Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

Le guardiane del tempo

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view post Posted on 22/2/2024, 17:29     +3   +1   -1

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LE GUARDIANE DEL TEMPO

Primo episodio
Il giovane camminava curioso per le strade di Parigi. I suoi abiti denotavano poverta’ ma allo stesso tempo dignita’. I suoi capelli castani erano coperti da uno strano cappello e aveva il volto rasato sul quale spiccava un paio di baffi piuttosto folti. L’altezza era leggermente piu' alta della media e la corporatura sembrava agile e scattante. Complessivamente, si sarebbe potuto considerare un uomo abbastanza attraente, malgrado gli abiti non lo valorizzassero in pieno. Si guardo’ intorno pensando a quanto fosse bella questa citta’. Bella quasi quanto Londra ma forse poteva considerarla piu’ luminosa e piu’ viva. Il suo sguardo si soffermo’ poi sulle numerose belle donne che passeggiavano per la strada nonostante il freddo di quel gennaio del 1889, forse attirate da una bella giornata di sole dopo tanta pioggia. Sole che riscaldava poco ma che almeno illuminava. I suoi occhi si soffermarono poi su una brasserie. Senti’ lo stomaco borbottare e penso’ che quello avrebbe potuto essere il luogo ideale dove consumare per pochi soldi un piatto caldo accompagnato da una bella birra. Mise le mani in tasca traendone qualche spicciolo e guardandoli con aria quasi disperata. I soldi stavano per terminare e sarebbe potuto andare avanti al massimo per tre o quattro giorni. Per fortuna, aveva pagato in anticipo fino alla fine del mese la misera locanda che lo ospitava e almeno un tetto per dormire ce l’aveva ancora per diversi giorni. Rimugino’ sulla sua situazione. Come fare? Avrebbe dovuto cercarsi un lavoro ma aveva il problema di questa maledetta lingua che parlava poco e capiva ancora meno. E pensare che il suo datore di lavoro gli doveva la paga di una settimana ma non aveva fatto in tempo a passare da lui per ritirarla. Bah, inutile pensarci adesso a tutti quei chilometri di distanza. Si aggiusto’ la sua mantella ed entro’ nella brasserie. Un omone calvo e mal rasato, con un tovagliolo bianco che gli pendeva dalla spalla destra lo guardo’ e sorrise
“ Bonjour jeune homme. Volez vous quelque chose de chaud à manger?”
Il giovane lo guardo’ smarrito. Capi’ che lo aveva salutato ma per il resto cio’ che aveva appena detto era buio pesto per lui
“ Io….. Io straniero. Come si dice?”
“ Etranger”
“ Esatto. Sono étranger. Non parlo francese. Io inglese. Conosci l’Inghilterra amico? L’impero britannico, la piu’ grande potenza del mondo” L’omone gli mise una mano sulla spalla
“ Oui, oui, l’Angleterre. Bien, mon ami, que voulez vous?” Il giovane sorrise. Questa volta aveva capito. Si guardo’ intorno e poi indico’ una minestra calda che un cameriere stava portando ad un altro avventore. Il proprietario della brasserie a sua volta gli indico’ un tavolino libero e il giovane si mise seduto
“ Ah, una birra, mi raccomando” Il colosso calvo lo guardo’ ammiccando un sorriso. Strano questo tipo. Quanti anni avra’ potuto avere? Una trentina, forse. Strano abbigliamento e strano cappello. Ma come diavolo si vestivano oltre Manica? E soprattutto, cosa ci faceva un inglese da quelle parti? Oh si, ce n’erano tanti di inglesi a Parigi ma si trattava soprattutto di artisti e quello l’aria dell’artista non ce l’aveva proprio. E se fosse stato una spia? Bah, gli inglesi ormai erano diventati amici e i nemici erano quei bastardi prussiani che trent’anni prima lui stesso aveva combattuto. E quella sconfitta a Sedan ancora gli pesava. Avevano perso l’Alsazia e lui aveva dei parenti da quelle parti che adesso erano diventati prussiani e quindi nemici. Oh, al diavolo la politica. Lui era un oste e doveva servire quel giovane dai modi gentili.

Il giovane inglese usci’ dalla brasserie soddisfatto. La minestra era buona e l’aveva riscaldato notevolmente e il pollo addirittura squisito. Certo, la birra non aveva niente a che vedere con quelle alle quali lui era abituato nelle bettole di Londra ma non si poteva aver tutto dalla vita. E adesso era di nuovo a gironzolare per le vie di Parigi con il suo problema piu’ grosso: rimediare al piu’ presto un lavoro e guadagnare qualcosa per tirare avanti per qualche mese prima di tornare a Londra. Ma c’era un altro problema. Quella voglia…….Quella voglia che non si era affatto spenta e che doveva assolutamente appagare. Ma come? Beh, anche Parigi era piena di prostitute adatte ai suoi scopi. E quel bisogno era ancora maggiore di quello di trovarsi un lavoro.
 
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view post Posted on 26/2/2024, 14:38     +1   +1   -1

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Secondo episodio

Faceva freddo. L’inglese si strinse sulle spalle e poi afferro’ il suo orologio dal taschino della giacca. Erano le dieci di sera trascorse da alcuni minuti. Si incammino’ lentamente verso il quartiere delle prostitute affiancato dalla luce tremolante dei lampioni. Osservo’ quella citta’ a lui sconosciuta e si rese conto che adesso, di notte, era completamente diversa da quella che aveva ammirato le mattine precedenti. Era sparita la bellezza, la gioiosa apparente spensieratezza di una citta’ che in quel momento era buia e tetra. Una carrozza lo supero’ alzando una nuvola di polvere che lo costrinse a scansarsi per non respirarla. Continuo’ a camminare di buon passo. Le strade erano completamente deserte e questo lo mise di buon umore invece che avvilirlo. Forse era perche’ sapeva che stava per sfogarsi. Forse. Se avesse trovato quella adatta a lui.
Finalmente, giunse nel quartiere delle prostitute. Si era informato nei giorni precedenti per sapere dove si trovassero le donnine allegre e, malgrado la sua scarsissima conoscenza della citta’, non era stato complicato trovare la zona giusta. Si guardo’ intorno. Ce ne erano due appoggiate sul muro all’imbocco di una viuzza. No, non andava bene. Ne voleva una sola. Si addentro’ nel vicolo mentre le due prostitute gli lanciavano frasi che sarebbero dovute essere di richiamo. Forse, visto che quella strana lingua continuava ad essere qualcosa del tutto inspiegabile per lui. Si guardo’ intorno di nuovo e vide quella che lui cercava. Non era bella ed era intorno ai quarant’anni ma per lui andava benissimo. Era pesantemente truccata e sorrideva. Un sorriso sguaiato. Si avvicino’ e la donna lo prese per la mano accarezzandolo
“ Ehi beau jeune homme, voulez vous passer le temps dans le paradis?” Non capiva cosa diceva. Non sapeva che gli stava dicendo che se fosse andata con lei gli avrebbe fatto trascorrere del tempo in paradiso ma sapeva di certo che stava cercando di accalappiarlo. Era il suo lavoro, d’altronde. Pero’ quella mano che lo toccava gli faceva schifo. Glie la sposto’ e poi fu lui ad afferrarle un braccio
“ Andiamo” le disse. La donna lo segui’ per un istante e lui sorrise. Avrebbe dovuto far tutto in strada, a meno che lei non gli avesse detto che poteva portarlo a casa sua. Avranno pure una casa queste puttane di Parigi? Il problema era sempre quello di capirsi. La donna pero’ si blocco’ dopo pochi metri
“ Tout d’abord, vous me donnez l’argent” Voleva prima i soldi ma l’uomo non riusciva a comprenderla e si chiese perche’ mai si fosse fermata. Non poteva dialogare. Maledetti francesi e maledetta lingua. Continuo’ a prenderla per un braccio e la donna senti’ che qualcosa non andava. Non si fidava di quello straniero e dalla sua bocca usci’ un urlo. Subito altre prostitute si avvicinarono al luogo dove le urla provenivano. E insieme a loro un paio di uomini armati di coltello e malintenzionati. Erano i protettori e uno dei due era proprio quello della puttana in questione
“ Tutto bene Marie?” chiese alla prostituta
“ Questo stronzo non vuole darmi i soldi e mi sta facendo male. Mi stringe il braccio” Il protettore si avvicino’ all’inglese che, da parte sua, non riusciva a capire nulla del dialogo tra i due ma sapeva che per lui si stava mettendo male. Non era un tipo grosso e forse avrebbe anche potuto sopraffarlo ma non era da solo e aveva un coltello in mano. La sua mano scivolo’ nella tasca per sentire il rassicurante gelo della lama del suo coltello. Era indeciso se tirarla fuori. Quelli erano in due, senza contare le prostitute e la possibilita’ che ne venissero fuori altri. Doveva cercare una mediazione
“ Ehi, calmati amico” Tiro’ fuori i pochi spiccioli che aveva in tasca ma il protettore lo afferro’ per il bavero del cappotto
“ Ora tu te ne vai immediatamente se non vuoi finire con una coltellata al cuore. Mi sono spiegato?” No, non si era spiegato ma certi linguaggi del corpo sembravano essere universali. Il tono poi faceva il resto. L’inglese provo’ a parlare nuovamente ma erano parole gettate al vento e il protettore lo colpi’ con un pugno allo stomaco prima e con un violento diretto al mento poi. Non era un colosso ma picchiava bene e l’inglese precipito’ a terra mentre un rivolo di sangue gli usci’ dal labbro rotto. Il protettore fece poi brillare la lama del coltello alla fioca luce. L’inglese non poteva sapere se voleva solo minacciarlo oppure colpirlo ma sapeva di certo che non poteva correre il rischio di scoprirlo. Si rialzo’ e si guardo’ intorno. Avrebbe potuto tirare fuori il suo coltello e difendersi ma non voleva rischiare. Ci penso’ solo un attimo e poi fece uno scatto cominciando a correre. Meglio scappare da quel luogo. Ripercorse di corsa il vicolo e, senza riprendere fiato, si ritrovo’ ben presto fuori da quel luogo dove stava rischiando grosso. Si volto’ indietro e noto’ che nessuno l’aveva inseguito e tiro’ un sospiro di sollievo, Maledetta puttana! E maledetto quell’energumeno che lo aveva picchiato. Avrebbe dovuto reagire e una rabbia indicibile gli monto’ dentro. Dovette appoggiarsi addosso a un lampione per far sbollire quella rabbia. Il suo respiro si era fatto affannoso e sentiva la testa girargli, un po’ per lo sforzo della corsa e un po’ per non essersi sfogato. Quel desiderio... Lo sentiva dentro di sé, mentre gli saliva per tutto il corpo e le mani iniziarono a tremargli. Doveva calmarsi. Passarono oltre cinque minuti prima che il suo respiro tornasse ad essere normale. Quella sera era andata male e non era riuscito a sfogarsi ma sapeva che l’indomani sarebbe andata diversamente. Per il momento, era meglio andare a farsi una dormita.
 
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view post Posted on 28/2/2024, 17:22     +1   +1   -1

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Terzo episodio

Parigi di mattina era una citta’ piena di vita e Genevieve Boisson non avrebbe rinunciato per nulla al mondo alla sua passeggiata quotidiana. Quella mattina aveva deciso di spingersi un po’ piu’ lontano del solito, approfittando della bella giornata di sole che anche quel giorno sembrava riempire e illuminare la citta’. Penso’ che sarebbe stato bello passeggiare fino a Montmartre. Perche’ no? Non era proprio vicinissimo e avrebbe dovuto camminare per oltre mezz’ora ma una camminata le poteva solo che far bene. Decise quindi per Montmartre.
Era bella Genevieve. Era bella e giovane e sapeva che molti sguardi maschili si sarebbero posati su di lei. Lo sapeva ma non le dava fastidio. Oh si, quegli sguardi di concupiscenza avrebbero dovuto infastidirla ma a lei piacevano e un po’ si vergognava di questa sensazione. Scaccio’ quei pensieri e, prima di avviarsi verso Montmartre, sorridendo si avvicino’ ad una carrozza che era ferma accanto alla cancellata della villa di suo padre. L’uomo che la guidava si affianco’ alla bella giovane
“ Volete che vi aiuti a montare sulla carrozza, mademoiselle?”
“ No Philippe. Preferisco camminare. E’ una bella giornata di sole e voglio sfruttarla”
“ Avete perfettamente ragione, mademoiselle”
“ Bene, Philippe. Tu comunque seguimi per favore. Ho deciso che andro’ a Montmartre e forse al ritorno potrei essere stanca e aver bisogno della carrozza” L’uomo fece un cenno col capo e sorrise alla ragazza
“ Come volete, mademoiselle Genevieve. Ad ogni modo, copritevi bene. C’e’ il sole ma fa freddo”
“ Grazie Philippe, ne terro’ conto” La ragazza inizio’ a camminare in direzione di Montmartre. Le piaceva quel quartiere anche se era un po’ fuori mano rispetto alla sua abitazione. Da qualche anno sembrava essere diventato il luogo preferito degli artisti di tutta Europa e a lei l’arte piaceva tantissimo, in particolar modo la pittura. Oh, quanto le sarebbe piaciuto posare per un pittore ed essere la sua musa. Se suo padre avesse saputo di questa sua voglia segreta, l’avrebbe sicuramente messa in punizione e lei non aveva nessuna intenzione di essere punita. Questo desiderio doveva quindi rimanere dentro di lei, al segreto come tante altre sensazioni che quella giovane dama francese possedeva. Continuo’ a camminare di buona lena incurante del freddo pungente, chiusa nel suo cappotto color glicine sotto il quale sporgeva la parte finale del suo abitino lilla. Accidenti all’inverno. Quanto era piu’ bella l’estate quando poteva mettere in mostra i suoi abitini all’ultima moda e attirare cosi’ ancor di piu’ l’attenzione dei gentiluomini, attenzione che comunque non scarseggiava affatto nemmeno quando era, come in questo momento, completamente coperta. Oh, ma cosa andava pensando. Lei aveva Jean Luc e quei pensieri erano disdicevoli. Decisamente disdicevoli.
Altri pensieri si incunearono intanto nella graziosa testolina della fanciulla. Terminata la passeggiata infatti, si sarebbe dovuta immergere negli studi prima che arrivasse il suo istitutore. Non voleva farsi trovare impreparata ma aveva gia’ ripassato qualcosa prima di scendere e le sarebbe bastata un’ora di ulteriore ripasso per essere pronta. I suoi genitori ci tenevano particolarmente allo studio e lei non voleva affatto deluderli. E del resto, una giovane dama moderna come lei doveva essere istruita.
Genevieve continuo’ a camminare allegramente, fermandosi ogni tanto per assistere alle situazioni piu’ disparate che la sua citta’ le offriva e sempre seguita come un’ombra dal fido Philippe. E finalmente si trovo’ in vista di Montmartre. Gli occhi di Genevieve si riempirono di allegria nel vedere questo quartiere cosi’ pulsante di vita che trasudava arte e cultura in ogni angolo e non poteva certo accorgersi che dietro di lei una donna la stava seguendo fin da quando era uscita da casa. Era una donna vestita modestamente, con un gonnellino ampio e nero e un fazzoletto che le copriva i capelli neri e fluenti. Il suo sguardo era posato verso il basso, quasi per non farsi notare ma la sua altezza, decisamente superiore al normale tanto da renderla addirittura statuaria, rendeva complicato questo suo desiderio e molte persone, uomini e donne si giravano ad osservare quell’altissima donna vestita da contadina. Il suo volto era appena visibile ma chi si fosse avvicinato tanto da poterla osservare in volto avrebbe notato che si trattava di una donna giovane e molto bella, anche se di una bellezza sicuramente diversa rispetto a quelle delle fanciulle parigine. Cosi’ come diverso era il suo incedere quasi marziale che doveva limitare per non superare la ragazza che doveva osservare. Era quello il suo compito e non poteva perdere di vista Genevieve nemmeno per un secondo.

Il giovane inglese intanto, stava ripensando agli avvenimenti della sera precedente. Se l’era vista davvero brutta. Quel tipo aveva un coltello in mano e non ci avrebbe pensato due volte prima di ficcarglielo in pancia e doveva ritenersi fortunato di essersela cavata soltanto con due pugni. Ma non era finita qui. Non per lui, almeno. Se pensava a quello che era accaduto, la rabbia gli montava ancora enorme e doveva faticare per reprimerla. Non era tanto per la vendetta, anche se avrebbe voluto avere adesso sotto le sue mani quel bastardo e fargli sputare sangue, ma per quel suo desiderio che era rimasto inespresso e lui aveva assolutamente bisogno di appagare quella sua voglia. E quel bisogno era quasi fisico.
E poi c’era il problema di come muoversi in quella maledetta citta’. Aveva camminato parecchio quella mattina e aveva perso completamente l’orientamento, senza sapere quindi che si trovava a Montmartre. Per lui era soltanto un quartiere brulicante di persone. Si appoggio’ a un muro mettendosi ad osservarne alcuni dei numerosi passanti. Quella ragazza, ad esempio. Quanto era bella! Era giovanissima e non avrebbe dovuto avere piu’ di diciotto anni. Ne ammiro’ il collo bianco, l’unica parte del suo corpo insieme al volto esposta al freddo pungente della giornata e qualcosa si mosse dentro di lui. E se invece di una prostituta fosse stata una giovane e bella fanciulla? Perche’ no? C’erano tanti motivi per preferire una prostituta ma quella giovane… Era alta e i suoi capelli biondi erano ricci e le uscivano dal cappello in tinta col cappotto. E sicuramente si trattava di una ragazza ricca o almeno benestante, almeno a guardare i suoi abiti. I suoi seni erano nascosti, ovviamente, ma lui se li immagino’ turgidi, cosi’ come dovevano essere quelli di una ragazza di quell’eta’. Aveva un ombrellino in mano che una lieve folata di vento fece ondeggiare e stava sorridendo per quel lievissimo incidente. Era ancora piu’ bella mentre sorrideva e lui sapeva che non avrebbe mai potuto avere una ragazza del genere. Lui lo sapeva. E quella rabbia che aveva gia’ in corpo si moltiplico’. Le sue mani si chiusero a mo’ di pugno. Perche’? Perche’ era dovuto capitare proprio a lui? Dischiuse i pugni e si mise le mani in faccia e quando le tolse uno strano sorriso si era formato sul suo volto. Sapeva cosa doveva fare. Ora lo sapeva.
 
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view post Posted on 4/3/2024, 15:24     +1   +1   -1

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Quarto episodio

Genevieve Boisson aveva terminato la sua visita a Montmartre e doveva tornare indietro. I suoi genitori erano moderni e le permettevano quelle passeggiate mattutine ma sapeva che non doveva esagerare. Era pur sempre una giovane fanciulla di diciannove anni e non stava bene che camminasse da sola per le strade di Parigi. Ma i tempi stavano cambiando e lei si sentiva una ragazza moderna ma sapeva anche che c’erano certe regole che dovevano essere rispettate e lei era una brava ragazza. Anche se certe idee…… No, meglio non pensarci e pensare invece a Jean Luc. Doveva decidersi e dare una risposta a quel giovane che l’aveva chiesta in moglie. Era ancora un po’ indecisa. Oh certo, Jean Luc aveva tutto quello che una ragazza dovrebbe cercare in un uomo. Era di buona famiglia e aveva un lavoro assicurato che gli avrebbe permesso di mantenere agiatamente la sua eventuale nuova famiglia ed era anche un tipo affascinante, inutile negarlo. E forse ne era anche un po’ innamorata. Doveva riflettere ancora un po’ sui suoi sentimenti ma di sicuro i suoi genitori spingevano a favore di questo matrimonio e, tutto sommato, la cosa non le dispiaceva totalmente. Oh beh, aveva tempo per pensarci. Era ancora molto giovane e non sarebbe accaduto niente se Jean Luc avesse atteso ancora qualche altro giorno. Adesso doveva pero’ tornare a casa. Guardo’ il suo orologio e si accorse che aveva un po’ di tempo e aveva ancora voglia di passeggiare. Si avvicino’ alla carrozza guidata da Philippe che l’aveva seguita come un ombra
“ Vai pure Philippe. Io faro’ ancora quattro passi a piedi”
“ Ma mademoiselle….. Si sta facendo tardi”
“ Dai Philippe, non fare come mio padre. E’ una bella giornata. Ha piovuto per cosi’ tanti giorni e non sono mai potuta uscire. Ho ricominciato ieri”
“ Se doveste arrivare in ritardo vostro padre mi rimproverera’. Ha ordinato a me di prendersi cura di voi e io non voglio perdere il lavoro, vi prego”
“ Stai tranquillo Philippe, non ti faro’ perdere il lavoro. Camminero’ di buona lena e arrivero’ con qualche minuto di anticipo rispetto all’orario che mi ha imposto mio padre”
“ Come volete, mademoiselle. Se non vi dispiace, io vorrei seguirvi. Sarebbe ottimale che rientrassimo contemporaneamente” La giovane sorrise. Non era stato complicato convincere quel buon diavolo di Philippe. Sapeva quanto le fosse affezionato e un po’ se ne approfittava. Comincio’ quindi il breve viaggio di ritorno verso la sua bella villetta nel cuore di Parigi, seguita come un ombra dalla carrozza di Philippe.
Ma Philippe non era il solo a seguire Genevieve. Il giovane inglese non la perdeva di vista un solo istante. Aveva deciso che doveva essere lei. Lei e non una maledetta prostituta. Quelle, le prostitute, facevano parte della sua vita passata a Londra ma sentiva che doveva cambiare, doveva evolversi. Gli sorrideva quell’idea. Ma per metterla in atto doveva scoprire dove abitava quella fanciulla. La seguiva fingendo indifferenza e tutta la sua attenzione era rivolta a quella giovane e graziosissima fanciulla tanto da non accorgersi minimamente che c’era un’altra persona che seguiva tutti. La donna alta vestita da contadina si era accorta subito che qualcosa non quadrava e i suoi sensi erano tutti tesi e i suoi muscoli pronti a scattare non appena si fosse resa conto che la situazione fosse potuta degenerare. Per il momento sembrava tutto sotto controllo ma non si sentiva tranquilla. Al minimo errore, la sua vita e quella di milioni di persone sarebbe cambiata drasticamente se non addirittura scomparsa e improvvisamente senti’ il peso di quella situazione. Guardava Genevieve e ne osservo’ i passi lenti ma il suo sguardo era puntato soprattutto su quell’uomo con quello strano cappello. Sorrise. Sembrava quello di Sherlock Holmes. E quel sorriso stempero’ un pochino la tensione che l’attanagliava. Ma non doveva distrarsi. Continuo’ a camminare rallentando la sua andatura per stare dietro a Genevieve e a quel tipo che dava l’impressione di seguire la ragazza. Forse era soltanto la sua impressione e quell’uomo stava semplicemente andandosene per i fatti suoi. No, non sembrava proprio. Era da quando la ragazza gironzolava per Montmartre che quel tipo si era incollato a lei e questo non era proprio normale.
Finalmente, la ragazza arrivo’ a casa. Saluto’ con la mano il fido Philippe e si fece aprire il cancello della sua dimora. La donna alta osservo’ attentamente che la giovane Genevieve varcasse il cancello e attese scrupolosamente alcuni secondi per poi entrare in una carrozza situata all’esterno dell’abitazione della fanciulla. Dentro c’era un’altra donna che le sorrise
“ Allora Elana, ha fatto una buona passeggiata la piccioncina?” esordi’ la donna che si trovava all’interno della carrozza. Elana la guardo’ a sua volta ma non ricambio’ il sorriso
“ E’ arrivata a casa?”
“ Si, tranquilla. Guarda tu stessa sugli schermi” Elana si avvicino’ a uno degli schermi posizionati assurdamente sulla carrozza e in stridulo contrasto con quel veicolo ottocentesco e noto’ la fanciulla che si era gia’ diretta in camera sua. Era china su un libro ed Elana tiro’ un sospiro di sollievo poi si rivolse alla sua compagna
“ C’e’ qualcosa che non va, Jedra. Vieni a vedere” la giovane fece convergere una delle telecamere abilmente nascoste all’esterno della carrozza che riprendevano tutta la parte esterna e la fece ruotare fino a che non incontro’ la figura del giovane inglese “Ecco, vedi quel tizio?”
“ Quello col cappello alla Sherlock Holmes?”
“ Si, proprio lui. Ha seguito la piccioncina da Montmartre”
“ Cazzo! Dobbiamo avvertire la comandante”
“ Si, credo proprio che sia necessario. Nel frattempo non perdiamolo di vista”
“ Non credo che possa azzardare qualcosa in pieno giorno” prosegui’ Jedra
“ Credo proprio di no ma e’ meglio stare attente”
“ Lo saremo. A chi tocca la notte?” Elana sorrise amara
“ E a chi vuoi che tocchi stanotte? Me la devo fare io, accidenti. Mira e Orla faranno il turno dalle 16 fino a mezzanotte e poi tocca di nuovo a me da sola” Jedra scoppio’ in una risata
“ E dai che tanto la notte tocca a tutte”
“ Gia’” sospiro’ Elana “Solo che io non ce la faccio piu’ e non vedo l’ora che tutto finisca. Altri sei mesi e poi torno alla mia vita normale. Mi manca tutto e soprattutto mi manca qualche bel maschio”
“ Ti capisco Elana. Manca anche a me, cosa credi?"
“ Bah! Io vi vedo tranquille. Sembra che ce li abbia solo io gli ormoni che girano a mille. Un anno senza sesso e’ veramente assurdo”
“ E’ necessario. Non possiamo interagire con questi maschi”
“ Lo so, accidenti, lo so. Quando torno alla mia vita ne voglio tre o quattro insieme per almeno dieci giorni fino a sfinirmi” Jedra scoppio’ in un’ennesima risata
“ Hai proprio un chiodo fisso, amica mia. Ti rifarai, stai tranquilla. Ora mettiamoci in contatto con la comandante” Elana fece finta di acconsentire dando una pacca sulla spalla alla sua collega e si mise seduta davanti a quella moltitudine di schermi. Alcuni erano collegati con l’interno della casa di Genevieve e mostravano le stanze dove la fanciulla si muoveva, a cominciare ovviamente da quella in cui dormiva mentre altre mostravano invece l’esterno della carrozza e quindi dell’abitazione. Elana guardo’ Genevieve muoversi leggiadramente e avvicinarsi alla finestra, quasi per prendere il suo ultimo spicchio di sole. Sembrava felice la ragazza e sospiro’ profondamente. All’esterno invece, il solito via vai ma gli occhi di Elana inquadravano soprattutto quell’uomo che aveva seguito Genevieve fin sotto casa che era appoggiato sorridente al muro e quel sorriso non le piaceva per niente. Mentre sentiva Jedra comunicare le novita’ alla comandante, lei senti’ uno strano brivido per tutto il corpo e non si trattava solamente del freddo di quella mattina di gennaio.

