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Racconti d'autore: L'ISTITUTO

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-triskell-
view post Posted on 3/8/2012, 15:19 by: -triskell-     +1   -1
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CAPITOLO 4

Katia non riusciva a credere che il proprio corpo reagisse a quel modo, con il coltello nelle sua fessura. Era in calore e offriva le proprie intimità a quell’uomo sollevando e abbassando il bacino. I taglietti sulle labbra della fica ardevano come piccoli fuochi. Tutta la zona le doleva, ma non riusciva a stare ferma. Il sudore che le scendeva in mezzo alle cosce rendeva ancora più intenso il bruciore, mischiandosi agli umori che le inumidivano il sesso.
“Ehi, cagna, ti piace vero? Non vedi l’ora di avere il mio cazzo dentro! Sei qui da neanche un giorno e già vorresti liberarti della tua ciliegina. Come se ti desse fastidio da anni”, la incalzò lui.
“No, non violentatemi! Non fatelo, vi prego!”, supplicò Katia.
“Puoi contarci che lo farò. E non potrai pisciare né camminare per una settimana, dopo che avrò finito con te!”.
Katia udì il pugnale cadere a terra e sentì le forti mani di lui afferrarla per i fianchi. Stava per possederla, per montarla come un cane, come se lei fosse solo una cagna in calore. La tirò con forza verso di sé e le ginocchia le scivolarono indietro, nonostante si aggrappasse con forza conficcando le unghie nel materasso. Poi percepì la punta del grosso membro all’apertura della fica.
Bruto la teneva saldamente e con una spinta mandò il cazzo appena dentro la sua fessura.
Katia singhiozzò sollevando la testa e fissando la parete di fronte con gli occhi stravolti. Non aveva mai provato nulla di simile in vita sua.
Aveva sentito raccontare un sacco di storie di violenze, ma mai avrebbe pensato che potesse capitare a lei.
Boccheggiò nuovamente con la bocca e la gola completamente riarse, attendendo il seguito.
Bruto grugniva, perso nel proprio mondo di istinti primordiali. Cominciò a muoversi spingendo sempre più a fondo il membro nella vagina di Katia. Soltanto quando sentì la cappella incontrare la resistenza dell’imene, si arrestò. Katia lanciò un grido di terrore. Lui stava per perforarle quella piccola membrana.
Tutta tremante, piena di paura, cercò di fermarlo, di allontanarlo con la mano.
“Ehi, piccola cagna, cos’è questa storia? Prima non vedevi l’ora di averlo dentro!”, disse lui, riemergendo dai suoi pensieri.
“Mi fa male. Mi farete male…oh no, no! Tiratelo fuori. Fuori!”, urlò lei cercando di sfuggire alla morsa che la teneva bloccata.
“E’ quella ciliegina, vero? Dà troppo fastidio. Togliamola!”.
La voce di Bruto si era fatta ancora più grave. Le dita dell’uomo lasciavano lunghi solchi rossi sulla pelle di Katia. Continuava a stringerla sempre più forte, mentre il membro spingeva contro la membrana vaginale.
La ragazza singhiozzò. Vi fu un attimo di esitazione, poi Katia sentì qualcosa al suo interno cedere alla tremenda pressione. Ormai era andata!
Katia sentì la sensazione terribile di uno squarcio, seguita dal contatto ruvido di quel cazzo che apriva e allargava la sua cavità virtuale, rendendola una tana per piccoli animali. Si agitava e tremava scuotendo la testa da una parte all’altra.


