| Cap. 2 - Laura comincia ad apprezzare il fatto di tenermi ingabbiato
IL GIORNO DOPO
Il sesso era stato fantastico, ma poi, quella notte, tenere addosso la gabbia non si rivelò essere così semplice. Io non ero abituato e la prima notte la ricordo ancora come un vero inferno. Ogni accenno di erezione un vero supplizio. Non ricordo quante volte andai in bagno nella speranza di ridurre la pressione nella gabbia, usando l’acqua gelata. Di fatto passai una notte pressoché insonne. Quando mi risvegliai, stanco e con gli occhi che pizzicavano per aver dormito quasi nulla, anche peggio: capii che addio erezione mattutina e addio sega di risveglio, erano stati sostituiti da dolore e supplizio. Eppure la cosa aveva anche aspetti eccitanti. L’erezione negata diventava a propria volta fonte di eccitazione e ricerca di nuova erezione. Era un circolo vizioso, dovetti impegnarmi a concentrarmi su altro per cercare di uscirne. Solo verso l’alba crollai in un sonno, comunque leggero e tormentato. Al mio risveglio mi sentii comunque un po’ meglio e durante il giorno, il disagio, era sicuramente inferiore. Se si esclude la sensazione di una palla schiacciata o il solito gonfiore dello scroto, pur percependone di continuo la presenza, la gabbietta di castità non dava particolarmente fastidio. Decisi di fare visita a Laura. Fortunatamente era in casa da sola. La sua compagna di camera era infatti tornata a casa per festeggiare con il fidanzato e sarebbe rientrata solo a fine week end. Laura si era appena alzata e girava per casa, con una canotta dei Lakers che le copriva solo mezzo culo, e non indossava nulla sotto. Mi accolse buttandomi le braccia al collo elettrizzata, tastando con una mano il mio pacco, quasi per volersi accertare che la gabbia fosse sempre al suo posto. Il mio cazzo ebbe un sussulto, ma una fitta dolorosa e frustrante mi ricordò la mia condizione. Laura mi disse che la sera precedente era stata fantastica e che era stata la sera più bella (anche sessualmente) da quando eravamo insieme. Mi mi ringraziava per il regalo stupendo che le avevo fatto. Lo diceva sfoderando un sorriso radioso, mentre con la mano faceva roteare la collanina, con la chiave, che stava alloggiata all’allacciatura dei suoi seni. Il mio pene fu trafitto da un nuovo brivido. Mi chiese come mi sentivo, mentre mi faceva accomodare sedendosi in grembo su di me. Il suo culetto nudo sfregava sulla mia gabbia, solleticando le mie palle e generando in me continue spinte verso le pareti. Ero allo stesso tempo eccitato e consapevole di essere senza possibilità di sfogo e questa frustrazione mi stava facendo impazzire. Le raccontai della notte difficile che avevo passato e delle sensazioni che mi stava causando ora, dell’eccitazione, del dolore e della frustrazione che mi causava. Mi chiese di abbassarmi i pantaloni perché voleva vederlo con i suoi occhi ed io eseguii. Mi sentivo un po’ ridicolo, con i pantaloni alle caviglie e la gabbietta che mi imprigionava. Laura si abbassò a guardarlo curiosa. La pelle del mio pene strabordava dalle spire metalliche, quasi a voler scoppiare. Laura avvicinò la sua mano, raccogliendo le palle per accarezzarle. Il mio pene ebbe un guizzo, e nel tentativo di ergersi, alzò un po’ il blocco gabbietta. “Povero piccolo, sembra proprio voler scoppiare, guarda come è gonfio, ti fa male?” Emisi un gemito soffocato, “Sì, …. insomma... non so come dire… fa male ma è anche eccitante…” Laura guardava affascinata, carezzando e smuovendo, mentre mugugni di piacere misto a dolore uscivano dalla mia bocca. Avvicinò la sua bocca e cominciò a leccare le mie palle, poi le inghiottiva risucchiandole una ad una per poi rilasciarle e leccarle. “Così va un po’ meglio?” mi chiese lanciandomi uno sguardo malizioso “Mi stai facendo impazzire… perché non lo