L’inglese era pienamente soddisfatto. Era stato fortunato. La ragazza si era persino fatta vedere dalla finestra. Probabilmente, era quella la sua stanza. Osservo’ l’abitazione e il suo sorriso si allargo’ ulteriormente. La stanza si trovava al primo piano ma non sarebbe dovuto essere un problema per un tipo atletico come lui raggiungerla. Tra l’altro, c’erano degli appigli che sembravano creati ad arte per scalare quella parete e penso’ che gli sarebbero bastati soltanto pochi secondi per raggiungere quella stanza. Le sue mani si chiusero e gli sembro’ di vedere quella bellissima fanciulla sotto di lui, se la immaginava e immaginava quel collo bianco, sottile e delicato e soprattutto il suo ventre piatto e ne percepiva il terrore mentre lui… No, era meglio andare piano con la fantasia e attendere il momento in cui l’avrebbe avuta in pugno anche se la sua eccitazione mentale a quel pensiero era magicamente salita. Sembrava proprio felice di quella scelta. Al diavolo le prostitute. Che l’inferno le accogliesse tutte, inglesi o francesi che fossero. Quelle rappresentavano il passato. Non era detto che un giorno non ci fosse ritornato ma per adesso aveva deciso che al posto di quelle donnacce ci dovesse essere una ragazza normale, una come quella bella fanciulla che sorrideva spensierata da quella finestra al primo piano.
 
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Quinto episodio

Mira guardo’ l’orologio e sospiro’
“ Dai Orla, ancora dieci minuti e andiamo a dormire”
“ Uffa che noia. Speriamo che Elana sia puntuale. Non vedo l’ora di mettermi sotto le coperte”
“ Figuriamoci chi ti sente. Oggi poi e’ stato straziante. Ma pensi davvero che ci possa essere un tipo che ha seguito la piccioncina?”
“ Elana non e’ una stupida. Se l’ha detto significa che il pericolo e’ reale. E poi la comandante ci ha detto di triplicare l’attenzione e quindi massima allerta” concluse Mira proprio quando Elana apparve d’incanto dinanzi ai loro occhi. Non era vestita da contadina stavolta ma indossava una strana tuta nera aderente che terminava dentro a degli stivali senza tacco. Alla vita aveva una cinta dalla quale pendeva un’arma ed ora, vestita in quel modo, la bellezza della giovane veniva fuori in modo quasi prepotente. Il corpo era forte e atletico, perfettamente proporzionato con la sua notevole statura e i suoi seni rigogliosi sembravano quasi esplodere all’interno di quella tuta cosi’ aderente mentre il suo viso possedeva splendidi lineamenti regolari mentre i suoi capelli neri e ondulati le scendevano finalmente liberi sulle spalle. La giovane saluto’ le due colleghe affettuosamente. Anche loro possedevano lo stesso tipo di abbigliamento e anche loro erano fisicamente strutturate alla perfezione, alte, slanciate ma molto atletiche
“ Ciao Elana “ la saluto’ affettuosamente Mira mentre Orla le strinse la mano con forza “Sei pronta e riposata per trascorrere la notte?”
“ Diciamo di si anche se invece di essere teletrasportata in questa carrozza avrei preferito farlo in qualche altro luogo”
“ E dove di preciso?” domando’ Orla con curiosita’
“ Mah, ad esempio in un club per sole donne. Con un gran numero di ragazzi disponibili. Purche’ siano giovani, belli e particolarmente focosi” rispose Elana sorridendo
“ Ancora con questa storia? Ma possibile che pensi soltanto ai maschi?”
“ Mi piacciono e sono sei mesi che non ne metto uno sotto di me. Che dite? Ce l’avro’ un po’ di desiderio?”
“ Parliamo di cose importanti, Elana” intervenne Orla “Il tuo tizio vestito come Sherlock Holmes non si e’ visto ed e’ tutto tranquillo ma adesso che sei da sola non pensare agli uomini altrimenti ci ritroviamo ad essere di nuovo le loro servette”
“ Sempre ammesso che noi ci saremo” fece eco Mira
“ Tranquille. Ho tutto sotto controllo” rispose Elana guardando sullo schermo la leggiadra figura di Genevieve che dormiva beata nel suo letto
“ Dall’altra parte ci sono notizie?” prosegui’ Orla “Con Jean Luc e’ tutto tranquillo?”
“ Si tutto tranquillo anche se col promesso sposo della piccioncina le cose sono un tantino piu’ complicate. Fa tardi la sera ed e’ molto piu’ difficile per le nostre colleghe seguirlo mentre quel coglione si va ad ubriacare”
“ Gia’. Ho sentito la nostra comandante che parlava con la sua collega addetta alla sorveglianza di Jean Luc e poi mi ha riferito che a turno una delle ragazze si deve travestire da uomo per potergli stare vicino anche in luoghi dove per le donne sarebbe sconveniente entrare”
“ Si, l’ho sentito anch’io. Per fortuna a noi tocca Genevieve, allora. Ok ragazze, andatevene pure a dormire. Chi mi dà il cambio domattina?”
“ Io e Jedra” risponde Orla”
“ Bene. Allora il pomeriggio mi tocca con te, giusto Mira?”
“ Giusto. Fai buona guardia” Le due atletiche ragazze si posizionarono al centro della carrozza e dopo un secondo Elana le vide scomparire grazie al teletrasporto. Tempo dieci minuti e sarebbero state al calduccio nei loro letti. Elana sospiro’ e guardo’ gli innumerevoli schermi da controllare. Tutto era tranquillo ma sapeva che non poteva permettersi il lusso di rilassarsi nemmeno per un secondo. Otto ore erano lunghe e ad Elana, come al solito, sarebbero sembrate eterne ma la paga era dieci volte superiore rispetto a quella che prendeva e al termine di quell’anno avrebbe potuto pensare a farsi un futuro. Se avesse incontrato il ragazzo giusto, ovviamente, uno in grado di farle dimenticare quegli impulsi violenti che ogni tanto facevano capolino dentro di lei. Sarebbe andato bene anche un marito tradizionale, uno tranquillo che fosse stato in casa ad aspettarla, che si fosse occupato di lei e della casa. Un ragazzo docile, servizievole, innamorato e che naturalmente non avrebbe osato alzare la testa nei suoi confronti. E magari un po’ focoso sotto le lenzuola. In fondo, cosa chiedeva di tanto anormale?

L’inglese non sentiva il freddo pungente della notte parigina. Tutti i suoi sensi erano tesi allo spasimo. Si era nascosto dietro un muretto ad un centinaio di metri dall’abitazione della fanciulla ma poteva vedere la sua finestra e se l’immaginava mentre dormiva e gli sembrava quasi di percepire il suo profumo. Il profumo della sua pelle, lieve e delicato e non quello pungente delle prostitute. Decise di attendere ancora qualche minuto anche se gia’ da diverse ore il silenzio era praticamente completo. La strada era deserta, a parte una carrozza senza cavallo che aveva gia’ notato quella mattina e che sembrava essere stanziata in modo permanente sotto la casa di quella deliziosa fanciulla. Ma quella carrozza scomparve presto dai suoi pensieri che erano concentrati unicamente sul suo obiettivo. Era giunto il momento. Si alzo’ e percorse quel breve tragitto in pochi secondi. Aveva memorizzato tutti i suoi movimenti e si muoveva velocemente. Scavalco’ agilmente il cancello e comincio’ a scalare il muro. Doveva stare attento ma non sembrava affatto complicato. Gli appigli sembrava che fossero stati messi li’ proprio per favorirlo e la sua andatura era veloce e abbastanza sicura. Pochi secondi ancora e sarebbe stato all’interno dell’abitazione.
Nel frattempo, dentro la carrozza, Elana guardo’ lo schermo dove Genevieve dormiva tranquilla il sonno dei giusti poi il suo sguardo si sposto’ all’esterno della carrozza dove tutto sembrava essere tranquillo poi sulla facciata del palazzo e i suoi occhi si sgranarono
“ Oh cazzo!” esclamo’. L’uomo, quell’uomo che aveva gia’ notato quella mattina si stava arrampicando con agilita’ lungo il muro ed era ormai a pochi passi da Genevieve. Non fece nemmeno in tempo a maledirsi. Cerco’ con lo sguardo il suo teletrasporto ma avrebbe perso troppo tempo per inserire le coordinate della stanza della fanciulla. Doveva agire e farlo nella maniera tradizionale. Pochi secondi ed era gia’ fuori dalla carrozza e si stava inerpicando con un’agilita’ impressionante lungo il muro, facendo la stessa strada che l’uomo aveva appena fatto ma ad una velocita’ nettamente superiore. L’uomo pero’ era ormai gia’ dentro la stanza della giovane fanciulla. Aveva rotto il vetro della finestra con il gomito ma il rumore era stato sordo ed era riuscito ad entrare nella stanza senza svegliare la ragazza. Penetro’ lentamente. Sorrise sentendo la lama del suo coltello nella tasca del suo cappotto e lo tiro’ fuori. Era lungo e affilato e lo posiziono’ sulla gola della fanciulla e poi mise la mano sinistra sulla bocca della giovane che finalmente si sveglio’. Non ci volle molto per lei a capire che si trovava in una brutta situazione e i suoi occhi si riempirono di terrore. Ma non riusciva a muoversi. La mano di quello sconosciuto era troppo forte per lei e senti’ il freddo della lama sfiorarle prima la gola e poi scendere lungo il corpo. L’inglese sorrise. Era giunto finalmente il momento. Si beo’ del terrore di quella fanciulla e avrebbe voluto imprimere nella sua mente quello sguardo. Era eccitato mentalmente e talmente preso da quello sguardo che noto’ solo all’ultimo secondo quella maestosa figura vestita di nero che aveva appena scavalcato agilmente la finestra e si stava dirigendo verso di lui. Non volle lasciare la presa e rimase fermo sopra la ragazza senza riuscire a percepire immediatamente il pericolo di quella statuaria figura femminile che si stava avvicinando. Quando lo capi’, era troppo tardi. Il pugno di Elana fu tremendo. Lo colpi’ in pieno volto e lo scaravento’ fuori dal letto di Genevieve. Aveva fatto a pugni diverse volte ma non aveva mai sentito in vita sua una potenza simile. La testa gli girava vorticosamente e faceva fatica a rialzarsi. Elana passo’ poi la sua attenzione a Genevieve. Le sorrise e con il dito sulla bocca le disse di fare silenzio. La fanciulla stranamente capi’ che poteva fidarsi e non urlo’ mentre la donna vestita di nero le si avvicino’. L’accarezzo’ e poi, rapidamente, con due dita le afferro’ il collo e glie lo strinse per una frazione di secondo. Genevieve reclino’ il capo. Non le aveva fatto del male e ora la ragazza dormiva di nuovo tranquilla. Si sarebbe svegliata al mattino ed avrebbe avuto soltanto un forte mal di testa e forse tutto le sarebbe sembrato un sogno se non fosse per la finestra rotta. Elana volse poi lo sguardo di nuovo verso l’uomo avvicinandosi a lui che, nel frattempo, era riuscito ad alzarsi pur barcollando notevolmente. Era riuscito comunque a raccogliere il coltello col quale aveva minacciato Genevieve e lo brandiva nuovamente, stavolta contro quella strana donna vestita in modo assurdo. Malgrado la situazione, non pote’ fare a meno di ammirarla. Possedeva una bellezza particolare e totalmente diversa da tutte le donne che aveva conosciuto e incontrato. Il suo corpo, incredibilmente fasciato in quello strano vestiario, sembrava quasi nudo. Emanava fascino e potenza e quella potenza l’aveva appena sentita sul suo corpo. La donna continuo’ ad avanzare. Era incredibilmente sicura di sé, malgrado fosse a mani nude e il suo avversario stringeva invece un coltello di notevoli dimensioni. L’uomo tento’ una sortita ma Elana era incredibilmente agile e schivo’ abilmente il fendente afferrandogli il polso. Una lieve torsione e il coltello scivolo’ in terra e l’uomo capi’ che per lui era finita. Non fece in tempo nemmeno a lanciare un urlo di dolore. Un solo colpo dato a mano aperta sul collo e l’uomo perse i sensi. La donna raccolse il coltello e se lo mise nella cintura e quindi sollevo’ l’uomo ormai svenuto. Non sembrava fare alcuna fatica mentre se lo metteva sulle sue spalle e mentre scivolava di nuovo lungo il muro con un’agilita’ degna di un artista del circo. Se qualcuno avesse visto quella scena non avrebbe creduto ai propri occhi ma fortunatamente nessuno sembrava essere nei paraggi e la sua tuta nera si mescolo’ con l’oscurita’ della notte. Rientro’ nella carrozza e scaravento’a terra il corpo inanimato dell’uomo. Quel tipo si sarebbe svegliato non prima che il sole fosse sorto su Parigi.
 
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view post Posted on 11/3/2024, 17:26     +1   +1   -1

