Le fu accanto da quel lontano istante. Così distante che non avrebbe saputo come tutto iniziò. Ma le carte che aveva in mano erano un pezzo del loro presente.
Coraggio. Convinzione. Erano solo alcune di quelle parole.
In mano aveva ancora i suoi tacchi, mentre ascoltava il discorso che lei avrebbe ripetuto a centomila persone. Testimoni di quel cambiamento di cui anche lui era artefice.
Tornò in mente il suo primo schiaffo, alla guancia che non smise di leccare dopo averglielo dato…
O quando in quella libreria la coinvolse di quel luogo silenzioso. Candido.
Rovinato dal suo tinchettante odioso rumore. Lui prese un libro. Non importava il titolo o la copertina.
Lo prese; ed aperto ad una pagina qualsiasi le chiese di annusarlo.
L'odore della carta la prese. Conosceva quel odore. L'aroma della carta ed il puzzo del petrolio per l'inchiostro.
"Siamo qui da ore… ed il tuo ticchettante anderivieni per gli scaffali sta innervosendo tutti."
Lo guardò. Ne percepì la forza.
"Tu ci tieni davvero. "
"Ci tengo perchè sogno di finire tra questi scaffali. Benchè alcuni autori abbiamo letto almeno diecimila libri prima di comporre il loro, io non potrò essere così rispettoso."
"Perchè?"
"Ho il genio… Quel loro genio che deve essere saziato. Il mio sgorga improvviso. Impetuoso come la bellezza dei tuoi occhi impudenti diverte ai miei… "
Le sue dita scivolano verso il tacco dalla gamba appena sollevato. Sbarazzatasi dell'impudente conformità, lasciò cuoio e legno al Suo uomo.
"Sarò rispettosa."
Così si abbassò di otto centimetri…
La prese dai fianchi, accarezzata la sua schiena, la portò verso di se.
Accarezzò il suo viso.
Prima di baciarla le disse:
Non potrai mai essere più bella. Ed io non voglio dimenticarti… "
Il bacio fu lungo.
Il sapore di lei in lui ed il suo in lei…
Tornarono a quel patio. A quel podio dove un loro alievo stava incitando tutti ad un tragitto di applausi. Lei rimase i suoi tacchi poi andò verso quella folla.
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