Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

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view post Posted: 30/4/2024, 19:55 by: Aerethgloomy93     -1Punire con l'assenza - Discussioni, Informazioni - BDSM & Fetish
Feccia le vostre mamme vi hanno fatti coi cani
Deficienti feticisti
Siete da incolpare per le vostre pulsioni

E anche le donne
view post Posted: 25/3/2024, 17:54 by: redskin     +1Goliardia ed incontrismo a pagamento - Il Regno dell'Off Topic del Forum Legami di Seta
CITAZIONE (bevounpòdime @ 25/3/2024, 08:14) 
A mio modesto parere il BDSM è come un grande baule dei giochi ,ognuno deve trovare quello che fa per sé e cercare la propria dimensione; non c'è un meglio o un peggio ,un vero o un falso, sono tutte condizioni fisiche o psicologiche che ci eccitano ,ma da declinare secondo i propri desideri e cercando di condividerli con chi la pensa allo stesso modo o comunque viversi quello che esattamente ti va di viverti.

Beata te che lo vedi come un grande baule pieno di sorprese. Io frequento questi forum da anni, e dalla parte maschile è più simile a una landa desertica, dove ogni tanto intravvedi qualche piccola oasi, ma poi ti rendi conto che è giâ ampiamente occupata da altri.
Con tutta la buona volontá e pazienza del mondo, prova a interagire con qualche donna dominante o feticisticamente "aperta" di questi forum..è peggio che andar di notte...ti ritrovi a che fare quasi sempre con un "concentrato di superbia", e a dover competere con decine o centinaia di concorrenti maschi.
Situazione del tutto assurda, addirittura paradossale. Quasi tutti alla fine lasciano perdere. E contattano una delle tantissime pay che si propongono qui, e che, per soldi, guardacaso sono apertissime a soddisfare qualunque desiderio.
view post Posted: 11/9/2023, 11:40 by: -triskell-     +1Racconti d'autore: LOSING EVERYTHING (perdendo tutto) - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
5 Chi sei tu ?

