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MEMORIE DI UNA CAGNA

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-triskell-
view post Posted on 1/1/2013, 19:23 by: -triskell-     +1   -1
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Memorie di una Cagna – 6

“Chi diavolo era quel tipo?, sibilò Lui tra i denti entrando in casa e abbassando lo sguardo sulla vestaglia stropicciata che indossavo e sui miei capelli scarmigliati. Ma sapevo che non aveva bisogno della mia risposta.
“Piccola troia!”, ringhiò, dandomi un violento schiaffo che mi mandò a cadere sul tappeto della sala.
“E così ti fai sbattere dal primo che passa, in mia assenza!”, gridò picchiandomi nuovamente. Cercai di giustificarmi in qualche modo, ma i suoi occhi di ghiaccio mi zittirono all’istante.
“Vieni subito qui!”, sibilò sfilandosi la cintura dei pantaloni
“No, ti prego!”, singhiozzai con gli occhi puntati sulla cinghia di cuoio che brandiva minacciosamente.
“Vieni qui, ho detto!”, ripeté facendola schioccare a mezz’aria proprio a pochi centimetri dalla mia faccia. Mi avvicinai lentamente, quasi strisciando, mentre lui si slacciava i pantaloni e mi metteva sotto il naso il suo pene rilassato.
“Ti prego, sono stanca!”, cercai di spiegargli, rendendomi conto troppo tardi di aver detto una sciocchezza. “Stanca!”, esclamò spalancando gli occhi per la sorpresa di una risposta così stupida.“Stanca di farti sbattere dal primo cazzo arrapato che ti capita a tiro, vero?”
Indietreggiai spaventata a morte da quell’improvviso scoppio d’ira.
“Se vuoi fare la troia, eccoti servita. Succhia!”. A quel punto disubbidirgli sarebbe stato come autorizzarlo a prendermi a frustate quindi, nonostante fossi distrutta e impaurita, glielo presi in bocca e diligentemente cominciai a succhiarlo. Sospirò voluttuosamente e tranquillizzata staccai la faccia per guardarlo. “Non ti ho detto di smettere!, gridò rabbiosamente. E così dicendo mi strappò i lacci della vestaglia e brutalmente me la strappò di dosso lasciandomi completamente nuda.
“Chiedi perdono”, disse.
Io tentai di protestare nonostante avessi la bocca piena del suo cazzo ormai gonfio a dismisura, ma fu inutile. “Chiedi perdono!”, ripeté scoccando una frustata sulle tenere carni del mio culo. Urlai e poi, piangendo, a bocca piena, gli chiesi di perdonarmi. Avevo anche le guance e la lingua indolenzite a forza di succhiare, e la sferzata sul fondo schiena bruciava come il fuoco.
Lui si scostò e prendendomi per i capelli mi spinse verso il tavolo, su cui mi fece chinare prona. Non dissi niente, nonostante immaginassi le sue intenzioni e non fossi per niente bagnata, per paura e per la mancanza di voglia di essere nuovamente infilzata.
“Alzalo bene!”, disse, dandomi una sonora pacca sul sedere. Riluttante mi sollevai sulla punta dei piedi, a gambe leggermente divaricate, come desiderava. Mi voltai a guardarlo da dietro una spalla, supplicante, giusto in tempo per vederlo sputarsi sul palmo della mano e poi passarmelo tra le cosce asciutte.
“Fatti scopare, puttana!”, esclamò mentre con un sol colpo deciso mi affondava dentro completamente e ferinamente nel culo.
Urlai di dolore, ma non si fermò.
“Avanti, di’ che ti piace”, ripeteva ad ogni colpo, fino all’esasperazione. Avrei tanto voluto dirgli che mi faceva un male da impazzire, ma sapevo che non sarebbe servito a nulla.
“Mi piace..”, balbettai con le lacrime agli occhi. “..ho voglia di essere scopata così!”.
Lo sentii ingrossarsi maggiormente dentro di me e allargarsi la via nonostante la mia resistenza, mentre si teneva ben saldamente aggrappato ai miei fianchi.
Molto, molto lentamente allora, si fece largo nel mio corpo una specie di sottile piacere, nonostante il dolore atroce. Una sensazione assolutamente assurda e nuova. Sentivo il suo membro andare e venire nelle mie carni serrate, sfregando contro le pareti asciutte, che mio malgrado andavano inumidendosi, così come la mia fica. Si accorse di scivolare più facilmente nel mio corpo e allora sghignazzò cinicamente, stringendomi i fianchi fino a lasciarmi un’impronta bluastra.
