Legami di Seta - Forum Italiano BDSM & Fetish

Fine settimana al castello (Fluffer Training)

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view post Posted on 21/10/2017, 11:37     +1   -1
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Racconto non autografo, trovato sul web, dal sito raccontifemdom, autore anonimo
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Nota: si tratta naturalmente di un racconto di fantasia, come tutti.
E' piuttosto forte e contiene brani e descrizioni che potrebbero urtare la suscettibilità di qualcuno.
Chi legge è avvisato.


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sardax

1

La macchina percorreva velocemente la strada che si apriva tra colline e campi coltivati.
La mia padrona non mi aveva rivolto nessuna parola da quando eravamo partiti ed io stavo chiedendomi cosa stesse pensando. Era bellissima. Avevo il cuore in gola e dall’inizio del viaggio, ero in uno stato di eccitazione perenne.
Eravamo partiti la mattina presto. La sera precedente mi era arrivato un messaggio sul cellulare dove lei mi diceva di depilarmi completamente e che l’indomani mattina avrei dovuto raggiungerla alle 7 in punto a casa sua perché l’avrei dovuta accompagnare per il fine settimana da una sua amica in campagna. La fortuna era che quel venerdì era ponte altrimenti avrei dovuto giustificarmi in ufficio. Probabilmente la mia padrona aveva calcolato anche questo.
Mentre la strada scivolava sotto di noi, ripensavo se avessi messo tutti i giocattoli nella borsa; sapevo infatti benissimo che le dimenticanze sarebbero state punite severamente. Con rapidità ripassavo mentalmente l’elenco delle cose da prendere, poi mi lasciai prendere dalla bellezza del paesaggio.
Mi ero alzato prestissimo quella mattina per preparare me e tutto il necessario, per giunta lo stato di eccitazione in cui mi trovavo non mi aveva fatto prendere sonno per un bel po', in totale avrò dormito forse un'ora. Così, dopo circa mezz'ora di viaggio mi stavo assopendo. La mia padrona se ne accorse, mi chiamò e mi disse:
“Caro Paolo, stai sveglio che siamo quasi arrivati. Passerò con te questo fine settimana dalla mia amica Roberta, le ho già parlato di te e sa tutto, ma probabilmente ignora quanto tu possa essere servizievole, devoto e soprattutto ninfomane, mi raccomando devi farmi fare bella figura”.
Annuii e risposi, come avevo imparato che sempre dovevo fare “Sì, mia signora” .
Lei continuò, dicendomi: “Roberta è una mia carissima amica, forse la più cara che ho, è una donna molto autoritaria e tu dovrai essere molto compiacente con lei, anche se ha gusti particolari…. molto particolari” e si mise a ridere sguaitamente.
Conoscendo la mia padrona mi aspettava sicuramente qualcosa di pesante, ma che l'avrebbe fatta divertire moltissimo. Ma solo questo contava, mi aveva sottomesso completamente, ero da tempo il suo schiavo, ma mi avetotale. Le va detto che l'obiettivo era quello di degradarmi e addestrarmi a un percorso di schiavitù incondizionata e io risposi che l’avrei servita devotamente e che avrei fatto tutto quello che la mia padrona mi avrebbe ordinato di fare.
Dopo circa 15 minuti arrivammo al cancello di una grande villa. La mia padrona scese, citofonò e rientrò in macchina. Il cancello si aprì e imboccammo un viale fiancheggiato da entrambe le parti da altissimi cipressi. Dopo alcune centinaia di metri arrivammo a un casale fortificato in pietra.
Cruel, così si chiama la mia padrona, si fermò e scese dalla macchina ordinandomi di prendere tutte le valige e di seguirla. Intanto lei andò avanti, bussò alla porta edun maggiordomo le aprì e la fece entrare, inchinandosi riverente ed accompagnando con un ampio gesto di invito con il braccio e la mano il suo ingresso. Io presi tutti i bagagli e la seguii.
Varcato il portone, mi ritrovai in una stanza rettangolare sulla quale si aprivano delle finestre con pesanti vetrate in ferro e delle porte. Il maggiordomo era alla mia destra mentre la mia padrona stava abbracciando la sua amica Roberta, una bella donna sulla quarantina, rossa di capelli, alta, sul metro e settanta, una figura che sprizzava energia da ogni poro.
Dopo i convenevoli di rito Roberta si rivolse al suo maggiordomo e gli ordinò di accompagnarmi a portare le valigie della sua ospite nella stanza e di sistemarmi. Fui accompagnato al piano nobile, dove si aprì una doppia porta in quello che era un vero e proprio appartamento privato. Lasciai le valige e il maggiordomo fece il segno di seguirlo. Mi portò in una stanza molto piccola che nulla aveva a che fare con gli arredi e il fasto delle altre. Lì mi fece cenno di mettermi seduto su una panca in pietra murata nella parete, poi prese un collare, me lo mise al collo e lo chiuse con un lucchetto. Quindi lo fissò a una catena che pendeva dal muro e con altro lucchetto agganciò il mio collare a quella catena. Ecco quale sarebbe stata la mia condizione. Mi fosse mai venuto in mente di scappare non avrei potuto farlo, ero prigioniero.
Il maggiordomo se ne andò via senza dire alcuna parola tirandosi dietro la porta. Rimasi nel buio più totale, con il collare fissato alla catena.
Dopo un tempo che non riuscii a quantificare la porta si aprì, entrò della luce e riconobbi la sagoma di padrona Cruel.
“Ti piace la tua camera?” mi disse ridendo, era tra l’euforico, l'eccitato e il divertito.
Le risposi di sì, d'altronde ogni negazione mi era vietata, la parola "no" per ordine della padrona era stata da tempo cancellata dal mio vocabolario, non potevo pronunciarla apena di essere severamente punito.
Cruel si rallegrò, mi venne vicino e mi accarezzo la testa dicendomi che ero un cucciolo e che avrei imparato molte cose nuove. Mi liberò dalla catena, e mi ordinò di spogliarmi completamnete nudo lasciandomi solo il perizoma di pizzo, indumento che dovevo portare regolarmente, e di raggiungerla in stanza.
Liberatomi dei vestiti superflui, praticamente tutti tranne il perizoma che brillava sul mio corpo completamente depilato come da ordine del giorno precedente, la raggiunsi. Era comodamente distesa su un divanetto e mi ordinò di inginocchiarmi e di prostrarmi ai suoi piedi di fronte a lei. Poi incominciò a parlarmi.
“Caro Paolo sai cosa sono le fluffers?”
Non lo sapevo, ma non potevo rispondere di no, così non dissi nulla e abbassai lo sguardo.
Lei riprese il discorso: “Ho parlato con Roberta delle tue attitudini e, lei complimentandosi con me, mi ha suggerito un tuo uso estremamente divertente, per cui ho deciso che seguirò i suoi consigli per il tuo addestramento. Hai portato tutto il necessario? Corri a prenderlo e torna qui”.
Eseguii rapidamente e tornai, rimettendomi prostrato di fronte a lei.
Mi ordinò di mettermi a pecorina a gambe larghe, testa alta come se fossi un cane, poi tirò fuori dalla borsa un guanto in lattice lo indossò ed incominciò a ispezionarmi.
La sua mano si insinuava tra le mie cosce lisce e depilate, poi scostò le mutandine ed incominciò a saggiare la durezza delle palle pian piano, salì fino a raggiungere il mio buchino e mentre con un dito incominciava a penetrarmi, con l’altra mano mi prese un capezzolo e dopo averci pianto le unghie incominciò a tirarlo con forza.
Mentre mi mungeva inserì nel mio buchino un altro dito ed incominciando a sditalinarmi il culo. Mi mungeva il culo e anche i capezzoli.
Il tutto durò qualche minuto poi, sfilandomi di botto le dita dal culo, esclamò: “Bene, hai le palle belle gonfie, rispondi bene alle stimolazioni e la tua fichetta è abbastanza burrosa. Ora prendimi la cintura di castità e le mollette e mettiti in posizione”.
Obbedii. Presi tutto quello che mi aveva comandato e la raggiunsi, mi misi in ginocchio con il sedere sporto e lei incominciò il rito a cui ormai ero abituato.
Per prima cosa mi tirò le palle per farmi sgonfiare il pisello, me le strinse fortissimo poi mi mise la cintura di castità, che a dire il vero era strettina, infine mi applicò delle mollette da elettricista, molto dolorose, ai capezzol fissandole con una catenellai.
“Perfetto” esclamò “ma manca ancora qualcosa: prendi un cuneo anale dalla borsa, quello medio”.
Mi spinse con il busto sul pavimento, spostò il perizoma e mi spinse fino in fondo il cuneo nel culo. Poi prese una catenella e la trasformò in una mutandine che fissò con due piccoli lucchetti in modo tale che il cuneo fosse bloccato dentro di me in modo tale che non potesse comunque uscire.
Guardandomi compiaciuta per il lavoro mi disse: “Perfetto ora, mettiti il grembiulino da lavoro poi vai a prepararmi un bel bagno caldo e l’occorrente per un bel massaggio”.
Feci come mi aveva ordinato preparai il bagno, l’aiutai a spogliarsi, la lavai e poi la massaggiai con i suoi oli preferiti per circa un’ora.
Quando ebbi finito si alzò, e preso il telefono sul comodino fece un breve numero. “Ciao Roberta, la cameriera ora è pronta manda su il maggiordomo per portarsela via”.
Mi guardò negli occhi e disse: “Ora fai il bravo, questa sera ci dovrai servire tu a tavola”.
Mi accarezzò e subito dopo bussò il cameriere che mi mise un guinzaglio al collare che precedentemente mi aveva applicato e mi portò via.