- Sai, penso che mangerò qualcosa dopo tutto - disse Megan improvvisamente, riportandomi alla realtà.
Io avevo trascorso più di un’ora baciandole i piedi senza fermarmi nemmeno per un secondo, desiderosa di mostrarle tutta la mia devozione ed eppure io fui lo stesso molto delusa quando lei allontanò i suoi piedi e si alzò, e quasi mi misi a piangere per non essere più in grado di toccare quelle meravigliose estremità. Ancora una volta mi diede dei colpetti sulla testa come se fossi il suo animale domestico, dicendomi:
- Vai a prepararmi un sandwich -
- Sì, Megan - io risposi, tenendo gli occhi bassi e sussultando quando lei mi afferrò rudemente il mento e mi costrinse a guardarla negli occhi.
- Pensavo che tu volessi essere la mia schiava devota - lei disse con disappunto e con un tono autorevole.
- Io voglio essere la vostra schiava devota... Io sono la vostra schiava devota - io risposi subito con le lacrime agli occhi.
“Perché si sta comportando così ? Cosa le avevo fatto ? L’avevo delusa in qualche modo forse ? Eppure nell'ultima ora non mi ero comportato come la più umile delle serve ? Non mi ero prostrata ai suoi piedi come se fossi stata al cospetto di una Dea, umiliandomi e giurandole fedeltà assoluta ? Mentre le lacrime rigavano sempre di più il mio viso, lei disse:
- Se tu sei davvero la mia schiava fedele, come tu dici, ti sembra questo il modo di rispondere alla tua padrona ? - con il mio mento ancora stretto nella sua morsa, io mormorai :
- Mi dispiace ma non riesco a capire … -
- Sì padrona - lei mi interruppe - Questa è la risposta che una schiava deve dare alla sua padrona, mostrando tutto il suo rispetto, mostrando di sapere quale è il suo posto -
- Sì padrona, me lo ricorderò. Per favore, padrona la prego di perdonare questa stupida schiava - io risposi, arrabbiata con me stessa per essere stata così sciocca. Come avevo potuto chiamarla per nome come se noi fossimo allo stesso livello ? Lei era così superiore a me e io potevo solo esserle grata per avermi permesso di essere la sua schiava.
- Bene. Ora vai a prepararmi quel sandwich, ti aspetterò nel salotto - lei disse porgendomi la sua mano regale, io mi sporsi in avanti e con umiltà la ricoprii di baci.
Come aveva promesso lei mi stava aspettando nel salotto, seduta comodamente sul divano e guardando la TV. Notai che si era rivestita ed indossava una maglietta bianca con una abbondante scollatura e un paio di leggins neri, mentre ai piedi lei portava le sue solite infradito blu. Mi avvicinai lentamente e le porsi un piatto con il suo panino ma lei non sembrava avere nessuna intenzione di prenderlo, poi alzò le sopracciglia e chiese:
- È questo il modo corretto di servire la tua padrona ? -
Io non volevo farla arrabbiare di nuovo, quindi mi inginocchiai velocemente con le braccia protese e abbassando gli occhi in segno di rispetto. Finalmente lei prese il piatto dalle mie mani e mi diede i soliti colpetti sulla testa. Ancora una volta la sua approvazione mi rese incredibilmente felice.
- D’ora in poi dovrai sempre servirmi in questo modo, inginocchiandoti al mio cospetto. Hai capito schiava ? - lei chiese
- Sì padrona - io risposi, notando che la parola "schiava" mi aveva eccitato istantaneamente, facendomi bagnare abbondantemente.
- Da questo momento in avanti - lei continuò - tu dovrai essere sempre inginocchio quando sei in mia presenza, a meno che io non ti dia un altro ordine ovviamente. Quando io entrerò in una stanza o quando tu entrerai nella stanza dove mi trovo, tu dovrai subito inginocchiarti e prostrarti ai miei piedi che dovrai baciare rapidamente ma con passione. Dopo dovrai mettere il mio piede sulla tua testa come hai fatto poco fa e aspettare in questo modo il mio prossimo ordine -
Quando sembrava che lei avesse terminato il suo discorso, lei aggiunse: - Inoltre, non ti è più permesso indossare abiti in questo casa -
“Cosa ? Dovrei anche andare in giro nuda come un verme ? Nella mia stessa casa ?” io pensai subito ed ancora una volta non potei fare altro che chiedermi perché mi stavo comportando in quel modo, perché avevo consegnato la mia vita nelle mani di Megan, senza fare alcuna resistenza. Io vidi il suo sorriso soddisfatto mentre lei mi stava privando di un'altra cosa, rendendo sempre maggiore la mia umiliazione.
Mi spogliai difronte a lei con un po’ di imbarazzo, anche Megan non mi aveva mai vista nuda. Quando anche le mie mutandine ed il mio reggiseno caddero per terra, io la sentii ridere soddisfatta ma ciò non mi fermò ed io mi affrettai a seguire le istruzioni che mi aveva dato poco prima. Mi avvicinai a lei sempre di più e mi inchinai ai miei piedi della padrona ricoprendoli di baci. Dopo un minuto io misi il suo piede sinistro sulla mia testa e rimasi in attesa di un suo ordine. Lei stava ancora indossando le infradito, quindi era la suola di questo che premeva sulla mia testa, sporcando e mettendo in disordine i miei capelli che erano stati sempre così perfetti.
Rimasi in quella posizione umiliante per quasi mezz'ora, Megan mangiò lentamente il suo panino, continuando a guardare la TV, assolutamente incurante di avere un'altra ragazza sotto i suoi piedi come se fosse abituata ad avere una schiava prostrata al suo cospetto. Quando lei finì il suo pasto, lei tolse il piede dalla mia testa e con esso spinse all’insù il mio mento in modo da permettermi di guardare il suo volto. Non mi ricordavo di aver mai visto Megan così felice, i suoi occhi ambrati scintillavano ed il suo sorriso trasmetteva una grande senso di pace. Io pensai per un attimo di essere la responsabile della sua felicità e quel pensiero, ancora una volta, mi fece sentire così orgogliosa.
- Lo sai perché una schiava deve essere sempre nuda davanti alla sua padrona ? - lei chiese all’improvviso.+
- No padrona - io risposi con sincerità
- Perché una padrona deve poter vedere in qualsiasi momento le sua proprietà -
“Allora io ero ormai una sua proprietà ? Come le infradito che stava indossando ? “dissi a me stessa mentre un’emozione familiare scosse il mio basso ventre. Megan afferrò improvvisamente i miei capezzoli, cogliendomi di sorpresa ed io cominciai a gemere di dolore.
- Capisci quello che sto dicendo ? Queste tette sono di mia proprietà adesso - lei disse torcendo i miei capezzoli - questo corpo è di mia proprietà adesso, quello che hai tra le gambe è una mia proprietà adesso ed io posso farci tutto quello che voglio. Hai capito schiava ? -
- Sì padrona - io risposi lottando contro il dolore.
- Di chi sono queste tette ? -
- Sono tue padrona -
- Di chi è questo corpo ? -
- È tuo padrona -
- A chi appartiene questa ? - e lei mise la mano tra le mie gambe scoprendo (se non lo sapeva già) quanto fossi eccitata in quel momento.
- Appartiene a te, oh mia padrona - io dissi ancora una volta
Lei portò alle mie labbra le sue dita coperte dai miei fluidi ed io non esitai un secondo a leccarle con fervore, assaggiando per la prima volta i miei umori.
- E non voglio vedere più questi peli la prossima volta. Sono stata chiara ? - lei disse
- Sì padrona - io risposi continuando a leccare le sue dita e pensando che Megan aveva appena preso il controllo di un'altra cosa della mia vita.
Poi, mentre io stavo succhiando il suo indice, lei mi chiese :
- A chi appartieni tu, Victoria ? - chiamandomi per nome per la prima volta da quando l’avevo supplicata di essere la sua schiava.
- A voi padrona. Io appartengo a voi - io dissi con il suo dito ancora in bocca
- E che cosa sei tu ? -
- Io sono la vostra schiava devota, io sono una vostra proprietà, fate di me quello che volete. Io esisto solo per servire la mia padrona -
E con quelle ultime parole io mi inchinai nuovamente ai suoi piedi, baciando avidamente le sue soffici dita senza fermarmi un secondo per riprendere fiato. Megan mi permise di lavorare ai suoi piedi per quasi cinque minuti, poi disse:
- Ok adesso basta. Dobbiamo lavorare un po’ sulla tua postura. Gambe divaricate, schiena dritta, mani sulle cosce, con i palmi rivolto verso l’alto. Quando io ti dirò "inginocchiati" tu dovrai assumere questa posizione -
Mi sentivo così umiliata ed esposta in quella posizione, ma era chiaro che la mia padrona voleva avere una visione perfetta della mia vagina. "La sua vagina" mi corressi, oramai ero una semplice proprietà ed io non potevo possedere nulla.
- Brava la mia ragazza - lei disse dandomi un bacio sulla fronte, poi lei si tolse le sue infradito e mi mise il piede destro in faccia, intrappolando il naso tra le dita dei piedi. Quel profumo mi ipnotizzò ancora una volta ed io incominciai ad annusare sonoramente.
- La mia schiavetta vuole fare un gioco con la sua padrona ? - lei disse stringendo con più forza il mio naso e costringendomi ad annuire.
- Sì padrona - io confermai, ma con il naso tra le sue dita e con la pressione della sua piante sulle mie labbra, le mie parole furono quasi incomprensibili.
- Brava la mia ragazza - lei disse di nuovo ed io fui molto delusa quando lei allontanò il suo piede. Megan prese una infradito e la lanciò dall’altra parte della stanza.
- Riportamela! -
Non avevo bisogno di altre informazioni, il gioco era semplice ed io nuda e a quattro zampe mi mossi per la stanza proprio come un cane.
Presi la sua infradito con la mia bocca, facendo attenzione a non lasciare dei segni con i miei denti e cercando di gustare il sudore del suo piede che si era trasferito nel “giocattolo” che avevo in bocca, io la riportai alla mia padrona che mi premiò permettendomi di dare dei bacetti al suo piede, prima di lanciare nuovamente la sua infradito. Giocammo in quel modo per ore e ore ed io ero così felice di sentire Megan ridacchiare mentre lei si divertiva un mondo a vedere il suo cagnolino scorrazzare per il salotto, che quasi mi dimenticai che il cagnolino ero io.
Quando Megan si annoiò, lei lanciò per aria anche l’altra infradito e mi disse:
- Vado a mettere in ordine la mia stanza. Non ti preoccupare - poi aggiunse, vedendo la delusione sul mio volto - La mia cagnolina può continuare a giocare con le mie infradito. La mia schiava non ha ancora il permesso di leccarmi i piedi, ma il mio cane può leccare le mie calzature per tutto il tempo che vuole - e con un'ultima risata lei se ne andò.
Ancora a quattro zampe, io mi lanciai subito verso le sue infradito ed incominciai a leccarle freneticamente, coprendo ogni centimetro con la mia lingua e assaporando il sudore dei piedi della mia signora. Quando la mia lingua raggiunse la stringa che poco prima era stata tra le dita dei piedi della mia padrona, io gustai la cosa più deliziosa della mia vita e pensai che in quel momento io ero davvero il cane più fortunato del mondo.


