Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

I CLASSICI: Johanna, Femdom, feticismo, schiavitù, asservimento wc totale (toilet, pissing, scat), cuckold

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view post Posted on 6/2/2013, 23:42     +1   -1
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T.P.E.
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Un classico e conosciuto racconto femdom di tanti anni fa, dal web, blog di Fetish Dea - autore non citato
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Suo padre gli diede una pacca sulla spalla, Bravo! Ora riposati qualche mese e poi giù in azienda. So che mi darai molte soddisfazioni figliolo.

In effetti si era laureato senza perdere mai un esame e sempre col massimo dei voti, aveva 23 anni e la sua laurea in scienze delle finanze faceva presagire per lui un futuro radioso a fianco del potente padre.

Ma il suo carattere era molto introverso, taciturno, non aveva amici, la sua vita era trascorsa sui libri. Era figlio unico, mingherlino, occhiali, un baffino appena accennato, labbra sottili, non è che le ragazze quando passava lui si voltassero, anzi, qualcuna le rideva dietro. La madre, era una donna flessuosa, dai toni pacati ma autoritari, molto sensuale nonostante i suoi 47 anni. Aveva un bel corpo, qualche rotolino, qualche traccia di cellulite, ma fondamentalmente era una gran bella donna. Il padre, uomo tutto d’un pezzo come si usa dire, 55 anni massiccio, pancia da "cummenda", era stato praticamente assente nella vita della loro famiglia, rientrava la sera tardi, quasi sempre aveva già cenato fuori, scambiava quattro chiacchiere di convenienza con la moglie, ma sostanzialmente non avevano una vera vita matrimoniale. Si può dire che nessuno dei due conoscessero il figlio. Lui era cresciuto nel lusso, ma senza affetti. Eppure adorava i suoi genitori, soprattutto la madre, la sua eleganza, la classe e perché no? Anche la sua bellezza. Tanti episodi di voyerismo lo avevano costretto a seghe violente nel chiuso del suo bagnetto privato.

Le piaceva guardarla quando leggeva con le gambe accavallate seduta sulla sua poltrona e la sua gonna cortissima che usava quando era in casa, essa praticamente non esisteva più quando era seduta. Lui si metteva di fronte a lei, nell’altra poltrona, con un libro da studiare, ma in fondo erano le gambe della madre e la sua immaginazione che lo eccitavano. Poggiava spesso il libro sulle sue gambe per non far vedere l’erezione, facendo finta di ripetere mentalmente le cose che avrebbe dovuto studiare.

Lei ogni tanto alzava gli occhi e gli sorrideva, cambiava la gamba d’appoggio, girava una mano all’indietro, si toccava il ferma capelli e accavallando l’altra si accarezzava la coscia con la mano che non teneva il libro. La mano lenta e curata, scivolando sulla gamba, provocava delle sensazioni che eccitavano la mente di Beppe, questo il nome di lui. Egli approfittava del cambio gamba per sbirciare i suoi slip. Non era difficile farlo perché lei eseguiva la sua operazione con estrema lentezza. Ma la sua attenzione veniva catturata anche dal lento oscillare del piede della gamba accavallata; mentre lei aveva il suo libro avanti agli occhi, lui lo seguiva nel suo lento movimento. Curato fin nei minimi dettagli, le unghie bellissime e laccate color carne, caviglia affusolata, persino sui nervi del dorso avrebbe appoggiato le sue labbra……..se solo avesse potuto.

Ricordava, con grande nostalgia, quando aspettava le luci dell’alba, in estate, allora si alzava e silenziosamente scivolava verso la stanza da letto di lei, suo padre dormiva già in un’altra stanza, apriva lentamente la grande porta lasciando una fessura, aspettava che i suoi occhi si abituassero alla penombra e lì nascosto dietro la porta, la luce del primo giorno che filtrava tra le pieghe della grande tenda di velluto, gli faceva apparire le forme di sua madre placidamente adagiata sul letto. Il suo respiro profondo, il seno che si alzava nel respiro, turgido, abbondante, le curve del bacino con in mezzo quella macchia di paradiso, spesso la trovava con la faccia rivolta in giù sul cuscino, abbracciata ad esso, mentre le sue bellissime natiche, in quella penombra sembravano ancora più bianche, le guardava, egli si sentiva guardato da esse, mentre si toccava il pisellino si emozionava, aveva paura di farsi una sega lì, pensava potesse fare rumore, ma aspettava paziente che un raggio di sole le illuminasse, sapeva che alla madre il buio totale non piaceva, in effetti arrivava puntuale quel raggio che si posava su quei glutei di sogno. Aveva 14 anni quando cominciò a farlo, aspettava che arrivasse il caldo con impazienza il povero Beppe, da lì e per tutti gli anni a venire quante seghe si è fatto!.

Per non parlare di quanto adorava spiarla quando saliva le ampie scale di casa, spesso usava delle gonne corte ma non strette, di quelle che si allargano sopra le ginocchia. Quando lei si avviava verso le scale, con un qualche motivo la seguiva, stava cinque gradini più giù, era esaltante la vista delle natiche sotto la gonna da quella posizione. Ma lei sembrava non accorgersi di nulla e ancheggiando le saliva.

Tutto però si manteneva nell’ambito della immaginazione perversa di Beppe, che pensava che la madre si fosse accorta e le piaceva, ma probabilmente non era così. (La verità la conosco solo io EH!EH!)

C’era tuttavia un’amica di sua madre, un pò più in avanti in età, che però si portava sempre dietro la figlia, si chiamava Johanna; venivano spesso a trovarli. L’amica della madre aveva 52 anni ma sua figlia ora ne aveva 31 e certo non accompagnava più sua madre, ma anche lei ha frequentato la casa indipendentemente dalla madre da tanti anni, La madre di Beppe era molto legata anche a lei. Era una bellissima ragazza prima e una gran bella donna ora, bionda occhi azzurri, molto carina in viso, con un corpo da sballo, alta 1,70 insomma … bella.

Chiamava Beppe lo svampitello, per la sua aria così dimessa e lunatica.

Ma Johanna provocava il ragazzo davvero fin da quando lui aveva 13 o 14 anni.

Certo non lo faceva perché da lui pretendesse chissà cosa; non sesso comunque figurarsi; ma le piaceva sentire gli occhi di lui su di se. Lei si sentiva a casa sua, anche se Beppe era nella sua stanza a studiare, lei ci andava fin lì, per sentire come stava(lei diceva), si metteva dietro di lui visto che stava studiando e facendo finta di leggere gli strofinava il seno sul viso. Poi prima di scendere di nuovo giù, chiedeva a Beppe il solito favore. Allora lui sapendo cosa voleva, tra l’altro attendeva con trepidazione che glielo chiedesse, si sdraiava a terra, lei si avvicinava alla sua testa e da quella posizione voleva sapere come le stavano gli slip che aveva indossato. Prima davanti, poi si girava, dietro, inarcava un po’ la schiena;

"Mi stanno bene vero svampitello?"

L’erezione di lui ne era la dimostrazione, allora sorrideva soddisfatta e se ne andava.

