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Le guardiane del tempo

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schiavodimiamoglie
view post Posted on 25/3/2024, 16:55 by: schiavodimiamoglie     +1   -1

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Decimo episodio

Da qualche minuto Thula governava i cavalli percorrendo le vie del centro della citta’ seguendo le indicazioni un po’ farraginose dell’inglese che faticava ad orizzontarsi
“ Allora?” chiese Thula “Riconosci la strada per arrivare alla locanda dove alloggi?” John si guardo’ intorno e il suo volto s’illumino’. Si, quella maledetta citta’ cominciava ad essergli meno ostile e ne riconosceva alcuni scorci
“ Si signora. Adesso credo di si. Siamo vicini. Percorrete questa strada. Non andate veloce perche’ fra poco dovrete svoltare a destra” Thula acconsenti’ e sferzo’ il cavallo che si rimise in cammino. In effetti, come aveva anticipato John, erano molto vicini alla locanda nella quale l’uomo aveva pernottato dal momento del suo arrivo a Parigi e dopo appena un paio di minuti erano arrivati. Thula allargo’ sconsolata le braccia nel vedere quel rudere chiamato <belle vue> e poi si rivolse all’inglese
“ E’ ora John. Tira fuori la lingua”
“ Mi fara’ male?” Thula sorrise. O era un grandissimo attore oppure la sua ingenuita’ era sacrosanta
“ No, non sentirai praticamente nulla” rispose la donna afferrando da una borsa posta vicino a lei un piccolo aggeggio che all’uomo parve una penna dalle strane fattezze e delle dimensioni ridottissime di colore bianco. Apri’ la bocca e tiro’ fuori la lingua, come gli era stato ordinato. Non senti’ praticamente niente a parte il contatto che quel piccolo aggeggio ebbe con la sua lingua ma quando provo’ a parlare, una serie di grugniti uscirono dalla sua bocca senza riuscire ad emettere una parola di senso compiuto
“ E’ inutile John, non riuscirai a parlare. Ti ho inserito una dose che durera’ dodici ora. Sono quasi le 11 di mattina e non riuscirai a parlare prima delle 23 di questa sera. Questo serve per evitare che tu possa dire qualcosa su chi sia io veramente. Cerchero’ di fare in modo che quando saremo da soli tu possa avere la lingua libera ma dinanzi ad altra gente saro’ costretta ad usare questo accorgimento. Mettero’ una scusa con coloro coi quali parlero’ e diro’ che hai avuto un incidente e che non ricordi chi sei. Non cercare di fare idiozie perche’ ne va della tua stessa vita. Stai al gioco e fra qualche giorno tutto sara’ finito. Ok?” John acconsenti’ con la testa. Non aveva altro mezzo per comunicare con quella donna.
Scesi dal calesse, i due entrarono in quello squallido posto che qualcuno doveva considerare una specie di albergo, L’uomo seduto dietro un bancone impolverato doveva avere intorno ai cinquant’anni e dormiva placidamente con la testa poggiata sopra le sue braccia incrociate. Thula suono’ un campanello posto alla destra dell’uomo e questi si risveglio’ di soprassalto, guardando le due figure dinanzi a se. L’uomo lo riconosceva ma la donna era una perfetta sconosciuta. Forse una prostituta col quale l’uomo, il suo cliente, l’inglese col quale non riusciva a dialogare, voleva trascorrere un po’ di tempo. Osservo’ meglio la donna. Era altissima e i suoi lineamenti erano davvero belli, anche se parzialmente nascosti da un abbigliamento molto casto, da contadina. No, non sembrava proprio una prostituta. Peccato perche’ con una come lei ci avrebbe trascorso volentieri un paio d’ore. La donna si rivolse a lei in perfetto francese
“ Siamo venuti a ritirare la sua valigia. Potete darmi la chiave della sua stanza, per favore?” Il locandiere stiro’ le sue membra intorpidite dal sonno interrotto e guardo’ la coppia di fronte a lui con una lieve ostilita’
“ Ha prenotato per un’altra settimana. Sia ben chiaro che non riavrete i soldi dell’anticipo”
“ Non c’e’ problema. Ve li potete tenere”
“ D’accordo. Allora ecco la chiave” fece l’uomo girando su sé stesso e prendendo una chiave da un ripiano posto dietro di lui, soddisfatto che una delle sue camere gia’ pagate si liberasse prima del previsto. Thula afferro’ la chiave e poi guardo’ l’albergatore
“ Sentite, scusatemi, avete mai visto qualcuno con lui?”
“ Con l’inglese? No, non parla una parola di francese e comunichiamo a gesti. Finalmente si e’ portato qualcuno che parli al posto suo”
“ Gia’. Quindi, l’avete visto sempre da solo?”
“ Si, te l’ho detto. E tu chi saresti? Perche’ fai queste domande?” Thula, senza rispondere, afferro’ la chiave che l’uomo aveva poggiato sul bancone quasi con rabbia. Il tono con il quale si era rivolto a lei sarebbe stato meritevole di una bella lezione, tale da imparare a portare il giusto rispetto alle donne ma naturalmente dovette trattenere quell’impulso e si diresse verso le scale seguita da John e dallo sguardo dell’albergatore
“ Ehi amico, hai fatto arrabbiare qualcuno? aggiunse ironico il locandiere osservando gli abiti mal ridotti e sporchi di sangue dell’inglese. John si volto’ e lo osservo’ con rabbia. Per qualche misterioso motivo, aveva compreso cio’ che quell’uomo gli aveva detto. Forse si stava abituando a comprendere qualche parola di francese. Apri’ la bocca ma emise solamente suoni incomprensibili. Al diavolo, tanto quell’uomo non avrebbe potuto comprendere cio’ che gli voleva dire e si soffermo’ a pensare che gli sarebbe piaciuto che Thula avesse mostrato all’albergatore in che modo si era ferito. Si, una bella lezione che quella donna era sicuramente in grado di dare a quel maledetto francese e di sicuro quell’ironia sarebbe scomparsa da quel volto. Non sapeva che anche la donna proveniente dal futuro aveva appena avuto lo stesso desiderio, sia pure per motivi differenti. Lei pero’ era una soldatessa e gli ordini la obbligavano ad interferire il meno possibile con le persone di quel secolo. Thula intanto si fermo’ e fece cenno all’inglese, fermatosi ad ascoltare la frase ironica del locandiere, di raggiungerla, gli afferro’ il braccio e gli sorrise
“ Hai compreso cio’ che ha detto?” gli chiese. John accenno’ di si con la testa e la donna riprese “Lascialo parlare John. Quello che per te deve contare e’ che il primo round e’ dalla tua parte. Sembra proprio che tu sia stato sincero. Ora pero’ fammi strada verso la tua camera”