6 Una lingua senza riposo

Continuai a leccare le infradito di Megan fino all’ora di cena e quando la mia padrona apparve di fronte a me e lei vide che io stavo ancora leccando le sue calzature, lei scoppiò a ridere. Dovevo sembrare così patetica. Io mi inchinai ai suoi piedi così come ero stata istruita, con le infradito ancora nella mia bocca, poi io li lasciai cadere sul pavimento e baciai con devozione i piedi della mia padrona. Ancora una volta le mostrai la mia sottomissione mettendo il suo piede sulla mia testa, ma questa volta lei lo tolse quasi immediatamente.
- Vai a preparare la cena. Fai qualcosa anche per te, devi mangiare. Quando è tutto pronto, servirai la cena qui -
- Sì padrona - io risposi, tornando a comportarmi come un essere umano dopo aver trascorso tutto il pomeriggio ad agire come un cane.
Con un movimento rapido della sua mano Megan mi congedò, io mi alzai e corsi a preparare la cena. Quando tutto fu pronto, io andai al piano di sopra per chiamare la mia signora. Dopo aver ripetuto la nostra solita routine, con il suo piede ancora sulla mia testa io dissi:
- Padrona, la cena è pronta -
Il tavolo era stato apparecchiato per due, poiché lei mi aveva detto di cucinare qualcosa anche per me, ma quando io stavo per prendere posto a tavola, Megan disse:
- Vuoi mangiare subito ? O vuoi aspettare che io finisca di mangiare ? - io sapevo che lei mi stava mettendo alla prova e sapevo bene che in realtà io non avevo scelta, una schiava non può scegliere o prendere decisioni, una schiava deve solo obbedire e nonostante quelle parole, io ero consapevole che il suo era un ordine.
- Aspetterò che voi finiate il vostro pasto - io risposi con un filo di voce e con il mio stomaco che brontolava.
Megan sembrò molto contenta della mia risposta, poi lei schioccò le dita e indicò il pavimento accanto alla sua sedia. Mi inginocchiai subito accanto a lei pensando che ormai non aveva nemmeno bisogno di parlare per darmi un ordine e questo dopo un solo giorno che ero diventata la sua schiava. Mi chiesi che livello avrebbe raggiunto la mia obbedienza in uno o due mesi. Poi i miei pensieri furono interrotti bruscamente da uno schiaffo sul mio viso.
- È così che sei stata istruita ad inginocchiarti ? - Megan disse irritata.
Scossa da quell'improvvisa violenza, io mi affrettai ad assumere la posizione corretta mentre le lacrime cominciavano a rigare il mio viso.
- Mi perdoni padrona, non succederà più - io riuscii a dire con un sussurro.
Megan non disse niente e continuò a mangiare ignorandomi. Quando lei finì la sua cena, si alzò e se ne andò a sedersi sul divano. Non avendo ricevuto un contrordine io finalmente iniziai a mangiare.