liberi che ci divertiamo un po’?” “Aspetta, non ancora, voglio vedere cosa succede…” Stava diventando una vera e propria tortura. Con le unghie mi sollecitava la base dello scroto, per poi risalire lungo il tronco del mio pene. Con un dito si mise a solleticare il buchino e a giocare con il prepuzio. Con lo sguardo cercava di cogliere le mie reazioni, studiare le mie smorfie e i miei gemiti. “Vediamo se così và un po’ meglio …”. Aveva cominciato a percorrerlo con la lingua, senza staccare i suoi occhi dai miei e mantenendolo ben saldo per le palle. Quello che usciva dalla mia bocca era un cupo lamento di piacere. Chiusi gli occhi assaporando questa condizione nuova di estasi e dolore insieme. Poi lei lo prese in bocca per intero e cominciò un lento pompino. “Ti prego... ti prego… liberalo che giochiamo un po’ insieme.” Laura godeva della mia situazione di impotenza disperata e faceva del suo meglio per cercare di accentuarla. Maliziosamente mi stava facendo impazzire. “E io cosa ci guadagno? Se vuoi la libertà devi meritartela, te la devi guadagnare”. “Tu cosa vorresti? Potrei scoparti alla grande…!” “Quello sarebbe per il tuo piacere, non per il mio. Potresti cominciare con lo spogliarti completamente nudo e chiedermelo per favore in ginocchio, potresti cominciare ad eccitarmi e tentarmi con massaggi carezze e baci, vedi tu il modo… stupiscimi e conquistati il diritto!”. Voleva giocare con me, voleva farsi desiderare e farmi impazzire di desiderio per lei. Era un gioco nuovo, ma dolorosamente intrigante. Seguii il suo consiglio, denudandomi completamente e mettendomi in ginocchio per chiederle cosa avrebbe desiderato che le facessi. “Un bel massaggio ai piedi potrebbe essere un buon inizio, poi si vedrà.” La feci accomodare sul divano e mi accucciai ai suoi piedi. Cominciai un po’ goffamente a massaggiarle un piede. Era una cosa che non avevo mai fatto e che non sapevo fare. Laura mi guidava con la voce, dandomi indicazioni su come muovermi, mentre, con l’altro piede, tormentava il mio cazzo in gabbia. Mi misi a passare i polpastrelli sulle piante del suo piede, a titillarle le dita, stirandole e baciandole, per poi succhiarle una a una come piccoli cazzi. Lei era stesa con faccia sognante, mugolando e godendosi il piacere che le stavo regalando, continuando a tormentarmi le palle con l’altro piede, con carezze e leggeri calcetti. Contrariamente a quanto avessi mai supposto, mi stavo eccitando in maniera esagerata. Il cazzo premeva sempre con maggior pressione nell’inutile tentativo di erigersi. Mi infilò tutto insieme il piede in bocca, e lo baciai e succhiai quasi come se fossero un enorme cazzo. Ingoiai le dita, poi percorsi la pianta salendo e scendendo con la lingua usai la saliva che ne colava come lubrificante per il massaggio della pianta. “Sei bravo a succhiare, sembri proprio una puttana vogliosa di cazzo…, a giudicare da come sta scoppiando il tuo cazzo direi che ti piace anche…” Risposi con maggior trasporto e impegno. Laura mi porse l’altro piede, su cui mi buttai con il massimo impegno. Gemeva languidamente per il piacere che ne stava traendo. Continuai per almeno 10 minuti. “Bravo, visto che sei così bravo con i piedi, vediamo come te la cavi con il resto del corpo”. Prendendomi per la gabbia, come un cane al guinzaglio, mi trascinò fino in camera sua. Si spogliò della canotta e mi apparve in tutto il suo splendore. Il suo seno sodo e la sua passerina ordinatamente depilata mi si presentarono in tutto la loro meraviglia. Feci per abbracciarla, ma mi respinse. “Non ancora” Mi indicò dove teneva dell’olio per massaggi e si sdraiò sul letto a pancia in giù. Il suo stupendo culetto era in bella mostra, e tra le gambe leggermente divaricate facevano capolino anche le sue grandi labbra così tonde e carnose. Una tentazione