Ma ora Beppe con i suoi 23 anni sentiva di avere bisogno d’altro, era timido però, non sapeva davvero da dove cominciare per tentare un approccio con l’altro sesso, ma soprattutto non aveva la minima idea di come cominciare a far la corte a qualcuna. C’erano tante belle ragazze in giro, diverse le salutava perché erano stati colleghi all’università, ma proprio non avrebbe saputo tentare un aggancio.

Un pomeriggio mentre sfogliava un giornale lo colpì un annuncio:

AVVENENTE MASSAGGIATRICE RICEVE NEL SUO STUDIO TUTTI I GIORNI ESCLUSO SABATO E DOMENICA. Telefonare al numero………

Perché no?;

"Buon giorno signorina telefono per l’annuncio"

"Buon giorno, ah si? Bene, quando vuole venire sono a disposizione"

"Le va bene oggi stesso?"

"Si Ok, ma mi dica quanti anni ha lei?"

"23 signorina"

"Ah! Ma guardi che però ecco…. Forse per i miei massaggi lei non ha un’età adeguata…..

"Perché ?E’ una questione di soldi vero?"

"Beh! si insomma ci sono certe esigenze da soddisfare"

"Non si preoccupi signorina non c’è problema"

"Ok allora l’aspetto".

Si presentò all’appuntamento un’ora dopo.

Lei era certamente di origini slave; alta, slanciata, viso ovale con occhi azzurrissimi, naso dritto, labbra abbastanza carnose ma non esagerate. Il corpo era ancor più bello; seno non grande ma gambe lunghe e piene sotto un sedere pronunciato.

La sua prima volta fu davvero una roba da comiche, lei cercò in tutti i modi di metterlo a suo agio, ma era impacciato in modo tale che lei non sapeva più come fare per metterlo in condizioni di minor tensione. Rispondeva balbettando alle domande di lei, infine quando lo abbracciò e gli toccò la patta., nonostante il cazzo fosse mogio per l’emozione, le venne fra le mani. Lei se le guardò, le veniva da ridere, ma si trattenne per non ferirlo. Gli chiese se le la sentiva di restare, ma lui voleva solo pagare e andare via pieno di vergogna. Ma prima di farlo andare lo rassicurò:

"Ciao Beppe, vienimi a trovare se vuoi, è sempre così per tutti la prima volta."

In effetti passata la vergogna, si consolò così nei giorni a seguire.

Tornò da lei ancora e poi ancora. Cominciò a chiederle di poter fare certe cose, leccarle i piedi per esempio, lei accettò di buon grado, non era certo la prima volta che esaudiva simili richieste. Poi ebbe il coraggio di rivelarsi per quello che era; un masochista. Fu lei a quel punto e in tutti i suoi incontri successivi a guidare la danza. Ormai lo riceveva due volte la settimana, le chiese dove prendeva tutti quei soldi? Ma la sua risposta inequivocabile la intrigò di più: "sono ricco di famiglia".

I loro incontri ormai erano impostati da precise regole che lei aveva imposto a lui; bacio dei piedi, leccatura delle dita, poi lo prendeva per mano, se lo portava nella camera da letto, si faceva leccare tutta, sempre partendo dai piedi, ancora le braccia incrociate dietro la nuca gambe larghe, gli diceva che non si era pulita bene dallo sperma che il cliente precedente le aveva lasciato dentro e lo pregava quindi di pulirla lui con la lingua. Infine si metteva con le ginocchia appoggiate sul letto sul letto mantenendo quindi alte la natiche mentre lei appoggiata suo gomiti faceva finta di leggere una rivista e quindi gli diceva umiliandolo :

"Visto che con quel coso non sei capace da fare nulla, almeno infila la faccia tra le mie natiche e leccami il culo per farmi rilassare"

Ormai riusciva a toccare le corde giuste e sinceramente le piaceva anche molto.

Lui si innamorò di lei. Dopo quasi due mesi di frequentazioni, Beppe le chiese e poteva diventare il suo schiavo vero e permanente.

"Ma sei matto? Ti rendi conto di cosa stai dicendo? Vuoi diventare tu bamboccio ricco e viziato lo schiavo di una come me? "

"Si è così! Voglio essere il tuo schiavo, ti darò 5.000 euro al mese solo per farti da schiavo e naturalmente potrai ricevere i tuoi clienti ugualmente"

" Ma i tuoi non si accorgerebbero di qualcosa?"

"Io andrei a casa un paio di volte la settimana, papà partirà presto per un viaggio di affari che lo terrà lontano un paio di mesi, la mamma è impegnata nelle sue cose, compreso il suo amante, per prendersi cura di una cosa come questa."

"Ci voglio pensare, vieni domani e vedremo!"

Lui passò la notte agitata, aveva preso una sbandata per quella donna, forse non metteva neanche nel conto che lei potesse rifiutare. Ma anche per lei, quella proposta così inconsueta, nonostante il lavoro che svolgeva l’avesse indurita non poco, la lasciò piacevolmente sorpresa. Ma aveva nel sangue il senso degli "affari"; si aveva deciso.

Il pomeriggio successivo quando se lo trovò davanti gli pose le sue condizioni:

"Schiavo; si io ti terrò con me, ma oltre ai 5.000 euro, dopo che ti avrò insegnato ad essere uno schiavo completo, voglio che, se ci saranno dei clienti di cui mi fido, a cui proporrò di divertirci insieme, di farlo con l’ausilio di uno come te e accetteranno, bene, tu sarai anche il loro schiavo. Io per questo servizio aggiuntivo chiederò loro più soldi."

"Ma……Padrona…… io non so…… soffro al solo pensiero che tu giaci con altri…..e mi vuoi costringere….a…?"

"Tu pensi davvero che m’importi molto dei tuoi sentimenti? "

"Sì lo so…….. voglio porre però anch’io una piccola condizione"

"Sentiamo"?

"Quando sarò costretto a fare lo schiavo anche per i tuoi clienti, voglio avere una maschera che mi copra tutta la testa, mi vergogno troppo senza, e poi non c’è pericolo di essere riconosciuto da nessuno che possa poi dirlo a mio padre; lui mi ucciderebbe!"

"Va bene questo si può accettare; quando hai tempo vai a comprartela"

Cominciò così la graduale discesa verso un asservimento totale a Lana, questo il nome della prostituta. Nel volgere di una settimana, la vita di Beppe era cadenzata dalle esigenze e dai servizi che lei richiedeva. Si abituò a usare la lingua nei modi più appropriati, per relax, per abluzioni, Si abituò a cucinare e servire, si abituò a obbedire ciecamente anche nei momenti più difficili; la mattina con il suo uso ormai costante come toilette.

Poi cominciò la fase due; aveva nella stanza da letto uno specchio che dall’interno sembrava tale, invece era il classico specchio truccato, cioè da una stanza attigua si poteva vedere tutto ciò che accadeva sul letto. Ogni tanto venivano dei clienti guardoni, allora lei li piazzava lì e si faceva guardare mentre fotteva con un cliente.