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Sesto episodio

L’uomo riapri’ gli occhi per scoprire con orrore che era legato mani e piedi ad un divano e che aveva qualcosa in bocca che gli impediva di emettere qualunque suono. Si guardo’ intorno e riusci’ a vedere soltanto che si trovava in una stanza molto grande arredata con gusto ma non era certo quello il momento di soffermarsi sull’arredamento di quella casa in quella situazione. Era terrorizzato. Quella donna… Non riusciva a concepire cosa gli fosse accaduto. Era stato picchiato da una donna! E dove si trovava? Come era arrivato in quel luogo?
Il tempo trascorreva lento e l’uomo provo’ a riaddormentarsi per farlo trascorrere piu’ velocemente ma era maledettamente difficile farlo in quelle condizioni. Smaniava, si agitava, col respiro che gli mancava a causa di quel maledetto straccio in bocca e poteva respirare soltanto col naso. Un timido raggio di sole penetro’ dalla finestra e questo significava che era gia’ giorno. Era rimasto stordito per diverse ore. Quella donna lo aveva colpito con una violenza inaudita degna di un pugilatore. Oh no, molto di piu’. Con un pugilatore professionista sarebbe andato a terra ma forse non sarebbe rimasto svenuto quasi tutta la notte per un solo colpo. E come glie l’aveva dato quel colpo? Cerco’ di rammentare cio’ che era accaduto a casa di quella ragazza e gli venne in mente il momento topico, quando quella donna statuaria si trovava di fronte a lui, sorridente e sicura dei propri mezzi e ricordo’ il terrore provato mentre lei faceva scendere il suo braccio con la mano aperta. Aveva creduto che lo stesse per uccidere e invece doveva averlo colpito alla base del collo che era ancora molto indolenzito ma solamente per neutralizzarlo.
Finalmente, senti’ un rumore provenire dalla stanza accanto. Altri rumori di passi, di voci femminili e quindi noto’ tre figure che entrarono in quella stanza. Una la riconobbe immediatamente ed era la donna che lo aveva picchiato. Anche le altre due erano donne. Una era molto giovane, probabilmente come colei che lo aveva messo al tappeto ed era vestita allo stesso identico modo mentre l’altra, pur giovane anch’ella, sembrava avere qualche anno in piu’ e invece di una tuta nera ne indossava una grigia. Anche lei sembrava avere un corpo stratosferico, tonico e apparentemente molto forte. Portava i capelli biondi con una strana pettinatura mai vista prima nelle altre donne, con una frangetta che le scendeva vezzosa a coprire la fronte ed i capelli simmetricamente tagliati corti e che raggiungevano appena la base del collo. Non poteva fare a meno di definirla molto attraente anche se, anche lei, completamente differente dalle donne che aveva conosciuto finora. Anche questa donna era molto alta e forse lo superava di almeno una ventina di centimetri. Un’enormita’ considerando che lui aveva una stazza normale e raggiungeva il metro e settanta. La donna vestita di grigio mise una mano sulla sua pettinatura a caschetto per sistemarsela e poi fece un cenno a quella che lo aveva picchiato che si avvicino’ all’inglese e gli tolse il bavaglio. L’uomo fece un respiro profondo mentre la donna con la tuta grigia gli sorrise
“ Bonjour mon cher ami. Avez-vous bien dormi?” L’uomo cerco’ di strattonare inutilmente le corde che lo legavano
“ Non capisco. Non parlo francese. Non esiste nessuno in questo cazzo di paese che parli la mia lingua?”
“ Tranquillo caro. Noi parliamo perfettamente l’inglese”
“ Dio sia lodato. Chi siete? Come mai siete vestite in questo modo strano? Perche’ mi avete portato in questo posto? Come ci sono arrivato e perche’ mi tenete legato come un salame?”
“ Uh quante domande tutte insieme. Bene, credo che alcune risposte ti siano dovute. Io sono il comandante Thula Hendrick e tutte noi siamo le guardiane del tempo. Non sapevi che esistessero, vero? Pensavi che avremmo lasciato gli antenati di Paula Gibb da soli e senza protezione? In modo che quelli come te potessero ucciderli e cambiare il corso della storia?” L’uomo sgrano’ gli occhi. Non aveva la piu’ pallida idea di cosa la donna avesse detto
“ Non capisco. Le guardiane del tempo? Cosa significa? E chi e’ Paula Gibb?”
“ Significa che noi stiamo qui a proteggere il presente, il nostro presente. E non dirmi che tu non sai chi e’ Paula Gibb?”
“ Non lo so, lo giuro”
“ Ma davvero? Vuoi farmi credere che tu non conosci la donna che ha rivoluzionato il mondo? La donna che ha creato la sostanza che ha modificato il corpo e la mente di noi donne rendendoci superiori mentalmente e fisicamente a voi maschi?”
“ Io… Io non capisco”
“ Ma certo. Non ha importanza. Ora tu hai terminato con le domande visto che da adesso in poi le facciamo solo noi. E cerca di fare meno il furbo. Voglio sapere come ti chiami, chi sono e dove si trovano i componenti della tua cellula. E infine come vi siete rimediati una macchina del tempo” L’uomo rimase con la bocca aperta, guardando quelle strane e maestose donne. Non riusciva a capire nulla di cosa avesse detto tranne del fatto che aveva parlato di una macchina del tempo. Cosa diavolo voleva intendere?
Intanto, la donna che si era presentata con il nome di Thula non sembrava affatto gradire il silenzio del suo prigioniero e si rivolse sorridendo ad Elana
“ Il nostro amico ha bisogno di essere convinto. Ci pensi tu Elana?”
“ Con molto piacere. Lasci fare a me e vedra’ che questo tipo cantera’ come un usignolo” La donna si avvicino’. L’inglese sentiva ancora sulla propria pelle il pugno che lo aveva quasi stordito, la facilita’ con la quale lei lo aveva disarmato e soprattutto il modo in cui l’aveva mandato nel mondo dei sogni. Un brivido di paura percorse il suo intero corpo
“ No, no, ferma, che cosa vuoi farmi?” urlo’ disperato senza che Elana si facesse commuovere da quel grido di autentico terrore. Lo afferro’ per il bavero del cappotto, ruppe con estrema disinvoltura le corde che lo tenevano legato e lo alzo’ facilmente con la mano sinistra portandolo alla sua altezza. L’uomo cerco’ disperatamente di togliere quella presa ma era tutta fatica sprecata e lo schiaffo che gli arrivo’ in seguito lo fece sussultare”
“ Non ti ripetero’ le domande una seconda volta. Come ti chiami?”
“ John. Mi chiamo John Terrence” balbetto’ terrorizzato l’inglese, assurdamente sollevato da terra per oltre venti centimetri da quella donna
“ Bene John. Un’altra domanda. Dove si trovano i tuoi compari?”
“ Non ho nessun compare. Lo giuro” Elana fece partire un altro schiaffo che fece girare la testa al giovane inglese. Il sangue cominciava a scendere piuttosto copiosamente dalla sua bocca e dal naso e la testa gli girava come se si fosse bevuto una decina di birre
“ Risposta sbagliata. Vogliamo sapere i nomi dei tuoi complici e dove si nascondono”
“ Vi giuro che non so di cosa state parlando” Stavolta Elana non si limito’ ad uno schiaffo. Poso’ l’uomo per terra e poi lo colpi’ con due violenti pugni che fecero quasi volare John per la stanza. L’inglese atterro’ dolorante. Non riusciva a capire in che situazione si fosse andato a cacciare e quella donna era troppo forte per lui. Era inspiegabile. Come era possibile che una donna potesse avere una forza nettamente superiore alla sua? Si guardo’ intorno. Non poteva lottare contro quella donna troppo piu’ forte di lui ma poteva fuggire, anche se sulla porta c’era una delle altre due donne, quella che si e’ presentata come Thula. Le ando’ addosso cercando di spingerla ma si rese ben presto conto che le sembrava di spingere un masso del peso di diverse tonnellate. La donna col caschetto biondo non si sposto’ di un millimetro e sorrise al vano tentativo di John.
“ Ma cosa vuoi fare, idiota” gli disse bloccandogli i polsi e trascinandolo di nuovo al centro della stanza. Anche quella donna sembrava essere fortissima, molto piu’ di lui. E adesso di fronte a lui si stanziava di nuovo Elana che sembrava provare un sadico divertimento nel picchiarlo. Un rapido movimento, ancora due pugni e l’inglese crollo’ di nuovo a terra, con la faccia sempre piu’ sanguinante
“ Vi prego, basta. Non so di cosa state parlando” piagnucolo’. Elana lo sollevo e preparo’ un altro pugno ma per sua fortuna quella che sembrava essere il capo la fermo’
“ Basta Elana, altrimenti lo ammazzi e io lo voglio vivo. Almeno fino a che non mi ha detto tutto quello che voglio sapere”
“ Vi giuro che non capisco. E’ la verita’ dovete credermi”
“ Va bene, facciamo finta di crederti. Quindi tu sei di quest’epoca e non vieni come noi dal futuro?”
“ Ma certo che sono di quest’epoca”
“ Quando e dove sei nato?”
“ Nella campagna vicino a Preston, nel Lancashire, il 20 settembre del 1860 ma vivo a Londra da quando avevo dodici anni”
“ E ti chiami John Terrence?”
“ Si, esatto”
“ E veniamo alle domande piu’ complicate. Perche’ volevi uccidere Genevieve?” L’uomo si guardo’ intorno. Non aveva capito molto fino a quel momento ma non era certo uno stupido. Quella donna aveva detto che, da dove loro provenivano, le donne erano superiori agli uomini. Quella che sarebbe potuta sembrare un’eresia sembrava diventata improvvisamente plausibile, considerando il valore e la forza fisica di quelle donne che ora si trovavano di fronte a lui. E di conseguenza, lui stava correndo un grosso rischio. Soprattutto se avesse confessato. Doveva trovare una soluzione e trovarla al piu’ presto
“ Io… Io non volevo ucciderla. Non sapevo nemmeno come si chiamasse. L’ho vista ieri mattina e l’ho trovata molto bella. Io volevo… Volevo soltanto farci l’amore” riusci’ infine a dire
“ Dunque, volevi violentarla?” domando’ la donna presentatasi come Thula
“ Si, non volevo ucciderla”
“ E quindi tu non provieni dal futuro come noi e non hai cercato di ucciderla per cambiare il corso degli eventi?”
“ No, ve lo giuro. E come avrei potuto cambiare il corso degli eventi?”
Thula scoppio’ a ridere
“ Se tu avessi ucciso Genevieve, lei non avrebbe sposato Jean Luc e non avrebbe messo al mondo sei bambini tra cui l’antenato di Paula Gibb. Noi siamo qui per salvaguardare questi avvenimenti”
“ Oh mio Dio, voi provenite veramente dal futuro?”
“ E gia’. Noi veniamo dal 2457. Quello e’ l’anno del nostro presente” John scosse la testa
“ Sembra tutto cosi’ assurdo”
“ E quindi tu non hai dei complici che tentano di manomettere il passato e non hai usato una macchina del tempo per venire in quest’epoca?”
“ Noooo. Come ve lo devo dire?” Era stato costretto ad urlare. Tutto quanto gli sembrava assurdo, come se stesse in uno di quei romanzi di fantascienza che tanto sembravano piacere alla gente in quel periodo. Ma questa era la realta’, la sua realta’. Purtroppo per lui, la sua aguzzina non sembrava aver gradito troppo quell’urlo. Si avvicino’ e lo colpi’ con un violento pugno alla bocca dello stomaco. John si accascio’ per l’ennesima volta e il suo volto si rigo’ di lacrime che si mescolarono al sangue dei colpi precedenti
“ Quando ti rivolgi alla comandante non urli e le porti rispetto. Anzi, il rispetto lo porti quando ti rivolgi a una qualsiasi donna. Noi non siamo le donnine di questo secolo insulso ma femmine di livello superiore”
“ Basta Elana, credo che John abbia capito. Non e’ vero?” intervenne Thula
“ Si, ho capito. Come mi devo rivolgere?” biascico’ l’uomo
“ Beh, di solito i maschi si rivolgono ad una donna chiamandola signora. Sarebbe opportuno che anche tu facessi la stessa cosa quando interagisci con una di noi” rispose la comandante
“ D’accordo signora, ma dite a quest… altra signora di non picchiarmi piu’” gemette John
“ Dai, fai attenzione, Elana, altrimenti questo poveretto ti rimane sotto le mani”
“ D’accordo comandante. Ma basta che lei mi dia un ordine e lo rivolto come un calzino. Mi piace mettere le mani addosso agli uomini”
“ Me ne ero accorta. Bene John, se tu fai il bravo impediro’ al tenente Elana di picchiarti, altrimenti ti lascero’ solo con lei e accada quello che accada”
“ No, vi prego signora, quella mi ammazza. Vi scongiuro, diro’ tutto quello che volete, mi prendero’ le colpe di tutto ma non lasciatemi nelle sue mani” Il comandante Thula sorrise
“ Io non voglio che tu mi dica quello che voglio e soprattutto non voglio che tu mi dica una bugia. Comunque vada, tu ti sei macchiato di un reato gravissimo che, nel nostro presente, potrebbe comportare molti anni di carcere. Se invece l’avessi uccisa… Beh, ti attendevano anni di torture e la morte. Cosi’ ci comportiamo con quei temerari che osano uccidere una donna. E altrettanto spetta a chi prova a manomettere il passato per i propri tornaconti. Quindi, tu affermi di non venire dal futuro e di non essere entrato in possesso di una macchina del tempo?”
“ Si signora, ve lo giuro. Non immagino nemmeno come possa essere una macchina del tempo”
“ E allora caro John, cosa ci facevi a Parigi? Perche’ hai lasciato Londra?” L’uomo guardo’ sommessamente la donna. Sapeva che dalla sua risposta dipendeva la sua vita. Quelle donne non scherzavano affatto e possedevano una forza sovrumana. La sua risposta doveva quindi essere plausibile
“ Sono scappato”
“ Perche’?”
“ Avevo dei debiti di gioco e volevano farmi la pelle” rispose d’intuito
“ Perche’ avevi intenzione di violentare Genevieve?”
“ Perche’ lei e’ cosi’ dolce, cosi’ bella e io una ragazza del genere non la potro’ mai avere”
“ Quando l’hai deciso?”
“ Stamattina, quando l’ho vista per la prima volta”
“ Bene John. Ah, dimmi, qual era il tuo lavoro a Londra?”
“ Facevo l’inserviente di un medico, signora. Uno stipendio mediocre ma che mi permetteva di vivere”
“ In cosa consiste il tuo lavoro?”
“ Facevo tante cose ma soprattutto assistevo il medico durante le operazioni. Passargli gli attrezzi giusti, ad esempio. Sapete, un lavoro di molta responsabilita’”
“ E quel coltello col quale hai minacciato Genevieve e’ del medico?”
“ Esatto, signora”
“ Perche’ l’hai portato con te da Londra?” L’inglese riflette’ alcuni istanti sulla risposta da dare
“ Per potermi difendere. Non avevo mai visitato Parigi ma so che, come a Londra, puo’ capitare uno che ti pianta un coltello in gola per pochi spiccioli. E io mi sento meglio se ho una lama in tasca” rispose infine
“ Molto bene. Ora attendi qui. Vieni Elana, fammi compagnia. E tu Mira guarda il nostro prigioniero. Se prova a scappare spezzagli una gamba, cosi’ quella voglia gli passera’ del tutto”
“ Vi prometto che non scappero’ ma non fatemi picchiare ancora. Avete una forza spaventosa”
“ Tutte le donne del mio tempo ce l’hanno. Grazie a Paula Gibb. E questo e’ uno dei motivi per il quale non vogliamo che il passato venga toccato. Ci piace il nostro presente, ci piace che da noi siano le donne a comandare e voi a servire”
“ E’… E’ assurdo. Cioe’, non so spiegarmi”
“ Capisco, ma ti posso assicurare che ormai i maschi trovano la situazione molto gradevole. Probabilmente, si e’ ristabilito il giusto ordine gerarchico tra uomini e donne. Peccato che ci siano alcuni sparuti gruppi che tentano di insorgere” L’inglese fece un sorriso amaro
“ Ma davvero voi pensavate che io facessi parte di uno di quei gruppi?”
“ Si e ancora non mi sono fatta un’idea ben precisa anche se le tue risposte mi sembrano abbastanza coerenti” Thula usci’ dalla stanza seguita da Elana mentre l’altra donna rimase a guardare il prigioniero. Thula guardo’ la giovane tenente con aria interrogativa
“ Cosa ne pensi?”
“ Penso che se sta fingendo e’ un grande attore”
“ Gia’ lo penso anch’io, Elana”
“ Cosa ha intenzione di fare comandante?”
“ Non possiamo certo lasciarlo cosi’. Se anche fosse veramente di quest’epoca, gli abbiamo detto troppo di noi per poterlo lasciare libero e dobbiamo portarlo avanti nel tempo, nella nostra epoca”
“ E allora facciamolo”
“ Prima devo sapere veramente chi e’ questo tizio. Dovro’ fare delle indagini. Potremmo correre il rischio di alterare il futuro. Risulta qualche aggressione a Genevieve da ragazza?”
“ Non mi risulta, comandante”
“ Quindi, il tentativo di aggressione non ha inciso poi nel futuro e questo e’ gia’ un buon segno. Ma, come ho sostenuto prima, se noi portiamo questo John nel 2457, potremmo cambiare il corso della storia. In seguito, questo tizio potrebbe fare dei figli e poi avere dei nipoti e pronipoti che potrebbero aver fatto qualcosa di eclatante. Dobbiamo prima di tutto sapere chi sia veramente questo John Terrence e poi valutare i pro e i contro di qualunque eventuale decisione. Questa e’ la prima volta che interagiamo con gli abitanti dell’epoca e non voglio correre rischi”
“ Quindi?” Thula rimase pensierosa per alcuni istanti poi guardo’ Elana e sorride
“ Io continuo a fare quella buona e tu quella cattiva”
“ Vado dentro e lo percuoto, allora?” Thula sospiro’ nervosamente
“ No Elana. Violentalo” ordino’ infine alla sua soldatessa
Il tenente Elana guardo' la sua comandante e un sadico sorriso si formo’ sulla bocca
“ Con molto piacere, comandante” rispose infine la statuaria soldatessa
 
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view post Posted on 15/3/2024, 16:43     +1   +1   -1

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Settimo episodio

Elana saluto’ militarmente la donna di grado superiore e rientro’ nella stanza dove il prigioniero era ancora guardato a vista da Mira. Fece segno con la testa alla sua collega di uscire dalla stanza dopodiche’ si avvicino’ a John. L’uomo si guardo’ intorno. Non gli piaceva rimanere da solo con quella donna, una donna bellissima ma estremamente pericolosa che poteva ucciderlo a mani nude. Aveva una considerevole paura e quello sguardo che continuava a vedere negli occhi di Elana lo stavano facendo addirittura tremare. Mai avrebbe creduto in vita sua di provare terrore per una donna ma quella che ora gli stava davanti non era una donna normale. O forse poteva esserlo nel suo tempo ma non in questo
“ Che cosa volete farmi, signora” sussurro’ tremando l’inglese
“ Hai paura eh?”
“ Si signora”
“ Ma davvero? Beh, fra poco ne avrai ancora di piu’ perche’ ho intenzione di divertirmi con te”
“ Cosa volete dire? Che significa che volete divertirvi con me?” Elana lo afferro’ per il polso e ancora una volta John senti’ su di se quella straordinaria potenza. Non riusciva a muoversi e quella sensazione di completa sottomissione era tremenda. Scivolo’ lentamente a terra mentre altre lacrime gli scendevano sul viso. Elana sorrise. Stava godendo di questa sensazione di potere assoluto. Le era sempre piaciuto manovrare i maschi a suo piacimento, piu’ di quanto facciano le altre donne. Certo, sapeva che non era una sensazione normale e spesso era stata costretta a trattenersi ma stavolta poteva fare quello che voleva. Poteva addirittura violentare un uomo. Oh quante volte l’aveva pensato vedendo un maschio che le piaceva ma questa volta era un ordine della sua diretta superiore e mai un ordine le era giunto cosi’ gradito. Tutti quei mesi di astinenza stavano per concludersi. Si sentiva gia’ bagnata. Il suo bisogno di sesso stava cominciando a diventare pazzesco e quel maschio ora la doveva accontentare. In fondo, lo poteva considerare grazioso. Piccolo di statura, come quasi tutti gli uomini di quest’epoca ma per il resto poteva andare. Aveva un viso piacevole e bei capelli castani, lunghi fin quasi sulle spalle, come si usava in quest’epoca. Ed era anche ben proporzionato, il che non guastava. E ora ce l’aveva nelle sue mani. Ammorbidi’ un po’ la presa per dargli modo di rialzarsi e, mentre con una mano continuava a bloccarlo infliggendogli dolore, con l’altra avvicino’ la testa dell’uomo alla sua. L’inglese non riusciva a comprendere. Non rientrava nella sua mentalita’. Quella donna stava cercando di baciarlo ma temeva che non si sarebbe certo fermata ad un semplice bacio. Non poteva reagire minimamente e sentiva la lingua della donna penetrare nella sua bocca. Era piacevole. No, era meraviglioso e per alcuni secondi si abbandono’ a quella sensazione ma poi la donna si stacco’
“ Non mi piacciono troppi preliminari. Spogliati” John non ebbe piu’ dubbi ormai. Quella donna voleva fare l’amore con lui. Il problema era che lui non poteva farlo. Non poteva. E come avrebbe reagito il tenente Elana di fronte a un suo rifiuto? E soprattutto, come avrebbero potuto credere poi a cio’ che aveva raccontato? Cerco’ di divincolarsi ma non ottenne altro che una potente sberla da parte della donna. Elana lo guardo’ e sorrise. Sapeva che quel giovanotto era destinato a capitolare, a meno che non fosse uno di quelli a cui piacevano gli uomini e non le donne ma in quel caso non avrebbe cercato di violentare la piccioncina Genevieve. E lei era troppo bella per non far eccitare un uomo. E, a proposito di eccitazione, la sua stava raggiungendo punte eccezionali. Lo spoglio’ lei stessa, quasi strappandogli di dosso gli umili indumenti che l’uomo indossava. Quell’idiota stava comunque facendo resistenza. Tutti cosi’ all’inizio mentre poi si abbandonavano all’amplesso. E pensare che in quest’epoca sarebbe dovuto essere esattamente il contrario. Forse il tizio non era stato completamente sincero e sarebbe potuto provenire anch’egli dalla sua epoca altrimenti non si spiegava il motivo della sua ritrosia. Ma adesso a lei interessava relativamente. Con una mano continuo’ a tenere fermamente l’uomo mentre con l’altra riusci’ a sbottonare la sua camicia dopo avergli tolto il cappotto e quindi scese piu’ in basso. Avvicino’ di nuovo la testa dell’uomo alla sua e cerco’ la sua bocca mentre contemporaneamente cerco’ il pene dell’uomo e fu una grossa delusione quando non senti’ la sua erezione. Come era possibile che quest’idiota non fosse eccitato alla sua presenza? Era arrabbiata. Molto piu’ che arrabbiata. Lo sollevo’ di peso e lo scaravento’ lontano mandandolo, per fortuna dell’uomo, su una specie di divano rosso di velluto che ne attuti’ la caduta. John non fece in tempo a benedire la sua fortuna che Elana gli era di nuovo sopra e la sua rabbia sembrava aumentata.
Affacciate di nascosto a vedere la scena, Mira e Thula scossero la testa in segno di disapprovazione
“ Cosi’ l’ammazza, comandante. Quella e’ una psicopatica violenta e malata di sesso”
“ Se continua a picchiarlo in questa maniera dovro’ intervenire” ammise la comandante
“ Ma perche’ glie l’ha fatto violentare?”
“ Per vedere le reazioni dell’uomo”
“ Che tipo di reazioni?”
“ Se avesse rifiutato le avances di Elana, come in effetti ha fatto, cio’ significherebbe che e’ della nostra epoca. Gli uomini del ventiseiesimo secolo hanno delle remore nei confronti di noi donne. Hanno timore a concedersi mentre quelli attuali e quelli che verranno in seguito, prima dell’epocale rivoluzione di costumi che ci ha portato a dominare il pianeta, difficilmente rifiutano una donna attraente. Diciamo che se e’ realmente di questo secolo gli sto facendo un favore mentre se invece e’ della nostra epoca sta avendo la giusta punizione”
“ Quindi, considerando la sua ritrosia, lei pensa che quel tipo ci ha preso per i fondelli?”
“ Sembrerebbe proprio cosi’”
“ Eppure, ci avrei scommesso che diceva la verita’”
“ Anch’io Mira. E comunque c’e’ qualcosa che non mi quadra in tutta questa faccenda”
“ Non c’e’ modo di accertarsi se quello che ci ha confessato corrisponde a verita?’” Thula rimase pensierosa per qualche attimo
“ Potrei tornare nel 2457 e controllare se questo John Terrence e’ esistito veramente ma dubito che risolveremmo qualche cosa”
“ Perche’ comandante”
“ Perche’ se si trattasse di un terrorista del tempo potrebbe aver preso l’identita’ di un uomo realmente vissuto. In questo periodo era facile che qualcuno scomparisse per i motivi piu’ disparati e non esserci quindi la sua data di morte”
“ E quindi?”
“ Aspettiamo” concluse Thula con una punta di amarezza
“ E stiamo attente che Elana non lo ammazzi” aggiunse Mira con un po’ di preoccupazione. Non le piaceva il comportamento della sua collega. Per lei gli uomini erano semplicemente esseri piu’ deboli da proteggere, esseri che dovevano si obbedire e rispettare qualunque donna ma non persone da picchiare e violentare. Scosse di nuovo la testa e alzo’ gli occhi al soffitto quasi per non vedere quel poveretto che stava rischiando di brutto nelle mani della giovane tenente.
Infatti, Elana era riuscita a prendere facilmente il controllo di John. La sua rabbia per la mancata erezione dell’inglese l’aveva fatta infuriare e schiaffeggio’ pesantemente l’uomo che non poteva far nulla per difendersi considerando la disparita di forza fisica tra i due. Si rannicchio’ per evitare di dare un bersaglio ancora piu’ grande alla furia della donna ma tutto sembrava inutile. Lo sapeva che avrebbe corso un grave rischio. Lo sapeva ma non poteva farci nulla. L’ultimo schiaffo, oltre ad averlo quasi stordito per la violenza con la quale era stato dato, lo aveva mandato steso in terra e quella donna proveniente dal futuro era di nuovo sopra di lui. Gli tolse le mani che cercavano di coprire il volto e gli afferro’ il mento per tenerlo fermo. Poi lo bacio’ ancora una volta. Perche’? Perche’ proprio a lui? E pensare che trovava quella donna estremamente attraente mentre la sua mano scivolo’ sul pene ancora inerte. No, non sembrava essere piu’ inerte. John sgrano’ gli occhi non credendo a cio’ che percepiva. Il suo pene stava prendendo vigore e si rafforzava sempre di piu’ mentre la donna continuo’ a baciarlo con forza. Era una sensazione stupenda e si lascio’ completamente andare rinunciando ad ogni difesa. Perche’ difendersi?
Elana sogghigno’. Finalmente, quell’uomo si era arreso. Che idiota! Pensava davvero di poter fare resistenza e di evitare quella logica conclusione? Accarezzo’ lascivamente il pene dell’uomo che ora si ergeva maestoso e si spoglio’ completamente. Sapeva che la sua comandante e la sua collega la stavano osservando ma la cosa non sembrava crearle problemi. Anzi, i loro sguardi sembravano aumentare la sua eccitazione. Avrebbero potuto vedere come si scopa un uomo dopo averne distrutto la resistenza. E quella sensazione le piacque enormemente.
Intanto, John alzo’ gli occhi per ammirare quella figura femminile. Il suo corpo, gia’ poco nascosto prima da quella tuta aderentissima, ora era completamente visibile ai suoi occhi. E si trattava di un corpo ben diverso da quello delle altre donne che aveva visto nude. Non aveva un filo di grasso e possedeva persino qualche muscolo che pero’ riusciva ugualmente a definire meraviglioso. Anzi, di gran lunga piu’ bello un corpo del genere cosi’ tonico rispetto a quelli decisamente piu’ morbidi della sua epoca. Molto piu’ di quanto avrebbe potuto sognare. Ed era completamente rasata, altra cosa piuttosto anomala ma in fondo, cosa c’era di normale in tutto cio’ che stava vivendo?
Elana si era finalmente spogliata e si era inginocchiata vicino al corpo di John steso a terra. Stavolta pero’ non aveva intenzione di picchiarlo e lo accarezzo’ per mettersi sopra di lui. L’uomo non faceva piu’ resistenza e questo, se da un lato le faceva piacere perche’ poteva finalmente scoparlo, dall’altro le diede un briciolo d’irritazione. Non le sarebbe dispiaciuto prenderlo con violenza ancora maggiore ma sembro’ accontentarsi. Fece scivolare il membro dell’inglese dentro di lei con estrema facilita’ e respiro’ profondamente. Quanto aveva desiderato questo momento? Sei mesi di castita’ forzata in questo schifo di periodo storico, con il divieto di portarsi persino giocattoli erotici che le avrebbero potuto alleviare quella castita’. Senza contare che altrettanti ne erano previsti prima di ritornare finalmente nella sua era, un’era dove le donne non erano schiave dipendenti dagli uomini come in questa ma dove tutto girava intorno a loro. Che fosse glorificata in eterno Paula Gibb. Ma ora non poteva permettersi di perdere tempo a pensare a queste cose. Senti’ il membro dell’uomo pulsare di desiderio e comincio’ a muoversi per assaporarlo meglio. Il suo movimento andava aumentando sempre di piu’. Non le interessava della persona che stava sotto di lei e tutti i suoi sensi erano tesi alla ricerca esclusivamente del suo piacere. Ma anche John stava godendo di quella situazione. Quella donna che lo stava cavalcando ferocemente gli stava facendo provare delle sensazioni assurde. Chiuse gli occhi e poi li riapri’ per osservare la bella amazzone sopra di lui. Era questo quindi il mondo del futuro? Un mondo dove i maschi sembravano essere soltanto dei giocattoli sessuali per le donne? Non poteva certo saperlo. Cio’ che gli era stato appena detto non gli consentiva di fare un’analisi di quel periodo che sarebbe andato a venire ma di certo, pur con tutte le privazioni che i componenti del suo sesso avrebbero avuto, c’erano dei lati che non sembravano dispiacergli affatto. Non capiva ancora del tutto cosa ma sapeva che gli piacevano e quella sua poderosa erezione ne era la prova lampante.
 