Dopo cena mi avvicinai alla mia signora che senza guardarmi schioccò le sue dita e subito mi inginocchiai ai suoi piedi. Stetti ben attenta ad assumere la giusta posizione quella volta e allargai le mie gambe cosicché la mia vagina fosse completamente esposta. Cercai un segno di approvazione, ma Megan mi stava ignorando come al solito. Dopo un paio di minuti non sapevo più cosa fare e mi chiesi quando la mia signora mi avrebbe dato un nuovo ordine. Poi all’improvviso lei sollevò le gambe ed arpionando il mio collo con il suo piede destro, Megan mi tirò verso di lei e per evitare di cadere di faccia in avanti, io distesi la braccia e frenai la caduta. Non appena io fui a quattro zampe lei appoggiò i suoi piedi sulle mie spalle riducendomi ad essere nuovamente il suo poggiapiedi. Megan continuò a guardare la TV per circa tre ore, la mia schiena mi faceva sempre più male ma io non osavo muovermi. Fu particolarmente faticoso quando lei incrociò le caviglie perché tutto il peso era concentrato in un solo punto. Megan sembrava indifferente alla mia sofferenza.
"Come può trattare la sua migliore amica in questo modo ? ” io mi chiesi.
Poco dopo però io pensai che io non ero più la sua migliore amica, io ormai ero solo la sua schiava, ero una sua proprietà e non c’era nessuna differenza tra me e il divano su cui si stava rilassando, il tavolo su cui aveva mangiato o la sedia sulla quale si era seduta. Megan mi possiede, lei possiede il mio corpo e può fare tutto quello che vuole con esso. È vero quella mattina le avevo confessato che avevo amato essere il suo poggiapiedi ma il giorno prima era stato così diverso, io avevo avuto i suoi meravigliosi piedi vicino al mio viso e potevo odorare quello splendido profumo, ora invece non c'era nessun piacere per me, ora era come se io fossi diventata davvero come una parte dell’arredamento.
Quando la trasmissione televisiva finì, Megan si alzò e se ne andò senza dire una parola, lasciandomi da sola, ancora a quattro zampe. Rimasi in quella posizione per altri trenta minuti piangendo in silenzio.