Ora quel posto fu preso da Beppe. I primi giorni furono terribili, lei sapendo che lui era dietro lo specchio guardava nella sua direzione e, mentre il cliente la penetrava lei si accarezzava le labbra con la lingua non certo per il piacere che provava con chi gli stava sopra, ma perché sapeva che dietro quello specchio c’era uno che stava soffrendo maledettamente. Si eccitava veramente, poi quando il cliente veniva, andavano in bagno, lei faceva finta di lavarsi la fica, ma invece aspettava che lui se ne andasse. Tornava nella stanza da letto, Beppe aveva l’ordine di non muoversi fin quando lei non gli diceva che poteva farlo, allora dopo essersi distesa, guardava in direzione dello specchio e articolando l’indice su e giù faceva segnale verso di lui; vieni qui! Lui entrava nella stanza e lo stesso indice gli indicava la fica mentre si era messa con le gambe larghe

"Vieni schiavo, puliscimi dallo sperma del signore che si è appena curato di me"

Con il cuore a pezzi, si tuffava con la faccia tra le gambe di lei, leccava leccava mentre lei;

"Sai Beppe, non credevo di poter provare piacere mentre sto con un cliente, ma da quando ci sei tu dall’altra parte del vetro e sapere che stai soffrendo mi fa eccitare tantissimo, si mi piace, dai lecca fino a farmi venire continua"

Gli catturò la nuca con la mani premendo la faccia di più verso la fica strofinandogliela sul viso, infine venne e la bocca d lui ne fu testimone.

Il battesimo del fuoco avvenne qualche giorno dopo; lei lo avvertì che c’era un cliente che voleva provare una emozione diversa, e che l’emozione diversa sarebbe stata proprio la sua presenza al servizio di entrambi.

Fu una esperienza che lo sconvolse dal punto di vista emotivo e fisico.

Lui costretto a leccare le parti intime di quel tizio, mentre lui se la spassava con lei, si baciavano, mentre lei lo umiliava raccontando che lui era innamorato pazzo di lei, invece lei lo usava persino come cesso.

A questo si doveva aggiungere che certo lui non aveva mai avuto tendenze omosex, quindi leccare succhiare e roba simile nei confronti di un uomo era una prova di straordinaria dedizione alla sua padrona.

Seguirono altre esperienze simili, lei si eccitava tantissimo e lo dimostrava nei confronti dei clienti i quali captavano una simile partecipazione e non di rado gli mollavano qualche carta in più del dovuto.

(continua)
 
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view post Posted on 8/2/2013, 18:16     +1   -1
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T.P.E.
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2

Un venerdì pomeriggio, quando suonò il citofono, lui già avvertito dell’arrivo di un cliente, indossò la maschera di pelle, si vedevano solo gli occhi, due fossettine per il naso e una apertura ampia all’altezza della bocca. Beppe per prudenza si era anche rasato il baffino ridicolo, perché certamente esso sarebbe stato facilmente riconoscibile da persone che lo conoscevano.
La sua Padrona e il cliente erano già seduti sul divano quando lui fu chiamato.
Si bloccò sull’uscio, impallidì sotto la maschera, Lana intuì subito qualcosa e gli andò incontro, lo prese sotto braccio e lo trascinò verso il divano.

"Questo è il mio schiavo! Però ha l’ordine di non parlare, quindi non fargli domande, per il resto farà tutto ciò che noi gli diciamo di fare"
Gli fece pressione sulla spalla, Beppe nonostante fosse intontito, si piegò in ginocchio, slacciò le scarpe dell’individuo, poi si sdraiò a terra:
"Caro perché non gli metti un piede in faccia?"
"Sì certo che lo faccio"
Il piede sudato di lui si posò sul suo viso, Beppe si sentiva ancora frastornato
"beh? Questo stronzo non li lecca i piedi?"
"Lecca il piede del signore schiavo" e Lana gli mollò un calcio per spronarlo, la lingua si mise subito in movimento;
"Ecco ora ci siamo stronzetto, lecca forte"
Intanto lei mentre gli leccava l’orecchio, gli accarezzava la patta dei pantaloni, il cazzo si era indurito, lei lentamente gli sbottonò la camicia, gli accarezzò il petto, la pancia, le mordicchiò il collo, lui premeva di più il piede sulla faccia mentre la lingua gli solleticava la pianta;
"Toglimi le calze stronzo!"
Una piccola pedata di Lana gli fece capire di sbrigarsi, tolse le calze e il piede si riposò sul suo viso, lei gli aveva sbottonato la patta e il cazzo era turgido
"Erano anni che non me lo vedevo così duro troietta!"
Lei lo menava lentamente mentre con la lingua gli accarezzava i capezzoli, le dita del piede cercavano l’apertura della bocca, infilava le dita dentro la bocca, sentiva la lingua tra le dita, prima di un piede, poi passò all’altro, in alcuno momenti lo schiacciava e poi tornava a farsi leccare. Un sussurro di lei:
"Caro togliti i pantaloni e i boxer"
Lui era già pronto a farlo, si slacciò la cintura, si sbottonò, lo schiavo tirò giù i suoi pantaloni, anche i boxer sparirono, anche lei era ormai nuda. La sua mano continuava a menare lentamente il cazzo;
"Schiavo in ginocchio e lecca le palle del signore"
Beppe eseguì, si accovacciò tra le gambe di lui e mentre la mano di lei sapiente, accarezzava il membro, la lingua dello schiavo iniziò a leccare le palle.
L’uomo era al settimo cielo, aveva gli occhi chiusi, lei mentre leccava il petto guardava verso il basso incrociando gli occhi persi nel dolore del suo schiavo, ancora una volta lo umiliò di più mostrandogli la lingua che si accarezzava il labbro superiore.
"Prendi in bocca il cazzo del signore e leccalo schiavo!"
Si alzò un po’ di più sulle ginocchia, spalancò la bocca ingoiò quasi disperato il pene, lo leccò mentre loro su di lui si baciavano, l’uomo era ormai fuori da ogni grazia, la sua mano pesante premette sulla nuca dello schiavo
"Lo voglio vedere uscire dalle tue orecchie stronzo"
"No caro così gli vieni in bocca, io voglio essere penetrata da te, andiamo nella stanza da letto"
"Sì hai ragione andiamo"

I tre si avviarono, lei si sdraiò sotto, lui era ormai non era più in grado di sopportare ulteriori preliminari, gli si piazzò sopra, e si rivolse allo schiavo:
"Stronzo! Infila la tua faccia tra le mie natiche e leccami il buco del culo "
La lingua del sottomesso non gli permise di resistere molto, e tra grugniti degni di un cinghiale venne copiosamente.
"Magnifico troietta è stato magnifico" nel mentre si era disteso a pancia in sù
Si è vero è stato magnifico anche per me; schiavo intanto ripulisci il cazzo del signore"
"Si pulisci stronzetto è quello il tuo compito"
Beppe si piegò sul cazzo non del tutto moscio e lo leccò mentre i due sdraiati ancora si toccavano.
"Ora devo andare però"
"Non vuoi passarti l’ultimo sfizio di oggi?"
"Fare cosa?"
"Ti piacerebbe pisciargli in bocca?"
"Cazzo e me lo chiedi pure?"
"Schiavo dentro la vasca presto!"
Quando i due arrivarono Beppe era già steso dentro;
"Apri la bocca cesso"
Lana gli prese l’uccello fra le dita e lo indirizzò verso la bocca giù in basso
"Ecco…………piscia caro, quello è solo un cesso per noi"
"mmm! Se parli così mi si indurisce e non ce la faccio"
Il getto finalmente fece la sua comparsa, Lana raddrizzò la mira e in tal modo andava a conficcarsi proprio nella gola.
"Bevi stronzo, ingoiala tutta".
La sua Padrona gli ordinò di ripulirgli la cappella, lui si mise in ginocchio tirò fuori la lingua, passandola e ripassandola sul pene scappellato dell’uomo.

