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Sergio Leone e quattro suoi meravigliosi finali di film

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evoman2
view post Posted on 16/2/2019, 00:05     +1   +1   -1




Roma negli anni '50 e '60 era come una piccola Hollywood, una dependance del cinema americano. Merito di un terreno fertile grazie alle maestranze di ogni tipo, di costi molto accessibili e di quel centro di eccellenza che era Cinecittà.
Se avevi la fortuna di nascere nella famiglia giusta, magari ti trovavi da bambino piccolissimo in un appartamento in centro, in un palazzo storico, la cui precedente inquilina era Sofia Loren, al piano di sopra abitava Audrey Hepburn e al piano terra Gordon Scott ("valente" attore di film di Maciste, Ercole e Sansone). Ovviamente la cosa vissuta solo attraverso i racconti dei tuoi genitori.
In questa Roma, in cui tutte le principali compagnie americane venivano a filmare, c'era un ragazzo che fin da subito si era messo in luce nel mondo del cinema: Sergio Leone. Figlio di Roberto Roberti, a sua volta attore e regista, gaà da piccolo bazzicava Cinecittà e da adolescente cominciò a fare un po' di tutto per rimanere in quel mondo. Sveglio e con una visione decisamente inusuale su alcune cose, cominciò presto a farsi valere come aiuto regista e sceneggiatore. Era il periodo d'oro dei cosiddetti film "peplum" quei polpettoni in costume antico su greci, romani, cristiani da sacrificare ai leoni e similari. Tanto diventa bravo e quasi famoso Sergio Leone che, dopo doverosa gavetta, si mette in luce per aver girato le drammatiche e spettacolari scene delle corse tra le bighe nel colossal "Ben Hur". Poi gli viene data la regia del "Colosso di Rodi", più mille altri lavori e lavoretti in cui non compare neanche nei titoli di coda.
Ma il genere "peplum" comincia a stancare la gente e si affaccia un nuovo filone inesplorato: quello che poi verranno chiamato "spaghetti western".
A Sergio Leone viene data la regia di un filmetto a basso costo, ma per il quale per la prima volta ha veramente mano libera, basta che rispetti lo scarso budget. E' talmente sconosciuto Leone e ancora talmente legati al mondo americano i film western, che gli viene imposto di assumere uno pseudonimo americaneggiante. E lui si firmerà Bob Robertson (Roberto figlio di Roberto) in onore e ricordo del padre.
Il film avrà un successo eclatante e darà inizio alla storia e all'epopea di Sergio Leone come regista di fama mondiale, uno che ha saputo reinventare il cinema, il modo di fare le riprese, l'utilizzo dei flashback. Un perfezionista che ha scovato attori sconosciuti e li ha fatti diventare star internazionali, con un'inventiva e una capacità di stupire come pochi altri registi prima e dopo di lui hanno saputo fare.
Il suo primo film, dunque, è "Per un pugno di dollari", cui seguiranno "Per qualche dollaro in più" e "Il buono, il brutto e il cattivo", così da chiudere la cosiddetta trilogia del dollaro, con un giovane Clint Eastwood protagonista in tutti e tre (e vestito uguale in tutti e tre).

Convinto di avervi già abbastanza fracassato gli zebedei con questa introduzione, non vi sto a raccontale la storia dei tre film, più quella di "C'era una volta il west", altro suo capolavoro. Se volete, partendo dai titoli, potete leggervi le storie, e anche i dietro le quinte, su Wikipedia. Ma voglio mettere quattro scene finali che sono per me da peli dritti nella schiena ogni volta che le rivedo, tre duelli e un girovagare per un cimitero che, uniti alle musiche del grande Ennio Morricone (che firmerà tutte le musiche dei suoi film) sono ricche di inventiva, pathos, ironia, primissimi piani come non se ne erano mai visti prima, colpi di scena inaspettati, intensità narrativa e, spesso, anche soluzioni finali al perché di tutto il film, grazie all'uso di qualche frase rilevatrice o di sapienti flashback (soprattutto nella scena finale di "C'era una volta il west").

Non voglio tediarvi oltre, Spero abbiate voglia di perdere qualche quarto d'ora per godervi queste scene e la loro musica.