(continua)

Edited by BDSMLover - 4/5/2019, 12:52
 
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view post Posted on 22/10/2017, 11:08     +1   -1
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2


Percorremmo un scala stretta e salendo arrivammo al piano che una volta doveva essere quello della servitù.
Il maggiordomo, tenendomi sempre al guinzaglio, mi portò in cucina dove era presente una cuoca molto grassa a cui consegnò il guinzaglio.
Si chiamava Olga. Doveva avere circa quarantacinque anni, castana chiara. Le mancava un dente laterale e era molto grassa. Orribile.
Olga mi strattonò e mi condusse verso uno sgabello di legno, quindi me lo indicò e mi ordinò di sedermici sopra. Dopo di che, indicandomi delle cassette, mi intimò di sbucciare tutto quello che contenevano e di riporlo nei contenitori che erano sul tavolo.
Pelai verdure per circa due ore e il cuneo che avevo infilato e bloccato nel culo stava facendo il suo lavoro.
Quando ebbi finito mi alzai per andare verso la cuoca, ma lei si adirò, mi prese per il guinzaglio e mi disse:
”Mettiti con il busto sul tavolo e allarga le gambe!”
Quindi prese un cucchiaione di legno da cucina e mi ordinò di contare i colpi fino a 30. Mi sculacciò per bene, fortissimo, 15 colpi per natica e quando ebbe terminato aggiunse:
“Che ti serva da lezione, in cucina comando io e tu devi chiedere il permesso per ogni cosa, troia!!! Imparerai a servire padrona Olga!!!”
Alla fine della punizione mi fece lavare le pentole e ripulire la cucina.
Io, dopo avere eseguito tutto, sentivo l'impellente bisogno di urinare, mi avvicinai alla donna e le dissi: “Padrona Olga , dovrei fare pipì”.
Lei mi guardò che sembrava un toro infuriato e mi rispose:
“Brutta troia, come osi chiedere di soddisfare i tuoi bisogni?” e mi prese per il guinzaglio, strattonandomi mi obbligò a sdraiarmi sul pavimento, poi si sedette sul mio viso e mi intimò di aprire la bocca.
Infine disse: “Invece di liberarti, la tratterrai mentre IO mi libererò nella tua bocca, cesso di una troia-cesso che non sei altro!. Ora berrai la mia urina e poi mi leccherai fino a darmi piacere, sia davanti che dietro”.
Mise la sua mano grassa sotto il mio perizoma di pizzo ed afferrò le mie palle. Le strinse con forza, mentre mi ordinava di bere tutto, guai a me se ne avessi persa una sola goccia.
Un getto caldo zampillò nella mia bocca mentre la sua presa si faceva sempre più stretta e le sue cosce mi stringevano forte il viso.
Quando ebbe finito la dovetti leccare fino a farla venire, poi si fece ripulire davanti e infine mi ordinò di leccarle il buo del culo, infilandoci bene dentro la lingua.
Eseguii alla lettera.
Lei sembrava soddisfatta, alla fine si rialzò e mi disse che, per quella volta, avrebbe chiuso un occhio e non avrebbe detto nulla alla mia padrona della mia mancanza. Suonò un campanello e mi affidò nuovamente al maggiordomo che al guinzaglio mi condusse in silenzio nella sala da pranzo.
Qui finalmente mi parlò: “Serva, questa è la tavola dove ceneranno le regine. Apparecchia bene la tavola, poi al suono del campanello vai in cucina ed aspetta in silenzio che padrona Olga ti ordini di servire la cena”.
Così feci. Dopo circa un ora la cuoca mi fece indossare una crestina e delle scarpe con il tacco, mi diede un vassoio con l’antipasto e mi ordinò di andare a servire la cena.
Entrai nella sala da pranzo e mi sentii fortemente imbarazzato: ondeggiavo come una puttana di strada vuoi per il dildo in culo, vuoi per i tacchi.
Padrona Cruel vedendomi sorrise divertita, mentre la padrona di casa esclamò:
“Cara Cruel, la tua è veramente una bella troietta. Vedremo se ci soddisferà, ma stai sicura che se non lo farà subito, domenica, dopo l’addestramento, ci riuscirà senz’altro!”. Meno male che sapevo servire. La cena infatti andò bene. Spesso padrona Roberta mi palpava il culo facendo pesanti apprezzamenti. Alla fine della cena servii il dolce quando padrona Roberta mi disse:
“Cameriera, devo orinare. Vai sotto al tavolo e fammi da cesso”
Guardai la mia padrona che annuì. Anzi aggiunse di essere molto delicato con la lingua quando, dopo aver bevuto tutto, l’avrei dovuta pulire.
Così andai sotto il tavolo, mi posizionai, aprii la bocca come fosse l'asse del cesso e bevvi tutto. Quindi iniziai a ripulire, facendo a padrona Roberto non solo da cesso, ma anche da bidet.
Tutto andò bene fino a che sfiorai con la lingua troppo a punta il suo clitoride. Roberta si alzò in piedi urlando che la lingua doveva essere sempre piatta. Chiamò il suo maggiordomo e gli ordinò di condurmi nella stanza rossa.
Mi fu riagganciato il guinzaglio al collare e venni riportato per le scale alla sala d’entrata. Passai una porta e mi ritrovai in una specie di cella, senza finestre e con un cavalletto al centro e un grande armadio chiuso. Lì fui legato ad un anello che era murato in una parete e poi la porta si chiuse.
La stanza aveva tutti i mobili rivestiti di pelle rossa inchiodata sul legno.
Dopo un po’ di tempo entrarono nella stanza le due regine. Cruel era seccata per il mio errore, prima mi redarguì, quindi mi slegò e mi ordinò di mettermi carponi sul cavalletto. Insieme a Roberta mi legarono di nuovo. Cinte intorno ai polsi e alle caviglie mi assicuravano al cavalletto. Quindi legarono una piccola corda alla punta della cintura di castità. L’altro estremo della corda fu annodato a un gancio alla base del cavalletto.
Mi sentivo completamente perso, immobilizzato, inerme. Non sapevo cosa sarebbe successo dopo. Ero legato, bloccato per la base del pisello con le gambe divaricate e il culo in mostra.
Udii che Roberta aprì l’armadio, ma non potevo vederlo perché l’avevo alle spalle. Sentii la sua mano che mi spostava il perizoma e incominciava a toccare il cuneo anale come a masturbare una fica. Cruel intanto si era messa davanti a me, mi liberò della catenella ai capezzoli, ma vi applicò delle mollette con dei pesi. Poi prese la chiave della cintura di castità e la passò a Roberta. Intanto carezzandomi mi disse:
“Il tuo cazzo non ci interessa, le troiette hanno solo tette, fica, culo e bocca ma poiché tu non hai la fica ….. dovremo accontentarci del resto. Tuttavia le palle sono divertenti da torturare!!!”
Roberta mi liberò il culo dal dildo, poi sentii che si infilò dei guanti in lattice e mentre con una mano mi tirava le palle con l’altra incominciò a perlustrare il mio culo.
“Bene Cruel, la tua troia ha un bel culo burroso, per cui penso che domani sera ci farà fare bella figura; ora per favore passami quel vibratore”.
Sentii una cosa molto larga piano piano aprirmi in due. Mi mancava il respiro. Dopo un tempo che mi parve infinito mi fu levata e mi fu spalmato qualcosa sul buco del culo e dentro, infine, sentii una cosa che scivolò, non senza fatica, all'interno, sempre di più, sempre più a fondo, fino a raggiungere quelle che sembravano palle. Quindi Roberta si mise di fronte a me e si fece passare un altro cazzo finto. Lo fissò con cura ad un supporto del cavalletto posizionandolo davanti alla mia bocca. Quindi mi ordinò di spompinarlo.
“Da brava troietta che sei lo sai cosa sono i fluffer? Tu sarai una fluffer. Questo significa che non ti limiterai a fare la troia, ma che oltre a fare la troia, siccome per il nostro divertimento domani verranno dei miei amici a cena, tu entro domani dovrai saper spompinare cazzi come una puttana di strada, ce li dovrai rimettere presto in tiro per farceli godere tutti e tutte le volte che vorremo”.
Mentre diceva questo e mi incitava a succhiare e leccare la cappella del cazzo finto, la mia padrona armeggiava dietro di me. Ogni tanto mi rifilava una frustata sulla schiena, ma sentivo anche il rumore di una pompetta e pian piano il mio culo che diventava sempre più pieno. Capii: mi avevano infilato un cazzo gonfiabile.
Io stavo soffrendo come non mai e allo stesso stavo godendo come non mai, spompinavo sempre più avidamente il cazzo finto mentre godevo di quel pisello ormai gigante che mi apriva in due, mentre il mio inutile cazzo, ingabbiato, scoppiava nella cintura di castità.
A un cero punto Cruel disse a Roberta:
“Cara, prendiamo due strapon e facciamogli provare l’ebrezza di essere chiavato senza pietà!”.
Si infilarono nell'imbracatura dello strap due enormi cazzi finti. Me li fecero osservare bene. Roberta mi specificò che il suo era lungo 22 centimetri. Mostruoso. Era nero. Cruel mi enunciò la misura del suo, 26 centimetri, era bianco, leggermente più stretto dell’altro ma molto più lungo.
Cruel avvicinò alla mia bocca il suo cazzo posticcio e mi ordinò: “Ora troia leccalo bene, lecca un questo cazzo e pensa che più e meglio lo lecchi, meglio entrerà nel tuo culo, quindi è nel tuo interesse spompinarlo bene per ridurre la tua sofferrenza”.
Roberta intanto commentava ad alta voce: “Ti piacciono i cazzoni? vedi il tuo pisellino può giusto servire per masturbarsi il clito, mangia i cazzoni che ti fanno bene!”.
Si misero entrambe di fronte alla mia bocca e fui costretto a spompinarli, sbavavo come un cane e la mascella mi faceva male.
Infine Cruel andò dietro di me ed incominciò a penetrarmi, mentre in bocca mi rimase quello di Roberta.
Sentivo il fallo di Cruel scorrere dentro il mio culo, entrava tutto ed io gemevo, una sensazione tra il dolore ed il piacere.
Roberta allora, per non sentirmi più, mi infilò il suo tutto in bocca, fino in gola e incominciarono a scoparmi insieme in bocca ed in culo.
Non so quanto durò. Si scambiarono spesso di posto ed i loro cazzi non si sgonfiavano mai. Intanto io godevo e piangevo, piangevo e godevo, stavo per raggiungere l’orgasmo ma loro non me lo toccavano, né io, immobilizzato com'ero, potevo toccarmi.
A un certo punto Roberta disse: “Cruel siamo sicuri che riuscirà a spompinare un vero cazzo che sa di sborra? Facciamo una prova!”
In un attimo, suonando un campanello, arrivò il maggiordomo. Gli fu ordinato di levarsi i pantaloni. Vidi che anche lui, coem me, era completamente depilato.
Roberta gli disse di mettersi di fronte a me e mi ordinò di prenderglielo in bocca. Roberta mi afferrò per i capelli mentre Cruel affondava sempre più nel mio culo.
Il cazzo del maggiordomo incominciò a gonfiarsi nella mia bocca fino a diventare duro. Sarà misurato circa 20 centimetri ed aveva una cappella molto grande e definita.
Sentivo Roberta che incitava: “Lecca il buchino, ora l’asta, ora prendilo in bocca, succhia e lecca con la lingua il filetto”
Ero in preda a uno stato di trance mentre lo spompinavo e ero scopato contemporaneamente nel culo. A un certo punto lui mi afferrò la testa e incominciò a scoparmi in bocca fino a che un getto di sperma, denso e caldo, mi arrivò in gola quasi e farmi strozzare.
A quel punto Roberta ordinò al maggiordomo di uscire dalla mia bocca e a me di ingoiare tutto e immediatamente di leccare quel gelato, cioè il cazzo del maggiordomo, fino a farlo ridiventare di nuovo duro.
Esegui i suoi ordini, non capivo più niente. Ingoiai e subito ripresi a leccare fino a che quel cazzo che mi aveva appena scopato la bocca e si era svuotato dentro di me, ritornò bello duro.
Cruel allora disse ad alta voce, soddisfatta: “Brava troietta, ecco, l’hai rimesso in forma, l'addestramento funziona, stai imparando, meriti un premio. Che ne pensi Roberta?”
Le due padrone si guardarono e l’ordine arrivo simultaneamente: fui inculato, per la prima volta in vita mia, da un cazzo vero.
La sensazione era molto diversa: più piacevole, direi, per il calore, per la morbidezza della pelle; ma anche più umiliante, si trattava di un cazzo vero.
Lui mi schizzò nelle viscere dopo circa 10 minuti di scopata.
M purtroppo successe una cosa involontaria: Roberta si accorse che la punta del mio pisello grondava sborra.
La raccolse con un dito e me la fece leccare, poi commentò ad alta voce:
“Si bagna come le vere troie. Penso che domani sarà l’attrazione della serata” e guardando Cruel scoppiarono entrambe a ridere.