Finalmente costui se ne andò. Beppe si era tolto la maschera e rannicchiatosi in posizione fetale dentro la vasca singhiozzava quando Lana tornò in bagno.
Prima prese il flessibile della doccia puntandolo verso le macchie gialle che erano rimaste dentro la vasca, non si curò certo della temperatura dell’acqua, poi entrò dentro, in piedi, con un piede premette sulla spalla dello schiavo che in tal modo si distese di nuovo, piangeva. Lei scavalcò la sua testa e si sedette sul suo petto, lasciando la stessa in mezzo alle sue gambe, lo guardò piangere per un po’ poi:
"lo conoscevi vero?"
Lui abbassò la testa in assenso.
"Chi è?"
"E’ il socio di papà Padrona"
"Ti vergogni molto vero"
"Si Padrona tantissimo, quell’uomo mi conosce da sempre e ha sempre dimostrato affetto per me"
"Vuoi sapere cosa mi ha detto prima di andare via?"
Beppe la guardò con gli occhi rossi
"Mi ha detto che tornerà fra un paio di giorni perché gli è piaciuto molto, inoltre, mi ha chiesto se poteva usarti in modo più completo. Io gli ho chiesto più soldi e lui ha accettato e mi ha detto che mangerà più verdure in questi giorni. Schiavo mi piace questa situazione così perversa, apri la bocca!"
La donna si avanzò e si sedette sulla sua faccia, un po’ di sperma colò dentro la bocca.
"Si mi piace schiavo, guadagnare su di te, permettere ad altri di umiliarti guadagnandoci dei soldi (cominciò a pisciare dentro la sua bocca) bevi, bevi tutto, e poi leccami, puliscimi, fammi venire"
La gola del sottomesso si trovò costretta a inghiottire, non aveva alternative se non voleva soffocare, lei proprio non si sarebbe spostata, gli pisciò in gola tenendo gli occhi chiusi; rimase così fino a quando gli spasimi dell’orgasmo non si trasferirono e si consumarono dentro la gola di lui.

In effetti tre giorni dopo, l’uomo si ripresentò; era le 10 del mattino, orario piuttosto inconsueto per un uomo d’affari, ma si era ritagliato nel corso della sua giornata quello spazio, proprio perché la voglia di fare ciò che stava per fare era davvero enorme.
Lana glielo fece trovare già piazzato, era steso a terra nello spazio doccia, lui mentre lo guardava, si faceva spogliare dalla prostituta che lo accarezzava lo baciava nel mentre. Il suo cazzo era duro come non mai, era nudo:
"Allora lo faccio?" chiede a lei;
"Certo caro la sua bocca è lì"
L’uomo si avvicinò a Beppe, guardò la sua gola, si girò si accovacciò……….

(so che ci sono diversi animi delicati che potrebbero leggere, quindi mi astengo dal fare una descrizione particolareggiata…….).

Era il pomeriggio del giorno dopo, Beppe andò a passeggiare al porto, da solo, con i suoi pensieri, si sentiva sfruttato, si sentiva male davvero interiormente. Affittò una canoa e si mise a remare a remare, remava da un’ora ed era la disperazione che gli dava tutta quella forza. Si fermò al largo, con gli occhi lucidi guardava il blu, il blu profondo. Tornò dalla sua Padrona.
La stessa sera Lana, mentre lui le stava leccando le dita dei piedi, gli preannunciò che aveva intenzione di affittarlo a coppie. Lui chiese spiegazioni.
"Devi sapere che in città ci sono molte coppie, clandestine ma anche regolari, che da qualche tempo, ma ormai non credo più sia una moda passeggera, affittano per i loro incontri, degli schiavi. Lo fanno perché hanno provato con quelli volontari, ma sono troppo problematici, troppi vincoli, invece con quelli in affitto sanno che hanno pagato e quindi hanno diritto a fare ciò che vogliono di loro e con loro."
"E io che c’entro?"
"Quella è una attività molto redditizia per me, quindi ho deciso di affittarti"
Beppe, colto si sorpresa, non seppe replicare nulla, ma dopo qualche minuto, disse a Lana:
"Io proverò una volta, naturalmente con la maschera e però se non mi piacerà non lo farò più"
"Questo significherà in questo caso che dovrai andartene da qui"
" Lo so!"
Ma in lui quest’ultima pretesa, fece scattare una sorta di meccanismo di autodifesa, si rese conto che quella donna voleva principalmente sfruttarlo. Stava pensando di smetterla davvero di darsi in quel modo così assurdo…………e soprattutto per far fare soldi a lei.

Il sabato successivo, gli era stato dato l’indirizzo, vi si recò; era una bella villetta nel verde, un po’ in periferia.
Un uomo gli aprì:
"Spogliati schiavo, ma non toglierti gli slip, non vogliamo vedere la schifezza che hai tra le gambe ok? Non rispondi……? Ah già oltre alla maschera che non vuoi togliere hai detto che non vuoi parlare. Va bene l’importante che sarai all’altezza di farci godere. Abbiamo pagato un bel po’ di quattrini alla tua padrona."
Ancora una volta la sorpresa gli fece tremare le gambe; seduta sul divano, gambe accavallate, guepière nera, calze velate, sguardo fiero e bellissimo, era seduta……..
JOHANNA!!!!

(continua)
 
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view post Posted on 10/2/2013, 16:27     +1   -1
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3

"Vai a rendere omaggio ai piedi della Padrona schiavo!"

Beppe, rosso paonazzo sotto la maschera, si avvicinò al divano vincendo la voglia matta di scappare, si piegò in ginocchio e baciò le scarpe della Padrona.

"Togli le mie scarpe schiavo e lecca i mie piedi"

Lui eseguì con la massima cura, prese a baciare e leccare i piedi di lei, intanto il suo amante si era seduto accanto, e le accarezzava il seno mentre lei gli lisciava la patta dei pantaloni di pelle. Beppe aveva le dita dei piedi di lei dentro la bocca, mentre l’altro piede era posato sulle sue spalle col tacco appoggiato senza remore su di lui e facendogli male.

"Uhmm! Mi piace questo schiavo, è fragile mingherlino, mi ricorda qualcuno…… aspetta…….. si ci sonooo! Lo svampitello!!!!!(il suo complice la guardò interrogativamente) siii lo svampitello, il figlio della mia amica Ginevra. Schiavo qualunque sia il tuo nome ti chiamerò Beppe!! ahhh! come mi attira l’idea."

