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Racconti d'autore: L'ISTITUTO

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-triskell-
view post Posted on 18/10/2012, 23:49 by: -triskell-     +1   -1
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CAPITOLO 13

Rosy spalancò le cosce.
Katia, suo malgrado, ebbe una fitta al cuore vedendo lo scempio che quello strumento di tortura a forma di cono aveva procurato allo sfintere dilatato, slabbrato e sanguinante della ragazza. E subito sopra vide il marchio che il ferro rovente aveva lasciato su quella pelle delicata. Era un cerchio bluastro, rossiccio al centro, e ancora non si capiva cosa
significasse.
Ma anche la sua carne era martoriata a quel modo, Katia doveva avere l’inguine sfigurato.
“Brucia… Brucia…”, balbettava Rosy.
La sua ferita era proprio nel punto in cui cominciavano le natiche e precisamente là dove finiva la coscia sinistra. Per mostrarla a Katia, si era stesa sulla brandina e aveva spalancato le gambe dopo averle piegate e sollevate. In quella posizione esibiva all’amica tutto il proprio inguine, quel triangolo ricciuto dalla peluria chiara, e il piccolo
taglio umido di umori. Katia non aveva mai visto una fica così da vicino e ne rimase sconvolta. Inspiegabilmente non riusciva a staccare lo sguardo da quel taglio succoso, ma soprattutto dalla scottatura che si vedeva chiaramente, dieci centimetri più sotto.
“Fai qualcosa… ti prego… sto impazzendo…”, disse Rosy piagnucolando. Aveva portato entrambe le mani all’inguine e si copriva la fica, quasi vergognosa che Katia la guardasse.
Katia soffiò sulla bruciatura. Prima lo fece con delicatezza, poi in modo più deciso, avvicinandosi maggiormente.
“Oh, sì… sì… E’ bello, bello…”, tornò a balbettare Rosy in cerca di refrigerio.
Intanto aveva tolto le mani dalla fessura e Katia, sbalordita, scoprì che colava da tanto era fradicia di succo. Rosy veniva. Rosy godeva. La sua carne bruciava e lei si scioglieva facendosi colare gli umori dalla fica come una broda calda e vischiosa. Ma come le avevano ridotte quei bastardi? Due cagne in calore!
Nello stesso istante in cui Katia pensava tutto ciò, Rosy le afferrò la testa all’altezza delle orecchie e incollò la faccia di lei contro il proprio inguine.
Lo fece con un singhiozzo pieno di libidine e Katia si ritrovò con le labbra posate sulla vagina di Rosy. Aveva tenuto la bocca socchiusa ed era stata colta di sorpresa. La carne umida della ragazza aveva un sapore dolce e muschiato, un sapore strano. Era il sapore di donna, del succo filtrato attraverso le labbra di Katia e finito contro la sua lingua.
E Katia non si era scostata! Era rimasta lì, con la bocca semiaperta su quella carne martoriata e gonfia di desiderio. Era rimasta immobile e indecisa, con le cosce strette e
sul punto di venire anche lei, nonostante Rosy le avesse tolto le mani dal volto, senza più trattenerla.
Katia si era aggrappata al bordo della brandina e la sua lingua si agitava trattenuta dai denti, all’interno della sua cavità orale, come un’ape impazzita, alla ricerca di una via di uscita. Anelava qualcosa di cui aveva orrore solo ad immaginarne l’azione, eppure il paradiso della trasgressione era là, a pochi centimetri dalla sua lingua. Portò le mani chiuse a pugno contro la sua fica, strette tra le sue cosce, e cominciò a mugolare con una cantilena simile ad un pianto.
“Oh… fallo… fallo! Fammi passare il dolore!”, la incalzò Rosy supplicandola con voce rauca, bassa, perversa, folle.
