Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

Possesso, femdom, dominazione madre e figlia, fetish, sfruttamento, umiliazioni, schiaffi, forced bisex

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view post Posted on 26/12/2023, 12:29     +1   +1   -1
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Racconto non autografo, trovato sul web, dal sito raccontieroticipertutti, autore anonimo
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Federica era una bella ragazza di 18 anni; Matteo, un ragazzo di 22 anni che era stato sedotto da Federica, dal suo corpo armonioso, dai suoi lunghi capelli corvini e dai suoi seni sodi e abbondanti al punto giusto, fino a perdere la testa per lei. Da subito era stato particolarmente servizievole nei suoi confronti, iniziando ad esaudire le sue richieste incondizionatamente, pur accorgendosi che le sue attenzioni non venivano ricambiate. Federica infatti si era fidanzata con un ragazzo più grande, di 30 anni, Diego, senza tuttavia che Matteo rinunciasse ad obbedirle ciecamente. La ragazza aveva così approfittato della situazione, e le richieste nei confronti di Matteo erano diventate sempre più impertinenti e gravose: arrivava fino a farsi portare a casa delle pizze per lei e per Diego, per poi licenziarlo e facendogli capire, più o meno esplicitamente, che la serata sarebbe trascorsa in intimità fra loro due.
Una volta Matteo le aveva confessato che nel servirla si sentiva realizzato, eccitato e che non avrebbe desiderato altro dalla vita. Così, senza alcun atto esplicito, Federica era diventata la sua padrona: aveva iniziato col farsi fare regali, col farsi accompagnare a fare shopping e ad usare Matteo come autista. Poi aveva iniziato a beffeggiarlo in maniera subdola, ad acuire la sofferenza che sapeva di provocargli ogni volta che gli raccontava delle sue serate con Diego. Una volta, mentre era seduta sul suo motorino, ed indossava una lunga gonna e un paio di splendide infradito rosa, notando che Matteo le guardava fugacemente i piedi, gli aveva chiesto di baciarglieli e lui, senza farselo ripetere, si era accucciato ai suoi piedi e glie li aveva baciati dolcemente e delicatamente.
Da allora in poi i sabati sera di Matteo si svolgevano sempre allo stesso modo: era costretto a sistemare la cameretta della sua padroncina, a prepararle il letto per la notte, a sistemare e lustrare le sue scarpe e i suoi stivali. Poi, quando aveva terminato, inizialmente lasciava la casa, senza sorpresa della madre di Federica che era al corrente della situazione, e che, talvolta, ne approfittava. In seguito, col passare del tempo, Federica gli aveva chiesto di aspettarla al suo rientro dalla serata, di solito passata a ballare, in modo da farsi massaggiare i piedi e divertirsi a punire lo schiavoMatteo qualora non avesse svolto correttamente i compiti assegnatigli. Le punizioni consistevano in schiaffeggiamenti particolarmente intensi di cui Federica era diventata esperta alternati a frustate eseguite con la sua cintura borchiata.
Come ogni sera Matteo stava pulendo il pavimento, mentre Federica si stava cambiando, gettando i panni sporchi a terra addosso allo schiavo. Come sempre Federica lo fissava con un sorrisino beffardo, e di tanto in tanto lo colpiva con un calcetto.
“Devo sbrigarmi, fra un po’ arriva Diego! Pulisci più in fratta te. Stasera ci divertiremo!”
Per umiliarlo gli infilò un calzino sporco in bocca, e lo colpì con uno schiaffo, ridendo. Poi gli si accostò, lo accarezzò e gli sussurrò all’orecchio:
“E’ buono vero? Questa sera dovrai pulire tutte le mie scapre, dopo averle annusate e leccate una per una. Se quando torno le troverò sporche, lo sai quello che i faccio, vero? Ihihihi”
Tornò poco dopo con un paio di infradito rosa (sapeva che facevano impazzire Matteo) e, dopo avergli tolto il calsino dalla bocca, ne avvicinò uno alla sua faccia, tirandolo per i capelli; poteva intravedere la sagoma nerognola del piede di lei sulla scarpa.
