana si portava dietro un altro schiavo.
Si trattava, per quanto ebbe modo vedere, di uno molto giovane, che portava in testa una specie di elmetto metallico che gli copriva il volto fino al naso, chiudendogli così gli occhi. Aveva i polsi ammanettati dietro la schiena, corte catene alle caviglie ed una specie di gabbietta con lucchetto, al pene, evidentemente per impedire ogni velleità di erezione.
Lady Dana si sbottonò il soprabito e si slacciò camicia e pantaloni, mostrando reggiseno e mutandine. Sedutasi a gambe aperte, fece mettere in ginocchio lo schiavetto davanti a sé, afferrandolo per l’elmetto, e facendogli premere la bocca contro il suo sesso.
Poi, mentre con una mano si massaggiava il seno, con l’altra azionò un comando del marchingegno per la tortura elettrica, infliggendo ad F una nuova serie di scariche, più brevi ma più potenti delle precedenti, che lo colpivano a ripetizione in tutte le parti del corpo attaccate agli elettrodi.
Davanti a lui, che urlava, piangeva e si contorceva, la Dominatrice si fece leccare il sesso dal giovane schiavo, che non poteva vedere nulla e poteva solo usare la lingua.

(continua)
view post Posted: 6/3/2024, 12:08     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
32

La giornata iniziò presto e fu ancora Lady Cotton a prendere in consegna F e gli altri due schiavi della squadra del giorno prima.
Sbrigativamente, la Guardiana li portò nella solita stanza per i loro bisogni e per farli pulire.
Poi, senza tante spiegazioni, li condusse nuovamente nel salone dove già avevano lavorato e li sistemò ancora con bavaglio e lucchetto alle mani, quindi consegnò loro secchi e stracci e assegnò a ciascuno un pezzo di pavimento, andandosene subito dopo.
L’ordine, semplice e sbrigativo, era di continuare a pulire fino a quando sarebbe tornata a prenderli.

Stavolta ad F era capitato il pezzo di pavimento più lontano dalla porta e ciò gli rese un po’ più facile il lavoro.
Durante le prime ore non ci fu passaggio di Dominatrici, per cui riuscì a pulire adeguatamente ciascuna mattonella.
Più tardi transitarono alcune Signore con i loro cani, che portavano fuori schiavi nudi. Al loro rientro, inevitabilmente sporcarono il pavimento, ma F, a testa bassa, si affrettò a pulire ogni centimetro quadrato con grande attenzione.
Qualche altra ora senza transiti, gli permise di allentare un po’ il ritmo, che poi dovette ancora accelerare quando improvvisamente ci fu un certo andirivieni di Signore, schiavi e cani.
F non aveva certamente tempo di distrarsi, ma tutto sommato quel lavoro era molto meno penoso dell’impiego al mulino e aveva il pregio che anche le più crudeli Aguzzine sembravano ignorarlo. Ad esempio, le stesse Lady Susan e Lady Dana, gli passarono accanto senza nemmeno badargli, e ciò lo rincuorò, facendogli pensare che se avesse lavorato sodo e fosse stato al suo posto, avrebbe potuto evitare di peggiorare il suo stato di servizio.
L’intera giornata passò senza eventi particolari.
Alla sera F potè cenare come il giorno precedente, e, dopo un passaggio alla latrina comune, si ritrovò incatenato al suo posto sul pavimento.
Nuovamente, ringraziò le Signore per la loro clemenza e dormì senza affanni.


33

Al risveglio, F trovò che la sua squadra era stata presa in consegna da Lady Susan. Considerati i trascorsi con quella Dominatrice, F si preoccupò parecchio della cosa.
Malgrado ciò, la giornata cominciò come le precedenti e la Guardiana non sembrava particolarmente interessata al lavoro degli schiavi che aveva in custodia.
Dopo averli fatti lavare, li condusse ai loro posti letto, affinchè prendessero sai, calzettoni e zoccoli, poiché, come disse sbrigativamente, erano stati destinati a svolgere pulizie all’esterno.
Fu così che F si ritrovò a varcare il portone che conduceva nel piazzale del Castello e qui Lady Susan lo fermò, assegnandogli il compito di tenere pulito il tratto di pavimento antistante l’entrata. Ebbe a sua disposizione una scopa con un manico corto, per usare la quale era obbligato a stare con la schiena curva, una paletta, uno straccio con un secchio d’acqua ed un sacco per le immondizie.
Senza farsi ripetere l’ordine si mise subito al lavoro, sperando di scansare le preoccupanti attenzioni della crudele Guardiana.
La temperatura esterna era un po’ risalita rispetto al giorno dell’arrivo e il saio offriva adeguata protezione, anche tenendo conto del riscaldamento dovuto alla fatica.
F, con impegno, spazzò il tratto di pavimento che gli era stato assegnato, tirò su le foglie ed il terriccio, che mise nel sacco, poi, inginocchiatosi, passò lo straccio bagnato, pulendo con cura.
Non aveva ancora finito quando di lì passarono alcune Dominatrici, con al seguito schiavi incatenati e cani.
Inevitabilmente il pavimento fu di nuovo sporco, per cui subito si dovette rimettere all’opera dall’inizio. Non se ne rammaricò, poiché già sapeva che quel genere di cose sarebbero successe per tutto il giorno, di continuo.
Un po’ più strana era l’assenza di Lady Susan che dopo averlo messo al lavoro ed avere portato via gli altri della sua squadra, era passata solo una volta a sbirciarlo da lontano. Non capiva se ciò significava che stava svolgendo bene l’incarico, oppure se la Guardiana aveva trovato qualcun altro con cui prendersela. In ogni caso sembrava una buona notizia e F se ne rallegrò in cuor suo.

