Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

Racconto SadoMaso, Femdom, dominazione, umiliazioni, torture genitali e capezzoli, frusta, ponyboy, controllo del respiro, fisting, pissing, clistere, cera, electroplay

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view post Posted on 16/9/2014, 10:29     +1   -1
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T.P.E.
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Racconto non autografo, trovato sul web, dal sito eroxe, autore slave corrado
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L’avevo conosciuta quasi per caso; uno di quei tanti annunci di mistress apparsi su internet, la maggior parte dei quali scritti da grafomani maniaci desiderosi di apparire quello che non sono.
Lei non prometteva nulla di concreto, desiderava per ora, solo una conoscenza ed un rapporto di sottomissione puramente telematico, poi’ chissà…
Ed è stato proprio quel “chissà” a farmi intuire che Lei poteva diventare la mia Padrona, che Lei esisteva veramente e non era solo frutto di fantasticherie dei soliti “perditempo”.
Risposi subito all’annuncio, spiegando le mie fantasie, i miei gusti, i miei limiti e allegando una foto scattata durante un incontro con una professionista di Torino, città’ dove attualmente abito.
Poco dopo la prima Sua risposta; le sue foto e una serie di ordini, di autopunizioni da fare e documentare fotograficamente.
Ogni mia mail che gratificasse Cristiana -questo è il nome della mia Padrona- veniva premiata con delle sue foto. Quando invece sbagliavo seguivano una serie di punizioni, più o meno dure, da autopraticarmi e fotodocumentare.

Con il passare del tempo la nostra conoscenza e la nostra reciproca fiducia è andata via via aumentando, ponendo le basi per un incontro reale. Tempo addietro avevo lasciato a Padrona Cristiana il mio numero di cellulare, ma Lei si era solo limitata ad usarlo per l’invio di messaggi sms quando per impegni di lavoro non era comoda ad inviare e-mail.

È’ lunedì, una fredda ma soleggiata giornata di dicembre, la città si sta preparando alle festività natalizie, per le vie si intravedono i primi babbo natale che offrono doni ai bambini.
Io sono seduto alla mia scrivania a studiare i mie due ultimi esami universitari…il pensiero delle feste mi distrae ma ancor più penso alla mia Padrona. È da parecchio tempo che non si fa più sentire ne via email ne tramite sms.
Sfoglio nervosamente i libri di testo ma la mia mente è altrove.
Mentre sono intento a simulare un circuito con “spice” il monitor del mio pc è disturbato da scariche elettromagnetiche: succede spesso quando lascio il cellulare in prossimità del computer. Come un automa rispondo incurante di verificare il numero del chiamante sul display del mio cellulare, sicuro che sia un mio compagno di corso con il quale studio ultimamente, il quale, non avendo il telefono fisso in casa, preferisce chiamarmi dal suo cellulare sul mio..
Ciao Piero quando ci vediamo?….-
Corrado?- è una voce femminile, dal tono pacato ma nello stesso tempo fermo e deciso.
Sei solo?- prosegue…
-Si rispondo io cercando di capire chi c’è dall’altra parte della linea.
Sono Cristiana, Padrona Cristiana...rammenti ora imbecille!!
Il cuore mi batte forte, le parole mi escono a fatica dalla gola
Non faccio altro che balbettare, e sparare frasi di adulazione di piacere per avermi permesso di sentire la sua voce.
-Senti -taglia corto lei- Questo fine settimana ho un po’ di tempo libero e ho deciso di metterti alla prova per vedere se effettivamente quanto mi hai fotodocumentato è realta’ o se è solo in frutto di un abile ritocco con il pc . Vedi di farti trovare venerdì alle 20 in punto al casello di Felizzano…..
-Allora cosa mi rispondi?!
Mille pensieri mi frullavano in testa, che impegni avevo per il fine settimana?
-Si Si. Certo Padrona sarò puntuale. Alle 20 davanti al casello, la mia macchina è una Peugeot 106 rossa la sua?
-Lo vedrai a suo tempo, a venerdì’….dimenticavo. vedi di portarti degli abiti da lavoro, visto che sei il mio schiavo e che ti sei vantato di saper fare un mucchio di cose è bene che ne approfitti.
Mi saluta con una risata e riattacca…
Cerco freneticamente di rintracciare il suo numero sicuramente in memoria tra le ultime 10 chiamate ricevute, ma non compare nulla. Probabilmente ha chiamato da una cabina pubblica o ha premuto *67# sul telefono di casa prima di comporre il numero.
Oramai di studiare non se ne parla più…modelli di transistor e formule matematiche si miscelano a fantasticherie sull’incontro con Padrona Cristiana. Momenti di euforia assoluta lasciano il posto a paura e insicurezza; faccio bene ad andare all’appuntamento o rischio qualcosa?
Alla fine prevale la ragione e alle 19.55 pago il pedaggio dell’autostrada Torino - Felizzano e mi parcheggio subito dopo la barriera. In realtà sono arrivato ben prima di tale ora per paura di arrivare in ritardo a causa di qualche contrattempo, ma l’autogrill a pochi km dall’uscita è risultato provvidenziale.
I minuti non passano mai, le 19.58, le 20.05, le 20.10 …mi sento morire…il cuore sussulta ogni qual volta vedo arrivare una macchina ma tutte sono intente ad immettersi sull’autostrada.
Quando ormai comincio a rassegnarmi e a prendere la cosa come una pacco magistrale il telefonino squilla. Questa volta è ben visibile l’ID del chiamante 0347-58*****. Era un segnale di sicurezza di chi mi stava chiamando. Io mi ero fidato di Lei accettando l’invito alla cieca o quasi ed ora Lei mi premia lasciandomi una traccia, un qualcosa che mi infondesse sicurezza.
Risposi d’un fiato
-Pronto?
-Sono Cristiana, prosegui fino all’incrocio con la statale; ti aspetto li, ho una Ka rossa.
Ecco io credevo che arrivasse dalla statale, invece anche Lei aveva preso l’autostrada, mi è passata di fianco, ha dato un’occhiata in macchina per vedere se ero solo e poi ha proseguito senza essere vista.
Metto subito in moto, percorro qualche centinaio di metri e vedo la Ka fanali e motore accesi ad aspettarmi.

