Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

Le Orge nell'Arte

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view post Posted on 30/3/2018, 17:00     +7   +1   -1
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Edited by BDSMLover - 21/11/2019, 23:17
 
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Biancacatena
view post Posted on 30/3/2018, 17:14     +1   +1   -1




L odore dei sensi ha mosso da sempre gli istinti di molti.
E noto che molte pratiche di sottomissione sono note da secoli quindi.

Grazie Edhara
 
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view post Posted on 30/3/2018, 19:42     +1   +1   -1
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Bello.
Quello con le due Miss che cavalcano i due sub tenendo le redini dal pene turgido è fantastico. :D
 
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Natavivissima
view post Posted on 30/3/2018, 20:12     +1   -1




Spettacolare


Grazie, Edha!!!
 
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view post Posted on 14/11/2018, 20:38     +1   +1   -1
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vivi e lascia vvivere..
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CITAZIONE (Edhara @ 30/3/2018, 17:00) 

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Sarebbe bbello,sotto ogni opera,la descrizione ed epoca

Edited by BDSMLover - 21/11/2019, 23:21
 
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view post Posted on 14/11/2018, 21:21     +1   +1   -1
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Ad avere il tempo Arancia, purtroppo non sempre lo si ha.
Me se vuoi, e hai tempo, puoi cercare tu le descrizioni e l’anno e, io, provvederò a inserirle. 😜
 
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view post Posted on 21/11/2019, 17:34     +2   +1   -1
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Le Orge nell'Arte

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Edited by BDSMLover - 17/12/2019, 17:30
 
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view post Posted on 17/12/2019, 17:19     +1   +1   -1
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Edited by BDSMLover - 17/12/2019, 17:28
 
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view post Posted on 16/1/2020, 17:27     +2   +1   -1
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Restando in tema di orge, tempo fa lessi questo articolo:



Quel porco di D’Annunzio: l’arte della fellatio

Parlare di D’Annunzio significa finire inesorabilmente col parlare di sesso. Persino il pudicissimo Alessandro Barbero in Poeta al comando, romanzo che parla dell’avventura del Vate a Fiume, se n’è uscito con dei passi tanto erotici che dopo non sono più riuscita a seguire le sue lezioni come prima. Non riesco a togliermi dalla testa, ad esempio, la trovata di D’Annunzio di riservare trattamenti opposti ai seni dell’amante: tetta cattiva, tetta buona. Una si merita i morsi e l’altra la lingua, una si merita l’indifferenza e l’altra la devozione. Invenzione letteraria o chissà, è qualcosa di eccezionale.

D’Annunzio è il tombeur de femmes della letteratura italiana e cosa faceva alle donne lo sapeva soltanto lui. Certo, due idee potremmo farcele leggendo le sue poesie. Pensiamo alla più famosa di tutte, La pioggia nel pineto: erotismo puro. La rincorsa all’amplesso si gioca tra le fronde, scandita al ritmo della pioggia, mentre i due amanti si sciolgono fino a confondersi con la natura, fino a fondersi l’uno con l’altro. E l’erotismo non lo fa tanto ciò che qui D’Annunzio descrive, ma sono i suoni i veri protagonisti, dolci e sinuosi, sembrano scivolarci addosso, come acqua, sembrano accarezzarci. Una vera cascata fatta di assonanze e consonanze continue, di figure fonetiche, di reiterazioni di suoni piacevoli (r, s, f, v, ol, ìo), tutto in un ritmo sempre più serrato, dato da accenti sempre più vicini che creano verticalità. Pioggia che si infittisce.

Ci sapeva fare, il Gabriele.

L’elica

D’Annunzio aveva più amanti contemporaneamente, e le faceva ammattire come solo un vero stronzo possa fare. Soltanto al Vittoriale Gabriele ne aveva almeno quattro nei suoi ultimi anni di vita.

Vi parlerò solamente di una di queste: la governante. Questa è senz’altro la figura più bizzarra e, quindi, quella che mi fa sorridere di più. Amélie Mazoyer, che aveva la metà degli anni del Vate ed era piuttosto bruttina. Perché tenersela allora? Lo capiamo dal soprannome che D’Annunzio le aveva affibbiato: Aélis, giocando sul suono hélice, elica. Sì, è proprio ciò che state pensando: Amélie faceva degli ottimi lavoretti di bocca, ma anche di mano non se la cavava affatto male da ciò che sappiamo (“una mano donatrice d’oblio”).

Ma non finisce qui, perché Amélie aveva altri compiti: convocare prostitute piacenti per D’Annunzio. Certo, se il capo lo richiedeva, la ragazza era persino disposta ad aggiungersi per un ménage à trois. Ma alle volte, Amélie non veniva invitata ai bunga bunga dell’amato e finiva col subire personalmente la mortificazione imposta dal poeta: la sua stanza era vicina a quella adibita alle orge. Qui, chiusa, se ne stava sia nelle notti felici che in quelle tristi, sia in quelle in cui era costretta ad ascoltare i gemiti delle rivali, sia in quelle in cui veniva svegliata in piena notte e convocata per un’urgenza amorosa, per il suo talento unico nell’arte della fellatio.

La tetta buona, la tetta cattiva.



La pioggia nel pineto

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.

Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.



Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.



E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.



Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.

Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
con come mandorle acerbe.



E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.


 
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view post Posted on 19/1/2020, 08:25     +1   -1
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Eheheh, un viveur fatto e finito “il Vate”.
E la Pioggia nel Pineto emoziona sempre...
 
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