| Un classico e conosciuto racconto femdom di tanti anni fa, dal web, blog di Fetish Dea - autore non citato =================================================================
Suo padre gli diede una pacca sulla spalla, Bravo! Ora riposati qualche mese e poi giù in azienda. So che mi darai molte soddisfazioni figliolo.
In effetti si era laureato senza perdere mai un esame e sempre col massimo dei voti, aveva 23 anni e la sua laurea in scienze delle finanze faceva presagire per lui un futuro radioso a fianco del potente padre.
Ma il suo carattere era molto introverso, taciturno, non aveva amici, la sua vita era trascorsa sui libri. Era figlio unico, mingherlino, occhiali, un baffino appena accennato, labbra sottili, non è che le ragazze quando passava lui si voltassero, anzi, qualcuna le rideva dietro. La madre, era una donna flessuosa, dai toni pacati ma autoritari, molto sensuale nonostante i suoi 47 anni. Aveva un bel corpo, qualche rotolino, qualche traccia di cellulite, ma fondamentalmente era una gran bella donna. Il padre, uomo tutto d’un pezzo come si usa dire, 55 anni massiccio, pancia da "cummenda", era stato praticamente assente nella vita della loro famiglia, rientrava la sera tardi, quasi sempre aveva già cenato fuori, scambiava quattro chiacchiere di convenienza con la moglie, ma sostanzialmente non avevano una vera vita matrimoniale. Si può dire che nessuno dei due conoscessero il figlio. Lui era cresciuto nel lusso, ma senza affetti. Eppure adorava i suoi genitori, soprattutto la madre, la sua eleganza, la classe e perché no? Anche la sua bellezza. Tanti episodi di voyerismo lo avevano costretto a seghe violente nel chiuso del suo bagnetto privato.
Le piaceva guardarla quando leggeva con le gambe accavallate seduta sulla sua poltrona e la sua gonna cortissima che usava quando era in casa, essa praticamente non esisteva più quando era seduta. Lui si metteva di fronte a lei, nell’altra poltrona, con un libro da studiare, ma in fondo erano le gambe della madre e la sua immaginazione che lo eccitavano. Poggiava spesso il libro sulle sue gambe per non far vedere l’erezione, facendo finta di ripetere mentalmente le cose che avrebbe dovuto studiare.
Lei ogni tanto alzava gli occhi e gli sorrideva, cambiava la gamba d’appoggio, girava una mano all’indietro, si toccava il ferma capelli e accavallando l’altra si accarezzava la coscia con la mano che non teneva il libro. La mano lenta e curata, scivolando sulla gamba, provocava delle sensazioni che eccitavano la mente di Beppe, questo il nome di lui. Egli approfittava del cambio gamba per sbirciare i suoi slip. Non era difficile farlo perché lei eseguiva la sua operazione con estrema lentezza. Ma la sua attenzione veniva catturata anche dal lento oscillare del piede della gamba accavallata; mentre lei aveva il suo libro avanti agli occhi, lui lo seguiva nel suo lento movimento. Curato fin nei minimi dettagli, le unghie bellissime e laccate color carne, caviglia affusolata, persino sui nervi del dorso avrebbe appoggiato le sue labbra……..se solo avesse potuto.
Ricordava, con grande nostalgia, quando aspettava le luci dell’alba, in estate, allora si alzava e silenziosamente scivolava verso la stanza da letto di lei, suo padre dormiva già in un’altra stanza, apriva lentamente la grande porta lasciando una fessura, aspettava che i suoi occhi si abituassero alla penombra e lì nascosto dietro la porta, la luce del primo giorno che filtrava tra le pieghe della grande tenda di velluto, gli faceva apparire le forme di sua madre placidamente adagiata sul letto. Il suo respiro profondo, il seno che si alzava nel respiro, turgido, abbondante, le curve del bacino con in mezzo quella macchia di paradiso, spesso la trovava con la faccia rivolta in giù sul cuscino, abbracciata ad esso, mentre le sue bellissime natiche, in quella penombra sembravano ancora più bianche, le guardava, egli si sentiva guardato da esse, mentre si toccava il pisellino si emozionava, aveva paura di farsi una sega lì, pensava potesse fare rumore, ma aspettava paziente che un raggio di sole le illuminasse, sapeva che alla madre il buio totale non piaceva, in effetti arrivava puntuale quel raggio che si posava su quei glutei di sogno. Aveva 14 anni quando cominciò a farlo, aspettava che arrivasse il caldo con impazienza il povero Beppe, da lì e per tutti gli anni a venire quante seghe si è fatto!.