I due stavano pomiciando e si sentiva solo l’ansimare dei loro respiri. Intanto Johanna aveva mezzo piede dentro la bocca dello schiavo e l’altro si era posato sulla sua nuca.

" Beppe sali con la lingua, comincia a leccarmi le caviglie e poi sempre più su"

Intanto lei aveva abbassato la cerniera dei pantaloni del suo complice e il cazzo svettava verso l’alto turgido mentre lei lo accarezzava. La faccia dello schiavo era ormai tra le gambe di lei, sentiva l’odore della fica bagnata, lei lo prese per i capelli e l’attirò verso di se, la faccia a contatto con il suo minuscolo perizoma, mentre i due si baciavano con la lingua fuori dalle labbra. Johanna alzò il bacino, lo schiavo capì e tirò giù lo slip affondando di nuovo la faccia tra le sue gambe, stavolta a contatto diretto della sua fica:

"Si lecca Beppe lecca!!"

Alzò i piedi e li appoggiò sulle spalle dello schiavo stendendosi di più, lo prese per la nuca e lo forzò in modo molto determinato verso di lei, il suo complice si era liberato dei pantaloni e degli slip, lei menava lento il suo cazzo, lui piegato verso di lei le succhiava il seno. La lingua del sottomesso lui la stava facendo venire,

"Si continua Beppe vaiii Uhmm! Si vengo, vengooo apri la bocca Beppe; aprilaaa!!"
dentro la bocca dello schiavo si depositò il piacere inteso di Johanna.
Ci fu solo un momento di tregua in cui lei continuò ad assaporare la lingua dello schiavo; poi con una pedata leggera sulle palle gli ordinò:

"Beppe vai a metterti tra le gambe del Padrone e imbocca il suo cazzo"

Lui si spostò così come gli era stato ordinato di fare, Andò ad imboccare il pene durissimo di lui, sempre rimanendo in ginocchio. La sua lingua lavorava sulla cappella, poi lo imboccava e lo succhiava, i due si baciavano con grande trasporto, lei si stava eccitando di nuovo, si alzò, si mise alle spalle dello schiavo appoggiando le ginocchia sulle spalle di lui, allungandosi e andando a baciare il suo patner.

" Uhmm Enrico! Con questo schiavo mi sta piacendo molto, somiglia molto a quello scemo di Beppe e non sai quante volte ho sognato di fargli fare tutto quello che voglio io"

Appoggiò le gambe divaricate sulle spalle, la fica era poggiata sul suo collo, intanto lui pompava e i due si baciavano. Lei di tanto in tanto spingeva la nuca con la mano, il cazzo gli toccava il fondo della gola e questo faceva eccitare di più Enrico e Johanna. Lei si sedette sulla sua nuca, lo schiavo aveva la bocca piena e il cazzo che premeva in fondo alla gola, col naso respirava molto male, aveva i conati in ogni istante, si sentiva un mugoliò profondo, lui soffriva molto in quella condizione e i due invece si erano indemoniati. Lui leccava il seno a lei, mentre lei molleggiava col culo per farlo soffrire di più, ma Enrico non ne poteva più, lo disse a Johanna, lei si alzò prese per le spalle lo schiavo facendogli perdere l’equilibrio, mentre stava cadendo all’indietro gli diede un calcio, immediatamente si piazzò a cavalcioni sul cazzo durissimo dell'amante:

"forza Beppeeee!!! Alzati e leccami il culo mentre fottoooo!!"

Si piazzò dietro di lei, cercò di seguire i movimenti di lei con lingua attaccata al suo culo:

"Uhmm!! Beppe ti strapperò la lingua e me la infilerò nel culooo sii!!"

Arrivarono all’orgasmo contemporaneamente, la Padrona fece mettere seduto a terra lo schiavo con la testa reclinata all’indietro, gli fece spalancare la bocca e vi si piazzò sopra facendo colare lo sperma dentro di essa. Naturalmente fu seguita da Enrico che gli porse il cazzo da ripulire, cosa che Beppe fece bene ma con riluttanza.

Un po’ di riposo, i due si rilassarono sul divano, lo schiavo ai loro piedi. Il resto della serata si consumò in modo abbastanza sereno, fu messo sotto il tavolo mentre loro cenavano, dopo cena si misero davanti alla tv e mentre lei si faceva leccare un piede tutto il tempo con l’altro poggiato sul collo, lui semplicemente aveva appoggiato i piedi sul corpo. La mano di lei però, quando ormai il film stava per finire, cominciò a muoversi prima sulla gamba di Enrico, poi palpeggiò a lungo la patta dei pantaloni, il cazzo s’indurì presto, si scambiarono qualche bacio di fuoco;

"Andiamo a letto tesoro! Beppe seguici!"

Lei si sentiva già pronta senza tanti altri preliminari, chiese al suo patner di prenderla da dietro, ma prima fece sdraiare sul letto lo schiavo, poi lei salì su di lui con le ginocchia, uno sul petto e uno sulle palle, quindi con le gambe larghe e in modo che il sedere fosse verso l’esterno. Enrico si mise dietro di lei, era già bagnatissima, la prese in quella posizione. La loro eccitazione era davvero notevole, le botte che Johanna riceveva si ripercuotevano sul corpo dello schiavo, lei non poteva vederlo se non negli occhi, si capiva che stava soffrendo ma non emetteva un gemito

"Amore da ora in poi voglio sempre questo schiavo per i nostri giochi, lo sento tremare sotto di me, sento che soffre e mi piace, dai dai più forte Enrico più forte! Facciamogli male ! Sii cosììì più forte"

Mentre veniva era tanto il piacere che provò che affondò le unghie su un braccio del sottomesso e lo graffiò in profondità mentre con la lingua si leccava le labbra.

Era soddisfatta, non era certo consueto per lei venire tre volte in una sola serata, mentre faceva colare lo sperma dentro la bocca dello schiavo, baciò il suo amante:

" Grazie amore, è bellissimo stasera, ?questa bestia qui sotto di me si sta guadagnando davvero i soldi che abbiamo speso per averlo, per fortuna che ci sono questi disgraziati per divertirci(intanto la lingua la ripuliva)"

"Sì cara hai ragione, abbiamo speso bene stasera"

(lei si era alzata e ora c’era lui che si stava facendo ripulire il cazzo dentro la bocca, mentre Johanna si era seduta sul suo petto)

"Andiamo in bagno Beppe!"

lo fecero mettere in ginocchio il sedere appoggiato alle gambe, testa reclinata all’indietro, bocca aperta, prima lei si piazzò sopra la sua bocca e vi pisciò dentro, si fece ripulire e si spostò. Enrico si avvicinò a lui, si prese il cazzo tra le dita e anch’egli gli pisciò in gola, si fece ripulire la cappella con la lingua. Diedero la possibilità anche a lui di liberarsi, attendendolo a letto. Lo fecero piazzare di traverso nel letto, ai loro piedi entrambi li appoggiarono su di lui, lei sulla sua faccia lui sul corpo e si addormentarono così.