L’aveva fatto! L’aveva sverginata, infrangendo la sua ultima difesa, e rendendola la sua cagna. Pensò che sarebbe svenuta. Vedeva davanti agli occhi macchie nere e gialle, ma qualcosa le fece improvvisamente riprendere i sensi.
Inginocchiata, col bacino sollevato in aria mentre veniva montata come un animale, si sentiva spaccata in due da quel cazzo che la possedeva con violenza, senza alcun riguardo. Bruto si chinò su di lei mordendole il collo e spingendo il cazzo sempre più a fondo. Non si era fermato un attimo dopo aver perforato l’imene e non faceva alcun caso alla sofferenza della ragazza. Anzi, l’idea che soffrisse sembrava eccitarlo ancora di più.
“Oh, no. E’ troppo grosso. Non riuscirete mai a farlo entrare!”, implorò ancora Katia, cercando di interrompere quella assurda catena di pensieri che le affollavano la mente, e quel tizzone rovente che si faceva largo dentro di lei.
“Vedrai i fuochi d’artificio e li sentirai scoppiare dentro la tua fica, cagnetta. Non senti che stanno già per accendersi?”, la stuzzicò lui.
Sbatteva il ventre contro le sue natiche sempre più in fretta e a fondo, e la forza di quell’impatto la faceva dondolare come una lanterna al vento. Katia gemette e affondò ancora di più i denti nel cuscino. Il sudore le colava dalla fronte mescolandosi alle lacrime. Graffiò e morse il tessuto mentre l’uomo continuava a scoparla sfondandola con tutta la sua forza. Ormai la sua vagina stretta era un lontano ricordo.
“Oddio, cosa mi state facendo… Basta, basta! “, si lamentò lei.
“Comincia a piacerti adesso, vero? Certo non avresti mai pensato nei tuoi sogni di bimba di essere scopata così. Ma ti piacerà!”, incalzò lui.
Bruto passò le mani sotto al corpo di Katia e le afferrò i seni strizzandole i capezzoli con tanta forza che la ragazza pensò che glieli avrebbe strappati.
Gridò per il dolore e il bruciore insopportabili. Bruto le morse l’attaccatura del collo come un lupo che tiene ferma la preda, facendole rovesciare il capo all’indietro come una cagna sottomessa. Katia si sollevò sulle braccia mentre il bacino e tutto l’interno del ventre erano scossi da sussulti incontrollabili.
“Su, piccola cagna, danza per me! Si, muoviti intorno al mio cazzo. Voglio trascinarti con me nel mio inferno!”.
Bruto la colpiva sulle natiche col ventre e i testicoli, sculacciandola ripetutamente per darle il ritmo. Le teneva i denti piantati nel collo mentre spingeva sempre più con forza il cazzo nel profondo della sua intimità. Katia poteva sentire i peli ispidi e duri del pube di lui sfregarle contro il solco, fra le natiche. Sembravano setole di una spazzola ruvida che la battevano e le irritavano la pelle già arrossata. Ma anche filamenti nervosi fatti apposta per stimolarla. Era selvaggio e meraviglioso, tutto questo. La sensazione di bruciore che provava all’interno della fica, la faceva impazzire. Si aggrappò alla coperta stringendola con le dita, ormai bianche dallo sforzo, aspettando l’ultimo spasmo che l’avrebbe spedita al di là, in un'altra dimensione.
“Dai che ci sei. Godi cagna, voglio che godi sotto di me! Vieni…su vieni, adesso!”, la spronò lui dandole dei colpi che rischiavano di sfondarla.
Quelle parole le fecero perdere ogni ritegno. Si senti volare verso l’alto e nello stesso tempo schiantare a terra. Katia urlò e singhiozzò sentendo un misto di dolore e piacere fare la guerra nelle sue viscere e sgorgare in rivoli dalla propria fessura. Il duello fra quelle due sensazioni e il dolore della stretta che le imprigionava i seni, le annebbiò la mente. Tutto quello che voleva era sentir crescere quella sensazione affinché la sofferenza e la tensione l’abbandonassero.
“Uhhhhhhhhhhhh”, gemette Katia suo malgrado.
“Troia! Piccola cagna! Godi, eh? Stai per avere il tuo primo orgasmo. E ti ricorderai di me e del mio cazzo per tutta la vita”, disse lui affondando soddisfatto dentro di lei, oltre il possibile.