La svolta nella giornata, avvenne invece nel tardo pomeriggio, quando già cominciava a far scuro.
F stava passando per l’ennesima volta la scopa, raccogliendo foglie e grumi di fango, con le spalle al piazzale.
Non si accorse che Lady Susan e Lady Dana, si erano piazzate silenziosamente dietro di lui, fin quando le sentì sghignazzare. Voltandosi di scatto lasciò cadere la scopa. Si chinò per raccoglierla, quindi rimase lì con l’attrezzo in mano, non sapendo che fare.
- Eccolo qui, il solito incapace! - esclamò Lady Susan con tono irato.
In un istante F comprese che stava per subire una fregatura, studiata deliberatamente dalle due Dominatrici, a cui non avrebbe avuto alcuna possibilità di sottrarsi.
Con questa certezza in mente, rimase paralizzato davanti alle Aguzzine, che cominciarono a far sibilare nell’aria i loro scudisci.
- Lo vedi? - ghignò ancora Lady Susan all’amica. Sta lì, fermo come un cretino, e non ci rende gli onori che ci sono dovuti!
Udito ciò F si rese conto che avrebbe dovuto inginocchiarsi davanti alle Signore, e cercò di rimediare, ma fu fermato da una violenta nerbata di Lady Susan, che lo prese in faccia, sbraitando una manciata di parole in una lingua slava.
Fulminato dalla sferzata, e senza aver capito ciò che gli era stato detto, F rimase immobile, mezzo chinato e a testa bassa.
- Non hai capito, merda!?! - Urlò allora Lady Dana - Obbedisci immediatamente!
Non sapendo che fare, F abbozzò nuovamente ad inginocchiarsi, ottenendo solo di ricevere una nuova nerbata.
Lady Dana sbraitò nuovamente il comando nella lingua sconosciuta; poi, dopo avergli assestato un terzo colpo di scudiscio, si decise a ripeterlo in modo comprensibile.
- In ginocchio, nudo! - comandò. Vediamo se così capisci!
La traduzione consentì ad F di obbedire. Sfilandosi il saio, le calze e gli zoccoli di legno, già sapeva che aveva totalizzato altri punti negativi, poiché le Signore non lo avrebbero mai scusato, anche se era chiaro che non aveva possibilità di eseguire il comando senza la traduzione.
Facendosi coraggio si mise in ginocchio, cercando di mantenere la posizione corretta, malgrado il dolore delle nerbate ed il freddo che si faceva pungente.
Le due Aguzzine restarono un po’ a guardarlo, confabulando fra loro.
- Vedo che qui c’è ancora sporco - sentenziò Lady Susan osservando all'intorno - E la tua inettitudine è aggravata dalle continue disobbedienze.
Si rivolse dunque a Lady Dana, parlandole nuovamente nella lingua che F non capiva.
L’altra replicò nello stesso idioma, poi entrambe tornarono a fissare F.
- Ti lasciamo per pochi minuti - concluse Lady Susan - e nel frattempo vedi di obbedire a quanto ha detto Lady Dana.
Con quelle parole le due girarono sui tacchi, e varcarono la porta del Castello.
F, rimasto lì, non aveva la più pallida idea di cosa doveva fare.
Forse gli avevano comandato di pulire, forse di restare ad aspettare, forse qualcos’altro. Non sapeva se rivestirsi o restare nudo.
Mentre era in quell’incertezza, passarono davanti a lui alcune altre Signore, che si soffermarono a guardarlo. Fra loro c’era Lady Cotton, che dopo un breve silenzio lo apostrofò usando ancora la lingua sconosciuta. Ciò suscitò l’ilarità delle altre Dominatrici, mentre ad F era ormai chiaro che gli era stato teso un tranello, da cui non aveva possibilità di salvarsi.
In quel mentre tornarono Lady Susan e Lady Dana, che si mostrarono furiose vedendolo lì, fermo in ginocchio.
- Questo schiavo è sotto la tua sorveglianza? - chiese Lady Cotton a Lady Susan. Sappi che mi ha appena disobbedito! Gli ho comandato di venirmi a leccare gli stivali, ed invece è rimasto lì, fermo come un coglione!
- E’ da quando è arrivato che fa lo spavaldo e anche poco fa ha contravvenuto ai miei ordini - replicò la Guardiana. Cosa devo fare a questo punto? - concluse, rivolgendo la domanda a Lady Dana.
- Le sue mancanze sono gravi - sentenziò la Signora interpellata. Ha svolto male il suo lavoro, non si è inginocchiato subito quando gli ci siamo avvicinate, ha disobbedito all’ordine di spogliarsi immediatamente, è rimasto qui a perdere tempo anziché affrettarsi a pulire quando ce ne siamo andate e in più ha disobbedito alla nostra amica. Oltre all’inefficienza, dimostra una totale assenza di rispetto verso di te e verso tutte le Dominatrici.
- Già… - aggiunse Lady Cotton - e in questo modo ti fa fare una brutta figura davanti a Signore importanti, del rango di Lady Dana!
Fu quest’ultima osservazione a far perdere definitivamente le staffe a Lady Susan, che d’altra parte, sicuramente non aspettava altro.
- Basta! - urlò la Guardiana - è ora di finirla con questo schiavo, che fra l’altro, ha già accumulato una serie interminabile di osservazioni negative sul suo stato di servizio! Deve essere subito sottoposto ad un adeguato procedimento disciplinare, che sanzioni tutte queste sue mancanze!
- E’ la scelta giusta - giudicò Lady Dana, con l’approvazione di Lady Cotton e delle altre Signore presenti - Va subito portato in carcere, poi regoleremo la procedura.