Dopo aver percorso qualche decina di chilometri tra strade statali e provinciali arriviamo finalmente a casa Sua. Una graziosa casetta ben restaurata, immersa nella campagna.
Scendo subito dalla mia macchina emozionatissimo mi avvicino alla sua e Le apro la portiera.
È bellissima, con fare quasi regale scende a sua volta, si mette dinanzi a me e con un dito mi indica di inginocchiarmi. Non me lo faccio ripetere due volte…
-Ora è giunto il momento della resa dei conti, ti ho dato fiducia perché’ dalle foto sembri in grado di fare ciò’ che a me piace e che mi provoca piacere. Ora s’ro’ io ad infliggerti le punizioni e a controllare che non ci siano trucchi quindi se mi hai mentito è meglio che tu te ne vada ora altrimenti sarà peggio per te.
-No no Padrona faro’ tutto quello che vuole sarò il suo schiavo e non le darò’ alcun motivo di doversi lamentare di me.
Alzo gli occhi per poterla ammirare, è alta circa un metro e 65 , il corpo è armonioso, il viso è gentile, le labbra ben disegnate, i capelli castano scuri ben pettinati, di media lunghezza e raccolti dietro la schiena ne fanno una ragazza che non passa certo inosservata.
- Ora alzati ed aiutami scaricare i pacchi che ho sulla macchina.
Devo dire che per due giorni si è portata dietro un bel po’ di roba, due valigie di indumenti ed “accessori” più’ le provviste e un po’ di attrezzatura per alcuni lavori da fare in casa .
Dentro è freddissimo, Cristiana mi spiega che la casa viene utilizzata prevalentemente nei mesi estivi e sporadicamente durante l’inverno per certi giochetti che fatti in città’ comporterebbero troppe spiegazioni ai vicini.
-Ora fa ancora troppo freddo qui quindi, vai a cambiarti i pantaloni che come un cretino ti sei macchiato inginocchiandoti in cortile e poi usciamo a mangiare qualcosa
Finisco di scaricare le macchine, sistemo le vettovaglie in cucina e vado a cambiarmi. Cristiana intanto aveva portato il termostato dall’antigelo ai 22 gradi.
-Alla luce era ancora più’ bella, gli occhi grandi e scuri si incastonavano meravigliosamente nel suo viso.
-Prendi la tua macchina non ho voglia di guidare!
-Si Padrona come desidera…
Dopo poco tempo siamo ad Alessandria, seguendo le istruzioni di Cristiana raggiungiamo un ristorante grazioso e poco lontano dal centro
Il locale è poco frequentato ma caldo ed accogliente, ci sistemiamo in una saletta appartata dove una coppia sulla trentina stava quasi terminando la cena.
Aiuto subito Cristiana a togliersi il cappotto e ci sediamo a tavola. Consumiamo lentamente la cena chiacchierando del più’ e del meno al pari di una normalissima coppia. Ogni tanto pero’ non posso fare a meno di lasciar cadere lo sguardo con le scuse più’ stupide sui suoi piedi, avvolti da uno stupendo paio di stivali di pelle nera, lunghi fino al polpaccio, con un tacco discreto ma sufficientemente alto da esaltare tutta la bellezza dei suoi piedi e delle sue gambe.
Ad un tratto mi sento arrivare una pedata nei genitali mentre Cristiana sbotta:
-Se ti piacciono cosi’ tanto i miei stivali comincia a conoscerli da vicino allora.
Arrossisco più’ per la vergogna che per il dolore che, credetemi, non era poco. Inutile descrivere la reazione della coppia che mangiava poco distante da noi e che non poteva non aver seguito la scena.
Terminata la cena, con i testicoli ancora doloranti, usciamo e Cristiana, con il pretesto che casa sarebbe stata ancora troppo fredda, decide di andare in un Disco Pub.
Sono circa le 23.
Sono seduto ad un tavolino al bordo della pista, Cristiana è al centro e balla divinamente, numerosi ragazzi le si fanno intorno. Vorrei avvicinarmi a Lei ma mi è stato ordinato di rimanere seduto. Posso solo desiderare di esserle vicino ma per ora non mi è concesso altro.
All’1 stanca per la giornata trascorsa in ufficio e per il viaggio decide di tornare a casa. Anche io ho avuto una giornata faticosa e lo stress accumulato non mi giova di certo.
Rientriamo in casa verso l’1.30 e finalmente il calore è tale da permetterci di toglierci i cappotti.
Con un rapido giro mi fa vedere la casa.
L’ingresso conduce direttamente in sala, spaziosa arredata in modo sobrio con due divani creme disposti a L ed una libreria piuttosto fornita, formavano quasi una zona salotto. Più’ in la un enorme tavolo, come quelli che si usavano nelle famiglie patriarcali di una volta, fa bella mostra di se. Nell’angolo a sinistra il classico camino.
A fianco c’è la cucina e la scala che porta alle camere superiori.
Al piano di sopra il bagno discretamente ampio con una spaziosissima vasca, la camera da letto in stile classico ed un’altra stanza che a livello di pulizia lasciava molto a desiderare in quanto usata da ripostiglio.
-Ho sonno adesso, mentre mi faccio una doccia preparami il letto- le lenzuola sono nella valigia più’ piccola e guai a te se apri l’altra. Il piumino invece è nell’armadio.
Domani voglio essere svegliata alle 10,30 e non prima; e preparami la colazione! Per quanto ti riguarda stanotte dormirai in mezzo agli scatoloni vuoti nell’altra stanza e di già che sei li e che dici di essere cosi’ bravo vedi di dare una bella imbiancata alle pareti e una ripulita. A capodanno farò una festa e non voglio che i miei amici vedano un casino simile.
Inutile dirti che devi terminare tutto per mezzogiorno. Dopo dovrai cucinare e ripulire il giardino!
-Si Padrona come desidera

La mia stanza; intorno scatoloni vuoti, mucchi di riviste e giornali, un vecchio armadio e un lettino da bambina tutto scassato. Probabilmente era la camera della mia Padrona quando era piccola.
Sono quasi le 2, Cristiana si sta struccando e lavando, mentre è ancora sveglia ne approfitto per andare a prendere il necessario per imbiancare al piano di sotto. Per finire entro mezzogiorno domani dovrò alzarmi presto e quindi è meglio prepararsi il lavoro.
Ho sonno ma non riesco ad addormentarmi…mille pensieri pervadono la mia mente.
Come sarà domani? Incomincio a fantasticare su Padrona Cristiana, sui suoi metodi e sulle sue voglie…Sono preso da uno stato di eccitazione fortissima, il membro è in erezione.. vorrei masturbarmi ma ho paura di venire scoperto.
Dopo essermi sciacquato indosso subito gli abiti da lavoro e mi sistemo tra le scatole come un barbone.

Fuori è ancora buio, sono circa le 6.
Mi alzo e cercando di fare il minor rumore possibile incomincio a sgomberare la stanza.
Butto scatole e scatoloni nel prato sottostante cosi’ come mi è stato ordinato ed incomincio il mio lavoro.
Per le 10 ho finito di dare la prima mano, mi do una ripulita e scendo in cucina a preparare, la colazione per la mia Padrona.
Alle 10 30 e tutto pronto, salgo le scale di volata e busso alla porta.
-Sono le 10.30 Signora, sua colazione è pronta.
-Entra la porta è aperta; e non accendere la luce mi infastidisce gli occhi. Vai alla finestra e alza leggermente la tapparella. Poi vieni qui a fianco del letto!
Eseguo prontamente gli ordini La stanza è semibuia nell’aria tracce del suo profumo.
Vicino al letto mi sdraio sulla schiena come mi ha ordinato. Il pavimento è freddo e la Padrona non deve appoggiare i suoi piedini per terra.
Sbuffando e sbadigliando si alza si siede sul letto e appoggia i suoi piedi sul mio petto. Sono all’incirca un 36-37 ben curati con le unghie laccate di rosso.
-Infilami le ciabatte! Si può sapere cosa aspetti?! O ti sei imbambolato a guardarmi le gambe ed i piedi.
Tasto con le mani intorno a me alla ricerca di quanto richiesto.
Le trovo e gliele calzo sui suoi meravigliosi piedini. Sono ciabattine rosa dal tacco a spillo abbastanza alto e sottile.
Tropo sottile! Cristiana si alza di scatto.
-Sei mica male come zerbino sai?
Dio quanto è bella! Indossa una vestaglia semitrasparente che lascia intravedere quasi tutto. Il seno è sodo tondo, il corpo proporzionato.
Ecco il pene si sta di nuovo risvegliando, non riesco ancora a controllare la mia eccitazione ed i larghi pantaloni della tuta da lavoro invano nascondono questo mio stato di essere.
Cristiana fa finta di non accorgersene, si sofferma un po’ a giocherellare con i tacchi sul mio torace dopodiché scende e si dirige verso la cucina.