La mattina dopo, lei già nel dormiveglia strofinava i piedi sulla faccia dello schiavo, cercava la sua bocca e la forzava per infilarvi le dita dentro, si sorrideva soddisfatta con gli occhi chiusi, sentiva la lingua leccarla tra le dita e lei le muoveva dentro la bocca. Poi attirò verso di sé la testa dello schiavo, mise il calcagno dietro la sua nuca e lo forzò verso il centro del letto, la faccia arrivò in mezzo alle sue gambe, si mise di lato offrendogli il culo da leccare nel mentre accarezzava il petto del suo amante. Finalmente anche lui si svegliò con quelle carezze languide, il cazzo duro, la fica già bagnata, senza tanto perderci tempo, lei scavalcò il pene di lui e vi si piazzò sopra impalandovisi. Lo schiavo era rimasto a mezzo letto, lei si era scatenata, mentre cavalcava prese tra le dita i capezzoli dello schiavo e li stringeva, gli faceva male, lui serrava i denti per non emettere neanche un gemito che avrebbe potuto farlo riconoscere. Era eccitatissima mentre cavalcava l’amante, ancora una volta mentre stava arrivando l’orgasmo, affondò le unghie sul petto dello schiavo. Si calmò finalmente, baciò l’amante:

"Apri la bocca Beppe!"

Si piazzò su di essa a cavalcioni e mentre era con gli occhi chiusi lo sperma che era dentro di lei si riversò dentro la bocca, mentre la lingua la ripuliva.

L’amante ormai svuotato, preferì lavarsi in bagno. Johanna si era spostata leggermente e aveva messo il suo buco del culo proprio sulla bocca dello schiavo:

"lecca Beppe! Dai leccami il culo!"

Lei si accarezzava il seno mentre lui leccava; uno scorreggino esploso dentro la bocca di lui la fece sorridere;

"andiamo in bagno Beppe!"

"Allora vediamo…… dove la faccio?…….. No qui! Preferisco qui (indicava il gabinetto normale) tu mettiti in ginocchio di fronte a me; ecco così bravo"

Mentre si liberava l’intestino e il suo amante faceva una doccia, gli parlò:

"Ma almeno ti dà qualcosa di soldi la tua padrona? Oppure come credo ti sfrutta e basta? A noi ci sei costato un milione, ma è stato speso benissimo, vero caro?"

L’amante appena uscito dalla doccia e mentre si asciugava gli rispose:

"Per noi un 1.000 euro sai cos’è? (fece un passo si piazzò davanti allo schiavo dandogli le spalle e quindi avendo il culo a pochi cm dalla sua faccia, se lo allargò con le mani, si piegò in avanti inarcando la schiena) ecco cos’è! Un pelo del mio culo"

Si piegò di più petandogli in viso.

Johanna rideva, anche Enrico rise e si spostò davanti allo specchio per farsi la barba.

Quando la Padrona finì di defecare, si prese la carta igienica, se la passò dal culo sporchissimo, la guardò un attimo poi :

"Apri la bocca schiavo! Così bravo"

Infilò la carta dentro la sua bocca

"Mangiala!"

Lui chiuse gli occhi e con immane sforzo appallottolò la carta dentro la bocca, la masticò e la mandò giù mentre lei lo guardava. Quando vide che aveva inghiottito, lei passò un’altra volta un altro pezzo di carta dal sedere ancora molto sporco e glielo rificcò in gola, Enrico mentre si radeva si gustava la scena. Altri immani sforzi dello schiavo; quando anche quel pezzo fu inghiottito, si alzò dalla tazza gli fece reclinare la testa all’indietro:

"Pulisci ciò che resta Beppe"

Piazzando il culo praticamente sulla sua bocca.

Enrico con la faccia ancora mezza rasata e quindi con la schiuma su di essa, si girò e mentre lo schiavo puliva il culo loro si baciarono.

"Si Beppe pulisci bene, guadagnati i soldi che abbiamo speso per te, non sento la lingua, più in profondità la voglio dentro… ecco cosìììì ora ci siamo mmm!! Bravo! Si mi sento a posto, caro perché non aiuti Beppe digerire la carta igienica?"

Enrico capì immediatamente, si piazzò davanti alla faccia dello schiavo:

"Apri la bocca e guadagnati gli ultimi 50 dei 1.000 euro"

Gli pisciò in gola.

Finalmente fu congedato. Volle fare tutta la strada che lo separava da quella villa fino allo studio di Lana a piedi, erano più di 5 km, ma voleva pensare. Era davvero giù di corda, pensava di aver sceso l’ultimo gradino, quindi si convinse che le cose che dicevano quei due, per quanto sgradevoli, erano vere; quella puttana lo stava sfruttando, se solo quelli avessero saputo che in aggiunta lui le dava altri soldi per fargli fare… quelle cose….Beh! Si è ora di finirla.

Arrivò allo studio, la salutò appena, si prese le sue cose:

"Addio"

Se ne tornò a casa sua, nella sua splendida casa, nella sua stanza, con la sua musica con i suoi pensieri. Passò la giornata in pratica chiuso lì, solo la sera scese per cenare con la madre, il papà era ancora all’estero. Comunque certo la madre capì che era molto giù di corda, cercò di farlo parlare, ma proprio sarebbe stato impossibile.

La madre che la sera chiacchierava spesso con la sua amica madre di Johanna, confidò un po’ della sua preoccupazione senza esagerare ovviamente. La stessa cosa poi fece la madre di Johanna con la figlia.

La mattina successiva, la giovane donna, per un vero caso fortuito, si trovò a passare dalla villa di Ginevra e figlio, aveva tempo e allora decise di fermarsi mezzora per salutare.

"Ciao Ginevra disturbo?"

"Johanna caraaa!! Non che non disturbi; entra entra accomodati!"

"Sono passata per caso e volevo salutarti"

"Hai fatto benissimo cara; come stai?"

"Io bene, ma come dicevo ieri sera a tua madre al telefono, sono un po’ preoccupata per Beppe, è da qualche mese che è strano, ieri mattina è tornato da non so dove ed era stravolto"

"bah! Sarà innamorato non credi?"

"Non so Johanna proprio non lo so"

"Ma dov’è ora?"

"Su nella sua camera, vuoi andare a vedere come sta? Chissà magari con te si confida?"

"Si ci provo Ginevra, lasciamo qualche minuto"

"Stai con lui tutto il tempo che ritieni necessario, oltretutto so che di te ha una grande considerazione, forse perché sei bella"

"Non adularmi EH!EH!"

Si avviò su per le scale, bussò alla porta, ma non ricevette risposta, allora aprì la porta lentamente;

"Permesso?"

Lui era sdraiato sul letto con gli slip e a braccia incrociate dietro la nuca, quando vide che era proprio Johanna che stava entrando, si confuse:

"No aspetta… che fai… ? sono con gli slip…..fammi vestire…."