Fu con quelle poche parole che venne decisa la sorte di F.
In un baleno lo schiavo si trovò in bocca un grosso bavaglio metallico, i polsi ammanettati dietro la schiena ed una catena al collare, che Lady Susan usò per condurlo, strattonandolo, nei sotterranei del Castello.
Pochi minuti furono sufficienti per metterlo nuovamente in una cella senza finestre, umida, fredda, e stretta al punto, che vi si poteva stare solo in piedi.
La catena del collare fu attaccata ad un gancio nella parete e la porta venne chiusa, lasciandolo completamente al buio.
Imprigionato lì, potè sentire Lady Susan dire alle amiche che intendeva andare subito a presentare la denuncia diretta, per ottenere il giudizio disciplinare.
Le Signore si allontanarono, ed il carcere restò silenzioso.
Incatenato lì, al buio, F non aveva altro da fare che aspettare il peggio e piangere sommessamente per la nuova disavventura capitatagli.

(continua)
view post Posted: 4/3/2024, 11:06     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
31

Entrando nella cella le due Guardiane non riuscirono a trattenere il disgusto.
F giaceva a terra, letteralmente incrostato di merda e piscio, tremante per il freddo e ancora scosso da fremiti.
Le Signore, schifate dalla vista e ancor più dall’odore, furono molto sbrigative nel liberarlo dalle catene.
Furono necessarie varie nerbate per costringere F a rialzarsi e farlo uscire dalla cella.
Nel corridoio del sotterraneo riuscirono a farlo stare in piedi e lo esaminarono rapidamente.
F, ormai assomigliava ad una larva, cosparsa di indicibile sporcizia, ed emanava un odore terribile.
Le Guardiane, superato lo schifo, risero di lui, commentando che era uno degli schiavi peggio conciati che avessero mai tirato fuori da una cella.
Per risvegliarlo completamente, ritennero efficace somministrargli qualche altra nerbata. Quindi, senza rimettergli altre catene, lo sospinsero avanti lungo il corridoio sotterraneo.
Camminarono a quel livello per qualche minuto, finché sbucarono in una stanza meglio illuminata con pavimento e pareti piastrellate. Qui lo appesero per i polsi ad una catena, proprio in mezzo della stanza.
Davanti a lui, uno specchio lo inquadrava per intero, permettendogli di constatare le condizioni in cui era ridotto.
Incrostato di sporcizia, con capelli e barba lunghi, deperito e segnato da lividi, aveva un aspetto ancora peggiore di come si era visto, quando Lady Dana e le sue amiche lo avevano torturato.
Le due Guardiane, senza tanti riguardi, usarono una pompa con un getto d’acqua fredda per ripulirlo grossolanamente.
Poi chiamarono nella stanza uno schiavo, affinché proseguisse nella pulizia. Il nuovo arrivato, era un ragazzo dall’aspetto mingherlino. Era nudo e depilato, con i capelli rasati ed un attrezzo costrittivo al pene, una specie di gabbietta metallica, tenuta ferma da un cinturino di catena ai fianchi e da un fermaglio che stringeva la base dello scroto. Il giovane portava un secchio con una spugna insaponata che usò sul corpo di F per ripulirlo accuratamente di tutta la sporcizia. Era una spugna ruvida, che irritava la pelle, ma il fastidio provocato, era risibile per uno schiavo che aveva già subito tante frustate e percosse
Quando l’insaponatura fu completata, le Guardiane usarono nuovamente il getto freddo per sciacquarlo. Fu solo in quel momento che F, riconobbe fra le due, Lady Cotton che usava la pompa ghignando.
- Completiamo la pulizia con una depilazione totale - disse costei rivolta al giovane schiavo che subito si affrettò a recuperare una scatola di legno che conteneva attrezzi da barbiere.
Il ragazzo per prima cosa mise una tela cerata sotto i piedi di F, quindi usò una macchinetta per tagliargli i capelli e i peli, sia delle ascelle che del pube.
Armato di rasoio, curò nei minimi dettagli la depilazione senza nessun lenitivo, fino ad avere rimosso ogni residuo pelo dal corpo di F.
Capelli e peli erano caduti tutti nella tela cerata che il giovane sfilò da sotto i piedi dello schiavo incatenato, avvicinandola alle Dominatrici.
- Sai come devi procedere - disse laconicamente Lady Cotton.
Senza esitazioni, il giovane si inginocchiò e si chinò sulla tela, cominciando ad ingoiare tutti i peli.
Procedette speditamente, ingoiando senza sosta, e leccando infine la tela.
Il suo comportamento sembrò soddisfare le Guardiane che, controllato non vi fossero residui, gli comandarono di tornare da dove era venuto. Dopodiché staccarono F dalla catena, e lo misero più vicino allo specchio, in modo che potesse vedersi meglio.
Così depilato, aveva assunto un altro aspetto. Il suo deperimento era ancor più visibile di prima e i lividi lasciati dalle frustate apparivano più marcati.
Il gelo dell’acqua gli aveva fatto indurire i testicoli e rimpicciolire il pene.
Ma perlomeno, era pulito e ciò lo rendeva decoroso.

Lady Cotton e l’altra Guardiana lo controllarono attentamente, palpandolo con brutalità, quindi gli unirono i polsi dietro alla schiena e gli misero una catena alle cavigliere.
Fatto ciò, lo spinsero fuori della stanza, conducendolo lungo altri corridoi e su per varie rampe di scale, fino ad una nuova sala dove altri schiavi erano in attesa.
Erano in tutto una decina, incatenati e depilati allo stesso modo, alla presenza di Lady Prinz, che stava controllando alcuni fascicoli seduta ad una scrivania.
F fu l’ultimo che doveva arrivare lì, poiché le tre Guardiane, dopo una rapida consultazione fra di loro, si allontanarono, lasciandoli seduti sul pavimento ed appoggiati con la schiena alle pareti. Gli schiavi, dunque, ebbero la possibilità di riposarsi un po’, beneficiando del tepore della stanza. F si appisolò nuovamente, finalmente alleviato dai dolori gastrici e intestinali, che lo avevano devastato nell’ultima giornata.