-Servimi schiavo!
Al suo fianco Le porgo il caffè, il latte le fette di pane tostato e imburrato.
In piedi il mio membro in erezione è ancora più visibile.
-Stronzo!! Come ti permetti a stare di fianco a me mentre mangio in questo modo?!
Vai in bagno fatti una doccia fredda per calmarti i bollenti spiriti e poi torna giù. E guai a te se ti masturbi o se apri l’acqua troppo calda! Potrei salire a controllarti e sarebbero guai.
Immediatamente eseguo gli ordini mi lavo con l’acqua a dir poco gelata indosso una tuta da ginnastica e scendo.
Come arrivo in sala Cristiana mi aspetta al varco.
-Tirati giù i pantaloni e mutande!
Ci siamo qui incominciamo a fare sul serio…penso tra me e me, ma d’altronde è questo che voglio no?
Come mi abbasso le mutande con uno strattone mi tira in fuori pene e testicoli, e li serra insieme con una fascetta di plastica.
-Fortunatamente non è troppo tirata da un leggero fastidio ma sopportabilissimo.
Cristiana sogghigna …
-Immagino quello che pensi coglione , ti credi che sia una novizia aspetta e vedrai…

(continua)
 
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view post Posted on 17/9/2014, 13:48     +1   -1
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Spogliatomi nudo apre un cassetto, estrae due pinzette (quelle che servono ad appendere le tende per intenderci) e me le applica ai capezzoli.
-Arghh- sono molto dure, i dentini di plastica segnano profondamente la carne
-Mettiti alla pecorina svelto.
Ubbidisco, alle pinzette vengono applicati due pesi, circa 150 grammi a vederli..
Inaspettato arriva il primo colpo di frusta sul culo, deciso.
Mi sbilancio in avanti , i pesi ondeggiano e mi martoriano ancora di più i capezzoli.
I colpi di frusta arrivano regolarmente uno ogni 5 secondi. Cosi’ so quando arrivano e l’ondeggiare per cercare di attutire i colpi più quello dovuto al contrarsi dei muscoli per il colpo stesso fa sobbalzare sempre di più pesi e capezzoli.
Il pene si gonfia vorrebbe raggiungere la sua posizione naturale. La fascetta!!!
MI strazia la base del pene ed i testicoli. Era giusta per un pene molle e testicoli rilassati figuriamoci quando l’asta è rigida ed i testicoli contratti pronti a far fuoriuscire lo sperma.
Cristiana mi frusta e ride:
- Vedrai che prima di domenica ti insegnerò a fartelo venire duro a comando!

Ho contato 30 frustate, il culo è rosso, i capezzoli ed i genitali doloranti.
Mi toglie le pinze mi fa rivestire ma devo tenere la fascetta.
- Torna al tuo lavoro abbiamo perso troppo tempo e quindi per recuperare vorrà dire che salterai la colazione.
Cerco di non pensare a lei ma solo alle pareti da pitturare. Devo far si che il pene torni a riposo in modo che la fascetta di plastica non lo stringa più.
La seconda mano è più’ veloce da dare, il pennello scorre meglio e per mezzogiorno meno 20 ho finito.
Chiamo Cristiana che nel frattempo si era stesa sul divano a guardare la tv.
-Si va bene, potevi fare meglio ma vedrò di accontentarmi. Guarda se riesci a smontare il letto e l’armadio, poi li porti di sotto in cortile. A mezzogiorno e un quarto ti voglio in cucina!
Finisco al pelo, giusto il tempo per una doccia.
Padrona Cristiana mi aspetta incazzata per il seppur minimo ritardo.

A pranzo cucino pasta all’amatriciana e bistecche di tacchino impanate. Affettati come antipasto e una coppa Malu’ come dessert.
Cristiana mangia in sala a capotavola con un campanellino mi chiama quando devo versarle il vino o l’acqua.
Io sfornello in cucina e mangio quanto avanzato dalla Padrona.
Dopo mangiato riassetto il salone e mentre Cristiana fa alcune telefonate a delle amiche per organizzare la festa di capodanno io lavo i piatti e pulisco la cucina.
Nel pomeriggio incomincio i lavori in giardino. La giornata per fortuna è serena ed al sole il freddo è abbastanza sopportabile.
Padrona Cristiana controlla il lavoro con aria autoritaria. È vestita con un paio di pantaloni attillati bianchi una giacca di pelle abbastanza aderente e gli stivali della sera prima.
Solo a guardarla il pene comincia ad ingrossarsi e la fascetta a farsi risentire…
Rastrello bene l’erba per fortuna tagliata da poco, raccolgo e sfrondando gli alberi alcuni rami secchi e con l’aiuto del cartone e dei giornali tolti dalla stanza di sopra faccio un bel falò.
Ho quasi finito, ormai il fuoco è ben avviato e non c’è pericolo che si appicchi agli alberi circostanti del giardino.
Nella penombra della sera guardo Padrona Cristiana illuminata dalle lingue di fuoco del falò.
La trovo bella affascinante e non posso fare a meno di dirglielo:
-Quanto è bella Padrona, assomiglia ad un’amazzone vestita in questo modo…
Sai schiavo, da quando sei qui ne dici una giusta, ma che può fare un’amazzone senza cavallo?
E corre in casa per riuscire poco dopo con un plaid.
-Mettiti alla pecorina servo. Prontamente mi inginocchio immaginando dove la mia stupidita’ mi stava portando.
-Apri la bocca!
Detto fatto; mi viene infilato a forza un morso (formato da un tubo di gomma di tre cm di diametro e lungo 18 dentro il quale c’è presumibilmente qualcosa di rigido legno o alluminio)
Il morso viene fissato saldamente in bocca tramite delle fettucce di stoffa. Le mandibole sono tese la bocca bloccata.
Alle due estremità’ del tubo due striscioline di pelle fanno le veci delle redini.
Sistemata la coperta sulla schiena per impedire di sporcarsi i pantaloni (io sono tutto tranne che pulito) Cristiana prende possesso del suo nuovo cavallo con un colpo tacchi nelle reni:
-Alee op!
ed io incomincio a girare nel giardino a comando
L’erba è fredda e di tanto in tanto alcuni sassi mi fanno male alle mani e alle ginocchia.
-Sei bravo schiavo come puledro ma la cosa mia annoia un po’ vediamo di renderla più divertente. Creiamo un percorso ad ostacoli …cosi’ vediamo come te la cavi …

È quasi buio ormai ma con i lampioncini accesi si ha ancora una discreta visibilità. Oltretutto la privacy dal non vicinato è garantita da una fitta siepe che corre tutt’intorno la casa.
Il percorso viene studiato dalla Padrona tra i cespugli e le piante. Alcuni rametti di rosa e di pungitopo vengo messi da lei per creare una specie di percorso obbligato molto insidioso…
Tra me e me penso che la cosa può essere divertente si ma comunque facile da effettuare ed in cuor mio sono abbastanza tranquillo; solo un cieco potrebbe passarci sopra…e chi l’ha detto che io non possa diventare cieco?
Prontamente si toglie la sciarpa che ha al collo e la usa per bendarmi gli occhi.
-Ecco adesso penso proprio che ci divertiremo-….sentenzia con voce ironica…
Sono completamente alla sua mercé, non vedo nulla per cui devo stare al suo gioco.
-Senti schiavo non ho nessuna intenzione di farti andare di proposito sui rovi, per farti soffrire fisicamente ho ancora tutta la notte e la giornata di domani a disposizione quindi sta a te cercare di essere ubbidiente e lasciarti condurre.
Ma stai attento tu per me sei un cavallo, uno stupido cavallo e come tale sarai guidato: briglie frusta e ginocchiate nei fianchi…
A bacchettate sul culo imparo che ad una pressione delle ginocchia accompagnata da una tirata di redini devo andare diritto se sento solo una tirata di redini vigorosa devo fermarmi. Mentre per girare più facilmente seguo la parte di morso che viene tirata.
Se poi La Padrona vuole aumentare l’andatura su qualche percorso diritto allora non le rimane che usare la frusta formata da un bel rametto di salice.
Ormai credo di avere imparato abbastanza bene e seguo sicuro gli ordini impartiti con soddisfazione della Padrona.
Cristiana si diverte a farmi fare percorsi e giri sempre più difficili premiandomi di tanto intanto con qualche pacca sul sedere.
Ma anche quando uno slave ci mette la massima attenzione per servire la sua Padrona può commettere errori.
Devo andare avanti poi fermarmi e girare di 180 gradi e poi ripartire. Le mascelle incominciano a dolere per la posizione innaturale in cui sono costrette, ginocchia mani e pene strizzato dalla fascetta di plastica (che ahimè non mi è ancora stata tolta) non stanno meglio.
Confondo lo stop con l’ordine di girare ed invece di fare inversione accenno solo ad una curva…
Finisco con il palmo della mano sul pungitopo ed emetto un grido di dolore subito soffocato da una serie di ginocchiate e di bacchettate che fanno passare il dolore del pungitopo in secondo piano…
Il fuoco è ormai spento, lentamente zoppicando vengo condotto in casa dove Cristiana, con soddisfazione smonta da cavallo.
Mi viene tolta la benda e la museruola, il che mi provoca un forte dolore alle mandibole ormai anchilosate.
-Ora vai a lavarti e a raderti la barba! Sei sporco che fai schifo. Quando hai finito voglio che il bagno sia lucido e pulito perché dopo voglio fare un bel bagno rilassante, e non ho nessuna intenzione di lavarmi, dopo che si è lavato un verme come te, se tutto non è ben disinfettato.
Come al solito ubbidisco fiatando un
- sì Padrona, come desidera.
Salgo le scale di corsa in poco tempo mi faccio una doccia e la barba.
Il pene nel frattempo cominciava a capire che doveva stare a riposo se non voleva, a lungo andare , lacerato dalla morsa costituita dalla fascetta di plastica che ancora non mi era stata rimossa.
L’unico problema era urinare, ma pian piano cominciavo ad abituarmi.
Ripulito ed asciugato lavandino vasca e pavimento del bagno ridiscendo in sala dove Padrona Cristiana si rilassa guardando la televisione.
-Oggi sei stato bravo e voglio concederti una piccola ricompensa, sempre che alla fine torni a tuo vantaggio e non mio…
- Vai nella camera che hai ridipinto e troverai di che vestirti.