enorme. Rassegnato, sparsi un po’ di olio sulle sue gambe che massaggiai con dovizia fino all’inguine. Poi passai alle spalle e cominciai a massaggiare. La sentivo godersi ogni singolo movimento delle mie mani sul suo corpo. Ben presto scesi al suo culetto, lo lubrificai per bene e cominciai a massaggiarle i glutei, poi a passare la mano nella scanalatura, il suo respiro si accorciava sempre più. Scesi con una mano in mezzo alle sue cosce e la sentii aprirsi invitante. Lubrificai ulteriormente e cominciai a farla scorrere sempre più in profondità. Con le dita mi stavo aprendo un varco nella sua fessura, che ad ogni passaggio sprofondava sempre di più. Lei istintivamente aveva cominciato ad inarcare il sedere alla ricerca di un contatto sempre più profondo. Vi infilai due dita e la sentii fradicia. Cominciai a scivolare sulle sue grandi labbra arrivando a sfiorare il clitoride. Ormai Laura gemeva di piacere, mentre il mio cazzo scoppiava sempre più. Cominciai un lento ditalino da dietro con carezze leggere al suo clitoride. Le divaricai ulteriormente le gambe e penetrai più a fondo. La stavo portando al culmine. Con voce roca e profonda mi fermò e si girò a pancia in su. Mi guardò con occhi pieni di desiderio e con una mano impugnò le mie palle massaggiandole. “C’è ancora tutto il davanti da fare” mi disse con gli occhi pieni di desiderio. Capii il messaggio, non aveva fretta e voleva prolungare al massimo il suo piacere e la mia agonia. Ripartii dalle gambe, di nuovo fino all’inguine, soffermandomi sull’interno coscia, facendo attenzione di sfiorare solo quasi casualmente le sue grandi labbra piene di desiderio. Poi passai alla parte alta, collo, spalle e seno. Qui mi soffermai gustandomi il suo seno pieno e rigoglioso, tormentandole i grossi capezzoli, esageratamente turgidi ed eretti. Raccoglievo a coppa i suoi seni strizzandoli dolcemente per finire a strizzare i suoi capezzoli. Era straordinariamente eccitata e si vedeva, mentre invece e a me faceva un male cane. Scesi al suo pube, indugiando intorno alla fessura, poi con sempre maggior decisione cominciai ad avvicinarmi e a penetrarla. Con due dita mi ero infilato nella sua fessura, cominciando un movimento avanti e indietro lento e profondo, mente con l’altra mano carezzavo il clitoride indurito. Con le anche aveva cominciato a seguire il mio movimento. I gemiti di piacere aumentavano sempre più. Io accelerai il ritmo inarcando leggermente le dita alla ricerca del suo punto G, accompagnandolo dal movimento sempre più rapido sul suo clitoride. Il suo orgasmo esplose violento e improvviso, si inarcò con tutto il suo corpo ed emise un grugnito profondo. Fu scossa da 5 o 6 convulsioni, e con la mano cercò di bloccare la mia azione per il piacere troppo intenso che le provocavo. Mi arrestai senza uscire da lei. La lascia calmare qualche secondo e ripresi con la stessa foga. In pochi secondi arrivò il suo secondo orgasmo. Di nuovo mi bloccò la mano che non tolsi, di nuovo pochi secondi di attesa per lasciarle recuperare respirazione e calma, quindi un terzo ed ultimo forcing con risultati sorprendentemente maggiori di prima. Questa volta, oltre alle convulsioni che la scossero, ci fu anche un improvviso allagamento della sua figa con fuoriuscita di liquidi. Non un vero e proprio schizzo ma un’abbondante secrezione. A quel punto tolsi le mie dita, e mi avvicinai con la bocca baciandole il pube. Leccai dolcemente le sue grandi labbra bagnate del suo piacere e con la lingua mi intrufolai nella sua fessura, poi risalii a tormentarle il clitoride. Era ancora duro e sensibile. Con la lingua lo accarezzai, prima dolcemente, poi con sempre maggior pressione. Riprese a mugolare tremando tutta. Forzai la mia azione intensificando il ritmo, fino a portarla ad un nuovo orgasmo, meno