La mattina seguente mi svegliai presto ed andai in cucina per preparare la colazione. Pochi minuti più tardi sentì la porta di ingresso sbattere ed un momento dopo Megan apparve di fronte a me. Lei aveva i capelli legati a coda di cavallo e apparentemente aveva già fatto la sua corsa mattutina, infatti era molto sudata.
- Vuoi farmi arrabbiare già di primo mattino ? - lei chiese guardandomi intensamente.
La guardai senza capire di cosa stesse parlando, poi io vidi che lei stava battendo il piede nervosamente e capii subito. Un secondo dopo io ero prostrata ai suoi piedi, baciando le sue scarpe da ginnastica.
- Per favore mi perdoni padrona, mi sono appena alzata e la mia mente non è ancora lucida - io la pregai tra un bacio e l’altro. Potevo sentire bene il calore che i suoi piedi emanavano attraverso le scarpe e sicuramente potevo odorare senza sforzo i suoi piedi sudati.
- Oh poverina, la tua mente non è ancora lucida ? Allora mentre io farò colazione, tu pulirai per bene le mie scarpe con la tua lingua. Vediamo se finalmente ti svegli - lei disse con un sorriso diabolico.
Le sue scarpe erano davvero sporche e nella sinistra io vidi anche tracce di fango. Guardai Megan con degli occhioni da cucciolo sperando che lei avesse pietà di me, ma fu tutto vano e lei continuò a guardarmi con un sorriso. Senza speranza io tirai fuori la mia lingua ed incominciai a leccare la punta delle sue scarpe rimuovendo tutta la sporcizia che si era accumulata nel tempo. La mia lingua lavorava freneticamente mentre la mia signora mangiava senza nessuna preoccupazione al mondo. Quando la punta delle sue scarpe erano tornate al loro colore originale, io poggiai una guancia sul pavimento ed iniziai a leccare i lati delle scarpe del mio proprietario, assaporando la polvere e anche un po’ di fango che aveva sporcato la scarpa sinistra. Quando io pensai di aver ormai finito, Megan sollevò un piede ed io scoprii con orrore che dovevo pulire anche le suole. Ebbi un attimo di esitazione.
“Chissà con cosa sono entrate in contatto queste suole, potrei prendermi qualche malattia” io dissi a me stessa.
Megan mi fece superare quella esitazione, mettendo la suola delle sua scarpa destra sul mio viso e la mia lingua riprese subito a lavorare, assaggiando l’asfalto ad ogni leccata. Megan aveva ormai finito da tempo la sua colazione, quando il mio lavoro fu finalmente completo. La mia padrona ispezionò il mio lavoro e con un sorriso disse :
- Sei davvero un’ottima leccascarpe. Forse dovrei farti lavorare da qualche parte, sono sicura che molte donne amerebbero avere qualcuno come te che pulisca in questo modo le loro scarpe mentre loro fanno shopping - io la guardai con orrore ma per qualche motivo io provai ancora una volta un brivido nel mio basso ventre. Poi Megan aggiunse - E rimanendo in tema, dobbiamo fare shopping ed in mezz'ora devi essere pronta per uscire. Io vado a farmi una doccia - e con queste parole lei uscì dalla cucina.
"Shopping ? Perché ?" mi chiesi curiosa ma poi mi ricordai che avevo solo mezz’ora di tempo e corsi a prepararmi per uscire.

Quando fui pronta, Megan era già alla porta d'ingresso.
- Sei qui finalmente - lei disse quando arrivai e mi inginocchiai per baciare rapidamente i suoi piedi, confinati dentro delle ballerine.
Lei mi lasciò baciare i suoi piedi per diversi minuti poi mi disse:

- Dal momento che hai fatto un buon lavoro con le mie scarpe da ginnastica, ho pensato che tu ti meriti una ricompensa -
Vidi che lei stava nascondendo qualcosa dietro la schiena e con stupore realizzai che erano un paio di calzini e giudicando dall'odore che arrivò immediatamente al mio naso, capii che erano quelli che aveva indossato durante la sua corsa mattutina. Come se mi avesse letto nella mente, Megan anticipò la mia domanda e con un sorriso, disse:
- Apri la bocca ! -
Incapace di resistere al suo ordine io aprii la mia bocca e lei mise i suoi calzini umidi all’interno. Il sapore era indescrivibile ed io non riuscivo a capire se mi piacesse o no.
- Cerca di tenere la bocca chiusa se vuoi che le altre persone non vedano che te ne vai in giro con un paio di calze sporche in bocca - lei mi disse, dandomi dei colpetti in testa e conducendomi fuori di casa. Rassegnata a dover andare a fare shopping per ore in quel modo umiliante e sentendomi sempre più patetica, io seguii la mia bella e diabolica padrona.

(continua)
view post Posted: 9/9/2023, 11:14 by: -triskell-     +1Racconti d'autore: LOSING EVERYTHING (perdendo tutto) - Storie, Racconti - BDSM, Fetish, Femdom, Maledom trovati sul WEB selezionati per voi
Racconto trovato sul web, dal sito deviantart.com, autore Yagamilight921
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1 Solitudine

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È davvero incredibile come le nostre vite possano cambiare totalmente in un modo così veloce da non poter fare altro che rimanere immobili a guardare, sopraffatti ed impotenti, gli eventi che sconvolgono la nostra vita. Un giorno hai una famiglia felice, una bella casa e quasi tutto quello che si possa desiderare dalla vita, un giorno hai solo delle lacrime che scendono copiosamente dal tuo viso.
Il mio nome è Victoria Thomas ed io avevo solo 19 anni quando la storia che vi sto per raccontare ebbe inizio.