“Che porca che sei!”, sibilò col respiro corto. “Strilli che ti fa male, ma non appena te lo sbatto dentro inizi a sbrodolare come una cagna in fregola. Sei solo una troia vogliosa di sesso, sempre affamata di questo!”,
e sottolineò la frase dandomi una stoccata di cazzo che mi fece vibrare tutta e letteralmente sbavare di goduria.
“Oh, si così…”, cominciai ad implorare senza più ritegno né orgoglio, “riempimi tutta, sfondami!”.
Mi sentivo il buco del culo in fiamme dal continuo sfregamento e i muscoli doloranti per i continui e ripetuti assalti, ma niente mi avrebbe fatto rinunciare a quel piacere sfrenato. Stavo per incitarlo nuovamente, ormai prossima all’orgasmo, quando si fermò e me lo strappò via dalla carne in fiamme.
“Noooooo!”, urlai scuotendo la testa istericamente mentre mi sollevava di peso.
“Per una come te ci vuole un trattamento speciale”, disse, “quello che si conviene ad una puttana che si fa sbattere dall’idraulico non appena esco di casa!”.
E così dicendo aprì la porta-finestra che dava sul cortile in comune con altre famiglie e mi fece chinare a forza sulla ringhiera in ferro del balconcino, tanto da sollevarmi i piedi da terra e farmi ondeggiare con metà busto nel vuoto. Eravamo al terzo piano e per poco non mi misi a urlare di paura. Ma non voleva certo gettarmi di sotto. Piuttosto riprese subito la posizione da dove aveva smesso qualche secondo prima, e tornò a montarmi con foga irriducibile.
“Ma sei impazzito!”, protestai, terrorizzata dall’idea che i vicini potessero vederci. “Ti prego, non così, non voglio.”, sussurrai per non attirare l’attenzione di estranei.
“Stai buona!”, disse affibbiandomi una sonora pacca sulle chiappe.
“Volevi fare la porca e quindi eccoti accontentata. Che tutti sappiano che grandissima troia sei!”.
Ma io non volevo assolutamente essere sorpresa in quella situazione umiliante, e allo stesso tempo non riuscivo a impedirmi di godere.
“Bastardo!”, sibilai tra i denti. “Ti odio con tutte le mie forze!”.
E Lui mi rispose intensificando le stoccate e facendomi finalmente urlare, da non potermi contenere per il piacere che provavo. Inutile dire che le mie grida attirarono gli inquilini del piano di sotto e quelli della casa di fronte, probabilmente dapprima preoccupati. Ma Lui non si fermò e del resto era riparato dalle tende ed io sola esposta ai loro sguardi stupiti che, quando finalmente si resero conto di ciò che stava realmente avvenendo, si fecero increduli e indignati. Chiusi gli occhi per la vergogna, mordendomi le labbra per non urlare di nuovo di goduria, ma ormai….
“E’ deplorevole! E’ una vergogna!”, protestarono schifati alcuni degli insoliti spettatori. “E’ inammissibile un simile comportamento!”.
Stranamente però nessuno di loro accennava a ritirarsi, e da una rapida occhiata di sottecchi potei notare i pantaloni rigonfi degli uomini e gli occhi lucidi e famelici delle loro consorti. Fortunatamente il tutto non durò molto.
Lui se la stava godendo per resistere ancora mentre io sentivo l’orgasmo montarmi dentro come una marea. Giuro che quando capii che stavo per venire, tentai con tutte le mie forze di tacere, annichilita dalla vergogna di ululare come l’ultima delle cagne mentre venivo inculata davanti al mondo. Ma quell’ariete che andava e veniva senza sosta nel più profondo di me, e che alla fine mi esplose dentro inondandomi di un caldo e denso torrente, me lo impedì. E mi fece prorompere in un lungo urlo di piacere, sotto gli occhi di tutti. Ma a me non importava già più niente dei loro sguardi. Godevo, ed era questa l’unica cosa veramente importante.

continua ........................
 
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16 replies since 26/12/2012, 15:14   6219 views
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