Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

Pony Play, femdom, pony play, giochi di ruolo, bdsm, fetish

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view post Posted on 1/2/2024, 12:24     +1   -1
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T.P.E.
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Racconto trovato sull web, tratto dal sito / blog di Susanna Guerriero, autore anonimo o comunque non imprecisato
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Alberto stava dialogando, da qualche tempo, su internet con una signora che abitava non lontano dalla sua città, ed era colpito dalla sua voglia d’esibizionismo.
Era molto eccitato e stava morendo dalla voglia di conoscerla, perché le chiacchiere avevano messo in luce dei suoi hobby particolari, per lui “divertenti”, come quello di questo periodo, in cui sentiva il bisogno di realizzare un sogno.
Quello di cavalcare un uomo come un pony, su due piedi, ma purtroppo aveva a sua disposizione solo una persona troppo debole, per soddisfare il suo capriccio!
Alberto che era invece in forma, alto 1 metro e 80, con un peso di 90 Kg e 50 anni, pensava di poter ricambiare la voglia della signora, farla divertire servendo da pony.
Era incuriosito dall’idea, non l’aveva mai fatto, ma nonostante alcune remore, con una telefonata, si metteva a disposizione.
Lei si dimostrò entusiasta, affermando che era un’esperta cavallerizza.
Possedeva un vero cavallo, che cavalcava regolarmente nel parco della sua villa, e passò a descrivere l’attrezzatura di cui disponeva.
Oltre ai soliti equipaggiamenti di cui dispone un appassionato d’equitazione, aveva fatto modificare una sella, adattandola per essere sistemata sulle spalle di un essere umano e che l’aveva collaudata!
Alberto, provando un attimo di timore, chiese delucidazioni.
“Dove? Con chi? Con un manichino?”
“Naturalmente sul mio servo, che è crollato al suolo dopo qualche passo. In ogni caso, se sei interessato, domani puoi venirmi a trovare. Una volta che sei bardato da cavallo, facciamo una stupenda passeggiata
nel parco, seguiti da quel cane del mio servo, a quattro zampe.”
Alberto era di nuovo perplesso, ma Lei lo rassicurava e incoraggiava.
“C’è sempre una prima volta per tutto. Non preoccuparti, ci penso io guidarti lungo i vialetti del parco.
Sei un tipo forte, da come dici. Portarmi non dovrebbe essere un problema, inoltre dispongo d’alcuni attrezzi per sollecitarti, negli eventuali momenti di flessione. Servimi bene, e potrai anche assaporare il mio nettare, direttamente dal sesso, con quel cornuto ad assistere, è una promessa, ma voglio cavalcare a lungo. Fermati prima, e non ci sarà sesso.”
Alberto era eccitato e assicurò la sua presenza per l’indomani.
Alberto si era vestito con un paio di vecchi jeans sbiaditi e una t-shirt, ma non aveva per niente freddo, benché fosse appena iniziata la primavera.
Una volta varcata l’entrata principale della villa, aperta al suo arrivo, e percorso il vicolo sulla destra e si era incamminato sul retro, fermandosi, a debita distanza, di fronte ad una porta secondaria, come Lei aveva ordinato.
Dopo 25 minuti nessuno era ancora venuto ad accoglierlo, e Alberto cominciava pensare ad una probabile presa in giro.
Aveva ormai i piedi, e non solo, freddi, quando si decise ad avvicinarsi alla porta. Avvicinandosi rimase sorpreso nel vedere, attraverso i vetri, la Signora che, seduta sulla schiena di un uomo, si fumava una sigaretta e gli faceva segno d’entrare.
“Lady Lucrezia?”
“Certamente, ma da adesso non devi più parlare! I cavalli non parlano!”
Alberto aveva subito notato che era una donna veramente stupenda.
Era vestita da autentica cavallerizza, con stivali di cuoio neri e alti, e un cappello spagnolo sulla testa.
Appena si è alzata ha indicato al servo di aiutarla ad indossare una corta pelliccia, e di prendere dei guanti per le sue mani.
Alberto ha subito immaginato che anche l’attesa facesse parte del gioco, per aiutare la sua mente ad entrare nel ruolo.
Era un tipo forte, deciso, e con un semplice gesto della mano ha indicato al servo l’attrezzatura per iniziare a bardarmi.
Ha preso un morso con briglie e redini, e lo ha assicurato nella bocca, legandolo strettamente alla parte posteriore della testa.