“Ecco la tua ragazza”, disse, “ne hai addirittura due, ma che marpione che sei ahahahahah. Questa sera vi lascio soli, mi raccomando non fate troppo gli zozzoni ahahahahah”. Rideva di gusto e derideva Matteo, poi lo costrinse ad annusare la scarpa e gliela strusciò violentemente in faccia.
“Bacia la tua ragazza!”.
Lui la baciò, e per tutta risposta gli arrivò un violento ceffone che lo fece vacillare.
“Si baciano così le ragazze, cafone che non sei altro? Baciala meglio!”
Matteo baciò la suola della scarpa, mentre la sua padrona la teneva premuta contro il viso.
“Bravo cicci, così si fa! Siete proprio una bella coppia.Ahahahahah!”
Intravide i fantastici piedini di lei, laccati di porpora, e sentì la sua eccitazione crescere. Lei lo schiaffeggiò con la scarpa, e si finì di preparare.
Quando Diego suonò, Federica si accucciò nuovamente accanto a Matteo, lo baciò sulla guancia e gli sussurrò:
“Ciao tesoro, io vado. Ci vediamo quando torno! Buon divertimento ihihihihi”
“Buon divertimento, padrona”, rispose Mattei sommessamente.
Ciò detto, Federica gli porse il piede destro, su cui indossava una decolteè fuxia molto bella, che egli prontamente e delicatamente baciò.
Matteo proseguì nella pulizia del pavimento, nel riassestamento dei panni e nella preparazione del letto, quindi si avvicinò alla montagna di scarpe, da cui proveniva un odore molto intenso. Si eccitò. Iniziò da un paio di stivali rosa, li slacciò, li annusò a lungo, per poi iniziare a succhiare i tacchi, leccare le suole e le punte ed assaporare la polvere che vi si era depositata.
“Matteo!”, si sentì chiamare dall’altra stanza.
Era Martina, la madre di Federica, una donna sulla quarantina che si manteneva abbastanza bene fisicamente: aveva un viso piacente, occhi marrone chiaro, capelli lisci di un castano intervallato da colpi di sole, ma soprattutto due splendide gambe e due piedi stupendi che per fisionomia ricordavano quelli della figlia, dalle dita affusolate e dalle lunghe unghie laccate di lucido, che facevano impazzire il povero Matteo.
“Matteo, mi puoi fare un favore?”
“Martina, io, veramente … dovrei finire di fare ciò che mi ha detto Federica, temo di non…”
“Dai, su, ma certo che finirai in tempo! Vieni un secondo!” disse lei con voce calda e tranquilla.
Lui sapeva di non avere scelta, e a malincuore si dovette recare in salotto, dove lei giaceva sdraiata a piedi nudi sul divano, a guarda re la TV.
“Fai il bravo, finisci di spicciare la tavola!”
“Si subito!”, disse lui.
Mentre spicciava la tavola, i suoi occhi cadevano sulle gambe di lei, sui piedi, le cui dita si muovevano sensualmente di tanto in tanto, e poi su un paio di zoccoli che giacevano ai piedi del divano. Lei se ne accorse attraverso il riflesso della portafinestra, e chiese:
“Cosa stai guardando, cucciolo?”
Imbarazzato, Matteo pronunciò un rapido “niente” e si rimise a capo chino sulle sue mansioni. Lei sapeva di metterlo in imbarazzo e ogni tanto si divertiva a fare domandine di questo tipo.
Non fu la prima volta che Matteo dovette interrompere il lavoro: lo chiamò altre due volte, una delle quali prima che lei si coricasse. Matteo raggiiunse Martina in camera da letto, dove si stava spalmando una crema sui piedi.
“Puoi prepararmi il letto?”
“Certo”
”Ma che tesoro che sei, grazie”
Martina continuò a spalmarsi la crema sui piedi, sapendo di provocare eccitazione in lui.
Nella camera si respirava un provocante odore di crema, collants, cuoio e della pelle della donna.
Quando questa tortura finì, tornò ai suoi compiti nella camera della figlia, realizzando che ormai non avrebbe fatto in tempo a finire di pulire tutte le scarpe. Quando la padroncina sarebbe tornata, probabilmente gli sarebbe spettata una dura punizione: nel caso in cui fosse tornata ubriaca,poi, la violenza con cui si sarebbe avventata su di lui sarebbe stata incontrollabile. E la punizione sarebbe stata dura in ogni caso: l’idea lo eccitava e lo impauriva al tempo stesso, l’attesa lo lacerava.