Bruto la scopava ormai con tale violenza che ad ogni colpo la mandava a picchiare e a sbattere la testa contro la parete. Katia si aggrappò ancora di più al cuscino, insultandolo mentalmente. Sentiva la pressione di quelle mani sui seni come un fuoco che le si trasmetteva a tutte le sue fibre nervose, già terribilmente eccitate.
Katia non poteva credere alle proprie reazioni. Ma era così fuori di sé che ora voleva davvero che quel grosso cazzo la facesse godere. Era come se fosse impegnata in una battaglia mortale con se stessa su quello stesso giaciglio. La rete cigolava sotto i colpi dell’uomo e i sussulti di agonia di lei.
Katia emetteva inconsapevolmente ululati da cagna, un suono basso e rauco che le usciva dalla gola. L’impeto dell’orgasmo stava per esplodere dentro di lei, anche se ancora Non sapeva di cosa si trattasse. Provava piacere a quell’eccitamento, a quella tensione gioiosa e dolorosa che stava per scaricarsi in una furia selvaggia.
Il tremendo calore che sentiva nel ventre cresceva sempre di più. Poteva sentire il risucchio del cazzo che la scavava dentro. Improvvisamente le pareti della vagina si contrassero in uno spasmo più forte e Katia digrignò i denti.
“Yaghghghghghhh!”. La tensione del suo corpo, trattenuta a fatica, cominciava ad esplodere.
Katia sentiva che l’uomo era sul punto di venire, tutto quello che doveva fare era aspettare e presto avrebbe sentito l’orgasmo di lui che la riempiva.
“Si, piccola cagna, adesso….Adesso!”.
La voce di Bruto si alzò di tono mentre le sue dita si serravano ancora più forte sui seni della ragazza. Poi il suo cazzo dette una spinta più forte e si scaricò con una violenza inaudita. Katia subì il getto di sperma che le colpiva il fondo dell’utero e la riempiva totalmente, colandole subito dopo lungo le pareti vaginali e lungo le cosce. Cosa le aveva detto? Ah, si. Che le avrebbe fatto vedere i fuochi d’artificio. Ed era proprio quello che stava accadendo.
Sentiva la testa esplodere e il liquido distenderle i muscoli della fica, mentre l’uomo continuava a muoversi avanti e indietro più lentamente ora, quasi a rallentare la folle corsa prima di bloccarsi del tutto.
“Uhhhhh!”, ansimò lei con la bocca spalancata mentre si sentiva scuotere come per un terremoto. Agitò il bacino contorcendosi tutta e gridò quando Bruto le affondò i denti nella spalla.
“Prendila, piccola cagna…prendi tutta la mia sborra!”.
Era quello che stava facendo. L’orgasmo salì dentro di lei avvolgendola tutta,i seni, le dita, le ginocchia….le cosce. La zona attorno al sesso era tutta un bruciore, mentre altre ondate di piacere la sommergevano, togliendole il respiro. Era mostruoso, animale, ma meraviglioso. Ad ogni contrazione delle pareti vaginali seguiva un rilassamento che fermava per un attimo il dolore fino all’esplosione successiva. Katia aspettava con ansia questa esplosione, gemendo e contorcendosi sotto i colpi dell’uomo. Avrebbe potuto andare avanti così per un’eternità, e Katia lo desiderava! Il suo sesso l’aveva tradita!
Singhiozzò, vergognandosi, ricordando che l’uomo da cui veniva posseduta era il guardiano di un terribile posto da cui avrebbe voluto fuggire. Ma anche così, la sensazione che provava era la più bella che avesse mai subito in vita sua.
E, improvvisamente, fu tutto finito. La sua figa cercò di spremere altro succo dai testicoli di Bruto, ma non ce n’era più. L’uomo la lasciò andare e sghignazzò quando la ragazza ricadde senza forze sul letto, come un sacco vuoto.
Katia nascose il viso nel cuscino inzuppato di sudore. Avrebbe voluto che l’uomo se ne andasse, che sparisse lasciandola sola, così avrebbe potuto nascondergli la propria vergogna. Che mostro di ragazza era in realtà? Lui l’aveva vista eccitarsi sotto i getti dell’idrante ed ora l’aveva violentata, sverginata e lei aveva ceduto al piacere mentre lui ne abusava sghignazzando. E le era piaciuto! Cos’altro le avrebbe fatto? Quali altre umiliazioni avrebbe dovuto subire prima che finisse quell’orribile giornata?

(continua)
 
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