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view post Posted on 18/3/2024, 15:24     +1   +1   -1

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Ottavo episodio

L’astinenza dal sesso aveva velocizzato l’arrivo dell’orgasmo di Elana che si accascio’ spossata sul corpo di John. Anche l’uomo aveva appena goduto, quasi per magia contemporaneamente alla sua stupratrice, e ora la osservava negli occhi. Quello che aveva appena vissuto era stato qualcosa di magico, di incomprensibile per la sua mentalita’. La donna intanto, sembrava essersi ripresa da quell’orgasmo eccezionale e si guardo’ intorno. Sperava che la sua comandante le desse il permesso di tenersi questo giovane per qualche giorno ancora. Aveva ancora voglia di sesso. Lei aveva sempre voglia di sesso ma sapeva anche essere razionale e sapeva che avrebbe dovuto attendere l’ordine della sua superiore che irruppe in quel momento nella stanza e guardo’ i due corpi nudi uno sopra l’altro
“ Rivestitevi” ordino’. Era visibilmente contrariata. Quello che aveva appena fatto fare alla sua soldatessa era contro ogni regola e non era affatto fiera di quella decisione ma lei doveva sapere. Il futuro del mondo, anzi, il suo presente, dipendeva da lei e potevano esserci altri uomini che avrebbero potuto provare ad uccidere Genevieve o Jean Luc. Oppure avrebbero potuto tentare in altre epoche e trovare soldatesse piu’ disattente. Oppure sarebbe potuto essere un caso. Possibile? Possibile che tra tutte le donne esistenti a Parigi questo tipo avesse scelto proprio Genevieve per fare i suoi porci comodi? Osservo’ il tenente Elana e il prigioniero rivestirsi velocemente e quindi fece un cenno alla donna di lasciarla sola con l’uomo. Si mise seduta osservando l’inglese che invece si trovava ancora in piedi, quasi sconvolto per cio’ che era appena accaduto. Con un gesto cerco’ di risistemarsi i capelli e poi osservo’ la statuaria donna che gli stava di fronte
“ Allora John, vuoi ancora mentirmi e sostenere di essere un uomo di quest’epoca?” esordi’ Thula
“ Si signora”
“ E allora spiegami per quale motivo ti sei ribellato quando Elana ha cercato di fare sesso con te. Nessun uomo di questa epoca avrebbe fatto la stessa cosa ma avrebbe accettato piacevolmente l’amplesso. Cosa mi nascondi John? Sappi che io lo scopriro’ e non sara’ bello per te. Se tu invece confessi, ti prometto che diro’ che hai collaborato e avrai un giusto processo e potrai cavartela forse con il carcere a vita ma puoi avere salva la pelle” John chino’ il capo e cerco’ di riflettere rapidamente. Qualunque cosa lui avesse confessato sarebbe stata la fine per lui. Se avesse dovuto ammettere quello che non era vero, gli si prospettava il carcere fino alla fine dei suoi giorni. E se avesse detto la verita’? No, quello era proprio da escludere. Non poteva dire tutto. No, non poteva per nessuna ragione al mondo. Doveva innanzi tutto prendere tempo
“ Io sono di quest’epoca, signora. Sono un semplice aiutante di un medico e volevo soltanto fare l’amore con quella ragazza” disse l’inglese. Doveva insistere fino alla fine senza cambiare la sua versione
“ E allora perche’ non volevi fare sesso con Elana?” Gia’, perche? Anche su questo non poteva dire la verita’. Doveva riflettere alla svelta e trovare le parole giuste
“ Perche’… Non avevo capito che lei volesse fare l’amore. Pensavo che volesse picchiarmi ma poi alla fine, quando ho capito, non mi sono piu’ ribellato. E’ stato meraviglioso” John Terrence guardo’ Thula che si massaggio’ il mento dubbiosa. Continuava a pensare che quell’uomo le stesse nascondendo qualcosa ma la risposta sembrava plausibile. Aveva potuto constatare con i suoi occhi che l’uomo, dopo aver raggiunto l’eccitazione, si era praticamente consegnato nelle mani di Elana senza difendersi piu’. Sarebbe potuto andare senz’altro come l’uomo sosteneva ma doveva essere sicura prima di portare quell’uomo nel 2457 e farlo processare. Gia’ un processo. Sarebbe stato perlomeno insolito. Non esistevano piu’ violenze carnali nei confronti delle donne da almeno trecento anni e sicuramente le giudici e la giuria si sarebbero trovate in grossa difficolta’ nel valutare quell’uomo e il suo reato. Ma cosa fare? Rilasciarlo era ormai impossibile considerando tutto quello che era venuto a sapere. Oh, al diavolo. Ci avrebbe pensato in seguito. Intanto, doveva assolutamente scoprire chi fosse veramente John Terrence e capire come mai le risposte dell’inglese non la convincessero piu’ di tanto. Soprattutto, non convincevano il suo istinto. Guardo’ John che si era alzato andandole di fronte. Era davvero piccolino al suo cospetto e le arrivava a malapena al seno ma era un giovane di bell’aspetto anche se quel look di fine ottocento non era certo il massimo per valorizzare un maschio. Gli alzo’ il mento per costringerlo a guardarla negli occhi
“ D’accordo John. Capisci pero’ che io ho il dovere di sincerarmi se quello che tu hai detto e’ la verita’?”
“ E come?”
“ Semplice. Andiamo in Inghilterra a vedere se quello che mi hai detto corrisponde al vero”
“ A Londra?” L’uomo la guardo’ e sorrise. Gia’, perche’ no? Nella sua citta’ avrebbe potuto dimostrare che era veramente colui che diceva di essere. Avrebbe dovuto pensarci lui stesso per scagionarsi ma per fortuna quella donna sembrava essere comprensiva
“ Esatto John. Anche a Londra. Hai qualcosa in contrario?”
“ No signora. Cosi’ potro’ dimostrarle chi sono veramente” Si, poteva dimostrare a Thula che era veramente John Terrence o almeno l’uomo che era conosciuto, che era stimato, che era benvoluto e un sorriso gli illumino’ il volto. Poi pero’ improvvisamente si rabbuio’. Era andato via da Londra perche’ l’aria si stava cominciando a fare troppo pesante per lui e questa improvvisa rimpatriata avrebbe potuto metterlo in grosse difficolta’. Ma non sembrava esserci un’altra ipotesi percorribile e, malgrado non fosse l’ideale, tornare a Londra sembrava essere l’idea migliore, magari evitando certi luoghi, a cominciare da casa sua. Ecco, quello sarebbe stato un grosso problema e avrebbe dovuto inventarsi al piu’ presto qualcosa di plausibile. Certo, la sua situazione rimaneva drammatica e bene che gli poteva andare lo aspettava il carcere per alcuni anni. Che beffarda che sembrava essere la vita. Ma, visto che le altre ipotesi erano il carcere a vita o una condanna a morte, doveva provare a dimostrare a Thula di essere quello che sosteneva. Senza contare che, se avesse dimostrato di far parte di quest’epoca, avrebbe anche potuto impietosire quella donna che sembrava essere molto piu’ ragionevole di quella con la quale aveva fatto sesso e chiederle di essere liberato. Del resto, a loro sembrava interessare soltanto la salvaguardia della francesina e poteva essere un’ipotesi abbastanza plausibile. In caso contrario, se cioe’ avessero voluto soltanto condannarlo per la tentata violenza nei confronti di quella Genevieve, l’avrebbero gia’ portato nel futuro e comunque, l’ipotesi della tentata violenza nei confronti di una donna non sembrava essere un reato eccessivamente grosso o almeno non meritevole della morte. Al resto, ci avrebbe pensato al momento opportuno. Thula intanto, lo osservava pensierosa. Quell’idiota stava mettendo in difficolta’ la sua missione. Gli ordini erano stati perentori. Se qualcuno avesse provato ad uccidere uno degli antenati di Paula Gibb, maschio o femmina che fosse, bisognava scovare i suoi complici nel tempo in cui il tentato omicidio era avvenuto e poi portare tutti i terroristi nel presente dove poi un giusto processo li avrebbe condannati a morte. Gia’, ma come fare se il colpevole del tentativo di omicidio sembrava semplicemente colpevole di una violenza carnale e quindi di un caso fortuito? Forse, era stata troppo buona con quel John Terrence o come cavolo si chiamasse realmente e avrebbe dovuto forzare sulle torture per farlo parlare e la sua tenente Elana sarebbe stata ben felice di farlo. Gia’, quello era un altro problema. Che quella ragazza avesse delle tendenze psicopatiche le era stato chiaro fin dall’inizio ma aveva notato che era in grado di controllarsi e di attenersi agli ordini, cosa che ne faceva un ottimo elemento, forse il migliore del gruppo delle sue soldatesse. Il problema semmai stava sorgendo a causa della mancanza di sesso. Oh certo, a tutte loro mancava un bel ragazzo ma Elana sembrava non poterne proprio fare a meno e forse con quella violenza perpetrata ai danni dell’inglese sarebbe potuta arrivare fino in fondo a quell’anno di astinenza forzata. Quanto a lei, doveva dare il buon esempio e mantenersi distaccata anche se non era certo facile. Ma non era quello il momento di pensare al sesso e doveva pensare di risolvere il suo problema e cerco’ di ricapitolare la situazione. L’uomo si era introdotto nella camera di Genevieve per violentarla? Non aveva assistito alla scena ma poteva essere andata cosi’. Ma soprattutto, quel John Terrence sembrava essere sincero quando asseriva di essere di quest’epoca. Era questa la cosa strana perche’ lei si sentiva altrettanto sicura era che quell’uomo le nascondesse qualcosa. Ma cosa? Guardo’ di nuovo l’uomo
“ Dove alloggi visto che non sei di Parigi?”
“ In uno squallido e sordido letamaio che il padrone si ostina a voler chiamare albergo, signora”
“ Come si chiama?”
“ <la belle vue> Che se ho capito bene, in questa lingua del cavolo significa bella vista. Ironico considerando che ho una finestra dalla quale vedo solo sporcizia”
“ Sai come arrivarci, presumo”
“ Dal centro di Parigi dista appena dieci minuti. E’ facile ma non so dove ci troviamo adesso”
“ Giusta osservazione. Ci troviamo in una villetta in campagna, a mezz’ora dalle prime abitazioni di Parigi. Arriveremo in centro e tu mi indicherai la strada”
“ Per quale motivo volete vedere la locanda nella quale alloggio?” domando’ John incuriosito. Thula lo guardo’ sorridendo
“ Per prima cosa voglio vedere con i miei occhi se tu mi hai detto la verita’ e poi per farti prendere dei cambi d’abito. Staremo in Inghilterra almeno un paio di giorni e credo che sia il caso che ti porti appresso qualche altra cosa oltre il vestito che hai indosso, tra l’altro sporco di sangue dopo il trattamento che hai subito da Elana” Thula si giro’ lasciando Terrence solo coi suoi pensieri contorti e quindi si incammino’ uscendo dalla stanza dove incontro’ le sue due soldatesse
“ Ha deciso comandante?” la interrogo’ Mira
“ Si. Andro’ prima a vedere dove dorme John, anche per capire se nella sua stanza c’e’ qualcosa che lo possa ricollegare alla nostra epoca e dopo andro’ nella citta’ dove e’ nato e quindi a Londra per sapere se cio’ che mi dice e’ la verita’. Fra cinque minuti vado via, il tempo di mettermi uno di questi scomodissimi vestiti. Tu intanto, trova le coordinate giuste per teletrasportarci sia a Preston che a Londra senza che ci sia qualcuno intorno. E possibile?”
“ Posso farvi arrivare fuori citta’, comandante. Ma dopo dovrete camminare per un po’. Non possiamo correre il rischio di farvi teletrasportare nel centro di Preston o a Piccadily”
“ Va benissimo. Vorra’ dire che cammineremo un po’. Londra di quest’epoca e’ ancora abbastanza contenuta e non e’ certo enorme come quella che e’ sorta dal ventesimo secolo in poi”
“ Non posso nemmeno escludere che possiate trovare qualche contadino dove vi faro’ atterrare”
“ Correro’ il rischio. Quanto a voi, continuate il vostro lavoro insieme a Jedra e Orla. Durante la mia assenza dovrete essere ancora piu’ concentrate. Mi raccomando a te soprattutto, Elana. Lascia le tue pulsioni da una parte e torna ad essere la soldatessa che conosco
“ Stia tranquilla, comandante” Thula scosse il capo avanti e indietro facendo segno che tutto era a posto e quindi si rivolse di nuovo a Mira
“ Inserisci un segnalatore sottocutaneo al nostro giovanotto. Non posso certo rischiare che mi scappi. E non dargli spiegazioni”
“ Sara’ fatto, comandante” Thula si inoltro’ quindi nella sua stanza dove inizio’ a vestirsi. Che razza di abiti. Assolutamente privi di ogni comodita’. Almeno, quelli delle ricche dame sprizzavano l’occhio alla sensualita’, con scollature piu’ o meno profonde mentre lei, come le sue soldatesse del resto, aveva bisogno di indossare abiti che non attirassero troppa attenzione, cosa gia’ complicata a causa dell’altezza enorme per i canoni del periodo. Ma non poteva certo segarsi parte del corpo e qualche donna che raggiunge il metro e novanta ci sara’ stata pure alla fine dell’ottocento. Quando torno’ nella stanza dove l’aspettavano John e le due soldatesse, Thula ordino’ a Mira di raggiungerla
“ Gli hai inserito il chip?” chiese alla sua sottoposto senza farsi sentire dall’uomo
“ Certamente, comandante
“ Ti ha chiesto cosa gli stavi facendo?”
“ Ovvio ma non gli ho dato risposta, come lei mi aveva ordinato”
“ Bene. Vedi, il problema non e’ rintracciarlo. Dubito che mi possa sfuggire anche se un attimo di distrazione posso averla anch’io ma voglio testare le sue reazioni”
“ Intende nel caso decidesse di fuggire?”
“ Esatto. Noi lo rintracceremmo comunque in poco tempo ma avrei altro materiale che mi possa far avvicinare alla verita’” Mira scosse la testa
“ Ne dubito. Avra’ molta paura di lei. Sia che fosse un terrorista o sia che fosse di questo secolo, avra’ ben compreso come noi donne siamo esseri superiori e quindi ci pensera’ parecchio prima di prendere in considerazione un tentativo di fuga”
“ Questo e’ certo e glie lo ribadiro’ fra poco ma lui non deve sapere che se anche riuscisse a fuggire noi possiamo ritrovarlo in un batter d’occhio” Thula diede una leggera pacca sulla spalla di Mira e si avvicino’ all’inglese rivolgendogli un largo sorriso
“ Bene. Stiamo per trascorrere insieme un paio di giorni dopo i quali io decidero’ se tu sei un terrorista del tempo o semplicemente un tizio che voleva violentare Genevieve. Ti do un consiglio. Non provare a scappare perche’ te ne pentiresti. Anche la mia forza fisica e’ notevolissima, forse superiore a quella del tenente Elana e per te sarebbe molto spiacevole scoprire quello che io posso fare a un uomo. Comunque, per evitare che tu possa dire qualcosa che possa compromettere questa mia missione, ti iniettero’ una sostanza che ti impedira’ di parlare e quindi di interagire con chi andremo ad incontrare ma che lascera’ comunque vigile tutto il resto del tuo corpo. Prima che tu provi a fare qualche sciocchezza, voglio ricordarti che non sono solo superiore a te come forza fisica ma lo sono anche in tutto il resto e quindi sono molto piu’ agile e veloce di te. Faresti solo pochi metri prima che io ti possa riacciuffare e per te non ci sara’ una seconda occasione. Il mio trattamento sarebbe tale che riusciresti persino a rimpiangere Elana, senza contare che ti porterei subito nella mia epoca e diro’ che volevi uccidere Genevieve. Non hai idea di cio’ che soffriresti ma posso garantirti che ti pentiresti per tutta la vita di aver provato a fuggire. E’ chiaro John?”
L’uomo accenno’ di si con la testa e Thula prosegui’ “Bene. Dammi la lingua, allora”
“ Aspettate, signora. Ho qualche curiosita’ da togliermi. Potete sempre mettermi quella cosa sulla lingua prima di arrivare”
“ D’accordo John. Andiamo” acconsenti’ la comandante trascinando il giovane inglese al di fuori della villa dove una carrozza con due cavalli era pronta per essere impiegata. Per la prima parte di quella strana missione sarebbe stato meglio utilizzare i mezzi di trasporto dell’epoca.
 
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view post Posted on 21/3/2024, 17:42     +1   +1   -1

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Nono episodio

La donna governava il cavallo e la carrozza con sufficiente disinvoltura. Lei e le sue soldatesse avevano dovuto imparare a manovrare quello strano aggeggio ottocentesco per potersi muovere senza dare troppo nell’occhio. Certo, la modernita’ offriva parecchie altre soluzioni e il teletrasporto era quello piu’ ottimale. Potevano rimaterializzarsi con precisione millimetrica con le coordinate giuste ma non potevano certo sapere chi avrebbero incontrato al momento della loro apparizione e, se nella sua epoca questo era un fatto piuttosto usuale, nell’ottocento sarebbe stato traumatico vedere comparire delle persone all’improvviso dal nulla e il loro primo obbligo era quello di non dare nell’occhio e di interagire il meno possibile. Pertanto, nel limite del possibile, dovevano usare i mezzi che c’erano a disposizione in quel periodo storico. Intanto, il giovane inglese guardava con ammirazione la maestosa femmina a fianco a lui e Thula sorrise
“ Che c’e’ John? Perche’ mi osservi in questo modo?”
“ Sono tutte belle come voi o come Elana le donne della vostra epoca?” Sembrava sincero e Thula non riusciva a raccapezzarsi. Un uomo del 2457 non avrebbe mai osato rivolgersi a una donna in quel modo. E allora perche’ continuava a non fidarsi del tutto? Quella strana sensazione non la abbandonava
“ Dunque, mi trovi bella?” chiese osservandolo
“ Non credo di aver mai visto una donna cosi’ bella”
“ Ti ringrazio, John. E per rispondere alla tua domanda, credo che nel 2457 le donne siano tutte molto simili a me”
“ Ma come e’ possibile? Voi siete altissima, avete un corpo che e’… Oh beh, non so dire cos’e’ il vostro corpo, signora ma e’ molto piacevole osservarvi”
“ Ad essere sincera, posso dire di avere un certo successo con gli uomini e quindi presumo che mi trovino attraente anche i maschi della mia epoca. Fisicamente, siamo tutte alte, quanto e piu’ degli uomini. Poi e’ ovvio che ci sono donne belle e altre meno belle, proprio come in quest’epoca”
“ Tutte alte come voi? E con il vostro fisico?”
“ Diciamo che l’altezza varia ma e’ quasi impossibile trovare una femmina che non sia piu’ alta di te. Quanto al fisico, io e le mie soldatesse siamo molto allenate e abbiamo quindi un fisico piu’ sviluppato della media ma tutte le donne della mia epoca tendono ad avere un corpo atletico e allenato
“ Quindi, voi siete cosi’ forti perche’ fate degli allenamenti particolari?”
“ No John. Noi siamo piu’ allenate e quindi piu’ forti e agili di una donna normale ma anche senza allenamenti una donna e’ considerevolmente piu’ forte di qualunque uomo e questo dipende dall’invenzione di Paula Gibb”
“ Cosa avrebbe scoperto questa donna?”
“ Ok, stiamo al gioco John e fingiamo che tu sia davvero nativo di quest’epoca ma se scopro che mi stai mentendo e che ti stai prendendo gioco di me pagherai anche questo”
“ No signora. Non sono un tipo molto sincero ma stavolta e’ la sacrosanta verita’” ribatte’ l’inglese
“ Ok. Paula Gibb scopri’ semplicemente un ritrovato che permise alle donne non solo di crescere in altezza ma anche di migliorare tutte le prestazioni fisiche e intellettive. E quindi, noi femmine siamo molto piu’ forti, piu’ veloci e naturalmente piu’ intelligenti dei maschi. E la cosa sensazionale fu che questo ritrovato scientifico non faceva effetto sugli uomini. Nell’arco di pochi anni, le donne presero quindi il potere in tutto il mondo”
“ E se qualche donna non avesse preso questa sostanza?”
“ Giusta osservazione. Inizialmente, ci furono popoli che boicottarono tale sostanza ma fu un gioco da ragazzi inserirla nell’acqua potabile di tutti i popoli del mondo in modo che ovunque ci fossero donne piu’ forti e piu’ intelligenti degli uomini e naturalmente che fossero al comando. E la cosa meravigliosa e’ che queste caratteristiche si tramandano da madre in figlia”
“ E quindi, se una donna partorisce un maschio, questi crescera’ debole mentre se invece fosse una femmina, diventera’ bella e forte come un toro?”
“ Sei sveglio John. Si, e’ cosi’. Ma non solo. Questa sostanza accrebbe anche le caratteristiche dominanti e i maschi ben presto divennero succubi delle donne”
“ E a voi piace tutto questo?”
“ Non saprei vivere in un altro modo. Non riuscirei ad avere un maschio che mi dica cosa fare e cosa non fare, come accade in questo secolo e come accadra’ per molto tempo ancora ma devo essere io ad avere il potere con un uomo”
“ E anche a voi piace picchiare un uomo?”
“ Se non e’ strettamente necessario, no. L’importante e’ che l’uomo obbedisca e posso assicurarti che non esistono piu’ da anni uomini che si ribellano al volere delle donne”
“ E’ incredibile” farfuglio’ John
“ Per me e’ incredibile cio’ che vedo in questo secolo”
“ E dunque, la ragazza che io volevo…”
“ La ragazza che tu volevi violentare e’ un’antenata di Paula Gibb”
“ Ma…. Paula Gibb non mi sembra proprio un nome francese mentre quella ragazza lo è”
“ Oh beh, nel corso dei secoli i discendenti di Genevieve si sparsero un po’ in tutto il mondo”
“ E voi dovete controllare tutte queste persone?”
“ Si. E’ assolutamente necessario e questo implica un notevole sforzo da parte di tutti i Governi. Se qualcuno che viene dalla mia epoca dovesse uccidere uno solo degli antenati di Paula Gibb, questa non nascerebbe e probabilmente noi donne saremmo ancora sottomesse agli uomini. E nessuna donna vorrebbe ritornare a un’epoca dove sono i maschi il sesso forte”
“ Mio Dio, e’ incredibile”
“ E’ storia, mio caro John. Devo aggiungere che nessun uomo ha la possibilita’ di reperire una macchina del tempo ma i rischi sono troppi per non prendere qualche precauzione”
“ Come mai nessun uomo puo’ usare questa macchina del tempo?”
“ Perche’ proprio per la loro pericolosita’, queste macchine sono strettamente sorvegliate. Non sono oggetti che puoi comprare da qualunque parte”
“ Vi converrebbe distruggerle”
“ Gia’ forse. Ma non sono cose che competono a me. Sono le rappresentanti dei vari Stati che dovrebbero mettersi d’accordo su cose del genere. Ma forse ci sono troppi interessi sotto per distruggere uno strumento che ha comunque molte utilita’ se usato nel modo giusto”
“ Ah, capisco” osservo’ l’inglese. Thula lo guardo’ sorridendo
“ Altre domande prima che ti inietti quella sostanza che ti inibira’ la parola?”
“ Stavo pensando alla macchina del tempo”
“ Cosa ti incuriosisce?”
“ Mi chiedevo… Non so spiegarvelo signora, io non sono molto istruito ma se voi siete qui adesso, cioe’ nel vostro passato e poi tornate al vostro tempo e poi tornate di nuovo un minuto prima. Ecco, ci sarebbero due come voi nello stesso identico momento”
“ Giusta osservazione. La macchina del tempo non funziona in questo modo. Ci sono degli spazi temporali…”
“ Cosa sono?” Thula guardo’ l’uomo. Continuando a sostenere l’ipotesi che appartenesse a quest’epoca, era piuttosto complicato trovare una spiegazione che lui potesse comprendere”
“ Vedi John, nessuno di noi puo’ andare nel passato digitando una data comprensiva di ora, giorno, mese e anno. La cosa e’ piu’ complicata. Si deve aprire uno spazio temporale. Le autorita’ hanno deciso che questi spazi temporali debbono essere aperti a distanza di dieci anni esatti l’uno dall’altro proprio per evitare che possa accadere una situazione come quella che hai previsto. Nel momento in cui quello spazio temporale e’ stato aperto, questo non puo’ essere piu’ modificato”
“ Non riesco a comprendervi, signora”
“ Cerco di spiegarmi meglio. Questo spazio temporale e’ stato aperto a partire dal 1882, quindi, basandoci sulla data odierna, sette anni fa. Se io ritorno nel mio tempo e poi decido di ritornare immediatamente in questo secolo, io non posso tornare indietro di tre, quattro o sei anni prima e nemmeno due minuti prima ma debbo per forza proseguire su questo spazio temporale che non e’ modificabile e quindi io appariro’ esattamente nel 1889, pochi istanti dopo ovviamente, proprio perche’ questo spazio temporale non puo’ piu’ essere interrotto ma deve proseguire per la sua strada naturale” John rimase pensieroso ma era un giovane intelligente, seppur non particolarmente istruito
“ Quindi, non potete tornare indietro nel tempo come voi volete”
“ No, non si puo’. O meglio, si dovrebbe tornare nello spazio temporale precedente e uno come te potrebbe incontrare il John Terrence che aveva diciannove anni. Oppure, in quello successivo e trovarsi invecchiati di dieci anni”
“ Oh mio Dio quant’e’ complicato!” fece John mettendosi le mani in testa
“ Non piu’ di tanto. Basta comprendere i meccanismi che regolano i viaggi nel tempo. Inoltre, per terminare la spiegazione, io posso tornare quando desidero nel mio presente e sara’ un presente non come quello che io ho lasciato ma con l’aggiunta del tempo che io ho trascorso in questo secolo”
“ Cioe’, se voi trascorrete un anno nel mio secolo, tornando nella vostra epoca anche quella sara’ aumentata di un anno”
“ Esattamente. E la stessa cosa vale se trascorro un anno nella mia epoca. Tornando in questa non saremmo piu’ nel 1889 bensi’ nel 1890”
“ Ho capito. E quindi voi dovrete controllare la francesina, Genevieve, fino al giorno della sua morte?” Thula sorrise
“ No, fino al giorno in cui mettera’ al mondo il bambino che diventera’ l’antenato di Paula Gibb. Da quel momento in poi, le nostre forze saranno dedicate alla salvaguardia di quella persona e se qualcuno dovesse uccidere la ragazza dopo che lei ha partorito, cio’ non influira’ sul futuro”
“ Ma se voi provenite dal futuro, il figlio di Genevieve e’ gia’ nato”
“ E infatti c’e’ una squadra di soldatesse che lo sta proteggendo. Questo accade nello spazio temporale susseguente mentre in questo dobbiamo attendere che l’evento si verifichi”
“ E dovete proteggere anche la persona che mettera’ incinta Genevieve?”
“ Ovviamente si, almeno fino a che non sara’ avvenuto l’ingravidamento” John Terrence scosse la testa mentre i suoi occhi osservavano il panorama di fronte a lui ma la sua mente vagava verso altre situazioni, verso ricordi di quando era bambino, ricordi che aveva cacciato dalla sua mente e che, alle parole di Thula, vennero fuori di nuovo prepotentemente
“ Secondo me e’ una sciocchezza”
“ Cosa sarebbe una sciocchezza?” chiese Thula incuriosita
“ Il fatto che voi cerchiate di proteggere gli antenati di quella Paula Gibb soltanto fino al momento della nascita del discendente”
“ E perche’ mai?”
“ Voi mi avete detto che nascera’ un maschio che diventera’ a sua volta l’antenato diretto di quella Paula, giusto?”
“ Certamente”
“ Beh, per quel bambino un conto sara’ vivere con due genitori, un altro e’ vivere da orfano oppure con genitori che non ti vogliono bene. Il bambino crescera’ diversamente. Se uno dovesse uccidere Genevieve e suo marito anche dopo che lei ha partorito il bambino, questi non crescerebbe nello stesso modo e avrebbe una vita completamente diversa. Pertanto. potrebbe non incontrare la donna con la quale fare il figlio che diventera’ poi a sua volta l’antenato di quella scienziata ” Thula ascolto’ attentamente. Non era affatto sbagliato il ragionamento di quel giovane. Gia’, non era importante soltanto che gli antenati della Gibb fossero preservati vivi ma anche che facessero il loro percorso nello stesso modo
“ E perche’ mi dici una cosa del genere? Sei un maschio e dovresti essere felice se qualcosa minasse quest’equilibrio che si e’ creato” John scosse la testa
“ E a me cosa cambierebbe?”
“ Tanto per cominciare, io non sarei qui a proteggere Genevieve e quindi tu potresti non essere mio prigioniero”
“ Gia’. Ma tanto, malgrado questa mia confidenza, non potrei piu’ fare niente, oramai”
“ In effetti, non credo che tu possa fare molto ormai e il tuo futuro sembra comunque segnato. Non credo che potrai rimanere a lungo nel tuo secolo, sempre ammesso che quello che sostieni sia la verita’. Ormai sai troppe cose e una tua permanenza in quest’epoca e’ da considerarsi ormai finita. Sperando che la tua scomparsa non pregiudichi il futuro del pianeta. Quando avro’ terminato la mia indagine e avro’ dato il mio giudizio sull’intera faccenda, tu verrai nel mio presente e sarai giudicato da una giuria per quella che sara’ la tua colpa” John Terrence tacque. Una miriade di pensieri si mescolavano nella sua mente. Quindi, sarebbe andato nel futuro. Era sconvolgente. E i suoi desideri? Le sue ossessioni? Strano ma sembrava pensarci di meno da quando... Da quando aveva fatto l’amore con Elana. Era tutto cosi’ assurdo ed era cosi’ immerso nei suoi pensieri che non si rese nemmeno conto che erano ormai giunti nel centro di Parigi. Stava per iniziare la sua lotta per tentare di discolparsi o comunque per cercar di avere la pena piu' lieve possibile e avrebbe dovuto vincere assolutamente quella lotta. Quelle donne non scherzavano affatto.
 