Per non parlare di quanto adorava spiarla quando saliva le ampie scale di casa, spesso usava delle gonne corte ma non strette, di quelle che si allargano sopra le ginocchia. Quando lei si avviava verso le scale, con un qualche motivo la seguiva, stava cinque gradini più giù, era esaltante la vista delle natiche sotto la gonna da quella posizione. Ma lei sembrava non accorgersi di nulla e ancheggiando le saliva.
Tutto però si manteneva nell’ambito della immaginazione perversa di Beppe, che pensava che la madre si fosse accorta e le piaceva, ma probabilmente non era così. (La verità la conosco solo io EH!EH!)
C’era tuttavia un’amica di sua madre, un pò più in avanti in età, che però si portava sempre dietro la figlia, si chiamava Johanna; venivano spesso a trovarli. L’amica della madre aveva 52 anni ma sua figlia ora ne aveva 31 e certo non accompagnava più sua madre, ma anche lei ha frequentato la casa indipendentemente dalla madre da tanti anni, La madre di Beppe era molto legata anche a lei. Era una bellissima ragazza prima e una gran bella donna ora, bionda occhi azzurri, molto carina in viso, con un corpo da sballo, alta 1,70 insomma … bella.
Chiamava Beppe lo svampitello, per la sua aria così dimessa e lunatica.
Ma Johanna provocava il ragazzo davvero fin da quando lui aveva 13 o 14 anni.
Certo non lo faceva perché da lui pretendesse chissà cosa; non sesso comunque figurarsi; ma le piaceva sentire gli occhi di lui su di se. Lei si sentiva a casa sua, anche se Beppe era nella sua stanza a studiare, lei ci andava fin lì, per sentire come stava(lei diceva), si metteva dietro di lui visto che stava studiando e facendo finta di leggere gli strofinava il seno sul viso. Poi prima di scendere di nuovo giù, chiedeva a Beppe il solito favore. Allora lui sapendo cosa voleva, tra l’altro attendeva con trepidazione che glielo chiedesse, si sdraiava a terra, lei si avvicinava alla sua testa e da quella posizione voleva sapere come le stavano gli slip che aveva indossato. Prima davanti, poi si girava, dietro, inarcava un po’ la schiena;
"Mi stanno bene vero svampitello?"
L’erezione di lui ne era la dimostrazione, allora sorrideva soddisfatta e se ne andava.
Ma ora Beppe con i suoi 23 anni sentiva di avere bisogno d’altro, era timido però, non sapeva davvero da dove cominciare per tentare un approccio con l’altro sesso, ma soprattutto non aveva la minima idea di come cominciare a far la corte a qualcuna. C’erano tante belle ragazze in giro, diverse le salutava perché erano stati colleghi all’università, ma proprio non avrebbe saputo tentare un aggancio.
Un pomeriggio mentre sfogliava un giornale lo colpì un annuncio:
AVVENENTE MASSAGGIATRICE RICEVE NEL SUO STUDIO TUTTI I GIORNI ESCLUSO SABATO E DOMENICA. Telefonare al numero………
Perché no?;
"Buon giorno signorina telefono per l’annuncio"
"Buon giorno, ah si? Bene, quando vuole venire sono a disposizione"
"Le va bene oggi stesso?"
"Si Ok, ma mi dica quanti anni ha lei?"
"23 signorina"
"Ah! Ma guardi che però ecco…. Forse per i miei massaggi lei non ha un’età adeguata…..
"Perché ?E’ una questione di soldi vero?"
"Beh! si insomma ci sono certe esigenze da soddisfare"
"Non si preoccupi signorina non c’è problema"
"Ok allora l’aspetto".
Si presentò all’appuntamento un’ora dopo.