Passarono almeno un paio di ore fino al rientro delle Dominatrici che, fatti alzare gli schiavi, si degnarono di informare il gruppo circa la prosecuzione dell’addestramento.
- Da oggi - disse Lady Prinz, sarete adibiti alla pulizia dei locali dove si svolgono le attività del Castello. Si tratta di mansioni semplici, che però devono essere svolte con la massima efficienza, a pena di gravi punizioni. Il lavoro da svolgere, vi verrà di volta in volta spiegato dalle Guardiane addette alla vostra sorveglianza, e non mi dilungo oltre in proposito. Ma devo comunque avvertirvi che in queste occasioni avrete modo di incontrare frequentemente molte Signore, pertanto è richiesta una particolare attenzione al corretto comportamento formale al loro cospetto. Non sarà ammesso il minimo sgarro al regolamento.
Dette quelle poche parole, la Guardiana confabulò brevemente con le colleghe, quindi uscì dalla sala.
Fu Lady Cotton a prendersi cura di F e di altri due schiavi. Li prese da parte e liberò i loro polsi, consegnando poi a ciascuno un secchio ed uno straccio.
Con lo scudiscio indicò loro il percorso da seguire, attraverso stanze e corridoi, fino al grande salone che costituiva l’ingresso del Castello, dove F era stato a lungo appeso al suo arrivo in attesa della visita medica.
Lady Cotton, mostrò agli schiavi che in un angolo del salone, nascosto dietro una colonna, c’era un rubinetto ed uno scolo.
- Attingerete l’acqua da qui per riempire i secchi - spiegò. E con gli stracci bagnati dovrete pulire tutto il pavimento del salone, ininterrottamente. Si tratta di una sala attraversata spesso e chi viene dall’esterno ha le suole sporche, per cui dovrete immediatamente ripulire. Quando passerò per i miei controlli, non intendo vedere la minima macchia. Per questa volta non vi verranno applicati attrezzi costrittivi particolari e mi auguro che saprete essere degni di questa attenzione, poiché potete immaginare quanto sia fastidioso, lavorare chini sul pavimento con un grosso penetratore metallico ficcato nel culo e con catene che stringono atrocemente le carni. Dato che avete a disposizione dell’acqua, e non vi è concesso bere, vi metterò un bavaglio metallico chiuso a lucchetto. Per evitare mosse azzardate, poi, vi chiuderò i bracciali con un altro lucchetto, lasciandovi le mani unite sul davanti. Lavorerete in ginocchio, e vi potrete alzare solo per andare a riempire e svuotare il secchio.

Non perse tempo in altre spiegazioni, e fece quanto aveva annunciato, prendendo gli attrezzi da una borsa che aveva con sé.
F, in breve, si trovò con le mani congiunte ed uno stretto bavaglio, costituito da una sfera di ferro infilata in bocca e tenuta dentro da una fibbia metallica, stretta e chiusa a chiave dietro la nuca. Rispetto ai più fastidiosi attrezzi che gli era capitato di dover portare, quella bardatura non rappresentava una pena per lui.
Si rese, invece, ben presto conto di quanto fosse difficile e pesante il lavoro.

Lady Cotton assegnò a ciascuno dei tre schiavi un pezzo del salone e ad F toccò quello intermedio.
Presa l’acqua e bagnato lo straccio, si inginocchiò per iniziare subito a lustrare il pavimento, in mattonelle rustiche, che evidentemente non era stato pulito da qualche giorno. Polvere e terra sporcavano subito lo straccio, per cui doveva sempre bagnarlo e strizzarlo, fregando poi con forza con entrambe le mani.
Lady Cotton, passeggiava ora davanti ad uno ora all’altro, e le suole dei suoi stivali, bagnate, lasciavano tracce proprio dove avevano appena pulito.
Quindi dovevano di continuo tornare indietro, per poi ricominciare, senza sosta.
F, a testa bassa, non azzardò nemmeno di alzare lo sguardo sulle altre Dominatrici, che di tanto in tanto passavano.
Chi veniva da fuori sporcava inevitabilmente e lo schiavo addetto al primo tratto di pavimento doveva di continuo fregare le mattonelle vicino alla porta. In sostanza era impossibile tenere perfettamente pulito e, per quanto si affannassero, era chiaro che ad un controllo sarebbero stati tutti e tre a rischio di punizione. La sola fortuna fu che Lady Cotton venne raggiunta da una collega con la quale si mise a chiacchierare, senza troppo badare ai suoi lavoranti. Anzi, ad un certo punto se ne andò con l’amica, lasciando detto ai tre disgraziati che continuassero a sgobbare, fino a quando sarebbe tornata a riprenderli.
Così F, concentrato sul pavimento e sullo straccio, continuò a pulire ininterrottamente per ore e ore. Sudava per la fatica, malgrado la temperatura bassa del salone, bramava l’acqua, che non poteva bere, si faceva piccolo piccolo quando passavano le Signore, dietro alle quali si affrettava a pulire.
Il lavoro continuò senza sosta, fino a quando Lady Cotton tornò.
Fu solo quando la Dominatrice fece alzare da terra i tre schiavi, che F si rese conto che aveva passato gran parte della giornata chino sul pavimento. Le ginocchia gli dolevano, aveva sete e fame, oltre ad una gran stanchezza.
La Guardiana non si degnò neppure di controllare la qualità della pulizia, e li condusse via, fino alla sala dove era preparata la cena degli schiavi.