(continua)
 
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view post Posted on 27/12/2023, 11:11     +1   +1   -1
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Seconda parte

Sentì il portone aprirsi, poi lo scalpitio dei tacchi della sua padrona che saliva le scale.
con affanno e timore si recò davanti al portone, lo aprì e si accucciò in attesa.
Lo splendido profilo della sua padroncina si stagliava contro la luce dell’atrio, il suo inconfondibile e forte profumo pervase le narici di Matteo. Lei fece alcuni passi, poi, con un calcetto assestato sul petto del ragazzo, lo fece scostare.
“Ciao tesoro”, bisbigliò, per non svegliare la madre, e poi scoppiò a ridere. Dal modo in cui camminava e apriva le varie porte non sembrava essere totalmente sobria; era reduce da una serata in discoteca con il ragazzo, ed era quantomeno frastornata. Entrò in camera, seguita a quattro zampe dal suo schiavetto, il quale aspettava l’inesorabile verdetto sul lavoro svolto.
Accese la luce, si sedette sul letto, si spostò indietro i capelli, mossi e scomposti, e iniziò a fissare il ragazzo, ancora sulla porta a quattro zampe, con occhi socchiusi e un beffardo sorriso accennato. Sospirò, fece per slacciarsi la slip dello stivale destro, ma poi disse a lui, con tono di voce alterato:
“Beh, cosa fai lì imbambolato? Coglione, vieni a togliermi gli stivali”.
Detto ciò il ragazzo corse ai suoi piedi: sentì un forte odore di cuoio e sudore che si mescevano al profumo; gli sembrò anche di riconoscere il sottile e nauseante odore dello sperma. Lei iniziò a dargli degli scappellotti non troppo forti sulle guance e sulla testa, ridendo a tratti e singhiozzi, intervallati da incitazioni:
“Dai”, “Forza!”, “Più forte!”
Quando il ragazzo fu sul punto di sfilarle uno stivale, gli arrivò un calcio deciso e intenso sotto la mascella, che lo fece traballare. Fu un’impresa ardua riuscire a sfilare lo stivale fra schiaffi e calci, ma alla fine vi riuscì: una vampata del forte odore di nylon e di sudore arrivò improvvisa, provocando un’ondata di calore e di eccitazione nel ragazzo.
”Bacia!”, comandò.
Matteo non se lo fece ripetere due volte e, mentre baciava il suo piedino caldo e odoroso, si beccò un altro calcio seguito dalle risate sgraziate e sgolate della ragazza.
Federica iniziò a stuzzicarlo con il tacco dell’altro stivale, che finì col calpestare in maniera brutale la mano del povero Matteo, il quale cercò di reprimere il grido dell’intenso dolore inflittogli, mentre lei roteava e premeva il piede.
Quando entrambi gli stivali furono tolti, Federica si alzò e si diresse verso la finestra, ai lati della quale giacevano tutte le sue scarpe ordinate. La vista di quei piedi che camminavano sul pavimento inarcandosi lo riempirono di eccitazione, interrotta soltanto dalla paura: ovunque passava, lasciava le impronte umide dei suoi piedi sul parquet, che svanivano poco dopo.
“Oh, ma che bravo”, disse, facendole cadere con un calcio e ridendo.
Assistendo alla breve distruzione del suo lavoro, il ragazzo venne invaso da un istinto di rabbia, che a stento represse, seguito prontamente da una intensa eccitazione. Poi iniziò a tirargli scarpe in faccia, ridendo ogni volta di pancia, ordinando gli di riportarle, come un cane, con la bocca. E infine accadde l’inevitabile.
federica prese una decolté nera, vide che non era pulita e la annusò.
“Che puzza!”, disse.
Matteo non fece nemmeno in tempo a vedere la sua reazione, che subito si ritrovò la ragazza addosso, che lo picchiava con una violenza inaudita e quasi scimmiesca:
“CHE E’ QUESTA PUZZA, EH?”, ed arrivarono sulla testa dello schiavo diverse serie di schiaffi forti, rapidi e frequenti,.
“COGLIONE”, e una sberla, ”IDIOTA”, e un manrovescio assestato con decisione sull’occhio destro, “FROCIO DI MERDA”, e un calcio sulla schiena che lo face cadere in terra.
Iniziò a calciarlo e calpestarlo con durezza, mentre si era chiuso a riccio per difendersi, ansimante. Lo girò su un fianco ed iniziò a colpirlo con le sue magnifiche gambe all’altezza dello stomaco: respirava a stento e aveva la testa che ronzava per i colpi ricevuti. Lo tirò per i capelli, continuò a schiaffeggiarlo e provocò la fuoriuscita di sangue quando lo colpì sul naso con una forza incontrollata; iniziò a colpirlo anche con delle scarpe.
“COGLIONE, FROCIO, BUONO A NULLA, MERDA UMANA!”.
Federica costrinse Matteo ad alzarsi e gli diede un calcio sui testicoli, che lo fece accasciare sul pavimento.
Fra i lamenti Matteo implorava pietà, che sapeva non sarebbe arrivata.
Diverse volte fu fatto rialzare e preso a calci sui testicoli, non riusciva più a respirare per il forte dolore, e per le fitte che lo attanagliavano. Alla fine iniziò a piagnucolare:
“Padrona, perdono, basta, pietà”.
Alla fine anche Federica si accucciò a terra esausta, ed iniziò a ridere come una forsennata. Lo schiavo dolorante dovette allora cercare di spogliarla e metterla a letto, ma non vi riuscì e, fra schiaffi ed insulti, Federica si mise a letto da sola. Lui si limitò a coprirla, poi tornò a casa, reggendosi a malapena in piedi e barcollando.