La stanza era spoglia, brutta e decisamente sporca, perfettamente in linea col resto della locanda. Un armadio che doveva risalire a molti anni prima, scrostato e traballante, due comodini ai lati di un letto adatto per due persone, biancheria sporca e polvere dappertutto. Thula non si meraviglio’ che questa gente avesse un’aspettativa di vita pari ad un terzo di quella che c’era nel suo tempo. E maledi’ il momento in cui aveva accettato quest’incarico. Con tutti microbi che anche lei respirava, al ritorno nella sua epoca avrebbe dovuto farsi controllare minuziosamente per evitare che si portasse dietro qualche malattia.
Intanto, continuava ad osservare la misera stanza. Su una sedia di legno, una valigia che aveva completamente perso il suo colore naturale era aperta e conteneva una giacca, due camicie e due paia di pantaloni. Nell’armadio assolutamente niente. Rovisto’ nei cassetti e riusci’ a trovare alcune paia di ridicoli mutandoni. Non c’era altro. Quell’uomo sembrava che fosse giunto a Parigi da Londra con quelle poche e misere cose. La donna guardo’ l’inglese
“ Bene John, anche il secondo round sembra essere a tuo favore. Sembra proprio che tu appartenga a questo secolo. Ma ci aspetta la fase conclusiva, quella che decidera’ il tuo futuro. Stiamo per andare in Inghilterra, mio caro. Cambiati e mettiti qualcosa che non sia sporco di sangue. Fra poco saremo nella tua Madrepatria”
 
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