F e gli altri due della sua squadra, raggiunti poco dopo da un’altra mezza dozzina di schiavi nudi, poterono cibarsi, liberati da catene e bavagli.
Ognuno di loro ricevette una ciotola, da cui mangiare stando in ginocchio. La sbobba liquida non aveva un sapore particolare, e poteva essere pane misto ad abbondante acqua. Dopo tante privazioni e poltiglie dal sapore immondo, quel po' di cibo mangiabile fu come una leccornìa. Durante il pasto, gli schiavi furono tenuti d’occhio da un paio di Guardiane, che sembravano poco interessate a loro, tanto che non somministrarono alcuna frustata in giro.
Scaduto il tempo per mangiare, le due Dominatrici portarono gli schiavi alla solita stanza adibita a cesso comune, lasciando il tempo per espletare le necessità fisiologiche e consentendo loro anche una rapido lavaggio con l’acqua fredda.
F, che si era completamente svuotato durante la reclusione in cella, non ebbe bisogno di defecare e si liberò solo di un po’ di urina.
Nel giro di pochi altri minuti, F si ritrovò al suo “posto letto”, cioè al giaciglio sul pavimento a cui fu incatenato per polsi e caviglie, a pancia in su, con gambe e braccia aperte. Fu spenta la luce, e solo in quell’istante si rese conto che quel giorno era passato senza punizioni.
Si sentì colmo di gratitudine, per la grazia accordatagli dalle Signore, e subito dopo, esausto, cadde in un sonno profondo.

(continua)
view post Posted: 3/3/2024, 12:07     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
30

F fu preso in consegna da un paio di Guardiane a cui fu consegnato da Lady Lycia e Miss Sammy, dopo avergli tolto la bardatura con l’otturatore anale. Fu una grande liberazione per lo schiavo, sentirsi nudo, tranne che per bracciali, cavigliere e collare. Il culo gli bruciava, e la carne era tutta dolente, ma, finalmente, l’essere almeno privo di attrezzi costrittivi, alleggeriva un po’ la sua condizione.
Uscirono così, dal salone del mulino, attraversarono un corridoio fino ad una rampa di scale che li portò in uno dei sotterranei del Castello.
Qui la temperatura era notevolmente più bassa, di quella in cui aveva trascorso le ultime giornate. Pur rabbrividendo, F non aveva motivo di dolersi di quel cambiamento. Il solo fatto di aver finito il periodo di quell’atroce lavoro, gli dava la forza di affrontare ogni novità.
Giunsero dunque in una parte dei sotterranei con pareti grezze e pavimento in cemento, senza rivestimenti, tetramente illuminata da qualche debole lampadina.
Sul corridoio, si affacciavano numerose porte di legno, strette e basse, chiuse da grossi chiavistelli.
Le Guardiane lo fermarono davanti ad una di queste e la aprirono.
All’interno c’era una piccola cella, senza luce né finestre.
Il pavimento era in terra battuta, e l’unica cosa al suo interno, era un gancio attaccato ad una parete, da cui pendeva, unita con una catena, una grossa sbarra di ferro molto pesante.
Le due Signore, senza parlargli, lo spinsero dentro e lo seguirono anche se, visibilmente, non sembravano gradire quel lavoro. Il motivo era abbastanza evidente: la piccola cella, oltre che fredda e umida, era impestata dal fetore di escrementi vari, lasciati dai suoi precedenti ospiti.
Una Guardiana fece sedere F contro il muro e gli attaccò il collare al centro della sbarra metallica, usando un lucchetto.
Analogamente, collegò i bracciali alle estremità dell’asse, lasciandogli le gambe libere. Regolò, poi, la catena, in modo da lasciarli una certa libertà di movimento, a cui non era più abituato.
L’altra Guardiana, nel frattempo, si occupò di raccogliere da terra due ciotole metalliche e tornò nel corridoio, e dopo poco rientrò nella cella, ponendole vicino ad F. Una era colma d’acqua torbida, l’altra, conteneva una specie di zuppa fredda, la cui composizione era poco comprensibile.

- Hai qualche ora di riposo qui - disse la Guardiana che lo aveva incatenato - Approfittane per dormire e rifocillarti, perché subito dopo, avrai bisogno di tutte le tue energie per tornare al lavoro. Puoi cagarti e pisciarti addosso, e, come vedi, chi ti ha preceduto qui non ha fatto complimenti!