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view post Posted on 25/3/2024, 16:55     +1   -1

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Decimo episodio

Da qualche minuto Thula governava i cavalli percorrendo le vie del centro della citta’ seguendo le indicazioni un po’ farraginose dell’inglese che faticava ad orizzontarsi
“ Allora?” chiese Thula “Riconosci la strada per arrivare alla locanda dove alloggi?” John si guardo’ intorno e il suo volto s’illumino’. Si, quella maledetta citta’ cominciava ad essergli meno ostile e ne riconosceva alcuni scorci
“ Si signora. Adesso credo di si. Siamo vicini. Percorrete questa strada. Non andate veloce perche’ fra poco dovrete svoltare a destra” Thula acconsenti’ e sferzo’ il cavallo che si rimise in cammino. In effetti, come aveva anticipato John, erano molto vicini alla locanda nella quale l’uomo aveva pernottato dal momento del suo arrivo a Parigi e dopo appena un paio di minuti erano arrivati. Thula allargo’ sconsolata le braccia nel vedere quel rudere chiamato <belle vue> e poi si rivolse all’inglese
“ E’ ora John. Tira fuori la lingua”
“ Mi fara’ male?” Thula sorrise. O era un grandissimo attore oppure la sua ingenuita’ era sacrosanta
“ No, non sentirai praticamente nulla” rispose la donna afferrando da una borsa posta vicino a lei un piccolo aggeggio che all’uomo parve una penna dalle strane fattezze e delle dimensioni ridottissime di colore bianco. Apri’ la bocca e tiro’ fuori la lingua, come gli era stato ordinato. Non senti’ praticamente niente a parte il contatto che quel piccolo aggeggio ebbe con la sua lingua ma quando provo’ a parlare, una serie di grugniti uscirono dalla sua bocca senza riuscire ad emettere una parola di senso compiuto
“ E’ inutile John, non riuscirai a parlare. Ti ho inserito una dose che durera’ dodici ora. Sono quasi le 11 di mattina e non riuscirai a parlare prima delle 23 di questa sera. Questo serve per evitare che tu possa dire qualcosa su chi sia io veramente. Cerchero’ di fare in modo che quando saremo da soli tu possa avere la lingua libera ma dinanzi ad altra gente saro’ costretta ad usare questo accorgimento. Mettero’ una scusa con coloro coi quali parlero’ e diro’ che hai avuto un incidente e che non ricordi chi sei. Non cercare di fare idiozie perche’ ne va della tua stessa vita. Stai al gioco e fra qualche giorno tutto sara’ finito. Ok?” John acconsenti’ con la testa. Non aveva altro mezzo per comunicare con quella donna.
Scesi dal calesse, i due entrarono in quello squallido posto che qualcuno doveva considerare una specie di albergo, L’uomo seduto dietro un bancone impolverato doveva avere intorno ai cinquant’anni e dormiva placidamente con la testa poggiata sopra le sue braccia incrociate. Thula suono’ un campanello posto alla destra dell’uomo e questi si risveglio’ di soprassalto, guardando le due figure dinanzi a se. L’uomo lo riconosceva ma la donna era una perfetta sconosciuta. Forse una prostituta col quale l’uomo, il suo cliente, l’inglese col quale non riusciva a dialogare, voleva trascorrere un po’ di tempo. Osservo’ meglio la donna. Era altissima e i suoi lineamenti erano davvero belli, anche se parzialmente nascosti da un abbigliamento molto casto, da contadina. No, non sembrava proprio una prostituta. Peccato perche’ con una come lei ci avrebbe trascorso volentieri un paio d’ore. La donna si rivolse a lei in perfetto francese
“ Siamo venuti a ritirare la sua valigia. Potete darmi la chiave della sua stanza, per favore?” Il locandiere stiro’ le sue membra intorpidite dal sonno interrotto e guardo’ la coppia di fronte a lui con una lieve ostilita’
“ Ha prenotato per un’altra settimana. Sia ben chiaro che non riavrete i soldi dell’anticipo”
“ Non c’e’ problema. Ve li potete tenere”
“ D’accordo. Allora ecco la chiave” fece l’uomo girando su sé stesso e prendendo una chiave da un ripiano posto dietro di lui, soddisfatto che una delle sue camere gia’ pagate si liberasse prima del previsto. Thula afferro’ la chiave e poi guardo’ l’albergatore
“ Sentite, scusatemi, avete mai visto qualcuno con lui?”
“ Con l’inglese? No, non parla una parola di francese e comunichiamo a gesti. Finalmente si e’ portato qualcuno che parli al posto suo”
“ Gia’. Quindi, l’avete visto sempre da solo?”
“ Si, te l’ho detto. E tu chi saresti? Perche’ fai queste domande?” Thula, senza rispondere, afferro’ la chiave che l’uomo aveva poggiato sul bancone quasi con rabbia. Il tono con il quale si era rivolto a lei sarebbe stato meritevole di una bella lezione, tale da imparare a portare il giusto rispetto alle donne ma naturalmente dovette trattenere quell’impulso e si diresse verso le scale seguita da John e dallo sguardo dell’albergatore
“ Ehi amico, hai fatto arrabbiare qualcuno? aggiunse ironico il locandiere osservando gli abiti mal ridotti e sporchi di sangue dell’inglese. John si volto’ e lo osservo’ con rabbia. Per qualche misterioso motivo, aveva compreso cio’ che quell’uomo gli aveva detto. Forse si stava abituando a comprendere qualche parola di francese. Apri’ la bocca ma emise solamente suoni incomprensibili. Al diavolo, tanto quell’uomo non avrebbe potuto comprendere cio’ che gli voleva dire e si soffermo’ a pensare che gli sarebbe piaciuto che Thula avesse mostrato all’albergatore in che modo si era ferito. Si, una bella lezione che quella donna era sicuramente in grado di dare a quel maledetto francese e di sicuro quell’ironia sarebbe scomparsa da quel volto. Non sapeva che anche la donna proveniente dal futuro aveva appena avuto lo stesso desiderio, sia pure per motivi differenti. Lei pero’ era una soldatessa e gli ordini la obbligavano ad interferire il meno possibile con le persone di quel secolo. Thula intanto si fermo’ e fece cenno all’inglese, fermatosi ad ascoltare la frase ironica del locandiere, di raggiungerla, gli afferro’ il braccio e gli sorrise
“ Hai compreso cio’ che ha detto?” gli chiese. John accenno’ di si con la testa e la donna riprese “Lascialo parlare John. Quello che per te deve contare e’ che il primo round e’ dalla tua parte. Sembra proprio che tu sia stato sincero. Ora pero’ fammi strada verso la tua camera”

La stanza era spoglia, brutta e decisamente sporca, perfettamente in linea col resto della locanda. Un armadio che doveva risalire a molti anni prima, scrostato e traballante, due comodini ai lati di un letto adatto per due persone, biancheria sporca e polvere dappertutto. Thula non si meraviglio’ che questa gente avesse un’aspettativa di vita pari ad un terzo di quella che c’era nel suo tempo. E maledi’ il momento in cui aveva accettato quest’incarico. Con tutti microbi che anche lei respirava, al ritorno nella sua epoca avrebbe dovuto farsi controllare minuziosamente per evitare che si portasse dietro qualche malattia.
Intanto, continuava ad osservare la misera stanza. Su una sedia di legno, una valigia che aveva completamente perso il suo colore naturale era aperta e conteneva una giacca, due camicie e due paia di pantaloni. Nell’armadio assolutamente niente. Rovisto’ nei cassetti e riusci’ a trovare alcune paia di ridicoli mutandoni. Non c’era altro. Quell’uomo sembrava che fosse giunto a Parigi da Londra con quelle poche e misere cose. La donna guardo’ l’inglese
“ Bene John, anche il secondo round sembra essere a tuo favore. Sembra proprio che tu appartenga a questo secolo. Ma ci aspetta la fase conclusiva, quella che decidera’ il tuo futuro. Stiamo per andare in Inghilterra, mio caro. Cambiati e mettiti qualcosa che non sia sporco di sangue. Fra poco saremo nella tua Madrepatria”
 
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view post Posted on 28/3/2024, 14:47     +1   -1

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Undicesimo episodio

Mira osservava la sua comandante mentre ripiegava alcuni abiti dentro una piccola valigia chiedendosi come fosse possibile che le donne di quell’epoca potessero andare in giro conciate in quel modo. Thula termino’ la sua operazione, chiuse la valigia e si mise a sedere sul letto
“ Hai controllato le coordinate di Preston?”
“ Si comandante. Atterrerete fuori dalla cittadina”
“ Cosa sappiamo di questa citta’?”
“ Ho fatto una ricerca. In quest’epoca ci abitano circa ventimila anime, comandante. E quindi abbastanza piccola anche se in seguito diverrà una città di media grandezza. Nel duemila supererà i centomila abitanti e nel duemiladuecento raggiungerà i duecentocinquantamila”
“ Non mi interessa lo sviluppo economico di Preston, Mira. Voglio sapere cosa mi aspetta arrivata laggiu’”
“ Si certo comandante. Dunque, si tratta di un centro che regge la sua economia principalmente grazie all'agricoltura e alla pesca che si effettua nel fiume Ribble. Perfettamente in linea con quest’epoca, direi”
“ John ha sostenuto di essere nato e di aver vissuto la sua infanzia nei pressi di Preston e quindi e’ presumibile che abitasse al di fuori della citta’. Spero proprio di non dovermi circumnavigare tutto il paese prima di trovare il posto giusto. Sempre ammesso che stia dicendo la verita’”
“ Quali sono le sue intenzioni, comandante?”
“ Fare una visita nel luogo dove il nostro caro amico e’ nato e poi arrivare a Londra dove e’ cresciuto. Un paio di giorni al massimo mi basteranno per avere le informazioni che mi servono”
“ E dopo lo porteremo nel 2457?”
“ Non vedo altra soluzione. Non ci sono informazioni riguardo questo John Terrence ne’ su eventuali discendenti”
“ Evidentemente, e’ perche’ e’ stato portato nel nostro presente” fece Mira
“ Si, e’ la soluzione che anch’io ho trovato probabile. Rimane il fatto che anche questo tipo ha bisogno di un processo equo e quindi bisognera’ vedere se deve essere processato come un violentatore o come un terrorista del tempo”
“ Per me e’ sincero” asseri’ Mira. Thula sospiro’ nervosamente
“ E non hai alcun dubbio? Perche’ secondo me e’ sincero quando afferma di essere di quest’epoca ma sono altrettanto sicura che ci nasconde qualcosa e debbo assolutamente scoprire cosa ci nasconde”
“ A dir la verita’, anch’io ho questa sensazione, comandante. Secondo lei, cosa puo’ nascondere un uomo di quest’epoca?”
“ Vado in Inghilterra proprio per scoprirlo. Dai, non voglio perdere ulteriore tempo” concluse Thula alzandosi dal letto e dirigendosi nel salone dove John era controllato da Elana. Arrivate al centro della stanza, Mira consegno’ il teletrasporto a Thula
“ Ecco, comandante. Le coordinate di Preston sono gia’ inserite. Ho inserito anche quelle di Londra e quelle di questa casa. Per qualunque cosa lei avesse bisogno contattera’ una di noi”
“ Brava Mira. Ci terremo in comunicazione” Avevano parlato in francese e John non aveva capito nulla del dialogo delle due donne. Elana lo spinse vicino alla sua comandante che afferro’ l’inglese per un braccio e quindi spinse un tasto del teletrasporto. Nella stanza rimasero soltanto Mira ed Elana.

Un vento gelido accolse i due quando riapparvero. Intorno a loro solo campagna e soltanto ad est si intravvedevano alcune case. Thula osservo’ il display del teletrasporto e pote’ notare come, proprio ad est, a poco meno di un paio di miglia, ci fosse la cittadina di Preston. Anche John Terrence si guardo’ intorno e, appena riconobbe il posto, i suoi occhi si riempirono di terrore. Quella donna aveva parlato di andare a Londra e non di giungere in quel posto. Scuoteva la testa ma il forte braccio di Thula gli impediva di fare anche un solo passo
“ Cosa c’e’ John? Hai paura che nel posto dove affermi di essere nato io possa scoprire qualcosa?” Terrence continuava a dimenarsi ma la sostanza che gli era stata iniettata gli inibiva la parola. Thula dovette schiaffeggiarlo violentemente per farlo calmare almeno un po’ e i ceffoni parvero sortire l’effetto sperato dalla donna. L’inglese, ormai calmatosi, si mise le mani in faccia. Quello era l’ultimo posto dove sarebbe voluto venire. Ma come poteva spiegarglielo a quella donna che lo teneva stretto per il braccio? Thula strinse ancor di piu’ la sua ferrea presa sul braccio dell’inglese e l’uomo fu costretto ad inginocchiarsi al cospetto della statuaria soldatessa
“ Ascoltami bene John. finora mi sono comportata fin troppo bene con te ma adesso devi metterti in testa che l'unica cosa che puoi fare e' obbedirmi senza alcun tipo di ribellione. Ora tu mi indicherai dov’e’ la casa in cui sei nato. Hai ancora dei parenti a Preston?” L’uomo allargo’ l’unico braccio che poteva muovere nel tentativo di spiegare alla donna che non lo sapeva e Thula recepi’ il messaggio corporeo proseguendo “Non ha importanza. Tu mi porterai in quella casa altrimenti saro’ costretta a comportarmi con te come ha fatto Elana. Vuoi essere picchiato come ha fatto lei?” Terrence scosse la testa. Non aveva intenzione di passare un’altra volta per le mani di una donna che possedeva una forza spaventosa e per un momento maledi’ quella Paula Gibb che aveva fatto diventare il genere femminile cosi’ potente e dominante. Anche se… Anche se non trovava completamente sgradevoli certe sensazioni. Ma la sua mente era troppo confusa per dare una spiegazione a quelle sensazioni. Thula intanto, ammorbidi’ il tono della sua voce “Se non me la indicherai tu, saro’ costretta ad andare in citta’ a chiedere informazioni. Non e’ una metropoli e qualcuno che conosce la famiglia Terrence lo trovero’. E se non trovassi nessuno, vuol dire che mi hai mentito. Ragion per cui, diro’ che sei un terrorista del tempo e sarai condannato a morte. Cosa decidi?”
John scosse la testa avanti e indietro in segno di accettazione delle direttive della donna. Non aveva altre possibilita’. Thula smise di stringere il braccio dell’uomo permettendogli di rialzarsi e ambedue s’incamminarono verso est. Il vento e l’approssimarsi della sera aumentavano l’intensita’ del freddo ma la donna sembrava non sentirlo mentre piu’ difficoltoso era il passo del giovane che faticava a stare vicino all’atletica femmina. Oltrepassarono il ponte situato sul fiume Ribble ma non entrarono in citta’, costeggiandola per almeno un altro paio di miglia dopodiche’ John indico’ una casupola al di fuori del centro abitato. Thula guardo’ l’uomo che sembrava stremato per la lunga camminata
“ Era quella la tua casa?” L’inglese, con la testa, diede una risposta affermativa e la donna osservo’ quella che sarebbe dovuta essere la casa in cui l’uomo era cresciuto. All’esterno, un pollaio con circa trenta galline e, dentro una staccionata, alcune pecore e delle capre che brucavano avidamente quella poca erba che avevano a disposizione. Alla destra di quella misera casa, un’altra piccola costruzione di circa trenta metri quadrati che forse serviva come fienile. Torno’ con lo sguardo in direzione della casa e noto’ che dal camino usciva del fumo a testimonianza che c’era dentro qualcuno che aveva il fuoco acceso. Thula, senza mollare il braccio dell’uomo, si incammino’ verso la porta e busso’. Dovette attendere qualche secondo prima che una donna anziana, con i capelli grigi raccolti, l’aria e un vestito molto dimessi, venisse ad aprire. La vecchia osservo’ la strana coppia che si trovava dinanzi a lei aggrottando le sopracciglia. Strana coppia soprattutto per quella donna altissima. Sembrava una nana al suo confronto e la cosa le dava una spiacevole sensazione
“ Cosa volete?” chiese poi riprendendosi. E lo fece duramente e senza preamboli. L’ospitalita’ non doveva essere una caratteristica fondamentale di quella donna. Thula non si scompose
“ Voi siete la signora Terrence?” domando’ a sua volta
“ Chi vuole saperlo?”
“ Mi chiamo… Mary, signora, e faccio l’infermiera a Londra. Sono stata incaricata di scoprire l’identita’ di quest’uomo” rispose “Alcuni indizi ci hanno portato a credere che potrebbe essere nato da queste parti”
“ Non sembrate un’infermiera”
“ Posso assicurarvi che lo sono. Ad ogni modo, l’uomo non puo’ parlare e io vorrei solo sapere se lo conoscete”
“ Come se avessi tempo per occuparmi dei muti” bofonchio’ l’anziana donna prendendo dalla tasca del suo vestito dei sudici occhiali e fissando l’uomo. Thula guardava i due, sentendo il tremore di John mentre invece la vecchia sorrideva. Poi pero’ lei cambio’ sguardo ed il suo volto si apri’ a uno stupore immenso. Mise la sua mano sulla bocca e i suoi occhi si sgranarono
“ Oh mio Dio, non e’ possibile. Tu sembri… “
“ Voi riconoscete quest’uomo?” incalzo’ Thula
“ Non voglio illudermi ma lui sembra… La soldatessa osservo’ la vecchia ancora sbigottita. Sembrava sincera ma le parole non le uscivano dalla bocca
“ Volete dire che potrebbe trattarsi di vostro figlio?”
“ Oh mio Dio, si. Lui e’ John, vero? Lui e’ il mio John, mio figlio?”
“ Si signora Terrence. Questo giovanotto potrebbe essere vostro figlio John
“ Come ho fatto a non riconoscerti subito” disse con le lacrime che le scendevano dagli occhi e abbracciando l’uomo che invece rimase fermo, senza cingere le sue braccia intorno a quella madre ritrovata
“ Ne siete sicura, vero?” chiese ancora Thula
“ Ne sono sicura. Sono vent’anni che non lo vedo ma non mi posso sbagliare. Una madre non puo’ sbagliare. Oh mio Dio, pensavo che fosse morto. E’ scomparso tanti anni fa. Dove e’ stato tutto questo tempo?”
“ Probabilmente, e’ stato a Londra” rispose Thula guardando ancora la donna che si scioglieva in lacrime
" Oh mio Dio" ripeteva la vecchia quasi senza sosta
“ Signora Terrence, perdonatemi, potete spiegarmi perche’ John e’ scomparso?” La donna stette qualche attimo in silenzio
“ Non lo so” borbotto’ infine tagliando corto, come se, al contrario, conoscesse benissimo il motivo della scomparsa
“ Davvero non lo sapete?”
“ Ve l’ho detto. Quello che conta e’ che sia tornato. Si e’ fatto cosi’ bello. Non credete che il mio John sia bello?”
“ Si penso che lo sia. E ditemi, avete altri figli?”
“ Oh si. Ne ho altri cinque, tre femmine e due maschi. Le tre femmine sono sposate e vivono in citta’ mentre uno dei maschi e’ in Galles a lavorare. L’ultimo tornerà fra poco insieme a mio marito. Sono andati in citta’ a prendere delle cose. Sa, noi vendiamo uova, polli e latte e ci compriamo cio’ che ci serve. Ma ditemi, Mary, mi avete detto che non parla. Ma come mai? Il mio John parlava. Eccome se parlava”
“ In realta’ quest’uomo parla, signora, ma ci sono momenti in cui si estranea completamente dal mondo esterno e in quei momenti non apre bocca. Capite cosa sto dicendo?”
“ Credo di si Mary. E quindi non mi riconosce?”
“ In effetti, potrebbe non riconoscervi in questo momento e ricordare tutto tra un’ora. Si chiama amnesia momentanea” menti’ Thula
“ E’ una bella notizia sapere che mio figlio possa parlare e che possa riconoscermi. Venite, accomodatevi” fece la donna facendo entrare i due all’interno della casa. Thula osservo’ la dimora. Era evidente che fossero gente molto povera e sembrava possedessero soltanto il necessario per sopravvivere. Poi poso’ gli occhi su John. Sembrava tutt’altro che contento di trovarsi in quel posto e di aver ritrovato la sua vecchia madre e anzi, era piuttosto nervoso. Quale altro segreto le nascondeva? Per quale motivo se ne era andato di casa che era appena un bambino? E per quale motivo aveva il sospetto che sua madre sapesse piu’ di quanto sosteneva? I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di un cavallo che trainava un carretto e poi dall’ingresso di un uomo. Doveva avere oltre sessant’anni, anche se era difficile stabilire un’eta’ precisa con i criteri di Thula. Quella gente invecchiava molto piu’ precocemente rispetto a quella della sua epoca. Era comunque un uomo alto nella media, piuttosto grosso, con la barba incolta sale e pepe e pochi capelli unti che gli scendevano dalla nuca mentre davanti era quasi completamente calvo. Non era certo una bella visione. La donna gli corse incontro
“ Trevor, guarda questo giovanotto. E’ il nostro John. E’ tornato” gli disse emozionata. L’uomo non sembrava esserlo altrettanto
“ Nostro figlio, dici? Ne sei sicura? E lei chi e’?” Thula si alzo’ in piedi. Il suo aspetto e la sua considerevole altezza sembrarono affievolire l’arroganza dell’uomo
“ Io sono Mary, signor Terrence, e sono l’infermiera che segue vostro figlio. Non parla e ha problemi di memoria” disse la giovane comandante continuando a mentire
“ Problemi di memoria? Non tanto da dire che si tratta del mio povero John scomparso da quasi vent’anni”
“ La sua memoria e’ labile, signore. Qualcosa rammenta e io sono venuta qui da Londra proprio per appurare se cio’ che ci ha fatto capire corrisponde a verita’”
“ Per quanto mi riguarda, potrebbe anche essere il figlio della regina Vittoria” taglio’ corto l’uomo
“ Ma che dici, Trevor?” intervenne la vecchia signora “Lui e’ il nostro John, ne sono certa”
“ Cosa ti da questa certezza?”
“ Lo sento. I lineamenti sono i suoi. Ce li ho in testa dal giorno della sua scomparsa”
“ E comunque” intervenne a sua volta Thula “non chiediamo nulla. Volevo soltanto sapere se questo ragazzo potesse essere vostro figlio e quindi il vero John Terrence. Ce ne andremo immediatamente”
“ Oh no, vi prego. Sono diciotto anni che non vedo mio figlio. Trattenetevi almeno fino a domani. Tanto, questa sera non potreste andare piu’ da nessuna parte. E’ ormai buio e non troverete facilmente un posto per dormire. Cenate con noi. Ho preparato uno stufato caldo che potrebbe riscaldarvi notevolmente visto il freddo e inoltre noi possiamo darvi anche un posto per dormire. Non e’ un granche’ ma potrete stare almeno al caldo” Thula scosse la testa. Non aveva nessuna voglia di dormire in quella casa considerando che le sarebbe bastato un clic sul suo teletrasporto per ritrovarsi di nuovo nella casa di Parigi insieme con le sue soldatesse e dormire comodamente nel suo letto ma dovette ammettere che il punto di vista della donna non faceva acqua da nessuna parte. Penso’ che sarebbe stato meglio aspettare che si addormentassero tutti e poi sparire nel cuore della notte senza essere costretta ad elemosinare una spiegazione plausibile sul motivo che la spingeva ad andarsene. Avrebbe comunque regalato qualche minuto in compagnia del figlio ritrovato a quella vecchia madre che sembrava felice come non mai
“ Non vorremmo darvi fastidio” obietto’ comunque
“ Nessun fastidio. Vi prego, non ve ne andate. John puo’ dormire insieme al fratello e voi nella stanza che era delle mie figlie”
“ Non credo che Malcolm abbia intenzione di dividere il suo letto con uno sconosciuto” Era stato Trevor Terrence a parlare
“ Ma non e’ uno sconosciuto. E’ suo fratello maggiore” continuo’ la donna
“ Per me e’ uno sconosciuto. Se proprio hai intenzione di farli dormire qui, lui puo’ andare nella stanza che era occupata dalle ragazze e lei puo’ dormire nel fienile” La soldatessa scosse di nuovo la testa. Non aveva intenzione di separarsi dal suo prigioniero anche se aveva sempre la possibilita’ di rintracciarlo come e quando voleva in caso di fuga ma soprattutto voleva essere libera di potersene andare alla prima occasione senza dover entrare nella casa, col rischio di svegliare qualcuno. Tanto, la sua permanenza a Preston sembrava ormai perfettamente inutile. Quell’uomo sembrava fosse proprio chi diceva di essere
“ D’accordo, accettiamo il pasto caldo e la possibilita’ di dormire da voi e vi ringrazio infinitamente per questo ma ho l’obbligo di guardare questo ragazzo. Se dovesse scomparire non me lo perdonerebbero e non voglio perdere il mio lavoro. Vorra’ dire che dormiremo insieme nel fienile”
“ Ma… Voi siete una donna. Non e’ ammissibile che dormiate insieme ad un uomo” obietto’ la vecchia. I costumi dell’epoca non permettevano certo una convivenza simile ma Thula fu irremovibile
“ E allora saro’ costretta ad andarmene, signora”
“ Ma lasciali dormire dove vogliono” Il presunto padre di John continuava ad essere poco amichevole e Thula aveva una gran voglia di fargli capire come la situazione nella sua epoca fosse cambiata. E aveva voglia di farlo a suon di ceffoni ma dovette fare buon viso a cattivo gioco. Proprio in quel momento fece il suo ingresso colui che doveva essere Malcolm, il fratello di John. Era un ragazzo di circa sedici anni, bassino, piuttosto magro e dallo sguardo spento che portava con fatica un grosso sacco, forse le compere che i due uomini avevano fatto in citta’. La signora Terrence gli corse incontro abbracciandolo e spiegandogli chi fossero quegli sconosciuti. Spiego’ poi a Thula che il ragazzo era nato qualche anno dopo la scomparsa di John e quindi l’analisi sulla sua eta’ fatta da Thula doveva essere corretta. Anche per lui pero’, nessuna emozione nel ritrovare un fratello scomparso da cosi’ tanto tempo. Rimase in silenzio senza nemmeno abbracciare quel fratello ritrovato e senza nemmeno scambiarci qualche parola. E altrettanto fece John. E questo non era affatto un comportamento normale.
 