(continua)
 
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view post Posted on 19/9/2014, 11:26     +1   -1
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3


In un attimo sono di sopra, apro la porta e con un tonfo al cuore trovo degli abiti di latex nero lucido.
Per inciso il latex mi piace da impazzire quando è indossato dalla mistress ma il mio feticismo è tale da eccitarmi alla sola sua vista
Studio un attimo come devo indossarlo. È composto da una maschera con i soli buchi per occhi e bocca tra l’altro ridottissimi, stretta più delle cuffie in gomma da piscina, a tal punto che calza meglio di un preservativo!
Di seguito indosso una cat-suite, anche lei abbastanza di misura, con un’apertura che permette a testicoli e pene di fuoriuscire. Un paio di guanti ed una minigonna anch’essi in latex completano il tutto e ricoprono praticamente tutto il mio corpo esclusi i piedi. Esco dalla porta della camera indossandole mie solite scarpe quando mi trovo dinanzi una scatola. La apro e ci trovo un paio di stivaletti alti poco sotto il ginocchio, anch’essi in gomma, chiusi sul davanti con una serie infinita di lacci. Il tacco a spillo misura esattamente, come specificato sull’ironico biglietto lasciato da Cristiana nella scatola, 15 cm. (Visto che ti piacciono cosi’ tanto i miei stivali ho pensato di farti indossare questi. Spero che i 15 cm di tacco non ti facciano cadere dalle scale J )
Li indosso con un misto di passione e terrore. Indossare un paio di stivali cosi’ è sempre stato il mio sogno ma nonostante abbia avuto altre esperienze di sottomissione e non sia dunque alle prime armi come slave, non ho mai indossato scarpe con il tacco alto; e cominciare con 15 cm non è una facile impresa.
Per di più il percorso è tutto in discesa, tra me e Cristiana si interpone una ripida rampa di scale…
Mi alzo barcollante, mi sembra di dover cadere in avanti da un momento all’altro, per cui tendo a spostare indietro il baricentro del corpo, assumendo una posizione più che stupida e stirando dolorosamente i tendini dei polpacci.
Inutile dire che il pene è di nuovo in pieno vigore, non c’è fascetta che tenga in una condizione simile…
O meglio la fascetta tiene ed è sempre al suo posto e mi provoca un solco che sprofonda nella carne.
Scendo le scale con attenzione ammirato con interesse da Cristiana che sogghigna dal basso.
Allora ti senti meglio ora vestita da lurida puttana!?
Io annuisco – Grazie Padrona sono molto contento di ciò che mi ha concesso.
-Brutto Bastardo ti ho detto che non voglio assolutamente che tu abbia il pene in erezione se non quando lo desideri io! Possibile che gli stivali e la gomma ti facciano questo effetto! Porco!

Mi viene applicato un collare abbastanza alto che impedisce i normali movimenti del collo dotato di anelli. Una cintura simile al collare mi viene stretta in vita. Braccia e caviglie vengono cinte da polsiere e cavigliere.
In un attimo le mani mi vengono serrate dietro la schiena, le caviglie unite insieme , il collo attaccato ad un guinzaglio.
Cristiana si siede comodamente in poltrona e strattonando il guinzaglio mi fa posizionare a passettini e saltelli dinanzi a lei.
Con uno strattone mi ordina di inginocchiarmi.
-Ti piacciono gli stivali e allora leccali schiavo! è fino adesso che cammino nel prato e sono da ripulire. Se li adori cosi’ tanto puoi farlo anche con la lingua! e dicendo questo allunga le gambe porgendomi i suoi stivali.
-Si Padrona sussurro io.
Per quanto il foro sulla bocca me lo permetta estraggo la lingua e comincio a nettare la tomaia degli stivali della Padrona.
Tracce di erba e di terra mi impastano la lingua. La mia posizione precaria; mi sbilancio in avanti e, non potendomi sorreggere con le mani, cado goffamente sui piedi della Padrona.
-Che schiavo cretino! sembri ubriaco non sei neanche capace di stare in piedi ..e ti sembra questo il modo di pulirmi gli stivali?! Aspetta che ti aiuto…
una pedata mi arriva in testa schiacciandomi la faccia sull’altro stivale.
Incomincio il mio lavoro di lingua da capo cercando di mantenerla più umida possibile in modo da rendere la pelle pulita e lucida.
-Ecco vedi che se ti do un aiutino e se ci metti un po’ di impegno le cose le sai fare?
-Si Padrona
-Ora sali in bagno e riempimi la vasca con acqua tiepida. Voglio lavarmi. Quando avrai finito distenditi sul pavimento a lato della vasca mi farai da tappetino.
Cosi’ dicendo mi slega i polsi e le caviglie.
MI rialzo, quasi avevo dimenticato quanto è difficile stare su questi trampoli.
Le scale per fortuna sono più facili da fare in salita con i tacchi, almeno questo è quanto mi sembra.
Salgo in bagno, riempio la vasca cosi’ come mi è stato ordinato, e ci verso un po’ di bagnoschiuma dalla boccetta che si trova sul bordo della vasca. Poi mi distendo supino.
Dopo poco arriva Cristiana. Indossa le ciabattine della sera prima ed un accappatoio color panna.
Mi guarda maliziosamente, si slaccia la cintura e lascia scivolare l’accappatoio lungo il suo corpo.
È a prima volta che vedo Cristiana completamente nuda, la trovo più bella e desiderabile che mai. La pelle è liscia e perfetta, un piccolo triangolino di pelo scuro ben curato le adorna il pube.
Il pene naturalmente è di nuovo in erezione, i testicoli scoppiano, ansiosi di eiaculare il loro seme. La solita fascetta costringe entrambi in posizioni anormali e lacera le loro carni.
-Finalmente hai un’erezione per un motivo valido: la vista della tua Padrona! Questo ti è concesso ma bada di non godere perché non è ancora il momento.
Si siede sul bordo della vasca e gioca con i suoi piedi con i miei organi genitali, li calpesta li pizzica e di tanto in tanto mi posa un piede sulla faccia affinché lo adori con la lingua. Gioca come il gatto con il topo. Sembra conoscermi da una vita…mi porta più volte al limite dell’orgasmo ma quando vede che proprio non ce la faccio a tenere riesce con qualche pestone più doloroso che godurioso a raffreddare i miei bollenti spiriti.
Mi è concesso di insaponarla, la sua pelle , il latex il sapone…..un connubio che rende inspiegabili le sensazioni.
Vorrei godere ma non posso. Mi è proibito!
È lei che vuole godere e mi ordina di provocarle piacere. Naturalmente una Padrona non può accoppiarsi con uno schiavo quindi il mio membro, seppur in erezione massima è del tutto inutile.
Svito il doccino della vasca in modo che rimanga solo il tubo. Apro l’acqua, e la regolo tiepida in modo da far fuoriuscire dal tubo un getto abbastanza pressato. Delicatamente le socchiudo le labbra in modo da scoprire la clitoride e vi indirizzo sopra il getto.
La Padrona comincia a mugolare ed ansimare. Dopo poco mi prende di mano il tubo e si autoprovoca piacere. Il mio compito è ora quello di massaggiare e stimolare con le dita della mano l’interno della sua vagina in modo da aumentarle l’orgasmo.
La vedo godere, la schiena inarcata i seni e i capezzoli sodi. La bocca è tesa e si prodiga in urla di piacere.
Mi sento scoppiare, vorrei tanto godere, potermi masturbare dinanzi a lei ma mi è proibito.
Le porgo l’accappatoio e l’aiuto ad asciugarsi.
-Ora tocca a te fare il bagno…che ne dici di farlo in un modo un po’ particolare?
Naturalmente non posso rifiutare.
-Si Padrona come desidera.
-Togliti solo la mini.
Il membro è in posizione di riposo, di fianco la fascetta mi viene messo un cappio come un guinzaglio.
La vasca viene svuotata e Cristiana esce dal bagno per ritornare subito dopo con un pezzo di tubo di circa 3 cm di diametro lungo una cinquantina di centimetri, (tanto per rendere l’idea assomiglia molto alle prolunghe flessibili degli aspirapolvere), un paio di occhialini da piscina, e una tavola di legno di circa 70 cm con numerose cinghie di cuoio.
Indosso gli occhialini che calzano perfettamente sui fori per gli occhi della maschera.
Mi ordina di posizionare la tavola sul fondo della vasca e di distendere bene le cinghie, quindi di entrare nella vasca e di sdraiarmi a pancia in su con il capo e la colonna vertebrale sull’asse di legno.
Con Padronanza mi fissa le cinghie; prima le tre sulla cassa toracica poi una sul collo ed infine una sulla fronte.
Fatto questo mi infila un’estremità del tubo in bocca facendolo passare per lo stretto foro di gomma della maschera.
Poiché il foro della maschera è più piccolo del diametro del tubo, questi si infila a pressione sfruttando l’elasticità della gomma e permette un collegamento a tenuta stagna. Un’ultima cinghia viene fatta passare tra il naso ed il tubo e serrata.
Sono bloccato. La testa, il collo ed il busto è completamente steccato dalle cinghie e dall’asse di legno. Il tubo è un cordone ombelicale, il mio unico contatto con il mondo esterno. Dal tubo posso ancora emettere flebili suoni e respirare. Dipendo totalmente da lei.
Le mani mi vengono fissate alla cinghia in vita che ancora indosso, i piedi uniti tra loro, legati con un pezzo di corda ad un anello sopra la vasca il cui uso primario era quello di sostenere una tenda.
L’altro capo del tubo tenuto fuori dall’acqua tramite uno spago.
Cristiana si siede sul bordo anteriore della vasca, i suoi piedi sul mio petto per impedirmi ulteriori movimenti-
-E adesso incominciamo il tuo bagno! Chissà se il mio giochino funziona?