L’indomani, dolorante e con terribili fitte ai testicoli, Matteo si avviò a casa di Federica dove avrebbe dovuto rimettere ordine nel caos della serata precedente. Aveva timore di una nuova punizione ed era pieno di imbarazzo e frustrazione.
Quando Federica aprì la porta di casa, a lei si presentò un ragazzo esausto, spento, con un occhio gonfio e pieno di graffi ovunque, che si muoveva a scatti per i dolori. Ne provò pena, e improvvisamente si addolcì:
“Piccolo, cosa ti ho fatto!”, disse con voce commiserevole accarezzandolo.
Lui non ce la fece nemmeno ad inginocchiarsi ai suoi piedi, anche se avrebbe desiderato sopra ogni cosa baciarglieli.
Federica continuò ad accarezzarlo, poi lo fece entrare in camera e sedere sul letto accanto a lei: nel rivedere la camera piena di scarpe, vestiti gettati all’aria e calze, sentì una vertigine che gli fece girare il capo.
“Sono stata proprio cattiva ieri sera, scusami tesoro mio!”, disse, accarezzandolo ed eseguendo un dolce massaggio sulla schiena. Nella sua voce c’era un sincero pentimento, e questo fece emozionare anche il ragazzo.
Federica lo portò in bagno, dove medicò le sue ferite e i vari graffi, nonostante egli si fosse inizialmente opposto perché, disse, non voleva essere “servito” dalla sua padroncina!
Ad un tratto, mentre erano davanti allo specchio, Federica reclinò dolcemente il capo sulla sua spalla: nel sentire i morbidi capelli di lei scendere sulla sua schiena, e le soffici e calde guance toccare la sua spalla, improvvisamente si decontrasse e si abbandonò a quel raro momento di tenerezza.
Li sorprese la madre, meravigliata, che prontamente Matteo salutò. Martina lo guardò con occhio indagatore e quando rimase da solo in bagno la sentì rimproverare la figlia per averlo ridotto in quelle condizioni, per averla svegliata durante la notte e per essere tornata a casa in quello stato.
“Si trattano così i tuoi amichetti?”, disse, mentre passava scalpitando sul corridoio: c’era un sottile velo di ironia in quella frase, visto che Matteo era un “amichetto” un po’ particolare.
Alla fine Federica chiese a Martina di riportare il poveraccio a casa in macchin. La madre assentì, ma Federica disse che prima intendeva portarlo a fare la spesa con lei.
Matteo si sentì veramente in imbarazzo, per mostrarsi in quello stato davanti alla madre di lei, la quale ogni tanto lo guardava con i suoi splendidi occhi e lo interpellava con la sua voce calda e le sue labbra sensuali
“Piccolo, ti fa ancora male la schiena? L’ho detto a mia figlia che deve essere meno aggressiva!”
“No, Martina, non ti preoccupare, non è nulla…”
Nelle domande di Martina si intravedeva allo stesso tempo l’incomprensione per la sua condizione di schiavo, una fine derisione umiliante e anche una sottilissima soddisfazione che la sua vanità femminile provocava. Lui continuava a guardare come imbambolato le mani che dolcemente e scioltamente scivolavano sul cambio, ma l’eccitazione che inevitabilmente sorgeva veniva soffocata immediatamente dai dolori ai testicoli.
Si fermarono a fare la spesa.
“Tesoro, tu puoi rimanere in macchina se vuoi!”, disse la ragazza, sapendo che in questo modo la avrebbe senza esitazione accompagnata.
Matteo portò per lei il cestino, la seguì docilmente lungo gli scaffali assecondando ogni sua esigenza
I movimenti della donna, che forse aveva notato lo sguardo del ragazzo dietro di lei, si fecero volutamente più sensuali.
Alla fine Matteo si offrì di pagare lui, al che la donna simulò un rifiuto di cortesia:
“No, guarda che mi arrabbio, hai già pagato tu tutte le altre colte”,, disse lasciandosi scappare una risatina e quindi lo ringraziò: “Grazie, cucciolo!”.
Quando lo lasciò a casa, al momento di salutarlo gli fece una sensuale carezza sulla spalla: quel gesto, unito all’intenso odore di pelle e di creme emanato dalla donna, di nuovo fece eccitare il giovane, ma le intense fitte di dolore di nuovo repressero quell’istinto. Lo salutò, con quello sguardo rilassato e quel sorrisino ironico con cui era solita fissarlo.
Se ne andò intenerito, emozionato e frustrato ad un tempo.
Ancora non sapeva che la padrona aveva in serbo per lui una sorpresa molto piacevole.