Lei era certamente di origini slave; alta, slanciata, viso ovale con occhi azzurrissimi, naso dritto, labbra abbastanza carnose ma non esagerate. Il corpo era ancor più bello; seno non grande ma gambe lunghe e piene sotto un sedere pronunciato.
La sua prima volta fu davvero una roba da comiche, lei cercò in tutti i modi di metterlo a suo agio, ma era impacciato in modo tale che lei non sapeva più come fare per metterlo in condizioni di minor tensione. Rispondeva balbettando alle domande di lei, infine quando lo abbracciò e gli toccò la patta., nonostante il cazzo fosse mogio per l’emozione, le venne fra le mani. Lei se le guardò, le veniva da ridere, ma si trattenne per non ferirlo. Gli chiese se le la sentiva di restare, ma lui voleva solo pagare e andare via pieno di vergogna. Ma prima di farlo andare lo rassicurò:
"Ciao Beppe, vienimi a trovare se vuoi, è sempre così per tutti la prima volta."
In effetti passata la vergogna, si consolò così nei giorni a seguire.
Tornò da lei ancora e poi ancora. Cominciò a chiederle di poter fare certe cose, leccarle i piedi per esempio, lei accettò di buon grado, non era certo la prima volta che esaudiva simili richieste. Poi ebbe il coraggio di rivelarsi per quello che era; un masochista. Fu lei a quel punto e in tutti i suoi incontri successivi a guidare la danza. Ormai lo riceveva due volte la settimana, le chiese dove prendeva tutti quei soldi? Ma la sua risposta inequivocabile la intrigò di più: "sono ricco di famiglia".
I loro incontri ormai erano impostati da precise regole che lei aveva imposto a lui; bacio dei piedi, leccatura delle dita, poi lo prendeva per mano, se lo portava nella camera da letto, si faceva leccare tutta, sempre partendo dai piedi, ancora le braccia incrociate dietro la nuca gambe larghe, gli diceva che non si era pulita bene dallo sperma che il cliente precedente le aveva lasciato dentro e lo pregava quindi di pulirla lui con la lingua. Infine si metteva con le ginocchia appoggiate sul letto sul letto mantenendo quindi alte la natiche mentre lei appoggiata suo gomiti faceva finta di leggere una rivista e quindi gli diceva umiliandolo :
"Visto che con quel coso non sei capace da fare nulla, almeno infila la faccia tra le mie natiche e leccami il culo per farmi rilassare"
Ormai riusciva a toccare le corde giuste e sinceramente le piaceva anche molto.
Lui si innamorò di lei. Dopo quasi due mesi di frequentazioni, Beppe le chiese e poteva diventare il suo schiavo vero e permanente.
"Ma sei matto? Ti rendi conto di cosa stai dicendo? Vuoi diventare tu bamboccio ricco e viziato lo schiavo di una come me? "
"Si è così! Voglio essere il tuo schiavo, ti darò 5.000 euro al mese solo per farti da schiavo e naturalmente potrai ricevere i tuoi clienti ugualmente"
" Ma i tuoi non si accorgerebbero di qualcosa?"
"Io andrei a casa un paio di volte la settimana, papà partirà presto per un viaggio di affari che lo terrà lontano un paio di mesi, la mamma è impegnata nelle sue cose, compreso il suo amante, per prendersi cura di una cosa come questa."
"Ci voglio pensare, vieni domani e vedremo!"
Lui passò la notte agitata, aveva preso una sbandata per quella donna, forse non metteva neanche nel conto che lei potesse rifiutare. Ma anche per lei, quella proposta così inconsueta, nonostante il lavoro che svolgeva l’avesse indurita non poco, la lasciò piacevolmente sorpresa. Ma aveva nel sangue il senso degli "affari"; si aveva deciso.
Il pomeriggio successivo quando se lo trovò davanti gli pose le sue condizioni:
"Schiavo; si io ti terrò con me, ma oltre ai 5.000 euro, dopo che ti avrò insegnato ad essere uno schiavo completo, voglio che, se ci saranno dei clienti di cui mi fido, a cui proporrò di divertirci insieme, di farlo con l’ausilio di uno come te e accetteranno, bene, tu sarai anche il loro schiavo. Io per questo servizio aggiuntivo chiederò loro più soldi."