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view post Posted on 2/4/2024, 13:28     +1   -1

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Dodicesimo episodio

Thula dovette ammettere che lo stufato preparato da mamma Terrence non era affatto male. Non era abituata a quei cibi semplici ma gustosi. Dopo quel pasto frugale, sia Trevor che Malcolm si ritirarono abbastanza presto nelle loro stanze. Thula non riusciva a comprendere quel comportamento. Possibile che un padre e un fratello non sentissero il bisogno di restare il piu’ a lungo possibile con la persona che avrebbe potuto essere un loro congiunto scomparso da tanti anni? Al contrario, la vecchia cerco’ di informarsi su come John avesse vissuto in quegli anni, come avesse fatto un ragazzino a campare nella Londra vittoriana e di come avesse perso la parola, almeno parzialmente e la soldatessa dovette inventarsi altre scuse plausibili. Erano le ventuno quando anche la donna si ritiro’ in camera, dopo aver accompagnato Thula e John nel giaciglio improvvisato del fienile. La soldatessa aveva deciso di attendere un paio d’ore e poi andarsene insieme al suo prigioniero. Doveva interferire il meno possibile con la gente di quel secolo e lei stava gia’ andando oltre, anche se era stata l’unica possibilita’ per scoprire chi fosse quel giovane. Lascio’ riposare il suo prigioniero, spossato da una giornata interminabile, mentre lei decise di camminare un po’ nei paraggi. Una fioca luce di una candela proveniva da una delle stanze ma lei prosegui’ a camminare, malgrado il freddo di quella sera. Vedeva in lontananza le deboli luci di Preston e fece il giro dell’abitazione per ritornare quindi nel fienile. John continuava a riposare tranquillamente. Evidentemente, ormai aveva capito benissimo che se avesse provato a scappare, per lui sarebbe stata la fine e la giovane comandante si trovo’ a pensare che Terrence sembrava aver ben compreso chi comandasse. Beh, dopo la dura lezione di Elana soltanto un pazzo poteva ancora pensare di poterla fare franca con una donna dell’epoca di Thula.
Rimase per una mezz’ora tranquilla e quando si riaffaccio’ fuori dal fienile pote’ notare come fosse ormai tutto buio. Era il momento giusto per andarsene. Stava per svegliare John quando senti’ dei rumori provenire da una delle stanze e la luce tremolante di una candela di nuovo accesa. La donna usci’ di nuovo dal fienile incuriosita. Sentiva un parlottio ma non riusciva a comprendere. Sempre piu’ incuriosita entro’ nella casa e cammino’ in direzione della stanza dove aveva visto la luce. La porta era chiusa ma poteva sentire le loro parole
“ Vi prego padre, oggi no” Era stata la giovane voce di Malcolm a parlare
“ Non fare storie, ragazzo” Stavolta la voce era stata di Trevor
“ Vi prego, ci sono quei due. Mi vergogno”
“ Tu farai quello che voglio altrimenti giuro che ti ammazzo di botte. E tu sai che quando si tratta di picchiarti, mantengo sempre le mie promesse” Thula aveva ormai compreso cosa stava accadendo. Si disse che non doveva interferire ma il suo senso dell’onesta’ e della giustizia non le permettevano di nascondersi dietro quell’ordine. Apri’ piano la porta e la scena che le si presento’ dinanzi a lei era proprio quella che si aspettava, con il ragazzo piangente che teneva in bocca il membro del padre
“ Brutto bastardo” esclamo’ dinanzi a quella visione. Trevor si giro’, col suo pene ancora eretto, guardando la statuaria donna che aveva fatto il suo ingresso nella stanza
“ E tu cosa vuoi?” domando’ ridendo alla donna “Vuoi metterti al suo posto?“ Era troppo. Thula avanzo’ verso quell’uomo che era ancora pateticamente con i pantaloni tirati giu’ e, appena fu alla sua portata, lo colpi’ con un pugno devastante che lo mando’ a sbattere contro il muro. L’uomo non riusciva a rendersi bene conto di cosa l’avesse colpito. Troppo lontano dalla sua mente l’idea di una donna che potesse essere piu’ forte di lui per capire di aver ricevuto solamente un pugno. La testa gli girava e si rialzo’ a fatica andando verso la donna che lo attese schiumando rabbia e poi aspetto’ che Trevor la colpisse, cosa che avvenne un secondo dopo. Con facilita’, Thula afferro’ il braccio dell’uomo e lo torse fino a sentirne la rottura. Stavolta Trevor esplose in lugubre urlo di dolore tanto da far accorrere sia sua moglie che John, svegliati da quel grido. La donna corse verso Thula
“ Cosa sta succedendo?”
“ Sta succedendo che tuo marito e’ uno schifoso pedofilo e avra’ quello che merita” rispose dando una leggera spinta alla vecchia e riafferrando Trevor che ormai aveva ben compreso di trovarsi di fronte un essere umano particolare, ben piu’ forte di lui. Lo sollevo di diversi centimetri prendendolo per il mento , di fronte agli esterrefatti Malcolm e di sua madre mentre John invece sapeva ormai perfettamente quali fossero le potenzialita’ di quella donna. Trevor continuava ad urlare, un po’ per il fortissimo dolore che il braccio rotto gli procurava ed un po’ per il fatto di essere praticamente alla merce’ di quell’altissima donna. Thula non ebbe pieta’. Dapprima lo colpi’ con un paio di pugni che gli devastarono la faccia e poi torse anche l’altro braccio rompendogli anche quello. Altre grida di dolore e di disperazione si alzarono nella stanza. La vecchia corse verso Thula, incredula di cio’ che stava osservando
“ Chi siete? Voi non siete un’infermiera. Lasciate stare mio marito”
“ Tuo marito e’ un porco schifoso che si approfitta di tuo figlio. Che cazzo di madre sei?” le rispose dandole di nuovo una piccola spinta. L’attenzione della donna proveniente dal futuro si sposto’ di nuovo verso Trevor, ormai sanguinante, steso in terra con la schiena addosso al muro e impossibilitato a fare qualunque gesto con tutte e due le braccia rotte. Le sue idee erano confuse e il dolore insostenibile. Come era possibile tutto cio’? Ma non era finita per lui. Thula era ormai un fiume in piena. La rabbia verso quell’uomo era tale e tanta che voleva umiliarlo. Lo scalcio’ dapprima ai testicoli facendo di nuovo urlare l’uomo che roteo’ gli occhi e poi gli afferro’ la gamba spezzandogli anche quella e suscitando altre grida di dolore nell’uomo. Lo sollevo’ quindi di peso come se fosse un fuscello. Aveva voglia di ucciderlo ma dovette desistere da quell’insano proposito. Non era un’assassina e si limito’ ad urlargli contro
“ Ora non potrai piu’ approfittarti di tuo figlio, bastardo. Sarai zoppo per la vita e le tue braccia non funzioneranno piu’ come una volta. Sarai debole e indifeso, proprio come lo e’ stato tuo figlio fino ad adesso” Lo getto’ addosso al muro. L’uomo ricadde pesantemente ormai svenuto e soltanto allora la donna sembro’ placarsi. Si volto’ verso Malcolm e lo accarezzo’
“ Stai bene?” gli chiese
“ Si, sto bene. Grazie” le disse semplicemente il ragazzo
“ Ora e’ debole e indifeso. Non potra’ nemmeno tenere in mano una piuma e tu potrai difenderti se volesse approfittarsi di nuovo di te”
“ Non glie lo permettero’”
“Bravo”
“ Ma voi chi siete? Come avete potuto picchiare cosi’ pesantemente mio padre?“
“ Chi sono?” Thula sorrise. Come spiegare a quel giovane chi lei fosse realmente? “Non ha importanza chi sono. Cio’ che e’ importante e’ che tu sarai libero senza piu’ temere quell’uomo schifoso” Lo accarezzo’ di nuovo e poi si volto’ per guardare la scena che si era creata. Trevor era svenuto, sanguinante dal viso e sua moglie era inginocchiata su di lui per capire quali fossero le sue reali condizioni e nel vano tentativo di rianimarlo. E John? Era scomparso. Quell’idiota… Sembrava aver approfittato di quel momento di confusione per darsela a gambe, senza sapere che lei avrebbe potuto rintracciarlo come e quando voleva grazie al chip sottocutaneo che gli aveva fatto inserire. Stava per precipitarsi fuori dalla porta quando il ragazzo si riaffaccio’ nella stanza brandendo un grosso coltello da cucina e avventandosi contro il corpo inanimato del padre
“ Maledetto bastardo” gli urlo’. Thula osservo’ quella scena ed ebbe solo una frazione di secondo per capire cosa stesse accadendo e poi il suo corpo atletico si mosse velocemente gettandosi sul corpo di Trevor e alzando il suo braccio destro per parare il colpo che John stava per infliggere al padre. Dopodiche’ gli tolse agevolmente l’arma dalle mani e lo costrinse a rialzarsi
“ Cosa stavi facendo?” gli disse. John scoppio’ in un pianto a dirotto. Aveva evidentemente riacquistato l’uso della parola
“ Volevo ucciderlo quel bastardo” Thula capi’. Accarezzo’ il volto del giovane rigato di lacrime e poi prese dolcemente la sua faccia fino a portarla a ridosso dei suoi seni rigogliosi. Con un dito gli alzo’ il mento per poterlo guardare negli occhi
“ Lo faceva anche con te, non e’ vero?”
“ Si. Tutte le sere da quando avevo sei anni. Uno schifoso maledetto bastardo. E se non volevo mi picchiava a morte” Thula lo accarezzo’ di nuovo
“ Povero ragazzo. Questo spiega molte cose. E voi?” disse poi rivolta alla madre “Voi sapevate che questo depravato si approfittava dei vostri figli?” La donna si mise le mani in faccia dalla vergogna
“ Io…Io…”
“ Si, lei sapeva ma stava zitta. Non faceva niente per impedirglielo” intervenne John con rabbia
“ Cosa potevo fare? E’ mio marito e se mi fossi intromessa mi avrebbe ammazzata. L’unica cosa che potevo fare l’ho fatta”
“ E cioe’?” domando’ Thula
“ Ho fatto sposare giovanissime le ragazze per toglierle dalle sue grinfie anche se lui sembrava interessato piu’ ai maschi che alle femmine. E poi ho mandato via l’altro a lavorare. Per John e per Malcolm ho potuto fare poco. Mi dispiace. Mi dispiace tanto” Thula non le rispose. Quella donna era colpevole. Era una madre ma aveva fatto poco per salvare i propri figli. Afferro’ di peso il corpo di Trevor e se lo alzo’ sopra le spalle, tra nuovi sguardi di meraviglia dei presenti e cammino’ in direzione dell’uscita per poi gettare quel corpo lontano. La vecchia si avvicino’ alla donna proveniente dal futuro. La differenza tra le due donne era enorme e rendeva la figura della madre di John quasi ridicola al cospetto di quell’amazzone
“ Chi siete veramente? Siete una strega? Una donna posseduta dal demonio?“ Thula sorrise di fronte alle ingenuita’ proferite dalla vecchia
“ Non esistono streghe e demoni e comunque io sono dalla parte della giustizia. Se potete, cacciate di casa quest’uomo e forse sconterete in parte i vostri peccati”
“ Come faro’? Sono solo una povera vecchia”
“ Tanto non potra’ piu’ lavorare” prosegui’ Thula indicando il corpo di Trevor. Gli ho spezzato le braccia e una gamba e non potra’ piu’ fare alcun tipo di fatica”
“ Lo faro’ io, mamma” intervenne Malcolm. Saro’ io l’uomo di casa ma quel bastardo non dovra’ piu’ mettere piede in questa casa altrimenti lo ammazzo" Thula sorrise e poi si avvicino’ al corpo di Trevor Terrence ancora svenuto e si rivolse a Malcolm
“ Ragazzo, vai a prendere un secchio d’acqua. Con questo non ho ancora terminato” Il giovane non si fece ripetere due volte l’ordine. Aveva appena visto cosa quella donna fosse in grado di fare ed essere accomodante verso di lei sembrava la cosa piu’ giusta da fare. Si diresse verso il pozzo dopo aver preso un secchio e lo riempi d’acqua per darlo poi alla maestosa amazzone che lo verso’ di getto addosso a Trevor. L’uomo scosse la testa svegliandosi immediatamente. Guardo’ la donna di fronte a lui ma poi il dolore per le fratture s’impossesso’ di nuovo di tutto il suo corpo. Inizio’ di nuovo a frignare mentre Thula poggio’ il suo piede sulla faccia dell’uomo
“ Abbiate pieta’ di me” piagnucolo’. Thula spinse il suo piede ancor di piu’ nella faccia dell’uomo
“ Dalle mie parti, un uomo che fa quello che hai fatto tu nei confronti di un figlio o in quelli di qualunque essere piu’ debole di lui viene condannato a morte. Io pero’ non sono una giudice e non posso farlo ma posso proseguire la mia opera di devastazione del tuo corpo”
“ Vi prego, ho capito di aver sbagliato” Thula scoppio’ in una risata nervosa. Quell’uomo era un lurido viscido che la nauseava
“ Ma davvero? Adesso te ne sei accorto?” La donna tolse il piede dalla faccia di Trevor e fece un paio di passi indietro “Striscia, uomo. Striscia verso di me. Striscia come solo i vermi possono fare e obbedisci altrimenti riprendo a romperti altre ossa” Il tono della donna era stato duro e fermo e John provo’ un briviso lungo la schiena. Oh non certo per pieta’ nei confronti di quel bastardo che l’aveva generato ma al pensiero di cosa Thula avrebbe potuto fare anche a lui. Poi pero’ osservo’ la scena e vide Trevor avvicinarsi strisciando verso la soldatessa. Lo aveva fatto piangendo e lamentandosi a causa dell’enorme dolore che provava e senza l’aiuto delle braccia inutilizzabili, avanzando di pochi centimetri alla volta ma l’aveva fatto. La donna continuava a guardarlo con tutto il disgusto che poteva provare “Ora lecca le mie scarpe e puliscile con la tua lingua. Perche’ questa e’ l’unica cosa che potresti fare con una donna come me. Fallo e puliscile bene perche’ altrimenti quello che ti ho appena fatto sara’ solo l’anticipo” L’uomo rimase per alcuni secondi titubante. Non si aspettava una cosa del genere e Thula lo colpi’ allora con un potente calcio che sbriciolo’ alcuni dei pochi denti rimasti nella bocca dell’uomo che, continuando a piangere sommessamente, inizio’ a leccare le scarpe della donna sporchissime per la lunga camminata in campagna. John, Malcolm e la vecchia madre guardavano quella scena in silenzio, ognuno con delle sensazioni diverse ma tutti con un ammirazione incredibile per quella donna. L’operazione duro’ diversi minuti poi la comandante prese dolcemente la mano di John per andare dentro il fienile. Dovevano andarsene. Ormai tutti i tasselli sembravano essere andati al loro posto. Malcolm pero’ corse dietro ai due e abbraccio’ John
“ E’ stato bello incontrarti, fratello mio” John sorrise e ricambio’ l’abbraccio
“ Non sapevo di avere fratelli che non conoscevo. Se io fossi stato ancora in questa casa lui non si sarebbe approfittato anche di te. Ormai sono un uomo e l’avrei ucciso. Mi dispiace”
“ Tu non hai colpe e hai fatto bene ad andartene. Ritornerai a trovarmi?”
“ Non lo so. Vorrei ma non dipende da me” rispose John guardando Thula che sorrise enigmaticamente
“ Chissa’ Malcolm. Puo’ darsi che John possa venirti a trovare tra qualche anno. Ora vai in casa e porta con te tua madre. Credo che domattina non ci troverete in quanto partiremo all’alba” concluse l’affascinante comandante andando di nuovo verso il fienile, sempre tenendo per un braccio il suo prigioniero. Appena entrati nel fienile ed essersi sincerata che madre e figlio fossero entrati in casa, Thula ando’ verso John
“ E’ stata dura, vero?”
“ Perche’ non me l’avete lasciato ammazzare?”
“ Perche’ soffrira’ di piu’ cosi’. Come ho detto a tua madre e a tuo fratello, le sue violenze sono terminate. E’ debole e indifeso ormai e ne subira’ le conseguenze in quanto le tecnologie mediche di questo secolo non gli permetteranno mai di ritornare quello che era. Ma ti ripeto la domanda. E’ stata dura per te in quegli anni?”
“ Si signora. Appena ho potuto sono scappato a Londra. Non ce la facevo piu’” Thula accarezzo’ il giovane. Ora capiva tutto. Penso’ che le violenze subite da bambino lo avevano fatto diventare a sua volta uno stupratore. Non lo giustificava del tutto ma non era completamente colpa sua. E qualcosa si smosse dentro di lei. Forse compassione, forse un semplice desiderio sessuale nei confronti di quel ragazzo che adesso non vedeva piu’ come un terrorista ma come un disadattato, colpevole di essere nato in un’epoca dove in certi ambenti la tenerezza e l’amore erano parole quasi senza significato. Continuo’ ad accarezzare quel viso piacevole contornato da quegli assurdi baffi propri di quell’epoca e quindi si chino’ per cercare le sue labbra. John rimase di stucco. Che sapore meraviglioso aveva quella bocca! Era cosi’ bello, cosi’ piacevole ma come spiegare a quella donna che lui non poteva? Si scanso’ e Thula rimase di sasso
“ Perche? Cosa c’e’ in me che non va?” gli chiese
“ Niente signora. Voi siete bellissima ma io… Oh mio Dio, come spiegarvelo?“
“ Aspetta, posso capire. Trovi difficolta’ ad approcciarti a una donna come me? Una donna che comanda? E’ cosi’?” No, non era quello. John lo sapeva che il problema era ben altro ma quella sembrava essere una spiegazione plausibile
“ Forse, signora” rispose infine l’uomo lasciando il dubbio nella mente di Thula che si riavvicino’ di nuovo
“ Non devi temere. Non ti picchiero’, non sono come Elana. Devi stare tranquillo. Tutti i maschi della mia epoca trovano molto piacevole abbandonarsi tra le braccia di una donna forte e sicura. Vedrai che capitera’ anche a te” Lo prese di nuovo tra le sue braccia e lo bacio’ ancora mentre John sentiva qualcosa di strano dentro di lui. Quella sensazione di essere nelle mani di quella donna era strana. Spiacevole? No, tutt’altro e infatti qualcosa si animo’ in lui e senti’, tra la sua meraviglia, il suo pene inturgidirsi. Sospiro’ incredulo e si lascio’ sopraffare da quella magica sensazione mentre Thula lo spogliava dolcemente senza smettere di baciarlo. Quindi lo adagio’ sul giaciglio, soddisfatta di vedere la sua erezione e inizio’ a spogliarsi anche lei. In breve, la donna era nuda di fronte al giovane inglese la cui eccitazione aveva raggiunto picchi incredibili. L’uomo sgrano’ gli occhi. Quella era per lui la perfezione e rimase con la bocca aperta ad ammirare la bellissima soldatessa che sorrise nel vedere la reazione di John sdraiandosi poi sul corpo dell’uomo”
“ E’ bello, signora. E’ tutto molto bello” Thula continuo’ a sorridere afferrando il pene del giovane per accarezzarlo. Si lascio’ poi penetrare sospirando anche lei per quel piacere che attendeva da tanti mesi. Si mosse sopra di lui con maestria mentre i suoi capelli biondi ondeggiavano seguendo i suoi movimenti e mentre John si lasciava guidare dalla donna assaporando quel godimento in modo totale. Un godimento che lui pensava che mai avrebbe potuto provare.
 