(continua)
 
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view post Posted on 29/12/2023, 12:43     +1   +1   -1
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Terza e ultima parte

Federica comunicò a Matteo, ormai il suo schiavo, che di lì a poco avrebbe dovuto seguirla assieme al suo ragazzo in una vacanza al mare di una settimana. Ovviamente sarebbe stato a sua completa disposizione per tutto il tempo.
Dopo una prima fase di sgomento, Matteo accettò, non conscio di ciò che lo avrebbe aspettato.
Avevano preso un appartamento non distante dalla spiaggia e sin da subito al ragazzo erano state completamente affidate le mansioni domestiche: mentre la padroncina era a divertirsi in spiaggia con Diego, Matteo era costretto ad occuparsi delle pulizie, di cucinare, di fare la spesa, di lavare i panni, oltre che ad avere una speciale cura per le scarpe della sua padrona. Ogni volta che tornavano dalla spiaggia, finalmente poteva occuparsi di lei, del suo corpo e soprattutto dei suoi piedini.
Benchè inizialmente Diego fosse infastidito della presenza di Matteo, in seguito si abituò all’idea che la sua ragazza avesse uno schiavo personale. Lui non interferiva mai nei rapporti fra i due, e al massimo si divertiva a schernire il povero Matteo, che non poteva far altro che subire: ciò faceva divertire anche Federica, che assieme al suo ragazzo lo vessava ed umiliava verbalmente. Oltretutto Federica era solita schiaffeggiare e prendere a calci lo schiavo, spesso per puro divertimento.
Già dopo il primo giorno, a Matteo fu ordinato di stare nudo in casa e di camminare a quattro zampe e , per aumentare ulteriormente l’umiliazione, quando la padrona era in casa gli applicava un guinzaglio.
Una umiliazione particolarmente cocente per lo schiavo fu quella di dovere sistematicamente togliere con la lingua la sabbia dai piedi della sua padrona ogni volta che rientrava dalla spiaggia: all’inizio, causa l’evidente difficoltà manifestata dal povero ragazzo, la padrona gli concesse di non ingoiare la sabbia, ma di potersi sciacquare la bocca dentro una bacinella deposta ai suoi piedi; ma in seguito dovette imparare ad ingoiare la sabbia.
“Pulisci bene, tesoro, forza, ihihihi”, diceva, agitando le dita dei piedini. “Dai, che questo è il tuo pranzo, ahahahah”, lo incalzava mentre lo schiavo assaporava il gusto di quei bellissimi piedi bruniti dal sole, che sapevano di salsedine, crema, con un retrogusto amarognolo, e che emanavano un piacevole calore. Poi Federica sollevava la pianta del piede e controllava che fosse ben pulita: se fosse rimasto anche un granello di sabbia, lo avrebbe colpito con uno schiaffo.
Un giorno arrivò un ordine che lasciò Mateo perplesso e contrariato:
“Bravo cicci, ora lecca anche le sue scarpe!”, disse Federica, indicando le ciabatte di Diego.
Vinta la riluttanza di Matteo con un gran ceffone sulla bocca, lo schiavo si accinse a leccarle, mentre Diego rideva, lo copriva di vessazioni e, incitato dalla sua ragazza, lo colpiva con dei calci: “Colpiscilo sulle palle, ahahaha”, e così fu, mentre il ragazzo mugolava dal dolore, cercando di continuare a leccare le scarpe.