Quando mi svegliai la mattina della vigilia di Natale, come sempre con il sorriso tra le labbra, non avrei mai potuto immaginare che i miei giorni felici sarebbero finiti proprio in quel giorno tanto atteso sia dagli adulti che dai bambini. Come molte altre ragazze io avevo molti sogni ma a differenza delle altre persone, io ero assolutamente certa che i miei si sarebbero ben presto avverati. Che cosa poteva fermare una ragazza bella e giovane, capitano delle cheerleader e con dei genitori milionari ? Stavo spazzolando i miei lunghi capelli biondi e stavo ammirando la mia bellezza allo specchio quando io sentì il campanello suonare con una certa insistenza. In quel momento tutti i miei domestici erano andati a trascorrere le vacanze con le proprie famiglie, così a differenza del solito io fui costretta ad aprire la porta. Non so per quanto tempo i miei occhi azzurri rimasero aperti dopo che un agente di polizia mi disse con un filo di voce che i miei genitori erano appena morti in un incidente d’auto. Quando ripresi conoscenza, io ero distesa sul mio lussuoso divano e la mia speranza che tutto fosse stato solo un brutto incubo morì immediatamente quando vidi l'agente di polizia che era seduto su una sedia accanto a me e mi guardava con un'espressione stranissima. Di solito la gente mi guardava con ammirazione, desiderio, invidia ma non in quel momento, in quel preciso istante negli occhi dell’uomo c’era solo tanta pietà.
Quasi non ricordo le settimane successive a quel triste giorno, nella mia mente vi sono solo poche immagini di una moltitudine di persone che non avevo mai visto prima che mi guardavano tutte allo stesso modo del poliziotto. Ricordo bene gli avvocati, tanti, troppo avvocati che parlavano solo della mia eredità. Dovevo rimanere tranquilla mi dicevano, con tutti quei soldi non avrei avuto nessun problema.
I miei amici cercarono di aiutarmi, all’inizio almeno. Tuttavia, con il passare dei giorni le visite dei miei compagni si fecero sempre più rade e alla fine io ero sempre più sola nella mia enorme casa, il silenzio era assordante. Quando l’oscurità sembrava avvolgermi e tenermi prigioniera, io non potei fare altro che aggrapparmi alla mia unica ancora di salvezza, l’unica luce che illuminasse la mia vita: Megan.
Megan era la mia migliore amica da quando avevamo otto anni. Ci incontrammo per caso un giorno nel parco giochi vicino a casa mia, era la prima volta che mio padre mi aveva portato lì, lui era sempre così occupato con il suo lavoro. Presto scoprii che Megan era un’orfana e che viveva in un istituto non molto distante da quel parco. Io e Megan diventammo sempre più amiche nonostante frequentassimo scuole diverse ed appartenessimo a classi sociali lontanissime le une dalle altre.

Io stavo piangendo ininterrottamente, distesa sul mio enorme letto e Megan mi stava accarezzando i capelli quando il suo telefono squillò. Mentre lei cominciò a conversare con qualcuno, io ammirai la sua immensa bellezza. Negli ultimi due anni lei era diventata una vera dea, non era molto alta (solo 166 cm), aveva lunghi capelli neri e occhi ambrati. Il suo corpo era incredibile e anche se io ero considerata la ragazza più bella della città, a mio avviso non ero nulla al suo confronto.
- Mi dispiace ma devo andare, il mio capo ha cambiato nuovamente il mio turno - lei disse alzandosi e dandomi un bacio sulla fronte.
Avevo dimenticato che Megan aveva iniziato a lavorare, non lei aveva i soldi per andare al College e il suo istituto stava attraversando un momento di crisi. All’improvviso io ebbi un idea.
- Aspetta Megan - io dissi quasi gridando - Che ne pensi se ti pagassi il College ? Noi potremmo stare insieme e… -
- No, non posso accettare - lei ripose abbracciandomi e aggiungendo - ed inoltre anche con i soldi io non potrei certo venire ad Harvard con te. Ma non ti preoccupare tesoro, io sarò sempre qui quando tornerai - io notai subito la tristezza nella sua voce e la rassegnazione di chi è costretta a rinunciare a propri sogni, sperando solo di avere una vita dignitosa con il poco denaro che poteva ottenere con quel misero lavoro in quello squallido ristorante.
Era impossibile per me lasciarla, era impossibile sopportare altro dolore. Così, senza esitazione io dissi :
- Non andrò al college -
- Non essere sciocca, certo che tu andrai al college - lei rispose guardandomi intensamente negli occhi.
- No ! Rimarrò qui... con te - quasi senza rendermene conto io mi inginocchiai di fronte a lei e la cominciai a supplicare - Rimani con me per favore ! Trasferisciti qui, mi hai detto che stai cercando una stanza -
- Ma... - Megan cercò di dire qualcosa, ma io continuai con le mie suppliche.
- Trasferisciti qui, tu non dovrai pagare nulla, potrai lasciare quel lavoro orribile e potrai cercare qualcosa di meglio senza nessuna fretta.
Megan mi guardò con i suoi meravigliosi occhi ambrati e come sempre io mi sentii come se lei stesse guardando in profondità nella mia anima. Desiderosa di mostrarle quanto tenessi a lei, mi prostrai ai suoi piedi ed io incominciai a baciare i suoi stivali, senza nessuna intenzione di smettere. Dopo cinque minuti io ero ancora lì, a baciare disperatamente i suoi piedi, dicendo di tanto in tanto:
- Ti prego…resta, io farò qualsiasi cosa - in quel momento, strisciando ai suoi piedi come un verme, io dovevo sembrare veramente patetica ai suoi occhi ma io non volevo rimanere di nuovo da sola e avrei continuato a baciare i suoi stivali per tutto il giorno, se fosse stato necessario.
- Ok ok , rimarrò - lei disse improvvisamente
Quando io udii le sue parole io finalmente smisi di baciarle i piedi e la guardai in faccia, con le lacrime agli occhi. Megan era raggiante, lei mi guardò per qualche secondo e poi con una risatina disse :
- Allora, non mi ringrazi ? -
Piena di gioia per la sua risposta positiva, io mi prostrai nuovamente davanti alla mia migliore amica nel mezzo della mia camera da letto e ripresi a baciarle gli stivali.
- Grazie , grazie mille -


2 Trasloco

- Questa è l'ultima - io dissi mettendo giù l'ultima scatola che conteneva tutti i possedimenti di Megan.

