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“L’atto dell’imposizione del nome è, come il battesimo, qualcosa che riveste importanza enorme ai fini della creazione della personalità, giacché da tempi immemorabili al nome è attribuito un potere magico. Conoscere il nome segreto di qualcuno significa aver potere su di lui. (…) Conferire un nome significa quindi conferire potenza, investire di una personalità o di un’anima determinata (di qui l’antica usanza di dare ai bambini nomi di santi).”
Questo lo diceva Carl Gustav Jung, allievo di Freud, uno dei più grandi psicanalisti e filosofi del ‘900. Jung diceva anche che “il tuo nome è la tua essenza”, ma io non ci credo. Credo che il nome sia solo una convenzione, un agglomerato di lettere senza un reale significato. Tant’è che ci chiamiamo tutti con gli stessi nomi, io non mi chiamo col mio nome perché sono io: mi chiamo come migliaia di altri poveri stronzi col mio stesso nome in giro nel mondo e nella storia. Se fossi stato cinese avrei avuto un altro nome, ma se fossi cresciuto nella mia famiglia, con i miei amici intorno, nello stesso modo in cui ho vissuto, sarei stato comunque sempre io. È per questo che l’imperatore Gaio Giulio Cesare Ottaviano era l’Imperatore Augusto ed è per questo che, molto più prosaicamente, Bruce Wayne è Batman. Perché il nostro nome di battesimo non indica niente di ciò che siamo.
Il mio nick indica me: solitario, burbero, sospeso e isolato in un modo di vivere mio e che difficilmente include qualcun altro. In un antro lontano ma accogliente per me, visibile da fuori ma in cui solo chi voglio io può entrare. Riferimento per chi sa guardare, stabile e solido nella mia essenza e nella mia irrevocabile identità
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