(continua)
 
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view post Posted on 24/10/2017, 10:18     +1   -1
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3


Non ricordo altro, evidentemente crollai sfinito.
Mi svegliai che ero ancora nella stanza rossa, il maggiordomo mi stava scuotendo e con lui era presente una donna che non avevo mai visto. Giovane e bella, avrà avuto circa 25 anni, magrolina, con un bel culo tondo e due tettine piccole ma decisamente eccitanti, sul metro e sessantacinque.
Mi slegarono e mi svestirono completamente ad eccezione della cintura di castità e del collare. Mi presero sottobraccio e mi portarono in una stanza vicino che era tutta rivestita di maioliche, anche sulle pareti, con un chiusino di scarico al centro. Vi pendevano degli anelli a cui venni legato, le braccia unite tese verso il soffitto e le caviglie a due anelli in basso, a terra e contrapposti.
Mi ritrovavo in una posizione scomoda, estremamente esposta, il mio sesso era ingabbiato e le mie palle erano esposte oscenamente.
La donna disse al maggiordomo di prendere il tubo dell’acqua. Un getto freddo mi colpì violentemente. Poi, preso un secchio, lei mi lavò con una spugna, strigliandomi come se fossi un cavallo. In particolare mi vennero lavati accuratamente il culo e genitali, sempre con acqua fredda.
Incominciavo a capire la gerarchia.
Il maggiordomo era uno schiavo e tutti potevano comandarlo.
La giovane donna, che portava un collare e una cintura di castità a mutandine, doveva essere una schiava. Ma essendo donna poteva comandare sull’uomo.
Io ero all'ultimo gradino della scala, poco più di un giocattolo.
Non avevo capito ancora il ruolo della cuoca.
Dopo essere stato accuratamente lavato, venni asciugato dal maggiordomo mentre la donna mi infilava un dito nel culo e, facendo finta di sditalinarmi, rideva guardando il mio cazzo che scoppiava nella cintura di castità e io che mi dimenavo come un ossesso.
Ad asciugatura avvenuta fui slegato, mi fu rimesso il collare ed i due mi accompagnarono dalla mia padrona.
Entrai nella sua stanza. Lei era bellissima. Vestita soltanto di calze, reggicalze, un sottoseno e sopra una vestaglietta trasparente, indossava due pantofole con circa 5 centimetri di tacco e stava con le gambe accavallate seduta su una poltrona a leggere una rivista.
“Bene, ti sei ripreso” disse. “Tu vai via” disse al maggiordomo, “e tu schiavetta vieni qui insieme al mio servo”.
Ci avvicinammo e ci prostrammo ai suoi piedi, poi lei commentò ad alta voce:
“Hai visto che gentile padrona Roberta? visto che tu non sai leccare la fica, mi ha regalato una schiava da lecca. Anche lei, da ora in poi, sarà mia e al mio servizio. Abita vicino a noi e dietro mio ordine anche lei potrà utilizzarti”.
Poi, allargando le gambe, le ordinò di leccarle la fica mentre io dovevo guardare come avrei dovuto fare e imparare.
Cruel venne godendo, poi aggiunse:
“Ora tu dovrai leccare lei, è il mio regalo perché mi ha fatto godere”.
La schiava fu liberata della cintura di castità, io mi dovetti sdraiai a pancia all’aria e lei si sedette sopra di me.
Incominciai a leccare. Intanto la mia padrona mi aprì le gambe e sentii un suo dito perlustrarmi il buchino, poi piano piano una cosa bagnata lo bagnava ed infine capii: era il suo strapon che mi penetrava.
La scena, vista dall’esterno, era fin troppo chiara: io leccavo la schiava e la padrona mi scopava a suo piacimento a pancia all’aria, gambe divaricate come se fossi stato una donna.
Quando venne la schiava, padrona Cruel smise, si sedette e ordinò ad entrambi di mettersi a pecorina e di pulire con le nostre lingue il suo cazzo.
Provvedemmo spompinavamo quel cazzone e la schiava lo prendeva in mano e mi porgeva la cappella quasi ad insegnarmi.
Passarono almeno 5 minuti. Poi la nostra padrona si alzò e ci disse:
“Ora vado a letto, voi dormirete ai miei piedi”.
Rimise la cintura alla schiava e ci assicurò con due guinzagli, uno a destra e l’altro a sinistra del letto a baldacchino.
“Tu schiavetto domani alle 9 svegliami leccandomi i piedi. Ora dormite”.
Si girò dall’altra parte e spense la luce.

(continua)
 
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non lo continui ? è carina la storia
 
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CITAZIONE (pisellinocurioso @ 27/10/2017, 16:35) 
non lo continui ? è carina la storia

Sono contento che ti piaccia.
Lo continuo, tranquillo. Solo un poco per volta ;)