F, ebbe appena il tempo di memorizzare la posizione delle ciotole prima che le due Guardiane uscissero dalla cella e lo chiudessero dentro, lasciandolo nell’oscurità più totale.
Sprofondato nel buio, F ascoltò i passi delle Signore che si allontanavano, parlando piano fra loro. Subito dopo cadde il silenzio.
Impiegò un po’ di tempo per adattarsi alla nuova situazione, che, malgrado lo stato della cella e l’incatenamento, risultava comunque più comoda rispetto al modo in cui era stato trattato negli ultimi giorni.
La sbarra di ferro gli pesava sul collo, e doveva tenere le braccia aperte, con i polsi all’altezza delle spalle. Poteva però muoversi abbastanza agevolmente, ed aveva le gambe libere. La lunghezza della catena non gli consentiva di stare in piedi, ma poteva drizzarsi quel tanto che bastava a mettersi in ginocchio, o seduto. Cosa più importante, poteva stendersi, anche se il pavimento, di terra, era cosparso di putridume, sia fresco che stagionato.
Dopo un po’ di acclimatamento, gli sembrò di poter sopportare meglio il freddo, anche se l’umidità gli entrava nelle ossa.
Quanto al fetore stagnante, non gli risultava particolarmente fastidioso, forse perché ci si era abituato stando in mezzo al lercio al mulino, forse perché era lui stesso a puzzare molto più della cella.
Si mosse con grande cautela per riuscire a portare la testa sopra alle ciotole, di cui aveva istintivamente annotato mentalmente la posizione, senza rovesciarle al buio.
La Guardiana sembrava averla volutamente messa in un punto in cui lui poteva arrivare, ma a fatica, perché era costretto a tirare il collo al limite massimo consentito dalla catena. Il suo bisogno principale, in quel momento, era quello di bere, e non badò al collare che lo stringeva, mentre si chinava per lambire l’acqua.
Il liquido era tiepido e dal gusto leggermente salato, cosa che gli fece pensare che fosse stato addizionato con i prodotti provenienti dalla toilette delle Padrone, come gli aveva a suo tempo spiegato Lady Cotton.
Ne sorbì più che potè, perché aveva la gola arida, cosicchè, il liquido arrivato velocemente nello stomaco mise immediatamente in moto gli stimoli fisiologici che nei giorni precedenti erano stati pressochè bloccati dalle privazioni e dagli attrezzi costrittivi. In sostanza, quasi non si rese conto che, realizzando le previsioni della Guardiana, cominciava a pisciarsi addosso. L’urina zampillò dal suo pene, flaccido e rimpicciolito, mescolandosi al lerciume che già c’era sul pavimento. Ebbe appena il tempo di constatare ciò che sentì l’irrefrenabile bisogno di svuotare le viscere. Non oppose alcuna resistenza allo stimolo naturale. Era inclinato su un fianco, con la testa sulla ciotola già svuotata a metà, quando lasciò uscire un lungo peto, a cui fece subito seguito una scarica di diarrea.
Non se ne stupì. La lunga introduzione dei penetratori anali, e le scosse elettriche subite, gli avevano certamente scombussolato l’intestino e tutto l'organismo. Del resto, aveva mangiato tanto poco che non poteva sicuramente produrre feci dall’aspetto sano. Questa riflessione, dopo avere placato un po’ la sete, lo fece indirizzare alla seconda ciotola, che conteneva ciò che, nella logica delle Dominatrici, rappresentava il suo cibo.
Diversamente da quelle sperimentate in altre occasioni, la strana zuppa che gli avevano portato sembrava pressochè priva di ogni gusto.
Si trattava di una specie di brodo freddo e gelatinoso, che inglobava dei biscotti spugnosi, alcuni pezzi di verdura e qualche brandello di carne filosa. Non era facile capire se si trattasse di avanzi, o di un preparato apposito, ma per F non era quello il problema, dato che, placata un po’ la sete, il suo principale motivo di patimento era la fame.
Affrontando la ciotola del cibo, che era un po’ più lontana della prima, si dovette innanzi tutto arrangiare per avvicinarsela. Riuscì nell’operazione, ma alla fine, si ritrovò steso a pancia in giù, a sguazzare nella sporcizia preesistente e nella sua stessa diarrea. Non badò nemmeno a questa complicazione, tuffando il viso dentro alla ciotola senza esitazioni. Trattandosi di una poltiglia gelatinosa, non poteva sorbirla come aveva fatto in altri casi, finì dunque per impiastricciarsi tutto, cercando di lambire ogni minuscola parte del cibo.
Mangiare non fu facile, ma in definitiva F riuscì ad ingurgitare la porzione, riducendo al massimo lo spreco.
A quel punto, dopo avere bevuto e mangiato, affrontò l’altra urgenza che lo tormentava: il sonno.
Smise di sforzarsi di tenere la testa in alto e la appoggiò al suolo, senza badare al fatto che finiva proprio sopra gli escrementi secchi, lasciati da un precedente ospite della cella. Assecondato dal buio, sprofondò in un sonno improvviso.

Difficile dire per quanto tempo dormì.
Fu un sonno profondo e senza sogni, fino al momento in cui si risvegliò bruscamente, colto da dolorosi spasmi allo stomaco e all’intestino.
Subito, si rese conto che nuovamente si era pisciato e cagato addosso. La diarrea gli colava dal culo e sentiva il membro in mezzo alla pozza di urina ancora tiepida.
Piegò le gambe in avanti, contorcendosi, senza trovare la forza per alzarsi sulle ginocchia. Riuscì a rannicchiarsi in qualche modo, nel tentativo di tenere in caldo la pancia, da cui gli partivano fitte lancinanti.
Non riusciva a capire se i dolori dipendevano dal cibo che aveva ingurgitato, dalla reazione all’alimentazione, dopo essere stato pressoché a digiuno, o dal freddo della cella, che sembrava essere peggiorato.
Di certo, indipendentemente dalla causa, i dolori erano forti e lo squassavano dall’interno.
Sudava freddo, scoreggiava disgustosamente e non tratteneva più né urina né diarrea.
Fu allora, che nel buio, ebbe l’impressione di udire urla di dolore, provenire dalle celle vicine.
Immaginò che anche negli antri a lui vicini, altri schiavi, nudi e sommersi dallo sterco, stessero patendo analoghi tormenti.
Pianse, mentre si sentiva privo di ogni forza.
Quando i dolori si attenuarono, riuscì a dormire ancora un po’, svegliandosi più tardi, nuovamente in preda agli spasmi, che gli facevano rilasciare altre scariche di diarrea. Nuovamente il male si attenuò, e gli permise di addormentarsi. Poi tornò e lo svegliò.
Continuò così, come un’atroce altalena fra sofferenza e riposo, fin quando potè assopirsi un po’ più a lungo.
L’ultimo risveglio, quello finale, fu provocato dall’apertura della porta della cella, con l’ingresso delle due Guardiane incaricate di prelevarlo.

