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Racconti d'autore: L'ISTITUTO

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-triskell-
view post Posted on 26/10/2012, 01:03 by: -triskell-     +1   -1
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CAPITOLO 14

Dovevano essere trascorsi pochi minuti, ma Katia non era in grado di dire quanti. Tornò in sé e scoprì di trovarsi in quel grande locale dove lei e Rosy erano state torturate insieme.
“E così, piccola cagna, sei tu che ami farti le donne, vero?”, la voce di Bruto era secca e sibilante come una frustata, rivolto a Rosy.
“Sì…sì… Io…”, balbettava Rosy con la voce sofferente e Katia spostò piano la testa, vincendo i conati di vomito che le salivano dal ventre a causa del colpo ricevuto. Vide che c’era un letto in un angolo e che Rosy penzolava dal soffitto, con i polsi legati insieme e imprigionati in bracciali di ferro fissati a una catena. Tutto il corpo era pieno di striature rossastre e Bruto aveva sempre in mano la sua dannata frusta. Doveva averla seviziata per farle ammettere ciò che lui voleva, proprio per trovare il motivo per continuare a
torturarla. Qualunque scusa era buona per farla soffrire. Katia poteva guardare la scena e, restando immobile, non farsi notare.
Si rese anche conto di avere le mani e i piedi liberi, poteva muoversi, cercare anche di andarsene. Intanto Bruto aveva mollato la frusta e aveva afferrato qualcosa da sopra un ripiano che fungeva da tavolo.
Katia vide con orrore che si trattava di una riproduzione di un membro enorme, luccicante, quindi metallico, e che dalla parte opposta alla punta arrotondata che fungeva da glande, c’era una sorta di maniglia, simile a quella dei cavatappi.
“Quindi, nonostante tu abbia a disposizione un cazzo come il mio, ti piace farti le femmine, brutta porca! Te le do io le femmine! Ti farò passare il vizio, maledetta baldracca…”. Si era avvicinato a Rosy e le aveva appoggiato quell’orribile oggetto all’inguine. La ragazza tremava e singhiozzava, sapendo di essere senza difese. Katia notò che la superficie dell’oggetto non era liscia bensì ricoperta da piccole protuberanze aguzze.
“Ma ti rendi conto che non ti posso mandare nelle camerate con le altre?! Tu mi trasformi questo posto in un bordello! Una viziosa come te deve togliersi dalla testa certe idee..”, sghignazzò Bruto, e con la mano libera costrinse Rosy ad allargare le cosce.
“Non fare la scema, perché te ne pentiresti. Allarga le gambe da sola, senza farmi faticare troppo, hai capito?”. Rosy ubbidì immediatamente.
Katia sbalordita vide che la sua amica si offriva oscenamente, piegando le reni e porgendo l’inguine verso Bruto che rideva sgangheratamente.
“Brava… brava! Sono contento che cominci a capire… ora ti fisso questo affare nella passera. Vedo che è già bagnata e che stai godendo! Bene, può darsi che il tuo caso non sia poi così disperato e che magari una parte di colpa l’abbia anche quella stronzetta! Dì la verità…anche Katia è un po’ lesbica, vero?”.
“No..no…non lo so…”, insisteva a negare Rosy.
“Ok. Vedi quest’affare? Girando la maniglia si allarga, come un divaricatore. E in più ha due punte. Graffiano queste punte e se io dovessi muoverlo avanti e indietro, come un cazzo, dopo averlo allargato al massimo, immagina un po’ cosa ti succede dentro, nella tua dolce fichetta! Quindi fai la brava e ubbidisci a tutto quello che ti ordineremo, altrimenti…”.
“Sì.. sì… Vi prego… Vi supplico… “, balbettava Rosy piangendo.
Intanto quel bastardo le aveva spinto l’attrezzo all’ingresso dell’apertura delicata e Katia poté vedere che spariva lentamente dentro. Mentre Rosy urlava di dolore, le
punte aguzze dovevano procurarle un male terribile, disumano. Katia vide un rivolo di sangue colare dalla peluria, lungo la coscia sinistra. Intanto l’oggetto metallico si era annidato completamente in quella calda e umida guaina di carne giovane.
“Ecco! Adesso lo allarghiamo un po’!”, disse Bruto, facendo fare un paio di giri al congegno che le premeva contro le mucose sensibili.
“Aaaaaaaaahhhhhh”, urlò Rosy immediatamente. Katia si sentì accapponare la pelle al pensiero di quello che stava accadendo alla sua compagna. Ora aveva sollevato la testa e guardava la scena ad occhi sbarrati, senza più curarsi che Bruto potesse accorgersi di lei e del fatto che era nuovamente in sé. Ma Bruto non le prestava la minima attenzione. Aveva staccato Rosy dal soffitto e dalle catene e se l’era portata sul letto. L’aveva gettata là sopra come se si trattasse di un manichino disarticolato e poi l’aveva girata sulla schiena con gesti decisi e cattivi. Ora la testa di Rosy penzolava oltre il bordo del basso letto e Bruto fissò le caviglie della ragazza all’asta metallica che sosteneva