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4


Passai la notte quasi insonne a fissare le lancette fluorescenti della sveglia.
Poi la mattina presto una leggera luce penetrava tra le doghe della persiana.
Ma dovevo attendere, era troppo presto per svegliare la padrona.
Attesi le nove e solo a quell'ora incomincia a leccarle dolcemente i piedi.
Lei pian piano si svegliò, poi con il piede mi allontanò e guardò l'ora. Disse: “Male. Sono le nove e due minuti. Sarai punito per questo”.
Si alzò, mi slegò e senza farmi fare un fiato slegò anche la schiava dicendole: “Porta la cameriera a prepararsi tra 10 minuti voglio la colazione a letto”.
Fui portato in cucina.
La cuoca rise si mise sedura per gustarsi la scena della schiava che mi metteva calze a rete, vestitino nero, grembiulino di pizzo e crestina. Quindi mi fece infilare delle scarpe con poco tacco e, con mia sorpresa, mi levò la cintura di castità. Il mio pisello incominciò a crescere e vistosamente alzava il vestitino. La cuoca allora, infilata la sua mano sotto, disse stringendomi forte le palle con una mano: “Aiutiamolo a crescere!” e pochi secondi dopo infilò anche l’altra e toccando e stringendomi il cazzo esclamò:
“Bello duro! chiederò a padrona Roberta di farmelo usare!”
Sfido ... dopo tutto quel tempo chiuso nella cintura di castità, il minimo tocco, anche da parte di un mostro qual era la cuoca e pure se inteso più a farmi amle e dunque a farmi soffrire invece che godere, non poteva che provocarmi un'immediata reazione. Lei lo spaeva, godeva di questo e ne rideva.
La cuoca mi mise in mano il vassoio e mi ordinò di portare la colazione alla mia padrona.
Risalii la scala, entrai nella stanza. La padrona mi fece cenno di avvicinarmi a lei, posai la colazione e mi ritrassi. Mentre mangiava commentò:
“Che strano gonfiore sotto il tuo grembiulino, fammi controllare”
Infilò la mano e incominciò a segarmi, poi mi ordinò:
“Ora fai bene attenzione: tiralo su e segati, ma molto, molto lentamente senza ricoprire la cappella con la mano perché devo controllare: non sei autorizzato a venire, quindi devi segarti davanti a me, lentamente, ma senza mai smettere e senza venire, non devi assolutamete venire”.
Obbedii. Le gambe mi tremavano, stetti per venire una, poi, due, poi tre, quattro volte ... e intanto la punta si bagnava, talmente tanto che grondava.
Lei mi guardava, fece finta di non vedere la mia sofferenza, solo sorrisi di compiacimento per il potere che aveva su di me. Si proseguì così e lei non disse nulla fino alla fine della sua colazione, quando mi ordinò di levare il vassoio e di andare in bagno a prepararle la vasca.
Andai senza fiatare. Dopo un po' lei entrò in bagno completamente nuda.
Era bellissima.
Si mise a sedere sul water e mi ordinò di inginocchiarmi a bocca aperta. Poi aggiunse:
“Bene, visto che ormai sei abituato, da oggi in poi sarai il mio cesso”.
Mi prese la testa per i capelli ed incominciò ad urinarmi in bocca.
La bevvi tutta.
Poi mi venne ordinato di ripulirla con la lingua, poiché la ruvidezza della carta non poteva essere tollerata dalla sua fica.
Infine mi disse di infilare la testa tra le sue gambe nel water, perché avrei dovuto godere della sua defecazione. Defecò, prese un pezzetto di carta igienica e poi mi disse:
“Mettiti cazzo all’aria, perché mi dovrai ripulire per bene il culo da ogni residuo. Dovrai leccare tutto intorno, entrare con la lingua, leccare e aspirare tutto, succhiando”.
Obbedii. Lei si sedette sopra il mio viso allargandosi con le mani il sedere, io incominciai a leccarglielo mentre lei mi incitava a infilarci dentro la lingua e succhire per pulirlo bene anche dentro.
Quando fu soddisfatta entrò nella vasca, si fece lavare e poi asciugare.
Alla fine mi disse: “Tu devi andare al bagno e ancora non hai mangiato giusto?”
Annuii.
“Bene ora entra nella vasca e mettiti a 4 zampe, esegui !”
Lei mi scrutò a lungo e poi ordinò: “Ora liberati !”.
Iniziai ad urinare nella vasca ormai svuotata. Poi lei prese dal cassetto una pera da clistere, la riempì di acqua calda e mi disse:
“Per il tuo errore di questa mattina, ti farcirò con 3 litri di acqua che dovrai tenere per dieci minuti e poi potrai liberartene davanti a me”.
Eseguì.
Non so come riuscii a trattenerla, ma dopo evacuare di fronte a lei mi umiliava enormente e mi faceva sentire immensamente suo.
Quando finii mi ordinò di farmi una doccia e di seguirla in camera.
Eseguii. Arrivato in camera mi fece mettere a pecorina e poi mi applicò una borsa del ghiaccio sulle palle fino a farmi quasi sparire il pisello per quanto me l'aveva gelato e intirizzito.
Poi, infilatasi un guanto di lattice mi ispezionò il culo con le sue dita affusolate. Nel mentre ordinò alla schiava di prendere una fetta biscottata e di metterla sotto al mio pisello minuscolo.
Dopo pochissimo, non accorgendomi di nulla ricoprii la fetta e lei disse:
“Ecco cucciolo ti ho preparato con le mie mani la colazione”.
Mentre la schiava la levava da sotto, lei mi rimise con facilità la cintura di castità e la chiuse con il lucchetto.
Poi si sedette sulla poltrona. La schiava mi offrì la fetta ed io consumai la colazione di fronte alla mia divina Regina.

(continua)
 
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view post Posted on 29/10/2017, 11:50     +1   -1
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5