(continua)
view post Posted: 1/3/2024, 12:12     Venera la frusta ! - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto breve, ma intenso e ben scritto, trovato sul web, dal sito Erzulia, autore anonimo.
=========================================================

Sono completamente nudo, in piedi, i polsi strettamente legati ad una sbarra parallela al soffitto sostenuta da lunghe catene.
Le mie braccia sono ben distese verso l’alto, leggermente divaricate.
Il mio corpo è bene in vista, impotente e a tua completa disposizione.
Tu sei di fianco a me vestita in modo provocante come al solito. Una minigonna di pelle nera, una camicetta bianca semi trasparente che lascia intravedere il reggiseno di pizzo bianco. Calze a rete e scarpe con alti tacchi neri completano un abbigliamento che scatenerebbe le fantasie di qualunque uomo.
Mi guardi con aria severa.
Io non ho il coraggio di reggere il tuo sguardo e ho il capo chino.
Mi vergogno, nudo e impotente al tuo cospetto.
Non dici nulla, ma il tuo silenzio è più pungente di mille parole.
Il mio corpo freme per la posizione in cui mi trovo e per la tensione che mi provoca il non sapere esattamente cosa mi aspetterà. Anche se lo intuisco, a causa della mia negligenza che merita di essere punita.
Ed il pensiero di ciò che probabilmente mi aspetta mi atterrisce e aumenta la mia umiliazione.
Vorrei implorare perdono ma mi vergogno di aprire bocca. Resto in silenzio e aspetto la giusta punizione.
In silenzio ti allontani da me. Ti vedo aprire un cassettone posto dall’altra parte della parete ed estrarre da esso una lunga frusta, di quelle usate per i tori. La fisso con terrore: è lunga almeno due metri, spessa, di cuoio nero intrecciato.
Ora so chiaramente quello che mi attende e lo sgomento mi assale; non sono mai stato frustato.
Tremante, ti vorrei implorare perdono mentre tu ti riavvicini fissandomi con severità.
Ora sei a pochi centimetri da me. Io continuo a non volerti guardare, pieno di vergogna e timore.
Mi alzi la testa con l’aiuto della frusta e me la metti proprio davanti agli occhi.
La osservo con attenzione in ogni intreccio del cuoio, in ogni sua curva.
Mi fissi con un leggero sorriso sul volto, nei tuoi occhi vedo una vena di soddisfazione nel vedermi così a tua completa disposizione. Mai sono stato come ora in tuo potere.
La frusta è sempre più vicina al mio viso, riesco perfino a sentire l’odore del cuoio.
La appoggi sulla mia bocca come se dovessi baciarla, come se dovessi venerarla.
“Leccala”, mi ordini.
Esitante bacio quello strumento che tra poco mi strazierà la pelle. Poi comincio a leccarla, lentamente.
Sento la sua ruvidità sulla mia lingua. Il suo sapore mi inebria e mi atterrisce allo stesso tempo. Un fremito mi percorre il corpo mentre continuo a leccarla. La mia saliva la rende umida mentre tu la muovi vicino alla mia bocca. Guardi la scena con un sorriso sempre più sadico, ansiosa di vedermi adorare lo strumento del tuo potere su di me. L’eccitazione invade il mio corpo mentre continuo a baciare quella frusta in segno di venerazione e di sottomissione a lei e a te. Il pene mi diviene duro come un sasso.
Tu lo noti e con soddisfazione fai scivolare la lunga verga inumidita sul mio corpo. Il gentile tocco del cuoio inumidito sul ventre mi provoca incontrollati sussulti di piacere. Poi raggiungi il mio sesso, mi sfiori i testicoli e mi accarezzi il pene; ci avvolgi la frusta tenendolo come in una morsa.
Mentre mi stimoli il sesso con la frusta avvicini la tua bocca alla mia. Con la lingua cerco di toccarti ma tu ti ritrai.
Continui a fissarmi sadicamente, a provocarmi piacere e a sfuggirmi nello stesso tempo.
Mi masturbi con la frusta sempre con maggior vigore, stringendo sempre più. Il piacere si mischia al dolore. Sono quasi al culmine. Sto per esplodere in un orgasmo senza precedenti. Ma appena prima del momento culminante ti fermi e ti ritrai osservandomi nella mia sofferenza di non poter godere compiutamente.
Vorrei avere una mano libera per masturbarmi e raggiungere il culmine dell’eccitazione, ma per quanto mi agiti i legami non me lo concedono.
“Ti prego … “, ti supplico guardandoti implorante.
Sul tuo viso il sorriso sadico è sparito. Ora mi guardi ancora con severità facendomi cadere addosso tutta la mia inettitudine.
“Ti prego … “, ripeto con voce quasi sussurrata.
Incurante delle mie suppliche, ti porti dietro di me lentamente.
In me la tensione si sostituisce all’eccitazione.
I secondi passano lentamente. Per un po’ non accade nulla. Poi uno schiocco tremendo riempie la stanza.
Vedo la frusta attorcigliarsi sul mio ventre. Un dolore acuto e fortissimo invade il mio corpo lasciandomi senza fiato mentre la mia schiena si inarca. Lancio un urlo di dolore fortissimo. Stringo gli occhi e i denti per cercare di alleviare la sofferenza. Non faccio neppure a tempo a riprendermi che un altro colpo si abbatte sulla mia schiena provocandomi ulteriore dolore. Urlo ancora più forte mentre vedo il segno che la prima frustata ha lasciato sul mio ventre.
I colpi si susseguono a ritmo incalzante fra urla sempre più soffocate. Un numero sempre maggiore di rossi lividi orna il mio corpo.
Ti imploro perdono, ti prometto eterna fedeltà e sottomissione ma tutto è inutile.
Con quelle frustate scarichi tutta la tua ira su di me.
Avevi promesso di farmi capire chi dei due è lo schiavo e ci stai riuscendo pienamente.
Il dolore mi invade con sempre maggiore intensità
Sento la schiena e il sedere bruciare come se mi stessero scorticando.
Lacrime di dolore mi rigano il viso, contratto in una smorfia continua.
Poi, non so quanti colpi mi hai tirato e quanto tempo è durata questa tortura, d’improvviso ti fermi e resti lì ad osservare il tuo capolavoro.
Respiro affannosamente, sfinito sotto quella pioggia di frustate.
Il corpo ed il capo sono reclinati in avanti, le braccia tese sostenute solo dai legacci che mi stringono i polsi, le gambe flesse ormai incapaci di sorreggere il peso del corpo.
Osservo il mio corpo segnato da innumerevoli righe rosse: vedo del sangue uscire in alcuni punti.
I miei nervi si rilasciano lentamente e io piango a dirotto implorandoti perdono.