selvaggio dei precedenti, ma assolutamente appagante. Laura si lasciò andare come sfinita. Io mi staccai e mi avvicinai alla sua bocca baciandola con passione. “Me la sono guadagnata l’ora di libertà?” domandai ironico. “Direi proprio di sì, non sei mai stato così bravo e non ho mai goduto così tanto da quando stiamo insieme. Penso che questo gioco ci divertirà molto…” Mi fece avvicinare e con la chiave ancora attaccata alla sua collanina mi liberò dal lucchetto. Non mi sembrava vero di potermi togliere la gabbia. Erano solo poche ore che la stavo usando e già mi sembrava di impazzire. La gabbietta scivolò facilmente dal pene, ma per l’anello era un po’ diverso. Ero troppo eccitato, e dovetti aspettare che il mio pene tornasse flaccido per poterlo fare uscire. Laura ebbe così il tempo di riprendersi un po’. Quando fu finalmente libero cominciò a massaggiarlo con una lentezza estenuante. In 10 secondi l’avevo duro come il marmo. Laura però non aveva fretta, voleva giocarci un po’ prima, dopotutto era reduce da ben 4 orgasmi ed aveva bisogno di un attimo di tempo per riprendersi. Lo lubrificò notevolmente e cominciò un massaggio leggero lungo tutta l’asta del mio cazzo. Ogni tanto si avvicinava con la bocca, lo copriva di baci e slinguazzate, accelerava il ritmo del massaggio per qualche colpo, e quando si accorgeva che ero prossimo al limite rallentava. Io ero in estasi, anche se avrei desiderato completare con un orgasmo più rapido l’azione. Laura cogliendo la situazione si avvicinò al mio orecchio sussurrando: “Tieni duro, non venire, voglio che prolunghiamo al massimo questa scopata, abbiamo tutto il tempo che vogliamo…” Si divertì a portarmi al limite più e più volte, mi fece sdraiare sul letto e si mise a cavalcioni su di me. Cominciò a passarsi il mio cazzo disperato sulla fessura colante, senza mai farlo entrare completamente, lo sfregò e lo batté sul clitoride ancora duro, poi si abbassava prendendolo in bocca in profondità pompandolo con passione. Io ero al limite e non resistevo oltre. Laura capì e se lo fece scivolare dentro. “Stai fermo, lascia che faccia io, resisti fino a quando te lo dico io”. Cominciò a muovere lentamente e sinuosamente i suoi fianchi, accompagnandoli da un lento movimento su e giù. Nel frattempo comprimeva le pareti della vagina come per risucchiarlo. Non so come stavo riuscendo a controllarmi, ho sempre sofferto di eiaculazione precoce, in pochi minuti solitamente arrivavo, ma quella volta ci stavo riuscendo. Stavo sentendo l’orgasmo salire dal profondo dei miei piedi, quando successe una cosa inaspettata. Squillò il telefono di Laura, interrompendo la nostra azione. Lei rispose e la vidi rispondere preoccupata ed incupirsi. Si sfilò da me e si precipitò in bagno. Era sua madre che le aveva comunicato che la nonna aveva avuto un infarto e l’avevano ricoverata in gravi condizioni in ospedale. Mi disse di rivestirmi che doveva andare. Io deluso e frustrato non osai contraddirla. Avevo una necessità disperata di venire, ma non sarebbe stato delicato chiederle di finire prima quello che stavamo facendo, oppure di completarlo da solo con una sega. Sarei sembrato un insensibile. Si fece una doccia veloce e tornò in stanza per rivestirsi. E lì mi stupì. “Cosa fai ancora nudo? rimettilo in gabbia e rivestiti, che io devo correre da mia nonna, non penserai che ti lasci libero in quelle condizioni, saresti capace di andare a farti qualche stronzetta del tuo harem!” . Frustrato e deluso obbedii senza obiettare, a fatica riuscii a fargli perdere consistenza e a rinchiuderlo in gabbia. Il tutto avvenne sotto la sua supervisione attenta. “Riprenderemo il discorso da dove l’abbiamo lasciato quando ritornerò, pensi di poter resistere fino ad allora?”
(continua)
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