(continua)
 
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view post Posted on 21/9/2014, 09:45     +1   -1
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4

-E adesso incominciamo il tuo bagno! Chissà se il mio giochino funziona?

Dicendo questo apre i rubinetti dell’acqua e lentamente vengo sommerso.
Il respiro si fa più affannoso; da gioco seppur sadico potrebbe degenerare in disgrazia. La tenuta dei vari tubi potrebbe non essere stagna e l’aria potrebbe mancare.
No ..tutto sembra procedere per il meglio circa 20 cm d’acqua sovrastano ormai la mia faccia ma riesco a respirare benissimo.
Riesco a vedere solo approssimativamente la Padrona. Il suo dominio è assoluto e lei ne è consapevole.
Con uno strattone di guinzaglio vigoroso mi provoca un forte dolore ai testicoli. Non pronto emetto un grido, che nonostante attutito dall’acqua e dal tubo infastidisce la Padrona.
-Che cazzo urli stronzo?! Io ti faccio del bene e tu urli? È questo il modo di ringraziarmi. Adesso ti sistemo io..
Prende l’estremità del tubo con una mano e ne impedisce l’afflusso dell’aria mentre con l’altra strattona violentemente il guinzaglio collegato al pene e ai testicoli.
Soffoco. Il dolore è lancinante provo a urlare ma mi manca il fiato. D’istinto cerco di fare forza sui muscoli addominali per tirare fuori la testa dall’acqua ma come ottengo come risultato solo una pedata sullo sterno da Cristiana.
I secondi sembrano non trascorrere mai. Cristiana mi osserva soddisfatta dall’alto, riesco ad intravedere un sorriso beffardo sulla sua bocca. Non ce la faccio più mi sento svenire ma quasi al limite delle forze la mano viene spostata e posso di nuovo respirare pieni polmoni.
La Padrona si eccita da questo suo senso di potere, lentamente comincia a toccarsi per provocarsi nuovo piacere.
Mi manca nuovamente l’aria, le sue dita si agitano nel suo sesso, i suoi lamenti e mugolii dovuti all’orgasmo si confondono con i miei dovuti al dolore Mi divincolo cerco di riemergere. I piedi della Padrona e le cinghie me lo impediscono. Il mio divincolare il mio terrore portano Cristiana all’orgasmo…
Posso di nuovo respirare….l’estremità del tubo è di nuovo aperta..
Penso sia finita ma mi sbaglio. Con la bocca del tubo comincia a sfiorare il suo sesso ancora caldo e bagnato per l’orgasmo appena provato. Sento distintamente il suo profumo, l’aroma dei suoi umori di piacere…
Sarà forse un premio per averle permesso di godere tramite le mie sofferenze?
Con la mano sinistra si dischiude leggermente le labbra della vagina con la destra appoggia il tubo in prossimità dell’orifizio uretrale.
-Trattieni il fiato schiavo ti offro da bere!
In una lettera mesi prima le avevo confidato di non avere mai provato la pratica del pissing e che in realtà mi disgustava persino. Mi accorgo solo ora dell’errore commesso.
Prima qualche spruzzo poi un fiotto d’urina calda si infila nel tubo creando una sorta di tappo tra me e l’aria.
Indugio un attimo ma l’unica cosa da fare è deglutire se voglio nuovamente respirare.
È finita! Il tappo viene tolto e lentamente l’acqua della vasca comincia defluire.
Vengo liberato dai lacci, e mi posso finalmente alzare e togliere il tubo.
Nonostante il naso sia sempre tappato dal maschera posso finalmente respirare in modo quasi normale.
È ormai ora dei cena, reindosso la mini per nascondere la “schifosa vista del mio pene” e scendo, con passo malfermo a causa dei tacchi, in cucina dove preparo un’insalata ed una pizza per la Padrona.
Finito di servire la cena le mani mi vengono di nuovo legate dietro la schiena.
La Padrona mi versa, in una ciotola sotto al tavolo un po’ di latte freddo.
-Tieni schiavo mangia anche tu se ti riesce…
Ho ancora in gola il sapore acre dell’urina della Padrona. Lecco per come mi riesce, vista la difficoltà a fare uscire la lingua dalla maschera, il latte e cerco di fare entrare dalla fessura di gomma piccoli pezzi di crosta della pizza che la Padrona generosamente lascia cadere a terra.
Finita la cena sono slegato per riordinare la cucina.
Dopo devo salire in camera, togliermi la tuta, la maschera e ripulire il tutto per bene e farmi una doccia.
Devo pero’ continuare ad indossare gli stivali in quanto la Padrona non è ancora soddisfatta del mio modo di camminare sui tacchi.
La Padrona mi attende in camera da letto dove attraverso una porta mi conduce in una stanza ricavata probabilmente dal fienile della casa.
Appese alle pareti ci sono ogni sorta di attrezzi di tortura, falli fruste catene…
In un angolo un cavallo simile a quello delle palestre, una croce di S Andrea fa bella mostra di se sulla parete di sinistra mentre nell’angolo opposto è ricavata una sorta di gabbia. Da una delle travi a vista del soffitto pende una catena collegata ad un verricello.
Polsi e caviglie vengono di nuovo dotati dei precedenti braccialetti.
-Padrona Cristiana sfodera una perfetta mise da dominatrice.
Minigonna e giubbetto di pelle attillatissimi e stivaloni con tacco a spillo alti a mezza coscia. Il tutto di morbida nappa nera.
-Vediamo un po’ se ti sei lavato per benino? Sai che non mi piacciono gli schiavi sporchi.
Detto questo si infila un paio di guanti di lattice e dopo avermi scappellato per bene il pene facendomi anche male incomincia a tastare l’ano.
Con un colpo deciso infila l’indice nello sfintere e lo rotea per bene.
-È cosi’ che ti lavi porco? Guarda - mettendomi l’indice sotto il naso- non ti avevo detto di lavarti per bene?!
-Scusi Padrona non sapevo, non volevo.
- Come al solito ci devo pensare io ..Ma non credere di cavartela tanto a buon mercato!
Vengo fatto sedere sotto la catena. I moschettoni delle cavigliere vengono assicurati agli anelli posti agli estremi di una sbarra di ferro lunga circa un metro e mezzo in modo da mantenermi le gambe divaricate, in bocca mi viene infilato un bavaglio a palloncino gonfiato al massimo in modo da togliermi ogni possibilità di movimento della lingua e quindi di urlare; l’anello centrale della sbarra è fissato alla catena mentre i moschettoni delle polsiere vengono agganciati ad appositi anelli sul pavimento distanti anche loro circa un metro e mezzo.
Sento l’argano in movimento. Pian piano vengo sollevato per i piedi verso il soffitto fino a raggiungere una posizione a croce di S Andrea rovesciata. Ancora qualche giro di manovella ed il mio corpo è teso all’inverosimile.