"Ma……Padrona…… io non so…… soffro al solo pensiero che tu giaci con altri…..e mi vuoi costringere….a…?"
"Tu pensi davvero che m’importi molto dei tuoi sentimenti? "
"Sì lo so…….. voglio porre però anch’io una piccola condizione"
"Sentiamo"?
"Quando sarò costretto a fare lo schiavo anche per i tuoi clienti, voglio avere una maschera che mi copra tutta la testa, mi vergogno troppo senza, e poi non c’è pericolo di essere riconosciuto da nessuno che possa poi dirlo a mio padre; lui mi ucciderebbe!"
"Va bene questo si può accettare; quando hai tempo vai a comprartela"
Cominciò così la graduale discesa verso un asservimento totale a Lana, questo il nome della prostituta. Nel volgere di una settimana, la vita di Beppe era cadenzata dalle esigenze e dai servizi che lei richiedeva. Si abituò a usare la lingua nei modi più appropriati, per relax, per abluzioni, Si abituò a cucinare e servire, si abituò a obbedire ciecamente anche nei momenti più difficili; la mattina con il suo uso ormai costante come toilette.
Poi cominciò la fase due; aveva nella stanza da letto uno specchio che dall’interno sembrava tale, invece era il classico specchio truccato, cioè da una stanza attigua si poteva vedere tutto ciò che accadeva sul letto. Ogni tanto venivano dei clienti guardoni, allora lei li piazzava lì e si faceva guardare mentre fotteva con un cliente.
Ora quel posto fu preso da Beppe. I primi giorni furono terribili, lei sapendo che lui era dietro lo specchio guardava nella sua direzione e, mentre il cliente la penetrava lei si accarezzava le labbra con la lingua non certo per il piacere che provava con chi gli stava sopra, ma perché sapeva che dietro quello specchio c’era uno che stava soffrendo maledettamente. Si eccitava veramente, poi quando il cliente veniva, andavano in bagno, lei faceva finta di lavarsi la fica, ma invece aspettava che lui se ne andasse. Tornava nella stanza da letto, Beppe aveva l’ordine di non muoversi fin quando lei non gli diceva che poteva farlo, allora dopo essersi distesa, guardava in direzione dello specchio e articolando l’indice su e giù faceva segnale verso di lui; vieni qui! Lui entrava nella stanza e lo stesso indice gli indicava la fica mentre si era messa con le gambe larghe
"Vieni schiavo, puliscimi dallo sperma del signore che si è appena curato di me"
Con il cuore a pezzi, si tuffava con la faccia tra le gambe di lei, leccava leccava mentre lei;
"Sai Beppe, non credevo di poter provare piacere mentre sto con un cliente, ma da quando ci sei tu dall’altra parte del vetro e sapere che stai soffrendo mi fa eccitare tantissimo, si mi piace, dai lecca fino a farmi venire continua"
Gli catturò la nuca con la mani premendo la faccia di più verso la fica strofinandogliela sul viso, infine venne e la bocca d lui ne fu testimone.
Il battesimo del fuoco avvenne qualche giorno dopo; lei lo avvertì che c’era un cliente che voleva provare una emozione diversa, e che l’emozione diversa sarebbe stata proprio la sua presenza al servizio di entrambi.
Fu una esperienza che lo sconvolse dal punto di vista emotivo e fisico.
Lui costretto a leccare le parti intime di quel tizio, mentre lui se la spassava con lei, si baciavano, mentre lei lo umiliava raccontando che lui era innamorato pazzo di lei, invece lei lo usava persino come cesso.
A questo si doveva aggiungere che certo lui non aveva mai avuto tendenze omosex, quindi leccare succhiare e roba simile nei confronti di un uomo era una prova di straordinaria dedizione alla sua padrona.
Seguirono altre esperienze simili, lei si eccitava tantissimo e lo dimostrava nei confronti dei clienti i quali captavano una simile partecipazione e non di rado gli mollavano qualche carta in più del dovuto.
(continua)
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