I primi giorni Diego era rimasto passivo, ma ora si era fatto trascinare da Federica nei suoi giochi perversi. D’altra parte, Matteo si riempiva di tristezza e frustrazione quando, nello svolgere i suoi compiti, i due amoreggiavano sul divano. Federica l’aveva notato, e per accrescere la sofferenza dello schiavetto talvolta gli ordinava di accucciarsi ai loro piedi e di osservarli mentre si baciavano e lei lo colpiva con dei calcetti o lo provocava con delle carezze. Ogni tanto Diego era vinto dalla gelosia (soprattutto quando la padrona ordinava allo schiavo di massaggiarla sui glutei o sulle parti intime) e colpiva Matteo con pugni e calci, che doveva ricevere senza nemmeno difendersi, mentre Federica osservava divertita e rideva, almeno fin quando Diego non avesse esagerato, in qual caso lo avrebbe fatto calmare. Anche perché, essendo Matteo sempre nudo, ogni sua eccitazione era sotto gli occhi sia di Federica che di Diego.
La schiavitù verso la bella Federica diventava ogni giorno più difficile da portare avanti.
Quando i due facevano sesso, Matteo poteva facilmente udire, dalla camera accanto, i mugolii di piacere della sua padrona e la foga da cui si faceva prendere il ragazzo.
Alla fine Federica riuscì a convincere Diego ad assecondarla nelle degradazioni che avrebbe inflitto nei giorni successivi al suo schiavetto: dopo tutto, nessuno dei due aveva pudore nel fare qualsivoglia azione davanti agli occhi dello schiavo, ormai ridotto alla stregua di un animale domestico. Così Federica iniziò col masturbare Diego davanti agli occhi di Matteo, che doveva assistere accucciato a poca distanza da quel membro grosso e pulsante.
“Mmmm, guarda che bel cazzo che ha il mio amore, altro che quel cosino là in mezzo”, disse Fede, premendo col piede sui testicoli dello schiavo.
“Ti piacerebbe che lo facessi anche a te, vero? Guarda che belle manine che ho, ihihihi…”, diceva, mentre Diego emette va dei gemiti di piacere sempre più forti per far arrovellare ulteriormente lo schiavo.
Quando Federica capì che Diego stava per venire, prese la testa dello schiavo e la avvicinò di forza al suo pene, mentre lui cercava con tutte le forze di allontanarsi e implorava pietà. Diego venne copiosamente sul viso dello schiavo, che serrò d’istinto la bocca e gli occhi, mentre la ragazza scoppiò in una fragorosa risata.
“Guarda che schifoso, si eccita anche con questo! Che lurido verme..”, disse Diego, quasi disgustato, allontanandolo con il piede. Poi Federica raccolse lo sperma con la mano, e costrinse lo schiavo, riluttante, ad ingoiarlo.
“Dai tesoro, non fare i complimenti, lecca, avanti! AVANTI!”, urlò la padrona, colpendolo con un ceffone.
Diego, sempre più disgustato, si rivolse alla ragazza: “Dai amore, ti prego, ma che schifo!”, al che lei rispose con una risata e uno sguardo ammiccante: morale della favola, lo schiavo fu costretto ad ingoiare lo sperma dal sapore acre e salato del ragazzo.
Poi Federica gli sussurrò all’orecchio: “Abituati tesoro, ti farò diventare una vera troia, ahahahah”.