Mentre io ero a corto di fiato e le mie braccia tremavano e mi facevano un male incredibile, lei era seduta comodamente sulla poltrona vicino al camino, messaggiando con il suo smartphone e dondolando il suo piede sinistro. Io guardai per alcuni istanti le sue scarpe da ginnastica che erano molto vecchie e di scarsa qualità, ma ciò era ovviamente il massimo che poteva permettersi. Promisi a me stessa che Megan non avrebbe più indossato roba del genere, lei meritava molto di più. Il trasloco era stato difficile e faticoso ma io non potevo nascondere che per un attimo ero stata grata che Megan possedesse così poche cose, infatti se avessimo dovuto spostare tutte ciò che possedevo io, noi avremmo impiegato diverse settimane.

- Puoi dirmi di nuovo perché ho dovuto licenziare tutti i domestici ? Sarebbero stati di grande aiuto - le chiesi, gettandomi sfinita sul divano.
- Ti ho già detto che loro ti avrebbero ricordato il passato e se tu vuoi davvero andare avanti devi fare qualche sacrificio - disse Megan senza togliere gli occhi dal suo telefono.
- Ma potrei assumere nuovo personale - protestai con veemenza
- No, adesso possiamo prenderci cura della casa anche da sole e un po’ lavoro ti aiuterà a non pensare troppo - poi lei mi guardò per la prima volta da quando ero entrato nella stanza e mi chiese :
- Ti dispiacerebbe portarmi una tazza di tè ? -
- Certo - io dissi subito, correndo in cucina per soddisfare il suo desiderio.
Quando tornai in salotto, Megan era nella stessa posizione, sempre con il telefono tra le sue mani. Per un momento mi chiesi con chi si stesse scambiando messaggi, poi le porsi la tazza di tè facendo attenzione a non versare la bevanda con qualche movimento brusco. Prima di poter tornare a sederi sul divano lei mi chiese :
- Potresti essere così gentile da farmi un massaggio ai piedi ? Mi fanno così male, sai, è stata una giornata molto faticosa.
Quella richiesta mi sorprese molto perché ero stata io a fare quasi tutto il lavoro, sgobbando per ore e ore, ma non volevo iniziare la nostra convivenza con il piede sbagliato.
- Certo - io risposi con un largo sorriso tra le labbra e dato che lei non mostrò alcun segno di cambiare posizione, io mi avvicinai alla sua poltrona e mi sedetti sul pavimento con le gambe incrociate. Io incominciai a sciogliere i nodi delle sue scarpe da ginnastica ed avvertì subito il forte odore dei suoi piedi. Quando io rimossi delicatamente le sue scarpe, l'odore divenne sempre più intenso. I suoi calzini viola erano madidi di sudore ed erano così caldi tra le mie mani. Io guardai Megan per sapere quando cominciare ma lei mi stava completamente ignorando e solo quando lei mi diede un leggero calcio in testa, io iniziai il massaggio. Quella era la prima volta per me e non sapevo bene come agire, quindi io incomincia ad esercitare una leggere pressione sulla pianta del suo piede sinistro con i miei pollici. Megan non mi diede nessuna indicazione, così io pensai che lei fosse soddisfatta del mio lavoro o mi avrebbe certamente mostrato il suo disappunto. Io stavo massaggiando il piede sinistro da quasi dieci minuti quando lei appoggiò il destro sulla mia spalla, pericolosamente vicino al mio viso. Guardai di nuovo Megan in faccia ma lei mi stava ancora ignorando completamente. Non sapevo cosa fare, io ero seduta sul pavimento del mio salotto massaggiando i miei piedi della mia migliore amica che mi stava usando come un semplice poggiapiedi. Una parte di me voleva spingere via con violenza i suoi piedi e urlarle contro, una parte di me invece provava una sorta di piacere nell'essere in quella posizione così umiliante, ignorata e sottomessa. Cominciai a pensare che c'era qualcosa di sbagliato in me quando mi resi conto che io avevo piegato leggermente la mia testa di lato ed avevo avvicinato il mio naso al suo piede. L'odore era forte ma per qualche motivo io proprio non riuscivo a definirlo brutto e notai con preoccupazione che ogni annusata di quel profumo non faceva altro che aumentare in me il desiderio di affondare il mio naso in quel calzino madido di sudore.
- Massaggia l'altro piede - le sue parole mi riportarono alla realtà ed io mi affrettai ad eseguire il suo ordine. Quella volta Megan mise il suo piede libero direttamente sulla mia testa, il tallone che poggiava fastidiosamente sulla parte superiore della mia fronte. Noi rimanemmo in quella posizione per più di venti minuti, poi giunsero alle mie orecchie le parole che ormai stavo aspettando con trepidazione.
- Toglimi le mie calze - ancora una volta io obbedii immediatamente ed io rimossi delicatamente i suoi calzini viola, resistendo alla tentazione di affondare in essi il mio volto.