Subito dopo la mia colazione, dovetti massaggiare per circa mezzora la mia padrona.
Fu per me un supplizio: il pisello scoppiava dentro la cintura.
Avevo subito un teasing veramente estremo. Segarmi davanti alla padrona senza poter venire e all'apice dell'eccitazione il mio pisello era stato chiuso nuovamente nella cintura di castità senza nessuna possibilità di sfogo. Nel frattempo ero stato usato come cesso, carta igienica e bidet, a sottolineare la mia condizione e il mio stato di prostrazione e umiliazione estremi. Immaginavo che ci fsse un perché in tutto questo, faceva sicuramente parte del training, dell'addestramento a cui la mia padrona Cruel, aiutata da Roberta, avevano deciso di sottopormi.
Quando fu soddisfatta del massaggio, Cruel mi ordinò di aiutarla a vestirsi. Indossò perizoma e reggiseno, poi dei pantaloni per andare a cavallo, una camicetta bianca e degli stivali. A quel punto attaccò al mio collare un guinzaglio e mi portò nell’entrata principale. Lì ci aspettava Roberta.
“Dormito bene?” le chiese Roverta; poi aggiunse: “andiamo ti porto a vedere la casa e la proprietà” e usci dalla porta.
Cruel la seguiva portandomi al guinzaglio, completamente nudo, con indosso solo la cintura di castità e il collare.
La giornata era bellissima. Era primavera inoltrata e il sole scaldava il mio corpo. Uscimmo sul piazzale che avevo già avuto modo di vedere all’arrivo. Accanto alla macchina della mia padrona ne erano arrivate altre, il che mi faceva presagire qualcosa di terribile per la serata.
Girammo dietro l’edificio e, percorrendo un lungo porticato che costeggiava un orto, giungemmo a quelle che mi sembravano delle stalle.
Una volta entrato ebbi la conferma. C’erano infatti dei cavalli, dei pony e anche dei grossi cani, prevalentemente alani. Roberta adorava i cavalli ed i cani e capii che aveva un allevamento.
Padrona Cruel rimase stupita per la bellezza degli animali. Mentre commentava arrivò un uomo di colore sui quarant’anni, era lo stalliere di Roberta. Salutò riverente e si prostrò di fronte alle due donne baciando gli stivali ad entrambe. Poi incominciò a farci da guida. Roberta spiegava la genealogia degli animali, le loro caratteristiche, poi pian piano il discorso prese un indirizzo apparentemente inaspettato.
“Guarda che membri hanno i miei stalloni” disse Roberta a Cruel.
Effettivamente gli stalloni avevano dei membri enormi. Da mosci. Figurarsi in altre situazioni!Ma non solo, anche gli alani erano molto ben dotati, avevano palle enormi e un pisello che molti uomini avrebbero invidiato.
Poi, rivolgendosi alla mia padrona, Roberta chiese: “E il tuo schiavetto invece? è dotato?”
Cruel rise sonoramente e rispose: “Non tanto ma verifichiamolo”.
Detto ciò mi liberò della cintura e tutte e due incominciarono a ridere per le dimensioni del mio pisello.
Parlò subito Roberta: “Se me lo affidi ti dimostro la mia teoria”
"Certo!" rispose Cruel.
Roberta chiamò lo stalliere, era alto circa un metro ed ottanta, molto muscoloso, indossava scarponi e un lungo grembiule in cuoio. Mi prese e mi fece mettere a 4 zampe, poi mi portò vicino ad un pony.
Arrivarono le due donne e Roberta mi ordinò di prendere in mano il cazzo dell’animale e di segarlo difronte a loro.
Tentennai, ma fui preso per il collare dal negro che mi spinse con la testa quasi a baciare il membro dell’animale, poi con uno scudiscio incominciò a colpirmi sul culo violentemente.
Non avevo scelta. Mi feci coraggio ed incomincia a menare quel cazzo.
La situazione era talmente particolare, la mia condizione di sottomissione così estrema, la mia eccitazione rimaneva a causa del teasing incessante a cui ero stato sottoposto che mentre cresceva il cazzo dell’animale cresceva anche il mio.
Roberta disse: “Vedi cara, il cazzo lo devono prendere gli uomini, perché più ne prendono più cresce il loro!!!” e entrambe si misero a ridere.
Ero incredibilmnete umiliato, mentre dovevo proseguire il mio lavoro: sentivo lo scudiscio agitarsi nell'aria e, se non mantenevo il ritmo, lo staffile si abbatteva inesorabilmente contro la mia schiena.
Il pony incominciava a godere e le donne mi incitarono a portare a termine il lavoro. Continuai fino a che uno schizzo enorme uscì da quella proboscide dell’animale.
Roberta, soddisfatta ma assolutamente non paga, aggiunse: “Vedi cara come è infoiato il tuo cane? Ti ricordi Cicciolina e il cavallo? lei era troia ed anche lui è troia quindi …. Cosa gli facciamo provare, un cavallo o il mio alano?”
Cruel divertita rispose: “Ho un'idea migliore: facciamogli segare un cavallo e poi lo stalliere gli farà sborrare il cavallo sul culo, poi lui dovrà segare un cane e, lubrificato dalla sborra del cavallo, lo faremo inculare dall'alano”.
Roberta annuì divertita.
Lo stalliere mi portò sotto un altro cavallo, lo segai. Poi fui legato a pecorina, le donne mi aprirono le chiappe mostrando il mio buchino, e lo stalliere continuò la masturbazione del cavallo fino a farmi sborrare sul culo.
Quindi fu portato un cane, mi fu prima fatto passare davanti, aveva un cazzo sui 20 cm. Non mi fu dato il tempo di segarlo, avevo le mani legate, ma quell'alano era visibilmente già eccitato, fu portato dietro di me e fu aiutato dallo stalliere a penetrarmi.
Le donne guardavano divertite e ridevano, mentre io mi ritrovavo un cazzo animale che mi scopava appoggiando le sue zampe anteriori sopra le mie spalle.
Infine l'alano venne, dentro di me, tra le urla divertite delle due donne.
Fui liberato e lo stalliere mi ripulì usando semplicemente un tubo d’acqua fredda che era lì vicino.
Mi fu rimesso il guinzaglio e continuammo la passeggiata.
Altre delizie mi aspettavano nell’orto.

(continua)
 
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view post Posted on 1/11/2017, 11:49     +1   -1
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6


Mentre percorrevamo il portico per tornare alla casa, mi fu spiegato che tutto quello che mi era toccato subire, compreso segare il cavallo e essere posseduto da un alano, faceva parte dell'addestramento a fluffer. Il ricordo di quei momenti mi avrebbe infatti aiutato, e molto, nell'eseguire i compiti futuri.
Nel giardino Roberta incontrò la cuoca che raccoglieva le verdure per la cena. Quest'ultima, come mi vide, esclamò:
“Ma che bel cagnolino! lo vedo un po’ denutrito, non trovate?”
Le donne sorrisero e annuirono. Allora la cuoca generosamente chiese se volessero farmi mangiare delle verdure. Cruel annui, aggiungendo che la verdura fa bene.
Al che la cuoca prese dal suo cesto delle carote, dei cetrioli e delle zucchine.
Mi fu ordinato di mettermi a pecorina appoggiando il busto sopra la staccionata.
Le donne presero lacci e corde usati per legare le piante e mi bloccarono sulla staccionata i polsi e le caviglie. Quindi la cuoca chiese a Roberta se poteva iniziare. Roberta annuì.
Come prima cosa con dei rami di ortiche mi frustò poco sopra il sedere, all’altezza dei lombari. Poi prese dal cesto delle carote ed incominciò a incularmi. Una, due, tre, entravano tutte dentro, mentre lei commentava che per via anale le avrei digerite prima. Poi passò ai cetrioli e infine alle zucchine.
Avevo il culo pieno e gonfio, per giunta che bruciava come non mai per via delle ortiche, e il buco del mio culo, già precedentemente allargato, sembrava ingoiare avidamente tutte le verdure che gli venivano appoggiate.
Ad un certo punto, accorgendosi che il mio pisello gocciava, la donna disse: “C’è anche la salsa!”
Prese delle carote e mentre Cruel e Roberta continuavano a giocare con le verdure dietro di me, lei strofinò le carote sul mio cazzo, facendole insaporire e quindi mi ordino di spompinarle e poi mangiarle.
Ne mangiai circa una dozzina. Al termine mi fu comunicato che avevo consumato il mio pasto.
Fui liberato e riaccompagnato all’entrata della casa, ma mi portarono nelle cantine in quella che sembrava una cella, dove mi fu ordinato di fare i miei bisogni in un bagno alla turca, di ripulirmi e lavarmi con un pezzo di sapone di Marsiglia che era su una mensola sotto ad una doccia.
Eseguii tutti gli ordini e mi misi ad aspettare.
Venne dopo non so quanto la nuova schiava di Cruel che mi portò i vestiti da cameriera e mi aiutò a indossarli. Quindi se ne andò via.
Dopo un tempo che mi parve interminabile entrò il maggiordomo. Mi prese per il collare e mi accompagnò in cucina dove mi aspettava la cuoca.