Alberto sentiva per la prima volta com’era scomodo, premendo nella parte posteriore della bocca, ed era così stretto che, oltre far male, non permetteva più di parlare, ma al massimo di emettere a malapena dei suoni.
Lady Lucrezia aveva legato le redini ad un anello nel muro, e Alberto si era reso conto che ora non poteva più tirarsi indietro.
Gridare era impossibile, ed anche se potesse urlare, non c’era nessuno lì vicino.
La Signora ha ordinato quindi di collocare la sella, che lo schiavo ha assicurato con delle cinghie sopra le spalle, sulla cassa toracica, e per obbligare la bestia a tenere il busto arcuato verso il terreno, vincolata ad una cintura in vita.
Le cinghie erano strette attorno al suo corpo in modo di permettere alla cavallerizza di sedersi quasi parallela al terreno, obbligando l’animale a tenere le braccia davanti alle staffe, e il suo collo piegato in avanti.
Questo ultimo accorgimento era stato predisposto perché il cavallo sentisse gli ordini trasmessi tramite le redini, e in maniera cruenta.
Il morso tenuto sempre in tiro dalla Padrona l’avrebbe obbligato ad alzare la testa, per guardare avanti, e questo gli avrebbe lacerato gli angoli della bocca.
Alberto stava cominciando a domandarsi se era stata una buon’idea, ma non aveva tempo per pensare, che due alette di cuoio erano fissate ai lati della testa, e così coprire ai suoi occhi la visuale attorno a lui.
Ormai poteva vedere soltanto davanti, ed in quel momento un muro.
Lady Lucrezia si era accomodata su una poltroncina, mentre lo schiavo prendeva una coppia di speroni, ed era bene che Alberto non poteva vederli, perché avevano rotelle acuminate e taglienti, che solo a guardarli, sentivi il dolore che avrebbero inflitto. Finito di fissare gli speroni agli stivali, la cavallerizza ha impugnato un frustino di cuoio da cavallerizza e lo ha fatto sibilare un paio di volte nell’aria, vicino alle orecchie dell’animale, come un segnale d’inizio.
Lady Lucrezia ha impugnato le redini, che il suo servo aveva sciolto e le porgeva.
Ha preso posizione vicino a Alberto, e facendo un passo sulla schiena dello schiavo a carponi, posizionato a fianco della montatura, ora poteva salire facilmente in sella.
Ha messo il suo piede nella staffa e con un leggero salto è in sella, ponendo l’altro piede nella staffa che stava pendendo dalla sella e si è sistemata comodamente, provando le redini, incurante della fatica che l’animale faceva per supportarla.
Una volta accertato che le cinghie erano tutte a posto, ha colpito con il frustino il sedere della sua cavalcatura.
“Vai!”
Alberto ha iniziato a camminare a rilento e, non sentendo successivi ordini, pensò che dopo di tutto fosse abbastanza facile.
La signora non era per niente pesante, e stava facendo una passeggiata piacevole.
Carponi, come un cane, seguiva il suo “amico”.
Lady Lucrezia, invece, stava soltanto valutando l’andatura, l’equilibrio e le possibilità del suo pony, ed era la cosa migliore.
Abituava l’animale piano, piano, senza fargli presagire che era un’amazzone tutto altro che gentile, anzi il contrario.
Tirava dolcemente le redini, i colpi di frustino erano rari e senza tanta energia, gli speroni sembravano due oggetti coreografici.
Raggiunta una leggera salita, che sembrava preoccupare la cavalcatura, l’amazzone gli toglieva tutti i dubbi con due decisi colpi di tallone e chiaramente di sperone nei fianchi, in repentina sequenza, accompagnati da un selvaggio incitamento.
“Yiiieeehaaa!”
L’incitamento a proseguire ed aumentare notevolmente l’andatura, era reso più convincente dai colpi di frustino che cadevano sulla schiena ad intervalli regolari.
Più la passeggiata proseguiva, e più Lady Lucrezia cavalcava in maniera decisa, sempre più era il dolore.
La schiena della cavalcatura era un’unica chiazza rossa, i fianchi erano lacerati dalle rotelle taglienti, e sembrava che da un momento all’altro potesse ucciderlo.
In ogni caso, questo non l’interessava, Alberto per lei era solo una bestia.
Ma nel contempo, come tutti gli esseri inferiori, l’animale sapeva che la sua vita era al servizio della Padrona, e faceva sempre tutto il possibile per aumentare l’andatura e di conseguenza la sua gioia.
 
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