Sono passati diversi mesi da allora.
Porto ancora i segni di quella serata in cui ho imparato che l’unico scopo della mia vita è esserti sottomesso.
Quella è stata l’unica volta che mi hai frustato, poi non ne hai avuto più bisogno ... per ora.
view post Posted: 29/2/2024, 12:37     +6Farsela leccare è umiliante per le prodomme? - Discussioni, Informazioni - BDSM & Fetish
Bravo Zilly, sempre ficcante.
Il fatto è che adesso, purtroppo, va di moda.
Ai tempi in cui prevalevano gli annunci cartacei, di chiromanti e massaggi "energici", almeno non c'era questa ipocrisia.
Due i punti fermi:
1° il prodomming è prostituzione, senza se e senza ma (spesso è molto più intimo, fisicamente e/o celebralmente, del sesso vanilla più spinto):
2° non c'è mica niente di male, zero.
Si cerca di inculcare, da "furbetta", il pensiero che se una non la/lo dà, ovvero non se la fa leccare o amenità simili, si tratti di qualcosa di estraneo al sesso e dunque da non confondere (confondere? ... ma non scherziamo, suvvia) con il mestiere più vecchio del mondo.
Posso comprendere che si tratti di un atteggiamento per autogiustificarsi, dire "faccio la prostituta" non piace a nessuno. Fa comodo sia alle pro e sia ai loro fidanpappa negarlo e/o mentire a se stessi.
Chi se ne frega delle etichette.
Senza mai costringere nessuno a fare ciò che non vuole e allo stesso tempo senza mai farsi prendere per i fondelli, basta contrattare prima contenuti e pratiche della sessione.
Se si va d'accordo bene, altrimenti si cerca un'altra ... pro ... fessionista.
view post Posted: 29/2/2024, 12:17     I CLASSICI: L'isola - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
29

E’ quasi impossibile, descrivere la settimana di lavoro svolta da F al mulino.
Si trattò di una tortura continua, di una fatica estrema e di una penosa e interminabile umiliazione.
Gli schiavi addetti alla macchina, si ritrovarono ben presto ridotti ad essere soltanto oggetti, squallide creature, sofferenti e prive di umanità.
L’ambiente cupo ed opprimente, in cui perfino le Dominatrici sembravano essere a disagio, sarebbe stato sufficiente per piegare ogni possibile resistenza.
Il lavoro era massacrante, pesantissimo, anche al di là dell’impiego delle torture, che lo aggravavano esageratamente. La quantità minima di cibo ed acqua, che le Aguzzine dosavano secondo il loro capriccio, era assolutamente insufficiente a sostenere gli schiavi, sottoposti allo sforzo disumano.
La privazione del sonno, poi, rendeva la situazione ancora più tragica.
F aveva l’impressione di vivere in un incubo, doloroso e interminabile, in cui tutto era preordinato per distruggerlo, nel fisico e nella mente.
Come se non bastassero la fatica ed il dolore del lavoro, le Aguzzine, che si davano il cambio a turni, escogitavano di frequente sevizie particolari a cui sottoporre gli schiavi nei brevi periodi in cui non erano adibiti al mulino.
F, in particolare, imparò a conoscere la crudeltà di Lady Lycia, che sembrava nutrire un perverso interesse nei suoi confronti.
Quando quella Signora era di turno, infatti, non mancava di prenderlo di mira con sonore frustate. Più di una volta, gli impedì completamente di riposarsi, sottoponendolo a continue scosse elettriche, o facendolo strisciare in catene nel fetido putridume.

- Tu mi diverti - gli disse una volta - e quando avrò occasione, mi servirò di te per il mio diletto; ti assicuro che avrai modo di ricordare per sempre il mio modo di svagarmi.

Furono parole che restarono scolpite nella mente di F, che già tanto aveva patito, ma aveva anche compreso che non c’era limite alla possibile crudeltà delle Dominatrici.
Quanto alle altre Aguzzine, non da meno di Lady Lycia, F non ne conservò particolari ricordi.
Da tutte venne frustato, sodomizzato e martoriato, così come accadeva a tutti gli schiavi addetti al mulino. Nessun’altra, però, diede l’impressione di essersi concentrata in particolare su di lui.

- Quando sarai più in forze - gli disse ancora Lady Lycia, ed un po’ meno putrido, mi occuperò di qualche aspetto della tua educazione, che mi sembra ancora carente. In questi giorni, non sei sempre stato all’altezza delle mie aspettative e ho segnato numerose infrazioni che hai commesso, anche senza rendertene conto.

Con quei pensieri in testa, che finivano con l’essere i soli ad occupare la sua mente di schiavo, F affrontò gli ultimi turni della sua permanenza al mulino.
Era così definitivamente confuso, oltre che fisicamente allo stremo, da non rendersi conto che il periodo di quell’impiego non era durato una settimana intera, ma soltanto cinque giorni.
E, in definitiva, erano soltanto undici giorni da quando aveva varcato il cancello di quel mondo, in cui la schiavitù ed il Dominio delle Signore, erano regole ferree ed implacabili.
Tanti erano bastati, per portarlo allo stadio di un’alienazione che sembrava senza ritorno.
Si compiva, dunque, l’undicesimo giorno, quando F completò quella fase della sua atroce esperienza.

(continua)
1956 replies since 1/7/2012