Ma lei era già accanto a lui, si sedette sul materasso si chinò e lo baciò sulla fronte

"Ciao Beppe, come stai? Tranquillo non mi scandalizzo, tua madre è preoccupata per te"

"Lo so Johanna"

"Che ti succede?"

Mentre parlava con lui gli accarezzava il braccio, lui balbettava ancora scuse inesistenti, mentre lui blaterava qualcosa, gli occhi di lei si fermarono sulla ferita superficiale che aveva sul braccio; si ricordava benissimo quei graffi che lei aveva provocato, esattamente nello stesso posto, nella stessa forma, non poteva essere un caso, guardò fisso negli occhi Beppe:

"Eri……tu…. Vero?"

(continua)
 
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view post Posted on 13/2/2013, 00:21     +1   -1
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T.P.E.
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Lui diventò rosso paonazzo, cercò di divincolarsi ma ormai era fatta.

"Incredibile, si è proprio incredibile e io che ti ho chiamato per tutto il tempo Beppe perché mi eccitava molto l’idea di avere te come schiavo, ma pensando invece che si trattasse di un povero disgraziato, invece eri proprio tu! Ormai non c’è più bisogno di altre spiegazioni, io ti voglio come schiavo! Pensaci e se accetti vieni da me nel pomeriggio."

Si alzò e prima di andarsene si alzò la gonna si girò, si piegò e strofinò il culo sul viso di lui.

"Ciao Beppe ti aspetto."

Scese giù dove la madre di lui lo attendeva.

"Allora?"

"Ho la sensazione che si sia preso una sbandata, ma spero di averlo convinto a venirmi a trovare nel pomeriggio per parlare."

"Sei tanto cara Johanna."

"Figurati Ginevra se posso lo aiuterò volentieri(sorridendo sapendo anche quanto era ipocrita quella affermazione)

"Ciao Ginevra io vado"

"Ciao cara e …. Grazie"

Alle 5 del pomeriggio; driiiiin

Johanna andò ad aprire, non aveva dubbi sul fatto che era lui, infatti neanche lo guardò;

"Vai a metterti in ginocchio di fronte alla poltrona"

Lui eseguì lei arrivò qualche minuto dopo con in mano una tazza di caffè, si sedette sulla poltrona e lo guardò senza parlare, quando ormai era quasi alla fine gli disse se ne voleva un po’, ma prima di porgergli la tazza vi sputò dentro con uno sguardo sprezzante, lui bevve lo stesso:

"Bene ora raccontami come sei finito a fare lo schiavo a pagamento"

Lui spiegò tutto con dovizia di particolari, lei si eccitava ascoltandolo le aveva messo un piede in faccia accarezzandolo col piede. Poi toccò a lei raccontarsi:

"Sapessi quante volte ho sognato che tu possa essere mio schiavo; è iniziato quando per gioco ti facevo vedere gli slip mentre eri sdraiato a terra; uhmm! Come mi veniva voglia di sedermi sulla tua faccia, si stare lì seduta per ore farti soffocare sotto il mio culo !! quante volte mi sono sditalinata pensando alla tua faccia sofferente sotto di me. Ora è tutto reale, si reale; vieni metti la testa qui! La nuca sul cuscino della poltrona, così bravo"

Lei si tolse la gonna e apparvero le sue magnifiche natiche, tirò giù anche il perizoma:

"Spalanca la bocca Beppe spalanca, mi ci voglio sedere sopra, voglio che la tua lingua mi penetri, io starò seduta su di te tutto il tempo che voglio e voglio gustarmi la tua lingua dentro di me e la tua sofferenza restando con gli occhi chiusi."

Lentamente molto lentamente, il culo di Johanna combaciò con la bocca di Beppe.

Si sedette a pieno peso, anzi, appoggiò i piedi sulle gambe dello schiavo, le braccia le appoggiò alle sue gambe e infine appoggiò la guancia alle sue braccia chiudendo gli occhi. Sapeva che lui soffriva sotto il suo culo, questo le piaceva molto e in più aveva la sua lingua quasi infilata dentro mmm! Il massimo. Rimase in quella posizione parecchio tempo, lo sentiva mormorare sotto di sé;

"Zitto e lecca!"

Si spostò leggermente indietro dopo più di un’ora che lui le aveva leccato il buco del culo:"
"leccami la fica Beppe"!

Non ci volle molto per farla venire. Ma rimase seduta sulla faccia del suo schiavo, prima però si prese in mano in telefono.

"Mamma? Ciao dove sei?"

"Stavo venendo giusto da te Johanna; hai impegni?"

"No anzi, ti ho telefonato proprio per questo"

"Si al massimo fra 15 minuti sono lì"

"Ok ciao"

Andò ad aprire a sua madre, ma facendo rimanere Beppe sempre seduto a terra con la nuca appoggiata alla poltrona. Giuditta(il nome della mamma) incuriosita si avvicinò immediatamente verso la poltrona:

"Beppe!!!! Ma cosa stai facendo lì?"

"Mamma ti spiego tutto"

Le raccontò l’evolversi dei fatti, Johanna era rimasta in piedi mentre raccontava, ma aveva appoggiato un piede sulla faccia dello schiavo, mentre sua madre allibita si era seduta sul divano.

"E ora ho intenzione di sposarlo mamma"!

"COME?"

"Si mamma me lo sposo, pensaci; con lui posso fare ciò che voglio, di giorno andrà a lavorare da suo padre, di sera e di notte sarà qui a servirmi"

"Ma …… come uomo?"

"Come uomo lui?? Ma scherzi..??? Ma hai visto che faccia??? Per soddisfarmi avrò uomini veri e lui sarà il nostro schiavo"

Sotto il piede di Johanna si sentì la flebile voce di Beppe:

"La mia opinione conta qualcosa?"

"Si schiavo, tu mi risponderai fra due giorni, che però passerai qui con me a mia completa disposizione; hai qualcosa in contrario?"

Lui scosse la testa scuotendo anche il piede di lei che era rimasto sulla sua guancia.

"Anzi ora faccio una cosa"

Si riprese il telefono in mano, si girò, si risiedette sulla faccia del suo schiavo e compose il suo numero di casa.

"Ginevra? Ciao sono Johanna"

"ciao cara, è poi arrivato da te Beppe?"

"Si appunto è qui con me e volevo chiederti se poteva restare da me un paio di giorni, ti spiace?"

"Dispiacermi?? Noooo anzi ti ringrazio dell’interessamento cara!"

sentendo ciò si allargò le natiche con le mani facendo affondare di più la faccia di Beppe fra di esse.

"Si in effetti si trova bene qui Ginevra"

Ma mentre diceva ciò indicò col dito alla madre proprio le sue natiche. Lei si trattenne dal ridere. Si salutarono e la comunicazione s’interruppe.

"Mamma quanto mi intriga questa situazione!!! Ho visto sempre Beppe come uno schiavo ideale; sapessi quante volte mi sono trattenuta a casa sua dal calpestarlo, dal trattarlo male "

"Si cara lo so, è un tipo che ispira Beppe"

"Mamma io lo so che anche tu e il tuo amante vi permettete di tanto in tanto uno schiavo a pagamento"

"Come lo sai?"