la rete a due piazze e il materasso.
“Così non ti viene in mente di fare scherzi con i piedi e poi puoi mettere in bella mostra la fichetta, così quando arrivano Leona e le ragazze potranno vedere come ti sto educando”, disse Bruto, ghignando.
A Katia vennero i brividi al pensiero che quelle tre streghe tornassero là dentro e magari per occuparsi anche di lei. Intanto non riusciva a staccare lo sguardo dalla scena che Bruto e Rosy le offrivano. L’uomo si era tolto i calzoni ed esibiva il grosso cazzo. Se lo palpava piano, mostrandolo a Rosy e ridendo. Si tastava la grossa borsa dei testicoli e se li massaggiava oscenamente, consapevole forse dell’effetto che quella visione aveva sulla ragazza.
Katia da parte sua non riusciva a non guardare quel randello di carne che si stava intostando, e se lo tornava a sentire tra le cosce e nell’ano, terribile ed immenso, che la devastava, che la riempiva e la fotteva con quella maestosità che lei oramai conosceva anche fin troppo bene.
“Dì che ti piace! Dillo, baldracchetta….”.
“Sì, mi piace…”, dovette ammettere Rosy, temendo il peggio.
“Dì che lo vuoi in bocca… Dì che me lo vuoi succhiare…”.
“Sì, lo voglio in bocca, lo voglio succhiare…”, balbettò Rosy con voce rauca.
Katia allora capì che la troietta lo desiderava sul serio. Intuì dal tono di quella voce che la poveretta ormai era impazzita e che sembrava accettare tutto il godimento che le poteva dare il piacere accoppiato al dolore. Bruto aveva girato attorno al letto e si era piazzato a cosce larghe davanti alla sua faccia. Lei aveva sempre la testa che le penzolava oltre il bordo ed era coricata di traverso sul letto. L’uomo si abbassò lievemente e i suoi coglioni sfiorarono le labbra della ragazza.
“Lecca… Dai, lecca… e fallo bene se non vuoi che dia un altro giretto a quel coso che ti ho infilato nella fica!”, e intanto qualche giro lo dava davvero.
Rosy si mise a leccare avidamente, protendeva la lingua verso quei testicoli, sollevava la testa per riuscire a raggiungere l’asta che guizzava sopra, ma lui si sollevò strofinandosi il culo contro il suo viso. Si sentiva soltanto il suono osceno che la bocca della ragazza faceva continuando a leccare l’uomo che la stava torturando. Poi Bruto si accorse di Katia.
“E così finalmente ti sei decisa a svegliarti. Sei curiosa e gelosa, vero?”, disse Bruto a Katia vedendola ben sveglia e attenta. “Vuoi vedere cosa ti stai perdendo. Che cagna che sei! Ha ragione Leona quando dice che sei la miglior fica che ci sia capitata qui dentro..”, si interruppe per tirare un capezzolo a Rosy. E aggiunse, sempre rivolto a Rosy:
“Smettila di leccare, troia, se no mi fai venire. Sta buona altrimenti ti ammazzo, baldracca!"
Bruto si mise a sghignazzare guardando Katia che era diventata rossa e che si masturbava lentamente, continuando a passare lo sguardo dal suo cazzo alla fica di Rosy.
“Vorresti essere al suo posto, vorresti succhiarmi, bere tu il mio sperma…Ti piace, vero?”, la incalzava Bruto.
“Bastardo, maledetto bastardo.. ma come ci hai ridotte… come cagne…”, mormorò Katia, e intanto guardava la fessura colma di umori di Rosy. Lui l’aveva sbarrata in modo incredibile. L’oggetto metallico era stato allargato al massimo, ma la cosa che maggiormente stupì Katia fu stabilire che nonostante la presenza di quell’orrendo attrezzo di tortura nella fica, Rosy godeva. Una schiuma rossastra si formava ai lati dell’arnese e il clitoride della ragazza era gonfio e turgido tanto da essere simile a un grosso capezzolo raggrinzito.
Katia come in trance cadde in ginocchio e posò le mani sulle ginocchia piegate e aperte di Rosy. La ragazza s’inarcò maggiormente, quasi volesse offrire se stessa anche a lei.
“Su, non essere timida. Falle quello che le stavi facendo quando vi ho scoperte. Leccala!”, ordinò Bruto con voce rauca.
Katia scosse la testa furiosamente, ma intanto avvicinava il viso come se una forza irresistibile la spingesse a posare le labbra su quella fessura martoriata, per darle sollievo,
per lenire la sofferenza che la sua compagna stava provando….anche…
“E tu, cagna…prendi!”, mugolò Bruto infilando il cazzo fino in fondo alla gola di Rosy, facilitato dalla posizione favorevole. E poi prese a scopare Rosy in bocca. Lo faceva con sempre maggior violenza, dando dei colpi furiosi e continui che le toglievano il fiato, e facendole sbattere ad ogni stoccata la testa contro la testiera del letto.
“E tu, leccala. Leccala!.
Katia si chinò in avanti socchiudendo le labbra e protendendo la lingua.

(continua)
 
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