(continua)
 
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view post Posted on 3/11/2017, 18:10     +1   -1
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7

Non appena entrai in cucina a quella megera della cuoca comparve un lugubre sorriso, mettendo in mostra la sua orribile bocca sdentata.
Mi venne incontro e, infilata la mano sotto il mio gonnellino, mi afferrò per le palle e mi portò in un angolo, dove mi fece piegare con il busto in avanti e, ridendo come una matta, mi infilò un dito nel culo, esclamando a voce alta:
“... e come sta la nostra troietta dal culetto d’oro?”
Subito dopo avvertii che, preso qualcosa che non sapevo cosa fosse, incominciò ad infilarmi quell'oggetto nel culo.
Completata l'introduzione, incominciò a tirare e a estrarre: a quel punto capii che erano delle palline cinesi, saranno state larghe come un uovo. Rideva, mano a mano che me le estraeva. Poi me le rimise e le estrasse di nuovo, lentamente. Mi farcì per la terza volta e a quel punto mi fece inginocchiare e mi porse la sua mano. Perentoria mi ordinò di spompinarle le dita, mentre divertita mi dava dei calcetti sul pisello e sulle palle.
Proseguì a lungo, poi mi fece rialzare dicendomi:
“Le signore sono pronte per la cena, incomincia a servirle e vedi di essere una cameriera perfetta, o per te saranno guai seri”.
Mi diede un vassoio con gli antipasti e io mi incamminai verso la sala da pranzo. Il cuore mi batteva. Entrai nella stanza. Vidi il tavolo apparecchiato: sedevano Roberta e la mia padrona a capotavola. Sugli altri due lati sedevano altre due donne.
La schiavetta ed il maggiordomo erano impegnati a servire sotto la tavola, mentre due maschi prostrati avevano inserite nel culo due fiaccole accese e lo stalliere seduto carponi: faceva da sedia a padrona Roberta. C'era pure un negro legato a terra.
La mia andatura era incerta, per la farcitura del culo e i tacchi alti che ro stato costretto a indossare. Ancheggiavo molto e le donne si divertiveno a prendermi in giro e, di tanto in tanto, mi ordinavano di baciare loro i piedi o la fica.
Roberta e la mia padrona invece si divertivano a tirare il filetto che usciva dal mio culo fino quasi a farmi uscire la prima sfera e poi con uno sculaccione me la ricacciavano bene dentro e mi invitavano a non distrarmi e a servire.
Proseguì così tutto il tempo e per tutte le portate. Quando la cena finì, le donne si trasferirono in salotto, dove servii loro il caffè, mentre la schiavetta ed il maggiordomo slegarono i candelieri e il negro.
Stavo per ritirarmi quando Cruel perentoria disse:
“Troietta che fai? vieni qui e prostrati difronte a noi, lo sai che Roberta ha organizzato questa festicciola in tuo onore? Vai subito a baciarle i piedi poi mettiti in ginocchio di fronte a noi, svelta!” Obbedii.
Le donne si alzarono e mi incominciarono a girare intorno scrutandomi, intanto la schiava fece entrare gli schiavi, compresi il maggiordomo ed il negro, completamente nudi che si misero in fila su un lato della parete, poi lei si accucciò vicino al divano.
Le donne si rimisero sedute. Prese la parola Roberta.
“In tuo onore, visto che sei una troia e solo una troia, ognuna di noi sceglierà il suo stallone e tu, con la bocca, andrai a prepararlo per farci godere del suo pisello”.
La schiava intanto mi ammanettò dietro la schiena le mani. Ecco il mio compito, essere il loto fluffer.
La prima fu Cruel. Scelse per sé uno dei candelieri. Aveva un cazzo veramente notevole. Lo presi in bocca e lo spompinai seguendo il ritmo che le donne mi davano, occorrendo a suon di frustate. Quando fu pronto l'uomo fu legato a pancia all’aria e Cruel si gustò il suo bastone.
A turno spompinai tutti i maschi, negro incluso e ciascuna donna godette dei i frutti del mio lavoro. Soddisfatte tutte, dovetti ripulire loro le fiche che grondavano sborra di ogni singolo stallone. A quel punto Roberta dichiarò aperti i giochi.
Ci trasferimmo in un locale della cantina, dove gli schiavi vennero legati al muro. Davanti c’era una riga.
La gara consisteva nel far preparare, a me e alla schiavetta, i loro cazzi. Poi ogni padrona li avrebbe fatti sborrare. Vinceva chi riusciva a farlo schizzare più lontano.
Vinse Roberta.
Io e la schiavetta li dovemmo ripulire nuovamente spompinandoli.
Poi venne il gioco del salto in largo.
Cruel disse che avrei dovuto partecipare io.
Su delle panche vennero agganciati dei falli di legno che andavano via via aumentando di diametro.
Il gioco consisteva nell’auto impalarsi fino a toccare con il culo la panca e poi passare al diametro superiore. Il vincitore era quello che nel minor tempo sarebbe arrivato al palo più grande.
Incominciai.
Ogni padrona poteva spingere lo schiavo per farlo impalare meglio.
Il primo andò, poi il secondo, il terzo fece fatica, il quarto era molto grande.
In quel momento ero alla pari con il maggiordomo. Roberta gioiva divertita e tifava spudratamente per il maggiordomo. Cruel mi sussurrò in un orecchio: “Mi vuoi far fare brutta figura? Stringi i denti e rilassati, hai il culo di burro” e incomincio a spingermi sul palo.
Entrò fino in fondo, A quel punto mancava l’ultimo.
Mi alzai lentamente, lo raggiunsi, mi ci misi seduto sopra e cercai di rilassarmi.
Cruel mi prese per le palle e mi tirò lentamente giù, mentre con l’altra mano mi spingeva i reni, e mi incitava a spingere.
Il mio culo si aprì ulteriormente ed arrivai prima del maggiordomo.
Avevo vinto.
Cruel gioiva e mi diede un bacio sulla fronte. Tutti gli altri si erano fermati al secondo piolo.
Stanche, le padrone si misero sedute a fumare una sigaretta, mentre fu data libertà agli stalloni di potersi divertire con me e con la schiavetta.
Così le padrone si godettero un vero film porno sado-maso in diretta.
La schiavetta ebbe il compito di spompinare e spippettare gli stalloni, mentre a me venne applicato un imbuto nel culo perché il mio compito era invece quello di raccogliere e smaltire dentro di me la sborra di ognuno.
Quando furono ben svuotati, dovemmo prepararli nuovamente perché le padrone volevano godere di quei cazzoni enormi.
Infine, stanche, si sedettero e fu portato un cavalletto a cui venimmo legati io e la schiavetta.
Cruel ordinò di dare anche a noi troiette la giusta razione di cazzo.
Incominciarono gli stalloni, uno mi scopava in bocca e l’altro in culo, poi si diedero il cambio, e nuovamente si cambiarono i miei con quelli della schiava.
Non so quante volte accadde, so solo che alla fine grondavo sborra dal culo.
A quel punto le padrone decisero che era il loro turno: indossarono degli strapon e continuarono il lavoro degli stalloni, ma con dei cazzi ancora più grossi e duri.
Ero esausto.
Dopo un tempo che mi parve interminabile venni slegato e mi fu ordinata l’ultima fatica.
Fui legato stretto e sdraiato, mi fu applicato un imbuto in bocca, ed ecco fatto: sarei stato il cesso delle padrone.
A turno mi urinarono in bocca, tutte tranne Cruel. Al suo posto lo fece la schiava.
Le padrone si ritirarono, fui liberato e accompagnato dalla schiava nella cella. Lì ci rassettammo e poi raggiungemmo la nostra padrona nella sua stanza.
Cruel mi stava aspettando: doveva pisciare, mi disse.
Mi portò subito al bagno e mi ordinò di bere tutto il suo nettare. Poi le dovetti fare il bidè, le leccai il culo e infine si fece mettere la crema per il corpo e si fece massaggiare sul letto. Stanca, ma soddisfatta, ci legò al solito modo e con l’impegno di svegliarla alle nove in punto, si mise a dormire.
Sprofondai in un sonno ristoratore, ma verso le sette mi svegliai di soprassalto pensando che non avessi svegliato la mia padrona.
Mi tranquillizzai e mettendomi a ripensare all’esperienze fatte in quei giorni aspettai l’ora della sveglia.