Il resto della serata lo trascorsero a guardare la tv sul divano, con i piedi poggiati su un basso tavolino, con a poca distanza la faccia dello schiavo, costretto a stare immobile ad annusare le estremità dei suoi padroni. Di tanto in tanto matteo riceveva calci da entrambi, che si divertivano a schernirlo:
“Beccati tutta la puzza! Senti che profumino? Annusa più forte, ahahahaha”.
Passò così più di un’ora. Poi i due si recarono in camera da letto, e stavolta dovette seguirli anche Matteo, che fu fatto inginocchiare al lato del letto.
Dopo essersi spogliati, lei mise a Diego il preservativo, si mise a gambe divaricate e lui iniziò a penetrarla furiosamente.
Matteo dovette assistere impassibile al rapporto sessuale, mentre il ragazzo si rivolgeva lui dicendo: “Guarda come me la sbatto, tu col cazzo che la vedrai mai!”.
Quando il rapporto terminò e i due erano esausti, continuarono a coccolarsi per un po’, finchè alla fine lei tolse il preservativo dal membro del suo compagno, e, assunta un’aria beffarda, guardò Matteo (che già temeva per la sua triste sorte), si avvicinò a lui carponi e fece dondolare il preservativo davanti alla sua faccia.
“Guarda che bello! Adesso te lo faccio assaggiare anche a te, guarda come sono gentile, ihihihi”, disse, infilando il preservativo nella sua bocca.
“Senti il sapore della mia fichetta, tesoro, ti piace, eh, succhia bene tutto!”, disse, mentre lo schiavo leccava avidamente gli umori della pardoncina depositati sul profilattico.
“Succhia troia, dai, più forte!”.
Alla fine Federica rigirò il profilattico, lo spremette nella bocca spalancata di Matteo, che ricevette una colata di sperma denso e maleodorante. Matteo ebbe conati di vomito, ma alla fine inghiottì con uno sforzo estremo.
“Buono, non è vero? Che sapore ha, tesoro?”
“Buono, padrona”, drispose Matteo disperato, mentre Federica rideva divertita.

Altre innumerevoli volte nel corso della vacanza dovette ingoiare lo sperma frutto del piacere dei due.
Alle volte Federica, dopo aver praticato fellatio al proprio compagno, sputava lo sperma succhiato, direttamente nella bocca dello schiavo. Un’altra volta eseguì un footjob a Diego e, dopo che questi aveva inondato del suo sperma i delicati e splendidi piedini, costrinse lo schiavo a ripulirli, dal dorso fino alle suole.
L’umiliazione raggiunse le stelle quando, dopo aver praticato un rapporto sessuale con Diego, Federica si fece ripulire la passera e l’ano colanti di sperma.
Matteo sentiva che quanto più l’umiliazione e la vergogna crescevano, tanto più aumentava la sua eccitazione: non avrebbe potuto più fare a meno di servire la sua padrona, qualsiasi cosa essa avesse voluto. Perché ormai era un oggetto nelle sue mani.

FINE
 
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