E nell’istante in cui Katia, ad occhi chiusi, stava per abbandonarsi all’istinto e stava per spalancare la bocca, il sibilo della frustata prima e il colpo atroce che le morse la carne sulle natiche dopo, la costrinsero a staccarsi e a raggomitolarsi su se stessa. Non tolse le mani dall’inguine, però. La frustata le era giunta sulla carne nell’attimo stesso in cui aveva goduto, ed ora si ficcava tre dita nella vagina che le pulsava e si pizzicava il clitoride enfiato, mentre il suo succo colava copioso lungo le cosce. Si masturbò senza ritegno guardando Bruto che se ne stava alto, massiccio e a torso nudo, con quella sua ironica e demoniaca espressione sul viso, di fronte a lei, con la sua maledetta frusta nella mano sinistra. I pantaloni della divisa erano tirati e gonfi all’inguine, là dove Bruto aveva il temibile randello che le aveva entrambe martoriate e rese donne.
“E brave le mie troiette!”, disse con voce ironica e cattiva. “Si fanno tra loro, si slinguano da sole appena io le metto insieme senza legarle”.
Smise di parlare per frustare Katia, con una violenza estrema, colpendola sui fianchi e all’inguine. E quando la poveretta si rotolò per terra per proteggersi il sesso, la frusta la colse sulle natiche, nel solco, nuovamente sull’ano, là dove già una volta l’aveva colpita.
Katia provò un dolore acuto, una fitta terribile che le diede l’impressione di essere nuovamente squarciata dal cazzo di Bruto.
“Aaaaahhhhhh!”, urlò, ma in quel suo grido non c’era solo sofferenza: c’era anche il piacere che le stava nuovamente esplodendo tra le cosce, nel clitoride ormai grosso come un piccolo pene eretto. Con orrore si rese conto di essersi messa in posizione da cagna e di offrire il proprio culo e il proprio nido tra le natiche, in un muto invito a quell’uomo odioso e magnifico.
“E vuole anche farsi fottere, vuole farsi inculare la troia! Che spudorata maiala, vorrebbe sempre il mio cazzo! Lo vorrebbe dovunque. In culo, in bocca, nella sua ciabatta bagnata e fradicia…”.
E così dicendo questo, le aveva infilato il grosso pollice nel nido e lo roteava e lo muoveva avanti e indietro, come se la stesse scopando, rabbiosamente, procurandole un piacere folle, ma graffiandola con l’unghia di altre tre dita, dentro, nelle pareti interne della vagina. E Katia godeva e si contorceva pizzicandosi i capezzoli, mugolando. Poi lui si interruppe, proprio sul più bello, afferrandola per i capelli e sollevandola di peso. Katia piangeva ed aveva l’impressione che le stesse per staccare il cuoio cappelluto, ma non tanto per il dolore, che ormai era diventato un suo compagno, qualcosa da amare e da desiderare, che si conosceva. Katia piangeva di frustrazione perché Bruto aveva smesso di farla godere, interrompendo la violenta masturbazione proprio sul più bello. E ridendone, anche!
“Bastardo, figlio di puttana, maledetto rottinculo!”.
Lo cominciò ad insultare furiosamente, scalciando nel vano tentativo di colpirlo con un calcio nei coglioni, ma lui la tenne lontano da sé, ridendo, con una facilità e una forza
incredibili. Poi la colpì con violenza estrema sul ventre nudo, facendola piegare in due. Katia sentì l’urlo di terrore di Rosy che aveva assistito alla scena temendo il peggio, mentre lei ebbe solo il tempo di pensare che, inconsciamente, era quello ciò che aveva voluto: farsi colpire, sentire ancora una volta quel terribile dolore che ormai, per lei, esisteva solo perché si accoppiava al piacere. E stranamente, mentre perdeva i sensi e sprofondava nel nulla, con le viscere sconvolte dal colpo tremendo, si scoprì di serrare le cosce e di continuare a godere.

(continua)
 
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15 replies since 31/7/2012, 14:37   18932 views
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