(continua)
 
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view post Posted on 5/11/2017, 11:13     +1   -1
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8

La svegliai leccandole i piedi.
Dopo di che, come il giorno precedente, fui preparato vestito e le servii la colazione a letto.
Allorché lei ebbe terminato la colazione, la seguii in bagno dove le feci da cesso. bevuto e ingoiato il tutto, la ripulii davanti e dietro dopo che ebbe espletato le sue funzioni.
Infine le preparai un bagno caldo e la massaggiai a lungo.
Quando uscì dall'acqua le porsi l’accappatoio e la carezzai sfregando per aiutarla ad asciugarsi e per scaldarla.
Fui portato al guinzaglio nella camera da letto dove l’aiutai a vestirsi. Mi chiese le sue mutandine di pizzo trasparenti, il suo reggiseno a balconcino, calze e reggicalze, il suo vestito con la scollatura quadrata e la gonna a pieghe fino al ginocchio. Infine le scarpe: quei sandaletti con il tacco che adoravo e le portai in bocca come se fossi un cane.
Si mise seduta e mi disse:
“Hai visto quanto è bravo il compagno di Roberta? Ti piacerebbe diventare il mio maggiordomo?”
Rimasi senza respiro poi annui con la testa.
Lei mi accarezzo e mi disse:
“Bene. E' deciso: diventerai la mia cameriera personale, dovrai accudirmi, farmi godere, mi darai il tuo cazzo come se fosse un vibratore, ma ricorda bene che non potrai MAI venire mai senza mio ordine. Per il resto sarai sempre riverente e devoto verso di me”.
Mi chiese nuovamente se lo volevo, io annuii nuovamente. Allora lei mi ordinò di baciarle e leccarle i piedi in segno di ringraziamento e sottomissione.
Quando si alzò mi ordinò di fare le valige e di mettermi le pinze ai capezzoli e il dildo nel culo, rivestendomi con i miei abiti civili e di aspettarla all’atrio dopo aver caricato tutti i bagagli in macchina.
Nell’atrio ci aspettava Roberta.
Salutò affettuosamente Cruel e io, devotamente, le dovetti baciare il culo ed i piedi.
Cruel mi ordinò di andare in macchina. Mentre mi avviavo incrociai il maggiordomo che mi faceva l’occhiolino.
Il viaggio di ritorno fu silenzioso, salvo una sola frase di Cruel, che mi disse: “Questa sera dormirai da me”.
Arrivati a casa sua portai all'interno tutti i bagagli. Le preparai la cena. Dopo, in salone, lei mi disse:
“Bravo, mi hai soddisfatta meriti un premio, spogliati!”
Eseguii.
Mi fece mettere a pancia in aria, prese una borsa del ghiaccio e l’applicò sui miei genitali, poi mi liberò della cintura. Si infilò un guanto in lattice e mi penetrò dietro, con un moto ondulatorio efficace. Un massaggio prostatico che, senza farmi godere come avrei voluto, mi svuotò completamente dalla sborra.
Lei rise sonoramente. E, sempre ridendo, incominciò poi a farmelo diventare duro.
Quando ripresi l'erezione mi salì sopra e incomincio a cavalcarmi tenendomi strette le palle con una mano.
Venne urlando.
Poi mi disse: “Hai dato piacere alla tua Padrona meriti un premio”.
Mi legò alla pecorina e lentamente incominciò con le dita a sditalinarmi il culo. Prima un dito, poi due, tre, quattro ... proseguì a lungo, inesorabilmnente e senza mai fermarsi, fino a infilarci tutta la mano.
“Ecco! vedi? questo è il mio regalo! ti senti pieno della tua padrona!!!!”
Ma non si fermò. Proseguì, fino a farmi sborrare una seconda volta. Sempre dal culo, senza orgasmo.
Infine mi ordinò di prepararmi e preparare tutto per andare a letto.
Mi assicurò al letto con una catena e con il guinzaglio.
Quindi, baciandomi sulla fronte, mi disse:
“Mi raccomando domani sveglia alle sette”.
E andò a dormire!


(continua)
 
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view post Posted on 7/11/2017, 11:42     +1   -1
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9

EPILOGO


La mattina successiva, dopo la sveglia e i consueti riti del mattino fin in cui dovevo fare da cesso completo alla padrona, da suo bidet e da servo, fui congedato.
Passarono alcuni giorni, poi mi arrivò un messaggio sul cellulare: “ore 18 trovati in piazza vicino al bar dello sport”.
Rimasi sorpreso, mi domandavo il perché di quell’appuntamento. Per tutto il giorno rimasi con uno stato tra l’eccitazione ed il timore.
Verso le 17.30 uscii dall’ufficio e alle 18 in punto ero all’appuntamento.
Aspettai circa un’ ora quando arrivò la mia padrona.
Mi disse perentoria: “Seguimi, in fretta, che sei in ritardo”.
Ma come in ritardo?, pensai; io ero stato puntualissimo, invece lei si era fatta attendere per oltre un'ora. Naturalmente non obbiettai nulla, mi limitai a seguirla con passo svelto, esattamente come lei mi aveva appena ordinato.
Girammo l’angolo e lei suonò ad un portone ed entrò. Io la seguii lungo una scala stretta e arrivammo in quella che sembrava una sala di attesa.
Poco dopo si presentò una donna sui 40 anni che salutò subito Cruel e poi, rivolgendosi a me, disse semplicemnete:
“Sei tu la troietta? Spogliati e seguimi”.
Padrona Cruel annui.
Così mi spogliai di fronte alle due donne e, seguito dalla mia padrona, entrammo in una stanza che sembrava un ambulatorio ginecologico.
Venni fatto accomodare sul lettino e bloccato su quel lettino che disponeva di appositi agganci metallici per polsi, caviglie, collo.
Ero completamente immobilizzato, esposto, inerme.
La donna prese un rasoio elettrico e, senza farmi fiatare, mi depilò completamente il sesso e le gambe.
Poi prese un bavaglio a palla, me lo applicò e lo richiuse.
Si assicurò che non potessi muovermi né parlare. Quindi mi guardò con un sorriso beffardo, che all'istante si dipinse sul viso anche di padrona Cruel.
La donna, rivolgendosi alla padrona disse:
“Tutto pronto e anch'io sono pronta. Che marchio vuoi tatuargli sul pisello?”
Rimasi sorpreso e impaurito.
La donna aggiunse: “Guarda, nonostante tutto e quello che ormai sa che lo aspetta, ha il cazzo in tiro. E' veramente una troia. Ma per permettermi di lavorare meglio gli dovrà rimanere sempre duro e, per questo, ho un sistema infallibile”.
Detto questo estrasse un dildo gonfiabile e me lo infilò nel culo incominciando a gonfiarlo.
Cruel si avvicinò e le mostrò il punto del marchio, sopra il pisello subito sotto la cappella.
Altre due gonfiate ed il lavoro ebbe inizio.
Non so quanto durò forse un'ora, alla fine la sigla LS scritta con caratteri gotici apparve subito sotto la cappella a dimostrazione dell’appartenenza definitiva e irreversibile alla mia padrona.

FINE
 
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view post Posted on 8/11/2017, 15:52     +1   -1
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bel racconto e bel finale
 
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