(continua)
 
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view post Posted on 22/9/2014, 09:55     +1   -1
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5


Ogni parte di me è ora disponibile alla Padrona, come prima sono totalmente alla sua mercé.
La sento armeggiare tra gli scaffali. Dopo poco vengo sfondato da una specie di dildo cavo dotato di rubinetto e tubo. Un secondo tubicino collegato ad una peretta permette di gonfiarlo dentro lo sfintere in modo da bloccarlo nell’ano. Ben presto una sacca da clistere è collegata al tubo ed issata con una corda all’altezza della trave.
Pinzette seghettate mi sono applicate ai capezzoli ed il rubinetto infine aperto.
Cristiana non è una Padrona alle prime armi, sa come ottenere il massimo dai suoi schiavi.
Il rubinetto è aperto al minimo, l’acqua calda scende lentamente ma inesorabilmente nei miei intestini.
- E ora un piccolo aiutino per aiutarti a recepire meglio l’acqua!
La Padrona ha preso una frusta in mano, la soppesa, mi gira intorno e mi osserva; è indecisa dove abbattere la prima scudisciata. Eccola arriva sulle natiche; una vampata di calore mi pervade il culo.
- Conta stronzo e ringrazia che ti aiuto a ricevere il clistere!
-1 Padrona grazie Padrona-
Le contrazioni dei muscoli dovuti al colpo smuovono gli intestini. Mi sento gradatamente riempire una sensazione indescrivibile a parole.
Slascc la seconda è sulla schiena
-2 Padrona grazie Padrona.
Slascc
-3 Padrona grazie Padrona.
Slascc
-4 Padrona grazie Padrona.
Slascc
-5 Padrona grazie Padrona.
Slascc
-6 Padrona grazie Padrona.
Un settimo colpo arriva in verticale sul culo. Le frange della frusta lambiscono i testicoli.
AHHH
-se sette Padrona Grazie Padrona
Altre 13 colpi colpiscono la schiena ed il culo che ormai sono striati di rosso.
Ora è la volta del davanti. Una scudisciata perfetta si abbatte su uno dei capezzoli.
Mi contorco dal dolore provocato dalla frusta ma soprattutto dallo strattonare della molletta.
Ventuno Padrona grazie Padrona…
Sto per scoppiare, il sacchetto è quasi vuoto.
Slasc un colpo perfetto mirato fa letteralmente volare via la pinza dal capezzolo sinistro.
-22… non ho più la forza per ringraziare.
Per liberare il capezzolo destro occorrono invece tre frustate.
Sono distrutto; il sacchetto è vuoto, ho in corpo circa 1,5 litri di acqua. Schiena culo e capezzoli sono segnati dalla frusta e dalle pinze.
Il rubinetto viene chiuso ed il tubo scollegato.
Vengo fatto scendere e liberato dalla sbarra e dal pavimento.
Quando riprendo la posizione eretta un gorgoglio proviene dalla mia pancia. L’acqua scorre nelle mie viscere seguendo la forza di gravità.
Dolori lancinanti mi trafiggono, devo andare a liberarmi, potrei rovesciare tutto per terra ma il dildo gonfiato al massimo tappa a regola d’arte il mio ano.
La Padrona è contenta e si compiace della mia situazione. Sono contento per lei. Provo piacere dal suo piacere provocato dal mio dolore. Ebbene si, sono un vero masochista.
Mi viene applicato un lungo guinzaglio al collo. Le mani fissate dietro la schiena alla solita cintura. La Padrona impugna ora una lunga frusta da calesse.
Vengo fatto girare in tondo con la Padrona al centro. Dice che questo mi serve per migliorare la mia andatura da troia. In effetti vuoi i tacchi alti, vuoi il dildo che mi impala, vuoi l’acqua che gorgoglia nelle viscere mi conferiscono un’andatura davvero speciale.
Sono ormai passati 15 minuti, non tengo veramente più. Finalmente sono condotto in bagno, mi vengono slegate le mani e dato il permesso di azionare la valvola per sgonfiare il dildo. Un fiotto d’acqua comincia ad uscire. Lentamente mi svuoto, le fitte alla pancia aumentano per la brusca variazione di pressione.
Sto una decina di minuti sul water per essere sicuro di essermi svuotato per bene. Mi lavo accuratamente, pulisco la tazza e ritorno dalla Padrona.
Una seconda ispezione rettale ha questa volta esito soddisfacente.
-Ecco vedi che ora sei pulito? Altro che l’acqua Rocchetta.
Sono di nuovo sotto il paranco.
Le caviglie vengono fissate ai ganci sul pavimento assieme ai polsi, la catena è attaccata al collare. Alcuni giri di manovella e sono di nuovo in tensione. Il corpo è piegato a novanta, le gambe divaricate. Ano e genitali a disposizione della Padrona.
Mi viene tolta la fascetta ai genitali, una striscia nerastra segna la base del pene.
Non ho ancora assaporato il piacere di avere di nuovo i testicoli in una posizione normale che questi mi vengono presi e tirati verso il basso con forza. Una corda di cotone è avvolta e legata strettamente alla base dello scroto, l’altra estremità al collo di una bottiglia di plastica vuota. La sacca del clistere è di nuovo piena ed appesa alla trave, il tubo entra nella bottiglia vuota.
Le solite pinzette sono applicate ai capezzoli, solo i pesi paiono ora più pesanti.
La Padrona si diverte a guardarmi in quello stato. Mi gira intorno, mi deride, mi colpisce qua e la con una bacchetta saggiando le reazioni dei mie muscoli tesi allo spasmo.
Il mio equilibrio è precario. Il baricentro è spostato in avanti, i tacchi non aiutano certo la situazione.…
È dietro di me, indossa una cintura fallica, con lentezza appoggia la punta sul mio ano, ci gioca, penso mi voglia inculare ma mi sbaglio…
Cambia idea, si pone davanti, con una mano mi afferra i capelli e mi costringe a fare un pompino al pene che porta fissato alla cintura.
Non riesco a prenderlo tutto in bocca, la punta toccando la gola mi provoca conati di vomito. Non le piace.. a forza a suon di bacchettate sul culo e tirate di capelli imparo a ricevere tutto il membro gommoso.
Ecco ora è il momento, repentinamente passa dietro di me, con le mani divarica il più possibile i glutei al fine di allargare anche l’ano, vi appoggi il pene e con un colpo di reni mi impala.
Mi sento sfondato, i muscoli anali sono tesi, questo pene è molto più grosso del dildo che aveva usato prima.
Ritmicamente comincia a stantuffare mimando il rapporto sessuale maschile; con una mano apre il rubinettino dell’acqua.
Mi sento ad ogni colpo cadere in avanti ma la catena fissa al collare me lo impedisce.