"Mamma certe cose si sanno, così come so che anche Ginevra ne fa uso, anzi lei molto più spesso di te"

"Ma come le sai tutte queste cose?"

"In fondo in questa città a permetterci gli schiavi a pagamento saremo in tutto 100 coppie, quindi…. Tutto sommato non ci vuole molto a sapere certe cose"

"Va bene si è vero; non vuoi che lo faccia forse?"

"Nooo al contrario, è proprio questo il punto, sono contentissima che anche tu apprezzi il piacere di…..cagare in bocca a questi miserabili, solo che insomma… se vuoi da ora in avanti puoi risparmiare"

"Ah!ah! Ti riferisci all’uso di Beppe?"

"Si mamma"

"Non lo so cara! Vedremo in seguito, ora comunque devo andare"

"Ok ma prima di andare mi devi promettere che dopodomani, quando il mio schiavo scioglie la riserva, tu verrai con me a dare la notizia a Ginevra, voglio dirgli la verità, ma voglio che ci sia anche tu"

"Si è giusto! Io e lei non ci siamo mai nascoste nulla"

Johanna si alzò dalla faccia

"Schiavo saluta mia madre come si deve"

"No ma lascialo stare"

"No mamma, lui è il mio schiavo e pretendo da lui che nei confronti di mia madre abbia il massimo del rispetto, quindi desidero da te che ogni volta che ci vediamo sia all’entrata che all’uscita lui ti dovrà leccare il culo per almeno un minuto"
"AH! Beh! Se è per questo allora ok"

La donna si avvicinò alla poltrona, si girò, si alzò la gonna del tailleur, tirò giù lo slip e fece combaciare il suo buco con la bocca di Beppe, lui leccò:

"Si questo mi piace Johanna è un saluto rispettoso"

naturalmente sorrideva alla figlia e le strizzò l’occhio.

In quei due giorni al povero Beppe non gli furono risparmiate certo le umiliazioni, anzi, in pratica la sua vita si svolgeva in relazione alle esigenze della sua Padrona.

Due giorni dopo, lei fece a Beppe la fatidica domanda:

"Allora hai deciso Beppe?"

"Si Johanna! Sarai la mia padrona per la vita"

lo baciò di slancio sulla guancia

"Lo sapevo, non potevi tradirmi, tu sei nato predestinato a essere il mio schiavo"

Telefonò alla madre e mentre si faceva leccare i piedi le diede la splendida notizia.

Presero appuntamento per le 18 per andare insieme da Ginevra.

Loro due entrarono per prime seguite da Beppe.

"Oh! Che bella sorpresa madre e figlia insieme; ciao Beppe caro"

Bacetto sulle guance

"Accomodatevi ragazze; è successo qualcosa? No vero?"

a parlare per prima fu Giuditta

"No cara, siamo venute a parlarti di Johanna e Beppe"

Lei li guardò interrogativamente

"No non preoccuparti EH!EH! nulla di grave; si vogliono sposare!"

Ginevra rimase davvero stupita, interdetta fu a questo punto che Johanna prese la parola:

"Ginevra, il motivo per cui tuo figlio era triste era perché davvero aveva preso una sbandata per me"

"Davvero??? Beppe innamorato di te???"

"Si Ginevra cosa ci trovi di strano??"

"No ci mancherebbe, tu sei una bellissima ragazza!! Ma ….. hai 8 anni più di lui, Beppe dimmi qualcosa

"Mamma sono innamorato di lei e …… voglio essere il suo…… schiavo per tutta la vita".

A quel punto il silenzio assoluto imperò nella stanza per diversi minuti.

"credo sia necessario che mi spiegate tutto dall’inizio"

Fu Johanna che si incaricò di spiegare tutto a Ginevra; della reale indole del figlio, le spiegò che da sempre lo vedeva come schiavo naturale, le spiegò della esperienza che lui aveva fatto con la prostituta, dell’affitto, le spiegò della grande eccitazione da lei provata ad averlo come schiavo.

"Ginevra tuo figlio è nato schiavo e tu sei troppo intelligente per non riconoscerlo"

La madre guardò il figlio a lungo, poi gli rivolse la parola:

"lo sai che anch’io ogni tanto prendo in affitto uno schiavo? E se quella donna ti avesse mandato da me cosa avresti fatto?"

"Non lo so mamma"

"Già non lo sai, si è vero sei proprio uno schiavo, ecco perché hai passato la vita a spiarmi, io pensavo fosse una sana forma di voyerismo, invece no; sei uno schiavo"

Si alzò e andò verso di lui, gli accarezzò la fronte con una mano:

"Forse avrei potuto risparmiare tanti soldi! Ok Johanna! Ma mio marito non deve mai sapere nulla, gli verrebbe un infarto, punta molto su suo figlio. Se mai dovesse sapere chi è fino in fondo ci lascerebbe davvero le penne; quindi questo è il nostro segreto:"

L’umore cambiò nel grande salone, Ginevra suonò e apparve la cameriera

"Portaci uno spumantino"

La donna portò un vassoio con quattro bicchieri, ma fu proprio Ginevra che disse che bastavano tre perché a qualcuno piace caldo e lo prende dopo. Le donne risero e da lì cominciò la nuova vita di Beppe. Tutto fu pianificato, quando il padre finalmente tornò dal suo lungo soggiorno all’estero, lo misero al corrente della notizia. Ad un primo momento di perplessità per via della differenza di età tra i due, seguì invece il suo entusiasmo:

"Si Figliolo! Johanna è la donna per te energica, dinamica una donna degna di te; con lei accanto diventerai un vero capitano d’industria; BRAVO!"

Si sposarono presto; un trattenimento in grande stile, neanche per un attimo Johanna si comportò in modo che qualcuno potesse captare qualcosa, sembrava davvero innamoratissima di lui.

Andarono in viaggio di nozze; grande albergo ai Caraibi, grande suite, dopo che erano dentro da qualche minuto, lei si prese il telefono in mano, chiese del signor Ceruttini.

"Enrico? Stanza 436"

"Arrivo"

Beppe ebbe un tuffo al cuore, dopo qualche minuto si sentì bussare lei andò ad aprire, richiuse la porta e baciò appassionatamente l’uomo che era entrato.

"Signor capitano d’industria, baci le palle del mio amante; (ridendo). Allora Beppe sai quali sono i tuoi compiti. Sai qual è il mio motto; la tua lingua e la tua bocca per tutto."

FINE
 
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view post Posted on 14/11/2023, 08:17     +1   +1   -1
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È un racconto scritto dal compianto Sileno
 
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view post Posted on 14/11/2023, 12:41     +1   +1   -1
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T.P.E.
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Grazie per la tua segnalazione. Sul forum si possono trovare altri suoi racconti, tutti pregevoli.
 
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view post Posted on 14/11/2023, 12:43     +1   -1
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Ne cercavo uno dove lo schiavo serviva una Donna non vedente che le era stata presentata da un barman, non ricordo il titolo, ma non lo trovo più.

Edited by 1cennodepresso - 14/11/2023, 15:38
 
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