I piedi di Megan erano incredibili e ancora una volta io rimasi scioccata dai pensieri che passavano nella mia mente. Come potevo definire "incredibile" qualcosa di così disgustoso come i piedi ? Iniziai a massaggiare il piede sinistro ed io non potei fare altro che ammirare quella perfezione. I piedi di Megan erano piccoli e incredibilmente morbidi, le dita dei piedi non erano nè troppo lunghe e ne troppo corte ed i suoi talloni erano lisci come quelli di un bambino. Osservai con attenzione lo smalto nero sulle sue unghia che rendeva ancora più divini quei piedi favolosi. Ovviamente quello era il lavoro di Megan, perché lei non poteva permettersi una pedicure in un centro estetico.
" Ma da ora in poi lei potrà farlo “ io pensai all’improvviso, sognando di poter fare di persona la sua pedicure. Ancora una volta io diventai una sorta di poggiapiedi, infatti lei mi mise il piede destro sulla spalla, incominciando a giocare con il mio orecchio. Io stavo impazzendo, improvvisamente io persi il controllo e senza rendermene conto, io baciai rapidamente il suo bel piede. Pietrificata da quello che avevo appena fatto, io mi sforzai di allontanare la mia testa dal suo piede ma poi io sentii Megan dire :
- Continua - guardai con stupore la mia migliore amica e notai che ancora una volta lei mi stava ignorando, almeno in apparenza. Lasciandomi alle spalle le mie paure e cercando di non pensare a come sarebbe potuta cambiare la nostra relazione, io incominciai a baciare i suoi piedi nudi ed è molto difficile descrivere quello che provai quando le mie labbra toccarono la morbida pianta del suo piede, mentre io già sognavo di assaggiarlo con la mia lingua, ma non essendomi stato ordinato di farlo io continuai a baciare il suoi piede senza intenzione di fermarmi. Dopo alcuni minuti io non potei più resistere e diverse volte io misi il mio naso tra le sue dita perfette, annusando quell'odore che era diventato per me quasi un droga. Megan ridacchiò molte volte, ma non mi fermò. Quanto dovevo sembrare patetica ai suoi occhi e per un secondo io mi chiesi cosa stesse provando Megan in quel momento ad avere la sua migliore amica che le baciava devotamente i piedi e annusava il loro profumo come un cane da caccia. Improvvisamente, dopo un'ora, Megan si alzò e mi disse:
- Sono stanca, me ne vado a letto -
- Ok - io risposi un po’ delusa, poi mi affrettai ad aggiungere - Ti ho preparato la terza stanza -
- No, prenderò la camera padronale - lei rispose immediatamente dandomi un colpetto alla testa come se fossi un cane.
- Ma quella è la stanza dei miei genitori - io protestai
- I tuoi genitori sono morti e come ho già detto, devi dimenticare il passato. Quella sarà la mia stanza d'ora in avanti ed in questo modo essa non sarà più una fonte di sofferenza per te. Domani tu dovrai portare lì la mia roba, ora ho bisogno di riposare - e così dicendo lei se ne andò. Io rimasi seduta sul pavimento incredibilmente confusa.

“Come posso lasciarle prendere la camera da letto dei miei genitori ? ” io mi chiesi ma subito quella domanda mi sembrò stupida, infatti io avevo passato più di un'ora a massaggiare, odorare e baciare i piedi di Megan, ero stata persino la sua poggiapiedi.
Victoria Thomas poteva aver ereditato Thomas Manor, ma la vera signora di quella antica e nobile casa era Megan Gilles.

Mentre quegli strani pensieri affollavano la mia mente, qualcosa attirò la mia attenzione. Le scarpe da ginnastica di Megan erano rimaste vicino alla poltrona, con i calzini viola ancora al loro interno. Io avanzai a carponi velocemente in direzione delle sue scarpe e dopo aver tolto i calzini, io affondai il mio naso nelle scarpe da ginnastica di Megan e subito dopo incominciai a leccare con fervore le solette. Quando mi annoiai delle scarpe, io mi lanciai sui calzini che ho odorato, baciato e leccato con passione, mettendole poco dopo nella mia bocca, cercando di succhiare via tutto il sudore. Improvvisamente io vidi il mio riflesso nel grande specchio che ornava la stanza ed io osservai con attenzione quella ragazza messa a quattro zampe con delle calze sudate che le uscivano dalla bocca. Quell'immagine mi ricordò subito un cane con le pantofole del suo padrone in bocca e l'orgasmo più intenso di tutta la mia vita esplose quando io pensai che per tutto il giorno io non era stato altro che un cane per Megan.

(continua)
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