(continua)
 
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view post Posted on 27/9/2014, 11:29     +1   -1
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6


Tempo prima mi aveva richiesto delle foto con dei pesi legati ai testicoli, in alcune di queste compariva una bottiglia simile. Ricordo che rischiai di perdere la sua fiducia perché penso’ fossero false. Probabilmente non se ne è mai convinta del tutto e ora vuole sincerarsene.
L’acqua entra lentamente appesantendo la bottiglia; sento sempre di più i testicoli stirarsi verso il basso.
Le foto a casa erano statiche, i pesi applicati per poco tempo, il necessario all’autoscatto della macchina fotografica. Ora sotto i violenti colpi della Padrona è tutto un dondolare, testicoli e capezzoli sono sottoposti ad innumerevoli strattoni.
Ce l’ho fatta ho superato la prova.- La bottiglia è piena ed i testicoli sono ancora al loro posto.
Contenta la Padrona estrae il fallo e poi li libera da quel peso che sta diventando insopportabile.
Ho il corpo segnato dalla frusta e dai dentini delle pinze.
È tardi, la Padrona è stanca. La vedo armeggiare con un botticino e un batuffolo di cotone. Lo fa per me, in fondo mi vuole bene e vuole curare le mie ferite. Con cura mi pulisce tutto il corpo, soffermandosi sulle zone più colpite (capezzoli e schiena) e più sensibili (genitali), bagnando ripetutamente il cotone con alcool.
Comincio ad urlare dal bruciore provocato, mi sembra quasi che mi stia dando fuoco.
Di tutta risposta ricevo nuovamente in bocca il bavaglio gonfiabile.
Sfondato e dolorante vengo liberato, Per oggi è finita, Cristiana mi vuole in perfetta forma per la domenica, per cui decide di non infierire ulteriormente.
Posso indossare una tuta da ginnastica , anche Cristiana, smette gli abiti da mistress per indossare una confortevole tuta.
Scendiamo in sala. Sono accovacciato sul tappeto sotto i suoi piedi intento a massaggiarglieli. Lei guarda la televisione…ogni tanto per premiarmi mi mette un piede in bocca per farselo leccare.
È ora di andare a dormire; domani sarà una lunga giornata.
Accompagno Cristiana in bagno, la aiuto a lavarsi e struccarsi, le spalmo una crema idratante sul corpo.
Dopo è il mio turno, mi è permesso di urinare e di lavarmi, infine pulisco e asciugo il bagno.
Raggiungo Cristiana nella sua camera come mi ha ordinato, spero di poter dormire nella sua stanza ma, come al solito, mi sbaglio.
La trovo a letto intenta a leggere distrattamente un libro…
-Abbassati i pantaloni della tuta!
-Voglio essere sicura che non approfitti della notte per masturbarti!
Dicendo questo prende un sacchetto di plastica trasparente e ci infila i miei genitali; una catenina prende il posto occupato fino a poco prima dalla fascetta di plastica ed un lucchetto impedisce la sua asportazione.
-Guai a te se domani il sacchetto non sarà vuoto!
Mi viene applicato al collare (insieme alle polsiere, alla cintura alle cavigliere ho l’ordine di portarlo sempre) uno spezzone di catena e vengo condotto nella stanza accanto.
Cristiana mi spinge nella gabbia, le mani e i piedi legati tra loro con due lucchetti.
Un terzo lucchetto fissa la catena del guinzaglio alle sbarre.
Cristiana chiude la porta della gabbia, spegne la luce e se ne torna a dormire.
-Buonanotte Padrona a domani.
-Notte schiavo- fa lei distrattamente.
Sono stanco , la notte prima ho dormito poco, ma l’eccitazione, il timore di poter avere una polluzione notturna e quindi eiaculare, anche se in modo non intenzionale, nel sacchetto, e non per ultimo, la catena corta che non mi permette di sdraiarmi del tutto mi impediscono di addormentarmi.
Penso a quanto appena trascorso, penso a Cristiana, come Padrona ma anche come donna. Fra poco sarà già domenica ed il tempo a mia disposizione per stare con lei sta per terminare. Chissà se ci saranno altre possibilità.
Immerso in questi pensieri lentamente mi assopisco…

..Gli uccelli hanno già cinguettato da un pezzo, spiragli di luce provengono dalla tapparella. Che ore sono? La mia vescica comincia a reclamare. A casa sono abituato ad alzarmi relativamente presto.
Il tempo sembra essersi fermato; di tanto in tanto odo i rumori della campagna provenire dalla finestra ma dalla stanza della Padrona tutto tace.
Non ce la faccio più, devo urinare, ma come.
La Padrona mi ha ammonito di non eiaculare nel sacchetto; figuriamoci cosa mi fa se ci faccio pipi’ dentro…
Sono in piedi nella gabbia, faccio piccoli passi per quanto consentito dal gioco delle cavigliere. Crampi alla vescica e tremori alle gambe mi logorano.
Non so più cosa pensare, sarà mica uscita durante la notte?! Magari per qualche motivo non riesce a ritornare, come posso fare ad uscire di qui?
Vorrei gridare, chiamarla ma non oso.
E se dormisse? Io , uno schiavo, osare svegliare la Padrona, e con che pretesto poi? Per fare pipi’!…
Resisto, rivoli di sudore mi rigano la fronte.
Ricordo una puntata di Mai Dire Banzai dove un gruppo di giapponesi facevano a gara a vedere chi resisteva di più senza urinare.
Forse avrei vinto io!
Per me non c’è un premio ma chissà quale punizione, o , peggio, dimostrarle di non essere un valido schiavo, e quindi come tale cacciato per sempre.
Finalmente comincio a sentire qualche rumore provenire dalla camera da letto. Un suono di radio e l’arrotolarsi delle tapparelle annunciano il risveglio della Padrona.
Passano ancora diversi minuti prima di venire liberato. Anche la Padrona deve andare in bagno, lavarsi profumarsi e truccarsi.
Conto i minuti, con il pensiero cerco di seguirla nei suoi movimenti.
Ecco finalmente si apre la porta della camera. La luce accesa improvvisamente mi abbaglia gli occhi.
Chiedo di essere liberato, sono ai limiti della resistenza.
-Il mio cagnolino non ce la fa più? La prossima volta, se ci sarà una prossima volta, ti metterò un catetere collegato alla maschera di ieri almeno, se vorrai urinare, a patto di berla, potrai farlo liberamente.
Dopo un rapido controllo per verificare il sacchetto, la gabbia ed il lucchetto del collare vengono aperti ed il sacchetto tolto.
Con le mani e i piedi ancora legati raggiungo a saltelli ( il che mi aumenta i crampi alla vescica) il water.
Ancora pochi minuti e probabilmente me la sarei fatta addosso.

(continua)
 
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view post Posted on 27/9/2014, 23:15     +1   -1
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T.P.E.
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7


Dopo avermi slegato e permesso di lavarmi scendo in cucina.
È quasi mezzogiorno! Chiedo a Cristiana che cosa vuole per pranzo.
Pastasciutta con sugo di pomodoro e tonno e patatine fritte.
Il profumino è delizioso, il clistere della sera prima mi ha ripulito persino lo stomaco. Mi accorgo di essere vuoto ed affamato.
Servo la Padrona in sala, spero che mi conceda almeno qualche avanzo.
-Metti gli avanzi in un sacchetto, te li darei ma non ho voglia di doverti di nuovo ripulire come ieri, per cui li darò stasera al mio cane.
Per te se proprio hai fame versati una ciotola di latte.
Posiziono a ciotola con il latte a fianco dei suoi piedi. Le mani mi sono di nuovo legate alla cintura dietro la schiena.
Ogni tanto la Padrona mi guarda; qualche calcetto nelle reni sono sintomo del suo interessamento per me.