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Tredicesimo episodio

Jedra sbuffo’ infastidita. Essere costretta a preparare la colazione non lo sopportava proprio visto che erano mansioni che non spettavano alle donne ma erano di competenza dei maschi. E pensare che a casa l’aspettava un marito devoto e premuroso che le obbediva in tutto e per tutto e che si occupava di qualunque mansione riguardasse la sua casa. Ma in quella situazione, isolate in questo tempo passato e soprattutto prive di un maschio che si dedicasse alla cucina, dovevano fare a turno e anche se erano trascorsi oltre sei mesi da quando lei e le sue colleghe erano state catapultate in quel secolo, ancora non si era abituata a dover stare dietro ai fornelli. Certo, erano lavori che toccavano a turno ma la infastidivano. Soprattutto adesso che doveva servire addirittura un maschio. Pazzesco! Come se quei secoli trascorsi fossero passati invano. La soldatessa smise di pensare a queste situazioni e porto’ quindi i cibi a tavola dove l’attendevano la comandante Thula, la sua collega Orla e naturalmente il prigioniero mentre Elana e Mira erano ovviamente impegnate nella guardia a Genevieve. Thula afferro’ il bricco del caffe’ versandosene una dose abbondante e dicendo a John di fare altrettanto. Orla guardo’ l’uomo e quindi si rivolse alla comandante
“ Quindi, sembra proprio che il nostro giovanotto dicesse la verita’, stando a cio’ che lei ci ha raccontato, comandante”
“ Pare proprio di si” rispose Thula sorseggiando il suo caffe’”
“ Indagine conclusa?”
“ Non ancora. Credo che sulla sincerita’ di John non esista ormai piu’ alcun dubbio ma io non sono il tipo che lascia il lavoro a meta’. Avevo detto che sarei andata a Londra e fra un’ora al massimo ci teletrasporteremo in quella citta’. Voglio dissipare gli ultimi dubbi. Credo che anche tu sarai d’accordo, non e’ vero John?”
“ Certamente signora” rispose l’uomo facendo buon viso a cattivo gioco. Erano tanti i componenti che facevano risultare pericolosa per lui una rimpatriata, soprattutto insieme a Thula ma prosegui’ sorridendo, seppure a fatica “Potrete vedere con i vostri occhi che quello che vi ho detto corrisponde a verita’. Chi volete conoscere?”
“ Tanto per cominciare, il medico presso il quale lavoravi. E poi i tuoi amici. Avevi qualche amico?”
“ Amici proprio no. Pero’ tutti mi conoscono nelle bettole del mio quartiere”
“ Bene. E ragazze? Hai una ragazza che ti aspetta?” Terrence si rabbuio’
“ No signora, non ho una ragazza” rispose infine
“ Come mai?” incalzo’ Thula. John scosse la testa. Un’altra di quelle cose impossibili da spiegare, soprattutto dopo quello che era accaduto durante la notte
“ Non ho soldi per mettere su una famiglia, signora” menti’. No, non era quello il reale motivo per cui non aveva una ragazza ma sembrava una scusa plausibile e Thula sembro’ accettarla. Si alzo’ e fece cenno a Jedra e Orla di seguirla
“ Bene John, tu continua pure a mangiare mentre io mi preparo per andare a Londra”
“ Ci andremo sempre con quel coso… Come si chiama?”
“ Il teletrasporto? Si, certo. Tu abiti lontano dal centro?” Un brivido percorse l’inglese. La sua abitazione? No, era fuori da ogni discussione. Non poteva dirgli dove aveva abitato fino al giorno in cui era rimasto a Londra
“ Io… Veramente non ho una casa” Thula lo guardo’ pensierosa
“ Cosa significa che non hai una casa? E dove hai dormito fino ad ora?”
“ Mi sono arrangiato. Ho dormito in strada e qualche volta ospite di qualche conoscente”
“ Verificheremo” taglio’ corto la comandante lasciandolo solo alle prese con la colazione. Ora si che era in mezzo a un mare di guai. Fino ad ora, soprattutto dopo che aveva avuto modo di dimostrare che lui era effettivamente di questo secolo, che aveva una madre e un padre, le cose erano andate per il verso giusto. Ma cosa sarebbe successo ora? Doveva continuare a sostenere quella versione. Thula sembrava quasi che nutrisse un po’ d’affetto nei suoi confronti e quella pazzesca notte d’amore lo dimostrava ampiamente e quindi doveva proseguire su quella strada gia’ tracciata. Nessuno poteva entrare in casa sua. Doveva limitarsi a farla parlare con i suoi amici e conoscenti che le avrebbero tutti detto che era un ragazzo a posto, forse con qualche ubriacatura di troppo ma chi non si ubriacava nel suo quartiere? Ma casa sua no. Si maledi’ per quei ricordi ma era ancora in tempo per restare nelle grazie di quella donna. Con un po’ di attenzione ce l’avrebbe fatta.

Mentre John Terrence era immerso nei suoi pensieri, nella camera accanto Jedra armeggio’ con il tele trasportatore che poi riconsegno’ a Thula. La comandante osservo’ con attenzione l’aggeggio
“ Hai inserito le coordinate?”
“ Si certo, comandante. Oltre a quelle di questa casa. Per qualunque altra destinazione lei dovra’, come al solito, contattare me o una delle mie colleghe” prosegui’ la soldatessa indicando Orla che era accanto a lei
“ Bene ma non credo che ne abbia bisogno”
“ Ormai lei e’ dell’idea che quel ragazzo abbia detto la verita’, non e’ vero?”
“ Ne sono certissima. Non credo che sarebbe stato possibile inscenare una commedia come quella alla quale ho assistito”
“ Intende cio’ che ha visto a casa dei suoi genitori?”
“ Ovviamente”
“ E allora perche’ vuole andare a Londra? Insistette Orla
“ Perche’ il mio sesto senso mi dice che e’ sincero quando afferma di essere di quest’epoca, cosa del resto confermata con gli accadimenti di Preston, ma che invece mente riguardo altre cose”
“ Insomma, secondo lei non e’ un terrorista del tempo ma nello stesso tempo ha qualcosa da nascondere”
“ Esatto”
“ Ma a noi cosa importa? Lo porti nel 2457 e affermi semplicemente cosa sappiamo e cioe’ che ha provato a violentare una donna della sua epoca che, guarda caso, era proprio la ragazza che controllavamo. Non so cosa decidera’ la giuria ma potrebbe uscire dal carcere quando ancora è relativamente giovane. Qualunque altra cosa abbia fatto riguarda quest’epoca e noi non ne facciamo parte”
“ Hai pienamente ragione, Orla. Ma io devo essere sicura di cio’ che scrivero’ nella mia relazione o di cosa diro’ al processo e perdere un giorno per cercare di appurare la verita’ non e’ la fine del mondo. Questo, anche per far dare una condanna giusta ed equilibrata a quest’uomo” Jedra e Orla si guardarono annuendo. Non c’era dubbio che la loro comandante avesse ragione
“ Ma cosa c’e’ cha la lascia in dubbio?” chiese comunque Jedra
“ Ah, tante cose. Su alcune risposte e’ sicuro mentre su altre tentenna e perde alcuni secondi, quasi se cercasse di trovare quella piu’ giusta. E’ abbastanza intelligente da trovare poi quella risposta, che sia giusta o comunque credibile ma sento che ci sta facendo fesse. E se dovessi scoprire cosa nasconde, giuro che glie lo faccio rimpiangere. E poi, guardate il suo abbigliamento. Cosa ne deducete?”
“ Tipico rappresentante della classe povera di fine ottocento. Cappotto logoro, camicie un po’ unte, scarpe rattoppate diverse volte. Insomma, ha detto di essere un poveraccio che si arrangia lavorando per un medico e la cosa mi sembra plausibile considerando che gli assistenti medici di questo periodo non erano certo specializzandi istruiti ma poveracci che si arrangiavano con dei lavoretti di secondo piano” disse Orla
“ Si, ho letto che spesso questa gente rubava i corpi dal cimitero per far esercitare il medico se questi doveva compiere un’operazione piuttosto rischiosa” rincaro’ Jedra
“ Esatto. Dunque, un poveraccio dignitoso, con un lavoro e un guadagno, sia pure di basso livello, giusto?”
“ Direi di si” rispose ancora Jedra mentre anche la sua collega annuiva
“ E vi sembra il tipo che non ha una casa?” Le due soldatesse guardarono la loro comandante. No, non sembrava possibile
“ E perche’, secondo lei, quel tipo non vuole che lei curiosi in casa sua” Thula scoppio’ a ridere
“ Beh, e’ per questo che vado a Londra e non per fare la turista. Se non dovessi scoprire nulla d’importante, domani mattina lo portero’ nel nostro presente. E a quel punto ci pensassero chi di dovere. Noi dobbiamo proteggere la francesina e stiamo facendo bene il nostro lavoro e non posso perdere troppo tempo dietro a quest’inglese, pero’ mi voglio togliere la soddisfazione di provare almeno a capirci qualcosa”
“ Bene comandante” concluse Jedra “Mi sembra che sia tutto pronto per questo viaggetto nella Londra vittoriana”
“ Credo proprio di si. Andiamo a raccattare il nostro John”

Era circa un’ora che Thula e John camminavano. La stanchezza dell’uomo era ormai evidente mentre la donna, ben piu’ atletica ed allenata, aveva ancora un passo pimpante. Si erano teletrasportati fuori Londra e seppur la città non aveva raggiunto la grandezza che poi avrebbe acquistato anni dopo, era sempre la città più grande del mondo in quell’epoca
“ Aspettate signora, sono stanco. Non possiamo riposarci un po’” chiese infatti l’uomo. La comandante guardo’ l’inglese e si fermo’. Erano ormai quasi nel centro di Londra e cinque minuti poteva anche attenderli
“ E’ lontano il tuo quartiere?”
“ No signora. Un altro quarto d’ora. Dove volete andare prima?”
“ Dal tuo datore di lavoro, dal medico. Mi raccomando John, io non ti mettero’ la sostanza che ti inibisce la parola ma, alla prima mossa o frase sbagliata, ci teletrasporteremo immediatamente nella casa a Parigi e poi saranno problemi tuoi. Ti prometto che ti lascero’ nelle mani di Elana e quando sarai nella mia epoca per essere giudicato, ci arriverai con poche ossa sane”
“ No signora, vi prego, non consegnatemi nelle mani di quella donna. Mi comportero’ in modo adeguato ma non lasciatemi nelle sue mani”
“ Non lo faro’ se tu mi obbedirai”
“ Vi obbediro’, ve lo prometto”
“ Bene. Mi sembra che tu abbia capito come noi donne del venticinquesimo secolo trattiamo i maschi. Se vi comportate bene, sappiamo essere comprensive ma non tolleriamo disobbedienze. I maschi debbono stare ai nostri ordini e la comprensione sfuma se cio’ non accade. E’ tutto chiaro?”
“ Certamente signora”
“ Bene. Vogliamo ricapitolare come ti devi comportare?”
“ E’ semplice, signora. Io vi presentero’ ai miei conoscenti come la mia donna e voi scambierete quattro chiacchiere con loro”
“ Si, mi basteranno appunto quattro chiacchiere per capire. E dimmi, nemmeno in passato hai avuto una casa?”
“ Si signora. Non ho sempre dormito in mezzo alla strada. Ma i soldi erano sempre pochi. Sono stato insieme ad alcuni amici ma poi se ne sono andati e non ero in grado di pagare un affitto da solo” rispose il giovane tranquillamente. Era vero. Per anni si era districato nel rimediare un tetto per dormire e poi da circa due anni era andato ad abitare nella sua nuova casa. Per fortuna, nessuno di quelli che conosceva sapeva dove abitasse e pertanto, nessuno poteva dare indicazioni alla soldatessa.
Thula intanto, lo osservava e le sue sensazioni erano molto contrastanti. Da una parte, non poteva dimenticare che quell’uomo si era quasi macchiato di un crimine orrendo come quello di violenza nei confronti di una donna, azione che sarebbe stata portata a compimento se non fosse intervenuta la sua soldatessa, dall’altra non poteva dimenticare il suo passato, la sua infanzia, le violenze subite da parte del padre, violenze che probabilmente erano alla base delle sue azioni una volta diventato adulto. Non era tutta colpa sua se stava per diventare un violentatore. Si, provava anche un po’ di tenerezza nei confronti di John e quella tenerezza l’aveva portata a fare l’amore con lui, fatto molto increscioso e che le avrebbe potuto portare qualche guaio se fosse stato scoperto dalle sue superiori. Tuttavia, non aveva potuto farne a meno quando si era trovata la sera precedente accanto a lui, nel vederlo cosi’ fragile e indifeso. Si avvicino’ al giovane. Aveva di nuovo voglia di baciarlo e di prenderlo tra le sue braccia per farci l’amore ma dovette respingere quell’idea
“ Ti e’ passata la stanchezza?” gli disse infine
“ Si signora”
“ Bene, incamminiamoci dunque”
I due si misero di nuovo in cammino. Oltrepassarono la City e si immisero in un quartiere povero e degradato fatto di vicoli sporchi e piccole botteghe, nell’East End. L’uomo si guardava intorno sospettoso ma era evidente che si trovava nel suo ambiente. Salutava infatti alcune persone ed era da loro contraccambiato affettuosamente anche se poi quella gente guardava incuriosita quella straniera altissima che inutilmente si nascondeva dentro un abito dimesso da contadina
“Sara’ difficile per loro credere che una donna come voi possa stare veramente con me” Thula sorrise
“ Beh, in fondo, una parte di verita’ c’e’. Ieri sera abbiamo fatto l’amore in modo molto appassionato”
“ E’ stato meraviglioso. Non credevo che ci potessero essere momenti cosi’ belli”
“ E’ bello sentirtelo dire. Torniamo pero’ al motivo per cui siamo qui a Londra. E’ molto lontano il medico sotto cui hai lavorato?”
“ No signora. Siamo quasi arrivati. Vedete quella via? E’ Leman street e al numero 42 c’e’ il dottor Ferguson”
“ Considerando la zona, non credo che si tratti di un medico affermato”
“ Affermato no ma e’ molto bravo, mi creda. Si prende cura della povera gente del quartiere che lo ricompensa come puo’. E’ una brava persona”
“ Andiamo a trovarlo, allora”
John e Thula si inoltrarono nella via, una delle piu’ grandi del quartiere ed entrarono al numero 42. Si trattava di un palazzo un po’ meno degradato rispetto agli altri. Di sicuro piu’ pulito e senza la sporcizia che regnava incontrollata dappertutto. John fece strada e sali’ al primo piano per poi bussare a una porta situata sulla destra. Alcuni secondi e un uomo di circa cinquant’anni, con la barba rossiccia con qualche spruzzata di bianco, capelli lunghi sempre sul rosso, piccolo di statura e con il classico camice da dottore li accolse a bocca aperta
“ John Terrence? Dio santo, credevo che non ti avrei piu’ rivisto. Te ne sei andato all’improvviso. Ma cosa diavolo ti e’ successo. E chi e’ questa signora accanto a te” esordi’ il medico alzando gli occhi per vedere in faccia l’amazzone di fronte a lui
“ Lei e’ la mia… ehm, fidanzata, dottor Ferguson. Sono passato solo per scusarmi del fatto che sono scomparso senza avvertirvi”
“ La tua fidanzata? Complimenti vivissimi, John. Mi ero sempre chiesto come mai non avevi una ragazza. Hai atteso un bel po’ ma vedo che ne e’ valsa la pena. Piuttosto, sono stato preoccupato per te. Credevo ti fosse successo qualcosa. Londra e soprattutto questo quartiere sono diventate invivibili. Questi fatti di cronaca non ci lasciano dormire tranquilli”
“ Beh, come vedete sono qua’”
“ Dovevo darti ancora una settimana di paga. Ma vi prego, attendete qualche minuto. Nello studio ho una paziente che devo visitare. Ho quasi finito. Tu sei di casa John, fai accomodare la signorina e aspettatemi” Il medico scomparve dentro un’altra stanza e John e Thula si ritrovarono di nuovo da soli
“ Che vi avevo detto, signora? Mi credete adesso?”
“ Si, ti credo John” rispose laconicamente la donna. Ormai, non c’era piu’ alcun dubbio. Non poteva essere un terrorista del tempo. Ma c’era sempre l’altro tarlo a roderle e l’uomo se ne accorse
“ Non vi fidate completamente di me, lo sento”
“ Non si tratta di quello” rispose la comandante “E’ che ci sono alcune cose di te che non mi convincono” John Terrence sospiro’. Quella donna era troppo intelligente. Ma anche lui non era uno stupido
“ Di cosa si tratta? Ditemelo e dissipero’ i vostri dubbi” Thula riflette’ qualche istante
“ Hai detto che sei scappato da Londra per i tuoi debiti di gioco, non e’ vero?”
“ Si”
“ In effetti, ti vedo guardingo. Hai timore di incontrare i tuoi creditori? Immagino che quella gente dovesse essere molto pericolosa da costringerti addirittura a fuggire”
“ In effetti, ho paura di poter incontrare alcune persone” ammise l’uomo
“ Strano perche’ vicino a me non dovresti avere timore. Ormai conosci le potenzialita’ di una donna del venticinquesimo secolo. Io poi sono una soldatessa e quindi allenata a ogni tipo di lotta. E’ assolutamente da escludere che alcuni uomini, sia pur armati e malintenzionati, possano mettermi in difficolta’. Pertanto, puoi tranquillizzarti. Nessuno ti fara’ del male finche’ sei accanto a me” Gia’, la scusa della paura dei creditori non reggeva del tutto, non certo con una donna come Thula al suo fianco. Pero’ era stata proprio lei a considerarla come un’ipotesi e lui l’aveva colta al volo
“ E’ vero, sono uno stupido a preoccuparmi con voi vicino a me. Come posso aver paura sapendo che voi mi proteggereste da quegli uomini. Potrebbero anche venire in cento e voi li annientereste in un secondo” Thula scoppio’ in una risata e accarezzo’ il volto del giovane
“ Forse cento uomini in un secondo sarebbero troppi anche per me. Pero’ in effetti, non permetterei che qualcuno ti faccia del male”
“ Io… Io ero preoccupato perche’ non ero sicuro che voi mi aveste protetto” balbetto’ il giovane nella speranza che l’ipotesi fosse plausibile. Thula lo guardo’ con aria di rimprovero
“ Eppure, anche se mi conosci da poco, avresti dovuto capire che non sono il tipo di persona che ti lascerebbe in balia di uomini che hanno intenzione di farti del male” l’inglese annui’
“ E’ vero, avrei dovuto capirlo. Avrei dovuto rendermi conto dei vostri principi considerando il modo in cui avete trattato quell’uomo… Mio padre… Non lascia dubbi su quale sarebbe il vostro comportamento nel caso volessero aggredirmi. Vi chiedo perdono per aver dubitato di voi, signora” Thula sospiro’. Le spiegazioni erano plausibili. Forse, quel giovane era solo un disadattato che aveva avuto una pulsione incontrollata dovuta alle violenze subite da bambino e nient’altro. Poi lo osservo’. Aveva dei comportamenti anomali per essere una persona di fine ottocento. Dopo l’iniziale e ovvia ribellione, si era calato perfettamente nei panni del maschio obbediente e timoroso di una donna e questo, per la sua natura e per la sua educazione, le piaceva immensamente. Strano comportamento comunque per un tipo che aveva provato a violentare una donna. Molto strano. Eppure, quel giovane sembrava possedere una personalita’ particolare. O forse, piu’ di una personalita’. Una che ben si adattava al tipo di maschio al quale lei era abituata e un’altra che invece non riusciva completamente a decifrare. I suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo del medico che accompagnava una giovane verso l’uscita. Il dottore poi si mise a sedere di fronte a loro, ammirando la statuaria figura della giovane
“ Allora John, dimmi. Dove sei andato?”
“ A Parigi, dottor Ferguson”
“ A Parigi? E cosa ci sei andato a fare?”
“ Volevo cambiare aria”
“ Ed e’ a Parigi che hai incontrato questa deliziosa signorina?”
“ Si” rispose John guardando la donna accanto a sé in cerca di conferme. Stava andando bene ed il sorriso di Thula lo confermava”
“ Posso sapere come vi chiamate, signorina?”
“ Ehm, il mio nome e’ Genevieve” menti’ la donna che disse il primo nome che le veniva in mente
“ Bellissimo nome. Sapevo che le donne francesi sono molto affascinanti ma non immaginavo che arrivassero a tanto”
“ Vi ringrazio, dottore” rispose Thula, poco abituata alle frasi galanti
“ E’ la verita’. E vedo che parlate molto bene la nostra lingua. Devo essere sincero, dai vostri abiti vi avevo scambiato per una contadina ma forse mi sono sbagliato”
“ In effetti, ho studiato, dottor Ferguson”
“ Ne sono lieto. Ma dimmi John, rimarrai a Londra o tornerai a Parigi?” Il giovane inglese guardo’ la soldatessa in cerca della risposta giusta da dare e Thula intervenne
“ Torneremo a Parigi, dottore. La visita di John era semplicemente dovuta visto il modo poco simpatico con il quale ha abbandonato le persone che conosceva. Faremo un altro giro, saluteremo i vecchi amici di John e faremo ritorno in Francia. Io pensavo che lui volesse anche ritirare alcuni oggetti da casa ma ho saputo proprio oggi che non aveva un’abitazione. E’ molto triste questa cosa” disse nella speranza che il medico potesse contraddirla
“ Davvero non hai una casa?” disse invece il dottor Ferguson” Non lo sapevo. Ti avrei fatto dormire qui per qualche tempo se lo avessi saputo. Non ho mai pensato che tu potessi non avere un’abitazione. Sei sempre stato pulito e a posto”
“ Mi arrangiavo, dottore. Ci tenevo ad essere pulito se volevo mantenermi il lavoro da voi” Thula si alzo’. Quello che voleva sapere l’aveva saputo
“ Bene dottore. E’ meglio che andiamo. E’ stato un piacere conoscervi”
“ Il piacere e’ stato mio. E sono felice di sapere che John sta bene. Ho sempre pensato che fosse un bravo ragazzo”
“ Grazie dottore” fece il giovane inglese
“ Ah, ti debbo la paga di una settimana. Sono pochi scellini ma potrebbero farvi comodo” concluse il medico tirando fuori delle banconote
“ Ma sono piu’ di quello che mi dovevate” fece John osservando i soldi che il medico gli aveva dato
“ Considerali come un regalo di nozze se mai vi doveste sposare” concluse il dottore salutando i due che ringraziarono vivamente ed uscirono dall’appartamento immergendosi di nuovo nella vita quotidiana di quel quartiere. Terrence osservo’ Thula. Era riuscito a superare il primo ostacolo. Glie ne rimaneva almeno un altro: la bettola dove andava a bere qualche birra. Dopodiche’ la visita a Londra poteva dirsi conclusa.
 
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Quattordicesimo episodio

Il fetore emanato da quei vicoli entrava nelle narici di Thula che a volte doveva turarsele per non sentirlo. Era un puzzo nauseabondo e la donna si chiese come mai potessero vivere le migliaia di persone ammassate in quel quartiere. Guardo’ John che sembrava invece non risentirne affatto
“ Non ti fa venire il mal di testa questo puzzo nauseabondo?” Il giovane inglese spalanco’ gli occhi meravigliato
“ Puzzo? Beh si, un po’, ma ci sono abituato”
“ Io non mi ci abituerei mai”
“ A tutto si fa l’abitudine, credetemi” filosofeggio’ John facendo alzare le spalle alla donna
“ Sara’ come dici ma ci vorrebbero decenni prima che io possa fare l’abitudine a tutto quello che concerne questo stramaledetto secolo. La sporcizia e il puzzo, certo, ma anche tutto il resto”
“ Intendete gli uomini, signora?”
“ Intendo anche quello, certo. Sono sei mesi che vivo in quest’epoca e ancora mi sembra assurdo cio’ che vedo e faccio una maledetta fatica a trattenermi. Non so se puoi capirmi John, ma per le donne che vengono dal 2457 e’ veramente inconcepibile vedere uomini al comando e femmine che obbediscono quando da noi e’ tutto il contrario. Mi sembra di vivere in un mondo capovolto senza avere l’opportunita’ di intromettermi piu’ di tanto”
“ Con… mio padre, l’avete fatto”
“ Con lui dovevo farlo”
“ Non ha pagato abbastanza, secondo me. Meritava di morire”
“ A volte, vivere nelle condizioni in cui io l’ho lasciato, puo’ essere peggio della morte. Mi dispiace soltanto che la giustizia non potra’ fare il suo corso”
“ L’avete fatta voi giustizia” Thula guardo’ l’inglese. Era evidente che non avrebbe mai potuto capire del tutto la mentalita’ di una donna della sua epoca. Almeno fino a che anche lui non sarebbe stato costretto a confrontarsi con la realta’ nel momento in cui l’avrebbe portato nel futuro
“ Noi siamo donne, John. Siamo esseri superiori, siamo il sesso forte ma non siamo delle giustiziere senza scrupoli che si fanno la legge a seconda delle proprie esigenze. Ho fatto giustizia fino ad un certo punto. Avrebbe dovuto essere la legge ad occuparsi di lui e a dargli la giusta punizione. Io mi sono dovuta sostituire alla legge e anche se sono conscia di avere fatto la cosa giusta non ne sono soddisfatta. Puoi capirmi? Oppure e’ troppo complicato per la tua mentalita’ ottocentesca?”
“ Credo di aver capito, signora. Siete una donna molto onesta”
“ Onesta’ non e’ la parola giusta. Diciamo che non sopporto le ingiustizia e credo nella legge che, per fortuna, nella mia epoca funziona alla perfezione. In questo caso, vivendo in un periodo storico che tollera certe situazioni, l’unica cosa che mi sembrava giusta e lecita era quello di rendere quell’uomo inoffensivo per il resto della sua vita. La medicina di questo secolo non gli permettera’ piu’ di tornare alla sua piena efficienza e sara’ un relitto umano per il resto della sua vita” Terrence annui’. Thula aveva perfettamente ragione e alzo’ lo sguardo per guardarla e… per ammirarla. Non ammirarne la bellezza ma qualcos’altro che al momento non riusciva a comprendere del tutto. La donna intanto sorrise e prosegui’ “ Beh, credo che sia meglio lasciar stare queste situazioni per riprenderle poi in un altro momento e soffermarci su cose piu’ terrene. Mi e’ venuta una gran fame. Dove si puo’ mangiare qualcosa di decente?”
“ Io di solito mangio qualcosa in quei carrettini ambulanti. Vedete? Quelli laggiu’, alla fine di questa via”
“ Io parlo di cibo vero, non schifezze”
“ Non sono schifezze. Certo, non e’ cio’ che mangiano i ricchi ma ha un buon sapore”
“ Ecco, i ricchi. Dove sono? Lontano da qui?
“ Abbastanza. Ci troviamo nell’east end e loro qui non ci mettono nemmeno piede. Ma perche’, volete mangiare con i ricchi?”
“ Ho abbastanza denaro corrente per potermi togliere questa soddisfazione. Soprattutto perche’ vorrei ritornare nella mia epoca senza essere avvelenata da quella schifezza”
“ Ma non ci faranno nemmeno entrare in quei posti. Voi siete vestita da contadina e io… I miei abiti sono da poveraccio quale sono”
“ Ho denaro a sufficienza anche per qualche abito nuovo. Andiamo a rifarci il guardaroba e a mangiare qualcosa di classe, John. Sono stufa di vedermi come un sacco dell’immondizia”

Quelli che erano seduti ad un tavolo di un ristorante a Paddington, sembravano due persone diverse rispetto a quelle che avevano passeggiato un paio di ore prima nell’east end. Non era stato facile trovare degli abiti pronti in un epoca dove la maggior parte dei vestiti venivano fatti a mano dai sarti ma erano stati fortunati e pagando qualche sterlina in piu’ erano riusciti a trovare cio’ che cercavano, a riprova che con qualche denaro in piu’ si riesce a trovare qualunque cosa. Non erano abiti di alta sartoria, quelli dei nobili, per intenderci, ma vestiti di solito indossati dalla middle class benestante, quanto basto’ a Thula per far girare la testa a tutti gli uomini incontrati lungo il cammino. Indossava infatti un abito verde, in teoria molto lungo ma che a lei, di parecchi centimetri piu’ alta della media di quel periodo, non riusciva a coprire nemmeno le caviglie, cosa che diede adito a una serie di occhiatacce da parte dei benpensanti. Aveva lo scollo tondo sovrastato da un colletto bianco di cotone. Alle mani dei guanti di pizzo bianchi. Inoltre, era stata costretta a nascondere il suo bel caschetto biondo per indossare una cuffia bianca sopra il quale aveva messo un cappello a capote mentre John sembrava proprio un bel gentiluomo, con dei pantaloni blu larghi ma stretti alla caviglia come la moda dell’epoca imponeva, una camicia bianca senza bottoni e con il collo decisamente alto sopra la quale gli avevano consigliato una cravatta blu con il nodo largo, com’era consuetudine. Sopra la camicia un panciotto e per finire una redingote che altro non era se non una giacca molto lunga. Naturalmente, aveva un bel paio di guanti, un cappello e il classico bastone da passeggio, tutti accessori che ora, dentro il ristorante, aveva messo da parte. Ambedue avevano inoltre comperato dei cappotti pesanti per fronteggiare il freddo pungente di quel gennaio. John guardo’ estasiato la donna di fronte a lui. Magari fosse stata veramente la sua donna. Aveva qualcosa di particolare che lo eccitava oltre misura. Non eccitazione fisica, anche se la scorsa notte c’era stata anche quella, ma eccitazione mentale. Si trovava stranamente a suo agio con lei, malgrado il timore che provava nei suoi confronti e si chiedeva se dopo qualche anno di carcere che sembravano ormai scontati, lei lo avesse aspettato per poter vivere insieme. Sempre che… Sempre che quello che era accaduto appunto la notte scorsa non fosse un’eccezione ma la regola e sempre che lei si fosse accontentata di considerarlo come un uomo che aveva avuto un attimo di violenza sfociato in quel tentativo di stupro e non qualcosa di peggio.
Anche Thula lo guardava senza sapere che i loro pensieri erano, quasi per magia, molto simili. Le piaceva quel giovane e adesso che aveva abbandonato quei panni logori per indossare quelli di un gentiluomo di quell’epoca, le piaceva ancora di piu’. Non vedeva l’ora di abbandonare quella piccola indagine che faceva giusto per tacitare la sua coscienza. L’abitudine al puzzo del suo quartiere e la perfetta conoscenza dei costumi dell’epoca erano altri punti a favore di John e con la sua testimonianza, il giovane se la sarebbe cavata con pochi anni di carcere. Avrebbe detto delle violenze subite da ragazzino e forse la giudice e la giuria sarebbero state magnanime. E comunque, si trattava pur sempre di un reato anomalo compiuto oltre quattrocentocinquanta anni prima. E dopo? Cosa mai avrebbe potuto fare un uomo del diciannovesimo secolo nel 2457? Forse l’avrebbe potuto aiutare lei. In che modo? Oh al diavolo, ci avrebbe pensato in seguito ma di sicuro qualcosa avrebbe fatto per quel giovane. Ed in cuor suo sapeva cosa. La voce del giovane interruppe i suoi pensieri
“ Avete speso una fortuna, signora” esordi’ senza smettere di guardarla. L’aveva vista nuda, l’aveva ammirata con quella strana tuta futuristica e adesso la guardava vestita impeccabilmente come una signora del suo tempo ma in qualunque occasione, anche quando si era mimetizzata da contadina, la riteneva la donna piu’ bella del mondo. Oh certo, anche Elana, la spietata soldatessa ai suoi ordini aveva un certo fascino ma Thula aveva qualcosa in piu’. Quel miscuglio di dolcezza e autorevolezza posseduti dalla donna lo stava ammaliando. La donna intanto sorrise
“ Si tratta di pochi soldi, stai tranquillo”
“ Pochi soldi? Io ci camperei un anno con quello che sono costati questi abiti. Senza contare questo pranzo”
“ Lo immagino ma noi guardiane del tempo abbiamo un fondo abbastanza sostanzioso che ci permette di vivere piuttosto agiatamente. Piuttosto, perche’ non mi parli un po’ di te?”
“ Vi ho gia’ detto tutto di me”
“ Oh no. Mi hai detto cosa facevi qui a Londra prima di arrivare a Parigi ma non so altro. Ad esempio, il dottore ti ha detto che e’ la prima volta che ti vedeva con una ragazza. Mi avevi gia’ detto che non ne avevi perche’ non ti saresti permesso di mantenere una famiglia, ma avrai avuto qualche… Come chiamarla? Qualche avventura?” L’inglese rimase spiazzato. Qual era la cosa che lei avrebbe voluto sentirsi dire? La verita? Come spiegargliela? Troppo complicata anche per lui, soprattutto alla luce di cio’ che era accaduto prima con Elana e poi con Thula stessa, accadimenti che gli stavano facendo vedere parecchie cose in modo diverso rispetto a prima e che lo costringevano a porsi delle domande alle quali era impossibilitato a dare una risposta. No, forse era meglio non dire la verita’ alla comandante. Quello doveva essere uno dei suoi tanti segreti che non poteva rivelare. Meglio cercare una verita’ alternativa e credibile
“ Raramente, signora” Thula annui’
“ Era tanto tempo quindi che tu non… Che tu non avevi una donna?”
“ Si signora”
“ Come mai? Sei un bel ragazzo e sicuramente sarai piaciuto a molte donne” Gia’. Molte donne lo consideravano abbastanza attraente. Lo sapeva. Ma sapeva anche che era stanco di sentirsi… Oh, al diavolo. Quel discorso stava riaprendo ferite sempre vive dentro di lui ma che gli avvenimenti di quegli ultimi due giorni avevano in parte cicatrizzato, rendendolo confuso ma anche molto eccitato psicologicamente
“ Evidentemente, non sono un uomo molto in gamba con le donne. O forse non mi e’ mai capitato che mi piacesse una ragazza cosi’ tanto da volerla sposare malgrado la mancanza di denaro”
“ E… Per i tuoi sfoghi? Avrai avuto bisogno di sfogare i tuoi istinti maschili”
“ Oh beh, per quello ci sono le prostitute” rispose pronto il giovane
“ Ti sfogavi con loro?”
“ Certo” Gia’, le prostitute. Thula non ci aveva pensato in quanto, con l’avvento al potere delle donne, quella figura era scomparsa completamente. Lo squadro’ di nuovo
“ E dimmi, come hai campato prima di conoscere il medico?”
“ Ho fatto mille lavori. Quando ero piccolo facevo il climbing boy, lo spazzacamino, ma ho fatto un po’ di tutto. Sono stato persino rinchiuso in un istituto per qualche anno dove ho imparato a leggere e scrivere. Pensate, volevano sapere come mi chiamassi veramente per rimandarmi dai miei genitori ma ho tenuto duro. Non glie l’ho mai detto anche se mi picchiavano e mi punivano. Meglio comunque l’istituto che tornare a Preston” Thula scosse la testa. Povero ragazzo! Una vita veramente infernale
“ Mi dispiace” riusci’ a dire”
“ Acqua passata. E voi? Vi va di raccontare qualcosa di voi?”
“ Temo che non capiresti. Il mio mondo, la mia epoca, e’ sensibilmente differente da questa. E’ tutto fatto a misura di donna. Noi comandiamo, noi governiamo e noi facciamo i lavori piu’ qualificati mentre i maschi possono fare ben poche cose se non essere a nostra disposizione”
“ Oh, di questo me ne sono accorto. E tutti lo accettano?” La donna sorrise
“ Si, in linea di massima si, tranne qualche sparuto gruppo che vuole ripristinare il predominio maschile. Vedi John, da noi accade un po’ quello che succede qui per le donne che accettano in silenzio qualunque imposizione impartita da un uomo”
“ Ultimamente, parecchie donne si ribellano, pero’. Vogliono addirittura votare”
“ Addirittura?” fece Thula ironicamente “Bah, lasciamo perdere. Pero’ credo che tu abbia ben compreso la situazione. Un uomo viene educato per servire la donna ed e’ quello il ruolo che gli compete. Posso garantirti che sono ben felici di questa situazione e non si lamentano”
“ E quelli che lo fanno sono considerati terroristi?”
“ Non esageriamo. Viviamo in un mondo libero dove sono possibili anche eventuali lamentele. Quello che voglio sostenere e’ che ai maschi non conviene lamentarsi e forse non vogliono. Si e’ ripristinato il giusto ordine delle cose e sono ben felici di avere una donna da servire e alla quale obbedire”
“ Credo di poter capire, signora” intervenne John. Si, poteva. Il modo in cui guardava Thula, la sua logica sottomissione nei suoi confronti gli facevano comprendere perfettamente cio’ che a qualsiasi altro uomo del secolo in corso sarebbe risultato impossibile
“ E quindi” riprese Thula “essere considerati terroristi e’ ben diverso rispetto alla semplice lamentela di un maschio. Sempre ammesso che abbia voglia di lamentarsi"
“ I terroristi sono quelli che cercano di tornare al comando?” chiese Terrence
“ Esatto John. Sei in gamba e impari in fretta”
“ Grazie signora. E invece qualcosa che riguarda piu’ strettamente voi?”
“ Beh, per quanto mi riguarda, volevo fare la soldatessa fin da quando ero bambina ed eccomi qua. Sono felice di questa scelta”
“ E… Avete anche un fidanzato, un marito?”
“ No, niente di impegnativo. Ho avuto alcune storie senza importanza ma non mi sono mai innamorata veramente”
“ E come deve essere l’uomo che vi puo’ far innamorare?” chiese John
“ Nulla di trascendentale. Un bravo ragazzo, carino, educato, rispettoso e obbediente. Come vedi, nulla di molto diverso rispetto a quest’epoca se non fosse che le parti maschili e femminili si sono invertite” Il cameriere che portava le prime pietanze interruppe il loro dialogo. Avevano ambedue una fame arretrata e si gettarono avidamente sui cibi. Thula sapeva gia’ quasi tutto dell’epoca di John, epoca che stava addirittura vivendo, mentre l’uomo si stava facendo un’idea di cio’ che avrebbe trovato quando l’inevitabile sarebbe avvenuto e cioe’ quando sarebbe dovuto andare nel futuro per scontare la sua pena. Un mondo a misura di donna? Pazzesco per la sua mentalita’ ma osservando la donna e il senso di superiorita’ che ella emanava, del tutto legittimo. E soprattutto, meno spiacevole di quanto avrebbe potuto pensare all’inizio di quella storia.
 
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view post Posted on 12/4/2024, 14:10     +1   -1

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Quindicesimo episodio

All’uscita del ristorante, John penso’ di non aver mai mangiato cosi’ bene. Giocherellava col suo bastone da passeggio e si guardava i suoi abiti immacolati. Chissa’ come si vestivano gli uomini nel futuro. Comunque si fossero vestiti, trovava quegli abiti che ora indossava decisamente adeguati a lui. E Thula? Oh, lei era semplicemente meravigliosa. Una spanna sopra a tutte le altre donne. La osservava mentre camminava con il suo incedere maestoso e dovette allungare il passo per mettersi al suo pari. All’angolo della strada, uno strillone vendeva i suoi ultimi giornali e richiamava a gran voce i probabili acquirenti elencando le notizie che i lettori avrebbero trovato all’interno del quotidiano. Erano per lo piu’ notizie di cronaca e Thula tiro’ fuori una manciata di spiccioli per acquistare uno di quei giornali. Guardo’ la prima pagina e sorrise per poi ripiegarlo e metterselo sotto il braccio senza pensare troppo a quelle notizie angoscianti. Avrebbe tenuto quel giornale come un souvenir di quel suo viaggio a ritroso nel tempo. Nel frattempo, John tiro’ un sospiro di sollievo ma penso’ che avrebbe voluto terminare quella giornata al piu’ presto. Solo quando sarebbero stati di nuovo a Parigi avrebbe potuto considerarsi completamente salvo. E poi per lui si prospettava il futuro, un futuro dove gli uomini contavano poco o almeno meno delle donne. Gli sarebbe stato possibile vivere in una situazione del genere? Piu’ passava il tempo e piu’ pensava che sarebbe stato molto eccitante. Soprattutto con una donna come Thula vicino a lui. Oh si che gli sarebbe piaciuto. Trovava ormai spontaneo comportarsi con lei in modo subordinato. Certo, il timore nei suoi confronti era tanto. Il timore che potesse dargli una sonora lezione, sul tipo di quella che la sera precedente aveva dato a quel bastardo di suo padre ma c’era in lui ormai anche molta consapevolezza dei ruoli e pertanto anche molta spontaneita’. Si trovo’ a sorridere pensando a un ipotetico futuro con Thula. Avesse voluto il Cielo! Ma non dipendeva certo da lui. Aveva ben presto compreso come il primo passo sarebbe toccato proprio a quella straordinaria donna. Con lei tutto sarebbe cambiato. Persino il sesso. Non smise di sorridere seguendo la statuaria figura di Thula e ammirandone l’incedere. S’incamminarono nuovamente verso l’east end, la zona dove John, almeno stando a quello che aveva dimostrato fino a quel momento, lavorava e viveva e man mano che si immettevano di nuovo in quel quartiere sporco e degradato, l’allegria di Terrence sembrava diminuire e cominciava ad aumentare invece il suo nervosismo. Finora era andato tutto bene ma stava sfidando la buona sorte. La donna non si accorse del cambiamento di umore del giovane, presa com’era ad osservare i caratteristici vicoli e le botteghe del luogo. John si fermo’ ad un metro da una di quelle botteghe. Si trattava di una bettola
“ Ecco signora. Di solito e’ qui che vengo a bere un paio di birre. A quest’ora ci troveremo pochi clienti. Di solito, il locale si riempie la sera ma comunque l’oste mi riconoscera’ senz’altro” Thula annui’ e insieme entrarono nel locale, tra la meraviglia dei pochi clienti non certo abituati a vedere una donna in un locale come quello e comunque una coppia che sembrava essere benestante, stando ai loro abiti. John si diresse verso il bancone dove un uomo sui quarant’anni, non particolarmente grasso ma con una pancia prominente e disgustosa, era intento a preparare una birra. L’oste era stempiato ma con due grosse basette che scendevano giu’ fin quasi a coprire le guance intere, di altezza media, almeno per i parametri dell’epoca e quindi poco meno di John. L’uomo era intento a pulire il bancone che lo divideva dai clienti con una pezza sudicia ma smise di fare cio’ che stava facendo per osservare i due nuovi arrivati, soffermandosi principalmente su quell’altissima e splendida donna. Terrence lo apostrofo’
“ Allora, vecchia canaglia, ce le prepari due birre anche per noi?” L’oste distolse lo sguardo da Thula e incrocio’ gli occhi del nuovo arrivato
“ Cristo santo! Sei John? Sei proprio tu?”
“ Esatto Mark, sono proprio io. Non dirmi che non mi riconoscevi?”
“ E come avrei potuto riconoscerti? Sembri un altro. Sei vestito da gran signore. E questa bellissima signorina…?
“ Lei e’ la mia futura moglie” rispose il giovane proseguendo con la storiella che doveva raccontare
“ Una donna del genere la tua futura moglie? Mi stai prendendo in giro per caso?” Thula si strinse a ridosso di John per dare piu’ verosimiglianza alle parole dell’uomo
“ E invece e’ proprio cosi’. Non dirmi che sei invidioso” proseguì John
“ E come potrei non esserlo?” affermo’ l’oste sorridendo per poi rivolgersi alle bella amazzone “Voi confermate quello che questo cialtrone sta dicendo, bella signorina?” Thula cerco’ un sorriso dolce e poi intreccio’ la sua mano in quella del giovane inglese
“ Ovviamente si. E ne sono felicissima”
“ Beh, a questo punto i complimenti sono doverosi” disse l’oste facendo il giro del bancone per poter abbracciare Terrence” Piuttosto, ma dove diavolo sei andato a finire? E’ parecchio che non gironzoli da queste parti. E’ forse questa bella signorina il motivo della tua assenza?”
“ E’ una storia lunga e naturalmente lei e’ uno dei motivi per cui non mi sono fatto vedere. Ma insomma, ce le prepari o no queste due birre?”
“ Volentieri. Sedetevi che ve le porto” rispose l’oste che poi si rivolse a tutti gli altri avventori “Signori, ve lo ricordate quel disgraziato di John Terrence? Non ci crederete ma e’ lui, e’ questo gentiluomo che ci e’ venuto a trovare” I pochi clienti si alzarono ed andarono a salutare John. Nessuno di loro all’inizio lo aveva riconosciuto con quegli abiti costosi ma era ormai ovvio che John Terrence fosse proprio chi diceva di essere. E Thula non sembrava esserne dispiaciuta. Dopo circa una mezz’ora, i due salutarono e uscirono dalla bettola con un paio di birre a testa nello stomaco. Il freddo pungente cresciuto con la scomparsa del sole accolse la coppia che si ritrovo’ di nuovo nel quartiere maleodorante. Thula maledi’ le fogne di Londra e camminarono insieme verso l’uscita del quartiere e, ad ogni passo, John sentiva la salvezza avvicinarsi. E cio’ che nascondeva? Forse nessuno l’avrebbe mai scoperto. E se anche lo avessero fatto, lui sarebbe stato in un’altra epoca. Sorrise. Era ormai a due passi dalla salvezza.
 
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