Ripulita la ciotola per bene vengo slegato e mi appresto a riassettare la cucina.
Cristiana si è nuovamente cambiata, indossa un miniabito aderente di latex nero, un sottile collarino le adorna il collo, guanti neri anch’essi di latex le inguainano le braccia.
Stivali neri, lucidi dal tacco affilato le fasciano le gambe.
Vengo disteso sul cavallo a pancia in su.
Corde mi costringono gli arti verso le gambe del cavallo.
Altre corde serrano il mio corpo assieme a quello del cavallo.
In bocca il solito bavaglio gonfiabile, espanso al massimo.
Sono di nuovo impossibilitato ad ogni movimento, di nuovo sono alla completa mercé della mia Padrona, e questo ci provoca un intenso piacere..
Una sottile corda legata alla base del pene in erezione fa si che questi rimanga perfettamente perpendicolare al corpo e quindi al pavimento.
Cristiana mi studia, controlla tutti i dettagli ed i nodi. Uno sguardo felino balena nei suoi occhi.
In mano ha una candela, una grossa candela simile a quelle mangiafumo. Lentamente comincia a colarmi cera sui capezzoli e sul glande. Le prime gocce scendono come fuoco sulla carne già provata dalle torture precedenti. Man mano che lo strato di cera aumenta e quindi il calore è meno intenso Cristiana diminuisce la distanza tra la candela e la parte in quel momento interessata, rendendo cosi’ il supplizio ugualmente doloroso.
Tre piccole candele alte circa un cm mi vengono fissate con la cera fusa sui capezzoli e sul glande. Mollette da bucato mi vengono applicate ai testicoli ed in ogni parte del corpo dove ci sia pelle sufficiente a fare presa.
-Ora devo andare a fare una telefonata. Spero per te che non sia troppo lunga.
Dicendo questo con il cero ancora acceso alluma le tre candele sul mio corpo.
Con un gesto simile ad una frustata spegne il cero scaraventandomi sul petto i residui di cera bollente e scende in sala.
Sono simile ad un albero di natale; un movimento maldestro un afflosciamento del pene potrebbero causarmi serie ustioni.
I minuti trascorrono veloci, le candele sono ormai quasi consunte. Comincio ad agitarmi, cerco di soffiare per spegnere almeno quelle sui capezzoli, ma il bavaglio me lo impedisce.
Finalmente comincio a sentire il rumore dei tacchi sulle scale, sono passi lenti tranquilli.
-Padrona aiuto mi fa male brucia!!
Vorrei gridare queste parole ma dalla mia bocca tappata non escono che mugulii.
La cera comincia a scaldare, solo pochi millimetri separano le mie carni dagli stoppini ardenti.
Tre precisi colpi di frustino mettono fine alle mie sofferenze.
Cristiana si sfila i guanti. Ammiro le sue mani curate e le sue unghie affilate.
Si diverte a togliermi la cera incollata alla pelle.
I capezzoli e la cappella sono di nuovo scoperti. I capezzoli sono turgidi arrossati ma privi di scottature.
Il glande più delicato presenta qualche leggera bolla dovuta alla cera fusa ma di poco conto.
Vengo slegato dal cavallo e riposizionato sotto il paranco.
Questa volta mi vengono fissate le caviglie al pavimento, le braccia alla sbarra collegata alla catena. I soliti giri di manovella, il solito rumore del salterino del verricello e sono di nuovo in tensione.
Un vibratore di metallo mi viene infilato senza troppi complimenti nell’ano, e vi è bloccato con alcune fettucce.
Due pinzette di metallo, (quelle ottonate sorreggitenda) mi vengono applicate ai capezzoli e due ai testicoli.
Un pezzo di carta stagnola mi viene avvolta intorno al glande.
Un altro più grande mi avvolge la pancia ed è tenuto aderente la pelle da una larga cintura elastica.
Cristiana ha in mano una scatola di metallo con 4 bottoni e una serie di levette. Da essa si dipartono alcuni fili elettrici colorati lunghi ognuno 5-6 metri, dotati alla loro sommati’ di piccoli coccodrilli (connettori simili a becchi d’oca)
Il filo nero viene collegato alla stagnola in vita, i due rossi alle rispettive mollette sui capezzoli, quelli gialli a quelle sui testicoli, il verde alla cappella ed il viola all’ano.
So cosa mi aspetta. Ho già subito questo tipo di tortura, ma solo ai capezzoli, in uno studio di Mistress Diana a Torino, ed è veramente dolorosa.
Padrona Cristiana è seduta di fronte a me su una comoda poltrona, la scatola in mano come se fosse il più banale telecomando di tv.
Mi guarda, mi studia, sa di essere superiore, di avere ogni potere su di me.
Anche io la guardo negli occhi cogliendo nel suo sguardo crudele momenti di assoluto piacere.
Le sue mani sfiorano i bottoni. È indecisa quale canale guardare per primo.
Una fitta scarica arriva improvvisa ai capezzoli. I muscoli si contraggono allo spasmo Sento la corrente scorrere tra il metallo e la carne.
Mi scuoto mi divincolo cerco di liberarmi ma sono completamente immobilizzato.
È durata al più due secondi ma sembrava non finire mai.
Or è la volta dei testicoli poi della cappella. Le scosse si susseguono veloci senza un ordine preciso. Solo l’ano mi è stato per ora risparmiato.
La Padrona gode nel vedermi soffrire, mi dimeno, mi agito. I muscoli del petto delle gambe delle braccia sono contratti al massimo quasi da cercare di lenire il dolore provocato dalla corrente. Cerco di capire quale sarà il prossimo bottone ad essere schiacciato e quindi quale parte del corpo afflitta. Cristiana lo sa. Scorre lentamente le dita sulla tastiera, mi guarda, mi fissa,…
Non ha fretta, tra una scossa e l’altra passano pochi secondi o qualche minuto È una tortura senza dubbio fisica, ma di notevole impatto psicologico. Gli sguardi si incrociano. Cerco di percepire il più leggero movimento delle dita di Cristiana.
Il suo dito si sofferma sull’ultimo bottone, si alza dalla poltrona, si avvicina a me.
La sua faccia è a pochi centimetri dalla mia, sento il suo respiro e lei percepisce le mie vibrazioni di terrore.
Una fitta mi penetra, un urlo soffocato e prolungato esce dal bavaglio.
Mi sento il culo bruciare , la corrente corre lungo gli intestini. Rivoli di sudore scendono dalla fronte.
È un pigiare frenetico di tasti, il gran finale dei fuochi artificiali, mi sento svenire dal male, i miei occhi le implorano di smettere, il suo sesso si bagna, gocce di umori di piacere le cadono sul pavimento.
Finalmente è finita, mi slega e mi rimuove tutte le appendici, compresi i bracciali ed il bavaglio.
Sono inginocchiato. Lei è ritta dinanzi a me a poche decine di centimetri.
Dopo due giorni posso finalmente masturbarmi e per giunta potendola guardare; un piccolo regalo al suo schiavo che per volere della sua Padrona ha cercato di dare il meglio di se.
Vengo copiosamente sui suoi stivali. Da tempo non avevo un orgasmo così intenso.
-Grazie Padrona. Grazie!!! Grazie per avermi punito, umiliato, maltrattato. Grazie per avermi permesso di essere il suo schiavo, grazie per avermi usato sfruttato, ma reso felice. Grazie!
Il suo ultimo ordine è quello di leccarle gli stivali e di ripulire con il solo aiuto della lingua quanto poco prima emesso.
L’aiuto a riordinare, mi faccio un’ultima doccia, una ripulita al bagno e via…
Raccolte le mie cose l’aiuto a caricare le sue valigie in macchina.
Poco dopo siano di nuovo in cammino per Alessandria.
Ci fermiamo al bar a prendere un caffè ed una brioche.
Un ultimo saluto. Un bacio sulle labbra e la promessa di rincontrarci.
Sono sull’autostrada, per Torino, ripenso alle ore appena trascorse.
Grazie Cristiana, grazie di esistere.
Sono di nuovo davanti alla scrivania, davanti i soliti libri.
Squilla il telefono…
-Pronto?….


FINE
 
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